2024
POST N. 207
9 Dicembre 2024 alle 12:57 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni, quali cambiamenti nel 2024, quali sviluppi per il 2025? una sintesi (mia risposta al sig. Carlo)
Sig. Carlo, ognuno di noi è “Cicero pro domo sua”. Ognuno di noi agisce in base al proprio interesse.
I Partiti agiscono in base al proprio interesse.
Una volta che i Partiti ottengono il voto degli elettori promettendo loro ciò che essi desiderano, diventano liberi dalle loro promesse, e volgono l’attenzione verso l’ottenimento non già di ciò che desiderano gli elettori, bensì verso l’ottenimento di ciò che i Partiti stessi desiderano.
Se i Partiti ottengono ciò che desiderano è perché la legge glielo consente.
La legge viene fatta dal Parlamento, che è composto dai Partiti. Quando una legge va a favore dei Partiti, si può essere certi che i Partiti di opposizione cessano di opporsi.
È così che funziona il mondo!
Per quanto mi riguarda, io seguo ciò che mi dice di fare la legge fatta dai Partiti, ma non agisco come i Partiti agiscono.
La Proposta di Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin, per esempio, si fonda sulle Proposte di Legge presentate da vari Partiti in Parlamento. Ma gli autori della suddetta Proposta non promettono (come fanno i Partiti) ciò che non è possibile mantenere.
In ognuno di noi c’è una Legge che opera ad un livello superiore della legge fatta dai Partiti in Parlamento: è la Legge Morale, ciò che ti dice ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ciò che equo e ciò che è iniquo.
La Proposta di Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin segue la Legge Morale.
Ognuno di noi dovrebbe seguire la legge fatta dai Partiti e la Legge Morale che ha dentro di sé. E qualora dovesse emergere conflitto tra i due tipi di legge, occorre seguire la Legge Morale.
È difficile, lo so. Ma io ci provo. Anche con La Proposta di Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin. Giorno dopo giorno.
POST N. 206
16 Novembre 2024 alle 12:12 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma Pensioni, l’editoriale: da quota 100 a quota 103, sono passati 4 anni ma cosa è cambiato?
Immagino la vita come una via, che si percorre da soli, soprattutto in quei momenti in cui occorre prendere decisioni importanti, di quelle che ti cambiano la vita.
Ma non sempre percorriamo la via da soli. Durante il percorso incontriamo altri viandanti, con i quali scambiano parole, pensieri, esperienze di vita.
“Pensioni per Tutti” è una di queste vie. Mauro Marino è uno di questi viandanti.
Mauro Marino lo apprezzo molto. Soprattutto per il suo impegno sociale, per essere un punto di riferimento per coloro che si incamminano sulla via della pensione.
Il pensiero sociale di Mauro Marino è presente in ciò che egli esprime nei suoi editoriali; l’impronta del suo impegno sociale è riconoscibile nella frequenza settimanale dei suoi editoriali, nella partecipazione a trasmissioni in video, nell’essere il punto di riferimento del Gruppo Facebook UTP (“Uniti per la Tutela della Pensione”).
Se la vita è come una via, prima o poi si arriva ad un bivio. Si prendono vie differenti, perché differenti sono le esperienze di vita vissute.
E qui non può non nascere una riflessione sul perché esistono le Organizzazioni. Le persone passano, le Organizzazioni restano. I viandanti cambiano le vie, ma le vie restano tali.
Mauro Marino sceglie di percorrere la SUA via. Pensioni per Tutti resta la NOSTRA via.
Un caro saluto a Mauro.
Claudio Maria Perfetto
POST N. 205
2 Novembre 2024 alle 13:11 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025 l’Editoriale: mantenere lo “status quo” per evitare problemi maggiori
Desidero ringraziare Mauro Marino per avere richiamato l’attenzione sulla proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin e di averne colto la portata, la quale (per usare le parole di Marino) “coinvolge pensioni, lavoro, istruzione, crescita”.
Come Marino ci ricorda, la proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin è stata inviata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, a vari rappresentanti del Governo, ad alcuni Ministri, a diversi parlamentari, alla Ragioneria Generale dello Stato, all’Ufficio Parlamentale di Bilancio.
Come pure a Sindacati e a Confindustria.
Anche se è remota, non ho perso fiducia che Governo, Confindustria e Sindacati si trovino allo stesso tavolo per analizzare e discutere la proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin o qualcosa di equivalente. Mi auguro solo che ciascuna delle parti abbassi gli scudi di difesa per mostrarsi aperta al confronto, al dialogo, e puntare i riflettori sulle cose che uniscono (ricambio generazionale, lavoro ai giovani – che è un po’ la strada che stanno percorrendo le banche) piuttosto che su quelle che dividono (aumenti salariali – difficili da ottenere se le imprese non riescono a vendere i loro prodotti e servizi perché non ci sono ordini).
Mi viene in mente lo sciopero generale che i Sindacati hanno proclamato per il 29 novembre 2024. Perché? Perché manifestare contro decisioni già prese dal Governo e che sono difficilmente revocabili a causa di una congiuntura economica particolarmente sfavorevole che determina bassa crescita economica e alto debito pubblico?
Mi viene in mente la critica che il Presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha mosso contro Stellantis affermando che “non deve essere finanziato l’acquisto delle auto, ma deve essere finanziato chi crede nell’industria, nell’industrializzare il Paese, soprattutto chi fa gli stabilimenti e fa produzione, fa crescita e assume persone”. Perché questa critica, quando “per produrre servono gli ordini” (replica di Tavares, CEO di Stellantis), ordini che non ci sono? (https://www.hdmotori.it/fca/articoli/n597408/stellantis-risponde-orsini-produzione-ordini-auto/).
Il Governo si trova a destreggiarsi tra calo delle nascite, invecchiamento della popolazione, bassa crescita economica e alto debito pubblico, e, senza una bussola che gli indichi la rotta da seguire, non può che lanciare segnali di aiuto a banche e assicurazioni (ma anche ad evasori fiscali) in modo da racimolare quanto basta per finanziare la manovra 2025 e restare a galla ancora per un anno.
Governo, Confindustria e Sindacati si incontrino, e insieme individuino la giusta rotta per uscire da questa tempesta economica che ha gravi ripercussioni sul nostro sistema sociale, in particolare su pensioni, sanità, istruzione, famiglia, lavoro.
Governo, Confindustria e Sindacati si incontrino, e insieme condividano che occorre garantire ai giovani un lavoro (ancor prima di garantire una “pensione”), un reddito da lavoro ben retribuito per vivere come si deve (piuttosto che un reddito di cittadinanza per sopravvivere), dare modo ai giovani di formarsi una famiglia ed allevare dei figli (piuttosto che rimanere figli in famiglia fino a trent’anni e passa).
I giovani sono il presente della nazione, solo essi potranno invertire la curva della denatalità, ringiovanire la popolazione italiana, dare impulso alla crescita economica, ridurre il debito pubblico.
I giovani sono il futuro della nazione, sono loro la nuova frontiera che si affaccia sulla economia digitale e sulla società digitale verso le quali ci stiamo dirigendo.
Sono i giovani (più che il denaro) le risorse (e le speranze) della nazione.
POST N. 204
30 Ottobre 2024 alle 21:16 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2025, cosa farà il Governo per fare ‘cassa’? L’analisi lucida del Dott. Perfetto (mia risposta al sig. Wal)
Sig. Wal, l’euro digitale, sin dalla sua concezione, è motivo di pensieri divergenti, come accade, d’altronde, per tutte le idee nuove che sorgono e che vengono sostenute e portate avanti.
A mio modo di vedere, avrebbero qualcosa da ridire innanzitutto le banche commerciali, in quanto verrebbero a perdere la presa sui loro clienti (soprattutto giovani e giovanissimi) che, un po’ per curiosità e forse un po’ per gioco, aprirebbero il conto corrente direttamente presso la BCE la quale si propone come la sola banca titolata alla gestione (ovviamente centralizzata) dell’euro digitale.
Credo che le banche commerciali, nell’ottica di una riduzione progressiva del contante, si stiano già muovendo per individuare nuovi canali di business; la chiusura di filiali e conseguentemente degli ATM (bancomat) è un segnale evidente di questa tendenza, che coinvolge supermercati, edicole, tabaccai e quant’altro, ai quali demandare la funzione erogatrice del contante. Ciò va a vantaggio sia delle banche (che non tengono denaro fermo, inutilizzato negli ATM) e sia a vantaggio dei gestori dei supermercati, delle edicole, dei tabaccai, che non devono recarsi in banca per depositare il contante incassato durante la giornata (e poi sarebbero anche meno esposti a furti).
Per quanto riguarda, sig. Wal, la sua osservazione in merito a vedute diverse tra le nazioni del Nord e la BCE sull’euro digitale, io avrei una motivazione che potrebbe sostenere la sua osservazione, una motivazione che si reggerebbe su due assiomi: 1) i politici puntano ad ottenere il consenso degli elettori; 2) tutto il mondo è paese (tradotto: tutti i politici, di ogni nazione, puntano ad ottenere il consenso degli elettori).
Porto l’esempio della Germania (un Paese che in questi giorni sto conoscendo un po’ più da vicino).
La Germania (come tanti altri Paesi europei e non) è affetta dal problema dell’invecchiamento della popolazione. In Germania ci sono moltissimi anziani.
In Germania si usa molto il contante, particolarmente da parte degli anziani, che sono, a differenza dei giovani, un po’ restii all’uso delle tecnologie digitali (e questo mi pare non sia tanto difficile da capire).
In Germania nel 2025 si terranno le elezioni politiche. E qui credo di poter individuare delle affinità tra il mio pensiero e quello espresso dal canale youtube Byoblu (https://www.byoblu.com/2024/10/28/euro-digitale-rinviato-germania-e-quadro-legale-bloccano-la-bce/).
In Germania c’è un partito alquanto forte che si chiama AfD (Alternative für Deutschland).
Se il Governo in carica guidato da Olaf Scholz della SPD (Partito Socialdemocratico) abbracciasse da subito l’idea della BCE sull’euro digitale, probabilmente si alienerebbe una buona fetta di elettori anziani che vorrebbe mantenere il contante, e questa fetta di anziani potrebbe essere portata a votare il partito AfD che è noto essere un partito oltremodo conservatore e quindi in grado di soddisfare le aspettative degli elettori anziani (ovvero, osteggiare l’euro digitale e mantenere il contante – preciso, comunque, che con l’introduzione dell’euro digitale la BCE manterrà in vigore ancora l’uso del contante in banconote, sebbene il contante, col passare degli anni, tenderà definitivamente a sparire).
Pertanto, per ottime ragioni di opportunità politica, per non perdere il consenso di una vasta fetta di elettori anziani, io credo che il Governo tedesco in carica tenderà a frenare l’avanzamento dell’euro digitale (almeno fino a dopo le elezioni del 2025).
Questa è la mia riflessione sulla sua osservazione, sig. Wal, del perché in Europa possono sorgere vedute diverse tra le nazioni e la BCE in merito all’euro digitale.
POST N. 203
27 Ottobre 2024 alle 13:37 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni anticipate 2025, Proposta Riforma Perfetto-Armiliato-Gibbin: nuovi scenari
Il Governo italiano si trova a dover gestire una situazione socialmente penalizzante (calo delle nascite, e invecchiamento della popolazione) ed economicamente devastante (bassa crescita economica, e alto debito pubblico).
Il Governo italiano fa quello che può, fa quello che sa fare, quello che hanno sempre fatto tutti gli altri Governi precedenti: riduzione della spesa pubblica (in primis, pensioni, sanità, istruzione), vendita del patrimonio statale (in primis, azioni di società controllate dallo Stato).
È inutile criticare il Governo in carica, di qualunque colore esso sia. In particolare, il Governo Meloni non può contare su nessun apporto da parte di consulenti economici, da parte di docenti universitari di economia e di scienza delle finanze, da parte dei Sindacati.
Nessuno, ad oggi, conosce l’economia digitale, che offre le linee guida per risolvere i problemi che oggi ha l’Italia.
La sola soluzione ad oggi disponibile che si fonda sulla economia digitale è la Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin.
Se ne vuole una dimostrazione concreta? Ebbene, eccola!
Nella bozza della Legge di Bilancio 2025 si estende la Service Digital Tax (che viene chiamata popolarmente “Web Tax”) dalle grandi imprese alle piccole e medie imprese (PMI). https://www.agendadigitale.eu/documenti/digital-service-tax-come-cambia-nel-2025-la-web-tax-italiana-obblighi-sanzioni-e-scadenze/
La Service Digital Tax è una IMPOSTA (non è una “tassa”) applicabile alle grandi imprese (come Amazon, Google, Facebook/Meta, Twitter/X) e vale a livello di Unione Europea.
Che a me risulti, l’estensione della Service Digital Tax dalle grandi imprese alle piccole e medie imprese sarebbe una iniziativa peculiare italiana.
Non è ancora detto che tale iniziativa passerà. Occorrerà discutere la questione in Parlamento; occorrerà capire la pressione che verrà esercitata dalle varie lobby editoriali e quant’altro. Per quanto riguarda, invece, la posizione che potrebbe assumere la UE, ritengo che non ci sia nulla da discutere, in quanto l’estensione della Service Digital Tax alle PMI risulterebbe una misura applicabile a livello nazionale, una questione interna all’Italia.
Il Governo Meloni ha un disperato bisogno di fare cassa. Farà cassa con le pensioni (mandando i lavoratori e le lavoratrici più tardi in pensione), con la sanità (evitando di aumentare gli organici statali), con l’istruzione (mantenendo il corpo docente in continuo stato di precarietà), ed ora anche estendendo la Service Digital Tax dalle grandi imprese alle piccole e medie imprese.
Il passo successivo? Sarà l’applicazione della IMPOSTA su Robot e AI (come previsto dalla Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin), dal momento che il calo celle nascite continuerà a scendere (nonostante incentivi finanziari alle famiglie con figli), dal momento che la crescita economica continuerà a rasentare lo zero virgola per cento (a causa del mancato ricambio generazionale), dal momento che il debito pubblico continuerà ad aumentare (a causa di minori entrate dal gettito fiscale dovuto a minori consumi, minori investimenti, minore crescita economica, e a maggiori esborsi di indennità di disoccupazione).
POST N. 202
26 Settembre 2024 alle 14:21 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin le novità spiegate al Prof Brambilla, Itinerari Previdenziali (mia risposta al sig. Nicola T.)
Rispondo al SIG. NICOLA T. (suo commento del 25 Settembre 2024 alle 21:21).
Sig. Nicola T., riguardo alla mia proposta di istituire una moneta digitale di Stato, lei mi rivolge la seguente domanda: “il trattato di Lisbona identifica la BCE come unico soggetto europeo autorizzato ad emettere moneta, come pensa di superare questa norma?”
Sig. Nicola T. lei ha gettato il sasso nel lago, ma adesso la invito a seguire l’onda che il suo sasso ha generato. In altri termini, la invito a leggere quello che ho da dirle in merito alla domanda che mi pone.
Innanzitutto non intendo affatto superare la norma che lei mi indica. La norma regola l’istituzione dell’euro quale moneta unica dell’Eurozona ed è gestita dalla Banca Centrale Europea. Non c’è nulla da discutere.
Quando parlo della moneta di Stato italiana, mi riferisco ad una moneta complementare, ad una moneta circolante solo in Italia e parallelamente all’euro. Nell’utilizzare altre monete oltre all’euro non esiste alcuna controindicazione da parte della BCE. Il solo vincolo che la BCE pone è che non esistano altre monete circolanti nell’eurozona oltre all’euro. Ebbene, la moneta da me proposta non circolerebbe nell’Europa-zona (e neppure nell’USA-zona, o nella Cina-zona, ecc), ma circolerebbe solo nella Italia-zona.
È dal 1991 che studio la moneta digitale, e mi ci sono voluti 24 anni, fino al 2015, per creare l’impianto teorico-sperimentale (che ho chiamato “Economatica”) che descrive la natura, la funzione, l’emissione, la distribuzione e l’utilizzo della moneta digitale (nota: nel 2022 l’Economatica ha raggiunto la sua piena maturità teorico-sperimentale ed ha assunto il nome di “Economia Informatica”).
Per fare tutto ciò, ho utilizzato come laboratorio reale per esperimenti di economia digitale il Centro di Elaborazione Dati, che nei miei modelli è a tutti gli effetti identificabile con una nazione digitale in scala ridotta.
Nota supplementare: le nazioni ad elevata vocazione digitale si stanno trasformando in Centri di Elaborazione Dati su scala più ampia.
Nel 2015, quando ho cominciato a scrivere le bozze del mio libro “L’economista in camice” (pubblicato da Aracne Editrice nel 2019, https://www.aracne-editrice.it/index.php/pubblicazione.html?item=9788825521825), mi sono posto la domanda riguardo a cosa ne pensasse la BCE in merito ad una moneta complementare utilizzata da un Paese appartenente all’Eurozona, e quindi ho esplorato diversi documenti della BCE e di Banca d’Italia riguardo alla moneta euro.
Nel 2017 l’Estonia (che fa parte dell’eurozona) dichiara l’intenzione di emettere l’EstCoin, che non è una “moneta” (parola ritenuta molto pericolosa), ma un “token”, un “gettone”, da offrire a chi investe in un progetto digitale, un gettone che promette di ripagare l’investitore quando il progetto digitale sarà operativo.
Nella Press Conference del 7 settembre 2017 furono poste delle domande all’allora Presidente della BCE Mario Draghi che riporto in inglese perché è facilmente comprensibile:
Question: Estonia is a eurozone country. Its government agency has promoted the circulation of a cryptocurrency. What does the monetary policy authority think about this?
So in Italy it was said that the parallel currency can be introduced in the form of tax credit; what is your opinion in this matter?
Draghi: I won’t comment on the Italian intention, but I will comment on the Estonian decision. No member state can introduce its own currency; the currency of the eurozone is the euro.
Nel 2018 l’Estonia ha ridimensionato i suoi piani affermando: “Abbiamo concordato nelle discussioni con i politici che Estcoin sarà mezzo per le transazioni all’interno della comunità degli E-Resident. Altre opzioni non sono considerate. Non stiamo creando una nuova valuta.” (FONTE giornalistica: https://coinjournal.net/it/notizie/estonia-niente-piu-estcoin-motivo-bce/)
CONCLUSIONI.
La BCE non ha nulla da dire se in Italia si utilizzano i ticket restaurant come forma di pagamento alternativa all’euro presso gli esercenti disposti ad accettarla a livello locale di territorio.
La BCE non ha nulla da dire se in Sardegna si utilizza il Sardex come forma di pagamento alternativa all’euro presso esercenti disposti ad accettarla a livello locale di territorio.
La BCE non ha nulla da dire se in Italia si utilizza il bitcoin come forma di pagamento alternativa all’euro presso esercenti disposti ad accettarla a livello locale di territorio.
Domanda: perché mai la BCE dovrebbe avere qualcosa da dire su una “moneta digitale fiscale” emessa dallo Stato italiano come forma di pagamento alternativa all’euro che le imprese potrebbero adottare per pagare le tasse a livello locale di territorio italiano?
In Italia è dal 2017 che si sta pensando ad una forma di pagamento alternativa all’euro, chiamata a volte “credito di imposta”, “Certificati di Compensazione Fiscale”, “mini-bot”, “moneta complementare”. Il perché non si sia raggiunto ancora ad un risultato è perché (come vien detto nell’articolo) tali forme di pagamento difettano di un impianto teorico-sperimentale e sono viste come emissione di moneta a debito che quindi vanno ad aumentare il debito pubblico della nazione.
L’Economia Informatica da me proposta come nuova disciplina STEM è l’impianto teorico-sperimentale che rende la moneta digitale di Stato (emessa non a debito, perché è coperta dal valore degli immobili dello Stato) una moneta legale (con la quale pagare le tasse), complementare all’euro, in linea con le direttive della BCE.
P.S. per il lettore curioso di sapere cosa sono le monete complementari segnalo qui due link:
POST N. 201
25 Settembre 2024 alle 14:56 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin le novità spiegate al Prof Brambilla, Itinerari Previdenziali (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)
Sig. Franco Giuseppe rispondo alle obiezioni che ha sollevato.
1) Confindustria non potrà essere contraria ad una Proposta che avvantaggia Confindustria stessa, in quanto la Proposta libera le imprese da una forza lavoro che frena le imprese nell’innovazione, le rende meno agili ad affrontare le condizioni mutevoli del mercato, le rende meno competitive nei confronti del mercato estero. Se Confindustria sarà contraria alla Proposta, significa che avrà già cominciato a preparare le valigie per lasciare il campo alla Cina.
2) Questo Governo DEVE andare a braccetto con Confindustria, perché è Confindustria che assicura il lavoro alla gente, e pertanto il Governo si lascerà convincere da Confindustria che la Proposta va attuata sia per il bene di Confindustria che per il bene del Governo stesso.
3) Il Governo ha fatto bene a spostare al 15 ottobre la bozza del documento Finanziario da inviare all’UE: in tal modo il Governo avrà più tempo per analizzare i contenuti della Proposta che circoleranno in maniera ufficiosa attraverso il passa parola da parte delle seguenti Organizzazioni alle quali la Proposta è stata inviata:
a. Gruppo di Lavoro del CNEL
b. Centro Studi di Confindustria
c. Comitato Tecnico Scientifico di Itinerari Previdenziali
d. Corte dei Conti
e. Ragioneria Generale dello Stato
f. Ufficio Parlamentare di Bilancio
g. Direttore dell’Agenzia delle Entrate
h. Direttore Generale dell’INPS
i. Consigliere Economico del Presidente del Consiglio dei Ministri
j. Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio per l’Innovazione
k. Direttore Generale dell’Agenzia per l’Italia Digitale
l. Parlamento Italiano (Deputati e Senatori)
m. Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani (OCPI) (tra pochi giorni)
4) Nel documento che il Governo invierà alla UE non potranno ancora esserci le cifre; se ci saranno, evidenzieranno i punti favorevoli. Si punterà molto, per esempio, sul fatto che l’occupazione è cresciuta. Ma questo è scontato. Se non nascono bambini, si riduce la platea della forza lavoro disponibile (cioè abile a lavorare), e se non si mandano in pensione i lavoratori anziani, accade che il numeratore (lavoratori occupati) aumenta, mentre il denominatore (popolazione abile al lavoro) diminuisce: quindi la percentuale di popolazione occupata data dal rapporto tra occupati e popolazione disponibile aumenta.
5) Il Governo in ogni caso vuole tagliare le pensioni. Non può fare altro. La sola alternativa per non tagliare le pensioni è attuare la Proposta di Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin.
6) Il governo vuole allungare gli anni contributivi. Non può fare altro. La sola alternativa per non allungare gli anni contributivi è attuare la Proposta di Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin.
7) La globalizzazione deve sincronizzarsi con la localizzazione. Agire in maniera locale (attività produttive localizzate nella nazione) pensando in maniera globale (in armonia con altre attività locali di altre nazioni).
8) Servono entrate per finanziare le guerre. Forse è proprio questo che prevede il “Rapporto Draghi”. Solo che lì non si parala di “guerra”, ma di “difesa”. Perciò, servono entrate per finanziare la difesa (ai tempi del Duce si parlava del “Ministero della Guerra”. Poi si è capito che a livello di comunicazione occorre usare parole in positivo: quindi, “Ministero della Guerra” è divenuto “Ministero della Difesa”).
9) Servono soldi per ripagare la quota 100. Questo è il pensiero ricorrente di chi non ha potuto usufruire di Quota 100.
10) Non c’è il tempo per varare la PAG. Forse è vero. Nella mia esperienza lavorativa ho avuto modo di constatare che non c’è mai tempo per fare bene una cosa, ma c’è sempre tempo per fare male la stessa cosa (questo vale anche per la Riforma pensioni). Ciò deriva dal fatto che si lavora quasi sempre in condizioni di “emergenza”, o di “urgenza”. Non a caso, per esempio, il DECRETO-LEGGE 6 dicembre 2011, n. 201 (dove è contenuta la cosiddetta “Legge Fornero”) si intitola “Disposizioni urgenti per la crescita, l’equità e il consolidamento dei conti pubblici”. E non a caso il DECRETO-LEGGE 28 gennaio 2019, n. 4. (dove viene introdotta la Quota 100) si intitola “Disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni”.
Quindi, se non si farà nulla, se non si attuerà la Proposta di Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin, sappiamo sin d’ora che cosa ci aspetterà nell’immediato futuro: lacrime e sangue, nonostante il Ministro Giorgetti abbia detto che quella del 2025 non sarà una manovra lacrime e sangue.
Ma abbiamo imparato la lezione che si divide in tre punti:
PUNTO 1: quando un politico dice che una data cosa verrà fatta, si può essere ben certi che quella data cosa non verrà fatta.
PUNTO 2: quando un ministro dice che una data cosa non verrà fatta, si può essere ben certi che quella data cosa verrà fatta.
PUNTO 3: la verità di un politico o di un ministro è nella negazione di ciò che affermano.
POST N. 200
25 Settembre 2024 alle 12:56 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, Quota 41+10 il 31 dicembre 2024, finestra nel 2025, potrò andare in pensione ad Aprile? (mia risposta al sig. Mario Salvatore)
Sig. Mario Salvatore lei comunica che allo stato attuale:
1. Ha versato 38 anni e 1 mesi di contributi;
2. Ha “pagato 2 anni della Scuola Infermieri”, che interpreto in questo modo: ha versato 2 anni di contributi volontari;
3. Ha riscattato 1 anno del militare, e quindi ha accreditato 1 anno di contribuzione figurativa.
A conti fatti, dunque, lei potrebbe contare su 41 anni di contribuzione (parlo al condizionale perché non è mi chiaro cosa lei intenda con la frase che ha “pagato 2 anni della Scuola infermieri”, ovvero se ha pagato per frequentare la Scuola Infermieri, oppure se ha versato 2 anni di contribuzione durante il periodo in cui frequentava la Scuola Infermieri).
Lei comunica che è entrato a fare il corso per infermieri a 16 anni, e a 19 anni è diventato infermiere. È molto importante qui sapere se in questi 2 anni lei ha pagato la Scuola Infermieri per diventare infermiere, oppure se, durante il corso per infermieri, ha anche versato i contributi durante la Scuola Infermieri.
La prima cosa che vorrei consigliarle e richiedere l’ECOCERT all’INPS, che le certifica gli anni di versamento dei contributi.
Per ricevere l’ECOCERT può anche rivolgersi ad un Patronato gratuitamente.
SE L’INPS LE CERTIFICA CHE LEI HA 41 ANNI DI CONTRIBUZIONE, allora la sua situazione potrebbe essere quella di “LAVORATORE PRECOCE”, a condizione che:
a) Lei abbia versato 41 anni di contributi (e questo glielo certifica l’INPS);
b) Lei abbia versato contributi per almeno 1 anno (cioè 12 mesi) prima del compimento dei 19 anni (quindi durante il periodo in cui frequentava la Scuola Infermieri);
c) Lei svolga un’attività classificata come “gravosa”, ovvero la professione sanitaria infermieristica (e lei è infermiere, e quindi svolge un lavoro classificato come “gravoso”);
d) Lei abbia svolto l’attività lavorativa di infermiere per almeno sette anni negli ultimi 10 anni di attività lavorativa (e questo sembrerebbe che sia davvero così);
e) NON SONO SICURO se occorre che lei abbia lavorato anche per un certo numero di ore notturne all’anno e per un certo numero di anni;
f) NON SO SE la sua “causa di servizio cat 8 – A” che lei cita possa incidere in qualche modo sulla sua posizione a livello pensionistico.
Per sua informazione le riporto il link della pagina INPS (aggiornata al 20 agosto 2024) che riguarda la domanda di pensione per i LAVORATORI PRECOCI: https://www.inps.it/it/it/dettaglio-scheda.it.schede-servizio-strumento.schede-servizi.pensione-per-i-lavoratori-precoci—domanda.html
SE INVECE L’INPS LE CERTIFICA CHE LEI NON HA 41 ANNI DI CONTRIBUZIONE, MA 39 ANNI DI CONTRIBUZIONE (perché durante i 2 anni della Scuola Infermieri non ha versato i contributi), allora lei non rientra tra i lavoratori precoci, in quanto non ha versato contributi per almeno 12 mesi prima del raggiungimento dei 19 anni di età.
Avendo quindi attualmente 39 anni di contributi, lei, con la Legge Fornero attuale, potrà andare in pensione nel 2027 (e non nel 2026 come lei specifica) con 42 anni e 10 mesi (a condizione che da qui al 2027 non aumentino i requisiti per l’accesso anticipato Fornero).
Ad ogni modo il mio consiglio è questo: vada da un Patronato ed esponga loro la sua posizione. Il Patronato le saprà dire qual è la sua posizione contributiva attuale, le saprà dare le risposte a tutte le sue domande e saprà consigliarla su come agire. Il tutto a titolo gratuito.
POST N. 199
24 Settembre 2024 alle 11:15 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni anticipate 2025 l’editoriale: salvate Opzione Donna (mia risposta al sig. Francesco)
Sig. Francesco, rileggendo il suo commento mi rendo conto solo ora che lei fa riferimento a Opzione Donna in modo corretto quando afferma che (sue parole): “il metodo di calcolo contributivo riguarda tutti i lavoratori e non sono le lavoratrici di opzione donna”.
Purtroppo, sono stato fuorviato dalla parola “sono” (che nel suo intento, sig. Francesco, credo sarebbe dovuta essere “solo”).
Pertanto, il mio cervello, non riuscendo a dare un significato a “sono” nel contesto della frase ha pensato bene di cancellare la parola “sono” e quindi ho letto la sua frase nel modo seguente: “il metodo di calcolo contributivo riguarda tutti i lavoratori e non le lavoratrici di opzione donna”.
Morale: rileggere ciò che si è scritto, rileggere ciò che si è letto (questo vale per me).
POST N. 198
23 Settembre 2024 alle 20:13 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni anticipate 2025 l’editoriale: salvate Opzione Donna (mia risposta al sig. Francesco)
Sig. Francesco, per la verità anche la Proposta di Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin propone Opzione Donna con i requisiti originari e quindi con 58 anni di età anagrafica e con 35 anni di contribuzione (a 58 anni di età anche per le lavoratrici autonome, che con i requisiti originari di OD potevano andare in pensione con 59 anni di età anagrafica e 35 anni di contribuzione).
La Proposta di Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin accoglie in sé il meglio che è stato proposto dai nostri Deputati, tra i quali l’On. Serracchiani che con la sua Proposta di Legge N. 376 del 17 ottobre 2022 all’Art. 4 (Opzione Donna) propone di ritornare ai requisiti originari presenti nella Legge pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale Venerdì, 29 marzo 2019 all’Art. 16 dal titolo “Opzione donna”: 58 anni di età anagrafica e con 35 anni di contribuzione con il calcolo contributivo.
La Proposta di Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin accoglie e fa proprie le istanze avanzate dal Comitato Opzione Donna Social (CODS) fondato e gestito da Orietta Armiliato.
La Proposta di Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin accoglie e fa proprie le istanze avanzate dal Gruppo Facebook Uniti per la Tutela della Pensione (UTP) coordinato da Mauro Marino.
Ma la Proposta di Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin fa molto di più per Opzione donna: applica il sistema di calcolo misto per chi vi rientra (e non tutto contributivo come in origine).
Sig. Francesco, le posso assicurare che se c’è qualcuno che prende in giro i lavoratori e le lavoratrici quel qualcuno non siamo noi (Perfetto, Armiliato, Gibbin, Marino), ma chi per propri interessi elettorali (e chi è che non fa i propri interessi?) illude (ma senza prenderli in giro) gli elettori che credono agli imbonitori.
Quando lei, sig. Francesco, afferma che il metodo di calcolo contributivo non riguarda le lavoratrici potenziali aspiranti a Opzione Donna, devo purtroppo farle constatare che è male informato: Opzione Donna è con calcolo interamente contributivo.
Ovviamente, sig. Francesco, la Proposta di Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin, per poter ripristinare Opzione Donna con i requisiti originari, è in grado di dire al Governo come finanziare Opzione Donna, e cioè istituendo l’Imposta sul reddito da lavoro prodotto dagli automi (IRAUT).
la Proposta di Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin riguarda non solo Opzione Donna. Ma anche chi vuole pensionarsi con un minimo di età anagrafica di 62 anni e con un minimo di 35 anni di contribuzione con il sistema di calcolo misto (per chi vi rientra).
POST N. 197
23 Settembre 2024 alle 16:52 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni anticipate 2025 l’editoriale: salvate Opzione Donna (mia risposta al sig. Nicola T.)
Sig. Nicola T. ci sono diverse modalità per gestire l’IRAUT (che ha a che vedere con il versamento, da parte del datore di lavoro, di contributi previdenziali del 33% (o del 23%) del salario di un “lavoratore tipo”):
1. Non si introduce l’IRAUT e si aumenta l’IRES (in base al grado di automazione dell’azienda; tale aumento confluisce in contribuiti previdenziali);
2. Si introduce l’IRAUT e si riduce l’IRES (in base al grado di automazione dell’azienda. Per un’azienda che ha automazione uguale a zero, l’introduzione dell’IRAUT non cambia nulla);
3. Si introduce l’IRAUT assieme alla moneta digitale di Stato circolante solo in Italia, parallelamente all’euro, e agganciata al valore del patrimonio dello Stato: in tal caso l’IRAUT equivarrebbe in tutto e per tutto ai “Certificati di Credito Fiscale” (CCF), o ai “mini-bot” (di Borghi), o alla “cessione dei crediti” (come per il Superbonus del 110%). Tutti e tre sono stati discussi in Parlamento (quindi c’è dietro un razionale). La differenza tra la moneta digitale di Stato e i CCF, mini-bot, e la “cessione crediti” è che la moneta digitale di Stato è “trasformazione” del patrimonio dello Stato in “liquidità” (e quindi non si “crea” moneta a debito ma la si “trasforma”), mentre gli altri tre sono assimilabili a “creazione di moneta a debito” (per lo meno, questa è l’obiezione che viene mossa verso questi tre strumenti fiscali che vengono anche identificati come “moneta fiscale”).
Come ho specificato nella mia risposta al suo commento in un altro articolo, l’IRAUT non è una tassa (in quanto lo Stato non eroga alcun servizio pubblico a fronte del pagamento dell’IRAUT).
L’IRAUT non è un “nuovo costo” che va a gravare sul lavoro.
L’IRAUT è un costo-opportunità, ovvero il costo che le imprese devono sostenere per avere l’opportunità di continuare a produrre, ad esistere sul mercato nell’era dell’economia digitale nella quale occorre che le imprese siano produttive, agili, competitive (ciò che non potranno essere se le imprese continuano ad impiegare un massivo numero di lavoratori anziani).
Pensioni e Lavoro sono collegati tra loro a doppia mandata: con i contributi del lavoro si finanziano le pensioni, e con il pensionamento dei lavoratori anziani si permette alle aziende di creare lavoro.
L’IRAUT è una questione prettamente italiana, e quindi potrebbe essere introdotta in tempi piuttosto veloci.
L’eurobond è una questione europea, e quindi la sua introduzione potrebbe richiedere tempi piuttosto lunghi.
Ma per poter ricevere una parte di debito europeo, immagino che l’Italia debba dimostrare all’Europa (in primis a Germania, Olanda, Austria e Danimarca, i cosiddetti “Paesi frugali”) che è in grado di riuscire a ridurre il suo debito pubblico in base a quanto richiesto dal Patto di Stabilità e di Crescita (ci vorranno forse tra i 7 e 10 anni). E qui, sig. Nicola T. la vedo davvero dura per i vari Governi che si succederanno.
Il Governo italiano, questo Governo italiano, il Governo Meloni, ha un solo modo per avviare la crescita economica oltre la soglia dello zero-virgola per cento e per ridurre il debito pubblico in accordo col Patto di Stabilità e di Crescita: introdurre l’IRAUT e istituire la moneta digitale di Stato.
POST N. 196
21 Settembre 2024 alle 11:26 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni anticipate 2025 l’editoriale: salvate Opzione Donna
Opzione Donna costa poco.
Non ho fatto i calcoli di persona, ma sono propenso a credere che sia vero.
La platea delle potenziali lavoratrici beneficiarie di Opzione Donna è diminuita da 40.000 a 5.000.
Ciò è dovuto alle restrizioni che sono state applicate ai requisiti per accedere a Opzione Donna.
Opzione Donna costa poco, e solo 5.000 lavoratrici vi hanno aderito. Ma se Opzione Donna costa poco, perché non favi aderire anche le altre 35.000 che sono rimaste fuori?
Il Ministro Giorgetti ha bisogno che le 35.000 lavoratrici rimangano fuori da Opzione Donna affinché restino dentro le aziende e le fabbriche a versare i contributi previdenziali del 33%.
Secondo la prospettiva da cui io osservo le dinamiche economiche, ritengo che il problema principale del Ministro Giorgetti siano non tanto le uscite, quanto invece le entrate, e, nello specifico, le entrate contributive: il flusso delle uscite per pensioni è regolato dal flusso delle entrate contributive (a meno che non si intenda ricorrere anche alla fiscalità generale aumentando le tasse o diminuendo le spese per sanità, istruzione, difesa, sicurezza. Oppure, facendo debiti e quindi aumentando il debito pubblico).
Domanda: c’è qualche economista in grado di consigliare il Ministro Giorgetti su come fare per aumentare le entrate contributive senza aumentare le tasse, senza diminuire le spese per i servizi essenziali e senza aumentare il debito pubblico? (si prega di astenersi dal dare il consiglio di fare emergere il lavoro sommerso, oppure di combattere l’evasione contributiva da parte di talune aziende, cose sulle quali sia il Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali che l’Agenzia delle Entrate siamo certi che stiano già facendo).
POST N. 195
20 Settembre 2024 alle 18:57 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2025, ultime: al Governo conviene davvero aumentare l’età pensionabile?
Nell’articolo ci sono spunti di riflessione su diversi punti evidenziati da Maurizio Gibbin: produttività, competitività, agilità aziendale, interazione giovani-anziani. Tutti questi punti convergono in un solo punto: la crescita economica della nazione.
Durante la mia attività lavorativa ho avuto modo di lavorare in molte aziende (almeno una cinquantina), sia come dipendente che come consulente (basta vedere dal mio CV pubblicato su linkedin).
Devo riconoscere un fatto indiscutibile:
1. i lavoratori anziani sono un freno alla produttività (producono meno dei giovani a parità di ore lavorate);
2. i lavoratori anziani sono un freno alla competitività (riducendo la produttività globale, rendono l’azienda nella quale lavorano meno competitiva);
3. i lavoratori anziani sono un freno all’agilità aziendale (sono restii a cambiare mansione quando l’azienda si fonde con un’altra azienda per crescere);
4. i lavoratori anziani entrano in contrasto con i lavoratori giovani. I lavoratori giovani voglio apportare innovazione ai processi di produzione e la resistenza degli anziani ostacola l’innovazione nei processi di produzione. A volte le aziende stesse si trovano in forte difficoltà a rimuovere i lavoratori anziani dal loro ruolo. Quando individuano il modo per farlo, sono in grado di ricorrere anche a metodi alquanto brutali.
Quanto ho appena detto deriva dalla mia esperienza diretta sul lavoro. Per questo affermo che per consentire ad un’azienda di essere agile, produttiva, competitiva, e per consentire alla nazione di crescere economicamente, occorre pensionare i lavoratori anziani. Come? Attuando il ricambio generazionale.
La crescita economica è proprio l’obiettivo del Governo, e se non si fa leva sui punti sopra elencati, se non si tenderà a migliorare i punti sopra elencati, se non si procederà al ricambio generazionale, la crescita economica viene compromessa.
Prima di procedere alla stesura definitiva della Legge di Bilancio 2025, il Governo Meloni attende che l’ISTAT comunichi il dato relativo alla crescita del PIL nel 2024.
Mi domando: con la mole di lavoratori anziani che grava sulle nostre aziende, con le sanzioni alla Russia che non consentono di esportare i nostri prodotti, con l’economia tedesca – la locomotrice d’Europa – che ha rallentato il passo in quanto si trova in difficoltà con la Volkswagen che deve licenziare migliaia di lavoratori (e quindi con problemi che si creeranno con tutto l’indotto), con la Cina che più che comprare da noi vuole invece vendere a noi, insomma, occorre davvero attendere i dati dell’ISTAT per sapere quale sarà la crescita del PIL nel 2024?
Conosciamo già di quanto crescerà il PIL nel 2024: dello zero-virgola per cento, proprio come nel 2023 e negli anni precedenti (il 2022 fa eccezione, siamo cresciuti oltre lo zero-virgola per cento, ma non perché il Governo Draghi 2021 – luglio 2022 e il Governo Meloni da luglio 2022 sono stati bravi, bensì perché si è usciti dal lockdown e la gente ha potuto finalmente consumare).
Volendo essere proprio generosi, diciamo che il PIL nel 2024 crescerà del +0,9% (che poi, guarda caso, è la stima fatta anche da Confindustria nel suo Rapporto di primavera 2024).
E come si giustificherà il Governo con il fatto che il PIL nel 2024 crescerà “solo” dello zero-virgola per cento? Si giustificherà adducendo proprio le motivazioni che ho espresso poco fa.
Un consiglio al Governo? Eccolo: puntare sul ricambio generazionale come da Proposta di Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin e puntare sulla crescita economica sviluppando la domanda interna (ovvero, senza contare sulle esportazioni).
POST N. 194
19 Settembre 2024 alle 19:07 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma Pensioni 2025, proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin e Confindustria: le novità su come finanziarla (mia risposta al sig. Nicola T.)
Sig. Nicola T., lei mi cita il “Rapporto Draghi” sul quale mi trovo completamente impreparato in quanto non l’ho letto.
Se Draghi pone l’accento sulla competitività, gli do ragione. Mi domando, però, come potranno essere competitive le nostre imprese italiane in un’economia sempre più digitale in cui i lavoratori anziani diventano sempre più numerosi (il lettore che ha interesse ad approfondire, lo rimando all’articolo a firma di Marinella Perrini dal titolo “Invecchiamento della popolazione e imprese” pubblicato su “Leggi di Lavoro – Rivista giuridica dei Consulenti del Lavoro” (Fonte: https://www.leggidilavoro.it/index.php/articoli/punto-inps/1359-invecchiamento-della-popolazione-e-imprese).
Le aziende, per essere competitive, devono adattarsi rapidamente ai cambiamenti di mercato. Occorre che i lavoratori siano propensi al cambiamento e in grado di adattarsi a svolgere anche mansioni differenti da quelle con le quali hanno sempre lavorato. Questa propensione al cambiamento e all’adattamento è richiesta ancora di più quando ci sono aziende che si fondono per competere meglio con altre aziende più grandi. Si formano doppioni di funzioni (ufficio del personale, amministrazione, logistica, commerciale, marketing, ecc.) e quindi occorre che alcune persone cambino mansione (oppure vengono incentivate all’esodo). Inoltre, tale propensione al cambiamento e all’adattamento viene ulteriormente sollecitata dal veloce avanzare della trasformazione digitale. I giovani tra i 25 e i 35 anni sono più adatti degli over 60 ad adattarsi (appunto) ai cambiamenti che l’economia digitale impone alle imprese.
Pertanto, ritengo che le imprese associate a Confindustria, che, al fine di essere più competitive sul mercato ricorreranno a Robot e AI per aumentare la produttività (rapporto tra “quantità di prodotto” / “tempo per produrlo”), sarebbero ben disposte a versare l’IRAUT pure di vedere rinnovato il proprio personale tramite il ricambio generazionale realizzato proprio con l’IRAUT.
A suo avviso, sig. Nicola T., gli industriali sarebbero interessati a ricevere più fondi pubblici sotto forma di eurobond. Non lo metto in dubbio che sia così. Metto invece in dubbio l’emissione di eurobond da parte della UE con il supporto della BCE per finanziare il budget annuale di 800 miliardi di euro all’anno previsto nel Rapporto Draghi. Come giustificare l’affidamento di altro debito pubblico (a livello europeo) a chi ha già un debito pubblico elevato a livello nazionale (come l’Italia)?
Questa domanda credo che se la ponga anche Confindustria, che quindi ridimensionerà le aspettative riguardo agli eurobond e magari proverà a trovare una conciliazione con il Governo per stimolare di più la domanda interna, rafforzare la capacità produttiva delle imprese grazie alla domanda interna, far divenire le imprese più competitive anche con la partecipazione dello Stato negli investimenti in comune (che non siano però gli “aiuti di Stato”). Lo Stato potrebbe andare incontro alle imprese che utilizzano Robot e AI introducendo l’IRAUT e riducendo l’IRES, per esempio. Gli autori stessi della Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin chiedono ad esperti di Scienza delle finanze di valutare la Proposta sotto il profilo finanziario, cosa potrebbe accadere spostando ii carico fiscale da una voce (IRES) all’altra (IRAUT).
Per quanto riguarda l’altra considerazione che lei pone in evidenza, sig. Nicola T., e cioè che gli industriali chiedono la proroga ad oltranza del taglio del cuneo fiscale, tale richiesta, se accolta, potrebbe innescare un effetto inflattivo che il Governo si troverebbe in difficoltà a dover gestire in quanto non ha strumenti per controllare l’inflazione, cosa che è a carico della BCE (mia nota: il Governo potrebbe controllare l’inflazione interna adottando la Politica Fiscale – in luogo della Politica Monetaria che è di competenza della BCE) – introducendo la moneta digitale di Stato italiana circolante parallelamente all’euro e solo in Italia).
Qualora il taglio del cuneo fiscale contributivo (riduzione del costo del lavoro) fosse a favore del datore di lavoro, è ragionevole supporre che i maggiori profitti (derivanti proprio dalla riduzione del costo del lavoro) verrebbero destinati agli azionisti piuttosto che agli investimenti (che genererebbero, invece, maggiore occupazione) e che tali profitti non verrebbero tassati perché le imprese collocherebbero la loro sede fiscale fuori dall’Europa.
Qualora invece il taglio del cuneo fiscale contributivo (riduzione del costo del lavoro) fosse a favore dei lavoratori (come vorrebbe fare il Governo con la Legge di Bilancio 2025), è ragionevole supporre che, avendo allineato i salari all’inflazione (una sorta di “scala mobile”, che peraltro è stata oramai abbandonata da tempo), i lavoratori si troverebbero con una capacità di spesa invariata rispetto a quella di prima dell’inflazione. Questo potrebbe indurre i commercianti ad aumentare ancora i prezzi dei loro prodotti e servizi, innescando quindi una pericolosissima spirale inflattiva prezzi-salari-prezzi.
Proprio su questo aspetto ho insistito con la Corte dei Conti, con la Ragioneria Generale dello Stato (che è un Dipartimento del Ministero dell’Economia e delle Finanze), e con l’Ufficio Parlamentare di Bilancio: ho chiesto loro di non sostenere la decontribuzione compensandola con risorse provenienti dalla fiscalità generale (che toglierebbe risorse a Sanità e ad Istruzione), ma di compensare la decontribuzione con l’IRAUT.
CONCLUSIONE.
Sig. Nicola T., ciò che il Governo dovrebbe fare (ma non so se sia capace di farlo) è di convincere Confindustria che l’IRAUT non è un “costo del lavoro”, ma un “costo-opportunità”.
P.S. sig. Nicola T. vorrei ringraziarla per questo stimolante e interessante confronto perché mi ha dato l’opportunità di mettere già delle considerazioni che potrei inserire nella mail che intendo inviare all’Osservatorio Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
POST N. 193
19 Settembre 2024 alle 13:22 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma Pensioni 2025, proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin e Confindustria: le novità su come finanziarla (mia risposta alla sig.ra Monica)
Sig.ra Monica, lei potrà certamente andare in pensione ad aprile 2025.
Poiché maturerà i requisiti per la pensione anticipata ordinaria Fornero (41 anni e 10 mesi) il 31 dicembre 2024, lei il 1° gennaio 2025 avrà cristallizzato i suoi requisiti, quindi potrà andare in pensione quando vorrà; dovrà solo attendere i tre mesi di finestra per ricevere il primo cedolino della pensione il 1° aprile 2025.
Se lo desidera, durate i tre mesi di attesa (dal 1° gennaio 2025 al 31 marzo 2025), anziché lasciare il lavoro, potrà continuare a lavorare, in modo da non rimanere per tre mesi senza pensione e senza stipendio. Qualora lei intendesse lavorare anche durante i tre mesi di finestra di attesa, non avrebbe più bisogno poi – quando deciderà di andare in pensione – di attendere i tre mesi di finestra per ricevere l’assegno pensionistico in quanto i tre mesi di finestra li avrà già, per così dire, “maturati”.
Per andare in pensione occorre presentare la domanda di pensionamento.
Le segnalo l’articolo “Pensione anticipata: come chiederla” del 22 agosto 2024 a firma di Noemi Secci – Consulente del Lavoro – al seguente link https://www.ipsoa.it/guide/pensione-anticipata
L’articolo, al quale le ho lasciato il link, spiega come inoltrare la domanda di pensionamento.
Il mio consiglio, tuttavia, è di rivolgersi ad un Patronato, che saprà guidarla in modo agevole, e a titolo gratuito, nella presentazione della domanda di pensionamento.
Se vorrà andare in pensione già dal 1° gennaio 2025, attendere i tre mesi di finestra, accettando di stare per tre mesi senza pensione e senza stipendio, credo (ma non ne sono sicuro) che lei debba inoltrare la domanda di pensionamento già in novembre 2024, per evitare che la finestra si sposti oltre aprile 2025 per “tempi tecnici” di elaborazione della domanda da parte dell’INPS.
Il Patronato saprà dirle con certezza quando presentare la domanda di pensionamento.
POST N. 192
18 Settembre 2024 alle 18:28 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma Pensioni 2025, proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin e Confindustria: le novità su come finanziarla (mia risposta al sig. Fabio)
Sig. Fabio, lei davvero pensa che facendo pagare i contributi ai robot le aziende trasferirebbero il tutto all’estero? E quali sarebbero queste aziende?
Da Wikipedia leggo questo:
“Ferrero International S.A., semplicemente conosciuta Ferrero, è un’azienda multinazionale italiana con sede in Lussemburgo specializzata in prodotti dolciari.”
“Forma societaria: anonima”
“Sede principale: Alba”
“Ferrero International ha sede legale, domicilio fiscale e amministrativo a Findel di Sandweiler in Lussemburgo”
(FONTE: https://it.wikipedia.org/wiki/Ferrero_(azienda))
Sig. Fabio: HO DETTO TUTTO!
POST N. 191
18 Settembre 2024 alle 18:00 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, quali tutele ha chi é in isopensione e matura Quota 42+10 nel 2027, se cambiano le regole? (mia risposta al sig. Alex Barry)
Sig. Alex Barry, Ho letto l’articolo del Prof. Matteo Roberto Carlo Jessoula.
Alla fine dell’articolo, quando il Prof. Jessoula afferma che occorre:
“superare i “miti” previdenziali e ri-disegnare un modello pensionistico in grado di neutralizzare gli effetti regressivi prodotti dalle riforme Amato, Dini e Monti-Fornero.”,
ecco, mi si è fermato il respiro. Mi aspettavo cioè una riflessione su COME il Prof. Jessoula propone di superare i miti previdenziali che descrive nel suo articolo.
Sono andato sul sito dell’Università degli studi di Milano ed ho visto che il Prof. Jessoula è professore ordinario di Scienza politica (Settore scientifico-disciplinare GSPS-02/A) presso il Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università degli Studi di Milano.
Quando sento la parola “scienza” mi vengono in mente tre cose.
La prima cosa che mi viene in mente è questa:
Scienze motorie, Scienze della comunicazione, Scienze alimentari, Scienze cognitive, Scienze filosofiche, Scienze politiche, Scienze economiche (in particolare, Scienze politiche e Scienze economiche appartengono alla branca delle Scienze sociali).
La seconda cosa che mi viene in mente è questa:
COS’È LA SCIENZA? A questa domanda il fisico Prof. Antonino Zichichi risponde dicendo cosa non è scienza:
“Tutte le attività intellettuali che non hanno come controllo esperimenti riproducibili in laboratorio non sono scienza” (Antonino Zichichi) al minuto 00:15:58 del video su youtube https://www.youtube.com/watch?v=zJ5gq2M87sI
La terza cosa che mi viene in mente è questa:
“Dov’è la scienza nell’economia?” È il titolo di un libriccino in cui l’economista Sergio Ricossa afferma in maniera lapidaria che “La scienza economica è impossibile”. (https://www.direnzo.it/it/prodotto/scienza-economia/).
Mi spiace non potermi incontrare con il Prof. Ricossa in quanto non è più vivente. Avrei voluto dirgli: “Professore, con l’Economia Informatica la scienza economica assurge al vero rango di scienza, proprio secondo la definizione che ne dà il Prof. Zichichi, ovvero come attività intellettuale che ha come controllo esperimenti riproducibili in laboratorio”.
CONCLUSIONE.
Il Prof. Jessoula che propone di superare i miti previdenziali che descrive nel suo articolo non può dirci COME superarli, perché la Scienza politica di cui si occupa non è scienza, in quanto non può avvalersi di esperimenti controllati in un laboratorio reale.
Però, il Prof. Jessoula una sua opinione su come superare i miti previdenziali poteva pure dircela…
POST N. 190
18 Settembre 2024 alle 12:45 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma Pensioni 2025, proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin e Confindustria: le novità su come finanziarla (mia risposta al sig. Stefano)
Ecco, sig. Stefano, proprio perché (stando alle sue parole) “i politici tendono sempre a fare il contrario di quello che servirebbe ai cittadini”, io tenderei a fare il contrario di quello che i politici tenderebbero invece a fare.
Ma ora, per carità, non mettiamoci pure noi, lei ed io, a dire che il mondo va al contrario!
Io, per esempio, eviterei di intervenire con la decontribuzione a favore dei lavoratori scaricando il peso sulla fiscalità generale e quindi a carico dell’intera popolazione.
I politici, invece, sono pienamente intenzionati a favorire la decontribuzione a favore dei lavoratori.
In data 8 aprile 2024 ho inviato una lettera aperta al Ragioniere Generale dello Stato, all’Ufficio Parlamentare di Bilancio e alla Corte dei Conti (la magistratura contabile), informandoli della Proposta di Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin.
Cito alcuni passaggi della lettera:
“Mi permetto di suggerire di non prorogare nel 2025 la decontribuzione tramite il taglio del cuneo fiscale contributivo a favore dei lavoratori”.
‘Qualora il taglio del cuneo fiscale contributivo a favore dei lavoratori venisse prorogato attingendo a risorse provenienti dalla fiscalità generale, si agirebbe in controtendenza rispetto agli avvertimenti espressi dalla Corte dei Conti nel suo documento “Determinazione e relazione sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria dell’ISTITUTO NAZIONALE DELLA PREVIDENZA SOCIALE (INPS) – 2013-2014”. In tale documento, infatti, a pag. 46, la Corte dei Conti si esprime in questi termini: “[omissis] il mancato introito di risorse proprie per effetto della decontribuzione richiederebbe un ulteriore incremento di trasferimenti dal settore pubblico la cui provvista ricadrebbe sulla fiscalità generale”’.
(Fonte documento Corte dei Conti in possesso dell’INPS: https://www.inps.it/content/dam/inps-site/pdf/file-at/amministrazione-trasparente/documenti/controlli-e-rilievi-amministrazione/5908KEY-determinazione_n6-2016.pdf).
Ho quindi offerto alla Corte dei Conti il seguente suggerimento:
“Per compensare i mancati versamenti contributivi, si potrebbe invece intervenire applicando l’imposta sul reddito da lavoro prodotto dagli automi (IRAUT), la cui funzione è proprio quella di andare incontro a deficit contributivi derivanti da disoccupazione temporanea o da misure fiscali (come la decontribuzione) per salvaguardare il potere di acquisto dei salari (in tal caso la decontribuzione sarebbe consentita perché verrebbe finanziata dalle aziende attraverso il versamento dell’IRAUT). L’IRAUT, per la sua funzione “contributiva”, si differenzierebbe dalla Service Digital Tax e dalla Global Minimum Tax”.
CONCLUSIONE.
Il Governo deve rispondere all’Europa, al Patto di Stabilità e di Crescita, alla denatalità, all’invecchiamento della popolazione. Le risposte che soddisfano tutti e quattro gli ambiti vengono date dalla Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin.
Sig. Stefano, nessuno deve dare retta a me.
Ma tutti dovranno dare retta alla Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin.
POST N. 189
18 Settembre 2024 alle 11:08 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma Pensioni 2025, proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin e Confindustria: le novità su come finanziarla (mia risposta al sig. Peppe)
Sig. Peppe, conosco i problemi della gente, di chi non riesce qualche volta a pagare l’affitto di casa, o di chi cerca di sbarcare il lunario chiedendo l’elemosina, o di chi è solo e deve assistere un proprio familiare.
Conosco questi problemi in modo diretto, e, per quanto mi è possibile farlo, do una mano per risolverli.
I problemi della classe imprenditoriale italiana, invece, li conosco in modo indiretto, da quello che riportano i giornali.
Sono comunque propenso a credere, come lei, che gli imprenditori pensino più ai profitti, a dividendi più alti da distribuire agli azionisti. Ma questo lo considero “naturale”: essi pensano ai propri interessi.
Ogni essere umano agisce sulla base del proprio interesse: sia esso un politico, un imprenditore, uno di noi (incluso me). Persino il devoto che esce dalla messa domenicale e lascia cadere 10 centesimi sulla mano stesa del mendicante agisce per proprio interesse: sa di aver fatto una cosa buona e questo lo gratifica.
So di non dire una cosa nuova. Già nel 1700 Adam Smith (riconosciuto come il padre dell’economia) osservava: “Non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio, del fornaio che ci aspettiamo il nostro desinare, ma dalla considerazione del loro interesse personale”.
Bene, sig. Peppe, ho voluto farle questa premessa per arrivare a dirle questo:
1. È compito sello Stato ridistribuire la ricchezza, fare in modo di coniugare gli interessi della classe imprenditoriale con gli interessi della popolazione. Nella Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin è presente l’allegato A in cui al paragrafo 10.1 si mostra l’“Approccio Win-Win” in cui (riporto testualmente) “Imprese-Lavoratori-INPS-Stato riceveranno del valore e benefici dalla riforma e pertanto tutte le parti usciranno soddisfatte dall’accordo”;
2. Pensare più in termini di “soluzioni” che in termini di “problemi”. In altre parole, anziché andare alla ricerca delle soluzioni che “risolvono” i problemi, puntare direttamente alle soluzioni che “eliminano” i problemi. Nella Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin non viene risolto il problema del calo delle nascite, per esempio ricorrendo all’incentivazione finanziaria che verrebbe dato alle famiglie per fare più figli o per supportare le famiglie con figli (come pensa di fare il Governo Meloni con la prossima Legge di Bilancio 2025): questa è una “non soluzione” in quanto, anche facendo bambini, ci vorranno almeno 15 anni per avere nuovi lavoratori, e poi, anche dando più soldi alle famiglie con figli resta il problema di garantire alle famiglie che i loro figli troveranno lavoro e che avranno un futuro in Italia e non all’estero. Nella Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin il problema del calo delle nascite viene definitivamente eliminato ricorrendo all’impiego della forza lavoro robotica (Robot e AI) che rimpiazza la forza lavoro umana dovuta al calo delle nascite.
Credo che molti dei nostri problemi verrebbero “eliminati”, se i nostri Deputati, Senatori, Ministri, che governano le sorti della nazione, leggessero, studiassero, approfondissero e mettessero in pratica quanto è scritto nel libro “CHANGE: SULLA FORMAZIONE E LA SOLUZIONE DEI PROBLEMI” di Paul Watzlawick. (http://astrolabio-ubaldini.com/libro/124)
Alla Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin è servito. Servirà anche a loro.
POST N. 188
12 Settembre 2024 alle 11:01 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025: Quota 41+10 novembre 2024, ma finestra a febbraio 2025, rischio contributivo? (mia risposta alla sig.ra Ombretta)
Sig.ra Ombretta, nel tentativo di tranquillizzarla ulteriormente le riporto un’altra testimonianza a carattere “Consulenza Fiscale” che estraggo dall’articolo dal titolo “Cristallizzazione diritto alla pensione quota 102: cosa bisogna fare?” pubblicato su orizzontescuola.it in data 28 novembre 2022 a firma di Di Patrizia Del Pidio.
L’articolo si riferisce alla Quota 102, ma il concetto di “cristallizzazione” è applicabile a tutti i tipi di pensionamento e quindi anche alla sua pensione anticipata ordinaria Fornero 41 anni e 10 mesi.
Ecco l’estratto dell’articolo:
“La cristallizzazione del diritto alla quota 102, quindi, è ancora valida e lei può tranquillamente utilizzare la misura per andare in pensione negli anni successivi alla data di scadenza della stessa. E non deve fare nulla per cristallizzare il diritto. Solo presentare domanda di pensione quando sarà il momento”.
(FONTE: https://www.orizzontescuola.it/cristallizzazione-diritto-alla-pensione-quota-102-cosa-bisogna-fare/)
Inoltre, ad essere cristallizzati sono i requisiti (41 anni e 10 mesi). La finestra non c’entra proprio nulla con la cristallizzazione. La finestra dice solo quando le verrà pagata la pensione, e non dice se può andare o meno in pensione.
Lei in pensione ci potrà andrà con 41 anni e 10 mesi anche senza dover maturare la finestra di 3 mesi. E lei cristallizzerà i requisiti per la pensione anticipata a 41 anni e 10 mesi senza dover presentare nessuna domanda di nessun genere. La domanda dovrà presentarla solo quando deciderà di andare in pensione.
POST N. 187
10 Settembre 2024 alle 18:07 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, ultime sulla riforma: Il Dott. Perfetto scrive ai parlamentari di Camera e Senato, il testo (mia risposta al sig. Matteo)
Rispondo al sig. Matteo (suo commento del 9 Settembre 2024 alle 16:05).
Vede, sig. Matteo, io sono interessato alle “informazioni”, non alle “notizie”.
Le redazioni dei quotidiani italiani vanno alla ricerca delle notizie (per eccitare i lettori).
La Redazione di Pensionipertutti va alla ricerca di informazioni (per informare i lettori).
Se un cane morde un uomo, non fa notizia. Ma se un uomo morde un cane, fa notizia.
Le redazioni dei quotidiani italiani vanno alla ricerca dell’uomo che morde il cane. Vanno alla ricerca del collega che approccia la collega. Vanno alla ricerca del ministro che appr-occia… è su tutti i quotidiani italiani (ma non su Pensionipertutti).
La mia lettera è rivolta al Parlamento (sede che va rispettata anche se frequentata da non rispettabili), veicola informazioni (che riguardano il futuro della nazione), e quindi solo la Redazione di una rivista che tratta informazioni (come Pensionipertutti) è meritevole ed ha titoli per rendere pubblica la mia lettera.
POST N. 186
10 Settembre 2024 alle 17:30 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, isopensione dal 2022 con misto, Quota 42+10 nel 2027, rischio contributivo? (mia risposta al sig. Damiano)
Sig. Damiano, la sua domanda è molto specifica e preferisco astenermi dal darle una risposta temendo di poterla fuorviare.
Io mi occupo di economia e, nello specifico, di economia digitale (lavoro digitale, servizi digitali, moneta digitale).
Nelle mie indagini sulla produzione e sulla ricchezza economica della nazione, le pensioni sono un tassello del puzzle economico; un tassello che deve combaciare con altri due tasselli che compongono il puzzle economico e che sono lavoro e moneta.
Quindi, ciò di cui io mi occupo, è mettere insieme pensioni, lavoro e moneta per creare occupazione, crescita economica, riduzione del debito pubblico nell’era dell’economia digitale (che è la nuova era alla quale ci stiamo affacciando).
Non entro quindi nel dettaglio delle leggi relative alle pensioni, ma osservo, a volo d’uccello, alcuni aspetti delle leggi relative alle pensioni.
Pertanto la indirizzo verso un Patronato, ed anche verso un altro esperto della rivista “la Repubblica” che potrebbe darle la risposta che cerca in quanto mi pare che il riferimento a “ex art.41, comma 5 bis D.Lgs n.148/2015” sia oggetto di riflessione anche al seguente link: https://www.repubblica.it/economia/diritti-e-consumi/pensioni/domande-e-risposte/2023/06/24/news/contratto_di_espansione_quanti_contributi_versa_lazienda_negli_anni_di_anticipo_della_pensione-404806545/
POST N. 185
9 Settembre 2024 alle 23:05 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, ultime sulla riforma: Il Dott. Perfetto scrive ai parlamentari di Camera e Senato, il testo (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)
Rispondo al SIG. FRANCO GIUSEPPE (suo commento del 9 Settembre 2024 alle 21:53).
Sono d’accordo con lei, sig. Franco Giuseppe: chi va in isopensione è personale in esubero. Il personale in esubero non viene rimpiazzato né con un umano, né con un robot. L’azienda ha un calo di ordini e quindi riduce la forza lavoro.
Le aziende sanno bene che il mercato è assai fluttuante, e per questo necessitano di un certo grado di flessibilità che permetta loro di avere più personale quando l’economia tira, e meno personale quando l’economia non tira.
Questo porta le aziende ad avere sempre meno personale dipendente con contratti a tempo indeterminato, e sempre più personale con contratti a tempo determinato o a Partita IVA.
Credo di essere stato frainteso riguardo al confronto tra personale in isopensione e robot. Io non do affatto per scontato che si preferisca mandare in isopensione un lavoratore per sostituirlo con un robot-lavoratore che produce di più. Se non c’è lavoro per il lavoratore in esubero, non ci sarà lavoro neppure per il robot.
Io osservo semplicemente questo: se si è disposti a versare contributi previdenziali per un lavoratore che non lavora più, perché mai non si dovrebbe essere disposti a versare contributi previdenziali per un robot lavoratore che invece lavora?
Per farmi capire, faccio un esempio che è il più semplice che mi riesca di fare.
Supponiamo che un datore di lavoro abbia due lavoratori, un umano e un robot, che eseguono esattamente le stesse funzioni.
Supponiamo che ci sia un calo di ordini e che quindi il lavoratore umano vada in isopensione.
CASO 1 (realtà attuale):
a. Il datore di lavoro versa i contributi previdenziali al lavoratore in isopensione che non lavora più;
b. Il datore di lavoro non versa i contributi previdenziali per il robot che invece lavora.
CASO 2 (imposta sul robot):
1. Il datore di lavoro non versa più i contributi previdenziali al lavoratore in isopensione che non lavora più;
2. Il datore di lavoro versa invece i contributi previdenziali per il robot;
3. I contributi previdenziali versati per il robot verranno trasferiti sul montante contributivo del lavoratore in isopensione.
Tutto qua. Cosa cambia tra CASO 1 e CASO 2? NULLA.
Ma cambia molto nel caso più generale.
Nel caso generale potrebbe essere il robot di un altro datore di lavoro a versare i contributi per il lavoratore in isopensione di un altro datore di lavoro.
In altre parole, chi avrebbe più robot e meno umani godrebbe di un vantaggio competitivo enormemente superiore rispetto a chi avrebbe meno robot e più umani. L’applicazione dell’imposta sui robot serve a riportare la competizione su pari livello, più accettabile, consentendo a chi ha meno robot di non fallire e di provvedere invece a portarsi allo stesso livello di chi ha più robot.
In Politica Fiscale, le imposte servono proprio a questo: a distribuire la ricchezza (es. far pagare più tasse a chi guadagna di più), a portare i vari competitor sullo stesso piano di competizione, evitando che qualcuno goda di un vantaggio competitivo che non è concesso di avere (es. far pagare più tasse a chi produce inquinando di più).
POST N. 184
9 Settembre 2024 alle 22:00 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, ultime sulla riforma: Il Dott. Perfetto scrive ai parlamentari di Camera e Senato, il testo (mia risposta alla sig.ra Marina)
Rispondo alla SIG.RA MARINA (suo commento del 9 Settembre 2024 alle 19:23).
La sig.ra Marina pone una domanda interessante e assai pertinente: la proposta sulle tasse pagate dai robot riguarda solo le aziende private o anche quelle pubbliche?
Rispondo subito: la proposta sulle tasse pagate dai robot riguarda sia aziende private che quelle pubbliche.
Uno dei motivi per il quale ho scritto al CSI Piemonte è per conoscere la loro opinione sulla opportunità di applicare l’imposta sui Robot e AI.
Perché gliel’ho chiesto? Perché ho voluto far sapere a CSI Piemonte che nella Proposta di Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin è previsto che anche a Camilla occorrerà applicare tale imposta.
Ma procediamo con ordine.
Per chi non lo conoscesse, diciamo cos’è CSI Piemonte. Sul suo sito si legge:
“Siamo una delle principali aziende informatiche italiane e realizziamo i servizi digitali della pubblica amministrazione che i cittadini e le imprese utilizzano tutti i giorni. Come partner tecnologico di oltre 135 enti pubblici, lavoriamo con una grande responsabilità: contribuire alla trasformazione digitale del Paese”.
Chi è invece Camilla? Sul sito del CSI Piemonte si legge che Camilla è:
“L’assistente digitale che affianca le persone nell’utilizzo dei servizi digitali”.
Quindi Camilla sostituirà i dipendenti pubblici. Questo non significa che i dipendenti pubblici verranno licenziati. Assolutamente no. Significa che i dipendenti pubblici che andranno in pensione non verranno rimpiazzati da altri dipendenti umani, perché ci penserà Camilla.
Il motivo principale per cui mi sono rivolto al CSI Piemonte, e precisamente alla Presidente del CSI Piemonte Avv. Letizia Maria Ferraris e al Direttore Generale del CSI Piemonte Ing. Pietro Pacini, è per chiedere loro di sottoporre la Proposta di Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin all’analisi del sistema di intelligenza artificiale del CSI Piemonte. Ho anche elencato loro le domande che vorrei sottoporre alla loro AI (che però penso non possa essere Camilla la quale credo sia stata addestrata per rispondere ad altre domande).
Cito testualmente quanto ho scritto nella mia mail inviata al CSI Piemonte in data 20 Agosto 2024:
“Vorremmo conoscere le risposte che il vostro Sistema di AI darebbe alle seguenti domande chiave:
1. Se un robot esegue le stesse funzioni di un essere umano, si può equiparare il lavoro robotico al lavoro umano?
2. Si può equiparare la “forza lavoro robotica” alla “forza lavoro umana”?
3. Si può definire la “forza lavoro robotica e AI” come “fattore di produzione lavoro”, piuttosto che come “fattore di produzione capitale”?
4. Per applicare l’IRAUT a robot e AI, si renderebbe necessaria attribuire una “personalità” ai robot (es. “personalità digitale” o “personalità elettronica”)?
5. L’assistente digitale Camilla del CSI Piemonte è dotata di una “personalità”? Se sì, quale?
qualora il Governo italiano decidesse di applicare l’IRAUT (a Robot e AI) per creare occupazione, crescita economica (PIL) e sviluppo economico (BES):
6. L’imprenditore sarebbe comunque incentivato ad acquistare robot?
7. L’imprenditore propenderebbe a licenziare umani per assumere robot?
8. L’imprenditore sarebbe comunque incentivato ad assumere umani?
10. Quali sarebbero i benefici per l’imprenditore?
11. Quali sarebbero i benefici per i lavoratori?
11. Quali sarebbero i vantaggi per lo Stato?
Alle precedenti domande abbiamo fornito le nostre risposte. Ci aspettiamo di ricevere le risposte dall’AI”.
Ad oggi silenzio assoluto da parte del CSI Piemonte.
POST N. 183
9 Settembre 2024 alle 19:22 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, ultime sulla riforma: Il Dott. Perfetto scrive ai parlamentari di Camera e Senato, il testo (mia risposta al sig. Francesco)
Sig. Francesco, è da tempo che le aziende colgono opportunità di godere di vantaggi fiscali in altri Paesi, indipendentemente dall’applicazione o meno di una tassa sui robot.
Stando a quanto riporta Panorama nel 2020, tra le Aziende con sede legale o fiscale in Olanda per motivi fiscali ci sono:
• ENI
• ENEL
• EXOR
• FCA
• FERRARI
• MEDIASET
• CEMENTIR
• LUXOTTICA
• FERRERO
• ILLY
• CAMPARI
• E altri ancora
FONTE: https://www.panorama.it/economia/tasse/aziende-italiane-sede-legale-olanda
Il punto è un altro. Trovare il punto in cui, tramite l’applicazione della imposta su Robot e AI, si hanno vantaggi per Stato, Imprese, INPS, lavoratori.
Nella Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin è riportata una slide in cui vengono sintetizzati tali vantaggi: è il “Win-Win-Win-Win Approach”, in cui tutti vincono.
Mi piacerebbe chiamare un tale approccio “Equilibrio Perfetto-Armiliato-Gibbin”, in cui la vittoria del singolo si realizza se la vittoria è anche del gruppo al quale il singolo appartiene. È una sorta (ma, più probabilmente è) di ciò che in economia si chiama “equilibrio di Nash”.
POST N. 182
9 Settembre 2024 alle 16:31 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, ultime sulla riforma: Il Dott. Perfetto scrive ai parlamentari di Camera e Senato, il testo (mie risposte al sig. Franco Giuseppe e al sig. Andrea)
Rispondo al SIG. FRANCO GIUSEPPE E AL SIG. ANDREA.
RISPOSTA AL SIG. FRANCO GIUSEPPE (suo commento del 9 Settembre 2024 alle 11:26).
DOMANDA 1: Ministri, Deputati e Senatori hanno il coraggio di attuare la Proposta di Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin?
RISPOSTA 1: Il loro coraggio è proprio quello che cercherò di sollecitare convincendo Confindustria a chiedere al Governo di applicare l’imposta sull’automazione per ottenere quel ricambio generazionale al quale ambiscono le aziende.
Ma proviamo a chiarirci le idee una volta per tutte: è più “normale” far versare al datore di lavoro per 4 o 7 anni i contributi previdenziali per lavoratori che non ci sono più perché sono in isopensione, oppure far versare i contributi previdenziali a Robot e Ai che invece ci sono e che quindi lavorano?
DOMANDA 2: Ministri, Deputati e Senatori hanno interesse nell’attuare la Proposta di Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin?
RISPOSTA 2: Riuscendo a convincere Confindustria che è interesse delle aziende procedere al ricambio generazionale facendo versare i contributi previdenziali a Robot e AI in modo da “isopensionare” i lavoratori attribuendo il versamento dei contributi ai Robot e AI anziché ad un motivo che non ha un razionale (“ma perché devo versare contributi per uno che non lavora più?”), Ministri, Deputati e Senatori si convinceranno che non incontreranno resistenze da parte delle Imprese, troveranno il coraggio di applicare l’imposta sull’automazione, potranno realizzare crescita economica e ridurre il debito pubblico e quindi tuteleranno il loro interesse nel restare saldamente ancorati alle loro poltrone.
RISPOSTA AL SIG. ANDREA (suo commento del 9 Settembre 2024 alle 11:26).
MIA CONTRO-DOMANDA: Occorre davvero che Confindustria, oltre che a convincere il Governo, debba provvedere a convincere anche l’Europa?
RISPOSTA: Assolutamente no. È più facile invece che avvenga il contrario, e cioè che sia l’Europa a convincere il Governo, e che poi sia il Governo a dover convincere Confindustria. Convincere di cosa? RIDURRE IL DEBITO PUBBLICO!
La palla al piede dell’Italia è il debito pubblico.
Governo e Confindustria sudano le proverbiali sette camicie per aumentare il PIL. Ma il punto non è solo crescita economica, è anche riduzione del debito pubblico, in quanto si spendono molti miliardi per pagare gli interessi sul debito pubblico e questi sono soldi che vengono a mancare per investimenti in diversi settori dell’economia.
Il debito pubblico è il punto debole del Governo, e su questo punto debole l’Europa insisterà, continuerà a martellare il Governo.
L’Europa insiste nel dire all’Italia di ridurre il debito pubblico, perché teme che l’Italia potrebbe far colare a picco l’Unione europea.
È mio obiettivo dimostrare a Confindustria che i suoi studi non sono in linea con i requisiti dell’Economia Digitale e pertanto i suggerimenti che darebbe ai policy maker non sarebbero affatto efficaci.
Fornirò a Confindustria i razionali in base ai quali poter avviare la crescita economica e ridurre il debito pubblico. In pratica, ci sono concetti e mezzi che già oggi sono familiari a tutti (Ministri, Parlamentari e Confindustria), ma che ancora nessuno si è accorto di come utilizzarli nell’era dell’Economia Digitale. E per questo, Ministri, Parlamentari e Confindustria hanno la mia totale comprensione, dal momento che ad oggi neanche i docenti universitari di Economia hanno dato prova di conoscere l’Economia Digitale.
Una volta che Confindustria e Governo avranno steso un Piano per l’Italia di rientro del debito pubblico, che sia credibile ed attuabile, solo allora Governo e Confindustria saranno in grado di convincere l’Europa.
POST N. 181
8 Settembre 2024 alle 22:10 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, isopensione dal 2022 con misto, Quota 42+10 nel 2027, rischio contributivo? (mia risposta al sig. Luca)
Sig. Luca, quando verrà pubblicata la mia risposta alla domanda del Sig. Luca V qui di seguito, la legga, in quanto interessa anche lei. Ho apportato delle aggiunte importanti che interessano anche lei.
POST N. 180
8 Settembre 2024 alle 21:38 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, isopensione dal 2022 con misto, Quota 42+10 nel 2027, rischio contributivo? (mia risposta al sig. Luca V)
Sig. Luca V, chiunque può versare contributi di tasca propria. Il punto piuttosto è un altro. Occorre verificare se l’INPS accetta la contribuzione volontaria quando si è prossimi a maturare i requisiti proprio come nel suo caso. In altre parole, occorre verificare se l’INPS dà l’autorizzazione a procedere.
Io non conosco nel dettaglio la procedura da attuare (ciò che so risale al 2008). Ma le consigliere di ricorrere ad un Patronato e verificare con il Patronato la procedura da adottare. Il Patronato potrà svolgere per suo conto tutte le operazioni necessarie.
Per quanto riguarda la possibilità di continuare a lavorare, qualora lei abbia ricevuto dall’Inps l’autorizzazione a procedere con la domanda di pensione, anche qui non so risponderle. Ma il Patronato potrà certamente darle la risposta corretta.
In base ad un documento dell’INPS dal titolo “I versamenti volontari” al seguente link https://servizi2.inps.it/docallegati/mig/doc/pubblicazioni/opuscoli/versamentivolontari.pdf
è possibile versare contributi solo in determinate situazioni. Il documento risale al 2008 e non so se le regole sono modificate.
Nel documento si legge che:
“L’autorizzazione al proseguimento dei versamenti può essere data dall’Inps sia ai lavoratori dipendenti sia agli autonomi che interrompono o sospendono l’attività.”
Nel documento si legge anche che:
“L’autorizzazione non può essere concessa a chi, alla data della domanda svolge attività come lavoratore dipendente, iscritto all’Inps o ad altre forme di previdenza obbligatoria (Inpdap, Enpals e altri)”.
POST N. 179
8 Settembre 2024 alle 16:33 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, isopensione dal 2022 con misto, Quota 42+10 nel 2027, rischio contributivo? (mia risposta al sig. Luca)
Sig. Luca, ho letto la sua domanda che ha postato in data 3 Settembre 2024 alle 21:55 nell’articolo dal titolo “Pensioni 2025, Quota 103 si cristallizza? Ricalcolo assegno raggiunti 42+10 mesi?” pubblicato in data 28 agosto 2024.
Non sono riuscito a rispondere né a lei e né ad altri lettori, perché ero occupatissimo nello scrivere una mail importante a Deputati e a Senatori con in copia conoscenza il Presidente del Consiglio dei Ministri che ho spedito in data 4 settembre 2024.
Lei mi propone qui la stessa domanda del 3 settembre 2024, e provo a risponderle.
Lei mi informa che ha già 41 anni e 5 mesi di contribuzione. Se lei ha la disponibilità finanziaria per coprire 1 anno e 5 mesi di versamenti contributivi, in modo da maturare 42 anni e 10 mesi entro il 31 dicembre 2024, cristallizza certamente i requisiti della legge Fornero attuale.
Se, invece, non potrà coprire 1 anno e 5 mesi di versamenti contributivi entro il 31 dicembre 2024, allora non riuscirà a cristallizzare entro il 2024 i requisiti della legge Fornero attuale, e quindi potrebbe andare in pensione eventualmente con altri requisiti.
Tuttavia, ritengo che la Legge Fornero rimarrà anche nel 2025, ma non so dirle se con delle variazioni in termini di allungamento delle finestre o di altro ancora. Su questo il Governo non si è ancora espresso e tutte le ipotesi sono valide. Anche quella che la legge Fornero rimarrà così com’è.
POST N. 178
3 Settembre 2024 alle 21:10 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2025, critiche al Governo Ghiglione (Cgil): ‘Oggi muoio ma domani vado in pensione’ (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)
Sig. Franco Giuseppe, domani 4 settembre 2024, invierò una mail al Parlamento italiano (Deputati e Senatori) con in copia conoscenza la Presidenza del Consiglio dei Ministri. In allegato alla mail ci sarà tutta la documentazione della Proposta di Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin.
Ciò che non sono in grado di fare, o che non hanno il coraggio di fare i Sindacati (CGIL, CISL, UIL, UGL) lo farò io.
POST N. 177
2 Settembre 2024 alle 18:01 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2025, critiche al Governo Ghiglione (Cgil): ‘Oggi muoio ma domani vado in pensione’ (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)
Rispondo al SIG. FRANCO GIUSEPPE (suo commento del 1 Settembre 2024 alle 11:05).
Sig. Franco Giuseppe, nei mesi passati il Governo ha convocato più volte i Sindacati al solo scopo per aggiornarli sulla successiva data di incontro. Io non ero lì.
Riguardo alla Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin, non ho creduto che prendessero in considerazione la proposta di tre illustri semisconosciuti. Ma un Professore illustre, vedendo il nome Armiliato (conosciuto peraltro ad un vasto pubblico per il suo impegno sociale), si è incuriosito, e quindi si è creata l’occasione per uno scambio di opinioni per via telefonica tra il Professore e me.
Se il Governo, o il CNEL, o altri esperti previdenziali volessero prendere in considerazione i contenuti della Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin, non avrebbero di certo da riconoscere la loro incapacità nel produrre una Proposta migliore. Si tratterebbe solo di valutarla e, qualora ne condividessero i contenuti, applicarla.
I contenuti della Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin non sono affatto originali, nel senso che si rifanno a Proposte già sviluppate da altri e in particolare si basano su:
• Atti Parlamentari italiani dal 2013 al 2022 (Damiano, Baretta, Gnecchi, Pastorelli, Locatelli, Marzano, Rizzetto, Durigon, Serracchiani)
• Atti Parlamentari europei del 2017 (Dalvaux)
• Pareri di esperti di Diritto tributario internazionale del 2017 e del 2020 (Oberson, Allevi)
• Analisi di Responsabili di stabilimenti di dimensione internazionale del 2017 (Intini, La Forgia)
• Studi del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 2018 (Bottone)
• Studi della Banca d’Italia del 2020 (Carta, D’Amuri, von Wacther)
• Indicazioni del Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale Paolo Maddalena del 2021
• Sentiment popolare espresso attraverso i social ai tempi nostri (Armiliato, Marino)
Ciò su cui insiste la Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin (PAG) deriva anch’esso dal passato e proverò a spiegarlo portando a confronto le soluzioni del Governo (GOV) con quelle della Proposta PAG:
• Problema Denatalità
o Soluzione GOV: dare soldi alle famiglie per incentivarle a generare più bambini (il problema verrebbe risolto a valle)
o Soluzione PAG: impiegare la forza lavoro robotica (Robot e AI) per colmare il vuoto della forza lavoro umana generata dalla denatalità (il problema verrebbe risolto a monte, ovvero verrebbe eliminato)
• Problema finanziamento pensioni
o Soluzione GOV: mantenere i lavoratori anziani più a lungo al lavoro (il problema verrebbe risolto, ma si impedirebbe il ricambio generazionale e di conseguenza si alimenterebbe ancora di più il problema della denatalità)
o Soluzione PAG: far versare i contributi previdenziali anche a Robot e AI (il problema verrebbe risolto, si favorirebbe il ricambio generazionale e di conseguenza anche il problema della denatalità verrebbe risolto)
Il punto di forza della Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin è che essa si fonda sul “paradigma digitale”, sulla Economia Digitale, sui fattori di produzione digitali, sulla forza lavoro digitale, sulla produzione dei servizi digitali (prevalentemente fai-da-te), sulla natura della moneta digitale (che non viene creata dal nulla ma è insita, “cristallizzata”, nelle risorse fisiche ed attende solo che qualcuno la renda liquida e la faccia circolare).
Il punto di forza della Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin è anche il suo il suo punto di debolezza.
Poiché nessuno, ad oggi, ha pienamente compreso che cosa sia l’economia digitale, sono molto attivo nel divulgare verso le Università italiane la nuova disciplina STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) che ho chiamato Economia Informatica.
L’Economia Informatica fonde Economia e Informatica, in altre parole è possibile avere una sola Disciplina (concetti, modelli, leggi) che si applichi sia all’Economia che all’Informatica. Ma è difficile comunicare l’Economia Informatica ad economisti che hanno scarse conoscenze di informatica, e ad informatici che hanno scarse conoscenze di economia. Sarebbe possibile comunicare l’Economia Informatica in maniera più agevole agli studenti.
CONCLUSIONE.
Economisti, esperti previdenziali, esperti del lavoro, Governo, applicano modelli del passato ad un’economia che appartiene invece ad un futuro che è già presente. Risultato: più disoccupati e inattivi, bassa crescita economica, allungamento della permanenza al lavoro.
POST N. 176
1 Settembre 2024 alle 21:46 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, Quota 103 si cristallizza? Ricalcolo assegno raggiunti 42+10 mesi? (mia risposta al sig. Wal)
Rispondo al SIG. WAL (suo commento del 31 Agosto 2024 alle 15:23). Tempo di lettura 10 minuti.
Nell’articolo segnalatoci dal sig. Wal c’è un punto in particolare che mi preme commentare.
Il giornalista Aldo Torchiaro de “il Riformista” domanda al Prof. Marattin: “Si riduce la forza lavoro. E di molto: in pochi anni avremo cinque milioni di lavoratori attivi in meno. Un rischio di retrocessione generale, Pil e indici di produzione… come se ne esce?”
Risposta del Prof. Marattin: “Favorire la ripresa della natalità è essenziale ma tra poco non basterà: un bambino che nasce l’anno prossimo sarà forza-lavoro potenzialmente occupabile già oltre il periodo in cui il sistema collasserà. Per questo servono soprattutto immigrazione di qualità (ad oggi se guardiamo i dati neanche gli immigrati low-skilled vogliono rimanere in Italia, figuriamoci gli high skills) e miglioramento della produttività: siamo l’unico paese occidentale in cui essa non cresce da 40 anni”.
Sono d’accordo sul fatto che un bambino che nasce l’anno prossimo sarà forza lavoro occupabile come minimo tra 15 anni (in economia si considera la forza lavoro occupabile nel range 15-64 anni).
Sono d’accordo sulla possibilità di ricorrere alla forza lavoro di immigrati
regolari con elevata professionalità.
Tuttavia, proprio riguardo al ricorso della forza lavoro di immigrati, rilevo una possibile incongruenza della “soluzione” proposta del Prof. Marattin: da un lato egli conta sulla immigrazione con elevata professionalità, dall’altro lato nutre il dubbio che gli immigrati con elevata professionalità (con “high-skills”) possano rimanere in Italia.
Per quanto riguarda, invece, la soluzione relativa al “miglioramento della produttività”, quella l’abbiamo già: i Robot e l’AI hanno una produttività enormemente più elevata di quella dell’essere umano. È proprio quell’elevata produttività che induce le imprese a sostituire la forza lavoro umana con la forza lavoro robotica (che oltretutto riduce il costo del lavoro).
Ma il punto è un altro: la ricchezza derivante dall’aumento della produttività va ridistribuita sull’intera società.
Con tale aumento di produttività la ricchezza dell’impresa aumenta, e quindi l’impresa versa una IRES maggiore. Ma l’impresa non versa il 23% dei contributi previdenziali a fronte della maggiore ricchezza prodotta dalla forza lavoro robotica. In pratica, è come se all’impresa che utilizzasse Robot e AI il Governo concedesse la decontribuzione del 100% per una quota parte di lavoro (quella svolta da Robot e AI) che contribuisce alla produzione della ricchezza. L’impresa aumenterebbe i propri profitti, ma solo gli azionisti ne sarebbero i beneficiari, e con ciò verrebbe meno la “ridistribuzione della ricchezza” a beneficio dell’intera società (e non solo a beneficio degli azionisti).
La Proposta di Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin, facendo versare i contributi previdenziali anche a Robot e AI, ripristinerebbe la “ridistribuzione della ricchezza” che verrebbe riversata sull’intera società.
Per quanto riguarda il “ritornare ai tempi della Thatcher e di Reagan” (che è il dubbio del sig. Wal), che cosa si può dire?
Il Primo Ministro britannico Margaret Thatcher e il Presidente USA Ronald Reagan hanno trovato ispirazione nella filosofia politico-economica improntata al neoliberismo.
Uno dei più fervidi sostenitori del neoliberismo è stato l’economista austriaco Friedrich von Hayek.
Friedrich von Hayek ha fortemente criticato l’intervento dello Stato nell’economia, ritenendo che tale intervento statale limiti l’efficacia della libera concorrenza. Se, per esempio, un’impesa riceve aiuti dallo Stato (come accade in Cina) ed un’altra non riceve aiuti statali (come accade in Italia) si creano ostacoli alla libera concorrenza in quanto l’impresa che è priva di aiuti statali non può competere con un’altra che invece riceve aiuti statali (è quello che accade, per esempio, con i prodotti cinesi che, costando meno di quelli italiani, vengono preferiti ai prodotti italiani).
Contrariamente a quanto sosteneva von Hayek, l’economista britannico John Maynard Keynes (contemporaneo di von Hayek) riteneva necessario l’intervento dello Stato: se le imprese non investono, deve essere lo Stato ad investire per evitare che si crei disoccupazione. Dopo che l’economia si sarà ripresa, lo Stato potrà ritirarsi e lasciare via libera alla libera concorrenza tra le imprese. Questo è il vero pensiero di Keynes, che molti interpretano male e che forse non hanno nemmeno letto il libro nel quale è scritto, e cioè “Teoria Generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta” (si noti che nel titolo del libro la prima parola è “occupazione” il che significa che per Keynes il problema principale è la disoccupazione, a differenza dei monetaristi per il quali il problema principale è l’inflazione).
Ma cosa accade oggi in Europa?
Oggi in Europa spirano i venti del neoliberismo: lo Stato non deve intervenire nell’economia, le aziende pubbliche vanno privatizzate. I beni pubblici (le spiagge, per esempio) vanno cedute ai privati.
Solo alla BCE viene dato il potere di intervenire nell’economia, aumentando il tasso di interesse per evitare che l’economia si surriscaldi portando all’aumento dei prezzi; oppure, diminuendo il tasso di interesse per stimolare l’economia a consumare e a produrre beni e servizi.
Ma l’obiettivo della BCE è tenere il tasso di inflazione sotto-ma-vicino al 2%. L’obiettivo della BCE non è la piena occupazione. Anzi, la BCE non vuole la piena occupazione, la quale, qualora si verificasse, farebbe aumentare l’inflazione (in base alla curva nota come “Curva di Phillips”). Alla BCE interessa avere un lieve disoccupazione (il cosiddetto “tasso naturale di disoccupazione” – che espressione infelice!)
L’obiettivo dello Stato, invece, è la piena occupazione. Ma se le imprese non assumono, e, al contrario, licenziano (a tal proposito, si legga l’articolo sulla società finanziaria svedese Klarna pubblicato su “la Stampa” in data 29 Agosto 2024: “Klarna usa l’intelligenza artificiale al posto dei lavoratori: licenziate 1200 persone” (https://www.lastampa.it/economia/2024/08/29/news/klarna_intelligenza_artificiale_lavoratori_licenziati-14589218/?ref=LSHEC-BH-I0-PA4-S5-T1), lo Stato è costretto a intervenire erogando sussidi di disoccupazione. E se l’Europa dovesse imporre ad uno Stato dell’Unione europea di non intervenire nel sostenere le imprese che non sono competitive rispetto ad altre imprese che impiegano sistemi di automazione (Robot e AI), lo Stato dovrebbe accollarsi anche le spese per l’erogazione di sussidi ai lavoratori licenziati dalle imprese che sono fallite perché non competitive, sacrificate nel nome del neoliberismo. Per erogare così tanti sussidi, lo Stato dovrebbe richiedere ingenti prestiti e il suo debito pubblico aumenterebbe a dismisura.
Il debito pubblico italiano, come oramai tutti sanno, è in continua crescita (sfiora i tremila miliardi), ma ciò non sembra preoccupare il Governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta (che ritiene il debito pubblico italiano “sostenibile ma comporta inefficienze se è così elevato” – https://www.adnkronos.com/economia/panetta-governatore-meeting-rimini-debito-pubblico-crescita_3wHtDYUusSDES5aMKX0mp0 – , né sembra preoccupare il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti (il quale lascerebbe intendere di voler portare quasi a copertura del debito pubblico il risparmio delle famiglie affermando che “il risparmio privato garantisce la stabilità del sistema economico” – https://www.milanofinanza.it/news/risparmio-privato-giancarlo-giorgetti-garantisce-la-stabilita-del-sistema-economico-italiano-202310311341557468).
Dunque, se il debito pubblico non preoccupa il Governatore di Bankitalia (perché è sostenibile) e non preoccupa il Ministro del Mef (perché ci sono i risparmi delle famiglie italiane), ebbene, il debito pubblico italiano sembrava invece preoccupare l’Europa già nel 2019, quando era di 2.410 miliardi di euro, ovvero 500 miliardi in meno rispetto al 2024. Ecco cosa si diceva nel 2019:
“In Germania, a Düsseldorf il 23 novembre scorso, alcuni economisti tedeschi – tra cui l’ex chief economist di Deutsche Bank, Thomas Mayer – hanno discusso di una Parallelwährung für Italien, una moneta parallela per l’Italia, per evitare che il Paese affondi il sistema dell’euro” (tratto dall’articolo di Paolo Becchi e Giovanni Zibordi pubblicato su “il Sole 24 Ore” in data 1 aprile 2019 con il titolo “Una moneta fiscale parallela per crescere senza fare debito – (https://www.ilsole24ore.com/art/una-moneta-fiscale-parallela-crescere-senza-fare-debito-ABI137iB?refresh_ce=1).
CONCLUSIONI
1. La Proposta di Riforma Previdenziale flessibile e strutturale Perfetto-Armiliato-Gibbin va incontro all’esigenza di ridistribuire la ricchezza prodotta, in modo che i benefici ricadano sia sulle imprese che sull’intera collettività. Inoltre, anche i costi derivanti dall’erogazione dei sussidi di disoccupazione, a seguito del rimpiazzo della forza lavoro umana con la forza lavoro robotica, vengono ridistribuiti tra Stato e imprese. Ciò si attua facendo versare i contributi previdenziali anche alla forza lavoro robotica (Robot e AI);
2. Nel mio libro “L’economista in camice” pubblicato in febbraio 2019 viene proposto l’utilizzo della moneta digitale di Stato, di tipo scritturale (come la moneta bancaria), gestita da un Ente centrale (quindi non in maniera distribuita come i bitcoin senza la garanzia da parte di un ente centrale – chi perde i bitcoin li perde per sempre), circolante parallelamente all’euro e solo in Italia (in accordo con le regole BCE), ancorata alle risorse reali del patrimonio statale (palazzi, spiagge, porti,…), non scambiabile sui mercati valutari (e quindi non soggetta a bolle speculative), recante come beneficio anche la riduzione dell’evasione fiscale quasi a zero (in quanto tutte le transazioni finanziarie vengono registrate);
3. La moneta digitale di Stato, la moneta fiscale, i mini bot, la cessione dei crediti hanno tutti come finalità lo sviluppo della domanda interna e quindi la crescita economica mediante la circolazione della moneta. Ma solo la moneta digitale di Stato da me proposta non crea debito pubblico, in quanto è ancorata al valore reale del patrimonio dello Stato che è esistente, visibile, tangibile e quindi “liquidabile” (cioè resa liquida, non già moneta “cristallizzata” ma moneta circolante).
POST N. 175
31 Agosto 2024 alle 22:12 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2025, critiche al Governo Ghiglione (Cgil): ‘Oggi muoio ma domani vado in pensione’ (Errata-Corrige)
Errata-Corrige: mi riferisco al Presidente della Regione Campania Vincenzo (e non Vincenza) De Luca. Mi scuso col Presidente e con i lettori.
POST N. 174
31 Agosto 2024 alle 11:22 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2025, critiche al Governo Ghiglione (Cgil): ‘Oggi muoio ma domani vado in pensione’
Il sig. Andrea mi ha preceduto e mi ha tolto letteralmente le parole di bocca.
Lara Ghiglione afferma: “Oggi muoio, ma domani vado in pensione’.
Claudio Maria Perfetto a Lara Ghiglione: E ALLORA? COSA AVETE INTENZIONE DI FARE?
Già il 4 Giugno 2017 alle ore 20:39:58 veniva scritta sul web la stessa frase pronunciata da Lara Ghiglione.
Evidentemente in 7 anni i Sindacati sono stati con le mani in mano (almeno, per quanto riguarda le pensioni).
E qui veniamo al punto con i Sindacati, per dare un consiglio a Lara Ghiglione su cosa i Sindacati potrebbero avere intenzione di fare.
I Sindacati dovrebbero recarsi a Palazzo Chigi, ANCHE SE NON VENGONO CONVOCATI.
Dovrebbero recarsi a palazzo Chigi, ma non già come fece Enrico IV che si recò a Canossa per ottenere il perdono dal papa che lo aveva scomunicato.
NO.
TRE VOLTE NO.
Il primo NO, è perché il perdono i Sindacati lo devono chiedere ai loro iscritti, delusi dalla inerzia dei Sindacati che restano in attesa che il Governo li convochi all’ultimo istante quando tutto è stato già deciso dal Governo.
Il secondo NO, è perché i Sindacati vengono pagati dai loro iscritti per lavorare e per ottenere i risultati in linea con le aspettative dei loro iscritti.
Il terzo NO è perché i Sindacati devono recarsi a Palazzo Chigi come fece il Presidente della Regione Campania Vincenza De Luca, e restare davanti a Palazzo Chigi al fine di “chiedere per ottenere” (che le loro istanze vengano accolte), e non già al fine di “chiedere per sapere” (cosa il Governo ha deciso per loro).
POST N. 173
30 Agosto 2024 alle 22:57 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, Quota 42+10 se legge Fornero passasse da misto a contributivo, effetto retroattivo? (mia risposta al sig. Francesco)
Sig. Francesco, in linea di principio, qualora dovessero modificare l’anticipata Fornero 42 anni e 10 mesi di contribuzione applicando il sistema di calcolo interamente contributivo, lei rientrerebbe nel contributivo, in quanto non ha “cristallizzato i requisiti Fornero” perché tali requisiti li maturerà nel 2027.
In pratica lei si troverebbe nella stessa condizione degli esodati della legge Fornero, che hanno accettato volontariamente di andare in pensione con le regole vigenti ma, non avendo cristallizzato i requisiti, si sono trovati ad andare in pensione (o meglio, a NON andare in pensione e a NON avere più il lavoro) con regole differenti.
C’è solo da augurarsi che il Governo, qualora dovessero cambiare le regole del gioco DURANTE IL GIOCO, faccia tesoro della conoscenza acquisita con le tristissime vicende vissute dagli esodati Fornero e che ritengano, pertanto, come “cristallizzati” i diritti non ancora maturati da persone che si trovano nelle condizioni simili alla sua, sig. Francesco.
POST N. 172
30 Agosto 2024 alle 22:28 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, Quota 42+10 se legge Fornero passasse da misto a contributivo, effetto retroattivo? (mia risposta al sig. Alessandro)
Sig. Alessandro, ad essere “immodificabile” non è la legge, ma è il cosiddetto “diritto acquisito”.
Le leggi possono benissimo modificare le leggi precedenti, e questo è quello che di fatto avviene, ed è giusto che le leggi cambino cambiando le leggi pregresse, in quanto le leggi devono continuamente adattarsi ai cambiamenti della società.
La legge Fornero può benissimo essere cambiata totalmente e sostituita con un’altra legge (la Proposta di Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin, per esempio, sostituisce integralmente la Riforma Monti-Fornero).
Tuttavia, la legge che sostituisse la legge Fornero non potrà impedire di utilizzare la legge Fornero a chi ha già maturato i requisiti per andare in pensione con la legge Fornero, ovvero a chi ha “cristallizzato i requisiti”, a chi ha “cristallizzato il diritto acquisito” di andare in pensione con la legge Fornero.
Tra le leggi non ci sono contraddizioni (o, se ci sono, non vengono rilevate).
Ma qualora tra le leggi venissero individuate delle contraddizioni, o violazioni ai principi costituzionali, la Corte Costituzionale li fa presente e chiede al Legislatore (al Parlamento) di rimuovere tali contraddizioni o violazioni costituzionali promulgando una nuova legge di “riparazione” (chiamiamola così) che modifica la legge nella quale sono state riscontrate violazioni costituzionali.
POST N. 171
29 Agosto 2024 alle 22:50 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, Quota 42+10 se legge Fornero passasse da misto a contributivo, effetto retroattivo? (mia risposta al sig. Meridionale Laureato)
RISPONDO AL SIG. MERIDIONALE LAUREATO (suo commento del 27 Agosto 2024 alle 19:33).
Sig. Meridionale Laureato, comprendo bene il suo stato d’animo, che è anche lo stato d’animo di moltissimi lettori di Pensionipertutti.
Lei sa bene che i suoi 450.000 euro non potranno esserle restituiti anche se mettesse per iscritto in presenza di un notaio che lei rinuncia alla sua pensione: i suoi soldi servono per pagare la pensione di chi oggi è in pensione.
Il riscatto degli anni di laurea dovrebbe essere a titolo gratuito, e non a pagamento. Il pagamento, ad onor del vero, è stato già versato dai genitori per far laureare il proprio figlio ed arricchire in tal modo la nazione.
Di Quota 41 si fa un gran parlare, è vero, e per la maggior parte riguarda i diplomati. I laureati (a meno che non abbiano studiato mentre lavoravano) ne sono pressoché esclusi, perché vedrebbero Quota 41 a 66 anni, quasi vicini alla pensione di vecchiaia di 67 anni.
Di Quota 41 possono usufruire gli invalidi che hanno una riduzione della capacità lavorativa almeno uguale al 74%. Non possono godere di Quota 41, invece, i disabili. Sinceramente mi sfugge il motivo per il quale gli esperti previdenziali fanno differenza di trattamento tra “invalidi” e “disabili”.
La situazione di delusione, di incertezza, di amarezza, e di rabbia è una piaga che affligge non solo il Meridione, ma l’intera nazione (ma, forse, è vero: ancor più il Meridione).
C’è tanta povertà in Italia.
Mi riferisco non soltanto alla povertà economica, che sfocia nella miseria sociale.
Mi riferisco soprattutto alla povertà intellettuale, che sfocia in mancanza di idee nuove che siano in linea con il tempo corrente, in mancanza di idee innovative che pilotino la trasformazione economica e sociale dal tempo precedente al tempo corrente (es. il passaggio dall’era industriale all’era dei servizi, ed ora il passaggio dall’era dei servizi all’era dei servizi digitali).
In data 11 dicembre 2023 ho inviato via PEC una mail al Sen. Alessio Butti (Sottosegretario all’innovazione tecnologica e alla transizione digitale) e all’Ing. Mario Nobile (Direttore generale per l’Italia Digitale). La mail aveva per oggetto: “ECONOMIA INFORMATICA per la Trasformazione digitale e l’Italia digitale”. In quella mail anticipavo il concetto di “tassazione robotica”, quella che sarebbe poi divenuta l’idea portante del documento che poi ha assunto il titolo di “Proposta di Riforma Previdenziale flessibile e strutturale Perfetto-Armiliato-Gibbin”.
Né il Sen. Butti, né l’Ing. Nobili hanno mai risposto alla mia mail.
Mi è capitato poi di leggere un articolo scritto da Lorenza Ferraiuolo su Fortune Italia il 16 dicembre 2023 dal titolo ‘Atreju 2023, Butti: “In futuro i robot pagheranno le nostre pensioni”’. (https://www.fortuneita.com/2023/12/16/atreju-2023-butti-in-futuro-i-robot-pagheranno-le-nostre-pensioni/)
Atreju è una manifestazione politica giovanile della destra italiana.
Ad Atreju 2023 (inizio 14 dicembre 2023 e termine il 17 dicembre 2023) il Sen. Butti ha affermato testualmente:
“La tecnologia, se ben disciplinata, può fare cose straordinarie. A proposito di calo demografico che porterà alla scomparsa di alcune professioni, tra l’altro, si pensava di far pagare i contributi pensionistici ai robot. Sembra una battuta, ma altrove c’è chi ci sta già ragionando. Perché è fuori dubbio che anche l’AI dovrà pagare uno scotto”.
Mi è parsa strana la coincidenza tra il pensiero di Butti e quello mio. Ho reso partecipe di questa “stranezza” la Dott.sa Erica Venditti e successivamente è emersa l’occasione per procedere alla stesura della Proposta di Riforma Previdenziale flessibile e strutturale Perfetto-Armiliato-Gibbin.
Ho poi contattato anche il Prof. Renato Loiero, Consigliere economico del Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni. Gli ho inviato la mail in data 23 aprile 2024 avente per Oggetto: “Suggerimenti su Riforma pensioni e crescita economica” con in allegato 12 slide estremamente sintetiche relative alla Proposta di Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin.
Dopo15 minuti ho ricevuto via sms la risposta del Prof. Loiero sul mio cellulare: “Prendo visione. Saluti”.
Ho collezionato un nuovo silenzio.
Vede, sig. Meridionale Laureato, sono queste le persone che abbiamo.
Sono queste le persone che potrebbero rimuovere la situazione di delusione, di incertezza, di amarezza, e di rabbia che affligge una moltitudine di italiani.
Ed è a loro che io devo parlare.
POST N. 170
29 Agosto 2024 alle 21:54 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, Quota 42+10 se legge Fornero passasse da misto a contributivo, effetto retroattivo? (mia risposta al sig. Raffaele)
Sig. Raffaele, con il termine “retroattivo” si intende dire “poter modificare il passato”.
Con il termine “NON retroattivo” significa dire “NON poter modificare il passato”.
Esempio.
1. Supponiamo che lei maturi il requisito per la pensione di vecchiaia a 67 anni esattamente il 31/12/2024: dunque, lei potrà andare in pensione l’1/1/2025.
2. Supponiamo che il Governo nel 2024 faccia una legge che dica: dall’1/1/2025 si andrà in pensione a 74 anni di età anagrafica.
3. SE la legge fosse “retroattiva”, lei non potrebbe più andare in pensione l’1/1/2025 ma dovrebbe aspettare altri 4 anni, il 2028, quando compirà 74 anni.
Nel nostro ordinamento civile, le leggi NON sono retroattive e perciò, sig. Raffaele, anche se il Governo dovesse fare una legge che dicesse che dall’1/1/2025 si andrà in pensione a 74 anni, lei potrà comunque andare a 67 anni di età, in quanto i suoi requisiti che sono stati maturati esattamente il 31/12/2024 continuerebbero a valere anche nel futuro (diventano, come si suol dire, “requisiti cristallizzati” o “diritto acquisito cristallizzato”, cioè che non può essere modificato).
In pratica, la nuova legge si applica solo a coloro che matureranno i requisiti DOPO UNA CERTA DATA (es. dopo il 31/12/2024), e NON si applica a color che invece hanno maturato i requisiti PRIMA DI UNA CERTA DATA (es. prima dell’1/1/2025).
NOTA BENE: QUESTO È UN ESEMPIO INVENTATO AL SOLO SCOPO DI CHIARIRE IL SIGNIFICATO DI “RETROATTIVO”.
POST N. 169
29 Agosto 2024 alle 18:12 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni anticipate, Quota 41+10 mesi e Quota 42+10 a rischio nel 2025? (mia risposta alla sig.ra Daniela DB)
Rispondo alla SIG.RA DANIELA DB (suo commento del 29 Agosto 2024 alle 10:08).
Sig.ra Daniela DB, lei probabilmente si riferisce alla mia seguente espressione riportata nell’articolo: “eventuali variazioni che potrebbero essere apportate alla Riforma potranno avere effetto dal 2026 in poi”.
Riconosco che l’espressione è ambigua, e pertanto può dare origine a incomprensioni.
L’espressione corretta è la seguente: “eventuali variazioni che potrebbero essere apportate alla Riforma potranno avere effetto dal 2025 in poi”.
Ma questo è talmente ovvio (in quanto le modifiche non possono essere applicate retroattivamente, e quini per il 2024) che in “ottica futura” mi è venuto di scrivere “2026”.
Ma l’anno corretto è 2025.
Ora proverò a spiegarmi meglio, seguendo il suo ragionamento e modificando in parte le sue parole.
In linea teorica, non si può escludere che il legislatore già in questa imminente Finanziaria, se spinto da ragioni economiche/di bilancio, possa intervenire per introdurre norme in grado di cancellare il meccanismo Fornero dei 42+10 e 41+10 anni di contributi e con il calcolo del sistema misto sin dal 1 gennaio 2025.
Ciò vorrebbe dire che:
• chi maturerà i requisiti per la pensione anticipata Fornero entro il 31 dicembre 2024, andrà in pensione con i requisiti e il sistema di calcolo previsti dalla legge Fornero attualmente in vigore nel 2024 (42+10 e 41+10 anni di contributi e con il calcolo del sistema misto);
• chi maturerà i requisiti per la pensione anticipata Fornero dall’1 gennaio 2025, andrà in pensione con i requisiti e il sistema di calcolo previsti dalla legge Fornero (eventualmente modificata nel 2024) che entrerà in vigore all’1 gennaio 2025.
Per quanto riguarda le ragioni di opportunità in base alle quali il Governo potrà agire riguardo alle pensioni, credo proprio che nei calcoli che dovrà fare il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giorgetti non saranno per nulla contemplati quelli di carattere elettorale.
Il Ministro Giorgetti dovrà trovare il modo di ridurre il rapporto Debito/PIL, che nel 2010 (Governo Berlusconi) era 119,20% (e ciò ha fatto nascere la legge Fornero), mentre nel 2023 (Governo Meloni) è stato il 137,30% (Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Debito_pubblico).
Ci troviamo quindi in una condizione finanziaria peggiore di quella che ha fatto nascere la legge Fornero.
Il Ministro Giorgetti punta molto sulla crescita del PIL, e questo per la ragione seguente: grazie all’aumento del PIL il rapporto Debito/PIL potrebbe diminuire.
Al tempo stesso, però, il Ministro Giorgetti, prudentemente, nel caso in cui il PIL dovesse crescere poco (come è avvenuto negli anni precedenti) punta anche a ridurre il Debito pubblico, e il modo più facile per farlo è riducendo la spesa per pensioni (tra l’altro, come ho spesso detto, il Governo ha bisogno di lavoratori che versano i contributi per pagare le pensioni correnti).
Pertanto, “il calcolo elettorale” non entrerà affatto in gioco nei calcoli per mettere a punto la Manovra 2025.
POST N. 168
29 Agosto 2024 alle 13:07 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, Quota 103 si cristallizza? Ricalcolo assegno raggiunti 42+10 mesi? (mie risposte ai sig. Stefano, Vito Trabace, Claudio)
MIE RISPOSTE AI SIGNORI: STEFANO, VITO TRABACE, CLAUDIO
RISPONDO AL SIG. STEFANO (suo commento del 29 Agosto 2024 alle 3:59).
Sig. Stefano, le rispondo che mandare in pensione anticipata senza nessuna penalizzazione i lavoratori anziani a 63 o a 64 anni è senz’altro una cosa intelligente. Ciò viene contemplato nella Proposta di Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin.
La cosa è intelligente perché effettivamente i nonni sono essenziali oggi per aiutare figli e nipoti.
Se lei ha tempo di leggere l’articolo a firma di Erica Venditti pubblicato in data 13 aprile 2024 al seguente link: https://www.pensionipertutti.it/pensioni-anticipate-2024-2025-perfetto-nostra-proposta-parte-dal-ricambio-generazionale/ noterà una figura che contiene due scritte: “Più nonni potenziali” e “Più sostegno per futuri nipoti”.
La Redazione di Pensionipertutti ha ripreso l’immagine di copertina dell’articolo (che le ho citato) da una mia Presentazione che ho inviato al Direttore Generale dell’INPS, Dott. Vincenzo Caridi, in data 5/12/2023 tramite Posta certificata avente per Oggetto “Economia Informatica e Pensioni”.
Potrà trovare, sig. Stefano, altre interessanti osservazioni al suo commento leggendo l’articolo a firma di Luca Cifoni pubblicato su il Messaggero in data 7 agosto 2023 con l’eloquente titolo: “Pensione, alzare l’età mette un freno alla natalità: lo studio di Bankitalia” (fonte: https://www.ilmessaggero.it/economia/news/pensione_eta_natalita_perche_cosa_succede-7562886.html)
Sig. Stefano, lei domanda: “Al governo non ci pensano?” (ovvero, non ci pensano che i nonni sono essenziali oggi per aiutare figli e nipoti?)
Ebbene, sig. Stefano, il Governo ritiene di poter aumentare le nascite aiutando le famiglie con i bonus bebè o con altri tipi di incentivi.
Ma le famiglie fanno nascere bambini se vedono meno incertezze per il futuro, e se vedono per i loro figli un futuro fatto di lavoro e ben pagato.
Ma è proprio il lavoro il punto debole, il tallone di Achille del Governo Meloni (ma anche di Governi di altre formazioni politiche). I Governi non sanno come creare lavoro nell’era dell’economia digitale.
Proprio perché i Governi non sanno come creare lavoro nell’era dell’economia digitale dominata dall’automazione (Robot e AI), tendono a mantenere i lavoratori quanto più a lungo possibile al lavoro (anche a causa, anzi soprattutto a causa della denatalità).
CONCLUSIONE: meno nonni, e meno nascite; meno nascite, e sempre meno nonni (il cane che si morde la coda).
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RISPONDO AL SIG. VITO TRABACE (suo commento del 29 Agosto 2024 alle 8:41).
Sig. Vito, la sua è una domanda molto specifica e va inoltrata ad un Patronato.
Io non ho sottomano procedure che mi consentano di dare risposte puntuali a fronte di leggi che potrebbero cambiare di anno in anno, né frequento ambienti entro i quali potermi consultare con altri esperti.
Inoltre, io guardo in avanti; il nostro passato risalente a Sacconi e a Maroni è stato cancellato dalla Economia Digitale (anche se il Governo Meloni non se n’è ancora accorto).
L’Economia digitale mette fuori gioco tutto ciò che è stato acquisito sino ad oggi, compresa la Legge Fornero, Quota 100, Quota 101, Quota 102, Quota 103, Opzione Donna.
È sotto gli occhi di tutti il profondo smarrimento del Governo Meloni, del CNEL, dei policy maker: essi non sanno che cosa fare, e la cosa migliore che riescano a ideare è allungare l’età pensionabile attraverso l’allungamento delle finestre di attesa, ridurre il numero delle pensioni attraverso disincentivi, offrire l’incentivo a restare più a lungo al lavoro, concedere bonus Maroni e bonus bebè come quando si getta un avanzo di coscia d’agnello ad una bestiola che si lecca le ferite.
Ad ogni modo, sig. Vito, la sua domanda è più che legittima, perché tocca la sua vita reale, e merita senz’altro una risposta.
E allora, nella speranza che la Redazione di Pensionipertutti non la prenda come uno sgarbo, la indirizzo verso il servizio “L’esperto risponde” offerto dal sito pensionioggi.it: https://www.pensionioggi.it/esperto-risponde
Può darsi che l’altro esperto sappia darle la risposta che lei cerca.
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RISPONDO AL SIG. CLAUDIO (suo commento del 28 Agosto 2024 alle 22:12).
“Sangue freddo…hai esagerato perdi di credibilità”.
Non saprei dire se questo suo commento sia rivolto alla Redazione di Pensionepertutti – che con la nuova categoria “l’esperto risponde” ha aperto una nuova finestra sul mondo pensioni – oppure se sia rivolto all’“esperto” che potrei essere io.
Nel caso in cui il commento fosse rivolto a me, questa è la mia risposta: non si può perdere ciò che non si ha (e questo lo sanno tutti).
Non ho mai desiderato di avere credibilità, o di essere credibile come persona.
È l’idea che esprime la persona che deve essere credibile.
Le mie idee sono sostenute e garantite dai miei modelli matematici – fino a prova contraria, ovviamente. Ovvero, fino a quando qualcuno non me li confuterà.
Pertanto, sig. Claudio, se il suo commento è rivolto a me, la inviterei a portare a confronto i suoi modelli matematici con i miei modelli matematici.
L’avverto, però, sig. Claudio, che nel confronto lei perderà: i miei modelli matematici sono robusti; essi sono non solo teorici, ma sono anche sperimentali, nel senso che spiegano i risultati sperimentali ottenuti mediante VERI esperimenti di economia digitale condotti in Centri di Elaborazione Dati (utilizzati come laboratori reali) dotati di computer IBM della classe mainframe (con Sistema Operativo z/OS, impresa artificiale) capaci di gestire migliaia di utenti contemporaneamente (forza lavoro, sia umana che robotica), centinaia di migliaia di transazioni all’ora (PIL) utilizzando come mezzo di scambio le service unit (la moneta digitale che si usa nel Centri di Elaborazione Dati da almeno 50 anni e passa) onorando l’obiettivo di non fare aumentare il tempo di risposta (inflazione) oltre un determinato livello di soglia stabilito dal Management (Governo/Banca Centrale).
POST N. 167
28 Agosto 2024 alle 13:51 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni anticipate, Quota 41+10 mesi e Quota 42+10 a rischio nel 2025? (mia risposta al sig. Alfredo)
Rispondo al SIG: ALFREDO (suo commento 28 Agosto 2024 alle 9:17).
Sig. Alfredo in merito al suo PUNTO a) le rispondo:
– “cristallizzare il diritto alla pensione Quota 103” significa che lei potrà esercitare in qualsiasi momento il suo diritto che acquisirà (da sua informazione) l’11/2024 (quando avrà maturato 62 anni di età+ + 41 anni di contributi), anche se nel 2025 dovessero cancellare Quota 103 oppure dovessero introdurre modifiche penalizzanti rispetto alla Quota 103 oggi in vigore.
– Il periodo di “cristallizzazione” non ha una durata, non scade mai. Potrà andare in pensione con Quota 103, con lo stesso trattamento pensionistico dell’attuale Quota 103, quando vuole: nel 2025, o nel 2026, o nel 2027.
In merito al suo PUNTO b) le rispondo:
– Se (come da sua informazione) il mese di 09/2026 raggiungerà i 42 anni e 10 mesi per la pensione anticipata Fornero, lei potrà usufruire del ricalcolo della pensione avendo maturato anche il requisito “Fornero”. In altre parole, in data 09/2026 potrà decidere se andare in pensione con Quota 103 con il trattamento pensionistico previsto oggi nel 2024 (avendo “cristallizzato il diritto”, ovvero, avendo “cristallizzato i requisiti”), oppure potrà decidere di andare in pensione con l’anticipata Fornero (quella oggi in vigore prevede 42 anni e 10 mesi) con il trattamento pensionistico previsto per il 2026. Starà a lei decidere se andare con Quota 103 o con l’anticipata Fornero in base all’importo pensionistico che lei troverà essere più vantaggioso.
POST N. 166
27 Agosto 2024 alle 14:19 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma Pensioni 2025: incentivi per posticipare l’uscita, e dubbi su Quota 103 e OD (mia risposta al sig. Fabio)
Rispondo al SIG. FABIO che nel suo commento del 27 Agosto 2024 alle 9:11 pone due domande di carattere generale che trovo piuttosto interessanti:
PRIMA DOMANDA del sig. FABIO: “se in Italia ci sono circa 2 milioni di disoccupati Nel 2023, nel 2024 non so, mi dite cosa c’entra la denatalita’ ?”.
SECONDA DOMANDA del sig. FABIO: “Anche se nascessero bimbi come funghi dove andrebbero a lavoro?”
MIA RISPOSTA ALLA PRIMA DOMANDA DEL SIG. FABIO
L’ISTAT comunica che in maggio 2024 il numero di occupati (lavoratori attivi) è pari a 23.954.000, il numero di disoccupati è di 1.753.000 e il numero di inattivi (coloro che non lavorano e che non sono neanche in cerca di lavoro) è di 12.330.000 (https://www.istat.it/wp-content/uploads/2024/07/CS_Occupati-e-disoccupati_MAGGIO_2024-1.pdf).
NOTA 1 ALLA PRIMA DOMANDA IN MERITO AI DISOCCUPATI:
Riguardo al numero di disoccupati, credo proprio che il Governo lo ritenga un numero adeguato: infatti, risulta che il tasso di disoccupazione (riportato a pag. 6 del documento ISTAT) è 6,8% (dato dal rapporto tra la forza lavoro disoccupata e la forza lavoro disponibile, ovvero da: 1.753.000/(23.954.000+1.753.000)). Il tasso di disoccupazione 6,8% potrebbe essere chiamato “tasso naturale di disoccupazione”, un termine coniato da due economisti Milton Friedman e Edmund Phelps negli anni Sessanta. Il tasso naturale di disoccupazione è quel tasso da mantenere per non far insorgere l’inflazione da domanda, in quanto, se il tasso di disoccupazione diminuisce (ovvero se aumenta il tasso di occupazione) l’inflazione aumenta (l’esistenza di questa relazione inversa tra tasso di disoccupazione e tasso di inflazione è stata resa evidente dalla “Curva di Phillips” che prende il nome dall’economista che l’ha ricavata, Bill Phillips).
Quello che secondo me deve preoccupare (e pure molto) il Governo, sono i 12 milioni di inattivi. A mio avviso, la disoccupazione è un problema, ma pure la inattività è un problema: milioni di persone talmente scoraggiate che non vanno nemmeno in cerca di lavoro (o che lavorano in nero).
NOTA 2 ALLA PRIMA DOMANDA IN MERITO AL RAPPORTO OCCUPATI/PENSIONATI: L’INPS comunica che al 31/12/2022 il numero di pensionati è pari a 16.131.414 (https://servizi2.inps.it/servizi/osservatoristatistici/api/getAllegato/?idAllegato=1007)
Anche se facciamo riferimento a due anni differenti (2024 per gli occupati e 2022 per i pensionati) ipotizziamo che il numero di pensionati si sia mantenuto a 16.131.414 anche nel 2024.
Pertanto, il rapporto tra lavoratori attivi e pensionati è dato da 23.954.000/16.131.414 = 1,48 (molto prossimo al valore ideale stimato in 1,5). Il rapporto ci dice che, per ogni pensionato, occorrono 1,48 lavoratori (diciamo 1 lavoratore a tempo pieno e 1 lavoratore part-time).
Questo rapporto ritenuto favorevole tra attivi e pensionati è dovuto anche al fatto che si tende sempre di più a mantenere i lavoratori anziani (ultrasessantenni) al lavoro. E il mantenere i lavoratori anziani sempre più a lungo al lavoro è legato alla denatalità.
NOTA 3 ALLA PRIMA DOMANDA IN MERITO ALLA DENATALITÀ:
Le proiezioni demografiche per l’Italia nel periodo 2024-2050 non sono affatto promettenti: https://www.populationpyramid.net/italy/2023/
Si registra un progressivo assottigliamento della base (sempre minori nascite) che porteranno ad una diminuzione progressiva della popolazione (linea di tendenza che punta verso il basso) e con una presenza sempre maggiore di ultraottantenni.
Se ci sono poche nascite, ci saranno sempre meno lavoratori attivi nella fascia di mezzo della piramide demografica, e questo significa che un numero crescente di pensionati (perché si vive più a lungo) dovrà essere sostenuto da un numero decrescente di lavoratori attivi (perché si nasce sempre meno). Il sistema previdenziale non regge. Il rapporto occupati/pensionati che ad oggi è 1,48, potrebbe scendere ad 1 (1 lavoratore mantiene un pensionato) o addirittura sotto 1.
IL VERO INCUBO DEL GOVERNO E DEI POLICY MAKER È LA DENATALITÀ.
A mio avviso, il problema “pensioni” non si risolve affatto trasferendo una parte del TFR a Fondi Pensione per potersi costruire una pensione complementare. NO!
Il trasferimento di una parte del TFR ai Fondi Pensione è uno specchio per le allodole, un’alchimia finanziaria che va favore dei Fondi Pensione (gestiti peraltro anche dai Sindacati, i quali da tempo spingono per la pensione complementare) e non va a favore dell’intera popolazione.
Perché, per esempio, non impiegare allora quella parte del TFR per “contribuire” al pagamento delle pensioni e quindi mandare in pensione i lavoratori anziani e permettere il ricambio generazionale? Perché il Governo è così favorevole a privatizzare anche le pensioni?
Il Governo ha bisogno di sgravare la spesa pubblica dal peso delle pensioni e quindi carica il peso sui Fondi Pensione che sono ben lieti nell’accogliere questo peso. Ma ciò non vuol dire affatto che poi il lavoratore potrà andare in pensione quando vorrà. Anche con la pensione complementare forzosa il Governo potrà sempre fare una legge che afferma che si va in pensione a 70 anni di età anagrafica. Perché? Ma perché il Governo (l’ho già detto altre volte ma lo ripeto) ha bisogno di lavoratori per mantenere il rapporto occupati/pensionati vicini a 1,5. E come fare a mantenere il rapporto vicino a 1,5 se non nascono bambini a sufficienza? Occorre mantenere i lavoratori anziani più a lungo al lavoro.
Un’altra possibilità potrebbe essere quella di aumentare il flusso regolare di migranti come suggerisce il Governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta. (https://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2024/04/23/panetta-leuropa-invecchia-serve-flusso-regolare-migranti_a23a02ba-d72f-412b-97ed-3751192aff96.html).
Va bene, aumentiamo il flusso regolare di migranti! Ma per poter aumentare il flusso regolare dei migranti, Governatore Fabio Panetta, occorre anche GARANTIRE LAVORO REGOLARE AI MIGRANTI! E allora, Governatore Fabio Panetta, quali sono i suoi suggerimenti per creare lavoro?
MIA RISPOSTA ALLA SECONDA DOMANDA DEL SIG. FABIO.
Sig. Fabio, rispondo alla sua seconda domanda: “Anche se nascessero bimbi come funghi dove andrebbero a lavoro?”.
Qui entra in gioco l’istruzione, la formazione e l’avviamento al lavoro.
Oggi la scuola, nel suo complesso, a livello di medie superiori e di università, è fallimentare.
Non a caso il Ministro dell’Istruzione e del Merito Prof. Giuseppe Valditara ha ritenuto opportuno ideare il “modello campus”: ‘Il modello “campus” prevede una vasta flessibilità didattica e organizzativa. Inoltre, prevede una stretta connessione con il mondo del lavoro attraverso l’apprendistato formativo di primo livello e il potenziamento delle ore “on the job”. Le novità non si fermano qui: il progetto prevede anche una forte connotazione internazionale e l’incorporazione di docenti esterni’. (https://www.orizzontescuola.it/istruzione-tecnica-e-professionale-ecco-la-riforma-valditara-tutti-i-punti-chiave-si-partira-a-settembre-2024/).
Il Progetto del Ministro dell’Istruzione e del Merito è in perfetta sintonia con quanto viene espresso nella Proposta di Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin al paragrafo 7.14 intitolato “Istruzione, formazione e avviamento al lavoro per i giovani”, in cui si propone l’insegnamento della disciplina STEM “Economia Informatica” che è un Insegnamento nuovo e innovativo sotto il profilo della didattica, della ricerca e del lavoro. In particolare, sotto il profilo del lavoro:
“da un lato prepara gli studenti all’accesso al mondo del lavoro già durante il corso di studi con una sorta di “stage scolastico”, mettendo loro a disposizione tecniche e strumenti che utilizzeranno nelle aziende; e dall’altro consente a chi già lavora di perfezionare le proprie conoscenze o di acquisirne delle nuove nel caso di riqualificazione professionale”.
CONCLUSIONI.
Mi rendo conto che nei miei commenti mi dilungo molto, e che questo potrebbe appesantire la lettura e persino annoiare il lettore.
Ma mi preme trasmettere il seguente messaggio: non è solo una questione di spendere meno per le armi, di combattere l’evasione fiscale, di eliminare taluni privilegi, di eliminare gli sprechi della Pubblica Amministrazione. Questo, è ovvio, occorre farlo.
La questione è soprattutto l’equazione “PENSIONI = LAVORO”.
LE PENSIONI DIPENDONO DAL LAVORO.
Questa frase andrebbe scritta a caratteri cubitali in tutte le sedi istituzionali proprio come nelle sedi di tribunali viene scritto “LA LEGGE È UGUALE PER TUTTI”.
La questione è creare LAVORO, e per creare lavoro occorre fare ragionamenti più orientati all’ECONOMIA nel suo insieme (famiglie, imprese, Stato) contestualmente alla CONTABILITÀ (entrate e uscite), e non solo ragionamenti orientati alla sola contabilità (entrate contributive e uscite per pensioni).
La Proposta di Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin offre soluzioni:
• a denatalità e all’invecchiamento della popolazione (attraverso l’impiego di Robot e Ai, che vanno ad occupare la fascia di mezzo della piramide demografica lasciata vuota dai lavoratori mancanti a causa del calo delle nascite e che viene forzatamente riempita con i lavoratori anziani);
• alle pensioni e al lavoro (attraverso l’equiparazione del lavoro robotico al lavoro umano e quindi facendo versare le imposte contributive a Robot e AI, in modo da compensare i vuoti contributivi che si verrebbero a creare a causa della mancanza di lavoratori giovani, e quindi permettendo il pensionamento dei lavoratori anziani e di conseguenza l’assorbimento di forza lavoro giovanile al fine di attuare il ricambio generazionale);
• al debito pubblico e alla crescita economica (attraverso i nuovi consumi che determinerebbero maggiori entrare erariali attraverso l’IVA, attraverso nuova produzione e quindi nuovi investimenti che determinerebbero maggiore crescita economica oltre l’attuale zerovirgola per cento).
POST N. 165
26 Agosto 2024 alle 16:33 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2025, Perfetto: Abolizione finestre, Quota 41, cumulo gratuito (mia risposta al sig Guido)
Rispondo al SIG. GUIDO (suo commento del 26 Agosto 2024 alle 13:58).
Sig. Guido, è possibile che io le abbia mostrato una “visione strabica” (per così dire) del suo problema.
Mentre da un lato le parlo di “cumulo dei contributi” (cioè, in parole semplici: sommare tra loro i contributi versati presso più gestioni previdenziali ed ottenere una sola pensione); dall’altro lato le indico il sito che parla di “ricongiunzione delle posizioni assicurative” (cioè in parole semplici: ottenere una sola pensione mettendo insieme due pensioni).
Ebbene, se con il “cumulo” lei è in una botte di ferro (come le avevo precisato), allora con la “ricongiunzione” lei non è più in una botte di ferro.
Tuttavia, da un documento dell’INPS datato 2017 (ma credo che il contenuto valga anche nel 2024), leggo:
– CUMULO: “E’ la possibilità di cumulare i periodi assicurativi con contribuzione versata in più gestioni previdenziali per conseguire il diritto ad un’unica pensione.”
– A CHI SI RIVOLGE: “Soggetti con contribuzione versata in due o più delle seguenti gestioni previdenziali:
• Assicurazione generale obbligatoria (Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti e Gestioni Speciali dei Lavoratori Autonomi: commercianti, artigiani, coltivatori diretti)
• Gestioni sostitutive dell’Assicurazione generale obbligatoria
• Gestioni esclusive dell’Assicurazione generale obbligatoria
• Gestione separata
• Iscritti alle casse professionali”.
– REQUISITI: “Il cumulo può essere utilizzato per ottenere la pensione di vecchiaia, di inabilità, indiretta ai superstiti o dal 2017 per ottenere la pensione anticipata”.
FONTE: https://servizi2.inps.it/docallegati/InpsComunica/Documents/Cumulo.pdf
Sulla base del documento INPS appena indicato, traggo le mie conclusioni:
1. Il cumulo si rivolge a soggetti con contribuzione versata in più gestioni previdenziali, per esempio all’INPS e ad una cassa professionale (per esempio la Cassa ragionieri);
2. Il cumulo può essere utilizzato per ottenere la pensione di vecchiaia a 67 anni di età;
3. Poiché lei, sig. Guido, ha versato 21 anni di contributi all’INPS e 12 anni di contributi alla Cassa ragionieri, allora con il cumulo gratuito e previa domanda di cumulo dei contributi che lei potrà farsi compilare gratuitamente da qualsiasi Patronato, anche se il CNEL dovesse avanzare la Proposta di dover andare in pensione a 67 anni con 25 anni di contributi, e se il Governo dovesse accettare tale Proposta del CNEL, lei, sig. Guido, non verrebbe affatto toccato dalla Proposta del CNEL e, avendo maturato complessivamente 33 anni di contribuzione (21 di INPS e 12 della Cassa ragionieri) potrà andare tranquillamente in pensione con la pensione di vecchiaia Fornero con 67 anni di età anagrafica.
Se c’è qualcosa che ancora mi sfugge, e lei, sig. Guido, volesse farmela notare, sarei ben lieto di ricevere la sua annotazione.
POST N. 164
26 Agosto 2024 alle 13:23 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2025, Perfetto: Abolizione finestre, Quota 41, cumulo gratuito (mia risposta alla sig. Annamaria)
Sig. Annamaria, nell’ipotesi che fosse approvata la proposta della Lega su quota 41 anni per tutti, NON verrebbe mantenuta la pensione anticipata ordinaria prevista dalla Fornero (41 anni e 10 mesi donne, e 42 anni e 10 mesi uomini).
La proposta della Lega (quella che conosco io, e che è riportata nella Proposta di Legge 2855 del 2021 a prima firma Durigon) sostituisce l’anticipata ordinaria prevista dalla Fornero.
Differentemente dall’anticipata ordinaria Fornero, che prevede l’applicazione del sistema di calcolo misto (per chi ci ricade), la “Quota 41 per tutti” della Lega espressa nella PdL 2855 del 2021 (ma presumo anche nella futura proposta che avanzerà la Lega) prevede invece l’applicazione del sistema di calcolo contributivo (meno favorevole del misto), per uomini e per donne (anche per coloro che ricadrebbero nel sistema di calcolo misto).
POST N. 163
25 Agosto 2024 alle 17:13 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2025, Perfetto: Abolizione finestre, Quota 41, cumulo gratuito (mia risposta al sig Andrea)
Sig. Andrea, provo a chiarire l’affermazione “se uno ha lavorato X 20 anni, versando moltissimi contributi”.
Le porto un semplice esempio numerico.
Per essere chiari e pragmatici, farò riferimento al mio salario annuale di lavoratore autonomo che nel 2016 è stato di 66.813 euro. Su 66.813 euro mi è stata applicata l’aliquota contributiva di 0,27%. Nel mio “Estratto conto del montante contributivo gestione parasubordinati” l’INPS mi certifica, in relazione alla mia Retribuzione imponibile di 66.813 euro, il versamento di 18.039 euro in contributi.
Supponiamo ora che un lavoratore autonomo come sono stato io abbia guadagnato 66.813 euro lordi annui e che abbia versato in 20 anni contributi pari a 18.039 euro l’anno. Dopo 20 anni il montante contributivo risulta essere pari a 18.039 x 20 = 360.780 euro.
Supponiamo ora che un lavoratore dipendente guadagni 27.000 euro lordi annui (che suddivisi in 13 mensilità equivalgono a 2077 euro lordi mensili). Al lavoratore dipendente viene applicata l’aliquota contributiva del 33% e pertanto il lavoratore dipendente verserà 27.000 x 0,33 = 8.910 euro all’anno in contributi. Dopo 40 anni, il montante contributivo del lavoratore dipendente sarà dato da 8.910 x 40 = 356.400 euro.
CONCLUSIONE.
Il lavoratore autonomo che per 20 anni ha versato in contributi 18.039 euro l’anno avrà accumulato un montante contributivo pari a 360.780 euro, che è maggiore del montante contributivo di 356.400 euro che avrà accumulato in 40 anni il lavoratore dipendente che ha versato 8.910 euro l’anno.
Ecco dunque spiegata l’affermazione “se uno ha lavorato X 20 anni, versando moltissimi contributi” (dove col termine “moltissimi contributi” si può intendere la cifra di 18.039 euro l’anno che ho versato io).
POST N. 162
25 Agosto 2024 alle 11:09 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni, la proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin se accolta realizzabile nel 2025?
«Mi rivolgo a Te e non mi rispondi,
ma il Tuo silenzio mi parla al cuore.
Libri aperti sparsi sul pavimento;
la pioggia cade sulla pianta di pruno.»
È la poesia di un monaco Zen.
Riporto questa dolce poesia (la cui impronta Zen la si riconosce nei due ultimi versi – per chi ha familiarità con la meditazione Zen) perché è proprio l’esperienza che sto attraversando io, inviando documenti inerenti la Proposta Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin al Governo (Presidenza del Consiglio dei Ministri e Consiglio dei Ministri), ai Ministeri (Ministero dell’Università e della Ricerca, Ministero dell’Istruzione e del Merito), alle Istituzioni (Ragioneria Generale dello Stato, Corte dei Conti, Ufficio Parlamentare di Bilancio, Agenzia delle Entrate, INPS), alle Università (Bocconi di Milano, Cattolica di Milano, La Sapienza di Roma, Luiss di Roma), ad Istituti di Ricerca (Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali).
Nessuno ha risposto alle mie mail (“Mi rivolgo a Te e non mi rispondi”).
Ma il loro silenzio lo comprendo bene (“ma il Tuo silenzio mi parla al cuore”).
Loro sanno ciò che hanno studiato (Libri aperti sparsi sul pavimento).
Robot e AI lavorano per te (la pioggia cade sulla pianta di pruno).
Il loro è un silenzio timoroso.
Come quando interrogato il bimbo si nasconde dietro la mamma protettrice, così i Professori portati a conoscenza di ciò che non sanno si nascondono dietro la loro conoscenza acquisita.
Hanno forse pudore di mostrare la loro nuda conoscenza dell’Economia Digitale?
Egregi Professori, Ministri, e Funzionari dello Stato: l’Economia Digitale non è l’Economia che avete studiato e imparato sui vostri libri ora sparsi sul pavimento, ma è l’alba di una nuova conoscenza che cambierà la vita della gente, di quella stessa gente che volete mantenere forzatamente al lavoro, come stanchi muli che con occhi bendati fanno ruotare, “a passi tardi e lenti”, una vecchia macina.
POST N. 161
25 Agosto 2024 alle 9:12 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2025, Perfetto: Abolizione finestre, Quota 41, cumulo gratuito (mia risposta al sig. Guido)
Molto bene, sig. Guido, è senz’altro un’ottima notizia per lei.
Le Casse professionali sono 23 in tutto e la CNPR (la Cassa professionale per ragionieri e periti commerciali) è tra queste.
Pertanto, stando alle notizie che lei ha raccolto su youtube (che però sarebbe opportuno verificare direttamente con la sua Cassa professionale o con l’INPS) lei potrà effettuare il cumulo gratuito tra la Cassa ragionieri e l’INPS.
Quindi lei è davvero in una botte di ferro, al riparo da qualsiasi modifica che il CNEL potrà apportare alla legge Fornero riguardo al pensionamento a 67 anni di età anagrafica ma con 25 anni di versamento contributi e non più con 20 anni (stando a quanto riporterebbero i giornali).
POST N. 160
24 Agosto 2024 alle 21:17 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pagamento Pensioni Settembre 2024: calendario e conguaglio INPS (mia risposta al sig. Julius)
Sig. Julius, la sola logica che io vedo dietro a ciò è pagare le pensioni il meno possibile.
Le sole cose che sanno fare coloro che si occupano di pensioni è far girare i programmi software, vedere le statistiche, quanti pensionati ci sarebbero sotto certe condizioni, e quindi scegliere la soluzione che fa risparmiare allo Stato più soldi.
Ciò che a noi mancano sono gli economisti, coloro che hanno una visione di insieme dell’economia (famiglie, imprese e Stato). Io mi considero uno di loro. O meglio, sono uno che ha visto dell’economia aspetti che altri economisti non hanno ancora avuto modo di osservare, aspetti inerenti all’economia digitale: la natura e la funzione della moneta digitale, i fattori di produzione digitali (Robot e AI), i servizi digitali (che sono più che altro servizi-fai-da-te).
Al posto degli economisti abbiamo invece dei contabili, come osservava l’economista Sergio Ricossa, il quale nel suo libro “Dov’è la scienza nell’economia?” del 1997 ha intitolato un capitolo così: “Gli economisti? Al più dei bravi contabili”.
POST N. 159
24 Agosto 2024 alle 19:27 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2025, Perfetto: Abolizione finestre, Quota 41, cumulo gratuito (mie risposte ai sigg. Pierpaolo, Andrea, Davide)
Rispondo al SIG. PIERPAOLO (suo commento del 24 Agosto 2024 alle 11:20).
Sig. Pierpaolo, purtroppo la sua domanda è molto specifica e pertanto mi coglie impreparato.
Non ho strumenti adeguati per dirle quanto potrebbe pagare qualora intendesse riscattare i periodi non coperti dalla contribuzione.
Per questo genere di problematiche (che peraltro sono estremamente delicate) è sempre opportuno rivolgersi ad un Patronato, e qualora si riscontrassero risposte contraddittorie, è opportuno rivolgersi direttamente all’INPS utilizzando il Servizio “INPS Risponde” il cui link si trova in basso a destra nella pagina sul sito dell’INPS https://www.inps.it/
Rispondo al SIG: ANDREA (suo commento del 24 Agosto 2024 alle 15:10).
Sig. Andrea, il sig. MARIANO le ha fornito la risposta corretta.
L’ammontare dell’importo pensionistico dipende fondamentalmente dalla quantità di contributi versati, oltre che dall’età anagrafica (come ben sappiamo).
A parità di importi versati in contributi, chi ha versato i contributi per 42 anni e 10 mesi (pensione anticipata) arriverà a prendere molto di più di chi andrà in pensione a 67 anni con la pensione di vecchiaia avendo versato i contributi per 20 anni (ci sono ben 22 anni di differenza di contribuzione).
Ma chi va in pensione di vecchiaia a 67 anni avendo versato per 20 anni moltissimi contributi, più di chi andrà in pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di versamenti contributivi, allora è possibile che chi ha versato per 20 anni avrà un importo pensionistico maggiore di chi ha versato per 42 anni e 10 mesi.
Rispondo al SIG. DAVIDE (suo commento del 24 Agosto 2024 alle 15:10).
Sig Davide, per quanto riguarda il Sistema Sanitario Nazionale (SSN), abbiamo provato a fare una simulazione con dati preparati da uno dei firmatari della Proposta Previdenziale, Maurizio Gibbin, esperto di robotica e di AI.
Chiediamo innanzitutto alle Istituzioni di sottoporre il nostro modello di simulazione ad esperti di Scienza delle Finanze, a chi si occupa di Fisco (es. Agenzia delle Entrate).
Proprio in data 3 giugno 2024 ho inviato una mail all’attenzione dell’Avv. Ernesto Maria Ruffini, Direttore dell’Agenzia delle Entrate, un documento su “Entrate contributive e crescita economica”, ritenendo che (riporto l’espressione della mia mail) “in qualità di esperto di Diritto tributario, possa fornirci la sua opinione sulla concreta possibilità di poter applicare almeno in Italia (anche se non proprio a livello europeo o internazionale come avviene per la Service Digital Tax e per la Global Minimum Tax) l’imposta sul reddito da lavoro prodotto dagli automi”.
Sino ad oggi, 24 agosto 2024, a distanza di 2 mesi, non ho ricevuto alcuna risposta dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate Avv. Ernesto Maria Ruffini.
ARGOMENTO 1: Rilancio dell’SSN
Nel nostro documento di Proposta Previdenziale, al paragrafo 8.4.4 “Stima economico-finanziaria previsionale” (pag. 41), anche in riferimento alla Sanità pubblica, abbiamo scritto:
“Sulla base delle nostre approssimative stime, riteniamo che l’applicazione dell’imposta IRAUT potrebbe riequilibrare il bilancio del settore previdenziale-pensionistico dell’INPS sia dal punto di vista economico (rapporto costi/ricavi) che finanziario (rapporto monetario entrate/uscite) con una prospettiva virtuosa positiva che si estenderà per i prossimi decenni.
Riteniamo altresì che entrate provenienti dall’imposta IRAUT possano verosimilmente superare il fabbisogno finanziario per il settore pensionistico, e costituire un contributo a fondi finanziari a sostegno dei settori assistenziali della Sanità pubblica, Istruzione Pubblica e welfare per le Politiche Sociali”.
ARGOMENTO 2: scuola pubblica /Università per orientare meglio i giovani al mondo del lavoro.
Per quanto riguarda la scuola pubblica/Università per orientare meglio i giovani al mondo del lavoro, abbiamo sviluppato il paragrafo 7.14 “Istruzione, formazione e avviamento al lavoro per i giovani”. In detto paragrafo abbiamo scritto che sono in corso nostre iniziative (più che altro avviate da me in prima persona):
“Le nostre iniziative sono rivolte verso le Università italiane e riguardano l’opportunità di inserire nei corsi di laurea l’Insegnamento della “Economia Informatica”. Di tale iniziativa abbiamo informato via PEC il Ministero dell’Università e della Ricerca e il Ministero dell’Istruzione e del Merito”.
Il Ministero dell’Istruzione e del Merito, il cui Ministro è il Prof. Giuseppe Valditara, viene chiamato in causa perché ritengo che la nuova disciplina STEM “Economia Informatica” possa essere studiata non solo all’Università (per Laurea specialistica triennale, per Laurea magistrale, e per Dottorato di Ricerca), ma anche nelle scuole superiori, come, per esempio, nei Licei Digitali di recente formazione.
ARGOMENTO 3: ordine pubblico PS.
Per quanto riguarda l’ordine pubblico con aumento di risorse ai membri della PS, la nostra Proposta Previdenziale non ne fa cenno.
ARGOMENTO 4: lotta all’evasione fiscale e contributiva.
Per quanto riguarda, infine, la lotta all’evasione fiscale e contributiva (che diverrebbero reati penali), ne abbiamo parlato nel capitolo 8 “Strumenti per finanziare il Programma” (pag. 34). Non siamo entrati, però, in merito all’attribuzione del carattere di penalità all’evasione/elusione fiscale perché ciò esula dalle competenze dei firmatari della Proposta Previdenziale. Abbiamo comunque scritto che:
“La nostra Proposta Previdenziale è fondata sull’occupazione. E col termine “occupazione” intendiamo riferirci sia alle attività lavorative relative all’occupazione umana che alle attività lavorative svolte dall’occupazione robotica.
Riportiamo qui un estratto dall’articolo di Erica Venditti pubblicato sul sito ‘Pensioni Per Tutti’ in data 10 gennaio 2024 che pone in evidenza la relazione tra pensioni, occupazione e imposte sul lavoro svolto dai robot:
“Poiché le pensioni dipendono dall’occupazione, l’attenzione va focalizzata sia sull’occupazione umana che su quella robotica. Se non si applicheranno nuove imposte sui robot e sull’intelligenza artificiale, si potrà andare incontro ad una perdita di entrate fiscali, che derivano per il 73 per cento dal reddito di lavoro e per il 17 per cento dalle imprese (come viene evidenziato a pag. 13 nello studio “A Tax on Robots?” della ricercatrice Germana Bottone pubblicato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze in settembre 2018)”.
“Dunque, oltre al recupero di entrate dall’evasione fiscale-contributiva (entrate che servirebbero per non avere decurtazioni/penalizzazioni sulle pensioni), occorrerebbe provvedere anche al recupero di entrate dalla “evasione fiscale-contributiva” robotica (entrate che servirebbero per avere più pensioni/pensionati)”.
Il recupero di entrate dalla “evasione fiscale-contributiva” robotica può avvenire con l’introduzione della nuova imposta IRAUT”.
Questo (e molto altro ancora) è quanto abbiamo scritto nel documento di Proposta di Riforma Previdenziale flessibile e strutturale Perfetto-Armiliato-Gibbin.
POST N. 158
24 Agosto 2024 alle 17:38 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2025, Perfetto: Abolizione finestre, Quota 41, cumulo gratuito
Quest’articolo della Dott.ssa Erica Venditti mi piace!
“Vision” e “Mission” sono due parole importanti.
La vision indica che cosa si vuole realizzare, quale problema si vuole risolvere.
La mission indica la via che si vuole percorrere, il modo in cui la vision diventa realtà.
Ma non sentiamo quasi mai pronunciare queste due parole. In quest’articolo le abbiamo sentite leggendole.
Le abbiamo udite forse dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali? o dal Ministro dell’Economia e delle Finanze? o dal Presidente del Consiglio dei Ministri?
No. Non le abbiamo udite.
Invece, è vero che forse abbiamo visto scritto la parola “missione” nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Sì, questo è vero; e riguarda la digitalizzazione e l’innovazione, l’istruzione e la ricerca, politiche per il lavoro e per le famiglie, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale.
Eppure, devo constatare, quelle “missioni” sembrano “lettere morte”, prive di vita, espresse senza convinzione e per questo poco convincenti; e non sono convincenti perché non sono animate da una vision, parola peraltro mai utilizzata nelle 273 pagine che compongono il documento del PNRR.
Sono definiti gli “Obiettivi generali del Piano”, questo è vero. C’è il richiamo al programma Next Generation EU (NGEU) che “segna un cambiamento epocale per l’UE” (così è scritto a pag. 9 del documento PNRR), questo è vero.
Ma senza una vision si va incontro ad una possibile irrealizzabilità della mission. Come attuare, per esempio, la mission relativa all’innovazione tecnologica “che vede in nostro Paese al 24° posto fra i 27 Stati membri dell’UE” (pag. 17 del documento PNRR) con la presenza massiva di lavoratori anziani che frenano l’innovazione tecnologica?
Nel PNRR si parla di “Cambiamento epocale per l’UE”, senza peraltro spendere una sola parola sul cambiamento epocale per l’IT (Italia) che della UE fa parte.
Dobbiamo forse aspettarci che del cambiamento epocale per l’Italia si parlerà nella Legge di Bilancio 2025? Nel mantenere i lavoratori anziani sempre più a lungo al lavoro mettendoli in competizione impari con il loro futuri “colleghi digitali” (Robot e AI)? Nel vedere le donne sempre più relegate e represse nel loro doppio ruolo di lavoratrici e di facenti funzioni di assistenti sanitari territoriali? Sarà forse questa la “visione” che esprimerà la Legge di Bilancio 2025?
E allora ecco spiegato il motivo per cui mi piace quest’articolo della Dott.ssa Erica Venditti, che ha saputo inserire l’argomento “Pensioni” nel capitolo che potrebbe essere denominato “MISSIONE 7” che, a differenza delle altre 6 MISSIONI presenti nel PNRR, è supportata invece da una “VISIONE”:
“Consentire la libertà di scelta nell’accesso dei lavoratori al trattamento pensionistico”.
POST N. 157
24 Agosto 2024 alle 12:52 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2025, Perfetto: Abolizione finestre, Quota 41, cumulo gratuito (mia risposta al sig. Andrea)
Vede, sig. Andrea, è proprio il “serve agire ora” che ci fa agire in affanno, in emergenza.
Puntelliamo la nostra società emanando leggi fragili, che non reggono nemmeno un anno, e che di anno in anno vanno ristrutturate perché perdono di efficacia.
Vorrei dire al Ministro Giorgetti: “Non possiamo mandare in pensione i lavoratori anziani perché cresciamo dello zero-virgola per cento. Ma è proprio perché non mandiamo in pensione i lavoratori anziani che cresciamo dello zero-virgola per cento”.
POST N. 156
24 Agosto 2024 alle 10:15 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2025, Perfetto: Abolizione finestre, Quota 41, cumulo gratuito (mia risposta al sig. Guido)
Sig. Guido, le ho risposto proprio poco fa al suo precedente commento. Le riporto quanto avevo scritto.
Sig. Guido, deve scusarmi, ma avevo male inteso.
In pratica lei ha versato i contributi dal novembre 1992 a maggio 2014 e cioè per 21 anni e 7 mesi.
Avendo versato contributi per 21 anni, in base alla legge Fornero, lei potrà andare in pensione a 67 anni di età anagrafica.
Per chi va in pensione a 67 anni con 20 anni di contribuzione, la legge Fornero richiede che l’importo pensionistico sia pari a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale che per il 2024 è di 801,61 euro.
Lei, sig. Guido, mi informa che andrebbe in pensione l’1 agosto 2025 a 67 anni con assegno di oltre i 1.500 euro. Pertanto, in base alla legge Fornero, ha tutti i requisiti per andare in pensione l’1 agosto 2025.
A questo punto la Proposta del CNEL potrebbe effettivamente impedirle di andare in pensione l’1 agosto 2025 qualora modificasse la legge Fornero e dicesse che si potrà andare in pensione a 67 anni con almeno 25 anni di contribuzione (che lei, attualmente, non ha con l’INPS).
Tuttavia, lei mi informa che ha versato contributi per 12 anni alla Cassa Ragionieri nel periodo antecedente al 1992 (se ho capito bene).
In tal caso lei potrebbe cumulare i contributi versati all’INPS (21 anni e 7 mesi) con i 12 anni versati alla Cassa Ragionieri (non ha specificato se lei abbia già fatto il cumulo).
SE LEI HA CUMULATO I CONTRIBUTI INPS E DELLA CASSA RAGIONIERI, non verrebbe affatto toccato dalla eventuale variazione che il CNEL potrebbe apportare alla legge Fornero elevando il requisito da “67 anni di età e 20 anni di contribuzione” a “67 anni di età e 25 anni di contribuzione”.
Se lei NON ha cumulato i contributi INPS e della Cassa Ragionieri, potrebbe trovarsi in difficoltà, in quanto il cumulo dei contributi INPS e della Cassa Ragionieri è oneroso. Le riporto a riguardo cosa afferma la Cassa Ragionieri in merito alla Ricongiunzione dei contributi:
La Ricongiunzione “Consiste nell’unificare i periodi di contribuzione obbligatoria, volontaria o figurativa maturati in enti diversi presso un unico ente previdenziale per acquisire il diritto ad un’unica pensione o per incrementare l’importo della pensione.
La ricongiunzione è onerosa e il costo equivale all’importo della riserva matematica necessaria a finanziare il maggior importo di pensione”.
Segnalo il link alla Cassa Ragionieri (che forse lei già conoscerà) anche ad altri lettori al solo scopo informativo: https://www.cassaragionieri.it/ricongiunzione
POST N. 155
23 Agosto 2024 alle 16:44 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, Quota 41 indipendentemente dall’età é ancora possibile: Quando e come? (mia risposta al sig. Nicola T.)
Rispondo al SIG. NICOLA T. il quale nel suo commento del 21 Agosto 2024 alle 21:18 ribadisce che “ci vuole una tassazione Iraut a livello almeno Ue”.
Rispondo subito: sono d’accordo che una tassazione concordata a livello europeo possa favorire l’applicazione di tale tassazione nei Paesi della Ue. Concordo quindi con il sig. Nicola T che (modifico leggermente la sua frase) “ci vorrebbe una tassazione Iraut a livello almeno Ue”.
PREMESSA.
Abbiamo già visto l’applicazione della Digital Service Tax” (Imposta sui Servizi Digitali) a livello Ue che colpisce soprattutto i colossi web come Google, Facebook, Amazon che producono reddito nel territorio italiano.
La Digital Service Tax è giustificata in quanto i colossi web utilizzano a proprio vantaggio informazioni relative ai clienti/utenti dei loro servizi. (https://www.agenziaentrate.gov.it/portale/web/guest/dichiarazione-imposta-sui-servizi-digitali/infogen-dichiarazione-imposta-sui-servizi-digitali-imprese)
Dal primo gennaio 2024 viene applicata a livello europeo (ma l’accordo è stato siglato da 130 Paesi a livello internazionale) la Global Minimum Tax (Imposizione Fiscale Minimo a livello Globale).
La Global Minimum Tax, come si legge sul sito del Ministero dell’Economia e delle Finanze, “mira a contrastare la concorrenza a livello fiscale (molte aziende trasferiscono la propria sede fiscale in Paesi dove si pagano meno tasse)”.
(https://www.mef.gov.it/inevidenza/Fisco-in-consultazione-pubblica-il-decreto-legislativo-su-global-minimum-tax/
MIA NOTA CHE APRO E CHIUDO SUBITO: leggo su Panorama un articolo del 20 luglio 2020 in cui colossi come ENI e ENEL, di cui il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) e la Cassa Depositi e Prestiti (posseduta dal MEF) posseggono la maggioranza delle azioni, hanno la sede fiscale in Olanda dove le condizioni di tassazione sono più favorevoli di quelle italiane. DOMANDA: lo Stato italiano paga le tasse in Olanda? (ma non sono un fiscalista e quindi sospendo ogni giudizio).
https://www.panorama.it/economia/tasse/aziende-italiane-sede-legale-olanda
Dopo questa lunga ma necessaria premessa, vengo al punto sollevato dal sig. Nicola T. e preciso che cosa si debba intendere con il termine di “IRAUT”.
Poiché abbiamo già a livello europeo la “Digital Service Tax” (Imposta sui Servizi Digitali), cosa impedisce il passaggio dalla Imposta sui Servizi Digitali (dove il cliente è fornitore di dati) alla Imposta sull’Automazione (dove il cliente produce egli stesso il servizio che riceve, e dove il robot o l’AI produce al posto del dipendente o del Cliente)? Tale Imposta potrebbe essere chiamata, per esempio, “Digital Production Tax” (e quindi includerebbe anche la Digital Service Tax), oppure potrebbe essere chiamata “Imposta sul Reddito da Lavoro prodotto dagli Automi (IRAUT) per assonanza con l’IRPEF.
L’IRAUT trova la sua giustificazione nel fatto che anche l’impresa viene resa partecipe dei costi sociali che l’automazione genera, e non solo lo Stato che deve pagare, per esempio, i sussidi di disoccupazione a causa della sostituzione della forza lavoro umana con la forza lavoro robotica.
Ma la giustificazione più forte che l’IRAUT ha è quella espressa nella Proposta di Riforma Previdenziale flessibile e strutturale Perfetto-Armiliato-Gibbin, perché consentirebbe di finanziare le pensioni dei lavoratori anziani prossimi alla pensione, e favorirebbe quindi l’occupazione delle nuove generazioni, avviando quel ricambio generazionale auspicato da tempo e da tutti i partiti.
Più in generale ancora, l’IRAUT, attraverso l’attuazione del ricambio generazionale, risolverebbe i due grandi problemi che hanno anche molte nazioni europee e non solo europee: calo delle nascite e invecchiamento della popolazione.
Anche applicando l’IRAUT, proprio in virtù della Global Minimum Tax, verrebbe reso vano il proposito di trasferire la propria sede fiscale in altri Paesi per godere di una imposizione fiscale più favorevole.
POST N. 154
23 Agosto 2024 alle 15:27 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pagamento Pensioni Settembre 2024: calendario e conguaglio INPS (mia risposta al sig. Guido)
Sig. Guido, La Proposta di Riforma del Sistema Previdenziale che il Gruppo di Lavoro del CNEL sta elaborando non è ancora nota.
Per quanto riguarda la possibilità di andare in pensione a 67 anni con 20 anni di contribuzione, tale possibilità è prevista dalla “legge Fornero”.
Vi è però una condizione che riguarda i lavoratori che hanno cominciato a versare i contributi dal 1 gennaio 1996: tali lavoratori, per andare in pensione a 67 anni con 20 anni di contributi, devono aver maturato un importo pensionistico pari a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale. Per il 2024 l’importo dell’assegno sociale è pari a 534,41 euro per 13 mensilità. Pertanto, 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale è pari a 801,61 euro.
Per correttezza di informazione le indico il punto in cui la Riforma Monti-Fornero (è così che si chiama la “legge Fornero”, la cui formulazione viene condivisa dall’allora Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Monti): DECRETO-LEGGE 6 dicembre 2011, n. 201, “Disposizioni urgenti per la crescita, l’equità e il consolidamento dei conti pubblici”, Art. 24. “Disposizioni in materia di trattamenti pensionistici”, comma 7: “Il diritto alla pensione di vecchiaia di cui al comma 6 è conseguito in presenza di un’anzianità contributiva minima pari a 20 anni, a condizione che l’importo della pensione risulti essere non inferiore, per i lavoratori con riferimento ai quali il primo accredito contributivo decorre successivamente al 1° gennaio 1996, a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale di cui all’articolo 3, comma 6, della legge 8 agosto 1995, n. 335.” (https://www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/2011/12/06/284/so/251/sg/pdf).
NOTA: ogni volta che leggo le leggi elaborate dal Parlamento italiano corro il reale rischio di trovarmici anch’io al manicomio.
Se le voci di corridoio sono vere, ovvero che il Gruppo di Lavoro del CNEL ha intenzione di proporre al Governo il pensionamento a 67 anni di età con un minimo di 25 anni di contribuzione a condizione che i lavoratori con riferimento ai quali il primo accredito contributivo decorre successivamente al 1° gennaio 1996 a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale, e se il Governo di cui la Lega fa parte approverà la Proposta del CNEL, allora la Lega potrà affermare con piena legittimità razionale di aver superato la Fornero (in quanto avrà irrigidito i vincoli già rigidi della Riforma Monti-Fornero).
POST N. 153
22 Agosto 2024 alle 16:03 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2025, uscita dai 62+35 e Quota 41: nuova proposta che rievoca la PdL 857 (mia risposta al Dott. Dario Di Marcoberardino)
Rispondo al Dott. Dario Di Marcoberardino (suo commento del 22 Agosto 2024 alle 10:08).
La prima cosa che mi preme trasferire ai policy maker è che non si possono risolvere i problemi con la stessa mentalità che li ha creati (Albert Einstein).
Non si possono risolvere i problemi del sistema pensionistico (invecchiamento della popolazione) applicando gli stessi criteri che li hanno creati (allungamento dell’età pensionabile).
La seconda cosa che mi preme trasferire ai policy maker è che la Riforma delle Pensioni va affrontata contestualmente alla Riforma del Lavoro.
Se sono i contributi provenienti dal lavoro a finanziare le pensioni correnti, allora è sul lavoro che occorre intervenire, creando “occupazione robotica” senza sacrificare la “occupazione umana”.
La terza cosa che mi preme trasferire ai policy maker è che problemi nuovi richiedono soluzioni nuove.
Se manca la forza lavoro giovanile che versa contributi previdenziali (perché nascono sempre meno bambini), allora va impiegata la forza lavoro robotica che versa i contributi previdenziali al posto della forza lavoro umana che manca.
La quarta cosa che mi preme trasferire ai policy maker è che oltre a “sistemare” il Sistema Previdenziale occorre contestualmente “sistemare” anche il Sistema Sanitario.
Se è vero che la popolazione italiana invecchia (il confronto tra le piramidi demografiche riguardanti l’Italia del 1960 https://www.populationpyramid.net/italy/1960/ e del 2023 https://www.populationpyramid.net/italy/2023/ lo dimostra) si renderà necessario potenziare i servizi sanitari, sia a livello statale che a livello privato (anche attraverso una collaborazione tra pubblico e privato).
La quinta cosa che preme trasferire ai policy maker è di evitare il ricorso alla decontribuzione (sia essa a favore delle imprese che a favore dei lavoratori).
Infatti, “il mancato introito di risorse proprie per effetto della decontribuzione richiederebbe un ulteriore incremento di trasferimenti dal settore pubblico la cui provvista ricadrebbe sulla fiscalità generale” (Corte dei Conti, https://www.inps.it/content/dam/inps-site/pdf/file-at/amministrazione-trasparente/documenti/controlli-e-rilievi-amministrazione/5908KEY-determinazione_n6-2016.pdf.). Attingere alla fiscalità generale per compensare le mancate entrate contributive a seguito della decontribuzione significa ridurre la disponibilità di risorse da dedicare alla Sanità (nonché all’Assistenza e all’Istruzione).
Per quanto riguarda il confronto con altri Paesi, invece, sarei restio a farlo. Ma se proprio vogliamo farlo, allora perché non fare come fanno in Germania dove gli importi pensionistici aumentano se aumentano i salari, mentre in Italia gli importi pensionistici aumentano se aumenta l’inflazione lasciando fermi i salari (creando uno squilibrio tra entrate contributive e uscite per pensioni; squilibrio che viene ulteriormente accentuato a causa della decontribuzione).
Per quanto riguarda invece la risposta del nostro Sistema Sanitario alla pandemia a seguito della diffusione del Covid-19 a livello mondiale, penso proprio che l’espressione “siamo usciti tutti con le ossa rotte” sia davvero appropriata (anche in termini figurativi).
C’è stato un momento in cui mi è sorto un pensiero nella mente quando ho letto che gli ospedali di tutta Italia esaurivano la disponibilità dei posti letto. Ma non solo dei posti letto: cominciavano a mancare le mascherine, i medici, gli infermieri. In altre parole si andava “out of capacity” (fuori capacità) si saturavano le risorse.
Ebbene, il pensiero che mi è venuto in mente è stato: “chi di dovere ha aggiornato il Piano di Continuità Operativa del Sistema Sanitario?”. Sono sicuro che un Piano di Continuità Operativa del Sistema Sanitario in caso di pandemia esiste (persino io, nel mio ruolo di Business Continuity Manager ho dovuto redigere il Piano di Continuità Operativa Aziendale in caso di pandemia per l’Azienda dei Servizi IT in cui lavoravo nel 2017). Ma la domanda cruciale era: quel Piano è stato mai aggiornato?
Concludo osservando che il Governo deve fare di più, molto di più per:
• dare stabilità al nostro Sistema Previdenziale (certezze su quando andare in pensione e su quanto si prenderà di pensione);
• investire di più nella Sanità Pubblica (eliminando il numero chiuso nelle facoltà di Medicina, permettendo il ricambio generazionale tra medici, infermieri, operatori socio sanitari, potenziando le strutture di ricovero per anziani senza delegare alle donne – ma talvolta anche agli uomini – la gestione di genitori e suoceri non autosufficienti);
• migliorare la situazione scolastica a tutti i livelli, medie, superiori, università (introducendo nuovi insegnamenti in linea con l’era digitale, fare in modo che lo stage, il praticandato, il tirocinio venga fatto quando si è ancora nella scuola, evitare che i giovani abbandonino gli studi, trattenere i giovani in Italia evitando che espatrino verso Paesi da Primo Mondo).
Tutte le cose che ho detto di voler trasferire ai policy maker e tutte le conclusioni che ho appena esposte sono attuabili con la Proposta di Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin che, per le idee nuove e innovative che esprime e per i mezzi di finanziamento che indica, è a pieno titolo da ritenersi la “Prima Riforma Digitale per l’Era Digitale”.
Sfido qualsiasi economista, qualsiasi esperto previdenziale, qualsiasi fiscalista, qualsiasi parlamentare, qualsiasi ministro, qualsiasi persona umana o digitale (AI) a dimostrare il contrario.
POST N. 152
21 Agosto 2024 alle 19:03 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2025, uscita dai 62+35 e Quota 41: nuova proposta che rievoca la PdL 857 (mia risposta al sig. Andrea)
Rispondo al SIG. ANDREA che mi domanda esplicitamente. “Chiedo al Sig.Perfetto cosa ne pensa di questa proposta del CNEL!!!” (suo commento del 21 Agosto 2024 alle 10:59).
Sig. Andrea, la Proposta del CNEL non è ancora uscita in maniera ufficiale. Si ipotizza che uscirà ufficialmente entro settembre.
Alcune testate giornalistiche hanno avanzato delle anticipazioni, probabilmente basandosi su informazioni ricevute in via confidenziale.
Ma visto che mi chiede il mio pensiero, le dico cosa penso della Proposta che potrebbe elaborare il Gruppo di Lavoro del CNEL.
Mi limito ad analizzare il Gruppo di Lavoro del CNEL, composto da 10 professori. Ci sono professori di diritto del lavoro, di diritto della previdenza sociale, di politica economica. Ci sono anche funzionari del sindacato, in particolare di CISL e UIL.
Di queste 10 persone ne conosco (per vie indirette) solo 2: il Prof. Giuliano Cazzola e il Prof. Michele Raitano.
Il pensiero del Prof. Cazzola lo conosciamo fin troppo bene, anche perché le sue idee sono state pubblicate in diversi articoli su Pensionipertutti. Il Prof. Cazzola è decisamente contrario alle Quote, e in particolare a “Quota 41” (si veda l’articolo a firma di Erica Venditti del 22 Luglio 2024 https://www.pensionipertutti.it/riforma-pensioni-2025-quota-41-cazzola-meno-si-fa-meglio-e-e-tempo-dellusato-sicuro/).
Il pensiero del Prof. Raitano lo conosciamo pure: “uscita anticipata a partire da un’età minima (al momento non ancora specificata) con una riduzione dell’assegno pari al 3% solo sulla parte retributiva per ogni anno di anticipo rispetto all’età attuale dei 67 anni previsti dalla Legge Fornero” (come si legge nell’articolo a firma di Erica Venditti del 26 Gennaio 2022 https://www.pensionipertutti.it/riforma-pensioni-2022-spunta-proposta-reitano-verso-taglio-3-sulla-parte-retributiva/).
Degli altri componenti del Gruppo di Lavoro del CNEL non ne so nulla.
Ora azzardo una mia congettura: qualunque Proposta che verrà avanzata dal Gruppo di Lavoro del CNEL sarà “superflua”, nel senso che non aggiungerà nulla di significativo a quanto è già in essere.
APE sociale e Opzione Donna non potranno essere più penalizzate di quanto lo siano di già. La Riforma Monti-Fornero, nella sostanza (pensione di vecchiaia a 67 anni, e pensione anticipata a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e a 41 anni e 10 mesi per le donne) rimarrà come oggi è.
Delle variazioni ci saranno; minimali, ma ci saranno, in quanto il Gruppo di Lavoro dovrà pur mostrare di aver prodotto qualcosa dal 27 febbraio 2024 (mese dell’insediamento) ad oggi. Tali variazioni seguiranno il solito approccio che ogni Governo utilizza sotto il profilo economico nei riguardi delle imprese e delle famiglie: disincentivi e incentivi, ovvero, detto in linguaggio familiare, il bastone e la carota. In termini pratici: disincentivi a lasciare il lavoro (e quindi ad andare in pensione), e incentivi a restare al lavoro (e quindi a non andare in pensione e aspettare 1 o 2 anni in più).
Ogni Proposta di solito sviluppa anche una componente di natura economica che indichi come finanziare la Proposta. Visto che per il Ministro Giorgetti è già un rompicapo far quadrare i conti, il solo modo per finanziare la Proposta del CNEL potrebbe essere l’autofinanziamento: il lavoratore stesso potrebbe contribuire a finanziare la propria pensione versando in maniera forzosa (ovvero obbligatoria) una quota parte del proprio TFR ai Fondi Pensione (questo, però, andrebbe fatto digerire alle imprese, in quanto le imprese perderebbero una quota parte della loro liquidità).
Se nutro delle incertezze sulla Proposta che uscirà dal Gruppo di Lavoro del CNEL, tuttavia nutro anche una certezza assoluta: la Proposta del CNEL chiamerà in causa il problema della denatalità e il problema dell’invecchiamento della popolazione, senza offrire però alcuna soluzione ad entrambi i problemi.
POST N. 151
21 Agosto 2024 alle 14:57 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2025, uscita dai 62+35 e Quota 41: nuova proposta che rievoca la PdL 857 (mia risposta al sig. Claudio)
Rispondo al SIG. CLAUDIO che chiede: “fate arrivare la proposta di riforma pensioni Perfetto-Armiliato-Gibbin” al Presidente Brunetta (suo commento del 21 Agosto 2024 alle 12:42).
Sig. Claudio, proprio questa mattina, mercoledì 21 agosto, alle ore 11:31, ho inviato la mail in merito alla Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin (con 7 allegati per complessivi 10 Megabyte – e sono tanti) alla Segreteria del Presidente CNEL e alla Segreteria Generale del CNEL.
La mail è indirizzata ai 10 Professori (e per conoscenza al Presidente Brunetta) che elaborano la Proposta di Riforma del Sistema Previdenziale da sottoporre all’attenzione del Governo Meloni.
I 10 professori sono:
Prof. Domenico Garofalo (Professore ordinario di diritto del lavoro Università degli Studi di Bari)
Prof. Guido Canavesi (Professore Ordinario di Diritto del lavoro Università di Macerata)
Prof. Giuliano Cazzola (già Professore a contratto presso la facoltà di giurisprudenza Università di Bologna)
Prof.ssa Silvia Ciucciovino (Professore ordinario di Diritto del lavoro Università Roma Tre)
Prof.ssa Maria Cristina Degoli (Professore a contratto di Diritto della previdenza sociale Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia)
Dott. Maciej Kumor (funzionario della UIL)
Prof. Mauro Marè (Professore ordinario di Scienza delle Finanze Università Luiss di Roma)
Dott.ssa Antonietta Mundo (già attuario presso l’Istituto Nazionale Previdenza Sociale- Inps e Consigliere di Unipol Gruppo S.p.A)
Dott.ssa Valeria Picchio (Esperta di previdenza per la Confederazione Cisl)
Prof. Michele Raitano (Professore Ordinario di Politica Economica Università La Sapienza di Roma)
Il Prof. Domenico Garofalo coordina il Gruppo di Lavoro del CNEL).
Il Presidente Renato Brunetta spiega che “Obiettivo è preparare terreno per atti legislativi”.
(https://www.cnel.it/Comunicazione-e-Stampa/Notizie/ArtMID/1174/ArticleID/3548/PENSIONI-AL-CNEL-GRUPPO-LAVORO-SU-RIFORMA-SISTEMA-PREVIDENZIALE).
In copia alla mail ci sono anche Orietta Armiliato, Maurizio Gibbin, Erica Venditti e la Ricercatrice con la quale collaboro per impostare l’Insegnamento di Economia Informatica nelle Università e sul quale poggia l’impianto della Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin.
Sino ad oggi, le Riforma Previdenziali sono state fondate esclusivamente sull’impianto contabile, con scarsi collegamenti con la Riforma del Lavoro, con impatti quasi zero sulla riduzione del debito pubblico e contribuendo ad aumentare l’invecchiamento non solo della popolazione in generale ma anche e soprattutto l’invecchiamento della popolazione dei lavoratori.
La Proposta di Riforma Previdenziale Perfetto-Armliato-Gibbin si fonda invece su un impianto teorico di natura economica attualizzata all’era digitale (uno dei documenti inviati al CNEL descrive proprio questo aspetto economico di natura digitale) ed ha legami strettissimi con la Riforma del Lavoro e del Fisco.
POST N. 150
20 Agosto 2024 alle 21:00 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, Quota 41 indipendentemente dall’età é ancora possibile: Quando e come? (mia risposta al sig. Davide)
Vede, sig. Davide, la Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin che inoltrerò al CNEL è già il Piano B.
Se non si arresta l’avanzare dell’invecchiamento della popolazione dei lavoratori attivi determinato del Piano A che è la Riforma Monti-Fornero, avremo il doppio problema riguardo all’invecchiamento: invecchiamento della popolazione italiana in generale, e invecchiamento della popolazione dei lavoratori attivi in particolare.
Il Piano B volto a ripristinare il ringiovanimento della popolazione dei lavoratori attivi e il ringiovanimento della popolazione italiana in generale è proprio la Riforma Previdenziale flessibile e strutturale Perfetto-Armiliato-Gibbin.
POST N. 149
20 Agosto 2024 alle 19:32 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, Quota 41 indipendentemente dall’età é ancora possibile: Quando e come? (mia risposta al sig. Nicola T.)
Rispondo al SIG. NICOLA T (suo commento del 19 Agosto 2024 alle 11:08)
Il sig. Nicola T. osserva che la Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin presenta una criticità che è la seguente (sue parole): “L’ IRAUT sui robot penalizza le aziende italiane rispetto a quelle europee, a meno che non venga attuato a livello UE”.
MIA OSSERVAZIONE 1.
Il ristoratore italiano che impiega camerieri-robot gode di un vantaggio competitivo rispetto ad un ristoratore italiano che impiega solo lavoratori umani. L’applicazione dell’IRAUT ai camerieri-robot tenderebbe ad equilibrare la competitività tra i due ristoratori e, al tempo stesso, consentirebbe al ristoratore che impiega solo camerieri-umani di dotarsi anche di camerieri-robot in modo da divenire competitivo nel mercato della ristorazione italiana.
MIA OSSERVAZIONE 2.
Il ristoratore italiano che impiega camerieri-robot, qualora gli venisse applicata l’IRAUT sui robot, non perderebbe di competitività rispetto al ristoratore tedesco in quanto essi non sono in concorrenza tra loro.
MIA OSSERVAZIONE 3.
L’Italia non gode di sovranità monetaria, e pertanto non può aumentare i tassi di interesse per rallentare l’economia se questa corre troppo in fretta portando all’aumento dei prezzi.
L’Italia gode invece di sovranità fiscale, e pertanto può aumentare le imposte sull’automazione se la forza lavoro robotica sostituisce la forza lavoro umana ad una velocità più rapida rispetto alla velocità con cui si creano le nuove professioni. La maggiore occupazione di robot produce minore occupazione umana. Quando la forza lavoro robotica si trova in equilibrio con la forza lavoro umana, e si riduce il rischio di “disoccupazione tecnologica” allora si potrà anche ridurre l’imposta sui robot.
MIA OSSERVAZIONE 4.
Internamente all’Italia abbiamo due grossi problemi da affrontare: denatalità e invecchiamento della popolazione. Gli esperti previdenziali italiani più ascoltati e Organizzazioni internazionali come l’OCSE sono concordi nell’aumentare progressivamente l’età pensionabile, proprio per far fronte alla mancanza di futuri lavoratori dovuta al calo delle nascite, e all’invecchiamento della popolazione che, vivendo più a lungo, tenderebbe a percepire la pensione per periodi sempre più lunghi.
Questo è un circolo vizioso che tenderà a rendere l’Italia simile a quei paesi senza più cittadini perché al diminuire della popolazione chiudono filiali di banche, negozi alimentari, agenzie immobiliari, uffici postali e la gente si trasferisce in città più grandi o persino all’estero.
L’IRAUT permette di finanziare le pensioni dei lavoratori anziani, di sgravare le aziende di PERSONALE NON PIÙ COMPETITIVO, di assorbire giovani con requisiti e competenze più in linea con quelli attesi dalle aziende. Questa mia considerazione va proprio incontro e risponde all’osservazione del sig. Nicola T che è la seguente: “Ma vogliamo capire che le aziende devono restare competitive per offrire lavoro ai giovani che ci pagano le pensioni?”
Pertanto, la eventuale perdita di competitività dovuta all’applicazione dell’IRAUT viene compensata dalla maggiore competitività ottenuta mediante l’impiego di lavoratori giovani che sostituiscono i lavoratori anziani non più competitivi.
MIA OSSERVAZIONE 5.
I problemi che l’Italia ha vanno risolti internamente all’Italia, senza attendersi che sia la UE o la BCE a risolverli.
POST N. 148
20 Agosto 2024 alle 15:22 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2025, uscita dai 62+35 e Quota 41: nuova proposta che rievoca la PdL 857 (mia risposta al sig. Massimo)
Sig. Massimo, la formula 35+62 (ovvero: 35 anni di contribuzione + 62 anni di età anagrafica) della Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin corrisponde ai requisiti minimi per andare in pensione e vale sia per gli uomini che per le donne. Tali requisiti minimi sono gli stessi della Proposta di Legge 857 del 2013 di Damiano-Baretta-Gnecchi.
Nella Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin viene riconosciuta alle donne una opzione (una scelta) in più per andare in pensione: l’abbiamo chiamata “Opzione Donna” perché è così che è nota ai lavoratori e alle lavoratrici.
Ad Opzione Donna corrispondono requisiti minimi 35+58 (ovvero: 35 anni di contribuzione + 58 anni di età anagrafica) per andare in pensione: la Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin non fa altro che riprendere la formulazione originaria di Opzione Donna.
Qualsiasi donna potrà aderire ad Opzione Donna (sia essa licenziata oppure no; sia essa madre oppure no; sia essa caregiver oppure no; sia essa lavoratrice dipendente oppure autonoma; sia essa nel privato oppure nel pubblico; sia essa sposata oppure no).
Riteniamo che alle donne sia dovuta la concessione di una possibilità in più di accedere alla pensione in quanto, oggettivamente (e ciò significa: “è sotto gli occhi di tutti”), esegue il doppio lavoro: quello fuori casa che viene remunerato, e quello dentro casa che non viene remunerato (cura dei figli, cura di genitori e di suoceri anziani, cura della casa – lavare, stirare, rassettare, cucinare).
Sull’ultimo punto della succitata motivazione mi corre l’obbligo di fare una precisazione per non essere esposto a critiche da parte degli economisti. Per gli economisti il lavare, stirare, rassettare, cucinare non può essere riconosciuto come “lavoro” (e quindi remunerato come tale) perché non c’è scambio di bene/servizio a fronte di moneta (è il classico “dare moneta vedere cammello”). La donna che lava, stira, rassetta, cucina da sé, in pratica lavora, ma il suo lavoro non viene riconosciuto come tale perché non c’è scambio di moneta. Se la donna chiamasse invece una “donna di servizio” per lavare, stirare, rassettare, cucinare, allora il lavoro che svolge la “donna di servizio” è riconosciuto dagli economisti come “lavoro” e quindi va remunerato utilizzando come mezzo per lo scambio di beni la moneta.
Allora, vorrei aggiungere, se la donna prende il robot che spolvera la casa al posto della donna di servizio, dovrebbe pagare il robot. Ma qui ci incamminiamo verso un sentiero diverso da quello originario del sig. Massimo al quale vorrei invece riallacciarmi.
Pertanto, la formula 35+58 di Opzione Donna è più favorevole della formula 35+62 valida in generale.
Per entrambe le formule, nella Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin, vale l’applicazione del calcolo misto per chi ci rientra.
POST N. 147
19 Agosto 2024 alle 21:36 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, Quota 41 indipendentemente dall’età é ancora possibile: Quando e come? (mia risposta al sig. Andrea)
Vede, sig. Andrea, la Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin consente di andare in pensione già con 62 ani di età anagrafica e con un minimo di 35 anni di contribuzione. Chi ha versato 41 anni di contributi, potrà andare in pensione indipendentemente dall’età anagrafica e con il sistema di calcolo misto (per chi ci ricade). Questo è già stato proposto da Damiano, Baretta, Gnecchi nel 2013.
Tutto ciò diventa possibile, perché abbiamo individuato il modo di recuperare le risorse necessarie.
In settimana invierò l’intera Proposta al Gruppo di Lavoro del CNEL (10 professori più il Presidente del Cnel Brunetta) che ha il compito di elaborare una propria Proposta di Riforma del Sistema Previdenziale da sottoporre al Governo.
La Proposta che invierò al Cnel sarà corredata da modelli matematici scientificamente e sperimentalmente testati che sostengono la nostra Proposta.
POST N. 146
18 Agosto 2024 alle 23:25 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, ultime proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin: non peggiora la Fornero, il confronto (mia risposta alla sig.ra Delfina)
Ha proprio ragione, sig.ra Delfina, nel vederla dura cercare di far funzionare scuola e società.
È più facile che Terra e Sole si scambino di posto tra loro, piuttosto che attuare la Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin assieme alla mia Proposta di dare una ventata di innovazione agli Insegnamenti accademici e in tal modo far funzionare come si deve la nostra scuola e la nostra società.
Ma posso assicurarle che ce la metterò tutta per farmi ascoltare, da Istituzioni e da Accademici, perché sono convinto delle mie idee. Anzi, sono le mie idee che hanno convinto me.
Al tempo stesso, posso assicurarle che Terra e Sole rimarranno al loro posto per almeno altri 5 miliardi di anni (stando a quanto affermano gli astrofisici).
POST N. 145
18 Agosto 2024 alle 10:37 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, ultime proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin: non peggiora la Fornero, il confronto (mia risposta al sig. Don)
Il Centro di Elaborazione dati che oggi si trova a Pont-Saint-Martin è di Engineering.
Sul sito di Engineering si legge che “Engineering è la Digital Transformation Company, leader in Italia e in continua espansione nel mondo, con circa 15.000 dipendenti e oltre 80 sedi distribuite in Europa, Stati Uniti e Sud America”.
Engineering ha preso il Centro di Elaborazione Dati di Pont-Saint-Martin da Atos Origin.
Atos Origin ha preso il Centro di Elaborazione Dati di Pont-Saint-Martin da Schlumberger SEMA (in cui lavoravo io).
Schlumberger SEMA ha preso il Centro di Elaborazione Dati da SEMA Group (société d’économie et de mathématiques appliquées in cui lavoravo io).
Sema Group ha preso il Centro di Elaborazione Dati di Pont-Saint-Martin da Syntax Processing (Gruppo Olivetti in cui lavoravo io).
Syntax Processing ha trasferito il Proprio Centro di Elaborazione Dati da Ivrea a Pont-Saint-Martin nel 1998 grazie al gruppo di sistemisti di cui facevo parte anch’io dopo che sono rientrato in Italia da Bruxelles dove per 2 anni ho gestito i sistemi operativi per mainframe (i computer quelli “veri”, per intenderci) della New Holland e di Raychem.
Tutto ciò è perfettamente documentato nel mio profilo linkedin (sempreché il sistema di intelligenza artificiale che vigila su linkedin lasci accedere senza dover necessariamente inserire le proprie credenziali).
POST N. 144
18 Agosto 2024 alle 10:37 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, Quota 41 indipendentemente dall’età é ancora possibile: Quando e come? (mia risposta al sig. Davide)
Mia risposta al SIG. DAVIDE, riguardo al suo commento del 18 Agosto 2024 alle 9:40.
Sig. Davide, insistere nel dire che occorre fare la lotta all’evasione fiscale è come sfondare una porta aperta.
Vuole sapere cosa le risponderebbe la Camera dei Deputati? Ebbene, ecco cosa le risponderebbe la Camera dei Deputati:
“In tema di risultati alla lotta all’evasione, l’Agenzia delle entrate ha presentato il 5 febbraio 2024 i risulati raggiunti nel 2023. Dall’analisi emerge che nel 2023 stati recuperati 24,7 miliardi, 4,5 miliardi in più rispetto al 2022 (+22%). È la somma più alta di sempre. Nel dettaglio, 19,6 miliardi derivano dalle ordinarie attività di controllo svolte dal Fisco e 5,1 miliardi da misure straordinarie, come “rottamazione” delle cartelle, definizione delle liti pendenti e pace fiscale”. (scritto in data 31 luglio 2024) (https://temi.camera.it/leg19/temi/19_tl18_accertamento_e_riscossione.html)
Il documento dell’Agenzia delle Entrate al quale la Camera dei Deputati si riferisce è riportato al seguente link: https://www.agenziaentrate.gov.it/portale/documents/20143/5866243/Risultati+2023_1+02+2024_def.pdf/79eae9e0-ad85-4a1a-b049-5fc093743f00
Cosa si potrebbe rispondere alla Camera dei Deputati? Si potrebbe rispondere, per esempio, “si può fare di più”.
E cosa potrebbe replicare la Camera dei Deputati? Potrebbe replicare “lo stiamo già facendo”.
La strada da percorre è una ed unica: CREARE NUOVI POSTI DI LAVORO ATTRAVERSO IL RICAMBIO GENERAZIONALE.
È questo l’anello debole del Governo (e non tanto la lotta all’evasione fiscale che, come l’evidenza mostra, è già in atto e pure da tempo). Ed è proprio questo anello debole che la Proposta Perfetto-Armiliato Gibbin intende rafforzare.
Domanda: si vuole provare a radunare attorno ad un tavolo economisti e fiscalisti per valutare la Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin?
Appena le condizioni attuali me lo consentiranno, e visto che dai Sindacati non abbiamo ricevuto (che io sappia) alcun feedback da Febbraio ad Agosto, invierò personalmente al CNEL la Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin (documento di 50 pagine, più documento di 8 pagine di sintesi, più le slide di descrizione della Proposta) chiedendo ai componenti del Gruppo di Studio del CNEL (che sta preparando la Proposta da sottoporre all’attenzione del Governo) di esaminare la Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin, di evidenziarne i punti di debolezza (se ci sono) e di indicarmi come, a loro avviso, si potrebbero rimuovere i punti di debolezza.
POST N. 143
17 Agosto 2024 alle 12:24 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, ultime proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin: non peggiora la Fornero, il confronto (mia risposta ala sig.ra Delfina)
Rispondo alla SIG.RA DELFINA, il cui commento del 17 Agosto 2024 alle 9:08 termina così: “Qualcosa non funziona nella scuola e nella società”.
Quello che lei dice, sig.ra Delfina, è più che vero.
Se l’Italia è nella condizione di precarietà in termini di docenti, di studenti, di lavoratori, c’è davvero qualcosa che non funziona nella nostra scuola e nella nostra società. Inoltre, è vero che per alcuni ruoli non si trovano giovani adeguatamente formati; ne sono un testimone oculare.
Per il ruolo che ho ricoperto io, in qualità di esperto di sistema operativo per enterprise computing, esperto di processi e di Organizzazione di Centri di Elaborazione Dati complessi, di Sicurezza informatica, si trovano persone solo al di sopra dei 60 anni.
Le dirò di più. Quando nel 2011 mi fu proposto di lavorare presso una Banca per conto di un’azienda fornitrice di Servizi IT, nei colloqui per valutare l’idoneità della persona (in quel caso la persona ero io, e avevo 55 anni) qualcuno osservò: “ma come mai per questo lavoro si trovano solo persone al disopra dei 50 anni?”
La verità, sig.ra Delfina, è che le aziende non formano più le persone. A volte preferiscono esternalizzare i Servizi IT presso aziende specializzate. Poiché io ho lavorato come dipendente anche in aziende di Outsourcing (in particolare in aziende fornitrici di Servizi IT), ho dovuto sempre piano piano conquistarmi la fiducia delle persone che lavoravano da dipendenti nell’Azienda in cui mettevo piede. Alcuni di questi dipendenti (che temevano – a buona ragione – di perdere il posto di lavoro) affermavano: “Perfetto è qui per portarci via il nostro Centro di Elaborazione Dati a Pont Saint-Martin (Provincia di Aosta)”.
Sig. Delfina, le dirò ancora di più, una cosa che potrà persino sbalordirla: nessuno sa più scrivere la documentazione come si deve. Girano solo mini appunti su fogli di carta svolazzanti.
Io sono anche un esperto nella scrittura di documenti. Nel mio lavoro di Business Continuity Manager (quello che redige il Piano di Continuità Operativa Aziendale in caso di terremoti, alluvioni, pandemie) dovevo riuscire a scrivere una documentazione che mettesse in grado anche le segretarie di far funzionare i Centri di Elaborazione Dati in caso di inagibilità degli edifici o delle persone. Un giorno mi trovavo presso un Cliente, e quando il colloquio si spostò sulla mia caratteristica di esperto nel documentare i processi, il Cliente mi fermò e disse: “quando può cominciare a lavorare con noi?”.
Occorre aggiungere anche questo: sono molte le aziende che ricorrono a persone esterne, cioè a persone di altre Aziende, che a loro volta subappaltano il lavoro ad altre Aziende. Tali persone (in genere lavoratori a Partita IVA) non scrivono un rigo di documentazione di ciò che fanno, per non andare incontro alla possibilità (concreta, devo aggiungere) di essere sostituite. Il lavoro dei lavoratori autonomi a Partita IVA (come lo sono stato io) è ad elevato rischio. I lavoratori a Partita IVA devono conquistarsi l’ordine non già anno per anno, e nemmeno mese per mese, ma giorno per giorno. E quando l’azienda si trova in cattive acque finanziarie, i primi ad essere “gettati in acqua” per ridurre i costi della barca aziendale sono proprio i lavoratori a Partita IVA.
La Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin rappresenta il 50% di un percorso da costruire. Il restante 50% consiste in un’altra Proposta che è stata inviata (da me personalmente) al Ministero dell’Università e della Ricerca (Senatrice Anna Maria Bernini), al Ministero dell’Istruzione e del Merito (Professor Giuseppe Valditara), a 7 Università italiane (tra cui la Bocconi di Milano, la Cattolica di Milano, la Luiss di Roma, La Sapienza di Roma). La Proposta è di inserire nel Piano di Studi dei Corsi di Laurea il nuovo Insegnamento di “Economia Informatica con esercitazioni di laboratorio”. Tale insegnamento è nuovo, e non ci si lasci confondere dai titoli del tipo “Economia e Informatica per l’impresa” (che è altra cosa, e non è “Economia Informatica”, la quale, concettualmente, è qualcosa tipo “Ingegneria Informatica” così come tale disciplina viene definita sul sito web del Politecnico di Milano).
L’Insegnamento di “Economia Informatica con esercitazioni di laboratorio” ha lo scopo di formare i futuri economisti digitali (in grado di trovare ricette economiche per l’economia digitale e per la società digitale nelle quali si stanno trasformando la nostra economia corrente e la nostra società attuale) ed i “nuovi” informatici che, appena terminato il Corso di Laurea, potranno trovare immediatamente lavoro. Ho inviato Ai suddetti Ministeri ed Università il Programma di Economia Informatica e una presentazione di circa 120 slide. Avranno capito ciò che ho scritto? Non lo so. Nessuno mi ha risposto. Forse, le zelanti ed efficienti segreterie avranno fatto da filtro. Ma io sono un CAT (Caterpillar) e vado avanti con altre 60 università italiane, per poi passare ai centri di Ricerca e alle Università telematiche (che, sotto la forte spinta dettata dalla pandemia, stanno sempre più prendendo piede), fino a quando qualcuno mi risponderà.
“Qualcosa non funziona nella scuola e nella società”. È un’osservazione più che corretta la sua, sig.ra Delfina.
Da parte nostra stiamo cercando di far funzionare la scuola e la società (checché ne dicano Bernini, Valditara, Meloni e Giorgetti. O i loro futuri sostituti).
POST N. 142
16 Agosto 2024 alle 16:11 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, ultime proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin: non peggiora la Fornero, il confronto (mia risposta ai sigg. Marco B, Guido, Biagino Popoli)
MIA RISPOSTA AL SIG. MARCO B
Il sig. Marco B., nel suo commento del 16 Agosto 2024 alle 11:24, esprime un giudizio sulla UE piuttosto negativo.
La UE vigila costantemente sull’Italia esercitando talvolta delle “pressioni” sotto forma di “raccomandazioni” perché non può permettersi che la terza maggiore economia dell’Europa porti a fondo l’intera Unione europea. L’Italia si rivela essere il tallone di Achille della UE.
Il problema non è da ricercare nella UE. Il problema è da ricercare nell’Italia. Un’Italia senza sovranità monetaria; un’Italia con scarsa forza industriale; un’Italia appiattita su idee vecchie e pertanto prive di vigore.
Se l’osservazione è che “i soldi non ci sono”, la contro-osservazione non può essere “i soldi ci sono”, ma: TROVALI!
Nella Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin è indicato proprio come trovare i soldi che servono al Governo per attuare le misure necessarie per la crescita e lo sviluppo.
Desidero precisare che la Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin è in linea con le attese della UE (né deficit di bilancio, né aumento del debito pubblico) ed è in linea con la Costituzione della Repubblica Italiana la quale, se da un lato acconsente ad una “limitazione” della sovranità monetaria, dall’altro lato non parla affatto di “cessione” di sovranità monetaria.
“Ma perché nessuno al Governo ha mai pensato alla Proposta alla quale hanno invece pensato Perfetto-Armiliato-Gibbin?”, potrebbe essere la domanda.
La mia risposta è la seguente: perché nessuno al Governo, e nessuno che sia consigliere economico del Governo, e nessuno che sia nelle Istituzioni che si occupano dei Conti pubblici (e qui aggiungo anche l’Osservatorio sui Conti Pubblici italiani dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, e il Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali) sembra davvero conoscere l’“economia digitale”, che è l’economia nella quale si sta trasformando la nostra “old economy”, e che sarà a pieno titolo “economia digitale” quando uscirà la moneta digitale, l’euro digitale.
Il modo per trovare i soldi NON consiste nel rispolverare la “idea vecchia” di combattere l’evasione fiscale, ma di ricorrere all’“idea nuova” (ma poi tanto nuova non è perché risale al 2016) di applicare l’imposta su Robot e AI, nonché di utilizzare la moneta digitale di Stato, circolante solo in Italia e parallelamente all’euro.
MIA RISPOSTA AL SIG. GUIDO
Il sig. Guido, invece, nel suo commento del 16 Agosto 2024 alle 13:32, teme che tassando i robot quelle poche aziende rimaste vanno all’estero.
Si teme forse che la FIAT-FCA-Stellantis smonti tutto in Italia e vada a produrre all’estero?
Si teme forse che la Ilva-Mittal smonti tutto a Taranto e vada a produrre all’estero?
Si teme forse che i ristoranti che impiegano camerieri robot, o i bar che impiegano i baristi robot, o le cliniche che impiegano infermieri robot, o le aziende che impiegano assistenti virtuali e digitali, o i supermercati che impiegano le casse automatiche facendo lavorare i clienti, o le banche che impiegano servizi digitali chiudendo le filiali e facendo lavorare i clienti smontino tutto in Italia e vadano a produrre all’estero?
Se tutto ciò dovesse accadere, sarei propenso a credere che si farebbe la felicità dei cinesi, i quali verrebbero allettati dalla prospettiva di poter trasferire i loro impianti in Italia (anche con l’applicazione dell’imposta su robot e AI), dal momento che è questa lo loro sottile strategia economica: depositare l’uovo nel nido degli altri.
MIA RISPOSTA AL SIG. BIAGINO POPOLI
Il sig. Biagino Popoli, nel suo commento del 16 Agosto 2024 alle 13:41, ha catturato in pieno lo spirito della Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin.
È con tali persone, come il sig. Biagino Popoli, che si desidererebbe portare avanti un progetto; con persone che remino nella stessa direzione in cui remano gli altri; nella stessa direzione in cui si vorrebbe che la barca andasse.
Credo anche che, in fondo, sia per questo che ogni Governo che nasce tenti di collocare in ruoli, o funzioni, o Enti strategici persone di propria fiducia, per agevolare l’immane impegno di attuare Riforme che restano spesso allo stato di “cantiere”.
POST N. 141
16 Agosto 2024 alle 11:56 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, ultime proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin: non peggiora la Fornero, il confronto (mia risposta al sig. Stefano)
Il sig. Stefano, nel suo commento del 16 Agosto 2024 alle 8:30, ritiene che la reticenza nell’eliminare la legge Fornero sia più psicologica che reale. Ovvero, i cittadini hanno timore che anche una buona proposta (che risulti ovviamente fattibile, praticabile) possa essere interpretata dal Governo in maniera peggiorativa rispetto alla legge Fornero.
Questo è certamente possibile. Ma quali sarebbero le alternative praticabili?
Lasciare la legge Fornero così com’è? Non va bene. Perché condurrà piano piano all’estinzione della società (però questo non riguarda la generazione corrente, ma solo quelle future).
Sperare nella Proposta che uscirà dal Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL)? Al momento non la si conosce ancora nei dettagli. Ma sulla stampa non sono emerse da parte del CNEL indicazioni innovative, e pertanto è facile immaginare che la sua Proposta sarà a favore del Bilancio Statale e quindi a sfavore dei lavoratori (più che altro, a sfavore delle aspettative che ad oggi nutrono i lavoratori).
Sperare nella Proposta che uscirà dalla Lega (che mantiene ancora uno stretto riserbo sulla sua idea, che, a quanto si apprende dalla stampa, dovrebbe addirittura far guadagnare soldi allo Stato)? Al momento, proprio a causa dello stretto riserbo, non è ancora dato di conoscere in dettaglio l’idea della Lega (a meno che non sia quella già nota di Quota 41 tutto contributivo, contenuta nella Proposta di Legge 2855 del 2021 a prima firma Durigon, che riguarda però solo la pensione anticipata Fornero e non quella di vecchiaia a 67 anni di Fornero).
Sperare nella Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin (la sola Proposta che ad oggi contiene caratteri davvero innovativi, concreti, e perfettamente in linea con i requisiti dell’economia digitale e della società digitale)? Lo riconosco, è una speranza davvero fievole, appena percettibile, in quanto originata da esperti che appartengono al popolo comune e non alle Istituzioni.
Per attuare la Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin occorrere un Governo che prima di dire “L’Italia cambierà l’Europa”, dica “L’Italia cambierà”.
Per attuare la Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin occorre un Governo che prima di dire “tasseremo gli extra profitti delle banche” (per poi fare marcia indietro) dica “applicheremo l’imposta su Robot e AI” (innescando la marcia in avanti).
Per attuare la Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin occorre un Governo che abbia (o si formi) una visione, che trovi il coraggio di attuare quella visione (anche chiedendo supporto a lavoratori esperti che non appartengono alle Istituzioni), che sappia dove andare (senza vacillare nelle intenzioni, come oggi accade), e che, soprattutto, sappia mantenere il passo.
Noi abbiamo la presunzione di poter supportare (in qualità di consulenti esterni, senza remunerazione) il Governo su come applicare la Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin.
POST N. 140
16 Agosto 2024 alle 10:21 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, ultime proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin: non peggiora la Fornero, il confronto
La Riforma Monti-Fornero tende a mantenere i lavoratori anziani sempre più a lungo al lavoro. Sì o no?
La popolazione dei lavoratori anziani, che sono nella fascia di mezzo della piramide demografica, cresce sempre di più. Sì o no?
Più la fascia di mezzo della piramide demografica viene occupata dalla popolazione di lavoratori anziani, e meno spazio disponibile c’è per la popolazione di lavoratori giovani di occupare quella stessa fascia in un’economia stagnante (che cresce poco, come quella dell’Italia) o che non cresce affatto. Sì o no?
Nell’organismo umano, se non c’è rigenerazione delle cellule (chiamiamola “ricambio cellulare”) di un particolare organo (per esempio il fegato) ma continuano a crescere a dismisura solo le cellule “vecchie” (quelle che non obbediscono all’apoptosi – una forma di morte cellulare programmata), siamo in presenza di quello che viene chiamato “tumore”. Sì o no?
I chirurghi esperti tendono ad asportare il tumore di un organo al fine di evitare che tale tumore, crescendo sempre di più, possa compromettere il funzionamento di altri organi sani. Sì o no?
CONCLUSIONE.
La Riforma Monti-Fornero, che fa crescere la popolazione di lavoratori anziani senza permettere il ricambio generazionale, compromette il buon funzionamento dell’organismo “società”, è una sorta di “tumore sociale” che gli esperti “chirurghi previdenziali” dovrebbero asportare per non compromettere il funzionamento di “organi sociali vitali” quali “famiglie”, “imprese”, “Stato”.
Sì o no?
POST N. 139
8 Agosto 2024 alle 12:08 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma Fornero va eliminata, non é più adeguata ai nostri tempi: ecco perché e come cambiarla
Il pensiero dei lettori di pensionipertutti sembrerebbe alquanto scontato: “lasciateci la Fornero”.
Essi temono (e non a torto) che il Governo Meloni, non riuscendo a far quadrare i conti di bilancio, non riuscendo a tassare gli extra profitti delle banche, non riuscendo a creare posti di lavoro, essi temono, dicevo, che il Governo Meloni possa riuscire persino a peggiorare la Fornero.
Insomma (pensano i lettori di pensionipertutti) per quanto “male” possa essere la Legge Fornero (ma comunque chiara e che dà certezze), è meglio tenerci questa legge che la “Legge Fornero peggiorata” (una “legge Fornero” sgangherata capace solo di creare incomprensioni e incertezze).
Ma questo volere accettare un “male minore” in luogo di un “male peggiore” non è bello, e va respinto con determinazione.
A ricordarci ciò è una storica e filosofa tedesca, Hannah Arendt, una dei più influenti teorici politici del XX secolo.
Il sig. Biagino Popoli nel suo commento del 25 Luglio 2024 alle 16:37 in un precedente articolo su pensionipertutti osserva: “Dover a tutti costi mantenere i lavoratori anziani al lavoro per periodi sempre più lunghi ( scegliere il così detto male minore) , sarebbe una FOLLIA e come diceva Hannah Arendt: “Chi sceglie il male minore dimentica rapidamente di aver scelto a favore di un male”.
POST N. 138
6 Agosto 2024 alle 21:58 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni anticipate 2025, eliminazione finestre mobili: vantaggi e svantaggi
Sono davvero in molti a volere che la Riforma Monti-Fornero rimanga così com’è.
Sono davvero in molti a sbagliare. E non mi riferisco solo ai lettori di pensionipertutti.
Mi riferisco, in particolare, (e voglio fare nomi e cognomi) a Mario Monti, Elsa Fornero, Giuliano Cazzola (in qualità di “body guard” della legge Fornero) e Mario Draghi.
Tralascio tutti gli altri nomi eccellenti di portata nazionale, in quanto sono più esecutori che ideatori.
La Riforma Monti-Fornero non è adeguata ai nostri tempi. E quindi va sostituita con un’altra Riforma che sia adeguata ai nostri tempi, che sono i tempi del digitale.
I tempi del digitale sono caratterizzati da: moneta digitale, servizi digitali fai-da-te, lavoratori digitali (che non sono quelli che usano tecnologie digitali quando sono in smart working, ma sono invece gli assistenti virtuali come quelli che vengono utilizzati dall’INPS, da LinkedIN, e da molti altri ancora, e gli assistenti digitali come Camilla creata da CSI Piemonte e che prossimamente verranno “impiegati” nella Pubblica Amministrazione).
Gli esperti di pensioni parlano di “patto intergenerazionale”.
“Patto intergenerazionale”. Ma che vuol dire?!
Abbiamo una generazione totalmente disoccupata, quella dei nativi digitali (quelli nati dopo il 1985), o sottoccupata (salari da mendicanti)!
Non possiamo parlare nemmeno di generazione future in quanto non ci sono bambini che nascono!
Qual è questo “patto intergenerazionale” di cui gli esperti di pensioni parlano? Forse quello tra i lavoratori anziani di oggi e i lavoratori vecchi di domani (che saranno i lavoratori anziani di oggi)?
La Riforma Monti-Fornero è stata un’eccellente Riforma pensionistica per tamponare le falle finanziarie dello Stato. Per “tamponare”, non per “risanare”.
Ora, che è il tempo dell’Economia Digitale, è anche il tempo di mandare in pensione la Riforma Monti Fornero e di prendere in seria considerazione la Proposta di Riforma Previdenziale flessibile e strutturale Perfetto-Armiliato-Gibbin, che manda a casa i lavoratori anziani over 62 anni e che dà lavoro a giovani disoccupati desiderosi di crearsi una famiglia e di rimanere in Italia.
POST N. 137
3 Agosto 2024 alle 15:13 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, uscita anticipata con 42+10: primo passo eliminazione finestre mobili? (mia risposta al sig. Francesco)
Sig. Francesco, lei pone domande interessanti, che sollecitano il mio interesse a trovare delle risposte.
Lei, sig. Francesco, si domanda: “perché i nostri diritti acquisiti con onestà e dovere di cittadino italiano non vengono consolidati da parte del nostro Governo o chi per lui?”
Mia risposta: i diritti acquisiti vengono effettivamente consolidati (nel senso che vengono mantenuti stabili), per chi li matura. Ma tali “diritti acquisiti” potrebbero variare a seguito di mutate condizioni sociali. Se, per esempio, in passato si poteva andare in pensione avendo maturato il “diritto acquisito” di 35 anni di contribuzione – perché nascevano 1 milioni di bambini l’anno –, oggi si può andare in pensione avendo maturato il “diritto acquisito” di 42 anni e 10 mesi di contribuzione – perché nascono meno bambini, 400.000 l’anno –. Vorrei ricordare che col termine “diritto acquisito” si intende un diritto – per chi lo abbia maturato – che può essere esercitare in qualsiasi momento futuro, anche se subentreranno requisiti differenti da quelli vigenti nel passato.
Lei, sig. Francesco, si domanda: “Perché non vengono rispettati i contratti nazionali del lavoro?”
Mia risposta: anche qui vale quanto ho già espresso nella mia precedente risposta, e cioè che i contratti nazionali del lavoro potrebbero non essere rispettati a fronte di mutate condizioni di mercato, come per esempio, calo della domanda o aumento dei costi delle materie prime. Ci si potrebbe domandare come fare per rispettare i contratti nazionali del lavoro e, soprattutto, se il contratto di lavoro specifico per una particolare categoria di lavoro debba avere gli stessi parametri al Sud, al Centro e nel Nord dell’Italia. Chi stabilisce i parametri contrattuali? Chi stabilisce, per esempio, che un salario minimo orario possa essere di 9 euro al Sud, o di 12 euro al Centro, o di 15 euro al Nord? Le Parti sociali (Imprese e Sindacati)? Il Ministero del Lavoro? A mio avviso, occorre che Ministero del lavoro, Associazioni rappresentanti di piccole, medie e grandi imprese, Organizzazioni sindacali si incontrino a cadenza quadrimestrale per fare il punto della situazione sul mercato del lavoro in un mondo che corre troppo velocemente rispetto alla nostra capacità di seguirlo, e che concordino i correttivi da applicare a fronte di eventuali scostamenti dagli obiettivi fissati (ma, probabilmente, oggi è già così).
Lei, sig. Francesco, si domanda: “Perché un mio diritto deve essere calpestato ingiustamente inventando scuse di dissesto finanziario?”
Mia risposta: il dissesto finanziario, purtroppo, non è una scusa, né tantomeno viene inventato allo scopo di “calpestare” (una parola piuttosto forte da utilizzare) un determinato “diritto” del cittadino. Vorrei ricordare che, per quanto possa sembrare sbiadita, la Costituzione della Repubblica Italiana tutela i diritti dei cittadini. Prendiamo, per esempio, l’adeguamento delle pensioni al costo della vita. Cito testualmente le parole riprese da un documento dell’INPS: “La perequazione delle pensioni consiste nella rivalutazione annuale degli importi dei trattamenti pensionistici per adeguarli all’aumento del costo della vita. Ha l’obiettivo di proteggere il potere d’acquisto del trattamento pensionistico, mettendolo al riparo, almeno in parte, dall’erosione dovuta all’inflazione e garantire in maniera dinamica la salvaguardia del principio di adeguatezza dei trattamenti di cui all’art. 38 della Costituzione. Si tratta, pertanto, di un istituto fondamentale per il conseguimento dell’effettività della tutela pensionistica e per evitare una diminuzione del valore delle pensioni rispetto al momento della liquidazione originaria, tenuto conto della variazione dei prezzi dovuta all’inflazione.” (https://servizi2.inps.it/docallegati/Mig/AllegatiNews/Brochure_perequazione.pdf). È anche il caso di ricordare che, proprio a causa del “dissesto finanziario”, per l’anno 2024, soltanto le pensioni relativamente basse sono state rivalutate al 100%, mentre le pensioni di importo relativamente più elevato sono state rivalutate dell’85%, o del 53%, o del 47%, o del 37% in base a determinati scaglioni.
Nelle sue considerazioni finali, sig. Francesco, propone suggerimenti (tra cui il “taglio alle spese militari” e la “riduzione del sistema parlamentare con relativi retribuzioni da nababbi e accessori”) che a suo stesso dire potrebbero rivelarsi “pura utopia”. E, francamente, anch’io penso che siano difficilmente attuabili.
L’Italia (come pure altri Paesi) sta attraversando una trasformazione sociale nuova, la cui gestione richiede un approccio differente da quello adottato finora dai vari Governi che si sono succeduti dal 2011 ad oggi. Questo approccio, che ha a che vedere con la “economia digitale”, credo che non sia stato ancora pienamente compreso.
Nel frattempo cosa potrebbe fare il Governo nell’immediato?
Il Governo potrebbe valutare assieme ad esperti di Scienza delle finanze e di Diritto tributario (in pratica assieme all’Agenzia delle Entrate) la Proposta di Riforma Previdenziale flessibile e strutturale Perfetto-Armiliato-Gibbin, e prendere in seria considerazione la possibilità di applicare l’imposta sul reddito da lavoro prodotto da Robot e AI (IRAUT) in sostituzione dell’idea di tassare gli extra profitti delle banche verso la quale sembrerebbe, ancora una volta, orientarsi il Governo Meloni (https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2024/08/02/il-governo-valuta-un-intervento-sugli-extraprofitti-gasparri-tasse-che-non-ci-saranno_deca6a27-ceb0-4ba5-ad53-81cd73a94b11.html).
POST N. 136
2 Agosto 2024 alle 13:02 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, uscita anticipata con 42+10: primo passo eliminazione finestre mobili?
DOMANDA: Le finestre potranno mai venire eliminate?
RISPOSTA: No. Le finestre non potranno mai venire eliminate.
La cosiddetta “finestra di attesa” (il periodo che intercorre da quando si va in pensione a quando si comincia a percepire l’importo pensionistico) è quella forma di “bizantinismo” (come la definì la Prof.ssa Fornero – si legga la Conferenza stampa del 2011 riportata parola per parola al seguente link: https://www.pensionipertutti.it/riforma-pensioni-obiettivo-sostituire-la-fornero-tra-il-dire-ed-il-saperlo-fare/), ovvero quella complicazione burocratica, che fu eliminata proprio dalla Riforma Monti-Fornero del 2011, inglobando nell’età anagrafica la finestra di attesa di 1 anno di allora, aumentando quindi di 1 anno l’età anagrafica per poter andare in pensione. La finestra fu eliminata anche per la pensione anticipata (ex pensione di anzianità) ma fu inglobata negli anni di versamento di contributi allungandoli di 1 mese (nel 2011 detta finestra per l’anticipata era pari a 1 mese).
Nel 2019, il Governo Conte 1, formato dalla coalizione Movimento 5 stelle e Lega, ha introdotto la pensione anticipata “Quota 100” e contemporaneamente ha reintrodotto la finestra di attesa per la pensione anticipata Fornero con il DECRETO-LEGGE 28 gennaio 2019, n. 4 dal titolo “Disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni”. L’Art. 15 (a pag. 15) recita: “l’accesso alla pensione anticipata è consentito se risulta maturata un’anzianità contributiva di 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Il trattamento pensionistico decorre trascorsi tre mesi dalla data di maturazione dei predetti requisiti”. (https://www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/2019/01/28/23/sg/pdf).
Le ragioni che ci vengono spiegate – e per le quali, quindi, risulterebbe impossibile eliminare le finestre – sono oramai arcinote a tutti: 1) non ci sono risorse, 2) occorre ridurre la spesa pubblica, 3) bisogna “attuare pienamente le passate riforme pensionistiche al fine di ridurre il peso delle pensioni di vecchiaia nella spesa pubblica e creare margini per altra spesa sociale e spesa pubblica favorevole alla crescita” (questo “ce lo chiede l’Europa” dal 2019, e tale impegno è stato confermato dal Governo italiano presieduto dal Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi nel Piano di Ripresa e Resilienza a pag. 30 nella “TAVOLA 1.2: RACCOMANDAZIONI PER IL 2019 E PER IL 2020”). (https://www.governo.it/sites/governo.it/files/PNRR.pdf).
DOMANDA: Qualora le finestre venissero eliminate, potrebbe essere un buon punto di partenza per dare un segnale ai tanti lavoratori?
RISPOSTA: No. Qualora le finestre venissero eliminate, non sarebbe affatto un buon punto di partenza per dare un segnale ai tanti lavoratori. Al contrario, darebbe un cattivo segnale.
È difficile rimuovere ciò che è stato introdotto, soprattutto se finalizzato al risparmio finanziario da parte dello Stato.
Qualora da parte del Governo Meloni sorgesse l‘intenzione di eliminare le finestre, ciò riguarderebbe, presumibilmente, la pensione anticipata Fornero la quale diventerebbe ufficialmente 43 anni e 1 mese (43.1) per gli uomini e 42 anni e 1 mese (42.1) per le donne.
Con tale operazione si cancellerebbe ciò che è stato introdotto dal Governo Conte (le finestre per l’anticipata Fornero), e si renderebbe forzosa la permanenza al lavoro di 3 mesi dei lavoratori e lavoratrici.
In altre parole, lavoratori e lavoratrici verrebbero privati della scelta di rimanere per tre mesi senza stipendio e senza pensione, e verrebbero obbligati a restare al lavoro per tre mesi in più.
POST N. 135
1 Agosto 2024 alle 15:15 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni flessibile e strutturale: uscita dai 62+35 e imposta su lavoro robotico (mia risposta al sig. Carlo)
Sig. Carlo, il Governo non la pensa affatto come lei!
Uguaglianza, giustizia, equità sono ciò che il Governo “vende” ai cittadini, ma non sono ciò che il Governo “realizza” per i cittadini. E ci sono ragioni ben precise per le quali il Governo non riesce a realizzare ciò che vende ai cittadini. Queste ragioni si chiamano: denatalità e invecchiamento della popolazione.
Dopo l’estate, al rientro dalle vacanze a con la fine delle Olimpiadi di Parigi 2024, sentiremo citare spesso le parole “denatalità” e “invecchiamento della popolazione” come le cause principali che impediscono di approdare ad una Riforma Previdenziale che vada incontro alle aspettative dei lavoratori e che sia al tempo stesso “sostenibile” (questa è la parola che si preferisce utilizzare per giustificare una “manovra lacrime e sangue”) per la casse dello Stato.
Quindi, sig. Carlo, si lascino da parte “uguaglianza”, “giustizia” ed “equità” (che il Governo non riconosce) e si indichino “obiettivi”, “modalità” e “mezzi” per rimuovere le “cause” chiamate in causa: denatalità e invecchiamento della popolazione (che il Governo, invece, riconosce).
La Proposta di Riforma Previdenziale flessibile e strutturale Perfetto-Armiliato-Gibbin va esattamente nella direzione indicata, ed è la sola Proposta, attuabile in un’economia digitale e in una società digitale, idonea a sostenere (attraverso il ricambio generazionale) la crescita economica (aumento del PIL pro-capite) e il benessere sociale (aumento del BES delle famiglie).
POST N. 134
31 Luglio 2024 alle 16:06 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni flessibile e strutturale: uscita dai 62+35 e imposta su lavoro robotico (mia risposta al sig. Alesso)
La questione, sig. Alesso, è che sotto sotto si sta affermando una nuova tendenza che, io credo, dopo le prime naturali resistenze da parte dei lavoratori, andrà sempre più diffondendosi.
Certamente occorre svecchiare la propria azienda allo scopo di aumentare la produttività. “Svecchiare” nel senso di “sostituire i lavoratori anziani con i lavoratori giovani”. Parliamo di “lavoratori umani”.
E se, invece, l’azienda intende “svecchiare” sostituendo i lavoratori anziani con i lavoratori robotici (che peraltro hanno una produttività di gran lunga più elevata di quella dei lavoratori umani), come si potrebbe gestire tale politica di svecchiamento che l’azienda intende attuare?
A quanto pare, il Direttore delle Risorse Umane tende a trasformarsi anche in Direttore delle Risorse Robotiche, assumendo e contrattualizzando gli assistenti virtuali con intelligenza artificiale (si veda l’articolo pubblicato su Wired.it in data 28.07.2024 con il titolo “Sono in arrivo i colleghi digitali. Un’azienda ha contrattualizzato gli assistenti virtuali con intelligenza artificiale. Ma le reazioni dei lavoratori hanno fatto fare marcia indietro” https://www.wired.it/article/colleghi-digitali-intelligenza-artificiale/).
Ebbene, se tali assistenti virtuali con intelligenza artificiale vengono “assunti” e messi sotto “contratto”, diventa naturale che vengano pure assoggettati al pagamento dell’imposta sul reddito da lavoro prodotto dall’automa (IRAUT). Non le pare, sig. Alesso?
A questo punto, sig. Alesso, mi perdoni se uso una sua frase, comportandomi come coloro che decontestualizzano le parole di un altro adattandole al proprio pensiero: “un datore di lavoro preferirebbe pagare una tassa per svecchiare la propria azienda allo scopo di aumentare la produttività”.
POST N. 133
25 Luglio 2024 alle 20:00 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni anticipate 2025, soluzione stile proposta Tridico: ultime novità (mia risposta al sig. Alexx)
Sig. Alexx, della Proposta di Riforma Previdenziale flessibile e strutturale Perfetto-Armiliato-Gibbin sono stati informati via mail da me:
– Ragioneria Generale dello Stato
– Corte dei Conti
– Ufficio Parlamentare di Bilancio
– Consigliere economico del Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni (Prof. Renato Loiero)
– Prof. Pasquale Tridico
– Direttore dell’Agenzia delle Entrate (Avv. Ernesto Maria Ruffini)
– Content Manager di Itinerari Previdenziali (Dott.ssa Mara Guarino)
Nessuno ha risposto alle mie mail.
Presumo che le segreterie dei destinatari delle mie mail abbiano esercitato la loro zelante ed efficiente funzione di filtro.
POST N. 132
23 Luglio 2024 alle 20:25 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2025, soluzione: separare assistenza da previdenza? (mia risposta al sig. Antonello)
Sig. Antonello, sintetizzo il suo pensiero, così come io l’ho inteso:
1. Con il pensionamento, l’INPS ha meno entrate contributive (33% del salario lordo) e più uscite. CORRETTO.
2. L’equilibrio del sistema previdenziale dipende sia dalle uscite (monte pensioni) che dalle mancate entrate contributive. CORRETTO.
3. La bilancia dell’INPS tende a pendere più verso il “piatto dei pensionati” (che non versano contributi da lavoro) che verso il “piatto dei lavoratori attivi” (che versano i contributi da lavoro). CORRETTO.
4. In definitiva, è proprio a causa dell’assenza di contribuzione (o meglio, l’assottigliamento della platea dei contributori) che le vie di uscita pensionistiche si assottigliano. CORRETTO.
5. Domanda che il sig. Antonello si pone: se l’evento “pensionamento” genera lo squilibrio nella bilancia dell’INPS (in quanto il “piatto pensionati” è più pesante del “piatto lavoratori attivi”) esiste comunque un modo per portare la bilancia in equilibrio, concedendo allo stesso tempo ai lavoratori di uscire ad un’età ragionevole, e prima dei 67 anni? BELLA DOMANDA!
6. Ipotesi del sig. Antonello: si va in pensione a 62 anni, e per 5 anni si continuano a versare i contributi (poco più del 9% da parte dell’ex lavoratore e circa il 23% da parte del datore di lavoro). IPOTESI INTERESSANTE.
7. Ipotesi del sig. Antonello (continuazione): fino a quando non si siano compiuti i 67 anni di età (e quindi fino a quando non si raggiunga la pensione di vecchiaia), l’INPS provvede a decurtare dalla pensione dell’ex lavoratore (ora in pensione) il 9% del salario lordo che l’attuale pensionato percepiva quando era lavoratore. Il datore di lavoro, invece, continuerebbe a versare la sua quota parte, ovvero circa il 23% del salario dell’ex lavoratore ora pensionato. AL PENSIONATO POTREBBE ANCHE ANDAR BENE. RESTA DA VEDERE SE VA BENE ANCHE AL DATORE DI LAVORO.
8. Razionali espressi dal sig. Antonello nei riguardi del datore di lavoro: il datore di lavoro si troverebbe a versare all’INPS solo la quota del 23% del salario lordo relativo al versamento dei contributi dell’ex lavoratore per 5 anni, risparmiando il salario che avrebbe dovuto pagare al lavoratore se questi fosse stato ancora al lavoro. Il guadagno da parte del datore di lavoro consisterebbe nel non retribuire un salario “pieno” a fronte di una “riduzione di produttività”, salario pieno che pagherebbe anche in presenza di perdita di produttività del lavoratore che “degenera” con l’avanzare dell’età. Il datore di lavoro si troverebbe anche nella possibilità di utilizzare il “salario risparmiato” per l’ex lavoratore assumendo un lavoratore giovane, magari favorito da manovre facilitative da parte del Governo. E SE IL DATORE DI LAVORO NON FOSSE DISPONIBILE A VERSARE IL 23% ALL’INPS, QUALE ALTERNATIVA SI POTREBBE IPOTIZZARE?
9. Alternativa espressa dal sig. Antonello nei riguardi del datore di lavoro: potrebbe essere altresì lasciata alle aziende la possibilità di optare per una partecipazione percentuale ridotta rispetto al circa 23% previsto per la platea dei lavoratori attivi. Il datore di lavoro potrebbe, per esempio, versare solo il 9% o 10%, che potrebbe corrispondere ad un “abbuono” (ossia, al mancato versamento) di 1 anno e 6 mesi. In questo caso il lavoratore dovrebbe potersi ritirare ad un’età più avanzata rispetto ai 62 anni, presumibilmente a 64 anni. CONTINUANDO A VERSARE I CONTRIBUTI PURE ESSENDO IN PENSIONE FINO ALLA MATURAZIONE DELLA PENSIONE DI VECCHIAIA, IL SISTEMA PREVIDENZIALE SAREBBE IN EQUILIBRIO.
10. Conclusioni del sig. Antonello: “l’idea prefigurata potrebbe costituire una soluzione in stile ‘proposta Tridico’, ma senza alcun ricalcolo deteriore per il lavoratore, senza forzature normative legate alla rinuncia all’eventuale metodo di calcolo previgente spettante, senza finestre (poiché si tratterebbe di utilizzare come parametro e cardine di tutto l’età della vecchiaia: i 67 anni, per la quale non vi è applicazione di “finestre”) , e con l’assicurazione massiva all’ente di previdenza di contributi fino ai 67 anni”. I MIEI SINCERI COMPLIMENTI AL SIG. ANTONELLO.
Ora esprimo la mia opinione.
Oggi ci sono diverse idee buone in circolazione riguardo alle pensioni. Eppure, rimane ancora in vigore la Riforma Monti-Fornero, che non solo non si riesce a “superare”, ma non la si riesce nemmeno a “scalfire”.
Perché?
Perché nessuna Proposta di Riforma Previdenziale, inclusa l’idea del sig. Antonello, propone soluzioni alla denatalità e all’impatto dell’automazione sull’occupazione umana.
Ma nemmeno la Riforma Monti-Fornero offre soluzioni alla denatalità e all’invecchiamento della popolazione. Anzi, al contrario, essa stessa è responsabile della denatalità e dell’invecchiamento della popolazione, in quanto non permette il ricambio generazionale.
Oggi viviamo nell’era digitale, dei robot che sostituiscono gli umani, dell’intelligenza artificiale che emula gli umani, dei servizi digitali dove gli umani si sostituiscono ad altri umani (basti pensare per esempio al cliente di una banca che si sostituisce al cassiere quando esegue un bonifico con l’home banking, oppure al cliente di un supermercato che si sostituisce alla cassiera quando utilizza la cassa automatica).
Tutte le idee che hanno a che vedere con le pensioni, inclusa la brillante idea del sig. Antonello, hanno a che vedere con la forza lavoro umana. Ma, man mano che l’automazione e la digitalizzazione avanzano, man mano che ci saranno sempre meno lavoratori futuri a causa della denatalità, ci saranno sempre meno lavoratori umani che verseranno contributi. Sarà giocoforza mantenere i lavoratori anziani al lavoro per periodi sempre più lunghi, perché sarà giocoforza prelevare contributi dai sempre meno lavoratori che ci saranno. L’invecchiamento della popolazione è causato principalmente dal mantenere i lavoratori anziani sempre più a lungo al lavoro. E mantenendo i lavoratori anziani per periodi sempre più lunghi al lavoro, la popolazione diventa ancora più vecchia. È il classico “cane che si morde la coda”.
La Nuova Riforma Pensioni che potrà sostituire la Riforma Monti-Fornero, dovrà tenere conto, oltre alla forza lavoro umana, anche della forza lavoro robotica, e quindi oltre ai contributi derivanti dal lavoro umano anche dei contributi derivanti dai Robot e AI.
La Proposta di Riforma Previdenziale flessibile e strutturale Perfetto-Armiliato-Gibbin è la sola Proposta ad oggi che offre soluzioni alla denatalità e all’invecchiamento della popolazione, è la sola Proposta possibile che sia in grado di sostituire la Riforma Monti-Fornero e quindi garantire, attraverso il ricambio generazionale, attraverso la rigenerazione del tessuto sociale, la crescita economica (maggiore PIL pro capite) e lo sviluppo economico (maggiore benessere delle famiglie). Nel breve, nel medio e nel lungo periodo.
POST N. 131
23 Luglio 2024 alle 12:59 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2024-2025: la sostenibilità finanziaria influirà sulla Riforma? Parla Giorgetti (mia risposta al sig. Wal)
Sig. Wal, ho letto con grande interesse gli articoli di Roberto Pecchioli che mi ha segnalato aventi per titolo “Sovranisti dei miei stivali. L’Italia venduta a brandelli”, Parte I e Parte II.
Che cosa posso dire? Trovo le riflessioni di Pecchioli bene argomentate e pienamente condivisibili. Leggendo l’articolo di Pecchioli mi si è formata nella mente l’immagine dell’Italia come di un immenso campo con su una gigantesca segnalazione lampeggiante stile Las Vegas che reca una scritta in lingua inglese “FOR SALE” (“In Vendita”).
L’articolo di Pecchioli evoca il termine “sovranista”, una parola che intrinsecamente ha valore positivo in quanto propugna la difesa della sovranità nazionale in contrapposizione alla globalizzazione. Oggi, però, il termine “sovranista” sembra avere una valenza di carattere negativo. Si parla, per esempio, di “destra sovranista”, e quando si parla di “destra” c’è un implicito richiamo al totalitarismo (al nazismo, o al fascismo, per esempio). Ma il sovranismo è un’altra cosa, non va confuso con il “totalitarismo”.
Il riferimento al termine “sovranità” espresso nell’articolo mi ha fatto venire in mente l’Articolo 1 della Costituzione italiana: “La sovranità appartiene al popolo”. Mi si è disegnato sulle labbra un accenno di sorriso. Non saprei dire se per una rinnovata speranza, o se, invece, per la sua poca credibilità.
La parola “sovranità” mi ha fatto anche venire in mente la “sovranità monetaria”. Di “sovranità monetaria” si parla nella Costituzione italiana nell’Articolo 117: “Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie: moneta, tutela del risparmio e mercati finanziari; tutela della concorrenza; sistema valutario; sistema tributario e contabile dello Stato; armonizzazione dei bilanci pubblici; perequazione delle risorse finanziarie”. Occorre osservare che l’articolo 117 è legato all’Articolo 11 che parla di LIMITAZIONE e non di CESSIONE di sovranità: “L’Italia consente in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni” (Articolo 11). Ne consegue, che non è in discussione la CESSIONE di sovranità monetaria. Anche a giudizio del vice presidente emerito della Corte Costituzionale Paolo Maddalena, l’Italia può fare ricorso alla creazione di una moneta parallela all’euro, con corso legale limitato all’ambito nazionale (https://www.affaritaliani.it/economia/paolo-maddalena-a-draghi-serve-una-moneta-di-stato-723187.html).
È proprio in accordo con la Costituzione italiana e con i Patti con l’Europa che nella mia “Proposta individuale” inviata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri il 13 gennaio 2023 propongo l’adozione della moneta digitale di Stato circolante solo in Italia parallelamente all’euro. La Proposta individuale è stata pubblicata sul sito pensionipertutti.it il 16 gennaio 2023 al link riportato nell’articolo “Riforma pensioni 2023, lettera al Governo: La proposta previdenziale del Dott. Perfetto” a firma di Erica Venditti (https://www.pensionipertutti.it/riforma-pensioni-2023-lettera-al-governo-la-proposta-previdenziale-del-dott-perfetto/).
Prima di concludere, vorrei cogliere l’occasione per richiamare l’attenzione di noi tutti su un articolo che ho letto proprio ieri, lunedì 22 luglio 2024, sul sito dell’ANSA. L’articolo si intitola “In Cina deciso l’ aumento graduale dell’età pensionabile” Nell’articolo si legge che “L’annuncio è maturato domenica grazie a un documento governativo diffuso dall’agenzia Xinhua, comprensivo anche di piani per affinare la strategia di lotta al crollo delle nascite e all’invecchiamento della popolazione, in calo per il secondo anno di fila nel 2023” (https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2024/07/22/in-cina-deciso-l-aumento-graduale-delleta-pensionabile_0a53801f-9a1b-48c8-89ff-98366cc030b7.html).
Ho voluto richiamare l’attenzione su tale articolo, perché il riferimento alla denatalità e all’invecchiamento della popolazione cinese (ma anche americana) lo abbiamo riportato anche nel documento di sintesi (di 8 pagine) del 6 febbraio 2024 relativo alla “Proposta di Riforma Previdenziale flessibile e strutturale Perfetto-Armiliato-Gibbin”.
Nella nostra Proposta di Sintesi replichiamo all’osservazione di Beatrice Bonini e di Giampaolo Galli dell’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani: a loro avviso, l’applicazione della web tax (e quindi, a maggior ragione, l’applicazione di una imposta su Robot e AI) porterebbe USA e Cina ad applicare ritorsioni verso i Paesi che l’adotterebbero.
Abbiamo così risposto alle osservazioni di Bonini e Galli: “Per rispondere alla seconda criticità evidenziata da Bonini e Galli e cioè che USA e Cina potrebbero reagire applicando ritorsioni all’Italia, ovvero applicando dazi ai prodotti italiani, facciamo osservare, in primo luogo, che USA e Cina hanno da gestire lo stesso problema che ha l’Italia, l’invecchiamento della popolazione, e quindi potrebbero guardare con interesse alla “sperimentazione” dell’IRAUT in Italia (e che potrebbe estendersi rapidamente alla UE), imposta il cui fine è l’attuazione del ricambio generazionale e quindi l’aumento delle nascite”.
Ho voluto esporre questa considerazione, che è parte della nostra Proposta di Riforma Previdenziale, per dare un suggerimento al Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni: “Ancora prima di affermare che ‘L’Italia cambierà l’Europa’, cominciamo a cambiare l’Italia. E l’Europa, Cina ed America ci copieranno”.
POST N. 130
22 Luglio 2024 alle 18:23 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni anticipate 2025: Quota 41, Opzione donna, Quota 42+10, andare in pensione è un diritto? (mia risposta al sig. Wal)
Il Premio Nobel per l’economia non esiste.
Esiste il “Premio della Banca di Svezia per le scienze economiche in memoria di Alfred Nobel” che viene confuso con il “Premio Nobel” perché viene conferito nello stesso giorno in cui vengono conferiti i Premi Nobel per le altre discipline.
Alfred Nobel, nel suo testamento nel 1895, espresse la volontà di assegnare un premio a chi ha “apportato i maggiori benefici all’umanità”, indicando i campi dove tali benefici vanno riscontrati: fisica, chimica, medicina, letteratura, pace. Alfred Nobel, dunque, non pensò mai ad un premio destinato a economisti.
Perché?
Il problema è legato alla natura per così dire “ambigua” dell’economia: di un fisico o di un chimico si possono individuare i meriti scientifici grazie ad una loro scoperta, di un medico si può riconoscere il merito di avere individuato un farmaco per curare una malattia. Ma per un economista? Non è in discussione il riconoscimento del valore dell’economista, ma è certamente più complicato individuare il suo apporto specifico al miglioramento della società. Di ciò il Comitato Nobel è pienamente consapevole, ed è per questo che fa riferimento al “premio della Banca di Svezia per le scienze economiche in memoria di Alfred Nobel” piuttosto che al “Premio Nobel per le scienze economiche”.
Mi si permetta una mia nota strettamente personale che ha il sapore dell’autoreferenza e della presunzione.
La mia ricerca trentennale mi ha portato alla creazione di una nuova disciplina che ho chiamato “Economatica” ovvero “Economia Informatica”. In pratica, ho fuso una disciplina “soft” come l’economia con una disciplina “hard” come l’informatica (o Computer Science, nel linguaggio anglosassone) dimostrando matematicamente che i modelli economici (es. la curva di domanda aggregata e la curva della offerta aggregata) hanno la stessa forma delle leggi informatiche (es. la legge di Little e la legge del tempo di risposta). In altre parole, le grandezze economiche hanno una perfetta corrispondenza con le grandezze informatiche, i meccanismi di regolazione di un sistema economico sono gli stessi che regolano un sistema informatico, le “leggi” economiche sono identiche alle leggi informatiche, i comportamenti degli agenti economici (famiglie, imprese, Stato) sono esattamente gli stessi comportamenti adottati dagli agenti informatici (utenti, computer, management). In altre parole ancora, le leggi della produzione dei beni sono le stesse leggi della produzione dei dati.
Sto affermando che economia e informatica possono essere descritte ricondotte ad un’unica disciplina utilizzando stessi modelli con i quali si possono creare teorie che possono essere provate sperimentalmente in laboratorio. Attenzione, però! L’Economia Informatica è molto più “sperimentale” della Economia Sperimentale (per la quale Vernon Smith ha vinto il “Premio Nobel” per l’economia nel 2002), in quanto la prima esegue esperimenti sul campo (con agenti reali che non sanno di partecipare ad un esperimento), mentre la seconda fonda l’esperimento su giochi di ruolo o role-play in cui gli agenti sono consapevoli di partecipare ad un esperimento).
Il laboratorio reale (e non virtuale) è il Centro di Elaborazione Dati, che è equivalente alla Nazione: Il Centro di Elaborazione Dati è il prototipo di Nazione digitale. La nostra Nazione si sta trasformando in Nazione digitale e sta diventato proprio come un Centro di Elaborazione Dati di enormi dimensioni. Questo è il motivo per cui sono molto ferrato sulla natura e sull’utilizzo della moneta digitale.
La mia ambizione è di elevare l’Economia al rango di Scienza Sperimentale alla pari della Fisica, della Chimica e della Biologia. La mia ambizione è di consentire la formulazione di politiche economiche in grado di apportare benefici all’umanità riducendo i mali che affliggono l’umanità, tra cui la povertà e la disoccupazione. La proposta di Riforma Previdenziale flessibile e strutturale Perfetto-Armiliato-Gibbin si fonda su presupposti dell’Economia Informatica.
Solo allora, quando l’Economatica o Economia Informatica entrerà nell’ortodossia dell’economia mainstream, si potrà parlare di “Premio Nobel” per l’economia.
Al momento sto inviando presentazioni e programmi di studio a tutte le università italiane (come pure al Ministero dell’Università e della Ricerca gestito dalla Senatrice Anna Maria Bernini e al Ministero dell’Istruzione e del Merito gestito dal Prof. Giuseppe Valditara) con l’obiettivo di stimolare l’interesse del Senato Accademico per inserire l’Insegnamento di “Istituzioni di Economia Informatica con esercitazioni di laboratorio” nel Piano di Studi dei Corsi di laurea in Economia e Informatica.
POST N. 129
22 Luglio 2024 alle 15:16 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni anticipate 2025: Quota 41, Opzione donna, Quota 42+10, andare in pensione è un diritto? (mia risposta al sig. Roberto C.)
Sig. Roberto C., separare la previdenza dall’assistenza sarebbe fattibile. Non solo fattibile, ma anche auspicabile. Non sono io a dirlo, ma è Alberto Brambilla, Presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, nel suo articolo dal titolo eloquente “Davvero l’Italia non può separare previdenza e assistenza?” pubblicato sul sito itinerariprevidenziali.it in data 14/3/2022 (https://www.itinerariprevidenziali.it/site/home/ilpunto/pensioni/davvero-italia-non-puo-separare-previdenza-e-assistenza.html).
In estrema sintesi, il Prof. Brambilla sostiene (dati alla mano) che, separando la previdenza dall’assistenza si otterrebbero benefici, i più significativi dei quali risulterebbero:
a) Maggiore chiarezza di bilancio, e quindi si avrebbero migliori informazioni per chi deve prendere decisioni in ambito previdenziale e assistenziale;
b) Risparmi dell’ordine di 5/6 miliardi l’anno (effettuando i dovuti controlli, si intende), e quindi si potrebbero erogare prestazioni a quelli che ne hanno davvero bisogno;
c) La spesa per pensioni risulterebbe non già del 16% del PIL ma del 12% del PIL (in linea con la media europea), e quindi si comunicherebbero dati più attendibili alla Commissione europea.
Supponiamo che il Governo prenda in seria considerazione il consiglio del Prof. Brambilla di separare la previdenza dall’assistenza e lo metta in pratica. Quindi, sig. Roberto, secondo lei dovremmo essere a quasi posto.
Ha detto bene: saremmo “quasi” a posto. Siamo a posto per quanto riguarda l’aver fatto chiarezza sull’aspetto finanziario delle pensioni. Ma la “sostenibilità del sistema previdenziale” si regge sul lavoro.
Vale dunque la pena ricordare le parole che la Prof.ssa Fornero ha pronunciato nella Conferenza stampa del 2011 quando ha spiegato la Riforma Monti-Fornero: “tutti, ma proprio tutti, devono capire che il principale meccanismo per fare pensioni è il lavoro”.
Si ritiene che il nostro sistema previdenziale sia in equilibrio quando il rapporto tra “lavoratori attivi” e “pensionati” si aggiri intorno 1,5. In altre parole, per ogni pensionato devono esserci 1,5 lavoratori attivi.
L’ISTAT comunica che in maggio 2024 il numero di occupati (lavoratori attivi) è pari a 23.954.000 (https://www.istat.it/wp-content/uploads/2024/07/CS_Occupati-e-disoccupati_MAGGIO_2024-1.pdf).
L’INPS comunica che al 31/12/2022 il numero di pensionati è pari a 16.131.414 (https://servizi2.inps.it/servizi/osservatoristatistici/api/getAllegato/?idAllegato=1007)
Anche se facciamo riferimento a due anni differenti (2024 per gli occupati e 2022 per i pensionati) ipotizziamo che il numero di pensionati si sia mantenuto a 16.131.414 anche nel 2024.
Pertanto, il rapporto tra lavoratori attivi e pensionati è dato da 23.954.000/16.131.414 = 1,48 (molto prossimo al valore ideale stimato in 1,5). Il rapporto ci dice che, per ogni pensionato, occorrono 1,48 lavoratori (diciamo 1 lavoratore a tempo pieno e 1 lavoratore part-time)
Ora, se nel 2025 volessimo mandare in pensione 100.000 lavoratori, occorrerebbe trovare lavoro a 100.000 x 1,48 = 148.000 nuovi lavoratori (supponendo a parità di importi salariali oggi erogati e a parità di importi pensionistici oggi erogati).
CONCLUSIONE: se non si aumenta il numero di lavoratori attivi, non è possibile mandare in pensione nessun lavoratore anziano, nemmeno riducendo gli importi pensionistici con il calcolo interamente contributivo o con forti penalizzazioni, in quanto, andando in pensione si riduce il numero di lavoratori attivi che contribuiscono a pagare le pensioni. Se proprio non si riesce ad aumentare il numero di lavoratori attivi, per mandare in pensione i lavoratori anziani occorre far versare i contributi alla forza lavoro robotica (Robot e AI).
POST N. 128
22 Luglio 2024 alle 17:02 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni anticipate (42+10) e coefficienti di trasformazione: quanto incidono sul calcolo? (mia risposta al sig. Antonino)
Sig. Antonino, non so rispondere con precisione alla sua domanda.
Se interpreto bene il suo pensiero, lei intende evitare il cumulo dei contributi tra la previdenza obbligatoria INPS e la previdenza della cassa professionale alla quale appartiene, ciò che le consentirebbe di accedere alla pensione anticipata 42 anni e 10 mesi; mentre, invece, vorrebbe godere della pensione di vecchiaia a 67 anni utilizzando i contributi versati all’INPS e al tempo stesso godere della pensione che le verrebbe erogata dalla sua cassa professionale, al fine di godere di due pensioni distinte.
Certamente, sig. Antonino, non ci sono ostacoli nel godere di due pensioni. So che le casse professionali erogano pensioni a favore dei professionisti iscritti all’albo professionale (avvocati, dottori commercialisti, ingegneri, infermieri, periti industriali, chimici, attuari, ed altri ancora), ma francamente non sono a conoscenza di eventuali normative di legge che regolano l’interazione tra casse professionali e la previdenza obbligatoria INPS.
In merito a quanto mi domanda, il Patronato è in grado di poterle rispondere in maniera precisa.
POST N. 127
22 Luglio 2024 alle 15:16 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni anticipate 2025: Quota 41, Opzione donna, Quota 42+10, andare in pensione è un diritto? (mia risposta al sig. Roberto C.)
Sig. Roberto C., separare la previdenza dall’assistenza sarebbe fattibile. Non solo fattibile, ma anche auspicabile. Non sono io a dirlo, ma è Alberto Brambilla, Presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, nel suo articolo dal titolo eloquente “Davvero l’Italia non può separare previdenza e assistenza?” pubblicato sul sito itinerariprevidenziali.it in data 14/3/2022 (https://www.itinerariprevidenziali.it/site/home/ilpunto/pensioni/davvero-italia-non-puo-separare-previdenza-e-assistenza.html).
In estrema sintesi, il Prof. Brambilla sostiene (dati alla mano) che, separando la previdenza dall’assistenza si otterrebbero benefici, i più significativi dei quali risulterebbero:
a) Maggiore chiarezza di bilancio, e quindi si avrebbero migliori informazioni per chi deve prendere decisioni in ambito previdenziale e assistenziale;
b) Risparmi dell’ordine di 5/6 miliardi l’anno (effettuando i dovuti controlli, si intende), e quindi si potrebbero erogare prestazioni a quelli che ne hanno davvero bisogno;
c) La spesa per pensioni risulterebbe non già del 16% del PIL ma del 12% del PIL (in linea con la media europea), e quindi si comunicherebbero dati più attendibili alla Commissione europea.
Supponiamo che il Governo prenda in seria considerazione il consiglio del Prof. Brambilla di separare la previdenza dall’assistenza e lo metta in pratica. Quindi, sig. Roberto, secondo lei dovremmo essere a quasi posto.
Ha detto bene: saremmo “quasi” a posto. Siamo a posto per quanto riguarda l’aver fatto chiarezza sull’aspetto finanziario delle pensioni. Ma la “sostenibilità del sistema previdenziale” si regge sul lavoro.
Vale dunque la pena ricordare le parole che la Prof.ssa Fornero ha pronunciato nella Conferenza stampa del 2011 quando ha spiegato la Riforma Monti-Fornero: “tutti, ma proprio tutti, devono capire che il principale meccanismo per fare pensioni è il lavoro”.
Si ritiene che il nostro sistema previdenziale sia in equilibrio quando il rapporto tra “lavoratori attivi” e “pensionati” si aggiri intorno 1,5. In altre parole, per ogni pensionato devono esserci 1,5 lavoratori attivi.
L’ISTAT comunica che in maggio 2024 il numero di occupati (lavoratori attivi) è pari a 23.954.000 (https://www.istat.it/wp-content/uploads/2024/07/CS_Occupati-e-disoccupati_MAGGIO_2024-1.pdf).
L’INPS comunica che al 31/12/2022 il numero di pensionati è pari a 16.131.414 (https://servizi2.inps.it/servizi/osservatoristatistici/api/getAllegato/?idAllegato=1007)
Anche se facciamo riferimento a due anni differenti (2024 per gli occupati e 2022 per i pensionati) ipotizziamo che il numero di pensionati si sia mantenuto a 16.131.414 anche nel 2024.
Pertanto, il rapporto tra lavoratori attivi e pensionati è dato da 23.954.000/16.131.414 = 1,48 (molto prossimo al valore ideale stimato in 1,5). Il rapporto ci dice che, per ogni pensionato, occorrono 1,48 lavoratori (diciamo 1 lavoratore a tempo pieno e 1 lavoratore part-time)
Ora, se nel 2025 volessimo mandare in pensione 100.000 lavoratori, occorrerebbe trovare lavoro a 100.000 x 1,48 = 148.000 nuovi lavoratori (supponendo a parità di importi salariali oggi erogati e a parità di importi pensionistici oggi erogati).
CONCLUSIONE: se non si aumenta il numero di lavoratori attivi, non è possibile mandare in pensione nessun lavoratore anziano, nemmeno riducendo gli importi pensionistici con il calcolo interamente contributivo o con forti penalizzazioni, in quanto, andando in pensione si riduce il numero di lavoratori attivi che contribuiscono a pagare le pensioni. Se proprio non si riesce ad aumentare il numero di lavoratori attivi, per mandare in pensione i lavoratori anziani occorre far versare i contributi alla forza lavoro robotica (Robot e AI).
POST N. 126
19 Luglio 2024 alle 19:19 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni anticipate 2025: Quota 41, Opzione donna, Quota 42+10, andare in pensione è un diritto? (mia risposta al sig. Giorgio)
Sig. Giorgio, è vero che l’Art. 11 della Costituzione Italiana asserisce che “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, ma all’Art. 78 asserisce che “Le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari”, e inoltre all’Art. 87 si asserisce che “Il Presidente della Repubblica è il capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale. [omissis] Ha il comando delle Forze armate, presiede il Consiglio supremo di difesa costituito secondo la legge, dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere”
In definitiva, sig. Giorgio, se da un lato l’Italia ripudia la guerra, dall’altro lato, qualora si rendesse necessario, il Presidente della Repubblica Italiana “dichiara lo stato di guerra deliberato dalla Camere”.
POST N. 125
21 Luglio 2024 alle 19:08 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni anticipate 2025: Quota 41, Opzione donna, Quota 42+10, andare in pensione è un diritto? (mia risposta al sig. Biagino Popoli)
Sig. Biagino Popoli, non metto in dubbio la sua onestà intellettuale, nel senso che sono convinto che lei crede in quello che dice. Lei potrà pure avere ragione (ed io concordo con lei su tutti i 7 punti che ha elencato). Ma “non basta avere ragione, bisogna essere capaci di farsela dare” (osservava Luciano Lama).
1. Lei dice “Ma la Legge Fornero non ha avuto effetto retroattivo? Eppure è stata fatta”. No, sig. Biagino, la Legge Fornero non ha avuto effetto retroattivo. Ha solo messo ordine nel caos che si era venuto a creare nel sistema previdenziale con gli interventi dei vari Governi che avevano preceduto il Governo Monti nel 2011. L’allungamento dell’età di pensionamento presente nella Legge Fornero deriva dal fatto che la finestra di 1 anno è stata inglobata nell’età anagrafica, e quindi ha innalzato l’età anagrafica per la pensione di vecchiaia. Queste sono le parole espresse dalla Prof.ssa Fornero nella Conferenza stampa del 2011: “Non ci sono più finestre e non ci sono più quote. L’età minima degli uomini oggi è 65 ma attenzione! 65 + 1 fa 66! non fa 65: noi inglobiamo la finestra e quindi partiamo da 66. Attenzione ancora perché le donne innescano un processo di adeguamento all’età maschile, e questo processo termina nel 2018”. Riporto il link dell’articolo su pensionipertutti dove è possibile rileggersi parola per parola ciò che disse in quella occasione la Prof.ssa Fornero (https://www.pensionipertutti.it/riforma-pensioni-obiettivo-sostituire-la-fornero-tra-il-dire-ed-il-saperlo-fare/)
2. Lei dice: “Le guerre non si possono evitare, ma non devono nemmeno essere alimentate in nessun modo, eccetto se non si è costretti a difendersi; EVITIAMO DI ALIMENTARLE”. A me non sembra che l’Italia voglia alimentare le guerre. Se si riferisce al caso particolare della guerra Russia-Ucraina, penso che all’interno stesso della coalizione del nostro Governo ci siano posizioni a favore ma anche contro la consegna di armi all’Ucraina.
3. Lei dice: “Eliminare l’evasione fiscale si che è possibile, ad esempio abolendo totalmente la circolazione di denaro in forma cartacea. SOLO PAGAMENTI ELETTRONICI E TRACCIABILI PER TUTTI”. In un comunicato stampa rilasciato il 5 febbraio 2024 l’Agenzia delle Entrate afferma: “Evasione fiscale, nel 2023 nuovo record di recupero Incassati 24,7 miliardi di euro (+22%): è il risultato più alto di sempre. Il gettito spontaneo supera i 536 miliardi, oltre 26 miliardi in più rispetto al 2022” (fonte: https://www.agenziaentrateriscossione.gov.it/export/.files/it/comunicati/005_Com.-st.-Risultati-2023-Agenzia-Entrate-e-Agenzia-entrate-Riscossione_05.02.2024.pdf) . Come si può notare, da parte dello Stato c’è lo sforzo di contrastare l’evasione fiscale. Con l’introduzione dell’euro digitale e con la sempre maggiore diffusione dei pagamenti digitali, si arriverà di certo a contrastare sempre di più l’evasione fiscale attraverso la tracciabilità dei pagamenti digitali per via elettronica.
4. Lei dice: “Le cariche pubbliche specie quelle accordate a nomina ( spesso inutili e inconcludenti) si potrebbero quantificare, CENSIRE e soprattutto verificare quali risultati CONCRETI esse producono. SI FACCIA UN CENSIMENTO”. Il suggerimento che lei evidenzia, sig. Biagino, è perfettamente condivisibile. Ma credo che la sua attuazione incontrerebbe fortissime resistenze da parte di lobby, gruppi di potere, gruppi di pressione, che renderebbero l’attuazione del suo suggerimento praticamente impraticabile. Ad ogni modo, il punto non è tanto cercare di eliminare ciò che non è desiderabile. Il punto è far funzionare ciò che è indispensabile che funzioni, nonostante la presenza di forze che ostacolino il suo corretto funzionamento. Questo che le sto descrivendo si chiama “resilienza”, e ho avuto modo di studiarla e di metterla in pratica nel mio lavoro di Business Continuity Manager, predisponendo il Piano di continuità operativa aziendale in modo da garantire il funzionamento dell’azienda anche in condizioni avverse come alluvioni, terremoti, pandemie che causano mancanza di energia elettrica, mancanza di collegamenti nelle comunicazioni, mancanza di personale.
5. Lei dice: “Diminuire il numero dei Parlamentari e Senatori in un Paese dove c’e una percentuale altissima di non votanti con un iter Legislativo che rispetti i dettati della Costituzione si può fare? Io credo di si. Si faccia”. Nel 2019 è stata avanzata una proposta di legge costituzionale che prevede la riduzione del numero dei parlamentari, da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori elettivi. La posposta di legge è stata approvata nel 2020 (fonte: https://www.riformeistituzionali.gov.it/it/la-riduzione-del-numero-dei-parlamentari/). Dal 2022, il Parlamento italiano è composto di 400 deputati e 200 senatori. Vorrei aggiungere ancora una cosa. I lavoratori, i cittadini, sin appellano spesso al riconoscimento dei loro diritti. Eppure, quella “percentuale altissima di non votanti” che lei, sig. Biagino, ci ricorda, sembra non riconoscere che votare è non solo un diritto, ma è anche un dovere. Dove ci sono diritti, ci sono anche doveri.
6. Lei dice: “Obbligare deontologicamente i vari candidati a mantenere le loro promesse elettorali attraverso le quali si chiedono ( e si prendono) i voti specie su punti importanti che toccano la vita delle persone è davvero impossibile farlo ? Un partito o un movimento politico serio potrebbe stilare un codice etico in tal senso ? Si faccia questo codice etico VISTO CHE GLI ITALIANI SONO UN POPOLO DI INGENUI?” Le “azioni sociali” (che si studiano in Sociologia), le dinamiche sociali sono molto complesse, sig. Biagino, entrano in gioco molti fattori: soprattutto la morale (cioè i valori che tengono unita la società), e l’etica (la traduzione di tali valori in comportamenti). Ci sono nazioni che orientano il popolo verso il perseguimento della salvaguardia della cultura nazionale (proibendo di vestirsi in un certo modo, proibendo di parlare in un certo modo, proibendo di comportarsi in un certo modo). In una società altamente coercitiva si rileva un numero elevato di suicidi. Ci sono poi nazioni come l’Italia in cui non sono presenti orientamenti particolarmente coercitivi. Abbiamo la formazione di Movimenti che propendono all’affermazione di determinati valori; tali Movimenti si trasformano poi in Partiti, trasformando anche i valori di origine. Sia i Movimenti che i Partiti hanno un proprio codice etico, una propria linea guida di comportamento. Ma l’essere umano tende a barattare la coerenza a tale linea di comportamento con l’opportunità di poter godere di maggiori privilegi. Oscar Wilde diceva “Se un uomo non è stato ancora comprato, è solo perché non è stato ancora fissato il suo prezzo”.
7. Lei dice: “La legge sui Condoni tiene conto di quelli che invece le tasse le hanno pagate, secondo le regole stabilite? Quante risorse producono concretamente ? La legge sui Condoni prevede uno sconto o un premio per quelli che invece le pagano nei tempi e nei modi giusti? SI POTREBBERO NON FARE PER UN SENSO DI GIUSTIZIA”. Spesso, sig. Biagino, ci aggrappiamo alla parola “Giustizia”. Ogni volta che la sento, non posso fare a meno di ricordare le parole di Dante “Diligite iustitiam qui iudicatis terram” (Amate la giustizia, voi che giudicate la terra”). Credo che solo esuli come Dante riescano a conoscere e a comprendere il profondo significato di “giustizia”. Tutti gli altri, tutti noi, io credo, abbiamo della giustizia solo una “parvenza”, ne conosciamo l’aspetto esteriore, superficiale, ma non profondo.
Nelle sue conclusioni, sig. Biagino, lei afferma: “Noi cittadini e lavoratori vogliamo soluzioni concrete, e certamente non spetta a noi sapere o indicare come fare. Spetta a coloro che si sono assunti oneri , onori e responsabilità di cambiare quello che non funziona”. Come non darle ragione, sig. Biagino? Ma se quello che lei auspica non si realizza, se coloro che si sono assunti oneri e onori non sono in grado di cambiare quello che non funziona, che cosa mai potremmo noi fare?
Ebbene, io una soluzione l’avrei, e l’applico a me con un certo successo: se non puoi cambiare le circostanze, cambia il tuo modo di pensare, e poiché solo tu sei responsabile dei tuoi pensieri, solo tu potrai cambiarli.
POST N. 124
19 Luglio 2024 alle 13:24 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, come si calcola la pensione? Quanto pesano montante e coefficiente di trasformazione? (mia risposta alla sig.ra Delfina)
Ben detto, sig.ra Delfina, ben detto davvero.
Penso che suo nonno avesse compreso, se non in toto, almeno in parte l’animo umano.
Lei, invece, sig.ra Delfina, forse involontariamente, ha dato la chiave per poter riporre fiducia negli altri. Qual è questa chiave? Cominciare a riporre fiducia in se stessi. Questo lo so per esperienza diretta.
Io ho fiducia in me stesso, perché ho fiducia nelle mie idee, nelle mie azioni, nelle mie opere. Idee, azioni ed opere fungono da calamita ed attraggono persone simili in natura. Per questo, nutrendo fiducia in me stesso, riesco a porre fiducia nelle persone che attraggo a me. Una di queste persone, per esempio, è stato mio datore di lavoro, con il quale ho trascorso i miei 9 anni di attività da lavoratore a partita IVA e nel quale ho riposto una fiducia incondizionata. Laddove è presente la “fiducia incondizionata” si può parlare di amicizia. Di amicizia quella “vera” (non quella dei social, per intenderci, o quella dove l’“amico” ti volge le spalle proprio nei momenti in cui si ha maggior bisogno di aiuto).
Per quanto riguarda il riporre la fiducia nel Governo italiano… purtroppo, devo dare ragione a lei, sig.ra Delfina (un bel nome davvero). Riconosco che è un rischio riporre fiducia nel Governo italiano. Un rischio, comunque, che vale la pena di correre.
POST N. 123
18 Luglio 2024 alle 17:28 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, come si calcola la pensione? Quanto pesano montante e coefficiente di trasformazione? (mia risposta al sig. Guido)
Sig. Guido, quando l’avrà saputo ce lo comunichi su questo sito. Perché nemmeno io sono riuscito a capire dall’estratto conto dell’INPS quale sia stato il montante contributivo in base al quale mi è stata calcolata la pensione. Ma forse il demerito è mio, per non essermi troppo impegnato a capire in che modo l’INPS fa i suoi calcoli. Ma sono sicuro che un Patronato conoscerà il modo per vedere il montante contributivo.
POST N. 122
18 Luglio 2024 alle 17:18 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2025, Rendiconto Inps, Durigon passa da Quota 41 a previdenza complementare (mia risposta al sig. Guido)
Sig. Guido, lei riporta dei dati sul debito pubblico italiano e sulla ricchezza finanziaria delle famiglie. Sta a me verificarli, ma le dico subito che concordo con lei.
Quando dice che “La mettono giù dura per giustificare i tagli”, quando dice che “I politici non hanno voluto attuare La spending review perché avrebbero dovuto sacrificare un sacco di discriminazioni e privilegi”, lei si immette su un territorio paludoso.
Se esprime queste sue opinioni al Governo, il Governo le risponderà: “questa è la sua opinione!”, e la mette a tacere ancor prima che lei possa completare la sua frase.
Per non farsi fare la schiacciata, occorre lanciare la palla a filo di rete.
In altre parole, occorre restare sul territorio sul quale cammina il Governo (giocare sullo stesso tavolo), usare le stesse palle da ping pong oramai consunte dal loro utilizzo verbale (denatalità, invecchiamento popolazione, debito pubblico), e mostrare al Governo i tiri (le soluzioni) che fanno vincere la partita.
La Nuova Riforma Previdenziale flessibile e strutturale Perfetto-Armiliato-Gibbin è il modo in cui il Governo dovrebbe giocare per vincere la partita.
E la “Nuova Riforma Previdenziale” alla quale mi riferisco non è una opinione.
POST N. 121
18 Luglio 2024 alle 10:46 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, come si calcola la pensione? Quanto pesano montante e coefficiente di trasformazione? (mia risposta al sig. Guido)
Sig. Guido, occorre prestare molta attenzione quando si mettono a confronto le Nazioni tra loro.
Ogni Nazione ha la propria cultura, proprie risorse naturali, proprie capacità manageriali. Alcune Nazioni traggono maggiori benefici, rispetto ad altre Nazioni, perché godono della sovranità monetaria.
Il Giappone è la Nazione più indebitata al mondo. Ma è anche tra le Nazioni più credibili al mondo. Gli investitori sono propensi ad investire in Giappone perché sanno che il Giappone può far fronte ai suoi debiti in qualsiasi momento. In qualsiasi momento il Giappone può saldare i suoi debiti emettendo la propria moneta (lo yen) perché gode di sovranità monetaria. Al tempo stesso, il Giappone è molto cauto nell’emettere moneta per non fare aumentare l’inflazione (che è la bestia nera delle Banche Centrali).
È vero che la condizione patrimoniale delle famiglie italiane la si può considerare piuttosto solida: molte famiglie sono proprietarie di case, e sono detentrici di molti risparmi.
Se solo ci fossero dei validi economisti al Governo, si potrebbero utilizzare quegli enormi risparmi per fare investimenti reali, e non per risanare le casse dello Stato (pagando gli interessi sul debito pubblico, o colmando il deficit statale attraverso una tassa sul patrimonio, finanziario o altro che sia).
In Economia vale l’uguaglianza (più che altro una identità) “Investimenti = Risparmi”. Si potrebbero, per esempio, costruire asili nido per supportare le famiglie, residenze per gli anziani per dare sollievo a chi li ha in cura in famiglia, scuole per abbattere il sovraffollamento delle classi; per ristrutturare caserme abbandonate al fine di predisporre posti letto per studenti fuori sede, costruire villaggi entro i quali accogliere i migranti, ampliare gli ospedali per meglio affrontare la lunga degenza degli anziani man mano che la popolazione diventa sempre più vecchia.
Il Governo farebbe bene a pensarci su tutte queste cose, andando anche oltre l’utilizzo delle risorse finanziarie messe a disposizione dal Piano di Ripresa e Resilienza Nazionale (PNRR).
In altre parole, sto dicendo che sui risparmi delle famiglie sarebbe bene che ci arrivasse il Governo, con proprie strutture organizzative e gestendo gli investimenti in prima battuta. Ancor prima che sui risparmi delle famiglie si allunghi la mano minacciosa degli speculatori finanziari sia italiani che esteri (e noi sappiamo bene chi sono).
POST N. 120
17 Luglio 2024 alle 15:03 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni anticipate (42+10) e coefficienti di trasformazione: quanto incidono sul calcolo? (mia risposta al sig. Alessandro Paci)
Sig. Alessandro Paci, lei domanda se con la prossima Legge di Bilancio potrà cambiare qualcosa per il suo pensionamento.
Purtroppo sì, qualcosa potrebbe cambiare per il suo pensionamento.
Lei ci dice che maturerà i requisiti per l’accesso alla pensione anticipata Fornero di 42 anni e 10 mesi (più tre mesi di finestra di attesa prima di ricevere i soldi della sua pensione) il 1° novembre 2025.
La Legge di Bilancio per il 2025 potrebbe introdurre variazioni per quanto riguarda le pensioni; tali variazioni entrerebbero in vigore a partire dal 1° gennaio 2025. Pertanto, sig. Alessandro Paci, poiché lei maturerà i requisiti per l’accesso alla pensione anticipata Fornero solo dopo che entreranno in vigore le variazioni, le non si troverà i requisiti pensionistici della pensione anticipata Fornero “cristallizzati” prima delle variazioni.
Al momento non è noto se verranno effettivamente introdotte variazioni alla Riforma Fornero (sia per la pensione di vecchiaia a 67 anni, che per la pensione anticipata a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 1 anno in meno per le donne).
Si potrebbero formulare delle ipotesi. E ad oggi è possibile dire tutto e il contrario di tutto (come si può evincere dai numerosi articoli di giornale).
Occorrerà attendere di conoscere la Proposta che il Gruppo di Lavoro del CNEL sta elaborando e che sottoporrà all’attenzione del Governo verso la fine di luglio.
POST N. 119
16 Luglio 2024 alle 17:25 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni anticipate (42+10) e coefficienti di trasformazione: quanto incidono sul calcolo? (mia risposta alla sig.ra Adri)
Sig.ra Adri, non ha nulla di cui preoccuparsi. Maturando la pensione anticipata Fornero di 41 anni e 10 mesi di contributi a inizio dicembre 2024, lei in quel momento “cristallizza”, “congela” i requisiti di accesso alla pensione anticipata Fornero.
Qualora dovesse entrare in vigore una Nuova Riforma Pensioni, questa sarà operativa dal 1 gennaio 2025 e riguarderà i lavoratori che matureranno i requisiti pensionistici dal 1 gennaio 2025 in poi.
Pertanto, una Nuova Riforma Pensioni non toccherà affatto i requisiti da lei maturati. Anche qualora si dovesse apportare alla pensione anticipata Fornero la variazione della finestra di attesa dai tre mesi attuali a quattro mesi o più, i suoi requisiti di accesso all’anticipata Fornero rimarranno: 41 anni, 10 mesi e tre mesi di finestra di attesa.
Sul sito InvestireOggi,it è riportato un articolo in cui una lettrice esprime una domanda simile alla sua. La rimando quindi anche a detto articolo, precisando che ci sono due refusi. La pensione Fornero per gli uomini è di 42 anni e 10 mesi (e non 41 anni e 10 mesi come viene riportato nell’articolo), mentre per la pensione anticipata per le donne il requisito è 41 anni e 10 mesi (e non 40 anni e 10 mesi come riportato nell’articolo). L’articolo, a firma di Pasquale Pirone è stato pubblicato il 15 luglio 2014 su InvestireOggi.it con il titolo “Riforma pensione anticipata, se cambiano i requisiti chi li ha già cristallizza il diritto alla Fornero?” ( investireoggi.it/fisco/riforma-pensione-anticipata-se-cambiano-i-requisiti-chi-li-ha-cristallizza-il-diritto-alla-fornero/)
In sintesi, sig.ra Adri: non ha nulla da temere. A inizio di dicembre 2024 lei cristallizzerà il diritto di accesso alla pensione anticipata Fornero così com’è oggi, potrà continuare a lavorare se lo vorrà, e potrà esercitare il suo diritto acquisito alla quiescenza quando lo vorrà, in qualsiasi momento, con qualsiasi legge pensionistica che sarà in vigore, con qualsiasi Governo che governerà.
POST N. 118
15 Luglio 2024 alle 15:09 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni anticipate (42+10) e coefficienti di trasformazione: quanto incidono sul calcolo? (mia risposta al sig. Walter)
Sig. Walter, lei dice che, sebbene la pensione mensile si incrementi in quanto si va in pensione più tardi, tuttavia si riceve la pensione per meno anni. Ciò che asserisce è corretto dal punto di vista logico.
Poi conclude: “La somma del percepito alla data di morte sarà inferiore”. Dal momento che qui lei fa entrare in gioco una “somma”, ebbene, questa sua asserzione andrebbe dimostrata matematicamente.
Quando lei asserisce che “si riceve la pensione per meno anni”, questa sua asserzione è corretta dal punto di vista logico.
Sappiamo che l’importo pensionistico viene calcolato in riferimento alla speranza di vita, che per gli uomini è stimata nel 2023 in 81 anni mentre per le donne è stimata in 85 anni (fonte ISTAT).
Riprendiamo la sua asserzione “La somma del percepito alla data di morte sarà inferiore”: questa potrà essere allora trasformata in “la somma del percepito quando si morirà ad 81 anni sarà inferiore”. Ammesso ma non concesso che la sua affermazione “trasformata” sia corretta (in altre parole, ammettiamo per ipotesi che sia corretta, ma riservandoci di verificarla matematicamente), certamente non è corretta se il pensionato vivrà oltre gli 81 anni (l’importo maggiore sarà dovuto solo in parte al coefficiente di trasformazione, e in massima parte per il tempo che si vive più a lungo).
In estrema sintesi, il mondo delle pensioni e meno simile ad un “labirinto” (come si esprimerebbe il maestro della Prof.ssa Fornero) e più simile, invece, ad una “lotteria”: se si muore “prima della speranza di vita”, vince l’INPS; se si muore “dopo la speranza di vita”, vince il pensionato.
Ad ogni modo, nel determinare gli importi pensionistici, i calcoli attuariali tengono senz’altro conto (ma è solo una mia ipotesi da non attuario), della possibilità che qualche volta “vinca” l’INPS (forse il più delle volte, perché altrimenti fallirebbe) e qualche altra volta “vincano” i pensionati (a questo punto, devo aggiungere, il meno delle volte). È davvero difficile mantenere il sistema previdenziale in “equilibrio”. È più facile, invece, renderlo “sostenibile”, riducendo la spesa pensionistica (ed è quello che fanno in nostri Governi, indipendentemente dal loro colore).
Il cosiddetto punto di “equilibrio” è una certezza in fisica. L’economia l’ha preso in prestito dalla fisica, ma l’equilibrio in economia non è una certezza, e serve più che altro per sviluppare modelli matematici astratti che servono da guida per sviluppare politiche pratiche da attuare nella nostra società (personalmente faccio uso della parola “equilibrio”, in quanto sviluppo modelli matematici per dare una pensione a chi una pensione non c’è l’ha, e per dare lavoro a chi un lavoro non ce l’ha).
POST N. 117
13 Luglio 2024 alle 14:07 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2025, ultime su Quota 41: Quanti sono i precoci all’11 luglio? (mia risposta al sig. Marco)
Sig. Marco, si stima che la platea dei potenziali “Quota 41” “con l’onta di ricalcolare loro la pensione” (come dice lei) sia di circa 100.000 tra lavoratori e lavoratrici.
https://www.informazionefiscale.it/Quota-41-per-tutti-assegno-ridotto-pensioni-2025
POST N. 116
13 Luglio 2024 alle 13:55 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2025, ultime su Quota 41: Quanti sono i precoci all’11 luglio? (mia risposta al sig. Salvatore)
Sig. Salvatore, solo l’INPS è in grado di spiegarle il motivo per cui non le riconosce alcuni contributi. Pertanto, potrà rivolgersi direttamente all’INPS oppure ad un Patronato.
È possibile contattare l’INPS tramite il portale http://www.inps.it e urtilizzando il servizio “INPS Risponde”.
Come viene riportato sul sito dell’INPS, “Il servizio ‘INPS Risponde’ ti consente di inoltrare all’INPS quesiti e richieste di chiarimenti su aspetti normativi o procedimenti o richieste di informazioni e relative a servizi e su singole pratiche. Con INPS Risponde puoi inoltre verificare lo stato delle tue richieste”.
Ci sono due modi per accedere al servizio “INPS Risponde”: 1) digitando le credenziali di accesso (ovvero, con tessera sanitaria, o CIE o SPID), oppure 2) senza digitale le credenziali di accesso (nel qual caso occorre digitare il codice CAPTCHA che viene proposto dall’applicazione dell’INPS).
NOTA IMPORTANTE: se si desidera accedere al servizio “INPS Risponde” senza digitare le credenziali di accesso, è bene utilizzare il browser Chrome di Google oppure il browser Edge di Microsoft, perché, utilizzando il browser Firefox di Mozilla, l’applicazione dell’INPS non è in grado di intercettare il codice CAPTCHA che occorre inserire in un determinato campo (per lo meno, a me non funziona, pur utilizzando il sistema Windows 11 e il browser Firefox di Mozilla entrambi aggiornati).
Se ha poca dimestichezza nell’utilizzare i servizi online offerti dalla Pubblica Amministrazione, le consiglio, sig. Salvatore, di rivolgersi ad un Patronato.
POST N. 115
12 Luglio 2024 alle 18:31 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, raggiungo i requisiti (41+10) o (42+10) ma non vado subito, cristallizzo il diritto? (mia risposta al sig. Roberto)
Sig. Roberto, se lei maturerà il diritto alla pensione il 28 febbraio 2025 con più di 43 anni di contributi, potrà esercitare il suo diritto anche dopo il 28 febbraio 2025. Pertanto, se lei decide di rimanere nel suo attuale impiego, conserva i requisiti già maturati e potrà decidere in qualsiasi momento di andare in pensione.
Se, invece, lei dovesse decidere di continuare l’attività lavorativa presso altre aziende, su questo punto non saprei risponderle. Non so dirle se ci sono dei vincoli.
Con Quota 100, per esempio, ci sono dei vincoli. Avendo maturato il diritto alla quiescenza con Quota 100, il lavoratore potrebbe continuare a lavorare nella stessa azienda ed andare in pensione con Quota 100 in qualsiasi momento, anche un anno dopo aver maturato il diritto di Quota 100. Ma, se invece lascia l’azienda e va in pensione con Quota 100, potrà lavorare solamente se realizza un reddito lordo annuale pari a 5.000 euro. Se eccede i 5.000 euro, la pensione Quota 100 viene sospesa per un determinato periodo di tempo.
Ora, nel suo caso, non saprei dirle se l’essere stato esposto per 13 anni all’amianto possa avere agevolato in qualche modo il suo accesso alla pensione. Presumo di no, dal momento che comunque lei ha maturato più di 43 anni di contributi. Tuttavia, su questo punto potrebbe darle la risposta certa il Patronato.
POST N. 114
9 Luglio 2024 alle 19:43 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni anticipate 2025, Quota 41 contributiva sostituirà la Fornero (41+10) e (42+10)? (mia risposta al sig. Luca V)
Sig. Luca V, le segnalo il seguente messaggio dell’INPS risalente al 2015 in merito al principio della “cristallizzazione del diritto alla pensione anticipata”.
“Cristallizzazione del diritto alla pensione anticipata
In applicazione del principio della cristallizzazione del diritto a pensione, volto a tutelare il legittimo affidamento e la certezza del diritto, come già chiarito al punto 8 del messaggio n. 219 del 2013, i soggetti che perfezionano il diritto alla pensione anticipata in base al requisito contributivo richiesto dalla legge ad una certa data, possono accedere alla pensione, previa cessazione del rapporto di lavoro subordinato, successivamente alla predetta data senza che sia loro richiesto il perfezionamento dell’eventuale più elevato requisito contributivo vigente, anche per effetto dell’adeguamento alla speranza di vita, alla data di presentazione della domanda di pensione.
Tale principio trova applicazione anche nel caso in cui il lavoratore, pur avendo perfezionato il requisito contributivo prescritto dalla legge ad una certa data, avendo meno di 62 anni di età, abbia continuato a svolgere attività lavorativa al fine di evitare, ai sensi del più volte citato art. 6, comma 2- quater, la riduzione percentuale della pensione anticipata in regime misto, prevista dal sopra richiamato art. 24, comma 10.
In applicazione di detto principio, con riferimento ai soggetti destinatari della disposizione di cui all’art. 1, comma 113, della legge n. 190 del 2014, di cui al punto 2 parte II, che entro il 31 dicembre 2017 maturino il diritto alla pensione anticipata, ancorché abbiano alla stessa data meno di 62 anni di età, non si applica l’articolo 24, comma 10, del decreto legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011, anche se la decorrenza della pensione si collochi successivamente alla predetta data ed a quest’ultima l’interessato abbia un’età inferiore a 62 anni”.
POST N. 113
9 Luglio 2024 alle 15:42 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni anticipate 2025, Quota 41 contributiva sostituirà la Fornero (41+10) e (42+10)? (mia risposta al sig. Luca V)
Sig. Luca V, prima mi lasci fare una premessa.
Io non affermo cose che riguardano l’impianto attuale del nostro sistema previdenziale. Io RIPORTO ciò che so riguardo all’impianto ATTUALE del sistema previdenziale. È un impianto vecchio, obsoleto, inadeguato ai tempi del digitale. Andrebbe letteralmente mandato al macero. Ma non lo si può fare in quanto non è ancora disponibile un nuovo impianto del sistema previdenziale. Ci si affanna a trovare questo nuovo impianto, fondato sulla flessibilità in uscita a partire dai 62 anni di età fino ai 72 anni di età regolato dal meccanismo “penalizzazione se esci prima dei 67 anni” e “incentivazione se esci dopo i 67 anni”: è un impianto decrepito, vecchio, obsoleto – fondato ancora sul vecchio meccanismo economico di “incentivi/disincentivi” – oltre che inadeguato per i tempi del digitale. Perché un impianto inadeguato? Perché non risolve il problema della denatalità. Tutto qui.
Io AFFERMO invece cose che riguardano il FUTURO impianto del nostro sistema previdenziale che si fonda sull’applicazione dell’imposta sull’automazione (Robot ed AI). Sono cose sulle quali non si pronuncia alcun esperto previdenziale noto al vasto pubblico. L’impianto del sistema previdenziale che propongo è nuovo, innovativo, lungimirante, adeguato ai tempi del digitale. Perché? Perché risolve il problema della denatalità. Tutto qui, e fine della mia premessa.
In ambito pensionistico, col termine “cristallizzazione dei requisiti” (o, adoperando un’espressione più forte, dei “diritti acquisiti”) si fa riferimento a determinati requisiti (età anagrafica, anni di contribuzione, ecc.) che permettono l’accesso alla pensione e che non vengono annullati da una legge previdenziale successiva.
Anche se venisse fatta una nuova legge previdenziale che altera i requisiti, il lavoratore o la lavoratrice che li aveva raggiungiti prima che entrasse in vigore la nuova legge previdenziale, non perde il diritto di andare in pensione, diritto che si dice, appunto, “cristallizzato”, “congelato”.
A questo punto le RIPORTO un altro punto di riferimento traendo spunto dall’articolo intitolato “Cristallizzazione del diritto alla pensione: cosa comporta?” a firma di Giacomo Mazzarella pubblicato su orizzontescuola.it in data 20 ottobre 2020:
“Cosa si intende quando si parla di cristallizzazione del diritto alla pensione?
In materia previdenziale quando si parla di cristallizzazione del diritto alla pensione, si intende quel particolare istituto che tutela i lavoratori che scelgono di restare in servizio anche nel momento in cui si sono maturati i requisiti di accesso ad alcune misure pensionistiche.
L’istituto scende in campo nel momento in cui un lavoratore matura i requisiti per la pensione con una misura che viene cessata negli anni successivi. In virtù di questa possibilità, il lavoratore non perde il diritto all’uscita nonostante la fine del funzionamento di una misura pensionistica. In altri termini, una volta maturato il diritto alla pensione, questo diritto viene congelato e non si perde, questo il principio cardine della cristallizzazione”. https://www.orizzontescuola.it/cristallizzazione-del-diritto-alla-pensione-cosa-comporta/
(Nota: la Dott.ssa Venditti mi ha anticipato, riportando un altro link di orizzontescuola.it).
Concludo aggiungendo che la “cristallizzazione dei requisiti” è una “prassi” e non una “legge”. La “prassi” è un “modo di fare”. Personalmente non conosco casi in cui un lavoratore che abbia maturato determinati requisiti li abbia perduti a causa dell’entrata in vigore di una nuova legge che ha soppresso i vecchi requisiti.
Ma le leggi cambiano. Ed anche le prassi (“la cristallizzazione dei requisiti”) potrebbero cambiare col tempo (soprattutto quando si è con l’acqua alla gola).
POST N. 112
7 Luglio 2024 alle 6:30 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, quali le misure probabili: Opzione donna prorogata e Quota 104? (mia risposta al sig. Wal)
Sig. Wal, in effetti l’Italia andrebbe ricostruita. Non solo a seguito delle frane causate dagli alluvioni, ma anche dalla frane economiche causate da vari Governi.
L’Italia andrebbe ricostruita attraverso l’istituzione dell’Istituto per la Ricostruzione dell’Italia (I.R.I.). Ne ho parlato in un mio articolo intitolato “Per ricostruire l’Italia serve l’IRI come motore per lo sviluppo e l’occupazione” pubblicato in data 11 settembre 2020 sul sito Il Valore Italiano https://www.ilvaloreitaliano.it/per-ricostruire-litalia-serve-liri-come-motore-per-lo-sviluppo-e-loccupazione/
Parlo dell’IRI anche nell’articolo a firma di Erica Venditti dal titolo “Riforma pensioni, ultime al 21 luglio: ecco il piano strategico per convincere l’Ue” pubblicato su Pensionipertutti in data 21 luglio 2020.
Le mie idee sull’IRI coincidono con quelle del Prof. Giuseppe Rao riportate nell’articolo “Per uscire dalla crisi serve uno Stato imprenditore e un moderno Iri per un nuovo umanesimo industriale”.
https://www.academia.edu/44795953/La_proposta_di_Rao_per_uscire_dalla_crisi_Stato_imprenditore_e_un_moderno_Iri_per_un_nuovo_umanesimo_industriale_
https://www.facebook.com/permalink.php?id=233666853637439&story_fbid=1228183587519089
POST N. 111
6 Luglio 2024 alle 11:34 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, quali le misure probabili: Opzione donna prorogata e Quota 104? (mia risposta alla sig.ra Teodora Moira)
Gentile sig.ra Teodora Moira, il Governo taglia gli assegni dei futuri pensionandi perché non ci sono sufficienti coperture finanziarie per pagare le pensioni. Ma più che tagliare gli assegni, occorrerebbe dire che il Governo taglia il numero di pensionandi.
Le pensioni sono la prima voce di spesa dello Stato. La seconda voce di spesa dello Stato è la Sanità. Pertanto, anche la Sanità è soggetta a tagli di spesa.
I tagli alla spesa pubblica avvengono perché non ci sono sufficienti entrate derivanti da imposte, tasse e accise per coprire le uscite che servono per finanziare pensioni, sanità, istruzione, sicurezza pubblica.
Andrebbero colpite con decisione e severità l’evasione fiscale e l’elusione fiscale in modo da poter finanziare i servizi pubblici necessari (Sanità, Istruzione e Sicurezza).
Andrebbero rafforzati i controlli sul lavoro sommerso in modo da recuperare i contributi tramite i quali finanziare le nuove pensioni.
Andrebbero sviluppati programmi per l’occupazione, utilizzando al meglio i fondi messi a disposizione dall’Europa per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Andrebbero messi a governare l’Italia persone che hanno della Nazione una visione di Stato, e quindi persone che abbiano il coraggio di non abbandonare lo Stato alla selvaggia economia liberista fondata sul cosiddetto “libero mercato”, e che abbiano il coraggio di istituire una economia mista in cui il pubblico partecipa assieme al privato alla crescita economica (più alto PIL) e allo sviluppo economico (riduzione della povertà assoluta e relativa, e maggiore benessere delle famiglie).
Come può notare, sig.ra Teodora Moira, ci sono troppi condizionali, troppi “andrebbero”. E mi sono solo soffermato sulla “Premessa”.
I politici ci governano grazie ai nostri voti, e credo che cerchino di fare il loro meglio. Se il loro “meglio” non è all’altezza delle nostre aspettative, non si può attribuire a loro la colpa di non riuscire a sviluppare una “visione di Stato”.
POST N. 110
5 Luglio 2024 alle 22:15 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, uscita dai 64 anni o Quota 41 per tutti con tagli del 20%? (mia risposta al sig. Wal)
Sig. Wall, lei pone una domanda davvero interessante.
La crescita economica (PIL) dello zerovirgola per cento (cioè, 0,5%, 0,8%, 0,7%, 0,9%) dipende dal fatto che si fanno pochi investimenti.
In economia ci sono due teorie dell’investimento: la teoria del moltiplicatore keynesiano e la teoria dell’acceleratore.
In entrambi i modelli c’è un fattore che, a fronte di una determinata quantità di investimenti, accresce il PIL di una quantità maggiore rispetto a quella degli investimenti.
Prendiamo il modello del moltiplicatore. Se, per esempio, il fattore moltiplicatore è 5, a fronte di 1 miliardo di investimenti, il PIL cresce di 5 miliardi. Su questa idea poggia il Superbonus del 110%. Ma, dal momento che il Superbonus ha provocato – a quanto si dice – danni alle casse dello Stato, evidentemente c’è qualcosa che non ha funzionato.
Entriamo in dettaglio sul moltiplicatore, perché è lì la soluzione della maggior parte dei nostri problemi (incluso il debito pubblico).
Se, per esempio, lo Stato agevola la ristrutturazione delle case, con agevolazioni fiscali per l’installazione di impianti fotovoltaici o di nuove caldaie che consumano di meno, i cittadini cominciano a spendere.
Si chiama quindi un’impresa, che si approvvigiona di materiali, fa lavorare i suoi operai e quelli di altri fornitori e quindi si attiva una catena di spese che si traducono in incassi maggiori per elettricisti, idraulici, muratori e così via.
Supponiamo che ciascun lavoratore abbia una propensione al consumo pari all’80%, ciò significa che si consuma l’80% del proprio salario e si risparmia il 20% del proprio salario. Perciò, dando lavoro al muratore, all’elettricista, all’idraulico, ciascuno spende l’80% in più del guadagno addizionale. Il moltiplicatore di cui si parlava prima è dato dal rapporto tra 1 e la differenza tra 1 e 0,8 (che è 80%). Tale rapporto 1/(1-0,8) dà proprio 5. Quindi, se la spesa per l’investimento complessivo è di 1.000 euro la maggiore ricchezza generata è pari a 5.000 euro.
Se la nostra economia cresce poco, significa che si fanno pochi investimenti.
Ci sono pochi investimenti perché si consuma poco. Si consuma poco perché o ci sono molti disoccupati, o perché quelli che sono occupati hanno bassi salari, o perché i pensionati hanno già quello che a loro serve. O perché, più semplicemente, la propensione al consumo è diminuita in quanto si risparmia di più a causa di incertezze economiche.
Ecco dunque perché io insisto nello stimolare i consumi. Ma non i consumi di chi è già in grado di poter consumare (lavoratori occupati e pensionati che hanno già i beni di cui necessitano o che non spendono perché preferiscono risparmiare a causa delle attuali condizioni di elevata incertezza economica), bensì i consumi di chi non può ancora consumare e cioè di coloro che sono disoccupati, dando loro un lavoro che potranno avere solo se i lavoratori anziani lasceranno il loro posto di lavoro. In un’economia che non cresce o che cresce poco, il disoccupato può lavorare solo se un occupato lascia il suo posto di lavoro. Questo perché nessun imprenditore si accolla un nuovo lavoratore se i suoi profitti già bassi (perché si vende meno in quanto si consuma poco) vengono ulteriormente erosi da maggiori costi del lavoro (lavoratore anziano più nuovo lavoratore giovane).
Ecco perché io insisto nell’avviare il ricambio generazionale: solo con i nuovi consumi (nuove case, nuovi elettrodomestici, nuove cucine, nuove automobili) indotti da nuovi lavoratori è possibile stimolare nuovi investimenti e quindi crescita economica.
E per poter mandare in pensione i lavoratori anziani al fine di dare lavoro ai disoccupati, in modo che possano crearsi una famiglia ed avviare nuovi consumi e nuova produzione e nuovi investimenti e crescita economica, è necessario finanziare le nuove pensioni facendo versare i contributi all’automazione.
POST N. 109
5 Luglio 2024 alle 12:19 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, uscita dai 64 anni o Quota 41 per tutti con tagli del 20%? (mia risposta al sig. Giancarlo Casimirri)
Sig. Giancarlo Casimirri, la sola “proposta quota 41 con penalizzazione” (come lei la chiama) che io conosca è quella contenuta nella Proposta di Legge (PDL) 2855 a prima firma On. Durigon presentata alla Camera dei Deputati l’11 gennaio 2021.
L’On. Durigon della Lega fa riferimento alla pensione anticipata con 41 anni di contribuzione indipendentemente dall’età anagrafica (sia per gli uomini che per le donne) rendendola completamente basata sul sistema di calcolo contributivo.
La Proposta di pensione anticipata con 41 anni di contribuzione della Lega andrebbe a sostituire la pensione anticipata della legge Fornero (42 anni e 10 mesi per gli uomini, e 41 anni e 10 mesi per le donne).
Con la Proposta della Lega basata sul sistema di calcolo contributivo, rispetto alla pensione anticipata Fornero, gli uomini andrebbero in pensione 1 anno e 10 mesi prima mentre le donne andrebbero in pensione 10 mesi prima.
Poiché lei, sig. Giancarlo, mi dice che ha già maturato il diritto per la pensione anticipata ordinaria, potrà esercitare tale diritto acquisito in qualsiasi momento, anche qualora la quota 41 tutta contributiva della Lega dovesse sostituire in toto la pensione anticipata Fornero (42 anni e 10 mesi).
Perciò, sig. Giancarlo, si rassicuri: potrà rimanere al lavoro col diritto maturato di pensione anticipata ordinaria, anche negli anni dal 2025 in poi, se fosse approvata quota 41 con penalizzazione che va a sostituire la pensione anticipata Fornero (42 anni e 10 mesi).
Qualora dovesse essere approvata la Proposta della Lega di uscita con 41 anni di contribuzione in sostituzione della pensione anticipata Fornero con 42 anni e 10 mesi di contribuzione, per evitare di prendere abbagli in una materia così delicata come quella delle pensioni, farebbe bene a verificare la sua situazione pensionistica con un Patronato e farsi rilasciare la simulazione come prova documentale, dal momento che “la legge non ammette ignoranza”.
POST N. 108
5 Luglio 2024 alle 11:28 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, uscita dai 64 anni o Quota 41 per tutti con tagli del 20%? (mia risposta alla sig.ra Loredana)
Sig.ra Loredana, sono convinto che rinnoveranno Opzione Donna nel 2025 (anche se nella sua versione malandata).
Credo proprio che il Governo non riuscirà ad andare più in basso di così con Opzione Donna.
La Proposta di Riforma Previdenziale flessibile e strutturale Perfetto-Armiliato-Gibbin che è stata consegnata ai Sindacati (affinché la presentino ai tavoli con il Governo) rivaluta (e di molto) Opzione Donna.
Dopo che i tavoli tra Sindacati e Governo si saranno chiusi, penso che la Redazione di Pensionipertutti potrebbe rendere pubblica la Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin sia nella sua versione estesa (50 pagine) che nella sua versione sintetica (8 pagine).
Detta proposta, se non verrà accolta nel 2024, lo sarà nel 2025, o nel 2026, o nel 2027. Ma senz’altro sarà accolta, quando il Governo non saprà più che cosa fare per portare la crescita economica sopra lo zerovirgola percento e per ridurre il debito pubblico.
POST N. 107
4 Luglio 2024 alle 16:57 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, uscita dai 64 anni o Quota 41 per tutti con tagli del 20%? (mia risposta al sig. Alesso)
Certamente ha ragione, sig. Alesso, se rileva incongruenze tra i valori che lei riporta e il valore del 78% riportato da me.
Per ragioni di semplicità, ho tenuto conto di una semplice media sugli anni.
Ho anche riportato, per esempio, che il versamento dei contributi da parte del lavoratore è del 10% (mentre invece è del 9,19%) e quella del datore di lavoro è del 23% (mentre, invece, è del 23,81%). I valori precisi sono riportati sul sito INPS al seguente link: https://www.inps.it/it/it/inps-comunica/diritti-e-obblighi-in-materia-di-sicurezza-sociale-nell-unione-e/per-le-imprese/modalit–di-calcolo-dei-contributi-previdenziali.html
Nel calcolo dell’importo pensionistico gioca un ruolo importante il coefficiente di trasformazione. Tale coefficiente può subire delle oscillazioni che fanno alzare o abbassare gli importi pensionistici.
Come indicato nell’articolo, nella tabella riportata al link https://www.pensionioggi.it/dizionario/coefficienti-di-trasformazione si osserva, per esempio, che in corrispondenza dell’età anagrafica di 67 anni il coefficiente di trasformazione nel periodo 2016-2018 vale 5,700%, nel periodo 2019-2020 vale 5,604%, nel periodo 2021-2022 vale 5,575% e nel periodo 2023-2024 vale 5,723%.
POST N. 106
4 Luglio 2024 alle 16:28 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, uscita dai 64 anni o Quota 41 per tutti con tagli del 20%? (mia risposta al sig. Pino)
Sig. Pino, è lecito porsi domande come le sue. Con quale sistema di calcolo si va in pensione? Tutto contributivo, o misto per chi ne ha diritto?
Questo ancora non si sa.
Sappiamo che il sistema di calcolo “tutto contributivo” è meno vantaggioso del sistema di calcolo misto che si basa su una parte di calcolo retributivo e una parte di calcolo contributivo.
Il sistema di calcolo retributivo genera squilibri nel sistema previdenziale, in quanto tende a “regalare ai pensionati un certo numero di anni di prestazioni non coperti dal montante contributivo” (espressione che ho ripreso da pag. 99 dall’eccellente libro del Prof. Giuliano Cazzola intitolato “La Guerra dei cinquant’anni. Storia delle riforme e controriforme del sistema pensionistico”).
Il sistema di calcolo che andrebbe adottato per tutti (e verso il quale, giustamente, ci si sta orientando) è il sistema di calcolo “tutto contributivo”, con il quale l’importo pensionistico viene calcolato sulla base di tutta la contribuzione versata nell’arco della vita lavorativa.
E questo mi pare sia anche il pensiero dei lettori di Pensionipertutti i quali spesso affermano che è giusto andare in pensione in base ai contributi versati, senza però penalizzazioni.
POST N. 105
4 Luglio 2024 alle 14:26 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2025, uscita dai 64 anni o Quota 41 per tutti con tagli del 20%? (mia risposta al sig. Stefano)
Sig. Stefano, in merito al suo quesito riguardo alla possibilità di andare in pensione a 64 anni pur non arrivando ai 40 anni di lavoro, vorrei rimandarla alla lettura di un articolo sul sito InvestireOggi a firma di Giacomo Mazzarella (un Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco) pubblicato il 29 Aprile 2024 al seguente link https://www.investireoggi.it/fisco/tutti-in-pensione-a-64-anni-non-solo-i-contributivi-ma-pochi-lo-sanno/
Leggendo l’articolo che le ho segnalato, noterà che laddove si prospetta una soluzione “appetibile” (del tipo “andare in pensione a 64 anni con 20 anni di contribuzione”), ci sono poi requisiti talmente stringenti che rendono la misura accessibile a pochissimi e praticamente inaccessibile alla maggior parte dei lavoratori.
Io analizzo misure pensionistiche che potrebbero applicarsi alla più vasta platea di potenziali beneficiari. Ecco perché nell’articolo faccio riferimento all’uscita flessibile a partire dai 64 anni di età ma con 40 anni di contributi (questa dei 40 anni di contributi è una mia personalissima idea, giusto per dare credibilità alla cosiddetta “uscita flessibile a partire dai 64 anni di età”).
Ritengo altresì che gli esperti previdenziali dovrebbero astenersi dal formulare espressioni del tipo “flessibilità in uscita” ma con irrigidimento di taluni requisiti, poiché sono espressioni che si adatterebbero meglio a politici imbonitori mediatici aventi come solo scopo quello di aggregare consensi.
POST N. 104
12 Giugno 2024 alle 13:17 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni, previsto un nuovo disegno di legge: Quota 103 bis? Quota 41? (mia risposta al sig. Roberto)
Sig. Roberto, lei mi domanda se si potrà ritoccare la Legge Fornero rendendola completamente contributiva.
Immagino che lei voglia riferirsi sia alla pensione anticipata Fornero che a quella di vecchiaia Fornero.
Per quanto riguarda la pensione anticipata Fornero (42 anni e 10 mesi di contribuzione per gli uomini; e 41 anni e 10 mesi di contribuzione per le donne) la proposta avanzata della Lega è quella di sostituirla con la pensione anticipata 41 anni di contribuzione indipendentemente dall’età anagrafica (sia per gli uomini che per le donne) rendendola completamente basata sul sistema di calcolo contributivo.
Ciò è stato anticipato nella Proposta di Legge (PDL) 2855 a prima firma On. Durigon presentata alla Camera dei Deputati l’11 gennaio 2021.
Se viene proposto di applicare il sistema di calcolo contributivo alla pensione anticipata Fornero (modificata da 42 anni e 10 mesi di contribuzione a 41 anni di contribuzione per tutti), viene naturale pensare che si possa essere indotti ad applicare il sistema di calcolo contributivo anche alla pensione di vecchiaia della legge Fornero (67 anni di età anagrafica).
Secondo la mia visione, in merito alle pensioni il Governo si trova a percorrere una via che si stringe sempre di più. In altre parole, si tenderà ad avanzare proposte che permetteranno il pensionamento ad un numero sempre minore di lavoratori e lavoratrici. Con Opzione Donna non è stato forse così? Opzione Donna non è divenuta accessibile ad un numero sempre minore di lavoratrici, introducendo requisiti di accesso alla pensione sempre più stringenti? Anche qui viene naturale pensare che un tale irrigidimento di requisiti possa essere applicato a tutte le altre forme pensionistiche.
Occorre osservare che le proposte riguardanti l’applicazione del sistema di calcolo contributivo alle varie forme pensionistiche è solo uno degli aspetti di cui si parla. Bisogna vedere soprattutto su quali requisiti di accesso al trattamento pensionistico il Governo ha intenzione di intervenire (oltre, ovviamente, al possibile allungamento delle finestre di attesa).
Concludo dicendo che il mettere mano alle pensioni non è una questione di coraggio, ma di numeri.
Se i numeri che vengono indicati dalla Ragioneria dello Stato, dalla Corte dei Conti, dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio, da Banca d’Italia indicano che la spesa pensionistica deve essere tagliata, allora il Governo dovrà tagliare la spesa pensionistica.
POST N. 103
11 Giugno 2024 alle 12:57 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2025, per invecchiamento e denatalità la soluzione c’é: ultime novità (mia risposta alla sig.ra Veronica)
Lei ha perfettamente ragione, sig.ra Veronica, quando afferma che “in un certo senso la Natura cerchi di difendersi dalla crescita esponenziale di esseri umani”. A mio avviso, anche in Natura esistono le “clausole di salvaguardia”.
Vorrei ricordare che le cosiddette “clausole di salvaguardia” sono dei meccanismi automatici che entrano in azione quando determinati obiettivi non vengono rispettati. Se, per esempio, le entrate fiscali diminuiscono, ecco che entra in gioco la clausola di salvaguardia IVA, in maniera automatica, senza che il Governo ci pensi sopra, per cui l’IVA aumenta per aumentare il gettito fiscale.
Ha ancora ragione, sig.ra Veronica, quando afferma che “non vi possa essere una crescita continua, in nessun settore, sia in natura che in tutti gli ambiti di vita umana”.
Infatti, qualsiasi tipo di crescita, da quella di virus, a quella umana, a quella tecnologica, presenta un andamento che ha la forma di una “S”, è la cosiddetta funzione sigmoidea, che illustra una lieve crescita alla base, per poi procedere con un andamento quasi esponenziale verso l’alto, per poi attestarsi su valori pressoché costanti smettendo quindi di crescere. Anche lo sviluppo tecnologico può essere rappresentato con una funzione sigmoidea che in matematica prende il nome di “funzione logistica”.
Le clausole di salvaguardia presenti in Natura si potrebbero individuare in quei meccanismi automatici che ristabiliscono il rapporto tra popolazione e risorse naturali, allorquando la crescita della popolazione procede a ritmo più rapido della crescita delle risorse disponibili (terra, acqua, cibo, aria). Tali clausole di salvaguardia naturali, che tendono a ridurre la crescita della popolazione, si chiamano: guerre, carestie, alluvioni, pandemie, terremoti.
Quando i Governi si renderanno conto che le clausole di salvaguardia sono presenti anche in Natura e non solo nelle loro Leggi di Bilancio, la popolazione mondiale e le risorse naturali della Terra potranno crescere in maniera equilibrata (oggi si utilizzerebbe la parola, piuttosto abusata, “sostenibile”).
Anch’io parlo di “crescita”, ma di una “crescita equilibrata”, ovvero di “pieno impiego di una capacità produttiva crescente”. È una crescita legata alle risorse disponibili. È una crescita orientata a permettere di consumare chi oggi non può consumare perché è disoccupato. È una crescita rappresentata da una nuova funzione sigmoidea la cui base è composta dalla popolazione umana e robotica.
Il suo commento, sig.ra Veronica, mi offre l’opportunità di esporre un concetto che ritengo molto importante e che molti tendono a sottovalutare.
Ci sono molte persone che sulla stampa tendono a dare rassicurazioni sull’impiego dell’intelligenza artificiale, che aumenterà i posti di lavoro invece di ridurli. A mio avviso, occorre andare molto cauti nell’affermare ciò. Tutto di pende dalla rapidità con cui cresce l’impiego di intelligenza artificiale (e di robot) e la rapidità con cui nascono le nuove professioni stimolate da AI e robotica. Se l’impiego di robot e AI cresce ad un ritmo più veloce con cui crescono le nuove professioni, si va incontro alla disoccupazione tecnologica. Ed ecco allora il significato dell’imposta su Robot e AI: essa può essere vista proprio come una “clausola di salvaguardia” che tende a portare di pari passo la crescita dell’automazione con la crescita delle nuove professioni evitando di andare incontro al rischio di disoccupazione tecnologica.
POST N. 102
8 Giugno 2024 alle 0:29 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2025, per invecchiamento e denatalità la soluzione c’é: ultime novità (mia risposta alla sig.ra Teodora Moira)
Sì, certamente, Sig.ra Teodora Moira: la denatalità potrebbe essere contrastata fermando la fuga dei giovani italiani all’estero mediante assunzioni con contratto di lavoro a tempo indeterminato e l’aumento degli stipendi. Sarebbe una soluzione di gran lunga più efficace rispetto ad altre misure come i “Bonus Asili Nido” di 3.600 euro per il pagamento delle rette relative alla frequenza di asili nido previsti nelle Legge di Bilancio 2024 a favore di famiglie con ISEE fino a 40.000 euro che abbiano già un figlio di età inferiore a 10 anni.
In Italia i bambini nascono ancora per lo più in una famiglia tradizionale, quindi l’attenzione va orientata verso i giovani mettendoli in grado di formarsi una famiglia. Un lavoro stabile e ben remunerato è la condizione necessaria per consentire ai giovani di formarsi una famiglia e quindi allevare dei bambini. Ma non basta.
Occorre creare le condizioni per dare lavoro ai giovani.
La nostra economia cresce poco, di pochi decimali percentuali all’anno (0,6%, 0,7%, 0,9%). Si può quindi affermare che la nostra economia è un’economia stagnante.
In un’economia stagnante (cioè che non cresce o cresce poco) il solo modo per consentire ai giovani di entrare nel mondo del lavoro è di consentire ai lavoratori anziani di uscire dal mondo del lavoro (è ciò che io chiamo “equilibrio tra flusso entrante e flusso uscente”).
Ma per mandare in pensione i lavoratori anziani occorrono risorse economiche di cui oggi il Governo non riesce a disporre, nonostante i suoi sforzi nel contrastare l’evasione contributiva.
E qui rilevo un paradosso del Governo: da un lato cerca di contrastare l’evasione contributiva, dall’altro lato è il Governo stesso che “evade” (tra virgolette, si intende) i contributi, permettendo la cosiddetta “decontribuzione”, ovvero il taglio del cuneo fiscale contributivo a favore dei lavoratori (che dovrebbe essere varato con la Legge di Bilancio per il 2025) di circa 10 miliardi di euro da prelevare dalla fiscalità generale (dalle imposte che paghiamo tutti noi).
In data 8 aprile 2024 ho inviato via mail alla Ragioneria Generale dello Stato, alla Corte dei Conti e all’Ufficio Parlamentare di Bilancio una lettera aperta in cui suggerivo di non prorogare nel 2025 la decontribuzione tramite il taglio del cuneo fiscale contributivo a favore dei lavoratori in quanto risulterebbe inefficace nel permettere il recupero del potere di acquisto dei salari per far fronte all’inflazione (che è la ragione per la quale il Governo propende per la decontribuzione).
Ma, qualora la decisione di ricorrere alla decontribuzione fosse la decisione da prendere, ho suggerito di colmare il vuoto contributivo (che ci creerebbe con la decontribuzione) tramite l’applicazione dell’imposta sul reddito da lavoro prodotto da Robot e AI.
La mia impressione è che il Governo si occupi principalmente di aspetti finanziari (deficit di bilancio ricorrendo a prestiti), perdendo di vista un orizzonte molto più ampio che è l’aspetto economico (crescita attraverso la creazione di posti di lavoro).
POST N. 101
6 Giugno 2024 alle 12:40 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni (Quota 103, Fornero e vecchiaia) quando andrò in pensione? L’esperto risponde (mia risposta al sig. LucianoM)
Sig. LucianoM, innanzitutto grazie per l’informazione che ci ha fornito relativamente ai dati della Ragioneria Generale dello Stato.
Il suo commento mi offre l’occasione di fare una riflessione che racchiude in sé una sorta di “principio guida” circa la metodologia da adottare quando si studia un certo fenomeno. Il principio guida lo espliciterò alla fine di questo mio commento.
Dunque, ricapitolando.
La tabella riportata nel “XX Rapporto Annuale di Luglio 2021” del 2021 dell’INPS dice che nel 2031 si andrà in pensione a 67 anni e 11 mesi (pag. 142) (https://www.inps.it/docallegatiNP/Mig/Dati_analisi_bilanci/Rapporti_annuali/XX_Rapporto_annuale/XX_Rapporto_annuale.pdf).
La tabella riportata nel “Rapporto n.22 Nota Aggiornamento” del 2021 della Ragioneria Generale dello Stato dice che nel 2031 si andrà in pensione a 67 e 8 mesi (pag. 106 – NOTA: il numero delle pagine si vede malissimo: vedere la pagina 105 in basso a destra e andare sulla pagina successiva, che è la 106) (https://www.rgs.mef.gov.it/_Documenti/VERSIONE-I/Attivit–i/Spesa-soci/Attivita_di_previsione_RGS/2021/Rapporto-n.-22-Nota-Aggiornamento_28122021.pdf)
La tabella riportata nel “Rapporto n.24 Nota Aggiornamento” del 2023 della Ragioneria Generale dello Stato (il documento che ci ha segnalato lei, sig. LucianoM) dice che nel 2031 si andrà in pensione a 67 e 4 mesi (pag. 103) (https://www.rgs.mef.gov.it/_Documenti/VERSIONE-I/Attivit–i/Spesa-soci/Attivita_di_previsione_RGS/2023/Rapporto-n.-24-Nota-Aggiornamento.pdf)
DOMANDA (a tono un po’ ironico): visto che dal 2021 al 2023 il requisito di accesso alla pensione di vecchiaia per il 2031 è passato da 67 anni e 11 mesi a 67 anni e 8 mesi e poi ancora a 67 anni e 4 mesi, è possibile che la Ragioneria Generale dello Stato nel suo Rapporto n. 26 del 2025, basandosi su dati ISTAT aggiornati, porterà il requisito di accesso della pensione di vecchiaia a 67 anni e 0 mesi per il 2031? In pratica, lo stesso requisito del 2031 sarebbe lo stesso di quello di 7 anni prima, e cioè di oggi?
Enuncio ora il “principio guida” della metodologia da adottare nelle analisi dei dati (e che io, personalmente, adotto): analizzare il più ampio spettro di studi che vengono effettuati sull’indagine di un determinato fenomeno, ma fare riferimento nel tempo alla stessa fonte dei dati.
La fonte dei dati per me di riferimento riguardo alle pensioni è quella dell’INPS.
I dati dell’INPS possono venire comunque modificati da Decreti Ministeriali che vengono poi pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale. Per fare un esempio, quando il sig. Libero (al quale si accenna anche nell’articolo) mi aveva informato che nel 2025-2026 l’età di pensionamento sarebbe stata di 67 anni, e non di 67 anni e 2 mesi (come veniva riportato nella tabella INPS alla quale io stesso facevo riferimento), si riferiva alla variazione apportata dal Decreto ministeriale del 18 luglio 2023 del Mistero dell’Economia e delle Finanze (che, purtroppo, mi era sfuggito) (https://www.fiscoetasse.com/files/17157/dm-requisiti-pensione-2025.pdf).
POST N. 100
3 Giugno 2024 alle 20:44 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensione anticipata 2024-25, Quota 103, si andrà con requisiti diversi? Ultime notizie (mia risposta alla sig.ra Teodora Moira)
Gentilissima Sig.ra Teodora Moira, lei mi domanda: “cosa dovrebbe fare il Governo Italiano, per non tagliare le pensioni?”
Lasci che le ricordi ciò che disse nel 2011 il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Prof.ssa Elsa Fornero, durante la conferenza stampa in cui espose la Riforma delle Pensioni Monti-Fornero: “tutti, ma proprio tutti, devono capire che il principale meccanismo per fare pensioni è il lavoro”.
A questo punto, Sig.ra Teodora Moira, posso rispondere alla sua domanda: per non tagliare le pensioni, il Governo italiano dovrebbe creare lavoro.
Occorre prestare molta attenzione quando la stampa ci informa che l’occupazione aumenta. Come c’è debito buono e debito cattivo (espressioni di Mario Draghi), così c’è lavoro buono e lavoro cattivo (espressioni mie).
Il lavoro buono è quello che ti permette di aprire un mutuo per comprarti una casa, per formarti una famiglia, per allevare dei figli, che ti permette di aiutare i tuoi genitori nel caso avessero bisogno, e sai di poterlo fare perché puoi contare su un lavoro stabile e ben remunerato.
Il lavoro cattivo è quello mal pagato, che non ti permette di renderti autonomo dai tuoi genitori, che ti obbliga a restare a casa dai tuoi genitori perché il tuo stipendio se ne andrebbe tutto per pagare l’affitto e le bollette.
Oggi, oltre alla denatalità, abbiamo un altro grande problema da affrontare: la fuga dei giovani dall’Italia.
Non basta che il Governo crei lavoro. Occorre anche che il Governo crei il buon lavoro, un lavoro che trattenga i giovani in Italia.
Io credo che un buon Governo dovrebbe assumersi l’impegno di affermare questo: “da oggi, questo Governo si assume l’impegno di dare lavoro a chiunque lo cerchi”.
Solo se il Governo si assume tale impegno, sarà possibile non tagliare le pensioni.
Io credo, e ne sono convinto, che la tassazione robotica consenta di non tagliare le pensioni e, cosa ancora più pregevole, di permettere a chiunque lo cerchi di avere un lavoro, un lavoro buono, perché quello cattivo, quello remunerato poco, verrebbe lasciato fare ai robot.
POST N. 99
24 Aprile 2024 alle 14:13 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensione 2024, uscite anticipate? Ecco la soluzione, l’unica ormai (mia risposta al sig. Salvatore (primo))
Sig. Salvatore, anch’io sono per la soluzione “hic et nunc”, ovvero qui in Italia (hic), ed ora nel 2024 (nunc).
Ho certamente pensato all’apporto degli immigrati. E ci hanno pensato anche altri. Non solo in Italia, ma anche in altri Paesi affetti da denatalità e invecchiamento, primo tra tutti il Giappone.
Non escludo la possibilità che in un ravvicinato futuro si possa aprire una competizione accesa tra i vari Paesi per accaparrarsi la manodopera più qualificata, proprio come si fa con l’importazione di materie prime – petrolio, gas, chip – se non si dispone di tali materie nel proprio Paese.
Se tale manodopera importata è di cultura diversa, occorrerà avviare un processo sociale di integrazione di portata molto più ampia di quella che oggi si può riuscire ad immaginare. Per quanto riguarda l’Italia, mi pare di vedere che siamo ancora all’ABC riguardo all’integrazione degli immigrati. Inoltre, mi sembra ragionevole pensare che tale processo di integrazione sia un processo che richiederà decenni per essere consolidato.
Pertanto, se pensiamo di risolvere il problema della denatalità e della forza lavoro mancante, che dovrebbe versare i contributi per sostenere il nostro sistema pensionistico, tramite l’immigrazione, siamo ben lontani dalla soluzione “hic et nunc” da applicare in Italia nel 2024.
Abbiamo già, invece, la soluzione “hic et nunc” a portata di mano: utilizzare la forza lavoro robotica (che è già in mezzo a noi nei ristoranti) e applicare l’imposta da cui prelevare i contributi con i quali finanziare le pensioni.
Perché, mi domando, non attuare tale soluzione, se non altro in fase prototipale (così come agiamo con le pensioni anticipate)?
Sono d’accordo con lei, sig. Salvatore, che dobbiamo perseguire la strada nel creare quelle condizioni che rendono l’Italia appetibile per attirare professionalità, cominciando, per esempio, ad attirare chi sta per prendere la decisione di trasferirsi all’estero (forse la competizione cui accennavo prima è già cominciata).
Mi sentirei di aggiungere che dovremmo creare anche nuovi Insegnamenti, come l’Economia Informatica che sto proponendo a varie Università italiane.
Nuovi Insegnamenti in grado di fare evolvere i “vecchi” insegnamenti in linea con l’evoluzione digitale della Nazione.
Nuovi Insegnamenti STEM in grado di attirare allo studio studenti italiani e di altri Paesi.
Perché sono gli studenti il vero futuro della Nazione.
POST N. 98
22 Aprile 2024 alle 21:40 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensione 2024, uscite anticipate? Ecco la soluzione, l’unica ormai (mia risposta al sig. Giovanni)
Sig. Giovanni, se lei giudica i nostri politici “inetti” e “sprovveduti” (sue parole) sta prendendo la loro difesa.
I nostri politici non sono “inetti”, ovvero incapaci di svolgere in modo, sia pure approssimativo, i propri compiti.
I nostri politici non sono “sprovveduti”, ovvero privi di quell’esperienza necessaria per svolgere un determinato compito.
No.
I nostri politici sono capaci di svolgere i loro compiti, e lo fanno in base alla loro esperienza che hanno accumulato nel corso della loro attività in politica.
Diciamo, piuttosto, che, per quanti sforzi facciano, per quanto si applichino nel loro dovere di politico, non raggiungo risultati all’altezza delle attese.
Insomma, volendo dare loro un voto, a stento raggiungono il 5+ (il più è per incoraggiarli ad arrivare alla sufficienza, al 6).
Questa sera sono andato a vedere con Google chi è il Consigliere economico del Presidente Meloni. Ho scoperto che si chiama Renato Loiero, che ha frequentato la stessa Università che ho frequentato io nel 1974, l’Università Federico II di Napoli, e che è professore a contratto di Diritto tributario presso l’università Enrico G. Marconi di Roma.
Gli manderò la mail (molto stringata) per chiedergli di domandargli se ritiene valida oppure no l’opportunità di applicare l’imposta sul reddito da lavoro prodotto dagli automi.
Vede, sig. Giovanni, non basta dire che i nostri politici sono inetti e sprovveduti. Occorre anche metterli nelle condizioni di potersi migliorare dando loro dei consigli su cosa e come fare.
POST N. 97
22 Aprile 2024 alle 21:11 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensione 2024, uscite anticipate? Ecco la soluzione, l’unica ormai (mia risposta al sig. Salvatore (primo))
Sig. Salvatore (primo), innanzitutto piacere di risentirla.
Parto dal presupposto che chiunque si sia presa la briga di consultare i numeri lo faccia per supportare le proprie argomentazioni. Lei, per esempio, si avvale dei numeri per mostrare come l’“inverno demografico” sia un falso problema. È un approccio scientificamente corretto. Le sue conclusioni, però, non dimostrano che l’“inverno demografico” è un falso problema.
Il fatto che nello stesso periodo 2023 siano morte 650.000 e siano nati 380.000 bambini, non è una ragione sufficiente per eliminare il problema dell’inverno demografico.
Lei ha riportato numeri assoluti riferiti ad un determinato periodo, ma non ha riportato i numeri dei morti e dei nati che ci saranno tra 10 anni, o tra 20 anni o tra 30 anni. In altre parole, non ha riportato il tasso di mortalità che permette di valutare quanti morti ci saranno tra 10, o 20, o 30 anni, né il tasso di natalità che permette di valutare quanti nati ci saranno tra 10, o 20, o 30 anni.
Oggi nascono meno bambini rispetto a ieri. E, probabilmente, domani nasceranno meno bambini rispetto ad oggi.
I miei genitori hanno generato 4 figli. Io non ho figli, ma i miei 2 fratelli e 1 mia sorella hanno generato 2 figli ciascuno per totale 6 figli. Quindi, “oggi”, nella mia famiglia allargata, sono nati meno figli per famiglia singola rispetto a ieri. Non so quanti figli nasceranno dai miei 6 nipoti domani.
Ma il punto non è nei numeri statistici.
Il punto è come rimuovere il problema della denatalità, e non già come risolverlo.
Il problema della denatalità sembra affliggere non solo gli italiani, ma anche gli immigrati. Non è possibile contare nemmeno sulla procreazione da parte degli immigrati.
Purtroppo, sono in pochissimi ad avere letto Paul Watzlawick, e certamente questi pochissimi non sono al Governo o in Parlamento. Altrimenti sarebbero pervenuti alla stessa soluzione cui sono pervenuto io.
Voglio solo concludere con questa affermazione: senza il versamento dell’imposta sull’automazione da parte dei robot, il Governo non ha alcuna possibilità di stimolare la crescita economica oltre lo zero virgola percento.
POST N. 96
22 Aprile 2024 alle 20:17 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensione 2024, uscite anticipate? Ecco la soluzione, l’unica ormai (mia risposta alla sig.ra Delfina)
Sig.ra Delfina, avevo bene inteso il suo commento. Non ho dato la risposta coerente con la sua domanda, perché i commenti, le opinioni di grandi, medie e piccole imprese sono più che scontati e sono:
1. con l’IRES paghiamo già la tassa sulla ricchezza che produciamo. Perciò, non c’è alcun senso nel pagare una tassa sulla tecnologia che ci serve per produrre la ricchezza
2. con la tassa sull’automazione rischieremmo di essere meno competitivi rispetto ad altre imprese i cui Paesi non applicano la medesima tassa
3. se verrà applicata la tassa sull’automazione saremmo costretti a scaricarla sui consumatori, e quindi saranno loro i penalizzati
4. se ci applicheranno la tassa sull’automazione noi delocalizzeremo i nostri impianti produttivi dove non è in vigore la tassa sull’automazione
Le imprese ragionano tutte, ma proprio tutte, con la seguente logica: profitti privati, debiti pubblici.
Compito dello Stato è la ridistribuzione della ricchezza.
La ricchezza viene ridistribuita mediante l’applicazione delle imposte.
L’Imposta sull’automazione è un mezzo per ridistribuire la ricchezza dovuta anche ai maggiori profitti che le imprese (grandi, medie e piccole) ottengono grazie alla enorme produttività dei robot, intesi come forza lavoro equiparabile alla forza lavoro umana e non semplice tecnologia (che, se così fosse, varrebbe l’obiezione elencata al punto 1).
POST N. 95
22 Aprile 2024 alle 17:25 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensione 2024, uscite anticipate? Ecco la soluzione, l’unica ormai (mia risposta al sig. Wal)
Articolo molto interessante. Anch’io ritengo, come viene riportato nell’articolo, che “i mercati dei capitali sono troppo rischiosi”.
Se fossi il Consigliere del Cancelliere Olaf Scholz, gli consiglierei di stare ben lontano dai mercati finanziari al fine di finanziare le pensioni.
Gli consiglierei (come peraltro si potrebbe immaginare) di applicare l’imposta sull’automazione. Gli suggerirei di prendere contatti con l’Italia dove tale questione viene già affrontata da tempo.
POST N. 94
22 Aprile 2024 alle 17:05 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensione 2024, uscite anticipate? Ecco la soluzione, l’unica ormai (mia risposta al sig. Pietro)
Sig. Pietro, lei in pratica domanda: se un robot produce un prodotto, chi può consumare questo prodotto se ci sono sempre più disoccupati che non possono comprare il prodotto?
La sua domanda è corretta. Ma chi assume i robot non si pone tale domanda. Chi assume il robot vede grossi risparmi nell’immediato e non si rende conto che potrebbe essersi messo in casa un “Cavallo di Troia”, che in un tempo più o meno lontano gli farà chiudere i battenti perché ci saranno sempre meno persone che compreranno i suoi prodotti in quanto disoccupati. In pratica, l’esercente vede il suo presente felice e non il suo futuro, proprio come chi lavora ed è giovane non pensa minimamente che andrà in pensione a 71 anni di età.
Oggi tutti i ristoratori che utilizzano i robot sono allegri, perché con 15.000 euro una tantum comprano un robot che non chiede aumenti, non va in ferie, non fa sciopero, non prende il TFR, e per il quale il ristoratore non deve nemmeno versare i contributi. Inoltre, la produttività di un robot cameriere è tale che potrebbe fare benissimo il lavoro di due camerieri.
Con la sua seconda domanda lei in pratica dice: ma se un’azienda (piccola, media o grande che sia) deve pagare già le rate per l’investimento che ha fatto, perché tassarlo ancora con un’altra tassa?
Anche questa sua domanda è corretta. Se, però, consideriamo il robot non come una macchina ma come un lavoratore, allora la domanda da porsi è un’altra, ed è la seguente: se un robot fa lo stesso lavoro di un lavoratore umano, perché non deve pagare le tasse come le paga un lavoratore umano?
Tornando al ristoratore di prima che assume un robot che gli è costato 15.000 euro una tantum, ebbene, un cameriere umano gli costerebbe almeno 2.000 euro lorde al mese, pari a 26.000 euro lorde all’anno (contando 13 mensilità).
In pratica, il ristoratore ha un guadagno netto di 11.000 euro all’anno.
Domanda finale: perché non prelevare una parte di questi 11.000 euro in termini di contributi per mandare in pensione un lavoratore anziano in modo che gli subentri un disoccupato giovane?
POST N. 93
22 Aprile 2024 alle 13:17 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensione 2024, uscite anticipate? Ecco la soluzione, l’unica ormai (mia risposta alla sig.ra Delfina)
Sig.ra Delfina, l’applicazione delle imposte (proprio perché vengono “imposte” dallo Stato) non richiede il consenso delle imprese o dei lavoratori. Importa che riescano a coprire i costi sociali (disoccupazione e pensioni).
POST N. 92
19 Aprile 2024 alle 20:17 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni anticipate 2024: opzione donna non basta, serve riconoscere il lavoro di cura (mia risposta alla sig.ra Lucia)
Sig.ra Lucia, tali domande è opportuno indirizzarle ad un Patronato, che ha l’accesso a procedure aggiornate alle leggi vigenti e al suo estratto conto previdenziale.
Per sua informazione, con la Legge di Bilancio valida per il 2024 (cioè per quest’anno) i requisiti per Opzione Donna sono i seguenti:
– Requisito contributivo: raggiungimento di 35 anni di contributi entro il 31 dicembre 2023
– Requisito anagrafico: compimento, entro il 31 dicembre 2023, di 61 anni di età. Il requisito anagrafico è ridotto a 60 anni di età se si ha un figlio, ed a 59 anni se si hanno 2 o più figli
– Requisiti “soggettivi”: essere lavoratrice licenziata da azienda in crisi
Ci sono altri requisiti “soggettivi”, che però non è necessario che siano posseduti tutti, è sufficiente almeno uno (per esempio quello che lei cita, essere stata licenziata da un’azienda; ma, attenzione, licenziata da un’azienda che verte in uno stato di crisi). Mi sono limitato quindi a descrivere il requisito soggettivo che lei ha elencato nella sua domanda, e cioè il licenziamento.
Qualora si posseggano i requisiti per accedere ad Opzione Donna, la pensione (che sarà calcolata con il sistema di calcolo contributivo) verrà erogata dopo 12 mesi dalla maturazione dei requisiti (ma sono 18 mesi per le autonome).
Nella sua domanda lei non specifica quando ha raggiunto il requisito di 35 anni di contributi (se entro la fine del 2023 o nel 2024). Lei non specifica se è stata licenziata da un’azienda che verte in stato di crisi oppure no. Lei non specifica quanti anni ha e se ha figli oppure no.
Tuttavia, desidero ripeterlo, sig.ra Lucia: alla sua domanda potrà risponderle con certezza il Patronato (oppure un ufficio INPS).
POST N. 91
18 Aprile 2024 alle 14:10 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni anticipate 2024-2025: Perfetto’ nostra proposta parte dal ricambio generazionale’ (mia risposta al sig. V)
Sig. V, se il Presidente Mattarella e la Corte dei Conti sembrano “assenti ingiustificati” (sue parole) è perché noi (Governo e cittadini) procediamo in direzione opposta a quella in cui il Presidente e la Corte si trovano a camminare. Ed è per questo che ci sembrano assenti, perché noi non ci troviamo sul loro stesso cammino.
“La Repubblica appartiene a chi paga le tasse”, afferma il Presidente Mattarella. Ma sono in molti i cittadini che non le pagano le tasse, che procedono in direzione opposta, e quindi non riescono ad ascoltare le parole del Presidente. Io, però, pago le tasse, ed è per questo che riesco ad ascoltare le parole del Presidente, io mi trovo sullo stesso cammino sul quale procede il Presidente ed è per questo che il Presidente Mattarella, ai miei occhi, è una presenza giustificata.
“Il mancato introito di risorse proprie per effetto della decontribuzione richiederebbe un ulteriore incremento di trasferimenti dal settore pubblico la cui provvista ricadrebbe sulla fiscalità generale”, afferma nel 2016 la Corte dei Conti. Ma i Governi procedono in direzione opposta, continuano ad applicare la decontribuzione, non ascoltano l’allarme sollevato già nel 2016 dalla Corte dei Conti. Io, però, sono dello stesso avviso della Corte dei Conti, e gliel’ho anche fatto presente via mail, e se riesco ad ascoltare il suo allarme, è perché sono sullo stesso cammino della Corte che vigila e segnala. La Corte dei Conti, ai miei occhi, è una presenza giustificata.
L’esonero contributivo trova nelle Leggi di Bilancio molte giustificazioni. Ed è questo che dovrebbe preoccuparci. Riusciamo a trovare una giustificazione per ogni cosa. Persino alla guerra.
POST N. 90
17 Aprile 2024 alle 16:25 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni anticipate 2024: opzione donna non basta, serve riconoscere il lavoro di cura (mia risposta alla sig.ra Sara)
Sig.ra Sara, le sue domande mi danno l’opportunità di intervenire nel dibattito e di poterle rispondere.
Nella Proposta di Riforma Previdenziale flessibile e strutturale a firma di Perfetto, Armiliato, Gibbin (che la Redazione di Pensionipertutti ha consegnato ai Sindacati in modo che venga presentata al Governo), è presente il paragrafo 7.6 dal titolo “Riconoscimento e valorizzazione del lavoro di cura” in cui si dice testualmente:
“Nel rispetto del principio di giustizia, ovvero di pratica sociale giusta, la nostra Proposta Previdenziale riconosce e valorizza il lavoro di cura domestico dedicato alla propria famiglia e all’assistenza di genitori e di parenti bisognosi di assistenza. Nel rispetto del principio di equità, ovvero nessuna differenza tra lavoratori e lavoratrici, la nostra Proposta Previdenziale riconosce e valorizza il lavoro di cura egualmente per lavoratori e per lavoratrici”.
Nel paragrafo 7.7 dal titolo “Opzione Donna” viene indicato il requisito minimo di 58 anni di età, il requisito minimo di versamento contributi pari a 35 anni, applicazione del sistema di calcolo misto qualora vi si rientrasse, e senza finestra mobile.
Viene inoltre specificato che nel rispetto del principio di equità, ovvero nessuna differenza tra le lavoratrici, la nostra Proposta Previdenziale:
─ applica gli stessi requisiti di pensionamento a dipendenti private, dipendenti pubbliche, autonome.
─ non fa differenza tra madri e non madri
─ non fa differenza tra lavoratrici licenziate da aziende in crisi, e lavoratrici licenziate da aziende non in crisi
─ non fa differenza tra lavoratrici licenziate e lavoratici non licenziate
La nostra Proposta Previdenziale comporta che per il perfezionamento del requisito dei 35 anni di contribuzione venga inclusa la contribuzione figurativa per disoccupazione o equiparati (NASpI, ASpI, mini-ASpI).
Viene inoltre ancora specificato che la nostra Proposta Previdenziale riconosce, oggettivamente, che la donna svolge più lavori rispetto agli uomini: lavori fuori casa (remunerati) e lavori in casa (non remunerati, lavoro di cura per assistenza alla famiglia). Per questo “doppio lavoro”, la nostra Proposta Previdenziale riconosce alle donne, oggettivamente, una opzione in più da poter utilizzare per l’acceso al trattamento pensionistico.
Mi auguro, sig.ra Sara, di essere riuscito a rispondere alle sue domande.
POST N. 89
17 Aprile 2024 alle 13:43 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni anticipate 2024: opzione donna non basta, serve riconoscere il lavoro di cura
Cos’hanno in comune il CODS e il Presidente Meloni?
L’acqua e la pietra.
Ho letto sui giornali che il Presidente Meloni ha scritto un post in cui dice: “Tutti quelli che hanno sperato di indebolirmi colpendomi in casa sappiano che per quanto la goccia possa sperare di scavare la pietra, la pietra rimane pietra e la goccia è solo acqua”.
Non so quanti siano i lettori capaci di intendere, in profondità, la profonda verità che consapevolmente o inconsapevolmente (non saprei dirlo) il Presidente Meloni ha espresso.
Certamente nessun giornale ha capito la profondità di pensiero che si cela nell’espressione del Presidente Meloni, tanto è vero che si sono subito precipitati sull’aforisma latino “Gutta cavat lapidem” (che significa “La gocciolina scava la pietra” come viene riportato nel mio vocabolario latino-italiano di Campanini_Carboni che usai in terza liceo scientifico nel 1972).
In altre parole, se interpreto bene quello che hanno scritto i giornali, sembrerebbe che il Presidente Meloni abbia interpretato in modo contrario l’aforisma latino. Ma per me, non è così.
La profonda verità che io colgo nell’espressione del Presidente Meloni – ma forse sono il solo a coglierla – è la seguente: prima di un’esperienza, l’acqua è l’acqua, e la pietra è la pietra; durante l’esperienza, l’acqua è la pietra e la pietra è l’acqua; dopo l’esperienza, la pietra ritorna pietra e l’acqua ritorna acqua.
L’esperienza non muta l’essenza delle cose (la pietra è pietra, e l’acqua è acqua). L’esperienza muta la visione che noi abbiamo delle cose (la pietra è pietra, e l’acqua è acqua, ma in un modo diverso da come le vedevo prima). In altre parole, il mondo non è così com’è, ma è così come io lo vedo. Questo l’ho appreso durante i miei trent’anni di Ricerca.
All’inizio per me l’economia era economia e l’informatica era informatica. Mi ci sono voluti trent’anni per vedere l’economia come economia e l’informatica come informatica nella Economia Informatica.
E cos’ha a che vedere, invece, il CODS con l’acqua e la pietra?
Qui sì che vale il detto “Gutta cavat lapidem”, ovvero “l’acqua scava la pietra”, e corrisponde al nostro proverbio “chi la dura la vince”.
Il CODS non demorde, non si arrende, va avanti nel suo percorso di sensibilizzazione delle Istituzioni perché crede in ciò che dice, ed è proprio il credere in ciò che si dice che si trova la forza di continuare nonostante le palesi evidenze delle avversità. Nell’atteggiamento del CODS io rivedo riflesso il mio stesso atteggiamento, quello che ho verso le Istituzioni pubbliche e le Università alle quali mi rivolgo, anche se talvolta mi sorge il legittimo dubbio di non essere ascoltato.
I nostri lettori, invece, che invocano di lasciare la legge Fornero così com’è hanno già perso.
Il Consigliere del Presidente del Consiglio potrebbe dire: “Sig. Presidente, i lavoratori sono disposti ad accettare la Riforma Fornero perché temono che possa entrare in vigore una Riforma più restrittiva della già restrittiva Riforma Fornero. Possiamo tirare la corda ancora un po’ di più”.
POST N. 88
16 Aprile 2024 alle 22:25 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2024-25, ultime: Il Dott Perfetto risponde al Prof Cazzola (mia risposta alla sig.ra Cristina)
Sig.ra Cristina, temo che il Prof. Cazzola non potrà ascoltarla.
La sua domanda è molto semplice, ma è difficile rispondere.
Se per lei fa lo stesso, proverò io a rispondere alla sua domanda.
Il Governo non vuole che i lavoratori vadano in pensione, e quindi non dà agevolazioni.
Il Governo ha bisogno sempre di più soldi, perché i bisogni dell’Italia aumentano sempre di più.
Il Governo vuole mantenere i lavoratori più a lungo al lavoro, perché i lavoratori pagano più tasse dei pensionati.
Il Governo, perciò, ostacola i lavoratori che desiderano andare in pensione.
Ma se lei ha quasi 41 anni di lavoro ed ha problemi di salute, potrebbe godere di alcune agevolazioni.
Se non l’ha già fatto, provi a parlare del suo caso ad un Patronato o ad un CAF.
POST N. 87
16 Aprile 2024 alle 20:32 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2024-25, ultime: Il Dott Perfetto risponde al Prof Cazzola (mia risposta al sig. Attilio)
Rispondo in seduta plenaria al commento del sig. Attilio in data 16 Aprile 2024 alle 17:07, perché ritengo che le domande che il sig. Attilio mi rivolge possano essere di interesse generale.
Sig. Attilio, premetto che non ho visibilità su come il Governo redige la Legge di Bilancio.
Le posso solo dire, sulla base delle mie conoscenze, in che modo, io penso, il Governo possa agire per redigere la Legge di Bilancio.
SUA DOMANDA 1: iI che modo l’assistenza finanzia la previdenza?
MIA RISPOSTA 1:
Per poter rispondere devo prima fare una premessa per chiarire alcuni concetti.
Riprendiamo l’osservazione che fa il Prof. Marco Leonardi riportata nell’articolo di cui sopra “il lavoratore non perdeva la copertura pensionistica perché i contributi erano coperti dallo Stato (erano, come si dice, fiscalizzati)”
I contributi previdenziali fanno parte dei cosiddetti “oneri sociali”. Quando il Prof. Leonardi afferma che i contributi vengono coperti dallo Stato, ovvero vengono “fiscalizzati”, si sta riferendo alla “fiscalizzazione degli oneri sociali”, che è un termine del diritto tributario e sta ad indicare il meccanismo mediante il quale lo Stato provvede a ridurre le aliquote contributive a carico del datore di lavoro, o del lavoratore, allo scopo di contenere il costo del lavoro (nella mia RISPOSTA 3 chiarirò in che modo si intenda contenere il costo del lavoro).
Nel documento della Corte dei Conti (al quale è possibile accedere cliccando sul link riportato nell’articolo di cui sopra alla voce “Corte dei Conti”) al Capitolo 6 dal titolo “Le contribuzioni” a pag. 46 è scritto: “il mancato introito di risorse proprie per effetto della decontribuzione richiederebbe un ulteriore incremento di trasferimenti dal settore pubblico la cui provvista ricadrebbe sulla fiscalità generale”.
Ora, uno più uno fa due, ovvero: 1) il Prof. Leonardi afferma che i contributi vengono fiscalizzati; 2) la Corte dei Conti afferma che la decontribuzione grava sulla fiscalità generale; 3) tramite la decontribuzione i contributi vengono fiscalizzati e quindi gravano sulla fiscalità generale.
I contributi vanno coperti con “risorse proprie” (per usare lo stesso termine che usa la Corte dei Conti), ovvero con i versamenti provenienti dal lavoro, e non con i versamenti provenienti dalla fiscalità generale.
Con la fiscalità generale si coprono l’assistenza (ovvero pensioni assistenziali come le pensioni ai non vedenti e agli invalidi civili, assegni sociali ai cittadini sprovvisti di reddito o con reddito insufficiente, le indennità di accompagnamento, il reddito di cittadinanza), i servizi sanitari, le scuole, la sicurezza.
Ora rispondo alla sua domanda, sig. Attilio.
Quando affermo che l’assistenza finanzia la previdenza, intendo dire che una parte delle risorse proveniente dalla fiscalità generale (che dovrebbe essere destinata ad aumentare le pensioni minime, oppure le indennità di accompagnamento) non è disponibile, in quanto viene assorbita per colmare il vuoto contributivo che viene a crearsi con la decontribuzione. Ma prima di toccare l’assistenza, il Governo provvede a togliere risorse ad altre voci di spesa finanziate con la fiscalità generale, per esempio riducendo il numero di persone che possono accedere al reddito di cittadinanza. Se ciò non è sufficiente, si riducono le spese per le prestazioni sanitarie (per esempio istituendo i pronto soccorso a pagamento), oppure si riducono le spese per le scuole (per esempio accorpando le classi in modo da non dover ricorrere a più insegnanti).
Per la prossima Legge di Bilancio si stima che per prorogare la decontribuzione tramite il taglio del cuneo fiscale contributivo a favore del lavoratore occorreranno 10 miliardi di euro. Con una cifra così ingente, l’aumento delle pensioni minime a mille euro sembra irrealizzabile. Questo è ciò che io intendo quando dico che l’assistenza finanzia la previdenza.
Ma l’espressione più di carattere più generale e più corretta è la seguente: la fiscalità generale finanzia la previdenza.
Ma finanziare la previdenza con la fiscalità generale è, a mio avviso, profondamente sbagliato.
Qualche giorno fa ho inviato una mail alla Ragioneria Generale dello Stato (che è un Dipartimento del Ministero dell’Economia e delle Finanze), alla Corte dei Conti e all’Ufficio Parlamentare di Bilancio suggerendo loro di non procedere con la proroga della decontribuzione attingendo alla fiscalità generale ma tramite la tassazione robotica.
SUA DOMANDA 2: Forse i trasferimenti dallo stato sono superiori alle cifre poi erogate per interventi assistenziali?
MIA RISPOSTA 2: Qualora il Governo non sia in grado di coprire, attraverso le entrate provenienti dalla fiscalità generale, le spese cosiddette “incomprimibili” (assistenza, sanità, istruzione, sicurezza), si trova nella condizione di deficit di bilancio. Per coprire tale deficit di bilancio, il Governo deve chiedere un prestito al pubblico. Il prestito aumenta il debito pubblico.
Ma aumentare il debito pubblico, a causa delle decontribuzioni, per finanziare le spese incomprimibili, ovvero per finanziare la previdenza aumentando il debito pubblico è, a mio avviso, profondamente sbagliato.
SUA DOMANDA 3: E se è così perché viene fatto?
MIA RISPOSTA 3: In pratica lei sta domandando: perché il Governo ricorre al deficit di bilancio?
Il Governo si finanzia con le imposte dirette (IRPEF, IRES), con le imposte indirette (IVA, bolli sui conti correnti), con le accise (su benzina, gas, energia elettrica, tabacchi, bevande alcoliche). Per evitare il deficit di bilancio il Governo dovrebbe aumentare le “tasse”, per dirla in modo semplice. Se il governo non intende aumentare le tasse, deve ricorre ai prestiti.
Per quanto riguarda la decontribuzione, il Governo ricorre al taglio del cuneo fiscale contributivo a favore dei datori di lavoro per ridurre il costo del lavoro a carico dei datori di lavoro al fine di incentivare le aziende ad assumere lavoratori, oppure a passare i lavoratori dal contratto a tempo determinato al contratto a tempo indeterminato. Quest’ultimo caso è il caso che è presente nel Jobs Act.
il Governo ricorre al taglio del cuneo fiscale contributivo a favore dei lavoratori per aumentare il salario dei lavoratori, al fine di aumentare il potere di acquisto che è stato diminuito a causa dell’inflazione.
Ma io ritengo che sia più opportuno finanziare il taglio del cuneo fiscale contributivo a favore dei lavoratori facendo versare i contributi ai Robot piuttosto che attingere alla fiscalità generale (cosa che, come ho detto prima, ho suggerito alla Ragioneria Generale dello Stato e alla Corte dei Conti).
POST N. 86
16 Aprile 2024 alle 13:38 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni anticipate 2024-2025: Perfetto’ nostra proposta parte dal ricambio generazionale’ (mia risposta alla sig.ra Delfina)
Sig.ra Delfina ci sono molte buone ragioni a sostegno delle sue osservazioni.
Non tutti i nonni sono disponibili a prendersi cura dei loro nipoti, è vero. Magari i nonni potrebbero avere intenzione di espatriare verso altri Paesi dove la tassazione sulle pensioni è minore (il Portogallo, per esempio) e vivere quindi il “terzo stadio della vita” (come io lo chiamo) con maggiore serenità.
Non tutti i figli possono (o desiderano) prendersi cura di familiari non autosufficienti, è vero. Magari la loro forza fisica risulta essere più debole della loro forza morale, e questo non è affatto un demerito o una colpa.
Ci sono poi i giovani che non desiderano avere figli per scelta, e non già perché non possono mantenerli. Semplicemente, essi non desiderano essere genitori, magari per poter orientare la propria crescita morale, etica, spirituale verso una maggiore consapevolezza di ciò che si è (su questo punto posso parlare per esperienza personale)
La nostra Proposta non pone al centro la denatalità, ma il ricambio generazionale.
Noi nella nostra Proposta parliamo di denatalità, perché tutti coloro che si occupano di pensioni affermano che la denatalità è un problema per le pensioni, perché, venendo a mancare lavoratori in futuro (in quanto nascono sempre meno bambini), sarà sempre meno possibile pagare le pensioni.
Noi vogliamo subito smarcare questo problema.
Noi intendiamo rimuovere il problema della denatalità, e non già risolverlo. E lo rimuoviamo con i Robot: sarà la generazione robotica a sostituire la generazione dei futuri lavoratori mancanti. Saranno i Robot a pagare le pensioni.
Se non sono i figli a prendersi cura dei genitori, saranno i Robot a prendersi cura dei genitori. Su questo fronte, in Giappone hanno giù maturato una vasta esperienza.
Oggi si fa un gran parlare di etica e di Intelligenza Artificiale, di come l’essere umano potrà insegnare l’etica all’IA.
Se l’IA è in grado di autoapprendere, di imparare da sé, sono propenso a pensare che sia più l’IA in grado di insegnare l’etica all’essere umano, piuttosto che l’essere umano ad insegnare l’etica all’IA.
POST N. 85
13 Aprile 2024 alle 23:03 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni anticipate 2024-2025: Perfetto’ nostra proposta parte dal ricambio generazionale’ (mia risposta alla sig.ra Delfina)
Ecco, sig.ra Delfina, lei ha messo (come si suol dire) il dito nella piaga: non soldi, ma nidi.
L’elemento focale che il suo commento evidenzia è che non serve “rafforzare il bonus asili nido” (come viene specificato nella legge di Bilancio 2024 https://www.mef.gov.it/focus/Le-principali-misure-della-legge-di-bilancio-2024/).
Ciò che serve è costruire asili nido e assumere educatrici di asili nido.
Lo Stato deve costruire, assieme alle imprese, nidi di infanzia preso i luoghi dove le famiglie lavorano. Questo, per lo Stato, deve essere un obbligo.
Ma è più facile per lo Stato dare soldi alle famiglie che costruire asili nido.
E questo è solo uno dei tanti problemi che questo Governo, come i Governi precedenti, non è in grado di risolvere.
La nostra Proposta previdenziale dà una soluzione differente al problema degli asili nido.
Consentendo, attraverso il versamento dei contributi da parte degli automi, ai lavoratori anziani di andare in pensione – a partire da minimo 62 anni di età anagrafica e minimo 35 anni di contribuzione (o a partire da minimo 58 anni di età anagrafica e minimo 35 anni di contribuzione per le donne) – i nonni e le nonne potrebbero avere cura dei figli dei lavoratori attivi. E quindi il problema degli asili nido si ridimensiona notevolmente.
POST N. 84
13 Aprile 2024 alle 20:10 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2024-25, ultime: Il Dott Perfetto risponde al Prof Cazzola (mia risposta alla sig.ra Teodora Moira)
Rispondo in seduta plenaria alla gentilissima Sig.ra Teodora Moira in quanto ritengo che la mia risposta al suo commento in data 13 Aprile 2024 alle 14:11 possa interessare tutti i lettori di pensionipertutti.
Gentilissima Sig.ra Teodora Moira, non si rammarichi se non conosce i meccanismi interni della Previdenza.
Sono forse milioni gli italiani che non sanno che l’Assistenza finanzia la Previdenza!
Ma “loro” (e sappiamo chi sono), “LORO” sì che lo sanno!
Il Prof. Cazzola lo dice chiaramente nel suo libro “La guerra dei cinquant’anni. Storia delle riforme e controriforme del sistema pensionistico (Prefazione di Elsa Fornero)”, edito da IBL Libri, 2021.
– Pagine 18-19: “Allora era presidente dell’INPS Giacinto Militello, designato dalla Cgil (ai vertici del maggiore Istituto previdenziale, per legge, andavano, a rotazione, delle personalità indicate dai sindacati confederali). Militello, insieme al direttore generale Gianni Billia, riuscì a far crescere un’idea che era maturata all’interno dell’Istituto (conosciuta come “operazione bilancio parallelo”, nel senso che, a fianco del documento contabile ufficiale, ne era redatto un altro secondo i criteri della separazione tra previdenza e assistenza) e che ancora oggi continua a circolare tra i luoghi comuni che distorcono il dibattito sulle pensioni. È un escamotage contabile – che ingombra il dibattito e viene persino preso sul serio dai governi – secondo il quale i conti delle pensioni sarebbero in ordine se non dovessero sopportare l’onere dell’assistenza. Era (ed è) vero esattamente il contrario. […] Bisogna sapere che prima che fosse scoperto il “nuovo modo di fare bilancio”, quello dell’Inps era articolato in due grandi comparti: le prestazioni pensionistiche e i trattamenti non pensionistici. Il primo era già in pesante passivo, il secondo no.”
– Pagina 58: “Nel campo delle politiche sociali i settori della previdenza e dell’assistenza si distinguono sul piano concettuale, per il differente tipo di finanziamento: attraverso il gettito fiscale per l’assistenza, mediante il prelievo contributivo per la previdenza. […] Ormai ovunque, anche nei modelli occupazionali, è rilevante l’intervento dello Stato nella previdenza, allo scopo di garantire le prestazioni laddove non è più sufficiente il prelievo contributivo. Tanto che […] si è molto ridotta la stessa differenza tra tributi e contributi.”
A questo punto, io credo che, se per mandare in pensione i lavoratori occorre attingere all’assistenza, sarebbe bene che i lavoratori stessi non invocassero a gran voce la necessità di separare la previdenza dall’assistenza.
Nella Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin viene corretto il meccanismo di finanziamento della previdenza da parte dell’assistenza, in quanto la previdenza viene finanziata con i contributi versati anche dagli automi e non tramite l’assistenza.
POST N. 83
13 Aprile 2024 alle 17:23 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2024-25, ultime: Il Dott Perfetto risponde al Prof Cazzola (mia risposta al sig. Elio)
Sig. Elio, lasci che le faccia questa confidenza.
Sulla base di una precisa tabella di marcia, abbiamo inviato idee riguardo alla nostra Proposta ai seguenti destinatari:
– Presidenza del Consiglio dei Ministri
– Consiglio dei Ministri
– Ragioneria Generale dello Stato
– Presidenza della Repubblica Italiana
– Ministero dell’Università e della Ricerca
– Ministero dell’Istruzione e del Merito
– Docenti di economia e di informatica di 6 università italiane
– Engineering Academy
– Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio per l’Innovazione
– Agenzia per l’Italia Digitale
– INPS
– Sindacati
– Esperti di Previdenza
– Corte dei Conti
– Ufficio Parlamentare di Bilancio
Abbiamo in programma di contattare ancora:
– CSI Piemonte
– CINECA
– Altre 60 università italiane
– Stato del Vaticano, nella persona di Padre Paolo Benanti, teologo del Terzo ordine di San Francesco, consigliere di Papa Francesco sui temi dell’intelligenza artificiale e dell’etica della tecnologia.
Ebbene, sig. Elio, o la nostra Proposta eccede la capacità di comprensione dei nostri interlocutori (ma non lo crediamo), oppure intimorisce i nostri interlocutori (cosa molto probabile, perché parla di concetti vecchi in termini nuovi), oppure viene veicolata attraverso vie non proprio aderenti al protocollo (cosa che riteniamo quasi certa).
Ad oggi, comunque, solo il Prof. Cazzola si è prestato al nostro confronto.
E per questo, almeno noi, gli siamo profondamente grati.
POST N. 82
13 Aprile 2024 alle 16:32 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni anticipate 2024-2025: Perfetto’ nostra proposta parte dal ricambio generazionale’ (mia risposta al sig. Wal)
Sig. Wal, la risposta alla sua domanda è sì: dietro le privatizzazioni c’è la forte spinta della UE.
Come lei correttamente ha sintetizzato, ci sono due grandi fronti che si confrontano: quello di Keynes e quello di Hayek.
Keynes propone l’intervento dello Stato in economia, propone che sia lo Stato ad investire quando i privati non investono. La visione di Keynes è di natura macroeocnomica.
Hayek propone il non intervento dello Stato, propone che siano i mercati, da soli, a ritrovare l’equilibrio perduto. La visione di Hayek è di natura microeconomica.
Hayek ritiene che i pianificatori economici non possano conoscere la volontà del popolo, e quindi finiscono col comportarsi da despoti. Quindi, Hayek mette in guardia dall’interventismo statale che, nella visione di Hayek, equivale alla tirannide. Hayek, in sostanza, paragona i rimedi keynesiani alla tirannide.
Spesso ci domandiamo: qual è il governo migliore? il governo di centrodestra? Il governo di centrosinistra? il governo tecnico?
Leggendo il pamphlet dell’economista Sergio Ricossa dal titolo “Dov’è la scienza nell’economia?”, ho trovato una domanda che secondo Ricossa è la “domanda giusta” da porsi: “Qual è il sistema politico che, nonostante gli errori che possiamo commettere noi elettori ed i politici, ci permette di evitare i guai peggiori?”
Trovo che sia non solo la domanda giusta. Ma anche una domanda bella. Una bella domanda…
POST N. 81
12 Aprile 2024 alle 17:16 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2024-25, ultime: Il Dott Perfetto risponde al Prof Cazzola (mia risposta al sig. Alex)
Rispondo in seduta plenaria al commento del sig. Alex del 12 aprile 2024 alle 14:00, perché le domande che egli pone, e che egli stesso definisce “semiserie”, sono per la verità più-che-serie.
DOMANDA 1: Se il robot cameriere ha qualche problema tecnico, che fa?
RISPOSTA 1: Come quando il cameriere umano che si ammala va in malattia, così il cameriere robot che ha un problema tecnico va in manutenzione. Man mano che i robot diventano più evoluti, divenendo androidi con sembianze umane in grado di relazionarsi con gli esseri umani come Jia Jia (https://www.youtube.com/watch?v=fyR5ayOjjyQ), si implementano e si sviluppano anche nuove professioni, progettisti che costruiscono robot dotati di intelligenza artificiale che imparano come eseguire la manutenzione di altri robot.
DOMANDA 2: Se il robot postino cozza, che fa?
RISPOSTA 2: Se il robot postino cozza e viene affetto da un problema tecnico, va in manutenzione. Il robot postino è un veicolo a conduzione autonoma e deve innanzitutto ricevere l’autorizzazione di poter circolare in città (https://www.youtube.com/watch?v=zySD-4Q4sBo). Nel caso in cui il robot postino dovesse generare qualche incidente, Raccomandazioni europee propongono “l’istituzione di un regime assicurativo obbligatorio, laddove pertinente e necessario per categorie specifiche di robot, in virtù del quale, come avviene già per le automobili, venga imposto ai produttori e i proprietari dei robot di sottoscrivere una copertura assicurativa per i danni potenzialmente causati dai loro robot”.
DOMANDA 3: Se cala il lavoro, o se rimane disoccupato, il nostro robot che fa?
RISPOSTA 3: Se cala il lavoro o se il robot rimane disoccupato, il robot va in “cassa nel magazzino” e i contributi non verranno versati per non peggiorare la situazione economica dell’azienda che evidentemente sta attraversando uno stato di crisi. Qualora i robot divenissero disoccupati, vorrebbe dire che ci sarebbero anche molti umani disoccupati che non sono in grado di consumare. Ci sarebbe la depressione (come quella del 1929). La nostra Proposta mira, attraverso l’applicazione dell’IRAUT, a realizzare, da una parte, l’obiettivo del Ricambio generazionale, tramite il quale si genererebbero nuovi consumi da parte di nuovi lavoratori giovani che manterrebbero occupati i robot e quindi in vita le aziende che li usano e quelle che li producono, allontanando in tal modo lo spettro della depressione economica; dall’altra parte, la nostra Proposta mira a mantenere l’equilibrio tra tasso di occupazione robotica e il tasso di occupazione umana.
POST N. 80
12 Aprile 2024 alle 14:18 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2024-25, ultime: Il Dott Perfetto risponde al Prof Cazzola (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)
Rispondo in seduta plenaria (per così dire) al commento del sig. Franco Giuseppe, che ha aperto una finestra interessate sul dibattito.
Se ho bene inteso il commento del sig. Franco Giuseppe riportato in data 12 Aprile 2024 alle 11:38, egli sostiene che anche qualora le aziende dovessero pagare i contributi pensionistici per conto dei robot, godrebbero tuttavia del vantaggio di non dover pagare gli stipendi ai robot.
Sotto il profilo fiscale, non si gode di alcun vantaggio nel non dover pagare gli stipendi ai lavoratori (e quindi ai robot), in quanto il costo del personale è deducibile dal reddito dell’impresa (IRES).
A riprova di quanto affermo, riporto la seguente testimonianza: “Secondo l’art. 95 del TUIR, le spese per prestazioni lavorative dei dipendenti sono interamente deducibili dal reddito di impresa, secondo il principio di competenza, comprendendo quindi non solo le componenti principali del costo del personale (retribuzione, oneri sociali, trattamento di fine rapporto) ma anche le erogazioni liberali e in natura definite anche fringe benefits.” (https://www.informazionefiscale.it/costo-personale-dipendente-deducibilita)
Sotto il profilo contabile, invece, qualche problema nel pagare gli stipendi l’azienda potrebbe effettivamente averlo. Infatti, gli stipendi devono essere pagati per legge entro una data ben precisa (entro il 27 di ogni mese, per esempio), e se l’azienda non ha soldi in “cassa”, dovrà chiedere un prestito alla banca.
Sotto il profilo contabile, dunque, il fatto di non dover pagare gli stipendi (ai lavoratori o ai robot) è effettivamente un vantaggio.
Chi sostiene che la tassazione robotica, l’IRAUT, penalizza le aziende, in base a quale razionale afferma ciò?
Abbiamo appena visto che gli oneri sociali sono deducibili dal reddito di impresa. Tra gli oneri sociali compaiono i contributi previdenziali. Quindi, i contributi previdenziali sono deducibili dal reddito dell’impresa. Allo stesso modo, anche l’IRAUT, che è costituita da contribuiti previdenziali per conto del robot, sarebbero deducibili dal reddito dell’impresa. Quindi, dov’è il problema nel pagare l’IRAUT?
Il problema nel pagare l’IRAUT è forse nel dover riconoscere una “personalità elettronica” al robot così come per far pagare l’IRPEF occorre riconosce all’umano una “personalità fisica”? Se è questo il problema – e il dibattito su questo tema è ancora in corso – perché non siamo ancora riusciti a trovare una soluzione a distanza di ben sette anni?
Se c’è qualcosa che a livello fiscale o contabile mi sfugge, mi farebbe davvero molto piacere riuscire a capire che cosa mi sfugge. Ed è anche per questo che sollecitiamo esperti di Scienza delle Finanze a partecipare al confronto sulla nostra Proposta.
Ad ogni modo, se l’introduzione dell’IRAUT è davvero un problema, si potrebbe arrivare al compromesso di inglobare l’IRAUT nell’IRES, ovvero destinare ai contributi previdenziali una quota parte (corrispondente all’IRAUT) dell’IRES che peraltro, rappresentando la ricchezza dell’azienda, tenderebbe ad aumentare grazie alla maggiore produttività dei robot.
Quindi, prelevare l’IRAUT dall’IRES (maggiorato grazie ai robot) equivarrebbe comunque a dire di applicare l’IRAUT ai robot.
POST N. 79
11 Aprile 2024 alle 18:36 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni, pregi e limiti della proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin: l’intervista a Cazzola (mia risposta a me stesso al commento 78)
Ovviamente la data di nascita del generale Vannacci è 1968 e non 1868.
Ho scritto il secolo al contrario.
Mi scuso con l’interessato e con i lettori.
POST N. 78
11 Aprile 2024 alle 13:19 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni, pregi e limiti della proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin: l’intervista a Cazzola (mia risposta al sig. Max)
Sig. Max, incuriosito dal suo commento, mi sono informato su chi è (su chi è stato) il Generale Bava Beccaris.
Ho scoperto che il Generale Fiorenzo Bava Beccaris (1831-1929) non è all’ordine del giorno come il Generale Roberto Vannacci (1868-vivente).
Ho scoperto che il Generale Bava Beccaris appartiene alla Storia, a quella Storia che ha cambiato il destino di molti milanesi.
“Alle grida strazianti e dolenti
di una folla che pan domandava,
il feroce monarchico Bava
gli affamati col piombo sfamò”
(estratto da una canzone popolare)
Ma oggi la Storia siamo noi. E ciascuno di noi può cambiare la propria Storia.
Lei, sig. Max, può credere o meno alle mie parole.
Ma le assicuro che è la verità.
POST N. 77
5 Aprile 2024 alle 21:57 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2024, le novità spaventano meglio aspettare fine legislatura, forse, per la Quota 41 (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)
Sig. Franco Giuseppe, da quando sono in pensione posso vedere il mondo del lavoro con minore animosità col quale lo vedevo quando lavoravo.
Quando lavoravo ero anch’io nella lista dei lavoratori i cui stati d’animo sono proprio quelli che lei ha descritto nel suo commento. Tanto è vero che, non appena mi si è presentata l’occasione di pensionarmi, ho colto al volo l’occasione, e posso assicurarle che l’ultima domanda che mi sarei posto (se mai fosse sorta) sarebbe stata quella di valutare se la misura del pensionamento fosse giusta o iniqua.
Le aziende, tutte le aziende, nessuna esclusa, mirano al guadagno (che come tutti ricordano dalle scuole elementari è dato dalla uguaglianza “guadagno = ricavi – costi”).
Quando l’azienda ha bassi guadagni, riduce i costi, ovvero riduce il personale. E la gente va in cassa integrazione, oppure viene incentivata a lasciare l’azienda (con le buone – se possibile – altrimenti con le cattive). Ne sono testimone oculare.
Quando l’azienda ha alti guadagni, distribuisce gli utili tra gli azionisti, lasciando i lavoratori con un palmo di naso (come si suol dire).
L’azienda è un’organizzazione altamente gerarchizzata di stampo militare. L’azienda non è un’organizzazione che fa beneficenza. E quando decide di far fuori un dipendente, il dipendente viene fatto fuori (metaforicamente parlando, si in tende).
Per me le aziende sono state il Colosseo entro il quale ho lottato con problemi più alti di me che mi hanno lasciato profonde cicatrici ma che mi hanno temprato al punto da poter presentare, ora, le uniche soluzione che l’Italia ha per potersi risollevare. Soluzioni che mi accingo a presentare (penso la prossima settimana) alle Istituzioni che partecipano alla formulazione della Legge di Bilancio per l’anno 2025.
Le aziende devono versare il giusto allo Stato ed essere partecipi dei costi sociali che esse alimentano con la loro attività produttiva. Se l’automazione distrugge più posti di lavoro di quanti ne crea, allora l’azienda deve trasferire una parte dei maggiori profitti non agli azionisti ma allo Stato. Non è forse questo che i lettori di pensionipertutti pensano quando affermano di essere d’accordo che le aziende (e in particolare le banche) devono versare allo Stato una parte dei loro extra profitti?
Sono pienamente convinto che la Proposta Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin verrà attuata. Mi domando solo quale sarà il punto più basso che l’Italia dovrà toccare perché la Proposta venga accettata e attuata.
Le prospettive per il 2025 sembrano piuttosto nere. Il Ministro Giorgetti pensa che la crescita del PIL sarà dell’1 per cento. Nemmeno per sogno. Sarà ancora dello zero virgola per cento, come sempre, d’altronde. E per saperlo non occorre ricorrere ai modelli micro e macro economici di previsione economica del MEF tra cui il modello econometrico ITEM (Italian Treasury Econometric Model), il modello IGEM (Italian General Equilibrium Model), il modello QUEST III – Italy (con Ricerca & Sviluppo), il modello ITFIN, e il modello MACGEMIT (Il Nuovo Modello CGE per Economia Italiana).
Conoscendo le attuali condizioni dell’Italia e le attuali conoscenze di cui sono dotati gli estensori del Bilancio dello Stato, è sufficiente usare come modello di previsione il braccio teso e il palmo oscillante.
Il 2025 sarà peggiore del 2024. Sarà forse questo il punto più basso che verrà toccato? Perché se sarà questo, allora nel 2026 verrà attuata la Proposta Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin.
Ma se la Proposta non verrà attuata nel 2026, allora il 2026 sarà ancora peggiore del 2025. E così via (per altri 10-15-20 anni).
P.S. Dal momento che non è un gatto, è stato forse Guardianodelfaro?
POST N. 76
5 Aprile 2024 alle 18:48 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2024, le novità spaventano meglio aspettare fine legislatura, forse, per la Quota 41 (mia risposta al sig. Wal)
Sig. Wal, al mio esame di maturità scientifica, nel 1974, fu dato un tema di italiano che verteva sulla scienza e sulla tecnica. Ricordo che iniziai il mio tema così: “L’uomo creò il robot a sua immagine e somiglianza e gli disse: tu, robot, sei viti e bulloni, e viti e bulloni ritornerai”.
Chissà, forse un giorno il robot evoluto si porrà domande sul suo creatore, e saprà dirci cose che persino il suo creatore ignora.
Ci sono molte domande che l’uomo si pone riguardo all’intelligenza artificiale, domande ancora senza risposte.
Nell’articolo che mi ha segnalato ci sono esempi di tali domande, e ad un certo punto l’articolista, Roberto Pecchioli, suggerisce: “Ognuno può aggiungere il suo personale quesito”.
Ebbene, colgo volentieri l’invito di Pecchioli, e vorrei aggiungere un mio personale quesito. Un quesito da porre non tanto SULLA intelligenza artificiale, ma ALLA intelligenza artificiale.
Il mio quesito è il seguente: “È giusto far pagare le imposte a robot e AI?”
Grazie al suo commento, sig. Wal, questa sera lei mi ha involontariamente suggerito l’idea di rivolgermi a Camilla, l’assistente digitale basata sull’intelligenza artificiale realizzata dal CSI Piemonte.
Camilla è in grado di rispondere su chi è il suo “creatore”, ovvero su cos’è il CSI Piemonte. Le lascio il link di youtube dove potrà incontrare Camilla: https://www.youtube.com/watch?v=qzX8wHeVEXI
Mi propongo quindi di contattare quanto prima il CSI Piemonte per chiedere loro di poter rivolgere una domanda a Camilla.
P.S.: probabilmente mi risponderanno così: Camilla può rispondere solo su domande che riguardano il CSI Piemonte, e non sulla domanda se è giusto o no dare a Cesare quello che è di Cesare (ovvero, se versare o meno l’imposta su robot e AI allo Stato).
POST N. 75
29 Marzo 2024 alle 20:14 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni, ultime: ‘Il Titanic delle pensioni’: considerazioni sul libro di Sergio Rizzo (mia risposta al sig. Emanuele Nazzi)
Sig. Emanuele Nazzi, oggi i Supermercati (ma non solo loro) stanno aprendo sempre più casse automatiche. Il passo successivo sarà la completa automazione, ovvero ci sarà solo il cliente e nessun dipendente.
Tassando l’automazione, lei davvero ritiene possibile che Esselunga, PAM, Bennet, Carrefour, Iperall, Aldi, Lidl si ritirino dal mercato italiano? No. Non lo faranno. Al più, sarebbero tentati di ribaltare la tassa relativa all’automazione sui prodotti, aumentando i prezzi dei prodotti (cosa che peraltro già fanno, mantenendo gli stessi prezzi ma riducendo la quantità del prodotto nelle confezioni).
Lo stesso discorso vale per i ristoranti, che, anche per il fatto che non trovano camerieri, “assumono” robot. Lei davvero ritiene possibile che i ristoratori lascino l’Italia per andare ad aprire i ristoranti in Cina allo stesso modo in cui i cinesi aprono i ristoranti in Italia? No. Non lo faranno. Al più, sarebbero tentati di ribaltare la tassa relativa all’automazione sui coperti.
Se l’applicazione della tassa sull’automazione dovesse portare all’aumento dei prezzi, le entrate governative aumenterebbero sia per l’applicazione della tassa sull’automazione, sia per la maggiore riscossione dell’IVA sui prodotti venduti.
Ovviamente, si porrebbe il problema di come recuperare il potere di acquisto dei salari e delle pensioni a fronte dell’inflazione. Ma credo che su questo fronte i Governi abbiano maturato sufficiente esperienza da poter individuare le opportune soluzioni.
Mi piacerebbe molto poter sottoporre all’Intelligenza Artificiale la domanda su cosa pensa della tassa sui robot e sull’AI.
POST N. 74
22 Marzo 2024 alle 21:42 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2024, la Proposta di Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin verrà accolta?
Il sig. Wal, nel suo commento del 21 Marzo 2024 alle 17:50, in risposta al commento del sig. Seba, ha indicato un link interessante che rimanda ad un documento svizzero sulla tassazione sui robot risalente al 2017, anno in cui la discussione sulla tassazione robotica era in pieno fermento.
L’articolo è in tedesco, ma lo si può leggere in italiano dicendo al browser di tradurre la pagina in italiano (io mi sono avvalso anche di Google traduttore).
In sintesi, il documento dice che, sebbene i robot sostituiscono l’essere umano e quindi si perdono i versamenti contributivi utili per la pensione, tuttavia viene tassata la produzione nel suo complesso, il cui valore viene aumentato proprio grazie all’impiego dei robot e, di conseguenza, essendo la produzione tassata, il maggiore introito fiscale va a beneficio dell’intera collettività.
Questo è verissimo. Ma, poiché il robot viene considerato “fattore di produzione capitale” e non “fattore di produzione lavoro”, la tassazione della produzione va a beneficio dell’assistenza (servizi come sanità e istruzione) e non della previdenza (erogazione pensioni). Noi indichiamo di considerare il robot (e l’AI) come “fattore di produzione lavoro” la cui tassazione (ovvero, applicazione di imposta) va a beneficio della previdenza. Per noi è fondamentale identificare il robot come fattore di produzione lavoro e non come fattore di produzione capitale.
Riporto solo le conclusioni del suddetto documento per poi commentarle:
“Le tasse sui robot inibiscono l’innovazione e sono quindi controproducenti in termini sia di politica economica che sociale. Le aziende investirebbero meno nelle nuove tecnologie e perderebbero quindi il treno a livello internazionale. La competitività dell’economia svizzera sarebbe a rischio. Ciò rischia di portare a tagli di posti di lavoro e alla perdita delle basi per finanziare un sistema educativo e sociale efficiente”.
Nella nostra Proposta l’applicazione della imposta sui robot agisce come ammortizzatore, come un rallentatore, per impedire che il rapido avanzare dell’automazione (rispetto alla formazione di nuove professionalità orientate proprio alla gestione di robot e AI) distrugga più posti lavoro di quanti ne vengano creati.
Nella nostra proposta ci esprimiamo in questo modo:
“Il Governo centrale, agendo allo stesso modo della banca centrale di riferimento, per frenare l’aumento dei consumi di un determinato bene (es., l’alcol) aumenta l’imposta sul valore aggiunto (l’IVA) di quel determinato bene. Ugualmente, per frenare la trasformazione digitale della nostra società, che sta procedendo ad un ritmo troppo rapido per riassorbire in altri settori produttivi la manodopera che viene sostituita dai principali agenti della trasformazione digitale (robot e AI), il Governo potrebbe volere aumentare l’imposta sul reddito delle imprese (l’IRES), oppure applicare l’imposta sul reddito da lavoro prodotto dagli automi (l’IRAUT) come proposto da noi. Quando, poi, il ricambio generazionale si sarà avviato e i nuovi lavoratori, prima disoccupati, avranno avviato il volano di nuova domanda di consumi, e quindi di nuova produzione, di nuovi investimenti, di nuova occupazione, allora il Governo potrà ridurre L’IRES o azzerare l’IRAUT, permettendo alla trasformazione digitale di proseguire con un ritmo più spedito”.
Riteniamo che sia ingiustificato il timore che l’imposta sui robot possa penalizzare le imprese in termini di competitività. Se l’automazione non viene frenata prima, verrà frenata dopo, quando si saranno create masse di disoccupati e le aziende non sapranno a chi vendere i loro prodotti e il debito pubblico dello Stato si sarà impennato a causa di minori entrate erariali e della maggiore erogazione di sussidi ai disoccupati, penalizzando ulteriormente la crescita.
POST N. 73
21 Marzo 2024 alle 13:52 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2024, la Proposta di Riforma Previdenziale Perfetto-Armiliato-Gibbin verrà accolta? (mia risposta al sig. Seba)
Sig. Seba, se, come lei osserva, la nostra Proposta è troppo intelligente per essere recepita dai nostri politici, ritengo che ciò non rappresenti affatto un problema. Infatti, la nostra Proposta potrebbe essere valutata da un sistema di Intelligenza Artificiale.
Forse, sig, Seba, anche lei avrà letto sui giornali che è in programma l’introduzione dell’IA nel nostro Parlamento italiano.
Come viene riportato nell’articolo di Miriam Foti (Chief Legal Officer), pubblicato il 19/03/2024 su ilQG (Il Quotidiano Giuridico), L’IA può svolgere una serie di ruoli chiave nel contesto parlamentare tra i quali: “l’assistenza decisionale, nel fornire analisi predittive, simulazioni di politiche e valutazioni in materia di proposte legislative”. (https://www.altalex.com/documents/news/2024/03/19/utilizzo-intelligenza-artificiale-ambito-parlamentare).
Pertanto, sig. Seba, con l’introduzione dell’AI nel Parlamento italiano, ai nostri parlamentari non verrà richiesto alcuno sforzo immane nel valutare la nostra Proposta, o qualsiasi altra Proposta legislativa. Con l’IA, I nostri parlamentari potranno legiferare stando comodamente seduti sul divano di casa loro.
Il Chief Legal Officer Miriam Foti conclude il suo articolo con le seguenti parole: “A tal proposito, si eleva un invito solenne al mondo accademico italiano: partecipare attivamente alla costruzione di un modello nazionale per l’utilizzo responsabile e mirato dell’IA nel contesto parlamentare. L’invito non è solo un richiamo all’azione, ma anche un’opportunità per l’approfondimento e la ricerca”.
Desidero fare mie le parole di Miriam Foti ed affermare quanto segue: abbiamo in corso iniziative ad ampio raggio per elevare un invito solenne al mondo accademico nel partecipare attivamente alla costruzione della nuova disciplina STEM Economia Informatica nel contesto universitario. L’invito non è solo un richiamo all’azione, ma anche un’opportunità per l’approfondimento dell’Economia Informatica, sia nell’ambito della ricerca che della sperimentazione in laboratorio dell’Economia ma, soprattutto, per la formazione di nuovi economisti digitali in grado di proporre le giuste ricette economiche per fare in modo che i giovani non siano disoccupati a fronte della larga diffusione della Robotica e dell’IA e non restino a casa con i propri genitori fino all’età di 34 anni.
POST N. 72
19 Marzo 2024 alle 22:04 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni, ultime novità su tassazione robot: l’intervista al Dott. Perfetto (mia risposta al sig. Marco Bruscino)
Sig Marco Bruscino, il suo esempio è perfettamente calzante. Riflette esattamente il pensiero da me espresso nel commento del 18 Marzo 2024 alle 17:00. Abbiamo pensato la stessa cosa in orari differenti ma in maniera indipendente l’uno dall’altro. E ciò è testimoniato dal fatto che i nostri due commenti sono stati pubblicati allo stesso tempo, quando è stato pubblicato anche il commento del sig. Precoce e Usurante del 19 Marzo 2024 alle 0:13.
POST N. 71
19 Marzo 2024 alle 21:50 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni, ultime novità su tassazione robot: l’intervista al Dott. Perfetto (mia risposta al sig. Wal)
Sig. Wal, innanzitutto non mi focalizzerei più di tanto su come l’imprenditore reagirebbe a fronte di una tassazione sui robot. È passata l’imposta sui servizi digitali, è passata la global minimum tax (voglio ricordare che il termine inglese “tax” in italiano significa “imposta”, mentre il termine italiano “tassa” in inglese è “fee”, ovvero “compenso” perché viene dato a fronte di un servizio reso), passerebbe anche l’imposta sui robot e l’IA. La differenza sostanziale tra le prime due imposte e quella su robot e IA è questa: le prime due non hanno nulla a che vedere con i contributi, mentre l’imposta su robot e IA ha a che vedere con i contributi. Tutto qua. Volendo, se proprio è così difficile creare una nuova imposta, si potrebbe dedicare una parte delle imposte sui servizi digitali e della global minimum tax al versamento dei contributi. Questo mi piacerebbe poco, perché significherebbe destinare alla previdenza fondi che sono stati ideati per alimentare la fiscalità generale. Ritengo, pertanto, più coerente con la nostra impostazione concettuale che se un robot lavora al posto di un umano, allora va trattato come l’essere umano anche in termini fiscali, ovvero versando contributi. È anche per questo che vorremmo confrontarci con esperti di Scienza delle finanze e di Diritto tributario.
L’Intelligenza Artificiale sembra oramai onnipresente; i giornali ne parlano “giornalmente”, ora enfatizzandone le prospettive (scopriranno nuovi farmaci per curaci), ora sollevando onde di timori (ci saranno milioni di disoccupati). Io la vedrei cosi: come negli alimenti vengono riportati gli ingredienti, così andrebbero dichiarati gli “ingredienti” dei servizi digitali (ma, forse, con le due imposte di cui parlavo prima, ciò viene già fatto). In base alla percentuale di automazione utilizzata, si paga l’imposta. Esempio: se il Supermercato A utilizza 5 cassieri e il Supermercato B utilizza solo casse automatiche, allora il Supermercato B verserà una quota maggiore di imposta sull’automazione rispetto al Supermercato A. Altro esempio: una banca digitale (senza cassieri e senza interfacce umane, in quanto anche queste sono sostituite da assistenti digitali) verserà in imposta sull’automazione una quota maggiore rispetto ad una banca con cassieri, gestori, interfacce umane. E qui mi allaccio alla sua ultima domanda.
Quando parliamo di robotica la nostra immaginazione corre subito ad un macchinario e a volte ad un umanoide più o meno evoluto (esempio, Atlas che viene impiegato nelle costruzioni edili). Se poi facciamo evolvere l’umanoide, ci troviamo di fronte all’umanoide Sophia e all’umanoide Jia Jia che sanno tenere una vera e propria conversazione con gli umani e potrebbero tranquillamente condurre show, telegiornali, fare da guide turistiche ed altro ancora. L’IA, e in genere i software, non sono così visibili come i robot, ma assolvono alle stesse funzioni di disintermediazione dei robot. Sia con i robot che con l’IA che con un qualsiasi software di disintermediazione fisica (ovvero di intermediazione digitale) l’essere umano sparisce. Gli esempi più banali sono l’ATM (il bancomat) e l’home banking: entrambi sostituiscono il cassiere, anzi, più subdolamente, fanno diventare cassiere il cliente. La disintermediazione fisica, ovvero l’intermediazione digitale, è come la pressione alta: un killer silenzioso.
Concludo. La tassazione sull’automazione va spalmata su tutti: Robot (es. robot-postini), AI (es. applicazioni che consigliano quali investimenti fare), ma anche su software di disintermediazione fisica (es. home banking, dove il cliente si sostituisce al cassiere), casse automatiche (dove il cliente si sostituisce al cassiere di un Supermercato, di una libreria, di una farmacia).
Ovviamente, anche la Pubblica Amministrazione andrà soggetta al pagamento di imposte sull’automazione, a cominciare dall’INPS che utilizza assistenti virtuali, per proseguire con i Comuni e le Regioni dove tra poco vedremo in funzione l’assistente digitale Camilla (dotata di IA) creata da CSI Piemonte.
POST N. 70
18 Marzo 2024 alle 17:00 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni, ultime novità su tassazione robot: l’intervista al Dott. Perfetto (mia risposta al sig. Max)
Sig. Max, a parte le battute, la questione della tassazione robotica si pone nei termini seguenti.
Punto 1: lo Stato non deve chiedere il permesso agli imprenditori per applicare una imposta (“imposta” vuol dire appunto “imporre”). Lo Stato deve valutare in maniera attenta il livello di imposta da applicare, perché se il livello è troppo alto, il gettito fiscale tenderà a diminuire in quanto scatterebbero evasione ed elusione fiscale (in economia il fenomeno è rappresentato dalla cosiddetta “curva di Laffer”).
Punto 2: l’imprenditore ha come obiettivo la vendita dei propri prodotti. Se ci sono più disoccupati a causa della robotizzazione, a chi li vende i propri prodotti? Quindi è anche interesse dell’imprenditore versare un po’ più di tasse (per parlare in modo semplice) per vendere più prodotti.
Punto 3: una funzione dello Stato è la redistribuzione del reddito. Se l’imprenditore guadagna di più in virtù dell’automazione ma, al tempo stesso, genera costi per lo Stato (disoccupazione), una parte dei maggiori guadagni dell’imprenditore devono coprire i costi per lo Stato.
POST N. 69
22 Febbraio 2024 alle 12:33 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2024, Le ultime novità al 20 febbraio (mia risposta al sig. Wal)
Sig. Wal, accetto volentieri la sua definizione di me in quanto “nostro John Maynard Keynes” degli anni 2020.
La mia ambizione è di giungere a scrivere l’Opera Magna di Keynes attualizzata all’epoca digitale e che mi piacerebbe intitolare così: “Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta dell’era digitale”, dove per “occupazione” intendo sia quella umana che quella robotica, per “interesse” intendo il tasso di utilizzo sia delle risorse naturali che di quelle digitali, per “moneta” intendo la moneta digitale.
In data 10 luglio 2020 fu pubblicato sul magazine online “ilValoreItaliano” (https://www.ilvaloreitaliano.it/) il mio articolo dal titolo “La via per uscire dalla crisi è quella indicata da Keynes: occorre attualizzarla ai tempi del digitale” (https://www.ilvaloreitaliano.it/la-via-per-uscire-dalla-crisi-e-quella-indicata-da-keynes-occorre-attualizzarla-ai-tempi-del-digitale/).
In quell’articolo propongo di raggiungere l’obiettivo del ricambio generazionale attraverso la Politica Monetaria, utilizzando la moneta digitale di Stato di tipo scritturale (NO CRIPTOVALUTA) circolante esclusivamente entro i confini nazionali (come i ticket restaurant, giusto per fare un esempio banalissimo), la qual cosa è consentita dalla Costituzione Italiana (Art. 117 ove si specifica che lo Stato ha legislazione esclusiva sulla moneta, e dall’Art. 11 che parla di “limitazioni di sovranità” in condizione di parità con gli altri Stati, e quindi anche di LIMITAZIONE della sovranità monetaria, ma non parla affatto di CESSIONE della sovranità monetaria. Anche per la Banca Centrale Europea non ci non sarebbe alcun problema se l’Italia adottasse una propria moneta interna, visto che la BCE non ha alcun problema ad accettare la circolazione delle criptovalute che tra l’altro non sono nemmeno sotto il controllo di un Governo centrale).
Nella nostra Proposta di Riforma Previdenziale proponiamo di raggiungere l’obiettivo del ricambio generazionale attraverso la Politica Fiscale, utilizzando l’IRAUT.
A questo punto, il Governo italiano avrebbe due bazooka per attuare, attraverso il ricambio generazionale, gli obiettivi che gli sono tanto cari: crescita economica e sviluppo economico, obiettivi che riguardano in particolare il Ministero dell’economia e delle finanze (Giancarlo Giorgetti) e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali (Marina Elvira Calderone).
PS_1: Sig. Wal, non so come mai i link che riporto io non sono direttamente accessibili, mentre i link che riporta lei sono direttamente accessibili. Prima di riportare il mio commento nei post io verifico l’accesso ai link e funzionano, ma quando invio il commento i link si perdono;
PS_2: avevo intuito che lei, Wal e Wal52 foste tre persone in una.
POST N. 68
21 Febbraio 2024 alle 22:27 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2024, Le ultime novità al 20 febbraio (mia risposta al sig. Wal)
Sig. Wal, lei afferma testualmente “M. Friedman, premio nobel per l’economia, era favorevole a una “rivoluzionaria idea”, quale quella di sostituire la Banca centrale (Fed) con un computer!”.
Come riportato nell’articolo di Deroy Murdock dell’8 dicembre 1999 sulla pagina web del Cato Institute (un think tank statunitense di orientamento libertario), l’economista liberista Premio Nobel Milton Friedman rilascia un’intervista nella quale afferma: “Noi non abbiamo bisogno della FED. Da molti anni sono favorevole alla sostituzione della Fed con un computer”.
(https ://www. cato.org/commentary/milton-rose-friedman-offer-radical-ideas-21st-century#)
Non saprei dire se Milton Friedman fosse davvero convinto della sua affermazione, oppure avesse semplicemente lanciato una provocazione perché magari non era d’accordo su come la Banca Centrale Americana (la FED, per l’appunto) stesse gestendo la Politica Monetaria.
Tuttavia, io ho avuto modo di provare sperimentalmente l’affermazione di Milton Friedman: un computer può davvero sostituire la Banca Centrale (e qualsiasi altra banca in generale).
Nel mio libro “L’economista in camice” pubblicato da Aracne Editrice in febbraio 2019 (https ://www. aracne-editrice.it/index.php/pubblicazione.html?item=9788825521825), al paragrafo 6.4.2 intitolato “La produzione dei servizi informatici: il mainframe nel ruolo di ‘banca’”, riportando dati numerici informatici corrispondenti a grandezze economiche, e sulla base di dati sperimentali, a pag. 101 affermo testualmente: ‘la quantità di moneta digitale può espandersi solo a fronte dell’espansione della capacità produttiva, ovvero del capitale. Ora appare chiaro qual è il secondo ruolo del mainframe dopo quello di impresa. È il ruolo di “banca”: le service unit globali costituiscono il “depisto di moneta digitale”’. Il mainframe, nel ruolo di banca artificiale, gestisce domanda e offerta di moneta digitale, in base al tasso di interesse ovvero al tasso di utilizzo delle risorse impiegate nella produzione delle transazioni elettroniche.
Lo schema che mostra il computer nel duplice ruolo di “impresa artificiale” e di “banca artificiale” lo si vede al seguente link: https:// drive.google.com /file/d/1UG78kZc_q_SXS9mk-Glitar-zIFCZaUa/view
Al fine di evitare di essere preso per “visionario” nel senso negativo del termine, o di uno che scrive romanzi di fantascienza a fumetti per mettere paura alla gente, mi corre l’obbligo di precisare che quello che dico può essere verificato da chiunque voglia prendersi la briga di farlo: Banca d’Italia, Intesasanpaolo, Unicredit, Generali, IBM, INPS, che hanno tutti il loro CED dotati di computer IBM della classe mainframe gestito dal sistema operativo IBM z/OS.
La impresa artificiale e la banca artificiale sono in grado di pilotare tanto la produzione di un Centro di Elaborazione Dati quanto la produzione della Nazione (in quanto ho dimostrato con modelli matematici che un CED è equivalente alla Nazione e quindi che una Nazione digitale è equivalente ad un CED, prototipo di Nazione digitale), mantenendo in equilibrio dinamico e automatizzato domanda e offerta di beni, domanda e offerta di moneta, domanda e offerta di lavoro in accordo con gli obiettivi di produzione che vengono stabiliti dal management del CED o dal Governo di una Nazione.
Se il Governo decidesse di affidarsi all’Intelligenza Artificiale per guidare la Nazione (ricordiamo che l’Intelligenza Artificiale sta facendo il suo ingresso nel Parlamento italiano per aiutare i parlamentari a legiferare), avremmo una “macchina di governo®” (marchio registrato da Claudio Maria Perfetto) in piena regola.
Sig. Wal, credo proprio che ancora nessuno al mondo (nemmeno quelli di OpenAI, il laboratorio di ricerca sull’intelligenza artificiale) si sia fatta la benché minima idea di cosa siano in grado di fare insieme Robotica, Mainframe e AI!
Ora mi domando e dico: Di fronte a questo possibile intervento della “Troika digitale”, noi ci stiamo a domandare se le imprese saranno disposte a pagare l’IRAUT oppure no?
POST N. 67
21 Febbraio 2024 alle 14:38 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2024, Le ultime novità al 20 febbraio (mia risposta al Dott. Stefano Rodinò)
Dott. Rodinò, il lavoro che la Redazione di Pensionipertutti svolge per conto dei suoi lettori è duplice, in quanto, se da un lato li mantiene informati sulle tematiche previdenziali, dall’altro dà voce alle loro riflessioni che altrimenti rimarrebbero inascoltate.
Tra queste voci c’è anche la mia. E per il solo fatto di occupare uno spazio web che comunque comporta oneri finanziari per la sua gestione, mi sono sentito in dovere, ma anche con grande piacere, di contribuire finanziariamente alla gestione del sito Pensionipertutti.
Claudio Maria Perfetto
POST N. 66
21 Febbraio 2024 alle 13:19 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2024, Le ultime novità al 20 febbraio (mia risposta alla sig.ra Anna)
Sig. Anna, come ha già correttamente precisato il sig. Wal in risposta al suo commento, la Proposta di Riforma Previdenziale riguarda tutti, riguarda l’intera nostra società.
Il nostro documento di sintesi di 8 pagine (che accompagna il nostro documento di 50 pagine) si apre con uno schema la cui prima voce è “Oggetto” e la seconda voce è “Princìpi”.
Alla voce ““Princìpi” è riportato:
• “Fare le cose che sono socialmente giuste fare”;
• “Uguali trattamenti tra uomini e donne, pubblico e privato, dipendenti e autonomi”.
Sono Princìpi di portata generale, dai quali discendono, qualora Robot e AI intervengano nelle attività umane alla pari degli esseri umani, le seguenti applicazioni:
• sono coinvolte le piccole, le medie, le grandi imprese e le Istituzioni (bar, ristoranti, negozi, ospedali, RSA, Poste, Banche, Assicurazioni, Automobili, Acciaierie, Trasporti, Energia, Telecomunicazioni, Edilizia, Giornali, Agenzia delle Entrate, INPS, Ministeri, Amazon, Facebook, Google, Linkedin, Twitter-X, Tik-Tok, Borsa, insomma, tutte le Organizzazioni che utilizzano Robot, assistenti virtuali, assistenti digitali, AI).
Lei ha perfettamente ragione, e approvo al 100 per cento, la sua seguente e intelligente (da intendersi nel significato etimologico del verbo latino “intellĕgere” che significa “giungere a percepire”) affermazione che riporto integralmente perché riflette in pieno il nostro pensiero:
“Inoltre anche se un robot mi costruisce un macchinario, servirà qualcuno che lo progetti, che lo programmi, che controlli il prodotto finale, che faccia manutenzione, che venda il prodotto, che lo pubblicizzi, che faccia postaasistenza, che istruisca la gente all’uso. Forse serviranno tante altre figure specializzate (che attualmente non esistono) che potrebbe forse risultare non necessario tassare i robot.”
L’IRAUT serve proprio a raccordare la velocità di espansione dell’impiego di Robotica e AI con la velocità di creazione delle future professionalità di cui lei parla, sig. Anna, poiché, come osserva anche il sig. Wal, c’è il rischio più che concreto che la velocità con cui i Robot distruggano i posti di lavoro sia maggiore della velocità con cui verranno creati nuovi posti di lavoro (e qui, io credo, siamo ben lontani dalla “distruzione creatrice” di cui parla l’economista Joseph Schumpeter, dal momento che si tratterebbe solo di “distruzione” senza “creazione”).
Infine, dopo aver creato le nuove figure professionali in grado di fare tutto quello che lei, sig. Anna, ha descritto, l’imposta sui Robot e AI potrà essere rimossa come lo è stato per l’imposta ICI sulla prima casa.
POST N. 65
21 Febbraio 2024 alle 12:24 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2024, Le ultime novità al 20 febbraio (mia risposta al sig. Nicola)
Sig. Nicola, un vecchio adagio dice di non fare il passo più lungo della gamba.
Io dico, invece, di fare il passo più lungo della gamba. E questo, a me pare, noi l’abbiamo fatto.
Noi chiediamo ai Sindacati, al Governo, alle Imprese, di fare il passo più lungo della gamba.
So che i Sindacati lottano al meglio delle loro possibilità per sostenere le istanze di lavoratori e pensionati.
Riconosco che il Governo studia, si ravvede e rivede i calcoli per far funzionare al meglio la macchina dello Stato.
Sono consapevole che le Imprese fanno del loro meglio per essere competitive sul mercato per non chiudere i battenti.
Ma so anche che tutto questo non basta.
Non basta nella nostra economia che è una “economia digitale”. Non basta nella nostra società che si sta trasformando in “società digitale”.
Ed è qui che siamo noi a chiedere ai Sindacati, al Governo e alle Imprese di allungare il passo come l’abbiamo allungato noi, e di darci una mano a calcolare il giusto valore dell’IRAUT in modo da coprire il numero di pensioni che potrebbero essere richieste dai lavoratori e lavoratrici.
Utilizzando il nostro simulatore basato su fogli excel, abbiamo individuato un valore per l’IRAUT che potrebbe non essere sufficiente a coprire il fabbisogno per il pagamento del numero di pensioni che verranno stimate. Ma, come diceva un mio Responsabile, meglio avere un numero che, per quanto impreciso possa essere, ci metta in grado di poterlo correggere, piuttosto che non avere nessun numero.
AL momento il Governo non fa il passo più lungo della gamba e ragiona così: questa è la cifra che possiamo spendere, e dunque questi sono gli importi pensionistici che possiamo pagare.
Vorremmo che il Governo facesse il passo più lungo della gamba e che ragionasse così: questi sono gli importi pensionistici che ci aspettiamo di dover pagare per rendere le imprese competitive nella società digitale, e dunque questa è l’IRAUT che dovremmo applicare alle imprese.
POST N. 64
20 Febbraio 2024 alle 15:50 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
E se a pagare le nostre pensioni fossero (anche) i robot? Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin
Ci rendiamo perfettamente conto che i lavoratori e le lavoratrici si attendono soluzioni attuabili nell’immediato, che vengano elaborate nel corso del 2024 perché possano essere attuate già nel 2025.
Ci rendiamo anche conto che la nostra Proposta di Riforma Previdenziale potrà richiedere più tempo di quanto i lavoratori e le lavoratrici si aspettino, per essere assimilata, verificata, e quindi attuata.
Mi vengono in mente due affermazioni che desidero “rubare” volentieri al Prof. Giuliano Cazzola dopo averle lette nel suo interessante e formativo libro “La guerra dei cinquant’anni. Storia delle riforme e controriforme del sistema pensionistico”.
Una frase che vorrei rubare al Prof. Cazzola è quella pronunciata da Luciano Lama: “Non basta avere ragione, bisogna essere capaci di farsela dare”.
In quest’articolo della Dott.ssa Venditti, magistralmente composto in termini di domande e risposte, a fungere da intervistatori che pongono domande sono proprio i lettori. A dare le rispose sono gli Autori della Proposta di Riforma Previdenziale, ai quali non basta avere ragione, vorrebbero anche farsela dare.
Un’altra frase che vorrei rubare al Prof. Cazzola è quella pronunciata da Helmut Khol durante la vicenda degli euromissili. Assistendo dal suo studio a una manifestazione pacifista, Khol disse: “Loro sono tanti e io qui sono solo. Ma loro hanno torto e io ho ragione”.
Guardando ai lavoratori e alle lavoratrici, ai Sindacati, al Governo, agli imprenditori, a coloro che potrebbero non condividere le ragioni degli Autori della Proposta di Riforma Previdenziale, mi verrebbe da pensare: loro sono tanti e noi tre siamo soli. Ma loro hanno torto e noi abbiamo ragione.
POST N. 63
20 Febbraio 2024 alle 13:18 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
E se a pagare le nostre pensioni fossero (anche) i robot? Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin (mia risposta al sig. Nicola)
Sig. Nicola, i miei complimenti!
Pur non potendo seguire l’approccio finanziario con lo stesso grado di competenza suo, tuttavia riesco a seguire il suo ragionamento nell’elenco dei sei macro punti che riguardano tutti la Previdenza Complementare.
Non mi sento di muovere obiezioni alla sua impostazione, che trovo ben ragionata.
I due punti che lei attribuisce come specifici per il sistema olandese li condivido.
Le quattro modifiche che lei suggerisce per il nostro sistema le trovo ragionevoli.
La sua Proposta e la nostra Proposta si integrano, e condividono almeno due punti: libertà di scelta nell’accesso al trattamento pensionistico e ricambio generazionale.
Sui punti che riguardano la nostra Proposta credo che ci siamo sufficientemente soffermati.
La sua Proposta indica una spinta verso il rafforzamento della Previdenza Complementare (un punto sul quale insistono anche i Sindacati), e permette quindi anch’essa ai lavoratori la libertà di scelta nell’accesso al trattamento pensionistico, in quanto si potrà contare su un’entrata addizionale (la pensione complementare) oltre a quella della pensione ordinaria. Ritengo che questa sia anche la direzione futura, dal momento che ridurrebbe gli oneri pensionistici che oggi sono a carico dello Stato.
Al tempo stesso, la sua Proposta apre il varco al ricambio generazionale: se viene data libertà di scelta al lavoratore di pensionarsi (e solitamente saranno i lavoratori anziani che avranno accumulato una buona pensione complementare), altri giovani in cerca di lavoro potrebbero avere maggiori opportunità per occuparsi. Per potersi formare un’adeguata pensione complementare, occorrerà accantonare una somma da prelevare dal salario, e qui entrerebbero in gioco altre variabili tra cui aumenti salariali e salario minimo, cose che andrebbero certamente discusse tra Sindacati e Imprese.
Ho già fatto presente che la sua Proposta di Previdenza Complementare e la nostra Proposta di Riforma Previdenziale sono integrabili e si completano a vicenda.
Vorrei solo aggiungere che mentre la sua Proposta, sig. Nicola, riguarda la pensione di chi un lavoro già ce l’ha, la nostra Proposta riguarda la pensione non solo di chi un lavoro già ce l’ha ma anche la pensione di chi un lavoro non ce l’ha ancora.
Le rinnovo i miei complimenti, sig. Nicola, per la sua idea di Previdenza Complementare (che peraltro non abbiamo inserito nella nostra Proposta).
POST N. 62
19 Febbraio 2024 alle 19:38 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
E se a pagare le nostre pensioni fossero (anche) i robot? Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin (mia risposta al sig. Luca)
Rispondo ancora una volta in seduta plenaria al sig. Luca, perché sono certissimo che la risposta che darò alla domanda posta dal sig. Luca sorprenderà non poco i lettori.
Sig. Luca, voglio pensare che lei non ritenga gli Autori della Proposta di Riforma Previdenziale degli sprovveduti. Prima di fare affermazioni di un certo peso, ci siamo documentati (nel nostro documento ci sono ben 40 References), e vi abbiamo riflettuto a fondo (da mane a sera, direbbe Dante). Ma ben vengano le osservazioni particolarmente stimolanti come le sue, come quelle dei sig. Nicola e come quelle del sig. Franco Giuseppe.
Nel rispondere al suo commento, sig. Luca, Maurizio Gibbin in data 19 Febbraio 2024 alle 16:03 le fa presente testualmente: “Quindi anche con IRAUT i ricchi continueranno ed essere ricchi”.
Lei, sig. Luca, nel suo commento afferma e domanda: “Certamente una genialata per lo stato, che sposterebbe l’onere della spesa pensionistica sui “ricchi”…. Ma i “ricchi” sarebbero veramente d’accordo?”
In altre parole, sig. Luca, lei domanda: i “ricchi” sarebbero veramente d’accordo nell’essere “tassati”?
Metto intenzionalmente le parole “ricchi” e “tassati” tra virgolette, perché andrebbero opportunamente precisate.
BENE!
Le riporto cosa hanno detto i “ricchi” a proposito dell’essere “tassati”, e le cito l’articolo di rainews.it pubblicato in data 17 gennaio 2024 dal titolo eloquente: “Davos: lettera di 250 miliardari: “Vogliamo essere tassati””. Questo è il link all’articolo:
rainews.it/articoli/2024/01/davos-lettera-di-250-miliardari-vogliamo-essere-tassati-fieri-di-pagare-08589a90-e69d-4305-b36f-286cf91f668f.html
Nell’articolo che ho citato si legge che 250 “ricchi” (miliardari), in una lettera aperta ai leader mondiali e pubblicata dal Guardian, si sono così espressi:
“La nostra richiesta è semplice: vi chiediamo di tassare noi, i più ricchi della società. Ciò non modifichera’ radicalmente il nostro tenore di vita, nè priverà i nostri figli, nè danneggerà la crescita economica delle nostre nazioni. Ma trasformerà la ricchezza privata estrema e improduttiva in un investimento per il nostro futuro democratico comune” (mia nota: i neretti sono riportati nell’articolo).
DOMANDA DEL SIG. LUCA: “Ma i “ricchi” sarebbero veramente d’accordo?” (da intendersi: ad essere tassati?).
MIA RISPOSTA AL SIG. LUCA: “Sì, sig. Luca, i “ricchi” sarebbero veramente d’accordo ad essere tassati”.
POST N. 61
19 Febbraio 2024 alle 11:55 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
E se a pagare le nostre pensioni fossero (anche) i robot? Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)
Sig. Franco Giuseppe, il futuro è adesso!
È da sei anni, dal 2017, che si dicono le cose che oggi io sto dicendo! Ed io le dico oggi, perché solo oggi ho portato a compimento i miei modelli di Economia Informatica per la gestione dell’economia digitale e della società digitale, e poi perché solo oggi la Robotica e l’AI stanno spopolando come non mai, riempiendo giornali, forum televisivi, dibattiti internazionali.
Sig. Franco Giuseppe, qui la gente ancora vede i robot e l’AI come se fossero giocattoli. Non lo sono affatto, glielo posso assicurare con certezza al 200 per cento.
Lei dice “Forse un domani nascerà questa IRAUT ma molti non ne potranno trarne vantaggio e forse nemmeno vederla nascere”. È probabile che sia così. Sia lei che io sappiamo come si comportano le Istituzioni: si mette il semaforo dopo che c’è scappato il morto; oppure si ricorrono ai ripari dopo che è crollato il ponte; oppure, si applicherà l’IRAUT dopo che sarà aumentato il livello di disoccupazione. Posso farci qualcosa se le Istituzioni agiscono così? Non posso farci proprio nulla. Posso solo dire: “sulla base dei miei modelli, che sto provando a far conoscere alle Università, è possibile permettere agli studenti di trovare subito lavoro, è possibile alle aziende di trovare lavoratori qualificati, è possibile al Governo di elaborare ricette economiche per la società digitale di oggi”.
Per quanto riguarda invece i pensionamenti, noi puntiamo esattamente dove puntava nel 2013 Cesare Damiano (e lei sa bene chi è Cesare Damiano!), e cioè a pensionamenti con minimo di 62 anni di età anagrafica e minimo 35 anni di contribuzione. Se questo lo diceva Damiano nel 2013, vuole che non sia realizzabile nel 2024 con la poderosa e imponente disponibilità di forza lavoro robotica e AI di cui disponiamo oggi?
Io, gli altri Autori della Proposta, e il sito Pensionipertutti non ci sogniamo minimamente di “instillare” (sua parola) nei lettori speranze simili a sogni infantili. Tanto è vero che vogliamo interfacciarci con i Sindacati e non sappiamo nemmeno se i Sindacati ci prenderanno sul serio, dal momento che anche loro potrebbero essere stati plagiati dal Governo, svuotati di speranze come lo sono i lavoratori che non riescono nemmeno più a concepire che una cosa buona in questo mondo si possa realizzare perché è stato impedito loro persino di credere vero ciò che essi desiderano.
Lo so a che cosa lei potrà pensare, sig. Franco Giuseppe, lo posso immaginare.
“Ma chi te lo fa fare?”. È questo che vorrebbe dirmi, non è vero sig. Franco Giuseppe?
Mi viene in mente quella storia biblica (alla quale, però non credo affatto, ma mi torna utile come riferimento) in cui Lot chiese a Dio che, qualora avesse trovato in Sodoma e Gomorra almeno un giusto, Dio avrebbe rinunciato a distruggere le due città. Lot non trovò nemmeno un giusto, si allontanò, e Sodoma e Gomorra vennero distrutte.
Ecco, sig. Franco Giuseppe, mi pare di non trovare tra i lavoratori nessuno interessato alla possibilità di andare prima in pensione in base alla Proposta di Riforma Previdenziale che presentiamo. E allora, caro Governo, continua pure nella tua opera di riduzione del debito pubblico, vendendo il patrimonio dello Stato, privatizzando i servizi sanitari, allungando l’accesso al pensionamento con la sempre più Amata Fornero alla quale i lavoratori mostrano di essere giorno dopo giorno sempre più devoti.
Per quanto mi riguarda, sig. Franco Giuseppe, questo è il mio esame di coscienza.
POST N. 61
19 Febbraio 2024 alle 11:55 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
E se a pagare le nostre pensioni fossero (anche) i robot? Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)
Sig. Franco Giuseppe, il futuro è adesso!
È da sei anni, dal 2017, che si dicono le cose che oggi io sto dicendo! Ed io le dico oggi, perché solo oggi ho portato a compimento i miei modelli di Economia Informatica per la gestione dell’economia digitale e della società digitale, e poi perché solo oggi la Robotica e l’AI stanno spopolando come non mai, riempiendo giornali, forum televisivi, dibattiti internazionali.
Sig. Franco Giuseppe, qui la gente ancora vede i robot e l’AI come se fossero giocattoli. Non lo sono affatto, glielo posso assicurare con certezza al 200 per cento.
Lei dice “Forse un domani nascerà questa IRAUT ma molti non ne potranno trarne vantaggio e forse nemmeno vederla nascere”. È probabile che sia così. Sia lei che io sappiamo come si comportano le Istituzioni: si mette il semaforo dopo che c’è scappato il morto; oppure si ricorrono ai ripari dopo che è crollato il ponte; oppure, si applicherà l’IRAUT dopo che sarà aumentato il livello di disoccupazione. Posso farci qualcosa se le Istituzioni agiscono così? Non posso farci proprio nulla. Posso solo dire: “sulla base dei miei modelli, che sto provando a far conoscere alle Università, è possibile permettere agli studenti di trovare subito lavoro, è possibile alle aziende di trovare lavoratori qualificati, è possibile al Governo di elaborare ricette economiche per la società digitale di oggi”.
Per quanto riguarda invece i pensionamenti, noi puntiamo esattamente dove puntava nel 2013 Cesare Damiano (e lei sa bene chi è Cesare Damiano!), e cioè a pensionamenti con minimo di 62 anni di età anagrafica e minimo 35 anni di contribuzione. Se questo lo diceva Damiano nel 2013, vuole che non sia realizzabile nel 2024 con la poderosa e imponente disponibilità di forza lavoro robotica e AI di cui disponiamo oggi?
Io, gli altri Autori della Proposta, e il sito Pensionipertutti non ci sogniamo minimamente di “instillare” (sua parola) nei lettori speranze simili a sogni infantili. Tanto è vero che vogliamo interfacciarci con i Sindacati e non sappiamo nemmeno se i Sindacati ci prenderanno sul serio, dal momento che anche loro potrebbero essere stati plagiati dal Governo, svuotati di speranze come lo sono i lavoratori che non riescono nemmeno più a concepire che una cosa buona in questo mondo si possa realizzare perché è stato impedito loro persino di credere vero ciò che essi desiderano.
Lo so a che cosa lei potrà pensare, sig. Franco Giuseppe, lo posso immaginare.
“Ma chi te lo fa fare?”. È questo che vorrebbe dirmi, non è vero sig. Franco Giuseppe?
Mi viene in mente quella storia biblica (alla quale, però non credo affatto, ma mi torna utile come riferimento) in cui Lot chiese a Dio che, qualora avesse trovato in Sodoma e Gomorra almeno un giusto, Dio avrebbe rinunciato a distruggere le due città. Lot non trovò nemmeno un giusto, si allontanò, e Sodoma e Gomorra vennero distrutte.
Ecco, sig. Franco Giuseppe, mi pare di non trovare tra i lavoratori nessuno interessato alla possibilità di andare prima in pensione in base alla Proposta di Riforma Previdenziale che presentiamo. E allora, caro Governo, continua pure nella tua opera di riduzione del debito pubblico, vendendo il patrimonio dello Stato, privatizzando i servizi sanitari, allungando l’accesso al pensionamento con la sempre più Amata Fornero alla quale i lavoratori mostrano di essere giorno dopo giorno sempre più devoti.
Per quanto mi riguarda, sig. Franco Giuseppe, questo è il mio esame di coscienza.
POST N. 60
19 Febbraio 2024 alle 10:38 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
E se a pagare le nostre pensioni fossero (anche) i robot? Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin (mia risposta al sig. Wal)
Sig. Wal, presumo che lei si riferisca allo stesso articolo che viene menzionato proprio in questo articolo al punto:
“Le prospettive per l’introduzione dell’IRAUT sono piuttosto favorevoli.
Sul Quotidiano online di IPSOA (Istituto Postuniversitario per lo Studio dell’Organizzazione Aziendale) in data 19 Ottobre 2023 si legge testualmente: “In sede OCSE (“Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico”, nostra nota), nonostante permanenti perplessità, sta prendendo forma un interessante dibattito sulla possibilità di attuare un prelievo fiscale su un eventuale reddito di lavoro imputabile ai robot.” (il corsivo è nostro, i neretti sono nel testo originale).”
È così, sig. Wal?
POST N. 59
19 Febbraio 2024 alle 10:19 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
E se a pagare le nostre pensioni fossero (anche) i robot? Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin (mia risposta al sig. Luca)
Sig. Luca, provo a chiarire “E se a pagare le nostre pensioni fossero (anche) i robot?”.
La spiegazione si basa sulla seguente abduzione (il termine abduzione indica un sillogismo in cui la premessa maggiore è certa, mentre quella minore è solamente probabile):
A. I lavoratori attivi pagano le pensioni ai pensionati;
B. I robot andrebbero equiparati alla forza lavoro attiva;
C. Dunque, forse i robot potrebbero pagare le pensioni ai pensionati.
Applicando al nostro sistema fiscale l’abduzione appena enunciata, otteniamo:
1. I lavoratori attivi pagano le pensioni ai pensionati versando in contributi il 10 per cento del proprio salario lordo ai quali si aggiunge il 23 per cento del salario lordo dei lavoratori attivi versati dal datore di lavoro;
2. I robot, che andrebbero equiparati alla forza lavoro attiva, verserebbero in contributi il 5 per cento del proprio salario lordo ai quali si aggiungerebbe l’11,5 per cento del salario lordo dei robot versati dal datore di lavoro;
3. Dunque, ci sarebbero più contributi disponibili per pagare le pensioni ai pensionati.
I documenti relativi alla nostra Proposta di Riforma Previdenziale recano come sottotitolo “E se fossero i robot a salvare le nostre pensioni?”. Nei nostri documenti spieghiamo anche che ci ispiriamo ad un articolo scritto da due Direttori di stabilimento del Gruppo Bosch, Nicola Intini e Corrado La Forgia.
Nell’articolo di Intini e di La Forgia riportato sul magazine Industria Italiana in data 28 novembre 2017 si legge:
“Le nuove tecnologie, quindi, aumenteranno produttività e ricchezza che, se opportunamente redistribuita, potrà contribuire al sostentamento dello stato sociale del futuro. È ipotizzabile, quindi, che i Robot, ma più in generale, le nuove tecnologie abilitanti possano, almeno in parte, sostituirsi alla parte mancante della piramide demografica occupando il posto che negli anni ‘70 era coperto da popolazione giovane e attiva, e creare la ricchezza necessaria al bilanciamento del sistema”.
Tra le parole chiave di Intini e di La Forgia troviamo “produttività e ricchezza che, se opportunamente redistribuita, potrà contribuire al sostentamento dello stato sociale del futuro”.
“…se opportunamente redistribuita…”, sig. Luca. Il modo in cui lo Stato ridistribuisce la ricchezza avviene attraverso l’applicazione delle imposte.
Per concludere, sig. Luca, troverebbe fuorviante anche il titolo che Intini e La Forgia (due Direttori di stabilimento del Gruppo Bosch) hanno dato al loro articolo del 2017 (ben sei anni fa!) che è il seguente: “E se fossero i robot a salvare le nostre pensioni?”
POST N. 58
19 Febbraio 2024 alle 8:32 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
E se a pagare le nostre pensioni fossero (anche) i robot? Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin (mia risposta a Paolo Prof)
Paolo Prof, mi sono occupato di sicurezza per anni. Non è possibile avere una sicurezza al 100 per cento. Non è possibile eliminare il rischio (ed è per questo che esistono le Compagnie di assicurazione). È solo possibile ridurre il rischio, adottando adeguate contromisure.
Per ridurre il rischio di morti umane nell’edilizia, nelle costruzioni, manutenzioni di edifici, strade, e quant’altro si dovrebbe applicare come contromisura l’impiego di robot umanoidi come Atlas, della società americana di robotica Boston Dynamics. Ovviamente, facendo pagare le tasse anche ad Atlas.
POST N. 57
18 Febbraio 2024 alle 19:03 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
E se a pagare le nostre pensioni fossero (anche) i robot? Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin (mia risposta al sig. Nicola)
Sig. Nicola, come lei saprà, l’Olanda è la sede fiscale di molte aziende, anche italiane, e quindi gode di un vantaggio competitivo rispetto all’Italia. Ma tale vantaggio competitivo è destinato ad essere livellato, poiché dal 1° gennaio 2024 è entrata in vigore in tutti i Paesi della UE la Global Minimum Tax, l’imposta che mira a contrastare il fenomeno che spinge appunto molte aziende a collocare la propria sede fiscale in Paesi con aliquote fiscali più favorevoli.
La nostra Proposta di Riforma Previdenziale è, come lei correttamente osserva, talmente contraria alla direzione sulle pensioni degli ultimi 30 anni, perché solo in questi ultimi anni sono letteralmente esplose le opportunità che la Robotica e l’AI offrono alla nostra società. Tengo a precisare che noi ci siamo concentrati sulle opportunità che Robotica e AI offrono per l’occupazione, non già sulle loro minacce in merito alla disoccupazione che potrebbero generare.
Personalmente sono fortemente focalizzato sul sistema pensionistico italiano, e pertanto non presto molta attenzione ai sistemi pensionistici olandese o tedesco. Si può anche vedere come fanno gli altri, certamente (il sistema pensionistico tedesco, per esempio, aggancia l’aumento delle pensioni all’aumento dei salari, piuttosto che all’aumento dell’inflazione come accade da noi), ma spesso la soluzione degli altri non è la stessa soluzione che può andare bene anche per noi.
Questo lo so per esperienza diretta. Quando proponevo ad un Cliente soluzioni IT già collaudate presso altri Clienti, mi sentivo spesso rispondere: “vede, Perfetto, noi siamo diversi, non siamo come loro”. Ogni soluzione va calata nell’ambiente specifico di riferimento.
Non esiste pertanto una soluzione olandese per l’Italia. L’Italia deve studiare la sua propria soluzione. La nostra Proposta di Riforma Previdenziale va in questa direzione. L’Italia è afflitta da denatalità e invecchiamento della popolazione? E allora concentriamoci su soluzioni che servono a denatalità e invecchiamento della popolazione.
Piuttosto, sono davvero curioso di conoscere i suoi cinque o sei punti da cambiare nelle nostre pensioni integrative per spostarsi verso il modello olandese. E credo di poter parlare anche a nome degli altri Autori della Proposta nonché a nome della Dott.ssa Venditti.
Sarebbe così gentile da farcele conoscere?
POST N. 56
18 Febbraio 2024 alle 15:39 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
E se a pagare le nostre pensioni fossero (anche) i robot? Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin (mia risposta alla sig.ra Delfina)
Sig.ra Delfina, il debito pubblico ha due facce: una buona e una cattiva.
La faccia buona del debito pubblico è quella che guarda al futuro, agli investimenti. Noi tutti, per esempio, siamo consapevoli che la popolazione italiana sta invecchiando: dunque, gli investimenti andrebbero fatti nel formare medici e infermieri, nel costruire più case di cura per gli anziani.
La faccia cattiva del debito pubblico è quella che guarda al passato, ai sussidi. Noi tutti, per esempio, siamo consapevoli che per i lavoratori della ex ILVA di Taranto lo Stato eroga sussidi al posto di reddito da lavoro, proprio come avveniva negli anni Settanta per i lavoratori della Fiat di Torino in cassa integrazione. I sussidi andrebbero erogati a fronte di realizzazione di piani industriali ritenuti credibili.
Il debito pubblico buono è davvero “buono” se non è tanto alto, perché altrimenti sarebbe più alta la spesa per interessi da pagare sul debito. E quanto più è alta la spesa per interessi, tanto più viene compressa la spesa pubblica, principalmente (per quanto riguarda l’Italia) sulle due principali voci di spesa: pensioni e sanità.
Per quanto riguarda il debito pubblico del Giappone, che è il debito pubblico più alto al mondo, qui si apre uno scenario differente: non è un problema per il Giappone.
A differenza dell’Italia che non gode di sovranità monetaria (in quanto l’euro viene gestito dalla Banca Centrale Europea – BCE), il Giappone gode della sovranità monetaria (lo yen viene gestito dalla Bank of Japan – BoJ). I debiti che il Giappone contrae con gli investitori sono in yen. Questo significa che il Giappone sarà sempre in grado di restituire i prestiti ricevuti, perché potrà emettere sempre la quantità di yen necessaria per estinguere i debiti. Occorre anche aggiungere che il Giappone gode di quel grado di credibilità che rassicura gli investitori i quali non chiederanno interessi più elevati perché il rischio di non rivedere i loro soldi è pressoché inesistente.
La Banca del Giappone deve però usare grande cautela nell’immettere più liquidità (più yen) nell’economia. Infatti, in base ad una formula che è alla base della cosiddetta “Teoria Quantitativa della Moneta”, la maggiore liquidità di moneta disponibile tende a stimolare una maggiore disponibilità di spesa e quindi una maggiore velocità di circolazione della moneta per cui, se la produzione di beni reali non potrà espandersi (es. nuove automobili, condizionatori, case, ecc.), il risultato sarà l’aumento dei prezzi dei beni, ovvero l’inflazione (che è la bestia nera delle Banche Centrali).
C’è un rapporto molto stretto tra la moneta M e livello dei prezzi P: M/P, che è il potere di acquisto della moneta (a parità di M, quanto più è alto il livello dei prezzi P, tanto minore sarà la quantità di beni acquistabile con M).
C’è anche un rapporto molto stretto tra il salario W (dall’inglese “wage”) e livello dei prezzi P: W/P, che è il potere di acquisto del salario (a parità di W, quanto più è alto il livello dei prezzi P, tanto minore sarà la quantità di beni acquistabile con il salario W). Il motivo per cui con la Legge di Bilancio 2024 il Governo è ricorso al taglio del cuneo fiscale-contributivo risiede proprio nel fatto di, a fronte dell’aumento del livello dei prezzi P, aumentare il salario W al fine di tutelare il potere di acquisto dei salari.
C’è anche un altro rapporto molto importante che ci riguarda: L/P, ovvero il rapporto tra il numero di lavoratori attivi e il numero di pensionati. La futura Legge di Bilancio 2025, per esempio, per potere aumentare il numero di pensionati P dovrebbe aumentare anche il numero di lavoratori L. Questo, nella sostanza è ciò che noi affermiamo nella nostra Proposta di Riforma Previdenziale flessibile e strutturale quando affermiamo di inserire nel novero dei lavoratori L anche il numero di robot R.
POST N. 55
16 Febbraio 2024 alle 23:30 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2024, Proposta di Riforma flessibile e strutturale: una controriforma Fornero (mia risposta al sig. Luca)
Rispondo nuovamente al sig. Luca in “seduta plenaria” perché ritengo che i chiarimenti offerti al sig. Luca, riguardo al suo commento del 16 Febbraio 2024 alle 15:52, possano interessare anche altri lettori.
Sig. Luca, la Proposta a noi è chiara, dal momento che siamo riusciti a trasmetterla (ma, mi rendo conto, solo in parte) anche a lei, le cui osservazioni critiche ci consentono di chiarire ulteriormente il nostro pensiero (cosa che riteniamo di avere fatto nel documento di 50 pagine).
Innanzitutto è chiaro l’obiettivo: RICAMBIO GENERAZIONALE.
I 15 punti del Programma sono chiari, dal momento che nel suo commento del 13 Febbraio 2024 alle 21:20 lei stesso afferma: “Non mi é sembrato di leggere niente di nuovo nei 15 punti”.
L’approccio adottato nella nostra Proposta è chiaro (non l’abbiamo esplicitato qui ma l’abbiamo esplicitato in un documento di sintesi di 8 pagine): rimuovere le cause (la denatalità) piuttosto che tamponare gli effetti (allungare l’attività lavorativa dei lavoratori).
La soluzione per rimuovere la causa “denatalità” è chiara: utilizzare la forza lavoro robotica al posto dei lavoratori mancanti (cosa che peraltro sta già avvenendo) piuttosto che incentivare, tramite bonus e sussidi vari, le famiglie ad avere più figli (cosa che se dovesse funzionare, darebbe i suoi primi frutti – lavoratori attivi – tra almeno trent’anni).
Il mezzo della nostra Proposta per attuare il programma (e cioè “tassare” i robot) è chiaro, dal momento che nel suo commento del 13 Febbraio 2024 alle 21:20 lei stesso afferma: “Anche il tassare la robotizzazione non è un’idea nuova”.
Abbiamo indicato in modo chiaro nella Matrice SWOT (nome tecnico che si riferisce ad uno strumento per analisi di tipo strategico) quali sono a nostro avviso i problemi che ha l’Italia e che impediscono l’attuazione di una Riforma Previdenziale flessibile e strutturale in linea con le aspettative dei lavoratori: denatalità e invecchiamento della popolazione. Ma i lavoratori la pensano diversamente, sorvolano su denatalità e invecchiamento della popolazione e puntano a spada tratta su affermazioni del tipo: i soldi per pagare le pensioni ci sarebbero qualora si separasse la previdenza dall’assistenza, qualora si rivedessero le pensioni di coloro che non hanno versato i contributi necessari, qualora si riducessero le pensioni d’oro, qualora si recuperassero i miliardi dall’evasione fiscale e contributiva. Noi non abbiamo insistito su questi temi perché su questi temi martellano già da tempo le Istituzioni internazionali come l’OCSE e il Centro Studi e Ricerche di Itinerari Previdenziali.
Abbiamo indicato in modo chiaro nella Matrice SWOT quali potrebbero essere gli ostacoli alla nostra Proposta: l’allungamento dei tempi per l’attuazione dell’IRAUT. Ma nutriamo la ragionevole convinzione che, se è passata la Digital Service Tax (introdotta nel 2019), se è passata la Global Minimum Tax (introdotta nel 2024), anche la IRAUT potrebbe essere accolta con favore dallo Stato e (perché no?) dalle Imprese.
La sola cosa che a noi non è ancora chiara, lo riconosco, è come recepiranno la nostra Proposta i Sindacati e il Governo. Su tale incertezza abbiamo voluto aprire una finestra di riflessione sulla possibilità di far convergere gli interessi di Imprese e Stato verso l’applicazione dell’IRAUT. Abbiamo chiamato tale finestra “New deal”, mentre avremmo potuto chiamarla semplicemente “accordo”, gliene do atto. Ma abbiamo preferito evocare la parola “deal” in riferimento al piano pubblico di intervento (e quindi dello Stato) per la creazione dei posti di lavoro a seguito della depressione del 1929. Secondo la mia personale opinione stiamo sottostimando l’impatto che la Robotica e l’AI potranno avere sull’occupazione.
Infine, sig. Luca, desidero rispondere alla sua domanda “E poi cosa significa che il vero rischio che vede è più nei lavoratori che nei governanti?”. Alla quale fa seguire la sua precisazione. “I lavoratori non si aspettano che tutto diventi contributivo, i lavoratori “temono” che tutto possa diventare contributivo; sono cose ben diverse”.
Sig. Luca, lo so bene che i lavoratori “temono” che tutto possa diventare contributivo. Come so bene che oltre a invocare e ad attuare manifestazioni in piazza e sotto il Parlamento, allo stesso tempo sperano che non venga toccata la Riforma Fornero.
ECCO, SIG. LUCA, CHE COSA “IO” INVECE TEMO: TEMO CHE I LAVORATORI SIANO PIÙ PROPENSI AD ACCETTARE LA RIFORMA FORNERO PIUTTOSTO CHE LA NOSTRA PROPOSTA DI RIFORMARE LA RIFORMA FORNERO PERCHÉ, SOTTO SOTTO, NON CREDONO AFFATTO CHE LA NOSTRA PROPOSTA POSSA ESSERE PRESA SERIAMENTE IN CONSIDERAZIONE!
Questo è un reale rischio per l’attuazione della Proposta, perché semmai il Governo (e l’ho già detto in qualche altro mio commento, ma lo ripeto anche qui per chiarezza di esposizione) dovesse domandarmi “Sig. Perfetto perché dovremmo concedere al popolo più di quanto il popolo si accontenta di ricevere?”.
Lascio a lei, sig. luca, rispondere alla precedente domanda. La mia già la conosco.
Concludo riportando qui alla fine una sua osservazione in modo che rimanga impressa con chiarezza la mia riposta alla sua seguente osservazione:
SUA OSSERVAZIONE: “Le ripeto che io la sua proposta la approvo, ma sono tutti capaci a fare proposte allettanti… ciò che manca è la chiarezza su “come” sia possibile.”
MIA RISPOSTA: la Proposta viene attuata applicando l’Imposta sul Reddito da lavoro prodotto dagli Automi, considerando l’Automa (Robot e AI) non già come “fattore di produzione capitale” ma come “fattore di produzione lavoro”. Qualora il Governo ritenesse interessante la nostra Proposta, chiederemmo agli esperti di imposte (ad esempio, all’Agenzia delle Entrate) di poterci supportare nel calcolare l’IRAUT da applicare alle Imprese, utilizzando il simulatore che abbiamo predisposto per il calcolo dell’IRAUT, in modo da coprire gli importi pensionistici che risulterebbero dalla stima del numero di persone che scegliessero di pensionarsi.
POST N. 54
16 Febbraio 2024 alle 16:55 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2024, Proposta di Riforma flessibile e strutturale: una controriforma Fornero (mia risposta a Paolo Prof)
Paolo Prof, L’OCSE ha già indicato in report precedenti chiamati “Pension at Glance” che in Italia si andrà in pensione a 71 (ma non specifica l’anno). Di tale documento ne sono a conoscenza.
Sempre l’OCSE indica taglio alle pensioni con importi sopra i 5.000 euro lordi mensili e stop alle pensioni anticipate, come si legge sul quotidiano online money.it del 23 gennaio 2024: money.it/pensioni-tagliare-subito-secondo-ocse-quali-sono-a-rischio
Tengo a precisare che non sono ancora risalito al documento originale in cui l’OCSE afferma tutto ciò.
Per quanto riguarda il “tutto contributivo”, mi pare che non ci sia ombra di dubbio che si stia procedendo in tale direzione.
Quando tutto ciò accadrà? E difficile fare previsioni temporali. Ma la strada che l’Italia sta prendendo è proprio quella indicata dall’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico).
POST N. 53
16 Febbraio 2024 alle 13:11 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
E se a pagare le nostre pensioni fossero (anche) i robot? Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin (mia risposta al sig. Nicola)
Sì, sig. Nicola, sarà TRE volte Natale:
1. Digital Service Tax (deciso a livello europeo): FATTO!
2. Global Minimum Tax (deciso a livello internazionale): FATTO!
3. IRAUT (deciso a livello italiano): verrà fatto (ma senza festa e luci tutto l’anno).
Ed ora, sig. Nicola, mi dica un po’: perché ha così poca fiducia nelle buone idee di altri che portano tanti vantaggi ai lavoratori? Forse perché non ha fiducia nemmeno nelle sue?
POST N. 52
16 Febbraio 2024 alle 12:56 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2024, Proposta di Riforma flessibile e strutturale: una controriforma Fornero (mia risposta al sig. Luca)
Sig. Luca, non mi sorprende affatto che in lei sorgano perplessità in merito alla proposta. Perplessità ben sintetizzate nella sua espressione “Tutto qui?”
Elencando i punti del suo “Tutto qui?”, sig. luca, lei ha solo evidenziato i dettagli (gli alberi), perdendo di vista la visione di insieme (la foresta).
Ho sempre pensato che il Governo opera dietro consigli di “spin doctor”, persone altamente qualificate nella comunicazione (a volte però, inciampano anche loro, come nel caso della “influencer” che noi tutti conosciamo) al fine di fare accettare alle persone ciò che le persone non sono propense ad accettare.
Nell’articolo del 31 agosto 2023 “Pensioni 2023, UIL su incontro 5/9: ultime su Opzione donna, giovani, uscita dai 62 anni” vi è l’interessante commento della sig.ra Stefania Vitali postato in data 2 settembre alle 11:53. Il commento dice testualmente: “Conosco il significato di “Finestra di Overton”, Opzione donna e’ una pericolosissima finestra al tutto contributivo”. E così è avvenuto. Quota 103 tutto contributivo. E non ci si fermerà certamente qui.
Se non si sarà in grado di trovare OGGI una Nuova Riforma Previdenziale (non la solita “leggina temporanea”) che prenderà il posto della Riforma Monti-Fornero, potrebbe accadere ciò che viene raccomandato (per non dire imposto) dalle Istituzioni internazionali:
– Via tutte le pensioni anticipate (inclusa, ovviamente l’anticipata Fornero (42 anni e 10 mesi per uomini, e 41 anni e 10 mesi per le donne));
– Pensionamento a 71 con traguardo verso 74 anni (altro che i 67 della Fornero!)
– Tutto contributivo (e questo i lavoratori se lo aspettano già)
Sig. Luca, la Proposta da noi elaborata volge verso un “NEW Deal”, il punto di incontro tra imprese, lavoratori, INPS e Stato. QUESTA È LA VISIONE DI INSIEME (LA FORESTA) CHE LEI, SIG. LUCA, NON RIESCE A VEDERE.
Concludo, rivolgendo a lei le stesse parole che ho rivolto al sig. Marco nel mio commento, in questo stesso articolo, del 12 febbraio 2024 alle 23:04:
“Il vero rischio che io vedo non è nel Governo, ma nei lavoratori stessi”.
POST N. 51
15 Febbraio 2024 alle 19:17 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
E se a pagare le nostre pensioni fossero (anche) i robot? Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)
Sig. Franco Giuseppe, sono vissuto in Centri di Elaborazione Dati in contatto diretto con robot per la gestione della nastroteca (io programmavo nel 1982 il robot gestore nastri IBM 3850 Mass Storage risiedente in un bunker nella città di Inverno in provincia di Pavia), con operatori automatici (Autoperator), con Schedulatori automatici, e programmavo i computer per fare lavorare operatori, schedulatori, sistemisti, dipendenti, clienti in modo da ottenere il livello più alto di produzione di transazioni elettroniche che fosse compatibile con i livelli di servizio stabiliti dal management del CED.
In altre parole, dovevo programmare il computer in modo da gestire domanda e offerta di transazioni, domanda e offerta di “service unit” (ovvero di moneta digitale circolante nei CED), domanda e offerta di lavoro in maniera automatizzata. Inoltre, ho sviluppato applicazioni per far lavorare i programmatori applicativi al posto di operatori e schedulatori per utilizzare il minor numero di persone (operatori e schedulatori) in modo da economizzare sulle spese del personale.
Lei ha ragione, sig. Franco Giuseppe, nel dire che non sono di questo mondo, se per “mondo” intende l’ambiente entro il quale si vive per la maggior parte del proprio tempo.
Sino ad ora ho vissuto in un mondo dove si usa la moneta digitale, si producono beni e servizi digitali, si interagisce in maniera amichevole con i robot e gli automi che eseguono lavori digitali, sono vissuto nella piena era digitale. Ma ora che sono in pensione, credo di essere sbarcato su un pianeta piuttosto arretrato, dove il Governatore della Banca d’Italia presenta all’Italia le meraviglie dell’euro digitale, della moneta digitale che da almeno quarant’anni io utilizzo nei Centri di Elaborazione Dati; dove basta costruire una cuccia per cani o un ponte penzolante su uno stretto e poi dire “oh, ma che bravi architetti che siamo!”
Sig. Franco Giuseppe, credo proprio che passeggiando presso i vostri palazzi del potere dove, mi pare di capire dalle sue parole, ci sono ancora governanti che stendono tappeti rossi a imprenditori elargendo loro finanziamenti, bonus, decontribuzioni, favori fiscali (cose che nel mondo digitale in cui fino ad ora sono vissuto non ho mai visto), non solo non verrei riconosciuto, ma non verrei neanche ascoltato.
Ma io, come un caterpillar, vado avanti lo stesso.
POST N. 50
15 Febbraio 2024 alle 17:48 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
E se a pagare le nostre pensioni fossero (anche) i robot? Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin (mia risposta al sig. Nicola)
Sig. Nicola, lei porta esempi concreti che, a suo avviso, impedirebbero al Governo italiano, presente e futuro, di approvare questa Proposta.
Spesso le Istituzioni internazionali e nazionali insistono (come peraltro viene esplicitato anche nell’articolo) sulla riduzione della spesa pensionistica e sulla riduzione del debito pubblico.
Le Istituzioni indicano sia “COSA” fare (ridurre il debito pubblico) che “COME” fare (riducendo la spesa pensionistica).
La nostra Proposta indica “COSA” fare (ricambio generazionale), “COME” fare (attraverso un Programma fatto di 15 punti) con “QUALI” mezzi (IRAUT).
Nel documento di sintesi di 8 pagine che illustra la nostra Proposta descritta in un documento di 50 pagine, abbiamo specificato tre obiettivi che la nostra Proposta si prefigge di raggiungere nel seguente, preciso ordine:
1. Ricambio generazionale (tramite Riforma Previdenziale flessibile)
2. Creazione occupazione (tramite ricambio generazionale)
3. Crescita e sviluppo economico (tramite creazione occupazione)
Nel terzo obiettivo è citata la crescita economica, ovvero la crescita del PIL. Al momento non abbiamo modo di poter valutare in termini numerici la percentuale di crescita del PIL con l’adozione della nostra Proposta, e quindi non abbiamo un valore numerico da poter confrontare con lo 0,9% di crescita del PIL italiano stimato per il 2024.
Non abbiamo la stima di crescita del PIL per il 2024, ma abbiamo una Proposta ed un Programma che poggiano su un solido impianto concettuale capace di trasformare i problemi (l’automazione che riduce il livello di occupazione) in soluzioni (l’automazione che aumenta il livello di occupazione).
La nostra Proposta indica tre possibili mezzi per attuare il Programma: IRAUT, IRES, Moneta Digitale di Stato.
In conclusione.
Le Istituzioni indicano “COSA” fare (ridurre il debito pubblico); il “COME” fare è indicato dalla nostra Proposta (attuando il ricambio generazionale).
Noi abbiamo l’idea. Ma il Governo italiano sarebbe capace di venderla ai nostri Partner europei?
POST N. 49
15 Febbraio 2024 alle 12:51 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2024, Proposta di Riforma flessibile e strutturale: una controriforma Fornero (mia risposta al sig. Luca)
Rispondo al commento del sig. Luca in seduta plenaria (per modo dire), perché mi è stata posta la domanda cruciale, la più importante di tutte le domande che mi attendo di ricevere sulla Proposta di Riforma Previdenziale oggetto del presente articolo.
DOMANDA DEL SIG. LUCA.
Il sig. Luca pone nel suo commento del 14 febbraio 2024 alle 21:25 (riferendosi ai 15 punti elencati nel Programma) la seguente domanda:
“sono tutte proposte già bocciate dal governo (es. opzione donna) oppure economicamente non applicabili (es. quota 41) …perché mai adesso dovrebbero essere accolte con favore dai governanti?”
Mi aspettavo questa domanda.
In una mail che ho inviato alla Dott.ssa Erica Venditti in data 29 gennaio 2024 alle ore 20:54 (durante il periodo in cui si stava formando il Gruppo di studio Perfetto-Armiliato-Gibbin) ho riportato alcune domande che mi attendo di ricevere. Quella in cima alla lista è la seguente:
“In passato si è provato a fare una Riforma Previdenziale flessibile e strutturale, ma nessuno ci è riuscito. Al contrario, sono stati presi provvedimenti che hanno introdotto maggiori rigidità e scadenze temporali. Perché mai la vostra Riforma Previdenziale dovrebbe avere successo?”
RISPOSTA ALLA DOMANDA DEL SIG. LUCA.
La nostra Proposta di Riforma Previdenziale avrà successo perché è figlia dei nostri tempi, che sono i tempi del digitale.
La Robotica e soprattutto l’Intelligenza Artificiale si stanno affermando con forza impetuosa nel tessuto vitale della nostra società: nei negozi sotto casa nostra (bar, ristoranti, pizzerie), nei servizi digitali (consegna della posta, download di certificati anagrafici, assistente virtuale dell’INPS, assistente digitale della PA).
La nostra Proposta di Riforma Previdenziale ha a che vedere con il Lavoro (occupazione e disoccupazione), con le Pensioni (il “lato nascosto” del lavoro), con l’Istruzione (preparazione dei futuri economisti digitali), con la Economia (crescita e sviluppo), con la Società (cose socialmente giuste da fare e in maniera egualitaria). Tutto questo è descritto in un documento di 50 pagine che abbiamo preparato.
Ad oggi, io ritengo, non è stata ancora presentata una vera Riforma Previdenziale che tenga conto di tutti questi aspetti tra loro così strettamente collegati includendo come forza lavoro anche Robot e AI.
La Prof.ssa Rita Cucchiara, docente dell’Università di Modena e Reggio Emilia, in un articolo su La Stampa del 14 febbraio 2024 a firma di Eleonora Camilli ci informa: “l’IA in tutte le sue forme sarà uno strumento di ausilio per le pratiche del lavoro parlamentare, da quelle preliminari fino al supporto finale alle decisioni” (https://www.lastampa.it/politica/2024/02/14/news/intelligenza_artificiale_utilizzo_parlamento-14070141/?ref=LSHPO-BH-I0-PA3-S1-T1).
Ecco che cosa mi piacerebbe che accadesse: MI PIACEREBBE CHE LA NOSTRA PROPOSTA VENISSE PRESENTATA IN PARLAMENTO E SOTTOPOSTA ALL’ANALISI DI UN SISTEMA BASATO SULLA INTELLIGENZA ARTIFICIALE.
La sola incertezza che aleggia sulla nostra Proposta riguarda il QUANDO verrà attuata.
Il “QUANDO” dipende principalmente da due fattori (anzi tre, ma il terzo al momento lo escluderei):
1. Dalla nostra capacità di trasmettere agli Organi di competenza (Sindacati, Governo, Istituzioni) quanto abbiamo descritto nel documento di 50 pagine che viene sintetizzato in un altro argomento di 8 pagine, i cui contenuti (espressi in questo articolo e nel successivo) i lettori di Pensionipertutti hanno potuto leggere in anteprima assoluta;
2. Dalla capacità degli Organi di competenza di recepire in maniera obiettiva (cioè indipendentemente dalle proprie adesioni a correnti di partito) quanto da noi esposto nel documento di 50 pagine, dedicando il loro tempo a migliorarlo, tenendo in debita considerazione che la Società è più della somma dei singoli individui (e, occorrerebbe aggiungere, dei singoli automi) che la compongono, e pertanto questo “surplus” questo “extra beneficio” andrebbe ridistribuito in maniera egualitaria tra famiglie e imprese (tramite lo Stato) anche attraverso l’istituzione di nuove imposte come l’IRAUT.
Ci si potrà domandare: PERCHÈ PROPRIO L’IRAUT, quando abbiamo già la Digital Service Tax (Imposta sui Servizi Digitali) e la Global Minimum Tax (la Imposta Minima Globale applicate alle imprese, entrata in vigore dal 1° gennaio 2024 in Italia e negli altri Paesi membri dell’Unione europea)?
Ebbene, mentre la Digital Service Tax e la Global Minimum Tax riguardano la fiscalità generale (quindi le entrate sono orientate principalmente per far fronte a problemi legati all’andamento demografico e alla transizione energetica), l’IRAUT (la Imposta sul Reddito da lavoro prodotto dagli AUTomi) riguarda in modo specifico il versamento dei contributi sia per il pagamento delle pensioni (un aspetto non propriamente di carattere fiscale in quanto i contributi vengono versati all’INPS e non all’erario) sia per colmare il vuoto contributivo di lavoratori e lavoratrici che attraversano periodi di disoccupazione a causa dell’automazione (tale aspetto potrebbe essere collegato alla fiscalità generale e quindi di competenza dell’erario).
Infine, l’IRAUT non è una “tassa” ad hoc per penalizzare le imprese che ricorrono a robot invece che ad esseri umani. L’IRAUT è una “imposta” (che si chiama coì perché viene “imposta” dallo Stato) per ridistribuire la ricchezza della nazione tra imprese e famiglie al fine di elevare il benessere sociale.
POST N. 48
15 Febbraio 2024 alle 1:16 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
E se a pagare le nostre pensioni fossero (anche) i robot? Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)
Sig. Franco Giuseppe, che si arriverà ad applicare l’imposta sui robot è certo.
O il Governo ne prende atto già nel 2024 e potrà governare sia la nazione che gli eventi; oppure, non ne prende atto e continuerà a governare solo la nazione lasciandosi governare dagli eventi (come finora è sempre accaduto).
Se a governare saranno ancora gli eventi, essi a fine legislatura diranno al Governo di applicare l’imposta sui robot, perché le casse dell’erario si saranno prosciugate.
L’espressione popolare “prevenire è meglio che curare” sta ad indicare che il più delle volte avviene l’esatto contrario: ci si cura perché non si è pensato di prevenire la malattia (forse perché si pensa che le cose cattive capitino solo agli altri e non anche a se stessi).
L’altra popolare espressione è “l’uomo è artefice del proprio destino”. Di conseguenza, se non si vuole essere penalizzati dalle scelte mancate del Governo, c’è sempre la possibilità di realizzare ciò che si ha in mente di realizzare.
POST N. 47
15 Febbraio 2024 alle 0:24 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
E se a pagare le nostre pensioni fossero (anche) i robot? Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin (mia risposta al sig. Wal)
Sig. Wal, in un opuscoletto del 2018 intitolato “Pensionare la riforma Fornero? Proposte per una ragionevole riforma del sistema previdenziale”, il Prof. Giuliano Cazzola ha scritto un breve saggio intitolato “Le pensioni non crescono sugli alberi”. Da qui ho preso spunto per la mia frase “i bambini non crescono sugli alberi”.
Personalmente io non darei molto peso sul fatto che nascano pochi bambini, perché abbiamo i robot. Ma tutti coloro che si occupano di pensioni prima o poi puntano il dito sulla denatalità. A questo punto occorre rispondere a tono a tutti coloro che considerano la denatalità un problema. NO: la denatalità non è più un problema, perché abbiamo i robot e l’intelligenza Artificiale che sostituiranno i futuri lavoratori che verranno a mancare a causa della denatalità. Punto.
Aggiungiamo che anche a robot e AI applichiamo l’imposta sul reddito da lavoro, proprio simile alla IRPEF applicata agli esseri umani che, peraltro, nel loro lavoro assomigliano sempre più a dei robot, ed ecco che abbiamo creato le condizioni per pensionare la Riforma Fornero, e per giunta con soli 13 anni di contribuzione!
Per quanto riguarda l’Intelligenza Artificiale (che sta per entrare anche nel Parlamento italiano) io mi concentrerei su come far correre alla stessa velocità l’impiego dell’AI e lo sviluppo di nuove professioni legate proprio all’AI (e questo è proprio una delle funzioni dell’IRAUT che proponiamo di introdurre nel nostro sistema fiscale). Perché se il primo dovesse correre più del secondo, allora si creerebbe disoccupazione di massa. E sarebbero davvero grossi problemi (ancora più grossi di quelli che oggi abbiamo) per le famiglie, per le imprese e per lo Stato.
Curerei anche aspetti etici legati all’utilizzo dell’AI, ma non nutrirei particolari timori. Un sistema basato su AI in grado di imparare da solo e dai propri errori, sarebbe in grado di elaborare gli errori e gli orrori dell’umanità, la pace e le guerre tra religioni, la povertà e la ricchezza delle nazioni, e giungerebbe (e di questo ne sono pienamente convinto!) alla conclusione alla quale ancora nessun essere umano alla guida di una Nazione è riuscito ad arrivare, che è questa: la sola guerra che si può vincere è quella che non viene combattuta.
POST N. 46
14 Febbraio 2024 alle 13:26 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2024, Proposta di Riforma flessibile e strutturale: una controriforma Fornero (mia risposta al sig. Parassita)
“Solo ciò che supera il proprio intelletto è inapplicabile”. Claudio Maria Perfetto
POST N. 45
14 Febbraio 2024 alle 10:52 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
E se a pagare le nostre pensioni fossero (anche) i robot? Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin (mia risposta al sig. WilliamW)
Sig. WilliamW, non esiste un sistema “più semplice”. I bambini non crescono sugli alberi.
Il problema non sono i soldi. Il problema è che i bambini non ci sono, e senza bambini non ci saranno lavoratori futuri, e senza questi non si potranno pagare le pensioni. Il sistema pensionistico è pensato per autoregolarsi e per essere sostenibile nel lungo periodo. In questo la Riforma Fornero opera in maniera eccellente. Quindi, se non passa la nostra Proposta, rimarrà la Riforma Fornero, si andrà in pensione ben oltre i 67 anni di età, in quanto è sempre attivo l’aggancio del pensionamento all’aspettativa di vita.
La proposta Tridico (alla quale lei sembra velatamente accennare) non è passata perché non risolve il problema della denatalità.
POST N. 44
14 Febbraio 2024 alle 0:27 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2024, Proposta di Riforma flessibile e strutturale: una controriforma Fornero (mia risposta al sig. Carlo)
Sig. Carlo, lei evidenzia la presenza di diverse lacune sociali nel nostro sistema sociale (oggi, come ieri).
Distorsioni (reddito da pensione più elevato di un reddito da lavoro); squilibri (tra quanto versato e quanto percepito); incoerenza (tra quanto promesso e quanto realizzato).
Se fosse stato possibile colmare tali lacune con i mezzi disponibili sarebbe stato già fatto. Occorre migliorare la società colmando le lacune proponendo nuove idee, percorrendo nuove strade, utilizzando nuovi mezzi.
Concordo con lei, sig. Carlo, che “a riscrivere il sistema pensionistico non dovrebbero essere i pensionati o chi la pensione ormai la ha “acquisita” …. ma quelli che dovrebbero mantenere lo stesso sistema”.
Costoro dovrebbe sviluppare anche una “visione” che consenta loro di riscrivere il sistema pensionistico in linea con i tempi e le esigenze della società.
Ecco, l’obiettivo di questa Proposta di Riforma Previdenziale è di trasferire una “visione” a chi poi dovrà riscrivere il sistema pensionistico.
Questa che lei legge, sig. Carlo, è una “Proposta”, non è “LA” Riforma. È una Proposta da inviare ai Sindacati, al Governo, alle istituzioni. Insomma, a chi ha il compito istituzionale di “riscrivere il sistema pensionistico”.
POST N. 43
13 Febbraio 2024 alle 23:22 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2024, Proposta di Riforma flessibile e strutturale: una controriforma Fornero (mia risposta al sig. Luca)
Sig. Luca, come giustamente lei osserva, la Proposta non dice nulla di nuovo.
NUOVO è il MODO con cui viene detto.
Nuovo è il modo in cui le idee sono state messe insieme per costruire il PUZZLE che lei, sig. Luca, osserva.
Finalmente le ragioni di: Damiano, Baretta, Gnecchi, Rizzetto, Durigon, Serracchiani, Pastorelli, Locatelli, Marzano, Dalveaux, Oberson, Gates, Armiliato, Marino, OCSE, trovano tutte posto nel rimuovere i due grossi macigni che impediscono di mandare in pensione la Riforma Monti-Fornero: denatalità e invecchiamento della popolazione.
Nemmeno il “tassare la robotizzazione” è nuovo, come giustamente lei osserva, sig. Luca, tanto è vero che risale al 2016-2017, quando fu per la prima volta espressa al Parlamento europeo. E questo è proprio uno dei punti di forza della nostra Proposta. Non stiamo parlando di cose astruse.
Il suo occhio fine, sig. Luca, ha giustamente osservato che la tassazione non è inclusa nei 15 punti. Ma non si è dato la briga di indagare sul perché.
Il “tassare la robotizzazione” non è incluso nei 15 punti perché NON FA PARTE DEL PROGRAMMA.
Il “tassare la robotizzazione” fa parte, invece, della PROPOSTA che contiene il Programma.
L’IRAUT non è un punto del Programma ma è il MEZZO per attuare il PROGRAMMA.
Nella nostra Proposta abbiamo esplicitato anche altri mezzi: per esempio, l’IRES.
POST N. 42
13 Febbraio 2024 alle 21:49 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
E se a pagare le nostre pensioni fossero (anche) i robot? Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin (mia risposta al sig. Nicola)
Sig. Nicola, lei mi pone tre domande. Le fornirò tre risposte.
DOMANDA 1: se la Nissan volesse investire in un nuovo stabilimento automobilistico, e si trovasse a dover scegliere se aprirlo in UK (dove l’IRAUT non verrebbe applicata) e l’Italia (dove invece l’IRAUT verrebbe applicata), dove presumibilmente investirebbe la Nissan?
RISPOSTA 1: ritenendo uguali in UK e in Italia tutte le altre condizioni al contorno, la Nissan investirebbe, in base al postulato di razionalità, laddove il costo del lavoro è minore, e quindi investirebbe in UK, poiché l’IRAUT aumenterebbe il costo del lavoro. Ma, se la Nissan fosse interessata ad affermarsi anche nel mercato italiano, potrebbe raggiungere un accordo (un “deal”) con il Governo italiano che possa risultare vantaggioso (win-win) per entrambe le parti. L’IRAUT non è una “tassa” che gioca a sfavore delle imprese. L’IRAUT è una “imposta” che gioca a favore dello Stato (perché gli permette di distribuire in maniera equa la ricchezza tra imprese e cittadini attraverso, per esempio, la riduzione dell’IRPEF), e giova a favore delle imprese (perché permette alle imprese di produrre e vendere ciò che i cittadini, grazie alla riduzione dell’IRPEF, potranno acquistare da loro). Questo mia congettura andrebbe verificata da esperti di diritto tributario.
DOMANDA 2: “come viene calcolata l’IRAUT, la mettiamo sui programmi informatici che agevolano le persone oppure sui robot in produzione che sostituiscono gli operai?”
RISPOSTA 2: l’IRAUT verrebbe applicata sia sui programmi informatici (es. sull’applicazione ANPR – Anagrafe Nazionale Popolazione Residente – https://www.anagrafenazionale.interno.it/)), che sui robot (es., sui robot-fattorini per le consegne a guida autonoma come Yape). Gli Autori della Proposta di Riforma Previdenziale stanno verificando tramite un “simulatore IRAUT” come applicare l’IRAUT. Sarebbe utile conoscere anche il parere di esperti di diritto tributario (dell’Agenzia delle Entrate, per esempio) ai quali pensiamo di rivolgerci.
DOMANDA 3: “i paesi che non hanno problemi demografici perché dovrebbero mettere una tassa sui Robot?”
RISPOSTA 3: i paesi che non hanno problemi demografici potrebbero voler applicare l’IRAUT per controllare il tasso di accelerazione dell’automazione al fine di non avere elevati tassi di disoccupazione. Vale la pena, a tale proposito, ricordare le parole di John Maynard Keynes riportate nel suo saggio “Prospettive economiche per i nostri nipoti” del 1930: “Noi, invece, siamo colpiti da una nuova malattia di cui alcuni lettori possono non conoscere ancora il nome, ma di cui sentiranno molto parlare nei prossimi anni: vale a dire la disoccupazione tecnologica. Ovvero, la disoccupazione generata dalla scoperta di strumenti economizzatori di manodopera che procede con ritmo troppo rapido perché ci sia il tempo di riassorbire quella stessa manodopera in altri settori produttivi”.
CONCLUSIONE. L’IRAUT sarebbe una imposta come tante altre, come l’IRPEF, come l’IRES, come l’IVA. Le imposte in Politica Fiscale hanno la stessa funzione che il tasso di interesse ha in Politica Monetaria. Tramite la Politica Fiscale il Governo potrebbe controllare il tasso di inflazione alzando, o riducendo, o azzerando un’imposta piuttosto che un’altra. Non è detto, quindi, che l’IRAUT debba essere applicata per sempre. Una volta che l’economia italiana si sarà ripresa, grazie all’IRAUT, ai pensionamenti dei lavoratori anziani, all’occupazione di giovani disoccupati, al miglioramento delle condizioni sociali della popolazione italiana, l’IRAUT potrà essere del tutto dismessa.
POST N. 41
13 Febbraio 2024 alle 19:38 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
E se a pagare le nostre pensioni fossero (anche) i robot? Proposta Perfetto-Armiliato-Gibbin (mia risposta al sig. Venanzio)
Sig. Venanzio, lei vuole pragmatismo, ed è giusto essere pragmatici.
I contributi che lei ha versato sono suoi, e le verranno restituiti con i dovuti interessi.
I contributi le verranno restituiti quando lei andrà in pensione. Non tutti assieme, ma mese dopo mese, fino alla fine dei suoi giorni. Quando li riceverà, potrà farne quello che vuole. Questa è la legge attuale. Questa è la legge Fornero. Questa è la legge che si vuole sostituire con una legge più flessibile che risponda ai principi di giustizia e di equità che lei invoca.
La Proposta di Riforma Previdenziale che abbiamo elaborato risponde alle sue aspettative (pur non conoscendole nei dettagli).
Io, come lei, e come tutti i lettori suppongo, sono davvero ansioso di conoscere un’altra Proposta di Riforma Previdenziale della stessa levatura morale (che riguarda i valori), etica (che riguarda i comportamenti che discendono dai valori), economica (che riguarda la ricchezza che deriva dai comportamenti), sociale (che riguarda il benessere che deriva dalla ricchezza) di cui lei sta prendendo visione.
POST N. 40
13 Febbraio 2024 alle 13:02 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2024, Proposta di Riforma flessibile e strutturale: una controriforma Fornero (mia risposta al sig. Nicola)
Sig. Nicola, lei suggerisce testualmente: “Fate questa proposta a Confindustria, vedremo la loro reazione, alla fine sono gli imprenditori che danno il lavoro al paese”.
Mi permetta di riportare un mio commento su Pensionipertutti nell’articolo a firma di Erica Venditti “Pensioni anticipate 2020, Quota 100 e la misura ‘gemella’ che durerà fino al 2026” pubblicato il 10 luglio 2020. Il mio commento è il seguente:
“Quando Confindustria capirà che i robot non consumano (eccetto s’intende l’energia) e quindi non avrà consumatori a cui vendere i propri prodotti; quando i sindacati capiranno che i robot non protestano e quindi non avranno iscritti con cui riempire le piazze; quando il governo capirà che i robot non pagano le tasse e quindi avrà meno contribuenti con cui riempire le casse dell’erario; insomma, quando si capirà che con una popolazione anziana che consuma poco, con lavoratori sessantenni sempre più fuori mercato, con giovani sempre più a casa (ma dei genitori), allora, dinanzi alla catastrofe occupazionale e produttiva, Confindustria, sindacati e governo verranno messi davvero alle strette (per adesso non lo sono, bisognerà aspettare il 2021) e capiranno che la prima cosa da fare sarà quella di mandare in pensione i sessantenni (ma, forse forse, anche i cinquantacinquenni)”.
POST N. 39
13 Febbraio 2024 alle 12:37 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2024, Proposta di Riforma flessibile e strutturale: una controriforma Fornero (mia risposta a Mauro Marino)
Caro Mauro Marino, devo dirti che ti apprezzo molto. Apprezzo la tua partecipazione social su Facebook, apprezzo i tuoi interventi a Vox Populi, su Finanza now in cui, come si suole dire, “ci metti la faccia”.
Qualora non dovesse andare in porto la Proposta di Riforma Previdenziale qui solo accennata, in cuor mio mi sentirei di appoggiare le Proposte CODS+UTP, proprio come quando un candidato presidente si rende conto di non potercela fare e quindi orienta i propri sostenitori ad appoggiare altri candidati che hanno maggiori prospettive di essere eletti.
Alla base della Proposta UTP c’è la questione del problema del reperimento risorse.
Le risorse possono essere reperite attraverso una razionalizzazione del loro impiego, attraverso la separazione tra previdenza e assistenza, per esempio, che, non a caso, è il primo punto del Programma UTP. E su questo punto il Gruppo UTP può certamente contare su un forte alleato, Alberto Brambilla, Presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali.
Come si legge su ilsole24 ore del 16 gennaio 2024, l’indicazione che Itinerari Previdenziali dà è di “Razionalizzare spesa e separare assistenza da previdenza” (https://www.sanita24.ilsole24ore.com/art/lavoro-e-professione/2024-01-16/welfare-itinerari-previdenziali-157-mld-costo-2022-126percento-10-anni-indicazione-razionalizzare-spesa-e-separare-assistenza-previdenza-150930.php?uuid=AFRuKbMC&refresh_ce=1).
Ammesso di poter separare previdenza da assistenza, e quindi ammesso di poter disporre di risorse sufficienti per realizzare interamente il Programma CODS+UTP, come si controbatte a chi insisterebbe sul problema della denatalità?
Il recupero di risorse dovuto alla separazione tra previdenza e assistenza, nonché dall’evasione contributiva, sarà sufficiente a sostenere in maniera strutturale, ovvero continua, il pagamento di pensioni per una popolazione che, se da un lato ha sempre meno lavoratori a causa della denatalità, dall’altro ha persone che vivono sempre più a lungo e quindi percepiranno la pensione per periodi sempre più lunghi?
Si potrebbe risolvere il problema aumentando il tasso di immigrazione, ma a questo punto ho motivi per credere che sia più facile applicare l’imposta ai robot che aumentare il tasso di immigrazione.
La Proposta di Riforma Previdenziale, che, ripeto, viene solo accennata in questo articolo, vuole supportare le Proposte CODS e UTP ponendole al riparo da eventuali critiche che potrebbero essere loro mosse in ambito denatalità e invecchiamento della popolazione.
POST N. 38
12 Febbraio 2024 alle 23:04 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2024, Proposta di Riforma flessibile e strutturale: una controriforma Fornero (mia risposta al sig. Marco)
Sig. Marco, la proposta Tridico va bene, ok.
Ma rimane pur sempre la proposta da “ultima spiaggia”, quella che a Bergamo sintetizzano con la frase “Piötost de negót, l’è mej piötost!” (“Piuttosto di niente, meglio piuttosto!”).
Tridico ha elaborato la proposta sulla base di determinati vincoli finanziari.
La Proposta di Riforma Previdenziale qui descritta, si libera dei vincoli finanziari cui va soggetta la proposta Tridico, e quindi può aspirare al raggiungimento di obiettivi più elevati e più dignitosi.
La proposta Tridico, peraltro, non è una Riforma. In essa sono ancora presenti i punti di debolezza relativi alla denatalità e all’invecchiamento della popolazione. Nella proposta Tridico sono ancora presenti i punti sui quali insisterebbero le Istituzioni europee per demolire la proposta Tridico.
La Proposta di Riforma Previdenziale qui descritta ingloba la Proposta di Damiano-Baretta-Gnecchi, la Proposta di Rizzetto, la Proposta di Durigon, la Proposta di Serracchiani, la Proposta di Tridico, la proposta di CODS, la Proposta di UTP, e le MIGLIORA TUTTE. Ma cosa si vuole di più?
A questo punto, sig. Marco, sa qual è il vero problema? Sa qual è il vero rischio della mancata attuazione di questa Proposta di Riforma Previdenziale?
Il vero rischio che io vedo non è nel Governo, ma nei lavoratori stessi.
Sì, perché i lavoratori hanno già accettato a rassegnarsi alla pensione interamente contributiva, alla pensione con penalizzazioni, alla Opzione Donna che umilia, offende e degrada la Donna al punto da farle accettare anche le briciole che cadono dal tavolo del Governo (proprio come quella donna cananea che disse “Sì, o Signore, ma anche i cagnolini mangiano delle briciole che cadono dalla mensa dei loro padroni” (Vangelo secondo Matteo, capitolo 15 versetto 27)).
Ecco, sig. Marco, che veniamo al dunque.
Se il Governo dovesse domandarmi: “Sig. Perfetto, il popolo ha già accettato quello che loro offriamo. Perché mai dovremmo offrire loro di più?”
Ed io averi una sola risposta da dare al Governo: “date al popolo ciò che al popolo avete offerto”.
E lei sig. Marco potrebbe rispondermi: “ma noi faremo come hanno fatto i francesi”.
Lei, sig. Marco, lei e tutte le persone che come lei sono disposte ad accettare decurtazioni, penalizzazioni, iniquità, ingiustizie, umiliazioni, disonori, lei e tutti gli altri avreste davvero il coraggio e la forza di “fare come hanno fatto o fanno i francesi”?
A questo punto, sig. Marco, sono io a ridere al posto suo.
POST N. 37
12 Febbraio 2024 alle 19:46 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2024, Proposta di Riforma flessibile e strutturale: una controriforma Fornero (mia risposta al sig. Marco)
Sig. Marco, con nuove idee c’è almeno la probabilità che si arrivi ad una nuova Riforma Previdenziale flessibile e strutturale. Ma non si sa quando.
Senza nuove idee c’è la certezza che non si arriverà ad una nuova Riforma Previdenziale flessibile e strutturale. E si sa quando: mai.
Mi fa piacere che la Proposta la faccia ridere.
Ricordo che un clown del circo una volta disse: “Mi piace far ridere la gente. Perché quando la gente ride, non può essere triste”.
POST N. 36
12 Febbraio 2024 alle 18:17 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2024, Proposta di Riforma flessibile e strutturale: una controriforma Fornero (mia risposta al sig. Stefano)
Vede, sig. Stefano, tutte le Riforme sono buone, perché sono figlie del loro tempo. E ad una Riforma ne succede un’altra, per adeguare le leggi al nuovo assetto della società.
La Riforma Fornero è figlia di un tempo passato, quando i robot e l’intelligenza artificiale non erano così popolari come lo sono oggi. La Riforma Fornero non è figlia di questo tempo, e pertanto “NON VA” superata. La Riforma Fornero “È” superata.
Se la Riforma Fornero è superata, quale Riforma potrà prendere il suo posto? Parliamo di “Riforma”, non di “accrocchi”, di leggine della durata di appena un anno.
La Proposta di Riforma Previdenziale, come viene precisato dalla Dott.ssa Venditti nell’articolo, è appunto una “Proposta” di Riforma, un invito a Governo e Sindacati a sedersi attorno ad un Tavolo e ad esaminare una idea che affonda le sue radici in Atti parlamentari rivisti alla luce di quel rischio che il Presidente Meloni, durante la sua recente visita a Tokio, ha evocato in merito alla diffusione dell’Intelligenza Artificiale: “Siamo di fronte alla reale possibilità che molte professioni, anche altamente qualificate, vengano rapidamente rimpiazzate da algoritmi, causando crisi sociali e contribuendo ad ampliare il divario tra ricchi e poveri” (Lorenzo De Cicco su Repubblica del 7 febbraio 2024).
E se anche i lavoratori altamente qualificati (e non solo quelli meno qualificati) verranno rimpiazzati, chi pagherà le nostre pensioni?
POST N. 35
12 Febbraio 2024 alle 18:26 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2024, Proposta di Riforma flessibile e strutturale: una controriforma Fornero (mia risposta al sig. Mauro)
Quando si saprà da dove prendere i soldi necessari per coprire i 15 punti (non evocando evasione fiscale, separazione tra previdenza e assistenza, pensioni d’oro, pensioni dei parlamentari, spese militari), sarà facile da far passare.
POST N. 34
12 Febbraio 2024 alle 18:17 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2024, Proposta di Riforma flessibile e strutturale: una controriforma Fornero (mia risposta al sig. Stefano)
Vede, sig. Stefano, tutte le Riforme sono buone, perché sono figlie del loro tempo. E ad una Riforma ne succede un’altra, per adeguare le leggi al nuovo assetto della società.
La Riforma Fornero è figlia di un tempo passato, quando i robot e l’intelligenza artificiale non erano così popolari come lo sono oggi. La Riforma Fornero non è figlia di questo tempo, e pertanto “NON VA” superata. La Riforma Fornero “È” superata.
Se la Riforma Fornero è superata, quale Riforma potrà prendere il suo posto? Parliamo di “Riforma”, non di “accrocchi”, di leggine della durata di appena un anno.
La Proposta di Riforma Previdenziale, come viene precisato dalla Dott.ssa Venditti nell’articolo, è appunto una “Proposta” di Riforma, un invito a Governo e Sindacati a sedersi attorno ad un Tavolo e ad esaminare una idea che affonda le sue radici in Atti parlamentari rivisti alla luce di quel rischio che il Presidente Meloni, durante la sua recente visita a Tokio, ha evocato in merito alla diffusione dell’Intelligenza Artificiale: “Siamo di fronte alla reale possibilità che molte professioni, anche altamente qualificate, vengano rapidamente rimpiazzate da algoritmi, causando crisi sociali e contribuendo ad ampliare il divario tra ricchi e poveri” (Lorenzo De Cicco su Repubblica del 7 febbraio 2024).
E se anche i lavoratori altamente qualificati (e non solo quelli meno qualificati) verranno rimpiazzati, chi pagherà le nostre pensioni?
POST N. 33
12 Febbraio 2024 alle 17:00 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2024, Proposta di Riforma flessibile e strutturale: una controriforma Fornero (mia risposta al sig. Giorgio)
Sig. Giorgio, lei ha ragione: plus ça change, plus c’est la même chose (più le cose cambiano, più restano le stesse). Più i Governi cambiano, più la Riforma Fornero resta la stessa.
Le risorse possono anche essere pescate altrove, ma il pescaggio deve essere continuo, strutturale, e questo può essere garantito solo se in futuro ci saranno giovani lavoratori ad alimentare le pensioni. E i giovani lavoratori ci saranno in futuro se ci saranno le nascite o se ci saranno i robot. È su questo chiodo che occorre battere.
Infine, non serve una nuova rivoluzione francese. Abbiamo già la rivoluzione tecnologica di robot e AI che risolve il problema pensioni.
POST N. 32
12 Febbraio 2024 alle 16:37 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2024, Proposta di Riforma flessibile e strutturale: una controriforma Fornero (mia risposta al sig. Mauro)
Sig. Mauro, la sua “semplice” soluzione assomiglia ad un tocco di fioretto dato in punta di piedi. Ma per scardinare la Riforma Fornero ci vuole un bazooka. Non crede anche lei?
POST N. 31
19 Gennaio 2024 alle 13:55 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni e lavoro: le ultime proposte (mia risposta alla Dott.ssa Venditti)
Dott.ssa Venditti, ho riflettuto a fondo sull’opportunità di avviare un’iniziativa il cui obiettivo è di portare al tavolo di incontro tra Governo e Sindacati una proposta che potrebbe avere buone possibilità di essere accolta da entrambi.
Credo che siano maturi i tempi per riprendere i contenuti già espressi in “Raccomandazioni” da parte di componenti del Parlamento europeo nel 2016 e da parte di deputati del Parlamento italiano nel 2017.
Conosciamo bene le istanze dei lavoratori e delle lavoratrici che vengono sostenute e portate avanti con impegno da Parlamentari italiani, da Sindacati e da Gruppi social.
Conosciamo bene gli sviluppi demografici della popolazione italiana, ed i vincoli finanziari di cui il Governo deve tener conto in occasione della stesura della Legge di Bilancio.
Facendo leva su tali conoscenze, e anche grazie ai commenti (soprattutto quelli più critici) emersi dai confronti tra i lettori e le lettrici di Pensionipertutti, credo che ci siano le condizioni per stilare un documento da sottoporre all’attenzione delle Organizzazioni Sindacali.
L’obiettivo, qualora i contenuti esposti nel documento ricevessero l’approvazione delle Organizzazioni Sindacali, è quello di farne oggetto di discussione al prossimo incontro tra Governo e Sindacati.
Per sviluppare tale iniziativa, ritengo utile la partecipazione (oltre alla mia, si intende) di Orietta Armiliato, di Mauro Marino e del lettore MG.
Mi assumo l’impegno di sviluppare il documento in bozza da sottoporre ai componenti del Team (composto dalle persone che ho elencato) in qualità di revisori.
Chiedo pertanto alla Dott.ssa Venditti di verificare la disponibilità di Armiliato, di Marino e del lettore MG a partecipare a tale iniziativa.
Chiedo alla Dott.ssa Venditti di ricevere via mail i documenti finali (qualora fossero disponibili) in cui CODS e UTP espongono le rispettive richieste.
In attesa di conoscere quanto da me richiesto, inizio a raccogliere la documentazione necessaria e a redigere il documento in bozza da sottoporre in prima battuta ai revisori che compongono il Team.
POST N. 30
18 Gennaio 2024 alle 17:44 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma Pensioni 2024, Durigon su Quota 41: ‘Si farà, ma con contributivo’ (mia risposta al sig. Precoce e Usurante che mi invita a fare una poesia con le sue parole)
Giammai mi fu dato di vedere,
In tant’anni di leggi vissute,
In sol dodici mesi cadere
Previdenza, Sanità, Salute.
Hanno fatto dovunque gran cassa,
persino sui portabiciclette.
Del voto europeo fatto in massa
Poco importa a tali marionette.
Lor scopo è di tasse devastare,
Su ordine di poteri forti,
Questo popolo pensinsulare
Da tempo afflitto da tanti torti.
Orsù, è tutto premeditato:
Motti di campagna elettorale
Son sirene per l’elettorato,
Ma son menzogne che fanno male.
POST N. 29
18 Gennaio 2024 alle 16:53 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni e lavoro: le ultime proposte (mia risposta al sig. Mariano e al sig. Matteo)
Sig. Mariano, sig. Matteo, per controbattere a tesi (tipo, “si vive più a lungo”) supportate da numeri (tipo, piramidi demografiche) occorre supportare le proprie tesi (tipo, “che noi si viva più a lungo è una favola”, oppure “’Italia sta rapidamente perdendo posizioni nella classifica dei paesi dove si vive più a lungo”) con numeri differenti (tipo, differenti piramidi demografiche). Se le proprie tesi non possono essere supportate con numeri, si risulta perdenti nel confronto dialettico.
Sig. Mariano, lei fa riferimento ai “signori delle élite”. Il concetto di “élite” lo si studia in Sociologia, come ho fatto io quando frequentavo nel 1990 la Facoltà di Scienze Politiche all’Università Statale di Milano. Tra le diverse definizioni che vengono date, la definizione di “élite” che ha caratteri più generali è forse la seguente: “l’élite comprende le persone e i gruppi che, per il potere che detengono, o per l’influenza che esercitano, contribuiscono all’agire storico in una collettività, sia prendendo decisioni che esprimendo o simbolizzando idee, sentimenti, o emozioni”.
Tale definizione di “élite” è scevra da qualsiasi giudizio di valore, è oggettiva, è neutra e quindi è applicabile a diversi “gruppi di élite”. Lei, invece, sig. Mariano, esprime giudizi morali (inerenti al valore) e giudizi etici (inerenti al comportamento), e quindi quello che afferma si adatterebbe meglio ad un gruppo specifico di élite che potrebbe essere, per esempio, il gruppo dei cosiddetti “influencer”.
Sig. Matteo, lei sostiene che “l’aspettativa di vita, statistiche alla mano, si sta riducendo” e attribuisce le cause della riduzione dell’aspettativa di vita alla “sanità pubblica in progressivo smantellamento, incremento delle patologie tumorali a causa dell’inquinamento ecc.”. Ebbene, è proprio grazie agli sviluppi delle moderne applicazioni mediche (che siano della sanità pubblica o della sanità privata poco importa) che si muore meno e si vive più a lungo. Il vaccino anti-Covid ne è un esempio. È ragionevole pensare (ma è solo una congettura) che senza il vaccino anti-Covid il numero dei morti per Covid sarebbe stato molto più alto. Di conseguenza, l’aspettativa di vita si sarebbe ridotta di più e il Governo avrebbe aumentato l’età pensionabile anziché a partire dal 2027 magari a partire dal 2030 (sarebbe un po’ come dire “mors tua, vita mea”).
Poi, sig. Matteo, lei fa riferimento alle “lobby elettorali”. Le lobby sono un prodotto della società. Sono gruppi di interesse (in campo farmaceutico, automobilistico, scolastico, e via dicendo) che si trasformano in gruppi di pressione al momento in cui i responsabili utilizzano la loro azione sull’apparato governativo per fare approvare le loro rivendicazioni. Il solo modo per far tacere i gruppi di pressione è quello di raggiungere con loro un’intesa. Anche i Sindacati potrebbero essere considerati, in un certo senso, gruppi di pressione.
POST N. 28
18 Gennaio 2024 alle 14:21 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni e lavoro: le ultime proposte (mia risposta al sig. Seba e al sig. Marco)
Sig. Seba, sig. Marco, la visione di Steve Jobs era per Apple quella di “creare prodotti innovativi che potessero trasformare il modo in cui interagiamo con la tecnologia e arricchire la vita delle persone”. Credo che Steve Jobs abbia avuto successo nel realizzare la sua visione.
La mia visione è quella di creare soluzioni innovative per trasformare il modo in cui la tecnologia interagisce con noi, e dare alle persone una possibilità in più per decidere della propria vita.
Non credo che visioni come quella di Steve Jobs o come la mia siano fantascienza. Sono semplicemente “visioni”, immaginare qualcosa che al momento presente ancora non esiste, ma che potrebbe esistere. E che quindi esisterà.
La tassa sui robot e sull’Intelligenza Artificiale è fantascienza? La tassa sui robot e sull’Intelligenza Artificiale ancora non esiste. Ma potrebbe esistere. E quindi esisterà.
Quando esisterà? Quando si sarà formata una massa critica di idee tale da generare un “evento”. Quando ciò accadrà, non saranno gli eventi a governare il Governo, ma sarà il Governo a guidare gli eventi.
POST N. 27
117 Gennaio 2024 alle 17:59 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni e lavoro: le ultime proposte (mia risposta al sig. Luca)
Sig. Luca, chi mette mano alle pensioni fa riferimento alle statistiche, e guarda alla piramidi demografiche.
Se si guardano le piramidi demografiche riportate nell’articolo dell’11 gennaio 2024, si nota che i pensionandi saranno sempre di più, anche perché si vive più a lungo.
Poche nascite e tanti anziani sono fattori che vanno supportati con misure che correggono le poche nascite.
A mio avviso, per incrementare le nascite non è sufficiente il “bonus bebè”.
POST N. 26
16 Gennaio 2024 alle 18:12 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni e lavoro: le ultime proposte
Trovo molto interessanti le considerazioni espresse dal lettore di Pensionipertutti MG, sia per i contenuti che per la modalità di esposizione.
Sono contenuti concreti, ponderati, imparziali. Soprattutto, hanno carattere generale, prescindono cioè dagli strumenti applicabili (potrebbe essere l’Imposta sul Reddito degli Automi IRAUT da me proposta, oppure l’Imposta sul Reddito delle Società IRES proposta dai deputati Pastorelli, Locatelli, Marzano nella loro Proposta di Legge 4621 del 3 agosto 2017).
Per quanto riguarda l’esposizione che il sig. MG dà ai suoi contenuti, è un’esposizione che sembra una “linea guida” per comporre una Proposta; una Proposta che i Sindacati (unici portavoce delle istanze dei lavoratori) potrebbero portare sin da ora nel 2024 all’attenzione del Governo.
In altre parole, la linea guida che il sig. MG sembrerebbe fornire è quella di riprendere la PDL 4621 del 3 agosto 2017 e integrarla in modo sinergico con una delle altre Proposte di Legge avanzate in Parlamento, tra cui:
– la PdL 857 del 30 aprile 2013 a prime firme dei deputati Damiano-Baretta-Gnecchi dal titolo «Disposizioni per consentire la libertà di scelta nell’accesso dei lavoratori al trattamento pensionistico»;
– la PdL 1170 del 19 settembre 2018 di iniziativa del deputato Walter Rizzetto dal titolo «Disposizioni concernenti l’introduzione di un sistema flessibile per l’accesso al trattamento pensionistico»;
– la PdL 2855 dell’11 gennaio 2021 a prima firma del deputato Claudio Durigon dal titolo «Modifiche all’articolo 24 del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, e altre disposizioni in materia di accesso anticipato al trattamento pensionistico» (in cui si prevede un nuovo e unico requisito contributivo pari a 41 anni per tutti).
Oltre alle Proposte parlamentari è opportuno prendere in considerazione altre significative proposte, tra cui:
– la cosiddetta “Proposta Tridico”;
– la «Proposta Collettiva» del «Comitato Opzione Donna Social (CODS)», di cui è fondatrice e coordinatrice la Sig.ra Orietta Armiliato (per inteso, la Opzione Donna con vecchi requisiti);
– la «Proposta Collettiva» del Gruppo «Uniti per la Tutela del Diritto alla Pensione (UTP)», di cui è promotore il Sig. Mauro Marino.
Domanda: il Governo sarebbe disponibile ad ascoltare i Sindacati, se i Sindacati preparassero una proposta con un’architettura basata su PDL 4621 (IRES) e una delle PdL, o una delle Proposte Collettive, sopra elencate?
Prendo in prestito la risposta del sig. MG: “credo non sarebbe tempo perso provarci”.
POST N. 25
16 Gennaio 2024 alle 15:55 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni e lavoro: le ultime proposte (mia risposta al sig. Stefano)
Sig Stefano, l’ex presidente INPS Tridico l’ha detto e ripetuto più volte che la spesa pensionistica è in linea con la media europea.
Il rapporto lavoratori/pensionati è intorno a 1,44 (valore ritenuto di equilibrio).
Dunque (la gente si domanda), dov’è il problema?
Il problema è che ci sono meno nascite, e quindi ci saranno in futuro meno lavoratori, e quindi il rapporto lavoratori/pensionati diminuirà al disotto di 1,44 (e quindi non sarà più valore di equilibrio), e quindi la spesa pensionistica non sarà più in linea con la media europea.
Conclusione del Governo: è necessario che i lavoratori restino più a lungo al lavoro, al fine di mantenere il rapporto lavoratori/pensionati intorno a 1,44, e quindi mantenere la spesa pensionistica in linea con la media europea.
In questa catena causa-effetto, la separazione tra Assistenza e Previdenza non entra affatto in gioco. Perché non è una questione di “mancanza di risorse monetarie (soldi)”, ma è una questione di “mancanza di risorse fisiche (lavoratori)”.
Io credo (ma è una mia personale opinione) che il Governo non parli chiaramente ai lavoratori e preferisca trincerarsi dietro la formula “non ci sono risorse”, perché non saprebbe spiegare ai lavoratori come lo Stato potrebbe creare occupazione, posti di lavoro.
POST N. 24
16 Gennaio 2024 alle 15:30 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni e lavoro: le ultime proposte (mia risposta al sig. Marco)
Sig. Marco, l’automazione e l’IA corrono molto più velocemente di quanto lei non pensi.
Lo Stato fa cassa su energia e benzina, perché la usano tutti. Farà cassa anche su robot e Intelligenza Artificiale.
Quando lei, sig. Marco, si vedrà recapitare la posta da postini.robot (a Milano è in via sperimentale); o quando andrà al ristorante e verrà servito da camerieri-robot (a l’Aquila è già così); o quando andrà al bar e verrà servito dal barista-robot (a Milano qualche bar già fa così); o andrà in farmacia e verrà servito da farmacisti-robot (al Mauriziano di Torino è già così); o quando verrà ricoverato in ospedale e la temperatura gliela prenderà un infermiere-robot (ai tempi del Covid è stato così); o quando andrà ad un concerto e vedrà diriwere il direttore-robot (lo stanno già sperimentando); o quando passerà per un cantiere edile e vedrà muratori-robot (il robot umanoide Atlas è già pronto per entrare in opera); o quando chiamerà il numero verde di Intesa Sanpaolo e gli risponderà l’assitente digitale (il suo nome è Ellis, provi a fare il numero verde di Intesasanpaolo, sig. Marco, e sentirà con il suo orecchio); insomma, sig. Marco, quando, lei, io, tutti noi lettori di Pensioniperrtutti saremo testimoni diretti di questi eventi, vorrà dire che il Governo avrà applicato la tassa sui robot e sull’Intelligenza Artificiale.
POST N. 23
15 Gennaio 2024 alle 22:13 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2024, l’editoriale: cosa aspettarsi per quest’anno? (mia risposta al sig. Mauro Marino)
Vede, Mauro Marino, io non conto sulla classe politica, sulla loro capacità o volontà di fare ciò che sarebbe giusto o equo fare.
In un’intervista, il Premio Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz ha dichiarato che il Governo Meloni ha un problema “di mancanza di competenza. Ne ho già parlato: qualunque sia la filosofia politica di questo governo, c’è il timore che le persone alla guida non siano di grande esperienza, che la qualità delle scelte non sia all’altezza”.
Trovo che il giudizio di Stiglitz sul Governo Meloni sia alquanto severo e, forse, poco meritato.
Il Governo Draghi (febbraio 2021 – luglio 2022) ha forse saputo fare di meglio?
Nelle Legge di Bilancio per l’anno finanziario 2022 (Legge 30 dicembre 2021, N° 232), presentata dal Ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco (Governo Draghi), all’Art 1. (Norme in materia di entrata e di spesa), al comma 253 si legge: “Al fine di promuovere interventi diretti a salvaguardare l’occupazione e assicurare la continuità all’esercizio delle attività imprenditoriali, alle società cooperative che si costituiscono, a decorrere dal 1°gennaio 2022 [omissis] è riconosciuto, per un periodo massimo di ventiquattro mesi dalla data della costituzione della cooperativa, l’esonero dal versamento del 100 per cento dei complessivi contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro”.
Se i datori di lavoro o i lavoratori non versano i contributi previdenziali, sarà lo Stato a versali per conto loro, attingendo o alla fiscalità generale o al surplus contributivo.
La domanda sorge spontanea: come si può allargare la platea dei pensionati se i contributi per finanziare le pensioni non vengono versati dai lavoratori e dalle imprese, ma vengono invece versati dallo Stato ricorrendo ad artifici finanziari che di fatto drenano risorse per le nuove pensioni?
Chiudo subito una parentesi che si potrebbe aprire: lasciamo fuori l’idea di recuperare risorse (35 miliardi di euro) dall’evasione contributiva. Il Governo metterebbe subito in pista la questione delle poche nascite e dell’invecchiamento della popolazione. Quindi è su questi punti che occorre trovare la soluzione. I robot e l’Intelligenza Artificiale sono la soluzione alle poche nascite e all’invecchiamento della popolazione.
Io non esprimo giudizi sui Governi (fanno bene o fatto male). Attraverso la decontribuzione, i Governi possono voler scegliere a loro giudizio di favorire l’aumento dei salari (Governo Meloni) oppure salvaguardare l’occupazione assicurando la continuità all’esercizio delle attività imprenditoriali (Governo Draghi). Cosa tutelare è una loro scelta.
Sostengo, invece, che ciò che guida la scelta dei Governi sono gli eventi (es., l’inflazione, oppure la disoccupazione). Il Governo Meloni si è mosso sotto la spinta degli effetti dell’inflazione (quindi occorre salvaguardare il potere di acquisto dei salari a discapito dell’aumento della platea dei pensionati); il Governo Draghi si è mosso sotto la spinta degli effetti della disoccupazione (quindi occorre tutelare l’occupazione tutelando le attività imprenditoriali a scapito dell’aumento della platea dei pensionati).
Io non penso affatto che i Governi, di qualsiasi coalizione, di Centrodestra o di Centrosinistra, possano arrivare ad elaborare di propria volontà una legge che tassi robot e intelligenza artificiale. La legge di Bilancio (e questa è la mia opinione) la fa sì il Governo, ma sotto dettatura degli eventi.
Vado verso la conclusione.
Quando il Governo dovrà affrontare la crescita dei disoccupati causata dalla sostituzione dei lavoratori con robot e intelligenza artificiale, per cui da un lato si dovrà pagare l’indennità di disoccupazione e dall’altro diminuiranno i versamenti contributivi; quando, cioè, le spese aumenteranno e le entrate diminuiranno, e non si potrà attingere né alla fiscalità generale né al surplus contributivo, la Legge di Bilancio che verrà presentata dal Ministro dell’Economia e delle Finanze che sarà in carica, riporterà all’Art 1. (Norme in materia di entrata e di spesa), comma xyz la dicitura relativa al versamento della tassa su robot e intelligenza artificiale.
Di questo, forse, se ne potrà parlare seriamente nel 2030. Al livello di conoscenza in cui mi trovo oggi sono solo in grado di prevedere gli eventi (ci saranno più robot e meno lavoratori). Per prevedere quando gli eventi accadranno (2026? 2028? 2030?), occorre accedere ad un livello di conoscenza superiore. Magari con modelli predittivi più raffinati che altri potranno sviluppare sulla scia dei miei studi.
POST N. 22
15 Gennaio 2024 alle 17:38 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2024, l’editoriale: cosa aspettarsi per quest’anno? (mia risposta al sig. Marco)
Sig. Marco, io ho cancellato dalla mia mente la parola “impossibile”.
L’ho cancellata quando mi sono reso conto della seguente verità: “Non saprai mai fin dove potrai arrivare, fino a quando non ci avrai provato”.
POST N. 21
15 Gennaio 2024 alle 17:38 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2024, l’editoriale: cosa aspettarsi per quest’anno? (mia risposta al sig. Marco)
Sig. Marco, io ho cancellato dalla mia mente la parola “impossibile”.
L’ho cancellata quando mi sono reso conto della seguente verità: “Non saprai mai fin dove potrai arrivare, fino a quando non ci avrai provato”.
POST N. 20
15 Gennaio 2024 alle 15:47 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2024, l’editoriale: cosa aspettarsi per quest’anno? (mia risposta al sig. MG)
Sig. MG, il suo commento meriterebbe una visibilità da “prima pagina”. Mi domando se la Redazione di Pensionipertutti avrà in programma di farlo, così come a volte accade con i commenti dei vari lettori.
Il suo è un commento di elevato valore in termini di contenuti, di esposizione, ma soprattutto perché espresso da un professionista nel campo della robotica.
Nell’ormai lontano 1980 lavoravo nell’ICT in Enidata, una società del Gruppo ENI, che erogava servizi informatici a tutte le società dell’ENI (Agip Petroli, Snam, Snamprogetti, ecc.). In quegli anni cominciavano ad essere presenti robot che gestivano il montaggio e lo smontaggio dei nastri sollevando gli operatori di sistema da questo compito. Io ero “l’uomo Mass Storage”, ovvero il sistemista che si occupava della gestione di un robot che gestiva appunto il montaggio e lo smontaggio di nastri (a titolo puramente informativo sto parlando della macchina IBM 3850 dove una robot che scorreva su un binario, più che montare e smontare nastri, svolgeva e riavvolgeva nastri contenuti in cartucce collocate in cellette simili a quelle delle api).
Si sono poi diffusi software chiamati “Autoperator” (Operatore Automatico) che svolgevano operazioni di controllo sui processi elaborativi al posto degli operatori umani. Si sono poi diffusi software chiamati “Schedulatori Automatici” che svolgevano operazioni di schedulazione delle attività elaborative al posto degli schedulatori umani.
Ho voluto fare questa premessa che mi ha visto attore primario, perché l’automazione da “fattore di produzione di nicchia” (solo in campo ICT) sta progressivamente divenendo “fattore di produzione di massa” (pressoché in tutti i settori di produzione, sia di beni che di servizi). E ciò potrebbe comportare gravi squilibri sul mercato del lavoro con gravi ripercussioni sulle pensioni.
Vengo finalmente al punto che volevo sviscerare.
In economia il salario è legato alla produttività, che viene definita come la quantità di beni prodotta nell’unità di tempo. La produttività di un robot è enormemente superiore a quella di un essere umano. Se il robot ha “salario” zero, ci sarà un dumping dei salari, una diminuzione dei salari.
Non mi riferisco solo alle professioni non specialistiche, ma anche a professioni di carattere specialistico. Per fare un esempio, se oggi i programmi software vengono scritti da programmatori umani, domani tali programmi verranno scritti da sistemi basati sulla Intelligenza Artificiale.
Conseguenza: camerieri, baristi, infermieri, operatori sanitari, programmatori, giornalisti, guide turistiche, farmacisti, e tanti altri professionisti che sono in cerca di lavoro si troverebbero a dover competere con robot e sistemi di Intelligenza Artificiale, e pur di lavorare sarebbero costretti ad accettare il “salario che prenderebbe” il robot. Ma qual è il salario del robot? Zero!
Va da sé che, se si verificasse una diminuzione degli importi salariali, anche i contributi ne soffrirebbero e andare in pensione diventerebbe un miraggio.
La preoccupazione che ho appena espressa è stata già avanzata nella Proposta di Legge PdL 4621 del 3 agosto 2017 d’iniziativa dei deputati Pastorelli, Locatelli, Marzano dal titolo «Agevolazioni fiscali per l’impiego di sistemi di intelligenza artificiale nella produzione dei beni» in cui si fa
presente, testualmente, che: «l’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale, unito ai costanti progressi nella robotica, ci pone di fronte a un concreto rischio di obsolescenza della forza lavoro umana [omissis]. L’impiego massiccio dei robot può, infatti, creare un’improvvisa e incontrollata contrazione della domanda di forza lavoro umano in ampi settori dell’industria e a farne le spese sarebbero, ovviamente, solo i lavoratori, i quali non potrebbero competere affatto con i sistemi produttivi robotizzati”.
La PdL 4621 del 3 agosto 2017 propone: “la presente proposta di legge interviene, infatti, sull’imposta sul reddito delle società (IRES) aumentando di un punto percentuale l’aliquota qualora l’attività produttiva sia realizzata e gestita direttamente da macchine intelligenti. La disposizione non tocca, quindi, il semplice automa-strumento (azionato dall’operaio), ma tutti quei sistemi intelligenti che gestiscono in autonomia l’intero processo produttivo senza alcuna interferenza dell’uomo”.
Concludo evidenziando che una base di discussione c’è già. Occorre verificare se sia più opportuno tassare il reddito dell’impresa (IRES) prodotto dall’automa, o se applicare un’imposta (IRAUT) al reddito dell’automa che produce il reddito dell’impresa.
In sintesi: tassare la ricchezza o la tecnologia?
POST N. 19
15 Gennaio 2024 alle 12:11 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2024: verso IRAUT o ulteriore innalzamento età anagrafica? (mia risposta al sig. Giorgio)
Sig. Giorgio, se è a me che si riferisce (come suppongo) le sue soluzioni le ho capite bene, altrimenti non avrei potuto risponderle punto per punto. Ma non basta dire “cosa” occorre fare, occorre anche dire “come” fare. Ma, soprattutto, occorre costruire un puzzle, armonizzare tra loro pensioni, lavoro, formazione.
Lei dice che occorre “sistemare la sanità”? Lei pensa davvero che il Governo non stia pensando a sistemare la seconda voce più onerosa del bilancio statale, forse privatizzandola? È certamente vero, come dice lei, che noi cittadini siamo degli “utili idioti” ovvero, che siamo persone ingenue e, proprio per questo, utili al Governo per raggiungere i suoi scopi. E allora, sig. Giorgio, la soluzione va trovata in noi cittadini: diventare più “utili” (proponendo soluzioni innovative, in linea con la trasformazione digitale dell’Italia) ed essere meno “idioti” (essere meno ingenui nel credere a ciò che ci viene promesso).
POST N. 18
14 Gennaio 2024 alle 15:34 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2024, l’editoriale: cosa aspettarsi per quest’anno? (mia risposta al sig. Mimmosessanta)
Sig. Mimmosessanta, dal momento che mi chiama in causa, proverò a rispondere alla sua domanda. Quello che le dirò è frutto delle mie analisi sui documenti relativi al bilancio dell’INPS. Non essendo io un esperto di bilancio, tali documenti sono per me di difficile lettura, ma provo a coglierne l’essenziale.
BILANCIO INPS.
Nel Rapporto Annuale di Settembre 2023 dell’INPS si legge:
1) Capitolo “Pensionati INPS al 31 dicembre 2022” (pag. 143): “Al 31 dicembre 2022 i pensionati sono circa 16,1 milioni, di cui 7,8 milioni di maschi e 8,3 milioni di femmine. L’importo lordo delle pensioni complessivamente erogate è di 322 miliardi di euro”;
2) Paragrafo “5.2.1.2 Entrate Contributive” (pag. 427): “Nella gestione di competenza, sono risultate pari a 256.138 mln, con un aumento di 19.245 mln (+8,1%) rispetto al dato accertato nell’esercizio precedente (236.893 mln). Tale crescita è in gran parte ascrivibile all’andamento del quadro macroeconomico che presenta un incremento della massa retributiva pari a +7,4% per l’intera economia quale effetto congiunto dell’andamento occupazionale alle dipendenze e dello sviluppo delle retribuzioni individuali”.
MIE CONSIDERAZIONI SUL BILANCIO INPS
a) L’importo lordo delle pensioni erogate nel 2022 è di 322 miliardi di euro, mentre i pensionati sono 16,1 milioni. Stando su valori medi, possiamo dire che ciascun pensionato riceve 20.000 euro lorde (dato dal rapporto 322 miliardi/16,1 milioni). Nota: il valore medio della pensione lorda annuale della maggior parte dei pensionati si aggira intorno a 15.000 euro. Ma, per ragioni di semplicità, continuiamo a considerare la media aritmetica);
b) Ad una pensione lorda annuale tra 15.000 e 20.000 viene applicata una ritenuta di circa il 24%;
c) Se su 20.000 euro lorde viene applicata una tassazione del 24%, vuol dire che viene applicata una ritenuta di circa 4.800 euro che, moltiplicati per 16,1 milioni di pensionati, danno origine a 77 miliardi di euro;
d) La spesa effettiva netta per le pensioni è dunque di 245 miliardi (dato da 322-77);
e) Le entrate contributive sono state 256 miliardi (vedi punto 2 sopra), per cui in ambito pensionistico si registra un avanzo pari a 11 miliardi (dato da 256-245).
CONCLUSIONE 1.
Sig. Mimmosessanta, doveri ringraziarla per avermi indotto a fare un tale esercizio.
Ciò mi spinge a rettificare un’osservazione che avevo riportato in un commento indirizzato in risposta al commento della sig.ra Teodora Moira in merito al welfare (commento non ancora pubblicato nel momento in cui scrivo). In quella mia risposta avevo affermato che i 10 miliardi che servono per il taglio del cuneo fiscale-contributivo venivano prelevati dalla fiscalità generale e quindi riducendo il welfare.
Avevo affermato che in parte è l’Assistenza a finanziare le Pensioni. Alla luce di queste nuove considerazioni fatte, rettifico l’affermazione che è l’Assistenza a finanziare le Pensioni.
Se il mio ragionamento è corretto e se i miei calcoli sono corretti, il surplus di 11 miliardi per il pagamento delle pensioni correnti sono serviti per calmierare il mancato versamento dei contributi dei lavoratori che hanno goduto del taglio del cuneo fiscale-contributivo.
In altre parole, gli 11 miliardi sono serviti per permettere a diversi milioni di lavoratori di versare i contributi per totali 10 miliardi senza avere l’onere diretto di versarli. Questo spiega anche perché tale misura è valida solo per il 2024. Non è detto che nel 2024 ci sia un nuovo surplus di cui godere nel 2025.
In pratica, è come se i lavoratori, non versando i contributi, avessero anticipato il prelievo di una propria quota pensionistica, ma questo prelievo anticipato ritarda la loro uscita dal lavoro.
CONCLUSIONE 2.
Sig. Mimmosessanta, non ci sono coperture per allargare il fronte pensioni perché tali coperture servono per aumentare i salari dei lavoratori. Questo beneficio salariale di cui molti lavoratori hanno goduto ritarda il pensionamento dei lavoratori stessi (per lo meno il pensionamento dei lavoratori più anziani).
CONCLUSIONE 3.
Sarebbe oltremodo interessante, nell’ottica di trasparenza verso i lavoratori stessi, domandare al Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti in che modo sono stati recuperati i 10 miliardi per il taglio del cuneo fiscale-contributivo a favore dei lavoratori.
POST N. 17
13 Gennaio 2024 alle 23:04 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2024: verso IRAUT o ulteriore innalzamento età anagrafica? (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)
Se le aziende delocalizzano gli impianti di produzione è per i motivi che lei cita, sig. Franco Giuseppe, è perché il costo della manodopera è più basso ed anche le materie prime possono essere meno costose. Se a questo aggiungiamo che si può produrre con livelli di sicurezza inferiori ai nostri, il costo del prodotto risulta più basso e quindi l’azienda potrà commercializzarlo realizzando profitti maggiori.
Io non punto affatto sul concetto di “tassa”, ma su quello di “imposta.
Un’azienda potrebbe benissimo avere gli impianti di produzione in Italia, produrre in Italia e pagare le tasse all’estero, spostando semplicemente la sede fiscale. Le tasse non sono nel mio obiettivo.
Però, è vero, le aziende utilizzano l’automazione per risparmiare sul costo del lavoro. Quindi, un’imposta applicata ai robot potrebbe innescare il meccanismo della delocalizzazione per ridurre il costo del lavoro.
Ma diciamo la verità, chi è che delocalizza? Chi possiede un ristorante che assume un cameriere-robot? O chi gestisce un bar impiegando un barista-robot? O chi possiede una pizzeria ed ha tra il suo personale pizzaioli-robot? O un farmacista che fa lavorare un farmacista-robot? O un primario di ospedale che impiega infermieri-robot per prendere la temperatura degli ammalati? O un proprietario di stazione televisiva che fa leggere le notizie ad una giornalista-robot?
In tutti i documenti che ho letto ho sempre e solamente letto di “robot tax”, e perciò credo di essere il solo ad avanzare l’ipotesi per i robot di applicare non una tassa (che colpisce la ricchezza dell’impresa che utilizza i robot) ma una imposta (che si applicherebbe al reddito del robot). Poiché per essere percettori di reddito occorre avere una personalità, dal punto di vista giuridico e fiscale occorre attribuire al robot una personalità. Esperti di diritto tributario avrebbero individuato la possibilità di attribuire al robot la “personalità elettronica”.
Una volta sciolto il nodo della personalità del robot, ed una volta che si è deciso che il robot può essere percettore di reddito, il robot potrà versare l’imposta sul reddito prodotto dall’automa (IRAUT) alla pari di un lavoratore umano.
Per evitare il rigetto da parte delle imprese, a mio avviso occorre far versare ai robot contributi digitali in una moneta locale italiana circolante solo in Italia e parallelamente all’euro.
L’Italia non può emettere moneta (ci ha provato tempo fa con i cosiddetti mini-bot senza successo), perché l’emissione di moneta costituirebbe un debito per lo Stato italiano e, come sappiamo, l’Italia non può aumentare il suo debito pubblico.
Ma se lo Stato italiano convertisse in moneta digitale di Stato parte del suo patrimonio statale (ipotecandolo alla Cassa Depositi e Prestiti), non ci sarebbe emissione di moneta “a debito” in quanto si tratterebbe non già di creazione di moneta dal nulla ma di “trasformazione” di un “capitale-immobile” in un “capitale-mobile”, cioè moneta.
La moneta digitale di Stato italiana circolerebbe parallelamente all’euro e solo in Italia. Ciò non violerebbe i trattati europei, né urterebbe la BCE. Non sono il solo a pensarla così. Il Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale Paolo Maddalena ha proposto nel 2021 a Mario Draghi la doppia circolazione in Italia della moneta: l’euro e la moneta italiana circolante solo in Italia per uscire dalla “gogna del debito”.
I Paesi partner europei sarebbero contenti che finalmente l’Italia ha trovato il modo per ridurre il debito pubblico. Le imprese italiane avranno capito che se i robot sostituiscono i lavoratori e si creeranno sempre più disoccupati, sempre meno persone potranno comprare i loro prodotti e quindi fallirebbero. Pertanto, le imprese sarebbe d’accordo nel versare l’imposta sul reddito da lavoro prodotto dagli automi.
Quando l’Italia avrà raggiunto il rapporto “debito pubblico/PIL” ai livelli stabiliti dal Patto di Stabilità e di Crescita, se lo vorrà, potrà eliminare la moneta digitale di Stato e utilizzare pienamente l’euro (questa è un’idea che ho preso in prestito dall’economista Joseph Stiglitz, Premio Nobel per l’Economia, il quale già nel 2016 ha proposto per l’Europa l’adozione di due monete: Euro 1 per i Paesi più forti e l’Euro 2 per i Paesi più deboli, per poi approdare alla moneta unica Euro quando i vari Paesi saranno riusciti a far convergere i loro parametri verso quelli del Patto di Stabilità e di Crescita).
Vorrei fermarmi qui, perché credo di essermi lasciato andare oltre il dovuto.
POST N. 16
13 Gennaio 2024 alle 17:26 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2024: verso IRAUT o ulteriore innalzamento età anagrafica? (mia risposta al sig. Giovanni E)
Aggiungo che la domanda alla quale gli esperti tributari provano a dare risposta è la seguente: occorre tassare la ricchezza o la tecnologia? La mia proposta è di “tassare” la tecnologia e non la ricchezza, equiparando il lavoro robotico al lavoro umano, attribuendo al robot la “personalità elettronica”.
POST N. 15
13 Gennaio 2024 alle 14:46 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2024: verso IRAUT o ulteriore innalzamento età anagrafica? (mia risposta ala sig.ra Teodora Moira)
Gentile sig.ra Teodora Moira, alla voce “welfare” corrisponde un progetto di convivenza solidale, tollerante, civile. Tale progetto mira a garantire il benessere sociale dei cittadini (BES).
Garantire il benessere dei cittadini vuol dire “Sviluppo economico”, una cosa diversa dalla “Crescita economica” che significa aumento del PIL pro capite dei cittadini, ovvero aumento della ricchezza pro capite dei cittadini.
PIL (Prodotto Interno Lordo) e BES (BEnessere Sociale) sono due percorsi che dovrebbero procedere insieme. Tuttavia, non sempre ciò accade. Spesso si tende a privilegiare il PIL rispetto al BES. Alcuni indicatori economici vengono definiti in rapporto al PIL, come il debito pubblico e la spesa pubblica. L’espressione tra le più usate dal Governo è “crescita” ovvero PIL, proprio perché importanti indicatori economici sono riferiti in rapporto al PIL.
Il “welfare” che abbiamo in Italia si regge su tre grandi pilastri: previdenza, assistenza, sanità. Questi tre pilastri vengono finanziati tramite imposte (per es., tramite l’IRPEF – l’imposta diretta, che interviene direttamente sul reddito – e tramite l’IVA – l’imposta indiretta, che interviene direttamente sui consumi e indirettamente sul reddito). Tramite l’IRPEF vengono finanziate le pensioni attraverso il versamento dei contributi; la rimanente parte dell’IRPEF e l’IVA fanno parte della fiscalità generale. Occorre precisare che IRPEF e IVA sono tecnicamente chiamate “imposte”, e non “tasse” (le tasse sono esborsi finanziari a fronte di servizi ricevuti, come la TARI, Tassa Rifiuti).
Nel documento che si riferisce alla Legge di Bilancio 2024 e che è pubblicato sul sito web del Ministero dell’Economia e delle Finanze, alla Misura “Taglio del cuneo fiscale” si legge testualmente: “Circa dieci miliardi sono destinati al rinnovo nel 2024 del taglio del cuneo fiscale-contributivo: 7% per i redditi fino a 25 mila euro, 6% per i redditi fino a 35 mila euro”.
La parola “rinnovo” significa che il taglio del cuneo fiscale-contributivo è stato effettuato in passato anche dai Governi precedenti (es. dal Governo Draghi, come pure dal Governo Renzi a favore delle imprese).
L’espressione “taglio del cuneo fiscale-contributivo” è per il 2024 a favore dei lavoratori (non è a favore delle imprese) e significa che il lavoratore non versa una quota parte di contributi perché li versa, al suo posto, lo Stato. Questo significa anche che il lavoratore riceverà nel 2024 (la Misura vale solo per il 2024) una busta paga più pesante, avrà più soldi. In altre parole, aumenterà la ricchezza pro capite dei lavoratori. In un’intervista, il Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni affermò che gli italiani arriveranno ad avere fino a 100 euro in più (immagino che volesse riferirsi a 100 euro netti mensili in più).
Con il taglio del cuneo fiscale il Governo ha voluto, aumentando le paghe dei lavoratori, fare in modo di contrastare l’inflazione, sostenendo quindi il potere d’acquisto dei salari. Ma, per fare ciò, il Governo ha dovuto attingere a 10 miliardi dalla fiscalità generale (appunto perché i lavoratori non verseranno una parte contributiva dell’IRPEF), togliendo quindi risorse ad una parte del welfare, ovvero ad assistenza e a sanità.
Si potrebbe dunque affermare che l’Assistenza finanzia le Pensioni. Ma non solo nel 2024. Anche in passato.
In conclusione, con la Legge di Bilancio 2024 il Governo, essendo forzato a considerare la Legge di Bilancio in termini contabili di entrate ed uscite, ha voluto dare un peso maggiore alla tutela della “ricchezza” dei cittadini, e un peso minore alla tutela del “benessere” (ovvero “welfare”) dei cittadini.
Gentile sig.ra Teodora Moira, se è riuscita a sopportarmi sin qui, non posso che apprezzare la sua pazienza per aver letto questo prolisso (e forse tedioso) commento.
POST N. 14
13 Gennaio 2024 alle 12:33 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2024: verso IRAUT o ulteriore innalzamento età anagrafica? (mia risposta al sig. Giovanni E)
Sig. Giovanni E, lei dice (sue testuali parole) “la proposta di tassare i robot è roba da fantascienza”. Lei propone di “tassare le banche per gli extraprofitti”. Volendo ridurre all’osso la mia proposta, lei ed io diciamo la stessa cosa. La mia proposta contiene anche l’applicazione di imposta su ATM (bancomat) e APP (home banking), entrambi sostituiscono i cassieri bancari. Riflettendoci bene, la mia proposta non equivale alla sua proposta di tassare gli extraprofitti delle banche?
POST N. 13
13 Gennaio 2024 alle 12:21 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2024: verso IRAUT o ulteriore innalzamento età anagrafica? (mia risposta al sig. Giorgio)
Sig. Giorgio, l’unica cosa che traspare nel mio commento è l’aderenza alla realtà. La realtà non è mai in mala fede. l’interpretazione della realtà può essere in mala fede. Ma io non interpreto la realtà, la osservo e la descrivo (o comunque ci provo, in buona fede).
POST N. 12
13 Gennaio 2024 alle 12:17 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2024: verso IRAUT o ulteriore innalzamento età anagrafica? (mia risposta al sig. Bernardo)
Sig. Bernardo, se l’ENI paga le tasse in Olanda vuol dire che le legge italiana glielo consente. Personalmente non sono d’accordo che aziende “a partecipazione statale italiana” versino le tasse oltre i confini italiani.
POST N. 11
12 Gennaio 2024 alle 18:47 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2024: verso IRAUT o ulteriore innalzamento età anagrafica? (mia risposta al sig. Giorgio)
Sig. Giorgio, lei sta proponendo soluzioni nuove?
1) Non pagare le dosi dei farmaci acquistate dalla Von Der Lyden vuoto per pieno? Su questa soluzione non mi sentirei di esprimere alcun parere, confesso di essere impreparato. Ma non so cosa potrebbero pensare della sua soluzione le persone che hanno bisogno proprio dei farmaci acquistati da Ursula Gertrud von der Leyen.
2) Tassare gli extra profitti delle banche? Il Governo ci ha provato, ma non mi pare che abbia ottenuto buoni risultati, altrimenti non avrebbe fatto una Legge di Bilancio 2024 così restrittiva.
3) Tornare ad acquistare il gas russo a 19 euro al metro cubo? Nella legge di Bilancio 2024, alla voce “Altri interventi” si legge testualmente “Rifinanziate le spese indifferibili, tra cui “strade sicure”, gli aiuti all’Ucraina e le missioni internazionali”. E come ci si fa a mettersi in mezzo a due contendenti, il signore di Kiev e il signore di Mosca? Lei saprebbe mica spiegarmelo, sig. Giorgio?
4) Fare quota 41 per tutti? Vogliamo ancora dare credito agli imbonitori elettorali? Va bene. È stato detto e stradetto che si potrà andare con Quota 41 entro fine legislatura! Crediamoci pure (comunque, rimane il fatto che è una soluzione vecchia).
5) Sistemare la sanità? Su questo lei arriva in ritardo, sig. Giorgio, il Governo ci ha già pensato, esternalizzando alcune strutture ai privati.
6) Tassare gli extra profitti delle società energetiche? Qui la vedo davvero dura, sig. Giorgio. Prendiamo l’ENI, per esempio. Sul sito dell’ENI si legge che l’azionista di maggioranza relativa dell’ENI è il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) con il 32% delle azioni (il 4,7% è del MEF, mentre il 27,7 è di Cassa Depositi e Prestiti. Ma CDP è posseduta per l’83% dal MEF). Testate giornalistiche riportano che la sede fiscale dell’ENI è in Olanda. L’ENI paga le tasse in Olanda. Sig. Giorgio, lei saprebbe mica spiegarmi come sia possibile che lo Stato Italiano rappresentato dal MEF (azionista di maggioranza relativa dei ENI) paghi le tasse in Olanda? Ma non voglio metterla in difficoltà, sig. Giorgio, so bene che non ha la risposta pronta. Questa è materia per la bravissima giornalista Milena Gabbanelli che già una volta ha svolto l’inchiesta sulle società italiane che versano le tasse in Olanda perché lì hanno la sede fiscale. Si sappia, comunque, che se l’ENI paga le tasse in Olanda è certamente a norma di legge. È autorizzata a farlo. Non c’è nessun problema.
Per concludere, sig. Giorgio, mi pare proprio che le soluzioni che lei propone non sono né nuove, né innovative. E quindi non possono mutare lo status quo.
Per riprendere le parole del Ministro Giorgetti espresse a seguito dell’approvazione della Legge di Bilancio 2024 da parte del Parlamento, si potrebbe dire, adottando le sue soluzioni, sig. Giorgio: “Avanti così”.
POST N. 10
12 Gennaio 2024 alle 15:03 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2024: verso IRAUT o ulteriore innalzamento età anagrafica? (mia risposta al sig. Giovanni E)
Sig. Giovanni E, le soluzioni più concrete e pragmatiche le sta adottando già il Governo.
Sono soluzioni concrete, perché rispondono ai bisogni della sostenibilità dei conti pubblici italiani.
Sono soluzioni pragmatiche, perché vengono studiate durante l’anno in corso e attuate nell’anno successivo.
Ma tali soluzioni concrete e pragmatiche non soddisfano, purtroppo, le aspettative dei lavoratori e delle lavoratrici.
Qui ci voglio soluzioni nuove. Soluzioni che salvano “capre e cavoli”, cioè che soddisfino le aspettative del Governo e, al tempo stesso, le aspettative dei lavoratori e lavoratrici.
Lei, per esempio, che soluzioni “capre e cavoli” avrebbe da proporre?
POST N. 9
12 Gennaio 2024 alle 15:03 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni anticipate 2024, dove trovare i soldi? Far versare i contributi ai robot (miamrisposta alla sig.ra Veronica)
Sig.ra Veronica, se le storture che rileviamo fossero eliminabili, sarebbe state già eliminate.
Il fatto che tali storture persistano, significa che persistono le condizioni che le rendono ineliminabili.
Potrà sembrarle forse una frase da slogan pubblicitario, ma non bisogna rimuovere gli effetti indesiderati, bisogna rimuovere le cause che determinano gli effetti indesiderati.
Ma anche le cause che determinano gli effetti indesiderati potrebbero essere ineliminabili. Penso, per fare un esempio, alla causa “evasione fiscale-contributiva” che determina come effetto la carenza di contributi utili al finanziamento delle pensioni.
Il Governo non è in grado di eliminare l’evasione fiscale-contributiva. Punto.
Quando anche le cause sono ineliminabili, occorre introdurre un nuovo elemento che permetta di compensare la causa da eliminare, in questo caso la mancata riscossione dei contributi evasi. Quest’approccio l’ho applicato nel mio lavoro ottenendo i risultati attesi.
Il nuovo elemento cui faccio riferimento è la tassazione dei robot, che altro non è che un’idea che ho preso in prestito dalla letteratura esistente e l’ho impiantata nella realtà italiana.
Io penso che chiunque vada in Parlamento o al Governo, in qualche modo tenti di rimuovere le ingiustizie, ma, ahimè, senza riuscirci. Con chi voglia prendercela?
Sig.ra Veronica, lungi da me dal voler spegnere le speranze, già ridotte al lumicino, delle persone che anelano alla pensione, ma a mio avviso il Governo non riuscirà a togliere le ingiustizie di cui tutti siamo diretti testimoni. Non ci riuscirà nemmeno l’Opposizione, qualora dovesse andare al Governo.
Questa è la realtà italiana che io vedo, e su questa realtà italiana io costruisco le soluzioni per l’Italia. Poi, spetta a chi ha ricevuto dal popolo italiano il mandato di governare l’Italia, e quindi al Governo italiano, attuarle.
POST N. 8
10 Gennaio 2024 alle 19:16 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2024, la soluzione per migliorare la riforma c’é: ecco quale, 2°parte Perfetto (mia risposta al sig. Alessandro)
Sig. Alessandro, non bisogna perdere di vista gli elementi che sono in discussione.
Gli elementi in discussione sono 2:
1. Nascono sempre meno bambini
2. Si vive sempre più a lungo
Facciamo un ragionamento estremamente semplice.
Supponiamo che una nazione sia fatta di 10 persone: 5 lavoratori e 5 pensionati. L’economia è in equilibrio con il rapporto 1/1 = 1 (ovvero, 1 lavoratore per 1 pensionato), i 5 lavoratori producono beni per tutte le 10 persone e ci sono soldi per tutte le 10 persone per acquistare i beni prodotti.
Supponiamo che 1 lavoratore vada in pensione, per cui ci sono ora 4 lavoratori e 6 pensionati. L’economia non è in equilibrio (rapporto lavoratori/pensionati = 4/6 = 0,67 < 1) e i 4 lavoratori non riescono a produrre beni per tutte le 10 persone, sebbene tutte le 10 persone abbiano i soldi per acquistare i beni.
Possibili soluzioni:
a) Soluzione 1: si riduce il consumo dei beni
b) Soluzione 2: si importano i beni dall’estero
c) Soluzione 3: si importano 2 lavoratori dall’estero in modo che ci siano 6 lavoratori e 6 pensionati (rapporto di equilibrio lavoratori/pensionati = 6/6 = 1)
La soluzione 1 porta all’estinzione della società, in quanto man mano che i lavoratori vanno in pensione ci saranno alla fine 0 lavoratori e 10 pensionati, per cui nessuno produce, e tutti muoiono di fame.
Le soluzioni 2 e 3 importano beni e lavoro dall’estero: per fare ciò occorre avere risorse interne richieste per pagare le importazioni (risorse tipo petrolio, oro, e cose del genere), oppure beni vari (auto, vestiti, ecc.) da poter esportare in modo da ricevere i soldi per pagare le importazioni. Ma come si possono esportare i beni se non si è in grado nemmeno di produrli per soddisfare il fabbisogno di 10 persone?
Conclusione: occorre adottare la Soluzione 1, facendo nascere più bambini oppure facendo lavorare le macchine, ma in modo tale che le macchine riescano a mantenere i pensionati dando loro i soldi per comprare i beni prodotti dalle macchine stesse. Se le macchine non versassero i contributi, i pensionati non potrebbero essere pagati e quindi non potrebbero acquistare i beni prodotti dalle macchine, per cui le macchine produrrebbero sempre di meno e si arriverebbe all’estinzione della società.
La soluzione che il Governo adotta per evitare il collasso della società è quella, in assenza di nuovi lavoratori (perché non ci sono bambini), di fa restare sempre più a lungo a lavoro i lavoratori che ci sono.
A mio avviso, ci vuole meno tempo per far versare i contributi alle macchine, piuttosto che far nascere bambini che diventeranno col tempo lavoratori che serviranno per pagare le pensioni ai pensionati che vivono sempre più a lungo.
Perciò, in definitiva, per non essere fuorviati, occorre pensare in termini reali di persone fisiche (lavoratori/pensionati) piuttosto che in termini nominali (“euro versati con contributi” / “euro per pagare le pensioni”).
Il mio punto di vista è il seguente: rapporto (lavoratori + robot) / pensionati, dove i lavoratori robot sono trattati allo stesso modo fiscale con cui vengono trattati i lavoratori umani in quanto i robot fanno lo stesso lavoro degli umani.
Quando si dice che “non ci sono soldi per pagare le pensioni” si usa un’espressione sintetica per far capire a tutti che non si può andare in pensione, senza stare lì a fare ragionamenti come il mio che comunque non verrebbe accettato perché il ritornello di risposta è sempre lo stesso: “se si vuole, i soldi si trovano. È solo una questione di volontà politica”.
E si ricomincia daccapo.
POST N. 7
10 Gennaio 2024 alle 15:32 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2024, la soluzione per migliorare la riforma c’é: ecco quale, 2°parte Perfetto (mia risposta al sig. Franco Calabrese)
Sig. Franco Calabrese, ho pensato anche io (e non solo io) a quello che pensa lei, e cioè che le imprese potrebbero essere disincentivate a rimanere in Italia e incentivate a ricollocarsi all’estero.
Il documento citato nell’articolo “A Tax on Robots?” della ricercatrice Germana Bottone riporta a pag. 2: “the conclusion of this paper is that, if we agree upon the convenience to introduce a robot tax, a global effort is required to include this topic in the international agreements already in place to fight global tax competition”.
Mia traduzione: “la conclusione di questo documento è che, se siamo d’accordo sulla convenienza di introdurre una tassa sui robot, è necessario uno sforzo globale per includere questo argomento negli accordi internazionali già in atto per combattere la concorrenza fiscale globale”.
Ma io ho studiato una soluzione che farebbe restare le aziende in Italia anche senza ricorrere ad un accordo globale.
POST N. 6
10 Gennaio 2024 alle 14:30 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2024, la soluzione per migliorare la riforma c’é: ecco quale, 2°parte Perfetto (mia risposta al sig. Alessandro)
Sig. Alessandro, ho già risposto a questo suo stesso commento che lei ha pubblicato il 10 Gennaio 2024 alle 7:59 nell’articolo precedente.
Qui rispondo alla sua domanda a carattere personale che lei mi rivolge, ovvero: sarei, io, disposto a rinunciare a qualcosa nel rispetto di tutte le persone che contribuiscono al sistema a ripartizione?
Ebbene, le posso dire che il mio cedolino INPS di gennaio 2024 non adegua al 100% la mia pensione in base all’inflazione. Il mancato adeguamento al 100% dell’inflazione riguarda, come lei saprà, le pensioni che superano un determinato importo. Ciò viene fatto per adeguare al 100% all’inflazione le pensioni più basse. In questa operazione mi viene imposto di rinunciare ad una parte della mia pensione e in ciò non riscontro ingiustizie.
La mia pensione è frutto di 41 anni di lavoro da impiegato e da quadro aziendale con mansioni direttive. L’importo della pensione è corrispondente ai contributi che ho versato.
Sarei disponibile a rinunciare ad una parte della mia pensione per le persone che contribuiscono al sistema a ripartizione? La domanda che lei mi pone è sbagliata, in quanto non sono le pensioni a dover finanziare le pensioni, ma è il lavoro a dover finanziare le pensioni. Per questo motivo il mio impegno intellettuale è quello di fornire soluzioni all’occupazione al fine di evitare che ci siano decurtazioni sulle pensioni e impedimenti al pensionamento.
POST N. 5
10 Gennaio 2024 alle 12:38 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2024, la soluzione per migliorare la riforma c’é: ecco quale, 2°parte Perfetto (mia risposta al sig. Max)
Sig. Max, le considerazioni che lei legge nell’articolo sono delle fotografie della realtà sociale. Se lei clicca sui vari link, potrà rendersi conto della trasformazione digitale cui sta andando incontro la nostra società.
È vero che i governanti (tutti i governanti, siano essi del centrodestra che del centrosinistra) usano dati, cifre per giustificare che il sistema pensionistico non regge. Ricorrendo ai robot, quei dati (denatalità) e cifre (contributi) possono essere cambiati, e si può dimostrare che il sistema pensionistico può reggere.
Per quanto riguarda il tranquillizzare le persone, a me pare che lo facciano molto bene il Ministro Salvini e l’On. Durigon.
POST N. 4
10 Gennaio 2024 alle 11:30 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni, cosa aspettarsi ancora nel 2024? Parla il Dott.Perfetto (mia risposta al sig. Alessandro)
Vede, sig. Alessandro, se ci si siede al Tavolo con chi detta le regole del gioco e si giocano le carte dell’etica, dell’uguaglianza, della solidarietà, si rimane fuori gioco. È come volersi sedere al tavolo dove si gioca il Poker, e voler usare le carte della Scopa.
Il Governo e gli economisti tecnici puntano il dito sulla denatalità e sull’invecchiamento della popolazione? Bene, e allora occorre giocare con quelle carte, con le carte della denatalità e dell’invecchiamento della popolazione.
Chi siede al Tavolo con il Governo sono i Sindacati. Le carte che tirano fuori i Sindacati le conosciamo: Opzione Donna vecchia maniera, Quota 41 indipendente dall’età anagrafica, ecc., ecc. Risultati? ZERO.
Ciò non significa che i Sindacati sbaglino. Significa che giocano carte differenti ad un Tavolo dove il gioco verte su denatalità e invecchiamento della popolazione. E allora è con questi due assi (denatalità e invecchiamento) che bisogna giocare, ed unirli ad altri due assi (lavoro robotico equiparato al lavoro umano, e tassazione lavoro robotico equiparata alla tassazione del lavoro umano) per fare poker e vincere la partita.
Opzione Donna vecchia maniera, Quota 41 indipendente dall’età anagrafica, ecc. ecc. è il piatto che si vince per aver fatto poker d’assi.
POST N. 3
9 Gennaio 2024 alle 18:15 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni, cosa aspettarsi ancora nel 2024? Parla il Dott.Perfetto (mia risposta al sig. Libero)
Sig. Libero, nei Rapporti INPS relativi agli anni 2022 e 2023 non è presente la tabella, che viene pubblicata in questo articolo, nella versione aggiornata. Ho preferito riportare la tabella del Rapporto 2021 perché, anche se non è aggiornata, mette in evidenza l’allungamento dell’età anagrafica e degli anni di contribuzione fino al 2035. Quando si vede l’insieme si perde di vista il particolare. Allo stesso modo, quando l’unità di misura è l’anno (passaggio da 67 a 68), si perde di vista il mese (passaggio da 67,2 a 67). Ad ogni modo, una nota di aggiornamento magari valeva la pena che la evidenziassi.
POST N. 2
9 Gennaio 2024 alle 17:40 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni, cosa aspettarsi ancora nel 2024? Parla il Dott.Perfetto (mia risposta al sig. Seba)
Sig. Seba, potrebbe sembrare in effetti una soluzione fantascientifica. Ma la logica di Bill Gates è stringente. Bill Gates nel 2017 disse testualmente: “Al momento se un lavoratore umano guadagna 50.000 dollari lavorando in una fabbrica, il suo reddito è tassato. Se un robot svolge lo stesso lavoro dovrebbe essere tassato allo stesso livello”. Sig. Seba, cosa c’è di fantascientifico nell’affermazione di Bill Gates? Il punto è un altro. Per tassare un robot occorre che il robot abbia un reddito. Perché il robot abbia un reddito occorre che il robot abbia una personalità? Che personalità ha il robot? Alcuni esperti di diritto tributario internazionale avanzano l’idea di dare al robot la “personalità elettronica”, equivalente alla “persona fisica” o alla “persona giuridica” (per le imprese). L’altra questione aperta è: tassare la ricchezza delle imprese, o la tecnologia che le imprese utilizzano per creare ricchezza? Come vede, sig. Seba, la questione è più complessa di quanto possa sembrare.
POST N. 1
9 Gennaio 2024 alle 17:28 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni, cosa aspettarsi ancora nel 2024? Parla il Dott.Perfetto (mia risposta a vari lettori)
Rispondo ai vari lettori.
1) Sig.ra Marina, a suo tempo il Parlamento europeo si è espresso contrario alla tassazione sui robot. Ma il fatto che se ne continui a parlare ancora oggi, significa che l’argomento è ancora all’attenzione degli esperti. A mio avviso, dopo le elezioni europee, ci sarà poco o nulla da cambiare (ma lascio volentieri le previsioni agli esperti di politica internazionale). Bisogna certamente tener conto degli indirizzi in materia di bilancio derivanti dagli accordi europei. Compito dei buoni governanti è di riuscire ad onorare tali indirizzi senza sacrificare la propria nazione. È possibile farlo? Sono convinto che sia possibile farlo. Ci ho riflettuto per anni. È possibile farlo.
2) Sig. Paolo Prof, entrerà in testa a chi tira i fili se chi tira i fili non viene tirato a sua volta da altri che tirano i fili.
3) Sì, sig. Alberto, alla tabella allegata vanno aggiunti i periodi di finestra. Ma questo riferimento l’INPS non l’ha evidenziato nella tabella.
4) Sig.ra Barbara, come lei dice, nessun governo potrà togliere la legge Fornero. Per togliere la legge Fornero il Governo deve risolvere il problema della denatalità..
5) Sig. Ale, gli economisti monetaristi (e quindi la Banca Centrale) non sono favorevoli alla piena occupazione (cioè dare lavoro a chi lo cerca), perché la piena occupazione fa aumentare l’inflazione, e per i monetaristi il male peggiore è l’inflazione, non la disoccupazione. Chi è al governo della nazione ha il compito, invece, di occuparsi dell’occupazione. Occupazione sia in termini di dare lavoro a chi lo cerca, sia in termini di ricambio generazionale, ovvero non solo sostituire i lavoratori anziani con i lavoratori giovani, ma anche sostituire i giovani che diventano anziani con i giovani derivanti dalle nuove nascite. Secondo il mio pensiero, il versamento dei contributi da parte dei robot permetterebbe di pagare le pensioni ai lavoratori anziani, che permetterebbe ai lavoratori giovani di lavorare, che permetterebbe l’incremento delle nascite.
6) Sig. Mimmosessanta, sì, per andare in pensione occorre che il Governo si renda conto che è necessario che le macchine versino i contributi. Ma se se ne renderà conto, non è perché ha in mente di mandare in pensione i lavoratori anziani, ma perché vedrà che le entrate fiscali vanno diminuendo, in quanto ci saranno sempre meno lavoratori umani che verseranno l’IRPEF.