Sulle Pensioni

(2022)

POST N. 162

31 Dicembre 2022 alle 17:32 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2023, ultime su opzione donna, Ape sociale, Quota 41 +62 anni al 31/12 (mia risposta al sig. Luigi41)


Sig. Luigi41, solo un politico di elevata statura morale è in grado di mantenere le promesse che fa al suo popolo.

Io ne conosco solo una: Mohāndās Karamchand Gāndhī, detto il Mahatma (Grande Anima).

Lei ne conosce qualcun’altra?

POST N. 161

30 Dicembre 2022 alle 20:05 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Quale futuro attende le Pensioni (anticipate e non) in Italia? (mia risposta al sig. Mariano)


Sig. Mariano, ha toccato molti punti interessanti che meriterebbero davvero di essere tutti esplosi. Ma mi limiterò solo ad alcuni.

Il denaro, più che da nulla, proviene dal futuro.

Quando la banca concede il prestito di 120mila euro a Tizio, non fa altro che scrivere (oggi si direbbe “digitare”) in un registro tale somma che, pertanto, si chiama “moneta scritturale”. I 120mila euro non esistono nel momento in cui vengo erogati, ma, mese dopo mese, Tizio restituisce alla banca mille euro, e dopo 12 mesi avrà restituito alla banca 12mila euro, e dopo 10 anni avrà restituito alla banca l’intera somma di 120mila euro che aveva ricevuto 10 anni prima (a tale somma, ovviamente, occorre aggiungere gli interessi).

In sostanza, la banca ha dato a Tizio soldi che non c’erano, ma che ci sarebbero stati dopo 10 anni (grossomodo il concetto è questo).

Il credito, quindi, è un modo per creare moneta “dal nulla” nel presente, prelevandola a poco a poco nel futuro quando viene in esistenza. Senza credito non sarebbe possibile fare investimenti, comprarsi un’automobile, costruirsi una casa.

È vero che c’è uno scollamento tra economia finanziaria (titoli, obbligazioni, certificati, derivati) ed economia reale (produzione, distribuzione e consumo di beni e servizi). In economia reale la moneta è un mezzo di scambio, serve per essere scambiarla con un bene; in economia finanziaria la moneta funge da riserva di valore, e si accresce tramite interessi. Tale accrescimento di moneta tramite interessi mi fa pensare alla cellula che si moltiplica con continuità senza mai arrestarsi, e che noi chiamiamo “cellula tumorale”.

L’economia finanziaria è parte integrante (anzi, dominante) del nostro sistema economico. Occorrerebbe porre l’economia reale al riparo da turbolenze dei mercati finanziari, creare cioè un argine all’esondazione della finanza (della speculazione, in primis) sull’economia reale, creare una sorta di “Mose monetario” per attutire l’impatto potenzialmente devastante dell’economia finanziaria sulla economia reale.

Per quanto riguarda la “sostenibilità”, il Governo italiano potrebbe essere in grado di rendere “sostenibile” qualsiasi cosa, qualora fosse nelle condizioni di emettere moneta. Ma, come sappiamo, l’Italia non è “emettitrice” di moneta, il cui compito spetta alla Banca Centrale Europea (ma anche alle banche commerciali tramite il credito). Il Governo italiano è “utilizzatore” di moneta (alla pari di famiglie e di imprese) e quindi per ottenere il fabbisogno di denaro necessario per la spesa pubblica (qualora non siano sufficienti le entrate tramite accise, imposte, tasse, IVA) deve chiederlo in prestito tramite emissione di titoli di Stato (Buoni Ordinari del Tesoro, Buoni del Tesoro Poliennali, ecc.). Su tali prestiti lo Stato paga gli interessi, che sono tanto più alti quanto più è alto lo spread. Gli interessi vanno ad alimentare il debito pubblico.

Per quanto riguarda l’aspettativa di vita, è difficile non tenerne conto, non tenere presente dell’allungamento della vita, di una piramide demografica con un vertice largo (molti anziani rispetto ai giovani) e una base stretta (pochi giovani rispetto agli anziani). Se non ci sono sufficienti giovani al lavoro che “sostengono” gli anziani in pensioni, la piramide sociale crolla.

Effettivamente, come dice lei, sig. Mariano, a causa (o in virtù, dipende dai punti di vista) della pandemia, l’ISTAT ha provveduto a certificare la riduzione dell’aspettativa di vita. La pandemia ha reso anche meno largo il vertice della piramide demografica, rendendo il sistema previdenziale “più sostenibile”.

POST N. 160

30 Dicembre 2022 alle 15:09 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Quale futuro attende le Pensioni (anticipate e non) in Italia?


Ottimo articolo del Dott. Stefano Rodinò, che sintetizza molto bene la situazione previdenziale italiana:

Cause: invecchiamento della popolazione, e scarse nascite;

Effetti: aumento dell’età pensionabile, e rafforzamento dei requisiti di anzianità contributiva.

All’orizzonte, nell’immediato futuro, si intravedono:

Minacce: lavori automatizzati, e lavoratori sostituiti con macchine;

Rischio: instabilità economica dei lavoratori, e della nazione;

Contromisure: “soluzioni eque e sostenibili per garantire la possibilità di accedere alla pensione ai lavoratori, ma con uscite anticipate che siano sostenibili per le casse dello stato pur erogando assegni dignitosi e pensioni non troppo basse”.

Le soluzioni sembrerebbero esserci: Tridico, Rizzetto, Damiano, Raitano, UTP. Soluzioni sulle quali si è molto discusso anche su Pensionipertutti e che quindi sono note ai Sindacati, ai politici, al Governo.

Cosa impedisce l’attuazione di tali soluzioni? Affermare che “mancano risorse”, o manca la “volontà politica”, o “perché ce lo chiede l’Europa” non sembrano risposte convincenti.

Forse, si cercano soluzioni a invecchiamento della popolazione e a scarsità di nascite (come fa la Riforma Fornero), mentre invece si dovrebbero cercare soluzioni a lavoro automatizzato e alla sostituzione dei lavoratori con le macchine (cosa di cui si è parlato già nel 2017 alla Camera dei Deputati, ma che è rimasta lettera morta).

Personalmente sono convinto che se si affronta il problema dell’automazione, ovvero della sostituzione dell’uomo con la macchina, si risolve anche il problema delle pensioni, ovvero della sostituzione del lavoratore anziano con un lavoratore giovane. Occorre inquadrare bene tale scenario.

Un tale approccio porterebbe a concepire una “Riforma Fornero al contrario”, ovvero ad una “Controriforma Fornero” (attribuendo alla parola “controriforma” valenza positiva).

Laddove la Riforma Fornero mette al centro la nazione che invecchia (e di conseguenza l’invecchiamento dei lavoratori), la Controriforma Fornero mette al centro la nazione che ringiovanisce (e di conseguenza il ringiovanimento dei lavoratori tramite il ricambio generazionale).

POST N. 159

29 Dicembre 2022 alle 14:25 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni 2023, su Quota 41 e proroga opzione donna é davvero mancata la volontà politica? (mia risposta al sig. Pietro_62)


Sig. Pietro_62, con il suo passo in più mi propone un esercizio più difficile.

Tra parlamentari (senatori e deputati), consiglieri regionali e assessori, sindaci e consiglieri comunali arriviamo a circa 200.000 (duecentomila) politici. La cifra è decisamente orientativa, va considerata come ordine di grandezza, giusto per non dire che sono dell’ordine di “milioni”.

Per i parlamentari non servono 40 anni per andare in pensione: è sufficiente aver maturato 5 anni effettivi da parlamentare per godere la pensione (che per i parlamentari si chiama “vitalizio”) al compimento dei 65 anni di età. Se si è parlamentari per altri 5 anni, l’età per la pensione diminuisce di un anno per ogni anno del mandato, e si potrebbe quindi andare in pensione al compimento dei 60 anni. La pensione di un parlamentare che abbia portato a termine il suo mandato di 5 anni ammonta a circa 1.200 euro lorde mensili.

Volendo fare quindi una media pensionistica del pollo di circa 6.000 euro lorde mensili (dato da: (10.500+1200)/2), allora per pagare 200.000 pensioni dei politici occorrerebbero all’incirca 9 lavoratori attivi “normali”. Valori da considerarsi più da esercizio che realistici, si intende.

I politici versano i contributi? Vorrei prendere in prestito l’espressione di Vittorio Gassman: “Ah, questo lo ignoro!” (ma sono propenso a credere di sì, che i politici versino i contributi).

POST N. 158

28 Dicembre 2022 alle 21:50 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni 2023, su Quota 41 e proroga opzione donna é davvero mancata la volontà politica? (mia risposta al sig. Pietro_62)


Sig. Pietro_62, ho provato a fare l’esercizio che mi ha richiesto, ma prenda i risultati con molta leggerezza.

Per semplificare e rendere comprensibile il ragionamento, supponiamo che un politico segua le stesse regole di un comune lavoratore, e cioè che versi in contributi una quota proporzionale al suo reddito mensile lordo e che vada in pensione con le stesse regole del comune lavoratore.

Prima di tutto, definiamo chi è il “politico”. Il politico è: un senatore, un deputato, un ministro, un presidente di regione, un consigliere regionale, un sindaco, un consigliere comunale.

Quanto guadagna un politico? Mediamente 15.000 (quindicimila) euro lordi mensili. La sua pensione sarà di circa il 70% del suo stipendio lordo e quindi sarà di circa 10.500 euro lordi mensili.

Supponiamo che tale politico versi il 40% del suo stipendio lordo mensile in contributi, che equivale a 6.000 euro lordi mensili.

Se la pensione media di un pensionato medio è di 1.500 euro lordi mensili, allora un politico attivo potrà finanziare la pensione di 4 pensionati che percepiscono una pensione lorda mensile di 1.500 euro (corrispondente ad una pensione netta mensile di 1.200 euro circa).

Ora, sig. Pietro_62, lei mi domanda: quanti lavoratori servirebbero per pagare la pensione di un politico?

Allora: un lavoratore medio guadagna 2.000 (duemila) euro lordi mensili (corrispondenti a circa 1.400 euro netti mensili, più o meno) e versa il 33% in contributi, pari a 660 euro lordi mensili (una quota parte di questi 33%, ovvero circa il 23% li versa l’azienda di cui il lavoratore è dipendente).

Per poter finanziare la pensione lorda mensile di un politico pari a circa 10.500 euro, occorreranno 10.500/660=15,9 lavoratori attivi (quindi, arrotondando, 16 lavoratori attivi).

Le rinnovo, sig. Pietro_62, il mio invito a considerare con estrema cautela le considerazioni numeriche da me fatte. Per una risposta precisa sarebbe meglio chiedere all’INPS, oppure al Prof. Alberto Brambilla, Presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali.

POST N. 157

28 Dicembre 2022 alle 19:35 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni 2023, su Quota 41 e proroga opzione donna é davvero mancata la volontà politica? (mia risposta al sig. Luigi 41)


Sig. Luigi 41, la proposta del gruppo UTP la trovo ragionevole, e rispondente alle aspettative sia dei lavoratori che delle lavoratrici.

Inoltre, favorendo il pensionamento dei lavoratori ultrasessantenni, creerebbe le condizioni per avviare il ricambio generazionale, che non è soltanto un termine “alla moda”, ma una reale necessità per lo sviluppo delle imprese nell’era digitale e, di conseguenza, per la crescita del PIL (obiettivo molto avvertito dal Governo).

Lei dice che “il governo dovrebbe semplicemente fare propria la proposta del gruppo UTP”, ma il punto è proprio questo! Come agire affinché il Governo faccia propria la proposta del gruppo UTP?

Al tavolo col Governo non siede il Gruppo UTP, ma siedono i Sindacati. Quindi, la proposta UTP dovrebbe essere fatta propria dai Sindacati, e presentata dai Sindacati al Governo.

Il suggerimento che mi sentirei quindi di dare al gruppo UTP è, se già non l’ha fatto, quello di prendere contatto con i rappresentati sindacali e verificare insieme pochi ma importanti punti sui quali creare l’impianto che si tradurrà in proposta da presentare al Governo nel 2023.

La proposta dovrà delineare in termini chiari e inequivocabili non solo gli obiettivi da raggiungere ma anche i mezzi per raggiunger gli obiettivi, prestando particolare attenzione a come tali mezzi vengono espressi.

Non basterebbe, per esempio, affermare che “i soldi ci sono”, oppure che occorre “contrastare l’evasione fiscale”, oppure che occorre la “volontà politica” di farlo. Occorrerà definire un percorso preciso di sviluppo, che tenga conto della capacità dello Stato di finanziare le pensioni partendo dal presupposto che lo Stato si trova ad operare già al pieno della propria capacità di finanziamento.

Poiché le risorse principali per il finanziamento delle pensioni derivano dai contributi dei lavoratori attivi, occorrerà precisare come incrementare il livello di occupazione, in presenza, peraltro, di un’automazione che va sempre più diffondendosi, erodendo quindi i posti di lavoro.

Ecco che siamo arrivati al punto in cui trovo un “deficit di soluzione” (per così dire), un punto debole nella proposta del gruppo UTP: non viene descritto in che modo le nuove pensioni possono essere finanziate con nuova occupazione.

POST N. 156

28 Dicembre 2022 alle 22:36 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2023, ultime: quali margini di manovra ha ancora il Governo? (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)


Sig. Franco Giuseppe, per certi versi i politici si presentano come degli imbonitori, e provano a vendere, per esempio, il “prodotto pensione”. La gente ci crede e “paga” dando il proprio voto. Ma poi si scopre che il “prodotto pensione” è una scatola vuota. Allora le domando, sig. Franco Giuseppe: come si fa a provare che il “prodotto pensione” è una truffa, un raggiro, un imbroglio, un inganno? Come si fa a provare che il politico sapeva fin dall’inizio che non avrebbe potuto mantenere la promessa fatta per la quale ha ricevuto “in cambio” (quindi uno scambio c’è stato, anche se non di natura monetaria) il voto dell’elettore?

Io non tendo a giustificare alcuno. Non sono un difensore, né tantomeno un giudice. Mi attengo ai fatti. E i fatti sono questi: è facile stare all’opposizione e dire che cosa fare, ma non è facile stare al governo è fare ciò che si voleva fare.

Quando non si ha alcuna responsabilità si è liberi di fare ciò che si vuole (sempre entro certi limiti, si intende). Ma quando si hanno delle responsabilità, non si è più liberi di fare ciò che si vuole, ci sono nuovi vincoli, nuove regole, nuove norme.

Una donna può vestirsi come le pare. Ma è bene che sappia che l’uomo il più delle volte è guidato più dall’istinto che dalla ragione.

A Milano, dove abito, vedo spesso (ma davvero spesso) su Viale Monza (tra Piazzale Loreto e Sesto San Giovanni) ciclisti su piste ciclabili che vanno contromano e passano con il rosso. I ciclisti possono fare ciò che vogliono, ma è bene che sappiano che possono incorrere in incidenti stradali.

In tali esempi (gli stessi che lei mi ha portato) non esprimo giudizi, ma solo relazioni tra causa ed effetto.

Personalmente non ho elementi per provare che un politico mente. Posso pensarlo, e quindi posso regolarmi di conseguenza, se votarlo o meno. Ma non posso emettere la sentenza che è un “politico mentitore” solo perché, una volta eletto, non è riuscito a mantenere la promessa fatta. Non ne ho le prove. E se è vero che nel nostro ordinamento giuridico vale la presunzione di innocenza, allora devo anche ammettere per il politico la presunzione della “buona fede”, fino a prova contraria. Ma qual è questa prova contraria?

Le ripeto, sig. Franco Giuseppe, io posso anche pensare che i politici oggi al Governo hanno preso in giro le persone. Ma non ne ho le prove.

POST N. 155

28 Dicembre 2022 alle 22:36 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2023, ultime: quali margini di manovra ha ancora il Governo? (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)


Sig. Franco Giuseppe, per certi versi i politici si presentano come degli imbonitori, e provano a vendere, per esempio, il “prodotto pensione”. La gente ci crede e “paga” dando il proprio voto. Ma poi si scopre che il “prodotto pensione” è una scatola vuota. Allora le domando, sig. Franco Giuseppe: come si fa a provare che il “prodotto pensione” è una truffa, un raggiro, un imbroglio, un inganno? Come si fa a provare che il politico sapeva fin dall’inizio che non avrebbe potuto mantenere la promessa fatta per la quale ha ricevuto “in cambio” (quindi uno scambio c’è stato, anche se non di natura monetaria) il voto dell’elettore?

Io non tendo a giustificare alcuno. Non sono un difensore, né tantomeno un giudice. Mi attengo ai fatti. E i fatti sono questi: è facile stare all’opposizione e dire che cosa fare, ma non è facile stare al governo è fare ciò che si voleva fare.

Quando non si ha alcuna responsabilità si è liberi di fare ciò che si vuole (sempre entro certi limiti, si intende). Ma quando si hanno delle responsabilità, non si è più liberi di fare ciò che si vuole, ci sono nuovi vincoli, nuove regole, nuove norme.

Una donna può vestirsi come le pare. Ma è bene che sappia che l’uomo il più delle volte è guidato più dall’istinto che dalla ragione.

A Milano, dove abito, vedo spesso (ma davvero spesso) su Viale Monza (tra Piazzale Loreto e Sesto San Giovanni) ciclisti su piste ciclabili che vanno contromano e passano con il rosso. I ciclisti possono fare ciò che vogliono, ma è bene che sappiano che possono incorrere in incidenti stradali.

In tali esempi (gli stessi che lei mi ha portato) non esprimo giudizi, ma solo relazioni tra causa ed effetto.

Personalmente non ho elementi per provare che un politico mente. Posso pensarlo, e quindi posso regolarmi di conseguenza, se votarlo o meno. Ma non posso emettere la sentenza che è un “politico mentitore” solo perché, una volta eletto, non è riuscito a mantenere la promessa fatta. Non ne ho le prove. E se è vero che nel nostro ordinamento giuridico vale la presunzione di innocenza, allora devo anche ammettere per il politico la presunzione della “buona fede”, fino a prova contraria. Ma qual è questa prova contraria?

Le ripeto, sig. Franco Giuseppe, io posso anche pensare che i politici oggi al Governo hanno preso in giro le persone. Ma non ne ho le prove.

POST N. 154

28 Dicembre 2022 alle 18:11 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2023, ultime: quali margini di manovra ha ancora il Governo? (mia risposta al sig.ra M.Luisa61)


Sig.ra M.Luisa 61 il debito pubblico italiano è composto da diverse sigle: BOT, BTP, CCT… Tra queste riconoscerà certamente i BOT (Buoni Ordinari del Tesoro). I BTP, invece, sono i Buoni del Tesoro Poliennali (con scadenza superiore all’anno solare).

Per dire le cose semplici, i BOT sono per i risparmiatori (ovvero per le famiglie), mentre i BTP sono più indicati per gli investitori (generalmente esteri).

A mio avviso, data la liquidità disponibile sui conti correnti degli italiani, lo Stato dovrebbe richiedere più BOT delle famiglie italiane (che in qualsiasi momento potranno richiedere indietro la liquidità sulla base delle proprie necessità) e meno BTP degli investitori esteri. Insomma, più Italia e meno estero.

Come si forma il debito pubblico? Si forma con il deficit pubblico. Il deficit pubblico è quello che emerge nella Legge di Bilancio e sta ad indicare il fabbisogno dello Stato. Per colmare tale deficit, lo Stato ricorre ai prestiti tramite emissioni di BOT, BTP, ecc. Per ottenere tali prestiti, lo Stato paga degli interessi (proprio come accade quando si chiede un muto alla banca, alla quale dopo un periodo di tempo concordato occorre restituire la somma prestata, più gli interessi).

La somma dei vari deficit pubblici accumulati negli anni, comprensivi degli interessi, forma il debito pubblico. Il debito pubblico di per sé non è un problema se si è in grado di restituire il prestito ricevuto. Una famiglia può chiedere, per esempio, un muto ventennale pagando una rata mensile di duemila euro, premesso che abbia un reddito in grado di sostenere tale pagamento. Quindi, per lo Stato, è importante la capacità di coprire il debito pubblico con il suo reddito che è il PIL (prodotto Interno Lordo). Per questo si fa riferimento al rapporto “debito pubblico/PIL”.

Se il PIL non cresce, o cresce pochissimo, il debito pubblico diventa un problema enorme, occorre evitare innanzitutto di ricorrere ad altri prestiti, ridurre la spesa pubblica, in modo da non avere deficit pubblico, ridurre quindi i servizi pubblici (sanitari, scolastici) e le prestazioni pensionistiche (soprattutto).

Se il Governo dimostra di non essere all’altezza di controllare la spesa pubblica, e quindi il debito pubblico, gli investitori chiedono un tasso di interesse più alto (perché il rischio di non vedere restituiti i soldi è alto), e qui entra in gioco lo spread: quanto più è alto lo spread, tanto maggiore saranno gli interessi che lo Stato dovrà pagare per ottenere il prestito di cui necessita. Oggi, mercoledì 28 dicembre 2022 alle ore 18:05 lo spread è pari a 212,8 (non è proprio una bella cosa).

Se lo spread diventa altissimo, per esempio, 500, come accadde nel 2010 col Governo Berlusconi IV, potrebbe intervenire la BCE per acquistare i BTP. Nel 2010 la BCE di Mario Draghi non intervenne, e il Governo Berlusconi cadde.

Infine, occorre dire una cosa che forse pochissimi sanno. Quando lo Stato dice che abbasserà le tasse e intanto chiede prestiti, bisogna prestare attenzione a credergli. Perché, in economia, “prestiti oggi” significa “tasse domani”.

POST N. 153

28 Dicembre 2022 alle 17:06 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2023, ultime: quali margini di manovra ha ancora il Governo? (mia risposta al sig. Stefano1961)


Sig. Stefano1961, come ho risposto al sig. Franco Giuseppe, non è mia intenzione incolpare alcuno, né Governo né elettori.

Forse anche lei avrà visto il film “V per Vendetta” in cui il personaggio V (che indossa la maschera di Guy Fawkes) invita le persone a guardarsi allo specchio per conoscere il volto di chi è responsabile dello stato di coercizione e di terrore in cui essi si trovano a vivere.

È un film, lo so; mentre la nostra realtà è tutt’altro che un film. Ma è un film che invita a riflettere, che invita a ruotare il riflettore verso se stessi. In fin dei conti, chi ha votato i Partiti che ora sono al Governo?

Non ho letto il libro di Erich Fromm che lei cita, e pertanto non saprei come interpretare la figura del “politico menzognero”. Mi torna alla mente invece un’osservazione acuta di Winston Churchill quando afferma che “il politico diventa uomo di stato quando inizia a pensare alle prossime generazioni invece che alle prossime elezioni”. Ecco, anziché attribuire l’attributo di “menzognero” al politico, sarei più propenso a differenziare il politico dall’uomo di Stato.

Abbiamo al Governo dei politici. Non uomini di Stato.

POST N. 152

28 Dicembre 2022 alle 15:23 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2023, ultime: quali margini di manovra ha ancora il Governo? (mia risposta al sig. Franco)


Sig. Franco, la sua domanda è diretta e legittima, e meriterebbe pertanto una legittima risposta.

Ma non mi è possibile risponderle ora, senza avere prima trovato le parole adeguate da rivolgere alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con cui esprimere, in maniera semplice e comprensibile a tutti, le mie argomentazioni supportate da modelli matematici ancora sconosciuti a tutti (quindi, le lascio immaginare le difficoltà che dovrò affrontare).

Sarà una “Lettera aperta”, che la Redazione di Pensionipertutti potrà pubblicare su questo sito qualora la riterrà meritevole di essere pubblicata.

Intanto, faccio appello alla sua comprensione e la inviterei ad attendere gennaio/febbraio 2023 per conoscere la risposta alla sua domanda.

POST N. 151

28 Dicembre 2022 alle 14:57 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2023, ultime: quali margini di manovra ha ancora il Governo? (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)


Sig. Franco Giuseppe, lasci che le riporti un pensiero di Demostene, filosofo vissuto circa nel 400 a.c. che studiai in terza liceo scientifico sul Vol. 1 di “Storia del pensiero scientifico” di Nicola Abbagnano (3 volumi, con copertina gialla e strisce marroni verticali). Ebbene, Demostene osservava che “nulla è più facile che illudersi, perché l’uomo crede vero ciò che desidera”.

In un certo senso, è vero, si pecca di ingenuità nel credere vera la promessa di poter andare in pensione anticipata a 41 anni indipendentemente dall’età anagrafica con un debito pubblico che supera abbondantemente quello del 2011 da cui scaturì la Riforma Fornero.

Se la promessa non è stata mantenuta, tale “colpa” non è di nessuno: né di chi ha fatto la promessa (senza sapere come mantenerla), né di chi ha creduto in quella promessa (senza sapere che non si sarebbe potuta mantenere).

La parola “colpa” è assai ricorrente, anche nei presenti commenti. Ricordo che, quando al lavoro si verificava la caduta di un’applicazione software che arrecava l’interruzione momentanea del servizio ai clienti, il responsabile della produzione veniva immediatamente da me per dirmi: “di chi è la colpa?”

In altre parole, la responsabilità del disservizio era da attribuirsi alla struttura Operativa oppure alla struttura Applicativa?

In cuor mio la responsabilità era da attribuirsi ad entrambe le strutture, sia pure in percentuali differenti. Agli Applicativi, perché non avevano testato l’applicazione in maniera esaustiva; agli Operativi, perché avevano accettato di passare in produzione un’applicazione non testata in maniera esaustiva.

Così, lo ripeto, se le promesse elettorali non sono state mantenute, la colpa non è né degli elettori, né degli eletti. Ma certamente la responsabilità della mancata realizzazione delle promesse elettorali, sia pure in percentuali differenti, è di entrambi: degli eletti, che hanno fatto le promesse senza averle “testate” nella loro attuazione; degli elettori, che le hanno “accettate” senza passarle al vaglio della ragione (perché hanno creduto vero ciò che desideravano fosse vero).

POST N. 150

28 Dicembre 2022 alle 13:59 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2023, ultime: quali margini di manovra ha ancora il Governo? (mia risposta al sig. Giovanni)


Sig. Giovanni, non ignoro affatto i miliardi che lo Stato perde per mancata riscossione di IVA e di contributi, oppure per il salvataggio di banche e di imprese. Questi sono aspetti che vanno senza dubbio considerati, affrontati e risolti in maniera adeguata.

Il mio campo di interesse è la produzione (di beni e servizi), in particolare il mio interesse riguarda l’impiego dei fattori di produzione capitale e lavoro con focus sul lavoro.

Nel lavoro è riposta l’identità dell’individuo, il sostentamento della famiglia, la dignità della persona sociale.

Sono fermamente convinto, e lo affermo senza alcuna ombra di dubbio, che una volta risolto il problema del lavoro, tutti gli altri problemi economici e sociali si scioglieranno come neve al sole.

I derivati sono asset pericolosissimi (ma devo confessare che non mi occupo di finanza). Spero proprio che l’interesse delle banche e di Istituzioni non passi dai derivati alle criptovalute (altro asset finanziario che considero di particolare pericolosità).

POST N. 149

28 Dicembre 2022 alle 13:36 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2023, ultime: quali margini di manovra ha ancora il Governo? (mia risposta al sig. Luigi41)


Sig. Luigi41, ho tenuto a precisare che non riscontro colpe nel Governo Meloni che, costretto dagli eventi (inflazione innanzitutto), si trova ad agire in termini assistenziali (aiuti a famiglie e ad imprese).

Non trovo neppure colpe negli elettori che hanno letto i programmi elettorali, i quali, però, sono stati scritti dagli elettori stessi.

Non bisogna dimenticare che i politici che affrontano una campagna elettorale sono affiancati dai cosiddetti “spin doctor”, coloro che impostano la campagna elettorale, che sono persone qualificate e capaci di catturare il sentiment del popolo (sentiment che viene sintetizzato in slogan semplici ed immediati del tipo “Io Credo”, “Siamo pronti”). Tali spin doctor ricorrono a sondaggi di opinioni, ad analisi di ciò che si dice in rete, e quant’altro. Ecco dunque, che il COSA (il programma) è quello scritto dal popolo, mentre il COME (con quali modalità e strumenti verrà attuato il programma) non viene esplicitato in campagna elettorale dai politici. Quando i politici verranno eletti, si troveranno a dover affrontare il COME attuare il programma che avevano promesso di attuare, e si trovano in difficoltà.

Occorre onestà intellettuale, dirà lei, sig. Luigi41. La Prof.ssa Fornero fu intellettualmente onesta nel 2011 quando, per motivare i sacrifici che si sarebbero dovuti sostenere, affermò che occorre “evitare la vecchia pratica di promettere a qualcuno presente oggi trasferendo l’onere di questa promessa a qualcuno che oggi conta poco o magari che non c’è ancora, cioè le generazioni future”.

La prof.ssa Fornero, lo sappiamo tutti, non è un politico. E sappiamo anche tutti come da molti viene considerata per la sua onestà intellettuale.

POST N. 148

28 Dicembre 2022 alle 13:32 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2023, ultime: quali margini di manovra ha ancora il Governo? (mia risposta al sig. Lucky)


Sig. Lucky, non c’è alcuna speranza che le proposte di anticipo pensionistico come quelle di Tridico, Rizzetto, Damiano vengano accolte dal Governo.

È vero che si tratterebbe “solo” di anticipo di cassa, ma neppure questo anticipo sarebbe possibile, dal momento che ora il problema che il Governo ha è di individuare dove recuperare risorse per l’adeguamento delle pensioni all’inflazione. E questo, per quanto riguarda le uscite.

C’è anche l’altra faccia della medaglia, che riguarda le entrate. Se si mandano in pensione i lavoratori anziani, si riduce la forza lavoro che versa contributi alti, e quindi si verrebbe a creare un vuoto contributivo che sarebbe penalizzante per il pagamento delle pensioni. In più, anche le nuove pensioni sarebbero soggette all’adeguamento automatico all’inflazione.

L’inflazione ha decisamente spiazzato il Governo. In pratica, l’ha messo nella condizione di non poter mantenere fede alle promesse elettorali.

Si potrebbe pensare all’APE volontaria, l’Anticipo Pensionistico volontario, che viene finanziato dalle banche (anziché dallo Stato) tramite una sorta di “accensione” di un mutuo ventennale da parte del futuro pensionato. Ma anche qui ci sarebbe un problema: lo Stato risolverebbe il problema delle uscite, ma rimarrebbe il problema delle entrate contributive. Pertanto, nemmeno l’accesso anticipato con l’APE volontaria sarebbe percorribile.

POST N. 147

27 Dicembre 2022 alle 23:13 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2023, ultime: quali margini di manovra ha ancora il Governo?


Rispondo con questo post ai diversi commenti che mi chiamano in causa.

Preciso che non rientra nelle mie intenzioni “scusare” (ovvero “giustificare”), o “avallare” (ovvero “approvare”) il comportamento del Governo Meloni le cui azioni provo ad interpretarle in termini di causa-effetto.

Un elevato debito pubblico, unito alle pressioni europee per ridurlo, avrebbe mai potuto consentire quel grado di flessibilità pensionistica che era stato promesso in campagna elettorale? Più precisamente: se la Riforma Fornero era nata per sanare le finanze pubbliche, come si sarebbe potuta realizzare una Riforma Previdenziale più favorevole della Riforma Fornero con finanze pubbliche peggiorate?

Se i Partiti oggi al Governo avessero detto durante la campagna elettorale: “non facciamo promesse che sappiamo di non poter mantenere, ma ancora una volta siamo costretti a chiedere agli italiani di fare sacrifici” (grossomodo è quanto fu detto dal Governo Monti nel 2011), ebbene, credo proprio che il Governo Meloni oggi non ci sarebbe, ma nutro la ragionevole convinzione che staremmo qui a parlarne anche se a governare ci fosse stato un Governo di Centrosinistra.

Durante la campagna elettorale gli elettori credono a quel miraggio che realizza le loro aspirazioni, e i politici alimentano quel miraggio edulcorandolo con allettanti promesse al punto che, a furia di ripeterle, anche loro finiscono col credere a quel miraggio, un disegno sulla sabbia come quelle belle figure che i bimbi costruiscono assieme al padre in riva al mare. Ma quando soffia il vento della realtà quel disegno piano piano svanisce e con esso pure il miraggio. Gli elettori rimangono delusi, tanto più profondamente quanto più elevata era la loro aspettativa; mentre gli eletti rimangono ancorati a quel miraggio traslandolo in un tempo un po’ più lontano. La macchina elettorale funziona così.

Con chi bisogna prendersela? Con gli eletti che hanno fatto promesse che non riescono a mantenere; o con gli elettori che hanno instillato negli eletti promesse che non possono essere mantenute?

Ci sono cose che potrebbero essere cambiate (ma per farlo, occorre cambiare le circostanze): il ricongiungimento gratuito dei contributi versati in casse separate nel caso di Opzione Donna, per esempio; oppure il riscatto gratuito della laurea. Il fatto che si creino ostacoli per accedere alle pensioni anticipate, non tanto in termini di importi pensionistici (o perlomeno non solo in questi termini), quanto invece in termini di appartenenza a categorie disagiate come nell’ultima versione di Opzione Donna, è indicatore di una condizione davvero grave del nostro sistema previdenziale, del nostro sistema economico, del nostro sistema sociale.

È questo a doverci davvero turbare. Più dei nostri risentimenti.

POST N. 146

12 Dicembre 2022 alle 23:37 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2023: Quota 41+62, Opzione donna, Ape sociale: si poteva fare di più? (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)


Sig. Franco Giuseppe, due opinioni poste a confronto possono apparire opposte tra loro perché magari le cose vengono viste da prospettive differenti. Una scala vista dall’alto assomiglia ad una discesa; vista dal basso assomiglia a una salita.

Una opinione, in quanto tale, vale poco se non attrae consensi. La ricerca del consenso è basilare in campagna elettorale, al punto che ci si spinge ben oltre la frontiera dell’attuabile.

Quota 100, Quota 102, Quota 103: un tentativo progressivo di “cancellare” la Riforma Fornero piuttosto ingenuo (mi verrebbe da dire).

Un’idea la si vince con un’altra idea. Una Riforma la si sostituisce con un’altra Riforma.

POST N. 145

12 Dicembre 2022 alle 22:13 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2023: Quota 41+62, Opzione donna, Ape sociale: si poteva fare di più? (mia risposta al sig. Brillo)


Sig. Brillo, ci sono molte cose che sembrano ragionevoli da attuare, ma che all’atto pratico sembrano irrealizzabili.

Senza dubbio ci sono dei razionali su cui si fondano le attività governative. Tali razionali ci sono in parte sconosciuti e pertanto sfuggono alla nostra comprensione.

Ma di una cosa possiamo essere certi: per la maggior parte delle volte c’è sempre chi è agevolato e chi invece viene penalizzato (come peraltro lei giustamente osserva).

La Riforma Fornero è quella che tratta tutti in maniera equa. Ma è un’equità che sta compromettendo la funzione stessa per la quale la Riforma Fornero è stata concepita: l’equità intergenerazionale. Giovani a casa e anziani al lavoro.

POST N. 144

12 Dicembre 2022 alle 19:09 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2023: Quota 41+62, Opzione donna, Ape sociale: si poteva fare di più? (mia risposta al sig. Mog)


Sig. Mog, riguardo all’APE sociale, rispondo alla sua domanda se sia “obbligatorio anche il fatto di aver lavorato per 18 degli ultimi 36 mesi” rimandandola al sito INPS che potrà raggiungere tramite il seguente link: https://www.inps.it/prestazioni-servizi/ape-sociale-anticipo-pensionistico.

All’APE sociale possono aderire lavoratori che abbiano compiuto almeno 63 anni di età e che siano: o disoccupati, o caregiver, o invalidi civili con un’invalidità superiore o uguale al 74%, o lavoratori che svolgono mansioni gravose.

Il suo riferimento ai “18 mesi degli ultimi 36 mesi” ricade nella casistica dei lavoratori che (riporto le parole dell’INPS) “si trovano in stato di disoccupazione a seguito di cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale nell’ambito della procedura di cui all’articolo 7 della legge 15 luglio 1966, n. 604, ovvero per scadenza del termine del rapporto di lavoro a tempo determinato a condizione che abbiano avuto, nei 36 mesi precedenti la cessazione del rapporto, periodi di lavoro dipendente per almeno 18 mesi hanno concluso integralmente la prestazione per la disoccupazione loro spettante e sono in possesso di un’anzianità contributiva di almeno 30 anni”.

La sua domanda se sia “obbligatorio anche il fatto di aver lavorato per 18 degli ultimi 36 mesi” andrebbe riformulata nel modo seguente: “è obbligatorio avere svolto lavoro dipendente per almeno 18 mesi nei 36 mesi precedenti la cessazione del rapporto di lavoro a causa di licenziamento?”. La risposta è: sì, per potere accedere all’APE sociale, se si è disoccupati a causa di licenziamento, occorre:

– avere 63 anni di età anagrafica

– avere maturato un’anzianità contributiva di almeno 30 anni

– avere svolto almeno 18 mesi da dipendente nei 36 mesi che precedono il licenziamento.

Avendo meglio precisato la sua domanda, ed avendo esposto i requisiti per l’APE sociale riguardo ai disoccupati, il “controsenso” che lei aveva evidenziato sparisce.

POST N. 143

12 Dicembre 2022 alle 17:20 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2023: Quota 41+62, Opzione donna, Ape sociale: si poteva fare di più? (mia risposta alla sig.ra Veronica)


Sig.ra Veronica, la sua affermazione che “l’istituto della pensione nasce con l’intento di sostenere dignitosamente il lavoratore una volta pensionato” è corretta.

Per esempio, uno dei motivi per cui, in alcuni casi, si fissa come requisito che l’assegno pensionistico sia maggiore o uguale a 1,2 volte il trattamento minimo (come nella Proposta Tridico “anticipo della quota contributiva della pensione da 63 anni” avente come requisito almeno 20 anni di contribuzione e un importo minimo di 1,2 volte l’assegno sociale) serve proprio a garantire al futuro pensionato un tenore di vita dignitoso, corrispondente all’incirca a quello che aveva durante l’attività lavorativa. Non solo. Serve anche allo Stato per evitare di intervenire con la fiscalità generale al fine di portare la pensione proprio a un livello “dignitoso” (c’è anche da aggiungere, però, che la pensione minima di 525,38 euro nel 2022 non è affatto ad un livello dignitoso, ed avrebbe ragione Berlusconi nel portare le minime a 1.000 euro. Ma questa è un’altra storia).

Poi lei, sig.ra Veronica, si domanda: “è ancora giusto e sostenibile pagare alte e altissime pensioni a chi ha avuto alti, altissimi stipendi?”. Ebbene, chi aveva altissimi stipendi conduceva un tenore di vita anche altissimo, e quindi, in base al principio sancito prima (che la pensione serve a garantire lo stesso tenore di vita che si aveva prima) allora è giustificato avere una pensione altrettanto alta (premesso, però, che siano stati versati i dovuti contributi). Occorre aggiungere, inoltre, che chi ha una pensione alta ha anche un’aliquota IRPEF alta. Inoltre, a volte si chiede ai percettori di pensioni con alti importi un “contributo di solidarietà” (come è avvenuto con l’introduzione della Riforma Fornero nel 2012).

Fissare un tetto massimo per le pensioni? Personalmente non fisserei un tetto massimo, ma interverrei con misure di politica fiscale, innalzando, per esempio, in maniera progressiva le aliquote fiscali tali da poter aumentare i trattamenti minimi pensionistici a 1.000 euro.

Lei, sig.ra Veronica, mi porta l’esempio degli USA in cui “esiste un tetto per l’assegno pensionistico, che non è parametrato ai forti guadagni che si sono avuti durante la carriera lavorativa”. Per mio conto, ho la propensione a procedere sempre con estrema cautela nel confrontare un Paese con un altro (persino col confronto fra l’Italia e la Germania dove vivo spesso). Ogni Paese ha una propria cultura, tradizione, conoscenze, esperienze, risorse, tecnologie. In altre parole, ogni Paese ha una propria identità, che è difficile (forse addirittura impossibile) da emulare.

Per quanto riguarda, invece, il perché la normativa non permetta al lavoratore di sanare i buchi contributivi antecedenti il 1996 (so che la questione la riguarda da vicino, in quanto aveva scritto in un suo post del 2020 che ha tre anni di buchi prima del 1996), non mi riesce di trovare una spiegazione soddisfacente.

POST N. 142

12 Dicembre 2022 alle 15:26 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2023: Quota 41+62, Opzione donna, Ape sociale: si poteva fare di più? (mia risposta al sig. Bruno)


Sig. Bruno, i coefficienti di trasformazione per il 2023-2024 sono stati aggiornati (Decreto Ministeriale datato 30/11/2022 in relazione alla “Revisione Biennale dei Coefficienti di Trasformazione”).

Dal 1° gennaio 2023 i coefficienti di trasformazione per il biennio 2023-2024 verranno innalzati rispetto a quelli vigenti.

A titolo informativo, riporto solo le variazioni relative all’età di pensionamento 62, 63, 64.

Età di pensionamento 62 – coefficiente attuale: 4,770%; dal 1° gennaio 2023: 4,882%

Età di pensionamento 63 – coefficiente attuale: 4,910%; dal 1° gennaio 2023: 5,028%

Età di pensionamento 64 – coefficiente attuale: 5,060%; dal 1° gennaio 2023: 5,184%

Quanto maggiore è il coefficiente di trasformazione, tanto maggiore sarà l’importo pensionistico.

Pertanto, più tardi si va in pensione, più alto sarà il coefficiente di trasformazione, maggiore sarà l’importo della pensione.

POST N. 141

25 Ottobre 2022 alle 13:20 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate, Quota flessibile: quali i requisiti e di cosa si tratta? (mia risposta al sig. Precoce e usurate)


Sig. Precoce e usurate, avanzo a passi tardi e lenti tra tre raggi di Partiti eloquenti (che parlano, e fanno parlare di sé) i quali, anziché recare oro, incenso e mirra (come i re magi), recano Impegno, Esperienza e Paese (leggo tra le righe: è un riferimento a Silvio Berlusconi? Ma si potrebbe anche leggere, per chi lo preferisce, Dio, Patria e Famiglia ─ purché lo si dica in silenzio, perché Dio, Patria e Famiglia sono considerati oggi più che mai disvalori, ovvero valori in senso negativo per ragioni storiche che non sto a rivangare).

Sig. Precoce e usurate, sono proprio io il “lungimirante” cui lei fa tacitamente riferimento. E tace il mio nome perché in Claudio Maria Perfetto è racchiuso un credo (non storico ma spirituale) che verte proprio sulle parole Dio, Patria e Famiglia (intese in senso positivo). Tali parole è giusto che non vengano espresse ad alta voce, perché le parole, come lei giustamente osserva, hanno la loro importanza. E le cose importanti è meglio tacerle, se vengono male espresse, o se non vengono ben comprese.

Scrivo questo post (del tutto fuori tema, lo riconosco, ma spero che la Redazione di Pensionipertutti me lo lasci passare) non già per commentare la “Quota flessibile” redatta da Consulenti del Lavoro di cui conosco molto bene il comportamento, sapendo come pensano e come agiscono, essendo stato io stesso un consulente (nel vero senso della parola, e non nel senso più generico e svilente di “lavoratore autonomo” come viene inteso in tutte le aziende in cui sono stato).

Le scrivo questo post per correggere (se lei me lo permette, naturalmente) il periodo che lei attribuisce alla mia poesia (il periodo dell’800, mentre invece è del ‘300), che ho scritto in versi endecasillabi (cioè di 11 sillabe), in terzine a rima alternata (la struttura poetica più difficile da formare) a imitazione delle terzine scritte da Dante Alighieri nella Divina Commedia (Inferno, Canto III, versi 1-9).

Riconosco di avere sbagliato due volte a scrivere quella poesia (sebbene l’avessi ideata a scopo quasi di esercizio e di gioco intellettuale). Ho sbagliato la prima volta, perché ho voluto imitare il più elevato Poeta del mondo e di tutti i tempi. Ho sbagliato la seconda volta perché il suo sarcasmo mi fa capire che con le parole (proprio come lei tiene a rimarcare) non si gioca, perché sono importanti, e la parola più importante in assoluto è “Speranza”, che è sempre accanto a noi, la sola che mai ci abbandona, la sola che ci resta accanto fino all’ultimo, perché è proprio l’ultima a morire.

Perciò, sig. Precoce e usurate, se ho urtato a sproposito la sua sensibilità (e credo di averlo fatto, altrimenti non starei qui ascrivere questo post) la prego vivamente di voler accettare le mie scuse.

POST N. 140

13 Ottobre 2022 alle 20:10 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni e fisco: su flat tax e Quota 41 Italia poco credibile, parla Perfetto (mia risposta al sig. Andrea)


Vede, sig. Andrea, se “l’Europa ce lo chiede” è perché l’Italia si è impegnata a rispettare i trattati, i patti che sono stati stipulati tra i Paesi aderenti all’Unione Europea.

Tra questi patti figurano gli impegni di ridurre il debito pubblico e la spesa pubblica a valori ritenuti “accettabili”. Ma ciò non vuol dire che non possano essere rivisti a livello collegiale per poterli rendere più “flessibili” – cosa che peraltro è già avvenuto sospendendo temporaneamente il Patto di Stabilità e di Crescita per far fronte all’emergenza indotta dalla pandemia.

Poiché la spesa pensionistica è la voce maggiore della spesa pubblica (seguita subito dopo dalla spesa sanitaria) ecco che prende forma la Riforma Fornero, la quale tende a frenare (per così dire) l’aumento progressivo della spesa pensionistica, e quindi della spesa pubblica.

Quale ingiustizia lei ravvede nella Riforma Fornero? È ingiusta perché limita la giusta libertà di scelta del lavoratore nel decidere quando ritirarsi dal lavoro? È ingiusta perché dopo 41 anni di lavoro è giusto andare in pensione? È ingiusta perché è una Riforma Previdenziale che “ce lo chiede l’Europa”, mentre sarebbe invece giusto che la Riforma Previdenziale fosse quella richiesta dagli italiani?

No. La Riforma Fornero non è ingiusta: è la riforma giusta per mantenere in ordine i conti pubblici (pensando, però, principalmente alla spesa pubblica).

Mantenendo la Riforma Fornero, la strada che stiamo percorrendo è proprio quella indicata da lei, sig. Andrea: “chi ha sempre lavorato e pagato le tasse deve continuare a lavorare e pagare le tasse fino al ricovero in ospizio”. Questo perché accade? Perché sono sempre meno le nascite, sempre meno i giovani che si inseriscono nel mondo del lavoro, sempre più precario il lavoro dei giovani, sempre meno contributi versati dai lavoratori giovani per finanziare le nuove pensioni dei lavoratori anziani.

Adesso, chi si impegna a rimediare (non già ad una ingiustizia) ma con un’inversione di percorso deve poterlo fare rispettando la segnaletica stradale, senza fare pericolose inversioni ad “U” o addirittura andare contromano.

Sig. Andrea, c’è un modo per superare la Riforma Fornero senza violare la Costituzione. Anzi, rispettando proprio la Costituzione, l’Articolo 1: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”.

L’Articolo 1 della Costituzione italiana, che riguarda l’Italia (non già l’Europa) e il lavoro (di chi ce l’ha, ma soprattutto per chi non ce l’ha) viene spesso trascurato, anche quando si parla di pensioni, che proprio sul lavoro si fondano.

Ecco cosa potrebbe (e dovrebbe) fare chi si appresta a governare: rispettare l’Articolo 1 della Costituzione italiana. Quando c’è il lavoro, tutto il resto ne deriva come naturale conseguenza. Pensioni comprese.

Il vero problema che il nuovo Governo dovrà affrontare è proprio questo: come creare nuovo lavoro.

POST N. 139

12 Ottobre 2022 alle 22:01 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni e fisco: su flat tax e Quota 41 Italia poco credibile, parla Perfetto (mia risposta al sig. Mauro 62)


Sig. Mauro 62, per approdare ad una nuova Riforma Previdenziale, occorre convincere i nostri partner europei che il superamento della Riforma Fornero (la cui piena attuazione è invece fortemente raccomandata dal Consiglio europeo) è necessaria per favorire l’occupazione (attraverso il ricambio generazionale), la crescita economica (attraverso l’impiego di forza lavoro più elastica, più orientata alle tecnologie digitali e soprattutto con maggiore propensione al consumo) e la riduzione del debito pubblico (attraverso maggiori entrate derivanti dalla maggiore produzione indotta da maggiori consumi).

L’Italia ha ceduto la propria sovranità monetaria all’Europa (l’Italia non è emettitrice dell’euro ma utilizzatrice, al pari livello delle famiglie) e quindi l’Italia dipende economicamente dalla Banca Centrale Europea per ricevere euro (vedi, per esempio, gli acquisti di titoli di Stato italiani da partre della BCE), nonché dall’Unione Europea stessa (vedi per esempio i fondi erogati all’Italia per il PNRR). Pertanto, l’Europa conta, e non si può andare contro l’Europa.

Se riflettiamo bene, ci accorgiamo che il Centrodestra di fatto sta andando alla ricerca di come accreditarsi presso l’Europa. È circolato, per esempio, per il Ministero dell’Economia il nome di Fabio Panetta, persona non schierata con alcun partito politico, di alto profilo istituzionale a livello europeo, membro del comitato esecutivo della BCE.

Ora, chiunque andrà al Ministero dell’Economia, non farà mai la flat tax, né quella al 23% né tantomeno quella al 15%. Infatti la flat tax equivarrebbe soprattutto ad abbassare le tasse ai ricchi, e alla luce di quanto è accaduto in Gran Bretagna (dove il Primo Ministro britannico Liz Truss, intenzionata ad abbassare le tasse ai ricchi, è dovuta ritornare sui propri passi, perché i mercati non hanno apprezzato l’idea) chiunque andrà al Ministero dell’Economia accantonerà sicuramente l’idea della flat tax.

L’idea della flat tax mina fortemente la credibilità di un Governo nel ridurre il debito pubblico: chiunque può rendersi conto che con minori tasse non si può ridurre il debito pubblico (anzi, al contrario, lo si aumenta). E la riduzione del debito pubblico è un input che l’Europa dà all’Italia.

Senza credibilità, non si può fare la Riforma Previdenziale che piace agli italiani, ma si può solo fare la Riforma Previdenziale che piace all’Europa, ed è la Riforma Fornero.

Perciò, come può vedere, sig. Mauro 60, il legame tra flat tax, pensioni e superamento della Riforma Fornero c’è. Ed è anche piuttosto stretto (da come la vedo io).

POST N. 138

6 Ottobre 2022 alle 19:16 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni, il centrodestra risponde a Bonomi: ‘Riforma entro l’anno’ (mia risposta al sig. Roberto)


Sig. Roberto, a mio avviso, la Riforma Fornero non può essere azzerata dal Centrodestra (ma neppure dal Centrosinistra), e se dovesse andare in porto una soluzione del tipo “63+41” sarebbe questa “pensione anticipata” ad affiancarsi alla Riforma Fornero, e non viceversa.

La Riforma Fornero potrà essere superata solo con un Governo di Unità Nazionale, ovvero, con la stessa tipologia di Governo che l’ha concepita e realizzata.

Per quanto riguarda le “finestre”, la Lega, come ce le ha messe con il Governo Conte 1, così ora – se andrà al Governo – potrebbe effettivamente rimuoverle (perlomeno queste).

POST N. 138

6 Ottobre 2022 alle 19:16 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni, il centrodestra risponde a Bonomi: ‘Riforma entro l’anno’ (mia risposta al sig. Roberto)


Sig. Roberto, a mio avviso, la Riforma Fornero non può essere azzerata dal Centrodestra (ma neppure dal Centrosinistra), e se dovesse andare in porto una soluzione del tipo “63+41” sarebbe questa “pensione anticipata” ad affiancarsi alla Riforma Fornero, e non viceversa.

La Riforma Fornero potrà essere superata solo con un Governo di Unità Nazionale, ovvero, con la stessa tipologia di Governo che l’ha concepita e realizzata.

Per quanto riguarda le “finestre”, la Lega, come ce le ha messe con il Governo Conte 1, così ora – se andrà al Governo – potrebbe effettivamente rimuoverle (perlomeno queste).

POST N. 137

6 Ottobre 2022 alle 19:13 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni, il centrodestra risponde a Bonomi: ‘Riforma entro l’anno’ (mia risposta al sig. Luigi)


Sig. Luigi, a mio giudizio diventa pressoché impossibile modificare la Riforma Fornero.

Il Centrodestra (giusto per restare in tema bellico) deve innanzitutto difendere le proprie posizioni (“Dio, Patria e Famiglia”, che sono valori che la Storia ci ha tramandato come disvalori); e non può “combattere” su molti fronti (emergenza energetica, inflazione, alleanze europee, elevato debito pubblico, “flat tax”, “Quota 41”) senza adeguate coperture (con un alleato come il Centrosinistra).

Il Centrodestra dovrà quindi concentrarsi su fronti più ristretti: emergenza energetica, inflazione, alleanze europee, elevato debito pubblico.

Con tanta carne al “fuoco”, le pensioni diventerebbero un problema in più da risolvere, e ciò potrebbe distogliere il Governo dall’attuare misure prioritarie. Credo che sia per questo che il Presidente di Confindustria Bonomi si è mostrato contrario ai prepensionamenti.

Comunque, i fatti sono il criterio della verità, e quindi occorrerà attendere i risultati che verranno prodotti dal nuovo Governo.

POST N. 136

5 Ottobre 2022 alle 21:59 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni, il centrodestra risponde a Bonomi: ‘Riforma entro l’anno’ (mia risposta al sig. Luigi)


Sig. Luigi, il problema che ha l’Italia si chiama “credibilità”.

L’Italia non è un Paese credibile. Non è credibile, per esempio, quando afferma di voler applicare la flat tax.

Più volte i costituzionalisti hanno spiegato perché non è possibile applicare la flat tax, e l’hanno spiegato richiamando l’Articolo 53 della Costituzione italiana che recita così: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.

La flat tax è “flat” cioè è “piatta”, e quindi non è “progressiva”. La flat tax va contro la Costituzione italiana; la flat tax è anticostituzionale.

Si vuole applicare la flat tax? Lo si potrebbe fare, perché no? Ma prima occorre modificare la Costituzione italiana.

L’Italia, di nuovo, non è un Paese credibile. Non è credibile, per esempio, quando afferma di voler realizzare Quota 41 a prescindere dall’età anagrafica.

Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza si dice che “Il Piano risponde a gran parte delle CSR 2019 non ancora soddisfatte” (pag. 27) (https://www.governo.it/sites/governo.it/files/PNRR.pdf).

Una delle CSR (Country Specific Recommendations) per l’Italia è la seguente: “si richiede di attuare pienamente le passate riforme pensionistiche al fine di ridurre il peso delle pensioni di vecchiaia nella spesa pubblica e creare margini per altra spesa sociale e spesa pubblica favorevole alla crescita”. In altre parole, il Consiglio europeo richiede di attuare pienamente la Riforma Fornero, e la “Quota 41 a prescindere dall’età anagrafica” non è contemplata dalla Riforma Fornero.

Si vuole applicare la Quota 41 a prescindere dall’età anagrafica? Lo si potrebbe fare, perché no? Ma prima occorre modificare il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Anche la formula “63 e 41” (come proposta da lei) troverebbe difficoltà ad affermarsi presso l’Unione europea. Qui non si tratta solo di debito pubblico, di spesa pensionistica e di quant’altro. Qui si tratta di “credibilità”, che è il fondamento di ogni cosa.

La prima cosa, in assoluto, che l’Italia dovrebbe fare è questa: rendersi credibile agli occhi dei Paesi partner europei.

POST N. 135

30 Settembre 2022 alle 16:33 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni, ultime: conta davvero chi ha vinto? Parla Perfetto (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)


Sig. Franco Giuseppe, ho assistito al confronto video del 12 settembre 2022 tra Enrico Letta e Giorgia Meloni (li ho citati in ordine alfabetico sia per nome che per cognome) disponibile al seguente link del Corriere della Sera: https://video.corriere.it/letta-meloni-confronto-video/5978343c-32a6-11ed-aa4e-c1e08594c6e6.

Il Direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, ho posto a Letta e a Meloni una serie di domande riguardanti le alleanze internazionali, il rapporto con l’Unione Europea, il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, le prime misure urgenti per far fronte all’aumento delle bollette, l’evasione fiscale, stipendi bassi e contratti precari, la corruzione, l’elezione diretta del Presidente della Repubblica.

Voglio essere franco, sig. Franco Giuseppe: mi sono piaciute le risposte sia di Letta che della Meloni. Mi sono trovato d’accordo con entrambi e con entrambi in sintonia.

Sono giunto alla decisione di votare sia per la Coalizione di Centrosinistra che per la Coalizione di Centrodestra, una per la Camera, l’altra per il Senato con la speranza che giungendo in pareggio entrambe le Coalizioni potessero aderire ad una Coalizione di Unità Nazionale.

Il Direttore Luciano Fontana ha posto un’ultima domanda a Letta e alla Meloni: “ultima domanda comune ma con una risposta che forse può essere anche un “sì” e un “no”. Si fanno tanti retroscena sulla possibilità che non ci sia una maggioranza, che si possano studiare formule di Governo. Se nessuna delle due Coalizioni dovesse arrivare ad avere una maggioranza, escludete categoricamente di poter fare un Governo di Unità Nazionale in cui ci sono i vostri due Partiti?”.

Questa volta sia Letta che Meloni hanno dato la risposta sbagliata. Sulla quale mi trovo in completo disaccordo con entrambi.

Entrambi hanno risposto quasi all’unisono (se anche lei avrà modo di osservare il video): “Sì, lo escludiamo categoricamente”.

A questo punto ho cambiato la mia decisione di voto.

Sapendo che il Centrodestra era in schiacciante vantaggio sul Centrosinistra, ho votato il PD mettendo una ics sul simbolo del PD, sia per la Camera che per il Senato. Ho votato il PD quindi per una semplice ragione: cercare di dare più forza ad una Coalizione perdente.

Sig. Franco Giuseppe, sa come io vedo le due Coalizioni del Centrodestra e del Centrosinistra? Come due sponde del letto di un fiume; come due corde ai lati di una passerella sospesa tra due valli; come due ali “ai lati d’Italia” (una bella frase palindroma, che può essere letta sia da sinistra verso destra che da destra verso sinistra).

Sarà forse perché sono un antico romantico, ma mi auguro ancora che attraverso gli incontri con il Presidente Mattarella si possa arrivare ad un Governo di Unità Nazionale con Centrodestra e Centrosinistra uniti per l’Italia (e già che siamo in tema, pure per le pensioni, va!).

POST N. 134

28 Settembre 2022 alle 13:58 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Sondaggi Elezioni politiche 2022: l’analisi dei risultati e dell’astensione record


Premetto che non sono un politologo, e quindi non mi spingo ad individuare le ragioni politiche che hanno portato il Centrodestra alla vittoria (oppure, per simmetria, il Centrosinistra alla sconfitta).

A mio parere, che ci sia un Governo di Centrodestra o un Governo di Centrosinistra non cambia proprio nulla nella gestione della Politica Economica e Sociale dell’Italia: entrambi i Governi devono rispondere all’Unione Europea, in quanto è l’UE a indirizzare la Politica Economica dei Paesi europei (e quindi anche dell’Italia).

Prima conclusione: la vittoria del Centrodestra sul Centrosinistra è una differenza che non fa alcuna differenza.

Qualcosa potrebbe cambiare se Centrodestra e Centrosinistra riuscissero a formare una Coalizione di Governo di Unità Nazionale, come lo era il Governo Draghi. Ma anche il Governo Draghi doveva rispondere agli indirizzi di Politica Economica indicati dalla UE.

Seconda conclusione: un Governo di Unità Nazionale è una condizione necessaria ma non sufficiente per gestire una Politica Economica Nazionale, che sia al tempo stesso compatibile con gli indirizzi di Politica Economica Sovranazionale indicati dall’Unione Europea.

La condizione sufficiente è rappresentata dall’adozione di misure prettamente nazionali:

Costituzione del Gruppo I.R.I. (Istituto per la Ricostruzione dell’Italia ─ soprattutto al fine di gestire la transizione digitale) con partecipazione di imprese pubbliche e private;

Nazionalizzazione di aziende operanti in settori strategici come Energia, Telecomunicazioni e Trasporti da inserire nel Gruppo I.R.I.;

Moneta digitale di Stato circolante solo in Italia, gestita da una banca governativa (es. Cassa Depositi e Prestiti) e parallelamente all’euro (gestito dalla BCE).

“Ma è un ritorno al passato!” qualcuno dirà. No. È piuttosto un invito ad un Governo di Unità Nazionale di puntare meno sugli aiuti della Unione Europea e della Banca Centrale Europea, meno sui prestiti di investitori internazionali, e più invece sulla produzione nazionale e sui prestiti dei risparmiatori italiani.

I primi risultati si potrebbero ottenere in un tempo ragionevolmente breve: maggiore controllo sui prezzi dell’energia, e maggiore controllo sull’erogazione del Reddito di Cittadinanza e su altri aiuti dello Stato a imprese e famiglie (aiuti che verrebbero erogati parte in euro e parte in moneta digitale di Stato).

In assenza di un Governo di Unità Nazionale, che cosa ci si dovrebbe invece attendere? Esattamente nulla.

O meglio, tutto cambierà (ministri es sottosegretari) senza che nulla cambi (Politica Economica e Sociale).

E per le pensioni? C’è qualche possibilità che si realizzino le aspettative dei lavoratori? Sì, c’è qualche possibilità: dipenderà da quando e come il nuovo Governo riuscirà ad elaborare una buona Riforma del Lavoro.

POST N. 133

20 Settembre 2022 alle 11:43 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2023, come uscire prima? Nuova proposta per riscatto dei contributi (mia risposta al sig. Luigi)


Sig. Luigi, permette che io risponda alla sua domanda? Lo faccio perché la risposta è sempre nella domanda, ed è lei stesso a darsi la risposta con la sua stessa domanda.

La risposta alla sua domanda è la seguente: “qualora la proposta Tridico diventasse legge e un lavoratore accettando con 41anni e mezzo di contributi la proposta la seconda tranche verrebbe erogata sempre a 67 anni”.

Vede, sig. Luigi, come tutto è così lineare? Ma vediamo cosa dice l’INPS nel suo “XXI RAPPORTO ANNUALE Luglio 2022” a pag. 211 (https://www.inps.it/docallegatiNP/Mig/Dati_analisi_bilanci/Rapporti_annuali/XXI_Rapporto_Annuale/XXI_Rapporto_Annuale.pdf).

Ciò che viene comunemente chiamata “proposta Tridico” è l’“anticipo della quota contributiva” che recita così:

“anticipo della quota contributiva della pensione: si permette ai lavoratori non appartenenti al sistema contributivo puro l’anticipo pensionistico della sola quota di pensione contributiva al raggiungimento dei seguenti requisiti: almeno 63 anni di età e 20 anni di contribuzione e un importo della quota di pensione contributiva superiore a 1,2 volte l’assegno sociale. Al raggiungimento dei requisiti di vecchiaia al lavoratore verrebbe riconosciuta anche la quota retributiva della pensione”

Come può notare lei stesso, sig. Luigi, non si fa alcun riferimento ai 41 anni di contribuzione.

Chi ha raggiunto i 41 anni di contribuzione possiede già due requisiti: 1) è “non appartenente al sistema contributivo puro” e 2) ha “almeno 20 anni di contribuzione”. Per accedere all’“anticipo della quota contributiva” occorre avere maturato altri due requisiti: 3) avere “almeno 63 anni di età”, 4) avere maturato “un importo della quota di pensione contributiva superiore a 1,2 volte l’assegno sociale” (ovvero, superiore a 468,28 x 1,2=537,94 euro).

Infine: “Al raggiungimento dei requisiti di vecchiaia al lavoratore verrebbe riconosciuta anche la quota retributiva della pensione”. Mia Nota: con il termine “requisiti di vecchiaia” si intende “67 anni di età anagrafica” (ma sarebbe sempre meglio scrivere i documenti specificando chiaramente i requisiti, anche col rischio di diventare pedanti).

Perciò, sig. Luigi, riprendendo le sue stesse parole: “qualora la proposta Tridico diventasse legge e un lavoratore accettando con 41anni e mezzo di contributi la proposta la seconda tranche verrebbe erogata sempre a 67 anni”, e NON “avrebbe diritto ad una riduzione in termini di età intendo prima del compimento dei 67 anni”.

POST N. 132

19 Settembre 2022 alle 14:58 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni 2023, ultime su anticipate: la soluzione é una ‘Grosse Koalition’ (mia risposta al sig. Luigi)

Sig. Luigi, le dico che non ha scritto delle stupidate.

Quante cose non vanno, e quante di più potrebbero andar meglio!

Eppure, ciò che conta non è ciò che accade ma ciò che noi diventiamo attraverso ciò che accade.

La verità è che né marmi, né aurei monumenti, né principi, né re sopravvivranno alle Istituzioni che nel tempo si sono create.

Le Istituzioni sono rappresentate da simboli. La bandiera è un simbolo, il Parlamento è un simbolo, l’inno nazionale è un simbolo. Sono questi simboli che legano il Popolo alla Patria, nonostante chi siamo, ciò che siamo, ciò che facciamo.

Nonostante tutto.

POST N. 131

19 Settembre 2022 alle 13:09 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni 2023, ultime su anticipate: la soluzione é una ‘Grosse Koalition’ (mia risposta al sig. Paolo prof)

Sig. Paolo prof, provo a soddisfare la sua curiosità.

Non sono candidato per nessun partito. Quanto poco mi conosce, sig. Paolo prof!

Davvero può immaginare che una persona come me, capace di inchinarsi dinanzi alla bandiera italiana soprattutto quando si è all’estero, possa frequentare quei politici le cui espressioni verbali sono di così basso livello da accomunarli al più basso precariato che vive ai margini della società?

Ma forse, chissà, forse c’è proprio bisogno che il popolo del precariato, per riscattarsi da una società ingiusta, mandi al Parlamento proprio quei politici che del precariato fanno parte.

In tal caso, saranno loro i migliori di tutti. Mentre io, di tutti il peggiore.

POST N. 130

19 Settembre 2022 alle 11:52 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni 2023, ultime su anticipate: la soluzione é una ‘Grosse Koalition’ (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)

Sig. Franco Giuseppe, è vero, ho definito la Riforma Fornero “ottima, eccellente, insuperabile”. Per poi precisare “per quanto concerne il contenimento della spesa pensionistica”. Lei ha riportato solo la prima parte del pezzo (come fanno talvolta alcuni giornalisti). Ma forse lei è stato tratto in inganno dal fatto che i due periodi non sono collegati in modo diretto ma vengono separati dal punto. Avrei dovuto utilizzare la virgola invece del punto. Pertanto, mi assumo la responsabilità della mancata chiarezza del mio pensiero che ha tratto in inganno persino lei che so essere un acuto osservatore delle espressioni altrui.

Sig. Franco Giuseppe, leggo tutti i suoi commenti e pertanto non mi è sfuggita la sua domanda se rischiavo il licenziamento. Non le ho risposto allora (suo commento del 14 settembre 2022 alle 9:52), ma colgo l’occasione per risponderle ora: no, non ero a rischio licenziamento. Aggiungo che per me non è stato mai un problema entrare in un’azienda; il difficile era uscirne, perché ero talmente utile all’azienda che nessuno voleva che andassi via. Per andare via ho dovuto sempre attendere che si aprissero le “incentivazioni all’esodo”: mi recavo dal Direttore del Personale (sapendo che lui era oltremodo interessato a mandar via quanta più gente possibile), firmavo la lettera di dimissioni volontarie, anzi, volontarissime, incassavo la mia somma da mercenario e intanto avevo già trovato un altro posto in cui andare.

Sig. Franco Giuseppe, al mondo non esistono i puri: le aziende sono assoldatrici e i lavoratori sono “soldati”, ovvero “al soldo” delle aziende e quindi sono a tutti gli effetti dei mercenari. Entrambi sono necessari all’economia. Come la guerra.

Non se la prenda se riceve delle critiche. Vuol dire che io suoi pensieri sono buoni, perché solo i buoni pensieri vengono criticati.

Personalmente sono molto favorevole alle critiche. Mi piacerebbe, anzi, ricevere tantissime critiche da parte di tutti questi professoroni, che parlano e sparlano, di rinomate Università italiane che non sarebbero capaci nemmeno di comporre una critica economica alla mia più semplice equazione. Sono economisti tradizionali, che in mondo digitale sono senz’arte e né parte, orfani di Adam Smith (padre dell’economia), di Léon Walras (padre della microeconomia), di John Maynard Keynes (padre della Macroeconomia).

Sig. Franco Giuseppe, parliamoci chiaro: questi sono i professori che abbiamo, questi sono i politici che abbiamo, questi sono gli elettori che abbiamo, questi sono gli imprenditori che abbiamo, queste sono le aziende che abbiamo.

Se andiamo a 10 km orari anziché a 100 km orari, vuol dire che non abbiamo né capacità intellettuali, né capacità politiche, né capacità imprenditoriali, né capacità umane per meritare più di quanto riusciamo ad ottenere.

Cosa accadrà il 25 settembre? Altro giro di giostra, altra corsa. Lo sappiamo già. Tutti felici e contenti, eccetto i poveri creduloni che sono rimasti con la fiammella di speranza accesa in mano (in pratica, col cerino in mano).

Lei, sig. Franco Giuseppe, mi dirà: e allora, lei cosa propone di fare?

Sig. Franco Giuseppe, ci sono solo due vie che si possono percorrere, e gliene indicherò solo una: fare silenzio dentro di sé, utilizzare le difficoltà come gradini di una scala che porta ad elevare noi stessi al di sopra delle miserie umane, spogliarci dei nostri abiti mentali quotidiani e fare ciò che faceva Niccolò Machiavelli che, quando scriveva “Il Principe”, dismetteva i suoi abiti consueti e indossava abiti appropriati al tema regale.

Sig. Franco Giuseppe, noi, tutti noi, siamo mendicanti solo in apparenza, ma siamo Re in essenza.

POST N. 129

16 Settembre 2022 alle 18:13 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni 2023, ultime su anticipate: la soluzione é una ‘Grosse Koalition’ (mia risposta al sig. Gino)

Sig. Gino, la Riforma Fornero è nata per contenere la spesa pubblica, in particolare la spesa pensionistica.

Il contenimento della spesa pensionistica nasce dal fatto che ci sono sempre meno nascite e sempre più persone anziane.

La Riforma Fornero si colloca tra questi due estremi, e al problema di meno nascite e più anziani dà la seguente soluzione: si lavora più a lungo e si va in pensione più tardi.

Molto bene. La soluzione funziona. La sostenibilità del Sistema Pensionistico viene garantita.

Ma intanto, cosa è accaduto?

Assistiamo a sempre meno lavoratori giovani (leggi “meno ‘nascite’ di lavoratori giovani”) e a sempre più lavoratori anziani (leggi “sempre più persone anziane al lavoro”).

In altre parole, la Riforma Fornero ha riprodotto il problema (meno nascite-più anziani) in una dimensione più piccola e invertita (più lavoratori anziani-meno “nascite” di lavoratori giovani).

Qualcuno si è reso conto di ciò?

La Prof.ssa Fornero se ne è resa conto? Oppure la Prof.ssa Fornero resta dell’avviso che quanto maggiore è il tasso di occupazione di anziani tanto maggiore sarà il tasso di occupazione giovanile in quanto i lavoratori anziani insegnano ai lavoratori giovani?

Se la Prof.ssa Fornero è convinta di ciò, allora è in errore, in quanto nell’era digitale è vero il contrario: sono i lavoratori giovani ad insegnare ai lavoratori anziani e questo significa che quanto maggiore è il tasso di occupazione di anziani tanto minore sarà il tasso di occupazione giovanile. E quanto minore sarà il tasso di occupazione giovanile tanto maggiore sarà il tasso di occupazione di anziani.

Ma, prima o poi, qualcuno se ne renderà conto. E ne renderà conto.

POST N. 128

16 Settembre 2022 alle 17:30 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni 2023, ultime su anticipate: la soluzione é una ‘Grosse Koalition’ (mia risposta al sig. Alex61)

Sig. Alex61, le dico una cosa in privato ma, mi raccomando, non la divulghi per non spaventare i nostri politici.

Probabilmente Mao aveva ragione nel dire che c’è tanta confusione sotto il cielo (soprattutto quando il cielo si trova sopra l’Italia, mi verrebbe da dire).

C’è davvero da domandarsi quale Coalizione, di Centrodestra o di Centrosinistra, potrà affrontare da sola i problemi legati all’energia, all’inflazione, alle pensioni, alle alluvioni, alle vaccinazioni.

C’è davvero da domandarsi quale Coalizione, di Centrosinistra o di Centrodestra, potrà affrontare da sola i problemi legati al debito pubblico, alla spesa pubblica, agli aiuti alle famiglie, agli aiuti alle imprese.

Sotto il profilo strategico, la Coalizione che vorrebbe vincere le elezioni ora farebbe bene che lasciasse vincere la Coalizione opposta (la quale crollerebbe nel giro di poco tempo sotto il peso enorme dei problemi da affrontare) per prenderne il posto con le successive elezioni anticipate. Insomma, come si direbbe in linguaggio popolare, “lasciare che ci si impicchi con la propria corda”. E, a pensarci bene, è proprio quello che il Governo Draghi sta riservando (a me pare) alla Coalizione che gli subentrerà.

Solo una Grande Coalizione (cosa che ahimè! sempre più vedo allontanarsi man mano che si avvicina il giorno del giudizio elettorale) potrà avere la forza necessaria per affrontare tutti i problemi che l’Italia ha.

Perciò, sig. Alex61, più che incrociare le dita, occorrerebbe giungere le mani, nella speranza che come in terra non sia pure così in cielo.

POST N. 127

13 Settembre 2022 alle 16:07 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni 2023: linee guida al nuovo Governo per una Riforma Pensioni equa e flessibile (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)

Sig. Franco Giuseppe, probabilmente lei si riferisce all’editoriale di Giuliano Cazzola pubblicato su Pensionipertutti in data 14 Aprile 2020 dal titolo: “Riforma pensioni 2020, ultimissime Cazzola: ‘Su quota 100 ho cambiato idea’” (https://www.pensionipertutti.it/riforma-pensioni-2020-ultimissime-cazzola-su-quota-100-ho-cambiato-idea/)

In quell’editoriale il Prof. Cazzola faceva riferimento alla “eterogenesi dei fini”, cioè all’utilizzo di qualcosa (Quota 100) che era stata studiata per un determinato fine (ricambio generazionale nei posti di lavoro) ma che adesso in piena pandemia poteva essere utilizzata per un fine diverso (ridurre i licenziamenti).

In altre parole, potendo andare in pensione con Quota 100 si fa in modo di assicurare il pensionamento a chi potrebbe eventualmente incorre in un licenziamento.

Alla fine del suo editoriale, così si esprime il Prof. Cazzola: “le finalità si invertiranno: non più nuova occupazione, ma minore disoccupazione, grazie all’approdo ad un reddito previdenziale”.

E con l’onestà intellettuale che l’ha sempre contraddistinto, il Prof. Cazzola afferma: “Del resto ci è piovuta addosso una montagna di guai. Ce ne è abbastanza per cambiare opinione”.

POST N. 126

12 Settembre 2022 alle 18:43 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni 2023: linee guida al nuovo Governo per una Riforma Pensioni equa e flessibile (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)

Sig. Franco Giuseppe, della Riforma Fornero apprezzo la “meccanica”, per così dire, l’impianto concettuale: se mancano le nascite, verranno a mancare i nuovi lavoratori; e se si vive più a lungo, venendo a mancare nuovi lavoratori, è giocoforza rimanere più a lungo al lavoro.

La Riforma Fornero richiama alla mia mente l’immagine di una massa che viene costantemente accelerata e che in virtù di tale accelerazione aumenta sempre più di massa, fino a quando tale massa diventa talmente grande che non esiste più alcuna possibilità di accelerarla, e quindi si arresterà. Non avviene proprio così in Fisica, ma l’immagine che ho in mente è grossomodo questa.

Orbene, quanto più diminuiscono le nascite e quanto più aumenta la speranza di vita, tanto più a lungo i lavoratori dovranno restare al lavoro; ma quanto più a lungo i lavoratori resteranno al lavoro, tanto meno giovani potranno entrare nel mondo del lavoro, e tanto meno nascite potranno esserci. E questo ciclo non fa altro che aumentare l’invecchiamento della popolazione dei lavoratori fino ad arrestare la “macchina pensionistica” perché più nessun lavoratore potrà andare in pensione.

La Riforma Fornero necessita di una “valvola di sfogo”, per così dire, che consenta il ricambio generazionale. Questa valvola di sfogo, questa “clausola di salvaguardia” chiamata “ricambio generazionale” non è presente nella meccanica della Riforma Fornero, la quale continua imperterrita la sua corsa generando lavoratori anziani anziché nuove nascite.

Magari la Prof.ssa Fornero ci starà pensando anche a lei a come si potrebbe “disinnescare” questo invecchiamento progressivo della popolazione dei lavoratori.

Personalmente ho sempre avuto alta stima della Prof.ssa Fornero, perché sa quello che dice, è convinta di quello che dice, e sostiene con forza di carattere le proprie convinzioni in ogni circostanza, davanti a tutti, tenendo abilmente testa a chi usa come solo argomento di controversia la storia (tragicamente penosa, lo riconosciamo tutti) degli esodati.

Non mi riferisco solo a quei politici che tirano colpi bassi, che mirano a dequalificare le persone piuttosto che a qualificare le proprie idee.

Mi riferisco anche a quei Quarantunisti e Qurantadueisti che per tirare acqua al proprio mulino tirano anche loro in ballo la storia (pur estremamente penosa, lo riconosciamo tutti, l’abbiamo già detto, ma vogliamo ricordarlo ancora come se fosse una cosa solenne da ricordare) degli esodati senza averne magari conosciuto di persona nemmeno uno.

Ma ora quei Quarantunisti e Qurantadueisti ci hanno ripensato, gli esodati sono scomparsi dalla loro memoria (nonostante la solennità del ricordo) e invocano a gran voce di non toccare la Fornero!

POST N. 125

12 Settembre 2022 alle 17:19 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni 2023: linee guida al nuovo Governo per una Riforma Pensioni equa e flessibile (mia risposta al sig. Fab60)

Sig. Fab60, sulla possibilità di separare la spesa assistenziale da quella previdenziale mi sono espresso nell’articolo del 13 giugno 2022 a firma di Erica Venditti dal titolo “Riforma pensioni 2023, ultime: giusto separare assistenza da previdenza?” (https://www.pensionipertutti.it/riforma-pensioni-2023-ultime-giusto-separare-assistenza-da-previdenza/).

Nell’articolo che le ho appena citato sostengo che separare la Previdenza dall’Assistenza non risolve il problema delle pensioni, perché il vero problema è la mancanza delle nascite.

Ho letto l’articolo di cui ha postato il link. Effettivamente, se gli “esperti” comunicano a Eurostat e quindi alla Commissione europea dati che differiscono da quelli presenti nel Bilancio INPS, allora, come dice il Prof. Alberto Brambilla, “ci facciamo male da soli!”.

Le volte che ho letto i Bilanci dell’INPS, (per quanto non sia affatto un esperto di Bilanci) mi è stato agevole individuare le voci della Previdenza finanziata con i contributi da lavoro (principalmente Pensione di vecchiaia e Pensione anticipata) e dell’Assistenza finanziata con la fiscalità generale (Pensione di invalidità civile, Assegni sociali, Pensione di cittadinanza, Reddito di cittadinanza).

In definitiva in termini contabili, la Previdenza (gestioni previdenziali) e l’Assistenza (gestioni assistenziali) sono già separate (come, ovviamente, ci si deve attendere leggendo il Bilancio INPS).

Più che domandarsi se sia il caso o meno di separare la Previdenza dall’Assistenza, occorrerebbe piuttosto porsi un’altra domanda: lo Stato versa annualmente i contributi per i dipendenti statali? A questa domanda potrebbero rispondere anche i dipendenti statali stessi, accedendo all’INPS e verificando la propria situazione contributiva, oppure chiedendo all’INPS l’Ecocert.

POST N. 124

12 Settembre 2022 alle 11:30 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni 2023: linee guida al nuovo Governo per una Riforma Pensioni equa e flessibile (mia risposta al sig. Alessandro)

Sig. Alessandro, tutte le proposte sono migliorabili o peggiorabili (anche la Riforma Fornero stessa).

Tra le proposte che vengono presentate si affermano quelle che vengono condivise dalla maggioranza.

Perché una proposta venga condivisa dalla maggioranza non basta avere ragione, bisogna essere capaci di farsela dare (lo insegna il Prof. Cazzola che a sua volta lo ha appreso da Luciano Lama).

POST N. 123

12 Settembre 2022 alle 11:09 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni 2023: linee guida al nuovo Governo per una Riforma Pensioni equa e flessibile (mia risposta al sig. Franco)

Oggi, 12 settembre 2022, alle ore 11 e zero zero precise, il sito https://www.spreadoggi.it/ annuncia: “SPREAD oggi Italia: 230,4”.

Pertanto, sig. Franco, più i Partiti continueranno ad andare in ordine sparso, più l’anticipata Fornero aumenta la sua probabilità di restare.

POST N. 122

12 Settembre 2022 alle 10:52 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni 2023: linee guida al nuovo Governo per una Riforma Pensioni equa e flessibile (mia risposta al sig. Mimmo 60)

Sig. Mimmo 60, nessun Paese occidentale ha ancora tassato il lavoro dei robot, né ai fini previdenziali né per altri fini (che io sappia).

La Corea del Sud, invece, ha applicato la tassa sui robot, per i possibili effetti sulla disoccupazione.

C’è anche un altro aspetto da prendere in considerazione, e di questo ne parla anche Beppe Grillo sul suo blog https://beppegrillo.it/corea-del-sud-sempre-piu-aziende-sostituiscono-i-lavoratori-con-i-robot/

Riguarda la sicurezza sul lavoro. Le aziende potrebbero affrettarsi a sostituire manodopera umana con manodopera robotica per evitare di andare incontro a sanzioni anche pesanti a causa della frequenza con cui si verificano le morti sul lavoro.

POST N. 121

10 Settembre 2022 alle 22:57 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Novità Pensioni: un’ipotesi Pdl 857 attualizzata al 2022, quali chance per il 2023? (mia risposta al sig. Luigi)

Sì, sig. Luigi, ritengo possibile che i redattori di questo sito (Pensionipertutti) possano ottenere dai leader sindacali delle interviste con risposte concrete.

Tuttavia, ritengo poco probabile che i leader sindacali riescano ad associare alle loro risposte “concrete” contenuti in grado di fugare ogni ombra di dubbio nella mente dei lavoratori.

Credo che qualcosa del genere sia già emerso nell’intervista all’On. Durigon, il quale si è espresso molto chiaramente su “Quota 41”, eppure pare che qualche residuo di dubbio si ancora rimasto nella mente dei lavoratori.

Dalla mia esperienza ho appreso che per quanto si tenti di essere chiari non si riesce mai ad essere sufficientemente chiari. E questo accade perché colui che ascolta interpreta a modo proprio le parole di colui che parla.

Per farsi davvero capire occorre parlare poco, dire l’essenziale, con poche parole. Una qualità che hanno davvero pochi (questo lo so, perché non sono tra questi).

POST N. 120

10 Settembre 2022 alle 20:29 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni 2023, l’intervista a Damiano su ‘nuova’ Pdl 857, quota 41, superamento Fornero (mia risposta al sig. Kartesio)

Sig. Kartesio, la capisco bene. Perché mai la Proposta di legge 857 oramai decennale, che non fu accettata nel 2013, dovrebbe essere accetta nel 2022?

La risposta è sempre nella domanda. Occorre una nuova Riforma che faccia leva su una Proposta di legge decennale per poter sostituire la Riforma Fornero decennale.

In altri termini, occorre una Proposta sulla quale si siano fatte già discussioni interne al Partito, simulazioni attuariali, che abbia, insomma, un certo “backgroud” e che, soprattutto, sia di pari rango della Riforma Fornero.

La Riforma Fornero è una Riforma ottima, eccellente, insuperabile. Per quanto concerne il contenimento della spesa pensionistica. Ma ha portato ad un invecchiamento della popolazione lavoratrice che sta minando non solo la sostenibilità della spesa pensionistica (perché mancano i lavoratori giovani che alimentano i versamenti dei contributi), ma anche l’intera capacità produttiva dell’Italia.

Abbiamo una forza lavoro che non serve più, è inadeguata, è inutile, è un peso per le aziende, è un peso per la nazione.

La Riforma Fornero è responsabile di tutto ciò. E deve essere superata.

Nessun politico è riuscito a concepire in 10 anni una Riforma dello stesso calibro della Riforma Fornero. Ma ora quegli stessi politici si ritrovano tra le mani una Proposta di legge (la 857 per l’appunto) che è la soluzione ai problemi creati dalla Riforma Fornero.

L’Italia, purtroppo, non è una nazione credibile agli occhi dei Partner europei.

Per questo i Partiti farebbero bene a mettersi tutti d’accordo per formare una “Grosse Koalition” (l’espressione germanica che suona più roboante dell’italico “governo di larghe intese”) per portare avanti la Riforma Previdenziale basata sulla Proposta di legge 857 al fine di fare il bene non solo dell’Italia (che tutti i Partiti – nessuno escluso – affermano di volere), ma anche e soprattutto il bene degli Italiani.

POST N. 119

10 Settembre 2022 alle 9:16 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni 2023, l’intervista a Damiano su ‘nuova’ Pdl 857, quota 41, superamento Fornero (mia risposta al sig. Matteo)


Sig. Matteo, lei che ha già 42 anni di contribuzione, se resterà la Riforma Fornero, potrà andare nel 2023 in pensione anticipata con 42 anni di contributi, 10 mesi e 3 mesi di finestra.

Se nel 2023 riuscisse ad entrare in vigore la Proposta di legge 857, lei, sig. Matteo, potrà andare in pensione senza nemmeno attendere altri 10 mesi e 3 mesi di finestra, poiché, come precisa l’On. Damiano, l’intento è quello di procedere ad un “abbassamento a 41 degli anni di contributi per andare in pensione a prescindere dall’età”. Perciò, sig. Matteo, pur avendo 59 anni di età, lei potrebbe con la Pdl 857 andare tranquillamente in pensione.

La flessibilità prevista dalla Pdl 857 “a partire dai 63 anni” di età anagrafica riguarda chi non ha tanti anni di contribuzione come li ha lei, sig. Matteo. Non riguarda lei.

POST N. 118

9 Settembre 2022 alle 19:30 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Novità Pensioni: un’ipotesi Pdl 857 attualizzata al 2022, quali chance per il 2023? (mia risposta alla sig.ra Cristiana)


Sig.ra Cristiana, qualsiasi Riforma Previdenziale venga concepita avrà necessariamente un perimetro di applicazione.

Se immaginiamo come perimetro i quattro lati di un rettangolo, allora la base sarebbe costituita da “anni di contribuzione” e potrebbe avere una lunghezza pari a 6 (range 35-40, come nella tabella A); l’altezza del rettangolo sarebbe costituita da “età anagrafica” e potrebbe avere una lunghezza pari a 9 (range 62-70, come nella tabella A). Il perimetro di applicazione di tale Riforma Previdenziale basata sulla Pdl 857 è pari a 30.

Il perimetro di applicazione della Riforma Fornero potrebbe essere concepito come un rettangolo avente la base costituita da “anni di contribuzione” di lunghezza pari a 2 (range 42-43) e altezza costituita da “età anagrafica” di lunghezza pari a 4 (range 67-70). Il perimetro di applicazione della Riforma Fornero è pari a 12.

La differenza perimetrale tra la Pdl 857 e la Riforma Fornero risulta pari a 30-12=18 e si chiama “flessibilità”.

Laddove c’è un perimetro, c’è qualcosa che è dentro il perimetro e qualcosa che è fuori dal perimetro. Ciò che separa il “dentro” dal “fuori” è il confine, il limite. La Pdl 857 ha limiti più estesi della Riforma Fornero.

Le persone che ricadrebbero fuori dal perimetro dell’applicazione della normativa vanno pure considerate. È il caso, per esempio, dei “Quota 41 precoci”, dell’Ape Sociale, di Opzione Donna, delle categorie di lavoratori che svolgono lavori usuranti, o caregiver, come pure lavoratori, e soprattutto lavoratrici, non più di giovane età che hanno sofferto periodi di disoccupazione e carriere discontinue.

Tutti sanno che non esiste regola che non abbia la sua eccezione. E le eccezioni vanno pure gestite

POST N. 117

9 Settembre 2022 alle 18:47 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Novità Pensioni: un’ipotesi Pdl 857 attualizzata al 2022, quali chance per il 2023? (mia risposta al sig. Lemon)


Sig. Lemon, la tabella A legata ai coefficienti dell’età rimarrà. Andrà attualizzata al 2022 così come avvenne nel 2018.

L’attualizzazione della tabella A sarà a cura dei Deputati della Camera (qualora ritenessero opportuna attualizzarla al 2022).

POST N. 116

9 Settembre 2022 alle 16:39 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Novità Pensioni: un’ipotesi Pdl 857 attualizzata al 2022, quali chance per il 2023? (mia risposta al sig. Luigi)


Sig. Luigi, se i Rappresentati sindacali si mostrano silenti, sui media e sui social in generale, e sulla riforma pensionistica in particolare, molto probabilmente è perché non hanno un interlocutore al quale rivolgersi. E l’interlocutore è, in genere, il Governo. Per questo a me non sembra strano che i loro interventi siano piuttosto diradati sulla stampa.

Quando il tutto è ancora in divenire, proprio come accade nelle campagne elettorali, viene naturale restare sul generico. Questo è vero soprattutto per i Partiti; i Sindacati reagiscono di conseguenza.

I Partiti restano sul generico per raccogliere ampi consensi; i Sindacati restano in silenzio fino a quando non sarà chiara la nuova composizione di Governo.

Scendere nei dettagli in campagna elettorale potrebbe risultare controproducente, si potrebbe arrivare a confondere l’elettorato. Perciò, pochi concetti, chiari, semplici, esprimibili attraverso slogan.

Quando la nuova coalizione di Governo si sarà formata, i Sindacati rievocheranno la riapertura dei tavoli da lavoro. E lì si riparlerà di pensione.

Mi domando solo una cosa: perché quando si riunisce il Consiglio dei Ministri il tavolo è rotondo, mentre quando si incontrano Governo e Sindacati il tavolo è rettangolare?

Ad un tavolo rotondo non c’è contrapposizione, tutti i Ministri hanno uguale rilievo (come i cavalieri della Tavola Rotonda di Re Artù, tutti alla pari, persino il re), mentre ad un tavolo rettangolare c’è contrapposizione, uno di fronte all’altro.

A parer mio, anche l’incontro tra Governo e Sindacati dovrebbe potersi svolgere attorno ad un tavolo rotondo.

POST N. 115

9 Settembre 2022 alle 15:47 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Novità Pensioni: un’ipotesi Pdl 857 attualizzata al 2022, quali chance per il 2023? (mia risposta al sig. Mauro)


Sig. Mauro, si tranquillizzi, uno come lei che ha 42 anni di contributi andrebbe sicuramente in pensione, con la mia “ipotesi”, pur avendo 59 anni di età anagrafica. Sicuramente non ci andrebbe con la Fornero, perché dovrebbe attendere 42 anni, 10 mesi e 3 mesi di finestra.

Forse le sarà sfuggito (certamente non per sua disattenzione) il seguente punto dell’articolo di cui sopra:

– La pensione anticipata per gli uomini, attualmente a 42 anni, 10 mesi e 3 mesi di finestra (equivalenti a 43 anni e 1 mese) a prescindere dall’età, andrebbe portata a 42 anni a prescindere dall’età (nota: poiché il requisito “42 anni di contribuzione” non è contemplato nella tabella A, non verrebbe impattato da penalizzazioni/premialità)”

Per quanto riguarda il punto “41 anni per gli uomini a partire dai 63 anni e con penalità” è una nota tecnica che ho dovuto introdurre in maniera necessaria, per rendere credibile l’intero impianto della mi “ipotesi”, in quanto occorre elevare di 1 anno sia l’età anagrafica che gli anni di contribuzione della tabella A per poter rendere la mia “ipotesi” attualizzzata al 2022 e comparabile con la Riforma Fornero (che dal 2012 ad oggi ha elevato di 1 anno l’età per la pensione di vecchiaia e di 1 anno la pensione anticipata).

Se si fa riferimento alla tabella A originaria (sia quella di Damiano che quella di Rizzetto) si andrebbe in pensione anche a 41 anni a prescindere dall’età e senza penalizzazioni (come propongono anche Durigon e la Lega), poiché nella tabella A non c’è alcun riferimento al numero 41 (come lei stesso potrà verificare rileggendo l’articolo) .

Mi auguro di averla in qualche modo tranquillizzata.

POST N. 114

9 Settembre 2022 alle 13:25 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Novità Pensioni: un’ipotesi Pdl 857 attualizzata al 2022, quali chance per il 2023? (mia risposta al sig. Precoce e usurate)


Per me si va con la Forner dolente,

Per me si va con precoce dolore,

Per me si va tra l’usurata gente.


Salvezza si crede fece il fattore;

Fecemi invece cotal podestate

Somma sofferenza e non sol dolore.


La Fornero, pietà, non peggiorate

Ché io non son eterno, e più non duro.

Sperate per me, o voi che ascoltate.


Sig. Precoce e usurate, se c’è qualcosa che nella vita non si può delegare, è proprio la Speranza. Che con ali d’argento, sul nostro capo, ci sparge d’azzurro.

POST N. 113

8 Settembre 2022 alle 19:32 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Novità Pensioni: un’ipotesi Pdl 857 attualizzata al 2022, quali chance per il 2023? (mia risposta alla sig.ra Veronica)


Sig.ra Veronica, tra le ipotesi da me fatte vi è la voce:

– “Altre forme di pensionamento i cui criteri non rientrino tra quelli citati nella tabella A andrebbero chiamate “pensioni non ordinarie””.

Pertanto (riprendendo le sue parole) i “lavoratori che sono caregiver e si barcamenano da anni tra gli obblighi lavorativi e la cura di genitori anziani e disabili” andrebbero (a mio avviso, si intende) considerati con un riguardo particolare.

Pertanto, si potrebbe anche individuare una forma di pensionamento da far rientrare nella classifica di “pensione non ordinaria”, proprio come verrebbe fatto per Ape Sociale, Opzione Donna e Quota 41 precoci. Vogliamo chiamarla “Opzione Caregiver”?

Mi preme precisare due cose, sig.ra Veronica:

1. Nell’articolo che sta leggendo si parla di una “ipotesi” di Riforma Previdenziale, e non di una Proposta di Riforma Previdenziale (la Proposta va avanzata dai Deputati della Camera) ;

2. Qui non si tratta di mandare in pensione i lavoratori anziani, stanchi, demotivati, che non ce la fanno più a lavorare e che sembrano condannati ai lavori forzati. Qui si tratta di qualcosa di ben più grave: far lavorare i giovani, soprattutto se sono disoccupati. Far lavorare i giovani a tutti i costi, anche facendo investimenti pubblici con “debito buono” (come direbbe Mario Draghi). Perché solo i giovani potranno mandare in pensione i lavoratori anziani, stanchi, demotivati, che non ce la fanno più a lavorare e che sembrano condannati ai lavori forzati.

Un modo per far lavorare i giovani andrebbe inserito nella “Riforma del mercato del Lavoro”.

Un esempio? Eccolo: anziché dare il Reddito di Cittadinanza a chi non ha lavoro, occorrerebbe dare un lavoro, statale, a chi percepisce il Reddito di Cittadinanza. Si eliminerebbe subito il problema di dare l’RdC a chi risiede all’estero e a chi non ne ha diritto.

POST N. 112

7 Settembre 2022 alle 19:27 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Novità Pensioni: un’ipotesi Pdl 857 attualizzata al 2022, quali chance per il 2023? (mia risposta al sig. Fab60)


Sig. Fab60, rispondo ai suoi quesiti:

1. I Deputati che hanno costruito la tabella A lo hanno fatto a ragion veduta. Gli On. Damiano, Baretta, Gnecchi (assieme ad altri Deputati) l’hanno costruita nel 2013, e l’On. Rizzetto l’ha ricostruita attualizzandola al 2018. Io non ho la visibilità sui conti pubblici che hanno altri, e pertanto non potrei “a ragion veduta” elaborare i coefficienti di penalizzazione/premialità presenti nella tabella A da attualizzare al 2022. Potrei farlo mediante estrapolazione, tenendo conto dei valori del 2013 e del 2018 e proiettarli nel 2022,e sarebbe peraltro anche semplice farlo (giusto per formarsi solo una semplice idea) utilizzando la funzione “linea di tendenza” di Microsoft Excel . Ma, francamente, non ricopro il ruolo per avanzare una simile proposta;

2. La pensione anticipata a 42 anni a prescindere dall’età (che poi non si chiamerebbe più “pensione anticipata” ma “pensione ordinaria”) si intende per uomini e donne, e non avrebbe più le finestre. Quindi ha compreso bene, sig. Fab60. Ciò sarebbe dovuto al fatto che la voce “42 anni di contribuzione” non sarebbe presente nella tabella A, e quindi “42 anni a prescindere dall’età” non sarebbe soggetta né a penalizzazioni né al metodo di calcolo interamente contributivo (nota: uso doverosamente i condizionali perché si tratta di mie ipotesi, e non di elementi sui quali starebbero lavorando i Deputati – almeno che io sappia);

3. La Lega, in solido con M5S, nel 2019 ha introdotto per la pensione anticipata la finestra di 3 mesi, ovvero ha re-introdotto le finestre che la Prof.ssa Fornero stessa aveva riconosciuto come un “bizantinismo” e che per questo l’aveva eliminata, inglobandola nell’età anagrafica (per la pensione di vecchiaia) e negli anni di contribuzione (per la pensione anticipata). Visto che la Lega ha re-introdotto il concetto di “finestra” (e potrebbe riversarne la responsabilità su M5S soltanto, mi verrebbe da ipotizzare) chi può assicurare che la Lega non lasci la finestra di 3 mesi o magari non l’aumenti proponendo “Quota 41 per tutti”?

Vorrei fare una semplice osservazione sulla Proposta di legge 2855 dell’11 gennaio 2021 a prima firma Durigon laddove si precisa, a pag. 2 che: “In tutte e tre le fattispecie sono state reintrodotte le « finestre di attesa » che la cosiddetta « riforma Fornero » aveva abolito con il menzionato articolo 24, comma 5, del decreto-legge n. 201 del 2011”.

Mi piacerebbe sapere dall’On. Durigon chi ha reintrodotto le finestre: la Lega e M5S insieme? la Lega soltanto? L’M5S soltanto?

POST N. 111

7 Settembre 2022 alle 19:05 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Novità Pensioni: un’ipotesi Pdl 857 attualizzata al 2022, quali chance per il 2023? (mia risposta al sig. Vincenzo)


Sig. Vincenzo, lei ha interpretato bene la mia “ipotesi”, che è bene precisare non si tratta affatto di una “proposta”.

Le proposte vengono fatte dai Deputati della Camera (e si chiamano “Proposte di legge”) oppure vengono fatte dai Senatori o dal Governo (e si chiamano “Disegni di legge”).

Nella mia “ipotesi” di attualizzazione della Proposta di legge 857 dal 2013 al 2022 (quindi a distanza di 9 anni) si rende necessario incrementare di 1 anno sia l’età anagrafica che gli anni di contribuzione che sono presenti nella Tabella A originale.

Si tratta solamente di una questione puramente tecnica, per non esporre la Proposta di legge 857 a possibili incongruenze (e quindi a possibili attacchi speculativi di natura prettamente dialettica) del tipo: perché aumentare di 1 anno l’età anagrafica e non anche gli anni di contribuzione? Lei, sig. Vincenzo, che risposta darebbe alla mia domanda? (Non mi dica che è il Governo che ci deve pensare. Perché il governo Draghi ci ha già pensato, ed è di lasciare la Riforma Fornero così com’è).

Ma vuoi proprio vedere che la Riforma Fornero è davvero una bella Riforma, e vale proprio la pena tenersela così com’è?

Io sarei di avviso contrario, ovvero di superare la Riforma Fornero. È ovvio che i casi come il suo andrebbero contemplati nella Riforma Previdenziale. Ma questo spetta ai Deputati.

POST N. 110

7 Settembre 2022 alle 18:00 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Novità Pensioni: un’ipotesi Pdl 857 attualizzata al 2022, quali chance per il 2023? (mia risposta al sig. Maciste)


Sig. Maciste, una Riforma Previdenziale in genere ha molte parole, perché deve coprire uno spettro più ampio possibile delle possibilità di scelta dei lavoratori e delle lavoratrici.

Si potrebbe anche dire “Quota 41 per tutti, a prescindere dall’età anagrafica, senza penalizzazioni, con il calcolo misto, e senza finestre” (nota: ci si è dimenticati di domandare all’On. Durigon se le finestre che a suo tempo Lega-M5S re-introdussero verranno tolte, o se rimarranno quelle dei tre mesi, o se verranno portate a 12 mesi).

Si potrebbe quindi dire che “Quota 41 per tutti, ecc. ecc. ecc. ecc.” sostituirà la Riforma Fornero. Voilà! La Riforma è fatta. Poche parole, proprio come piacerebbe a lei, sig. Maciste.

E quelli che hanno 63 anni? o 64 anni? o 65 anni? o 66 anni? e quelli che hanno 36 anni di contributi? 37 anni di contributi? 38 anni di contributi? 39 anni di contributi? Che si fa con loro? Ma che domanda! Li facciamo lavorare per pagare le pensioni ai “Quota 41 per tutti, ecc. ecc. ecc. ecc.”

E poi diciamola tutta (ma, non proprio tutta, eh?, perché non sono qui per contestare le parole dell’On. Durigon, il quale se dice che Quota 41 verrà fatta come chiedono i lavoratori, così sarà perché è uomo di parola e le parole che lui ha detto hanno finalmente tranquillizzato i lavoratori).

Dov’ero rimasto? Ah, sì, stavo dicendo diciamola tutta: la Quota 41 della Lega espressa nella proposta di legge 2285 dell’11 gennaio 2021 a prima firma di Durigon e di altri 49 deputati (tra cui Bellachioma e Cantalamessa) tocca solo il comma 10 della Riforma Fornero, cioè quello che parla della pensione anticipata, mentre non tocca il comma 6 dove si parla della pensione di vecchiaia a 66/67 anni.

Quindi Quota 41 della Lega introdurrebbe solo una flessibilità nella pensione anticipata della Riforma Fornero. Ma non cancella né supera la Riforma Fornero. A quanto pare, anche lei, sig. Maciste, insiste come tanti altri a invocare “non si tocchi la Fornero”. Va bene, rimanga la Fornero! Se è questo che i lavoratori e le lavoratrici desiderano.

Infine, sig. Maciste, se legge attentamente l’articolo, si parla di uscita a “42 anni prescindere dall’età” per tutti, uomini e donne (e non come riporta lei con “42 per gli uomini a partire dai 63 anni”).

Nella ipotesi che io avanzo, si parla, invece, di “41 anni per gli uomini a partire dai 63 anni e con penalità”. Questo è doveroso farlo, per portare la Pdl 857 allo stesso livello di robustezza della Riforma Fornero. Solo così la Riforma Fornero potrà essere “superata”.

Ma non è detto che sia così come dico io. A decidere non sono mica io, ma i deputati del PD e di Fratelli d’Italia che potrebbero benissimo adottare l’uscita a 41 anni a prescindere dall’età anagrafica e senza penalizzazione (come dice anche l’On. Durigon).

POST N. 109

7 Settembre 2022 alle 12:11 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni 2023, ultime: nuova interpretazione del Ddl 857, contano penalità o importo? (mia risposta al sig. Bruno)


L’articolo del 12/10/2020 a firma di Michaela Camilleri del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali ha il seguente titolo: “Pensioni, quanto incide la revisione dei coefficienti di trasformazione”, e si trova al seguente link:

https://www.itinerariprevidenziali.it/site/home/ilpunto/pensioni/pensioni-quanto-incide-la-revisione-dei-coefficienti-di-trasformazione.html

POST N. 108

6 Settembre 2022 alle 13:20 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni 2023, ultime: nuova interpretazione del Ddl 857, contano penalità o importo? (mia risposta al sig. Bruno)

Sig. Bruno, devono ancora essere annunciati i nuovi coefficienti di trasformazione che entreranno in vigore nel biennio 2023-2024.

Dal 2010 al 2018 i coefficienti di trasformazione venivano aggiornati ogni tre anni, ma dal 1° gennaio 2019 gli aggiornamenti sono effettuati con periodicità biennale: 2019-2020, 2021-2022, 2023-2024.

Il coefficiente di trasformazione è tanto più alto quanto più è alta l’età anagrafica con la quale si va in pensione.

Più è alto il coefficiente di trasformazione, più alto sarà l’importo della pensione.

Viceversa, più è basso il coefficiente di trasformazione, più basso sarà l’importo della pensione

Dal 2015 al 2022 sono diminuiti tutti i coefficienti di trasformazione relativi al range di età 57-71.

Ritengo molto probabile che i coefficienti di trasformazione per il biennio 2023-2024 continueranno la loro discesa (e questo contribuirà ad abbassare l’importo pensionistico).

Per maggiori dettagli e approfondimenti la rimando ad un articolo sui coefficienti di trasformazione del 12/10/2020 a firma di Michaela Camilleri del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali.

POST N. 107

5 Settembre 2022 alle 19:17 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni 2023, ultime: nuova interpretazione del Ddl 857, contano penalità o importo? (mia risposta alla sig.ra Lilli Reolon)

Sig.ra Lilli Reolon, lei preferisce avere una buona pensione senza penalizzazioni.

Eppure, una penalizzazione lei ce l’ha già, anzi ne ha due. E le ha pure accettate tali penalizzazioni. Le ha dovute accettare, per imposizione legislativa, e qualsiasi imposizione rende la libertà meno libera.

Penalizzazione 1: lei non ha la libertà di scegliere quando andare in pensione. Infatti, come lei stessa riconosce, dopo quasi 41 anni, la pensione anticipata è l’unica strada per chi ricade nel sistema misto (proprio come lei). Non avere la possibilità di scelta non è forse una “penalizzazione”?

Penalizzazione 2: 3 mesi di finestra, aggiunti dal Governo Conte 1 con maggioranza Lega-M5S nel 2019. Tre mesi di finestra non sono forse una “penalizzazione” (anche se più lieve della prima)?

Ad ogni modo, il punto chiave è uno solo e lei lo specifica molto bene: “avere una buona pensione”.

E se me lo permette, sig.ra Lilli Reolon, mi piacerebbe dare più ampio respiro alla sua espressione: avere una buona pensione, indipendentemente da quante penalizzazioni potranno essere applicate.

POST N. 106

2 Settembre 2022 alle 21:49 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni, ultime Fornero vs Salvini: ‘dice bugie e in tanti ci credono’ (mia risposta al sig. Ruggero)


Sig. Ruggero, ebbene sì, mi dichiaro colpevole di giocare anch’io con le parole. Ma è una colpa che ricade solo di me, senza alcun effetto su altri. Dunque, sono solo io a scontarne la pena, e pertanto chiedo per me la piena assoluzione.

Conosco gli effetti di quella “dura lex” per averli visti sulla pelle di un mio collega nel 2012, un esodato che si è trovato in un campo di tiro al piattello dove però si sparava non ai piattelli ma ai piccioni, ai volatili vivi.

Una “dura lex, sed lex” (lungi da me l’intento di imitare il Prof. Cazzola), una legge dura ma che doveva durare come legge, e per questo lo Stato, riconoscendo il proprio errore, non mancò di porvi rimedio attraverso le cosiddette “salvaguardie”.

“Non ci sono soldi in cassa”: è una falsa verità.

“Non ci sono i soldi in cassa”: è vero, la cassa dell’INPS è vuota perché tutti i soldi vengono impegnati per pagare le pensioni correnti

“Non ci sono i soldi i cassa”: è falso, la cassa è vuota non perché non ci sono soldi in cassa, ma perché non ci sono lavoratori sufficienti a depositare abbastanza soldi nella cassa dell’INPS per pagare nuove pensioni.

È una sequenza causa-effetto che spiega: pochi lavoratori, perciò pochi pensionati.

Ma è vera anche la sequenza effetto-causa: pochi pensionati, perciò pochi lavoratori

Si tratta di una “causalità circolare”: non si può andare in pensione perché mancano i lavoratori, e mancano i lavoratori perché non si può andare in pensione.

Nella causalità lineare (causa-effetto) basta eliminare la causa per eliminare l’effetto.

Ma nella causalità circolare (causa-effetto-causa) qual è la causa da eliminare? la causa o l’effetto (che a sua volta è anche la causa)?

Nella relazione pensioni-lavoro c’è un grado di complessità tale che sfido chiunque a presentare una soluzione.

La Prof.ssa Fornero non ha proprio nulla di cui scusarsi. Ha fatto il suo dovere di Ministro. Ha creduto nella sua idea e l’ha portata avanti fino in fondo. Era consapevole degli effetti che avrebbe procurato. Se ne è assunta la piena responsabilità. La sua “Legge” è stata approva dal Parlamento che rappresenta il Popolo italiano. Da tutte le forze politiche che ora si divertono a fare il tiro al piccione. Che squallore! Ed è questo squallore che gli italiani si apprestano a votare!

A volte mi domando seriamente: ma chi me lo fa fare di rompermi la testa per trovare soluzioni per chi non sa nutrire nemmeno rispetto per le persone? Ci pensino piuttosto quelle squallide persone che potranno essere votate soltanto da squallidi cittadini come loro!

E mi fermo qui. E non oltre.

POST N. 105

2 Settembre 2022 alle 17:55 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni, ultime Fornero vs Salvini: ‘dice bugie e in tanti ci credono’ (mia risposta al sig. Luigi)


Sig. Luigi, ognuno di noi è un filosofo. Anche lei lo è.

Ognuno di noi pensa ed agisce in relazione alla propria visione del mondo.

La visione del mondo si fonda su dei valori come amicizia, lealtà, onore.

Anche lei, sig. Luigi, ha dei valori, sui quali fonda la sua visione del mondo che la rende pertanto un filosofo ogni volta che esprime un suo pensiero.

Chi ha indebitato lo Stato italiano, lei domanda. Posso dirle che il debito pubblico ha cominciato a impennarsi quando nel 1981-1982 c’è stata la separazione della Banca d’Italia dal Tesoro. L’operazione è stata effettuata per evitare che lo Stato potesse stampare moneta per finanziarsi. Lo Stato ha quindi dovuto chiedere prestiti agli investitori, pagando interessi elevati, e il debito si è impennato. Vogliamo risalire all’allora Ministro del Tesoro Andreatta e all’allora Governatore della Banca d’Italia Ciampi per individuare i veri responsabili del debito pubblico italiano? Direi proprio di no.

Lei attribuisce la colpa dell’elevato debito pubblico ai vari Governi che si sono succeduti dal 1980 in poi perché non hanno arginato la spesa pubblica. Ma nel 2011 il Governo Monti ha fatto la manovra Salva Italia proprio per arginare la spesa pubblica. Nonostante le buone intenzioni di arginare la spesa pubblica, anche il Governo Monti avrebbe una parte di colpa nell’aumento del debito pubblico?

Francamente non saprei dirle se stiamo sprecando i soldi della UE oppure no. Se li stiamo sprecando, la UE di sicuro se ne accorgerà e prenderà provvedimenti sanzionatori nei confronti dell’Italia. Per questo io affermo che il Governo italiano (di qualsiasi colore o incolore esso sia) opera in una sorta di “amministrazione controllata”, in quanto opera sotto il vigile e costante controllo della UE.

Per quanto riguarda i costi di Palazzo Chigi e del Quirinale non ho alcuna visibilità su ciò. E una delle mie regole fondamentali è quella di parlare solo di ciò che so e di ciò che conosco.

Nessuna persona nel nostro sistema democratico può essere incolpata di eventuali danni che si vengono a creare per la nazione. Le decisioni vengono prese a livello collegiale. Se errori vengono fatti (e vengono fatti) è solo perché le azioni delle persone, dei partiti, non vengono coordinate in maniera appropriata.

La Riforma Fornero delle pensioni, per esempio, andava raccordata meglio con la Riforma Fornero del lavoro (che venne fatta dopo la Riforma Fornero delle pensioni). Si doveva introdurre, a mio avviso, una sorta di “clausola di salvaguardia” (una sorta di uscita di emergenza) nella Riforma delle pensioni che consentisse ai lavoratori di poter lasciare il lavoro anche prima dei 66/67 anni per evitare che l’invecchiamento della forza lavoro diventasse il problema e non più la soluzione. Al tempo stesso si doveva introdurre (sempre a mio avviso, si intende) una “clausola di salvaguardia” nella Riforma del lavoro che consentisse l’ingresso nel mondo del lavoro di giovani disoccupati mediante investimenti pubblici (finanziati da “debito buono”; non saprei dire però se l’allora Presidente della BCE Mario Draghi si sarebbe espresso negli stessi termini in cui si è espresso il Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi).

POST N. 104

2 Settembre 2022 alle 13:27 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni, ultime Fornero vs Salvini: ‘dice bugie e in tanti ci credono’ (mia risposta al sig. Maciste)


Né l’una, né l’altro.

Ho preso spunto dalla tragedia “Giulio Cesare” di Shakespeare., in particolare dal brillante pezzo di oratoria con cui Marco Antonio sobilla la plebe romana contro i congiurati, proprio mentre afferma di non volerlo fare.

Nella speranza di ricevere la loro bonaria comprensione, spero proprio che Skakespeare, Giulio Cesare e Marco Antonio leggano Pensionipertutti.

POST N. 103

2 Settembre 2022 alle 13:14 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni, ultime Fornero vs Salvini: ‘dice bugie e in tanti ci credono’ (mia risposta al sig. Wal52)


Sig. WAL52, rispondo alla sua domanda: “Lei cosa proporrebbe in attesa di decisioni sulle imposte sui Robot e della moneta digitale”.

Su invito della Redazione di Pensionipertutti inoltratomi in data 10 agosto 2022, ho inviato proprio in questa settimana alla Redazione di Pensionipertutti una ipotesi di attuazione di Riforma Previdenziale in sostituzione della Riforma Fornero attuabile sin dal 1° gennaio 2023 (la mia Proposta sull’applicazione di imposte sui Robot e sull’adozione della moneta digitale non è certamente attuabile a partire dal 1° gennaio 2023).

Due articoli usciti a firma di Erica Venditti in data 26 agosto (che verte sui Princìpi su cui si fonda la Riforma Fornero) e in data 27 agosto (Ddl 857) rappresentano la premessa alla mia ipotesi.

Lei converrà con me che l’affermazione “Quota 41 a prescindere dall’età e senza penalizzazione”, oppure “in pensione a partire da 62/63 anni di età anche con qualche penalizzazione” sono semplificazioni estreme che, per quanto auspicabili, non hanno tuttavia la valenza di una Riforma Previdenziale.

Per sostituire la Riforma Fornero con una nuova Riforma Previdenziale è necessario che quest’ultima sia di pari rango della Riforma Fornero. Non solo. È anche necessario che ci sia già una impostazione pre-elaborata, se si vuole adottarla il più presto possibile.

Pertanto, lo schema da me seguito è il seguente: Tesi (Riforma Fornero), Antitesi (Ddl 857), Sintesi (Princìpi generali per la nuova Riforma Previdenziale).

Ora è a discrezione della Redazione di Pensionipertutti rendere pubbliche le mie considerazioni relative all’Antitesi (Ddl 857) in grado di superare la Tesi (Riforma Fornero) e attuabile sin dal 1° gennaio 2023.

Per quanto riguarda il mio giudizio sugli italiani le dico subito che non nutro alcun giudizio sugli italiani, né sui francesi, né sui tedeschi, né sui russi, né sugli americani, né sugli ucraini, né sui cinesi, né sui giapponesi.

Il solo giudizio che esprimo è su me stesso. Per una semplice ragione: non posso cambiare gli altri giudicandoli, ma posso cambiare me stesso giudicandomi. Funziona? Sono cambiato? La mia risposta è affermativa, è sì. E mi sento bene.

Io analizzo le idee, e per farlo devo vedere le cose in maniera obiettiva, non devo colorarle con i miei sentimenti di amore o di odio. Non giudico le persone, e mi spiace osservare (e a volte proprio mi duole) che ci sia un attacco verso la persona e non verso l’idea che quella persona esprime.

Sui 4 punti da lei citati posso solo darle ragione. È la verità. È una verità amara, ma è la verità. È una verità che, per quanto amara, lei stesso, WAL52, ha preferito dire piuttosto che tacere.

Io, invece, su tali verità preferisco tacere anziché dirle, perché il rifletterci sopra di continuo mi annebbierebbe il cuore, e ciò mi impedirebbe di vedere con chiarezza la strada da percorrere.

“Ecco il mio segreto. È molto semplice: si vede solo con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.” (da “Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry).

Mi perdoni, sig. WAL52”, se ho voluto postare questa frase. Non di certo per “scimmiottarla”, ma per ricordare a me stesso, oggi, anche grazie alla sua gentile “provocazione” WAL52, dopo anni di oblio, la persona che mi regalò nel 2001 Il Piccolo Principe. La mia Amata. Di ieri. Di oggi. Per sempre.

POST N. 102

31 Agosto 2022 alle 18:50 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni, ultime Fornero vs Salvini: ‘dice bugie e in tanti ci credono’

Non sono qui a difendere la Fornero né a farne l’elogio.

Il male che una Riforma arreca viene spesso ricordato. Il bene, invece, anche se solo per l’erario, viene spesso dimenticato.

Così è per la Riforma Fornero.

Salvini dice di voler superare la Fornero. E Salvini è un uomo di parola.

Ma quando si trattò di Salvare l’Italia, dov’erano gli uomini di parola?

Col beneplacito di Salvini e degli altri – e Salvini è uomo di parola e tali sono gli amici di Salvini come Durigon, tutti uomini di parola – son venuto a parlare della Fornero.

Non fu mia amica, né mai l’ho conosciuta, ma ho ascoltato le sue parole.

E quando si trattò di salvare l’Italia, sue erano le parole, non di altri.

Eppure Salvini dice che la Fornero deve stare zitta. E Salvini è uomo di parola, amante del parlare, e la sua parola diventa legge.

“Quota 41 a prescindere dall’età, e senza penalizzazioni”.

Sono parole di Salvini, e Salvini è uomo di parola, e la sua parola diventa legge.

Quando la Fornero parlò, la sua parola divenne legge. È per questo che deve tacere?

Quando parlò la Fornero, la Fornero pianse, e tacque. È questo il tacere che chiede Salvini sorridente?

Io non parlo per contestare Salvini, né parlo per contestare Fornero.

Sono dell’idea che solo un’altra idea può sostituire un’idea.

Tutti odiano la Fornero, e non senza motivo.

Ma quale motivo impedisce ora di non odiarla?

Solo un cuore privo di odio può vedere la verità.

Una verità che può far danno al singolo ma che può salvare una nazione. E il tacerla non sarebbe un merito ma una colpa.

POST N. 101

21 Agosto 2022 alle 21:14 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni, ultime Prof. Cazzola: programmi a confronto e verità nascoste (mia risposta al sig. Stefano)

Vede, sig. Stefano, le spese che lei ha elencato (bonus vacanze, bonus bici elettriche, bonus psicologo, superbonus 110%, reddito di cittadinanza) vengono finanziate con risorse provenienti dalla fiscalità generale (tasse), oppure con prestiti.

I soldi per abbassare l’età pensionabile vanno trovati invece con risorse provenienti dal lavoro, aumentando il cuneo fiscale (ovvero far versare più contributi ai lavoratori e alle imprese), oppure aumentando il volume dell’occupazione (facendo lavorare più gente).

Lei cita l’Europa. Ebbene, tra i Paesi dell’eurozona quelli che hanno il rapporto “debito pubblico/PIL” più elevato sono nel 2020 (in ordine decrescente): Grecia (206%), Italia (155%), Portogallo (135%), Spagna (120%). Insomma, sono i cosiddetti Paesi “PIGS” (https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/finanza-pubblica-ue/2021-finanza-pubblica-ue/statistiche_FPE_03122021.pdf).

Il debito pubblico italiano è una palla al piede che impedisce all’Italia di camminare liberamente. A questo si aggiunge la scarsa credibilità dell’Italia nei confronti dei partner europei. La vita media di un Governo italiano è di poco più di 2 anni. Cosa può fare un Governo in 2 anni? La sola cosa che può fare è privatizzare tutto ciò che riesce a privatizzare in 2 anni per poter rimborsare i creditori e quindi abbassare il livello del debito pubblico.

Privatizzeranno anche l’INPS? E chi lo sa…

È importante, sì, che il lavoratore possa scegliere in base anche ai contributi versati. Ma per fare questo è necessario che il Governo (qualunque colore esso abbia) sia anch’esso libero di scegliere in che modo riformare le pensioni. C’è un solo modo per farlo: evitare che i cespugli facciano cadere i Governi.

POST N. 100

20 Agosto 2022 alle 12:57 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate, ultime: ecco la strada per superare la Riforma Fornero (mia risposta alla sig.ra Minerva)

Sig.ra Minerva, stiamo parlando del fatto che per attuare una “Opzione” pensionistica (del tipo Quota 100 o Quota 102) da affiancare alla Riforma Fornero ci vuole poco tempo, e potrebbe entrare in vigore già nel 2023; mentre per attuare una “Riforma” che prenda il posto della Riforma Fornero ci vuole un tempo maggiore di quello della “Opzione”, e non potrebbe entrare in vigore già nel 2023.

Se la Riforma Fornero è stata fatta in poco tempo è perché è la risultante delle riforme pensionistiche dei Governi precedenti. Nel 2011 c’era già materiale su cui lavorare (finestre e aggancio all’aspettativa di vita ereditati dai precedenti Governi, messi un po’ in ordine sparso), e la Riforma Fornero ha solo messo ordine laddove regnava disordine.

Se la Riforma Fornero è in vigore da 10 anni, significa che è una Riforma valida e che ancora nessuno è riuscito a trovare una Riforma altrettanto valida da poter sostituire la Riforma Fornero.

Qui non si tratta di costruire una Opzione, una scialuppa di salvataggio (Quota 100, Quota 102, Quota 41). Qui si tratta di costruire una nave (una nuova Riforma). E come lei può immaginare, costruire una nave richiede più tempo che costruire una scialuppa.

POST N. 99

19 Agosto 2022 alle 13:26 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate, ultime Damiano: ok quota 41, opzione donna e ‘rispolverare’ Ddl 857 (mia risposta ad Algoritmo)

Bella trovata: W DDL 857 M Monti-Fornero:

– W DDL 857 (Viva DDL 857)

– M Monti-Fornero (Abbasso Monti-Fornero)

Lei ha fatto ruotare la “W” in senso orario di 180 gradi, trasformando la “W” nel suo opposto “M”.

E se provassimo a far ruotare la “W” in senso orario di soli 90 gradi in modo da non creare contrapposizioni? Ovvero, trasformando la “W” in “Σ”?

Il nuovo algoritmo risulterebbe: W DDL 857 Σ Monti-Fornero:

– W DDL 857 (Viva DDL 857)

– Σ Monti-Fornero (Sommatoria Monti-Fornero, ovvero anni 66+1=67, il nuovo riferimento rispetto al quale si applicherebbero le penalizzazioni, come Cesare Damiano stesso propone nell’articolo).

POST N. 98

18 Agosto 2022 alle 18:59 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate, ultime: ecco la strada per superare la Riforma Fornero (mia risposta al sig. Giovanni Carmelo)


Sig. Giannini Carmelo, con 45 anni di contributi e 62 anni di età lei può senz’altro andare in pensione anticipata ordinaria (che si ottiene già con 42 anni e 10 mesi più 3 mesi di finestra).

Anche se dovessero modificare la legge sulle pensioni, i suoi diritti acquisiti non verranno toccati, potrà andare comunque in pensione.

Se proprio lo desidera, nel 2022 potrà sia andare in pensione che continuare a lavorare, senza che l’INPS le riduca la pensione.

Ad ogni modo, le consiglio vivamente di andare da un Patronato per verificare l’effettivo versamento dei contributi.

POST N. 97

18 Agosto 2022 alle 18:23 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate, ultime: ecco la strada per superare la Riforma Fornero (mia risposta alla sig.ra Cristiana)


Proprio così, sig.ra Cristiana (questa volta non sbaglio a scrivere il suo nome), sono due percorsi paralleli: 1) un intervento dai tempi più lunghi per una riforma strutturale che si sostituisca alla Riforma Fornero (e per farlo ci sarebbe bisogno di avere tempo a disposizione, tempo che attualmente non c’è), e 2) un altro intervento più immediato per risolvere le problematiche urgenti (proprio perché il tempo a disposizione è poco) che lascia, però, in vigore la Riforma Fornero.

Sono quindi due percorsi paralleli che andrebbero seguiti entrambi, in parallelo.

Tuttavia, sarebbe anche possibile, a mio avviso, realizzare, in questo poco tempo che rimane, una Riforma Previdenziale in sostituzione della Riforma Fornero attingendo a piene mani alle proposte che furono avanzate nel 2013 quando si cercava di introdurre modifiche alla Riforma Fornero che consentissero una maggiore flessibilità di uscita dal mondo del lavoro.

Mi riferisco in particolare alla Proposta di Legge Damiano-Baretta-Gnecchi (Ddl 857) del 2013, che sembra stia nuovamente polarizzando la nostra attenzione e che potrebbe essere “rivitalizzata” (per così dire) attualizzandola al 2022 e arricchendola delle esperienze (ed esperimenti) maturate in tema pensionistico nell’arco di 10 anni (2012-2022).

POST N. 96

18 Agosto 2022 alle 13:15 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate, ultime: ecco la strada per superare la Riforma Fornero (mia risposta alla sig.ra Cristina)


Sig.ra Cristina, le trasformazioni profonde richiedono tempo per essere studiate e, soprattutto, applicate. Questo vale sia per la riforma delle pensioni che per la riforma del lavoro.

Il fatto che l’idea della tassazione dei robot risalente al 2017 non sia oggi un tema di attualità, non significa che non la si possa “rispolverare” e portarla ai nostri tempi 2022. Anzi, è una buona cosa recuperare le idee del passato, soprattutto quelle che hanno anticipato i nostri tempi. La tematica della tassazione sui robot è stata anche discussa al Parlamento europeo nel 2016.

Nel 2017, per esempio, non si vedevano in giro robot-infermieri (simili a quelli che abbiamo visto prendere la temperatura ai ricoverati Covid). Non si vedevano robot-baristi nei bar e robot-camerieri nei ristoranti. Non si vedeva il farmacista robot all’Ospedale Mauriziano di Torino. Oggi si vedono ancora pochi robot in giro, è vero; ma pochi erano anche i computer e i cellulari negli anni 1990-2000. Poi, i PC e i cellulari sono diventati di massa e si sono diffusi dappertutto, entrando in maniera profondamente radicata nelle nostre case e nella nostra vita. Così sarà per i robot (ma questo forse, sig.ra Cristina, lei già lo sa, perché forse anche lei utilizzerà in casa sua il robot-aspirapolvere).

Tra poco a Milano si vedrà in circolazione (in fase sperimentale) il primo robot-postino, chiamato YAPE, acronimo di Your Autonomous Pony Express. Non sarebbe forse il caso di riflettere in che misura i robot-postini, robot-baristi, robot-camerieri, robot-infermieri, robot-autisti, robot-traduttori, robot-attori, ed altri robot di altre categorie professionali impattano sull’occupazione umana? Ebbene, qualcuno ha già pensato a questo nel 2016 e 2017. Ebbene, io dico: partiamo da lì per costruire una Riforma Lavoro-Pensioni da attuare nel 2024.

“Però guardiamo al presente, anche. Il problema più urgente è trovare una soluzione valida nel frattempo” (sue parole, sig.ra Cristina). Giustissimo. Guardiamo al presente.

Problemi urgenti richiedono tempi stringenti per essere risolti. Quando il tempo manca si ricorre a “proroghe” (come per Ape sociale e Opzione Donna), oppure a qualcosa di nuovo ma a termine (come Quota 100 per il triennio 2019-2021 e Quota 102 per l’anno 2022).

Quest’anno si è parlato molto della Proposta Tridico. A mio avviso la Proposta Tridico avrebbe buone possibilità di essere approvata nel 2022 e attuata nel 2023. Ma dipenderà molto dalla nuova coalizione di Governo.

In conclusione: o si attinge ad idee già maturate nel passato (per recuperare tempo) e si attualizzano al tempo presente (2022) in modo da portarle allo stesso livello di credibilità di cui gode la Riforma Fornero e quindi sostituirle ad essa; oppure (perché manca il tempo), continuare con la Riforma Fornero affiancandole altre Opzioni di uscita anticipata dal mondo del lavoro (Ape Sociale, Opzione Donna, Proposta Tridico).

POST N. 95

17 Agosto 2022 alle 22:20 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni 2022-2023, ultime novità: tra prospettive realistiche e soluzioni innovative (mia risposta al sig. Emilio)


Sig. Emilio, ho approfondito la tematica, ed ha ragione lei.

A pag. 225 del documento della Ragioneria dello Stato che le ho citato nel mio commento precedente, c’è una tabella in cui viene esplicitato che il requisito anagrafico per l’accesso al pensionamento di vecchiaia ordinario (con requisito contributivo minimo di 20 anni) nel biennio 2025-2026 è di 67 anni (e non 67 anni e 2 mesi come viene riportato nella tabella Tab b 3.1 dell’INPS descritta nell’articolo).

Riporto di seguito la tabella della Ragioneria dello Stato, descrivendo solo due colonne (perché sono tutte eguali tra loro). Riporto solo gli anni che sono presenti anche in Tab b 3.1 (la colonna ETÀ si riferisce all’età per andare in pensione con la pensione di vecchiaia ordinaria):

ANNI ETÀ

2021 67

2022 67

2023 67

2024 67

2025 67

2026 67

2027 67 e 2 mesi

2028 67 e 2 mesi

2029 67 e 5 mesi

2030 67 e 5 mesi

2031 67 e 8 mesi

2032 67 e 8 mesi

2033 67 e 11 mesi

2034 67 e 11 mesi

2035 68 e 2 mesi

La tabella della Ragioneria di Stato riporta uno scarto tra 2 e 3 mesi in meno rispetto alla tabella dell’INPS a partire dal 2027.

È probabile che tale scarto derivi dal fatto che le due tabelle fanno riferimento a dati ISTAT di differenti periodi.

Infatti, nel documento della Ragioneria dello Stato (sempre a pag. 225 in una nota sotto la tabella) si legge testualmente: “in ogni caso i requisiti effettivi risulteranno determinati in corrispondenza di ogni adeguamento sulla base dell’aumento della speranza di vita accertato a consuntivo dall’Istat”.

Mi fa piacere di avere scoperto, grazie al suo commento, una cosa nuova anche per me. Al tempo stesso riconosco il mio errore di interpretazione nel mio commento precedente.

Non ci resta che vedere, alla luce dei dati a consuntivo dell’Istat, quale tabella verrà confermata con la prossima legge pensionistica.

POST N. 94

17 Agosto 2022 alle 16:48 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate, ultime: ecco la strada per superare la Riforma Fornero (mia risposta al sig. Matteo)


Sig. Matteo, il confronto con altri Paesi lo trovo sempre fuorviante.

Paesi differenti hanno differenti risorse, differenti culture, differenti conoscenze, differenti esperienze, differenti capacità, differente morale, differente etica. Comunque, a parte questo, le piramidi demografiche dei Paesi che ha elencato sono differenti dalla piramide demografica della popolazione italiana.

Prendiamo come riferimento l’anno 2019. Consideriamo “anziana” la popolazione nella fascia 65-99 anni (maschi e femmine). Ebbene in base ai dati reperibili dal sito https://www.populationpyramid.net/it/italia/2019/, risulta che gli anziani, in percentuale rispetto all’intera popolazione, sono:

Italia: 23,1%

Australia: 15,9%

Canada: 17,5%

Nuova Zelanda: 16,1%

Come può osservare, sig. Matteo, tra i Paesi che lei mi ha citato l’Italia è il Paese con la popolazione più anziana. Questo significa per l’Italia maggiore spesa pubblica per Previdenza e Sanità.

Lei auspica un rapido calo demografico, che porti la percentuale di popolazione anziana ai livelli dei Paesi che mi ha citato. E questo calo demografico dovrebbe riguardare per l’Italia la fascia di popolazione 65-99 anni.

Eccetto il Covid, credo che non esista altra possibilità per ottenere il calo demografico della popolazione anziana.

POST N. 93

17 Agosto 2022 alle 15:57 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate, ultime: ecco la strada per superare la Riforma Fornero (mia risposta al sig. Luigi)


Sig. Luigi, il ragionamento l’ha compreso bene: se le nascite continuano a calare, i lavoratori dovranno continuare a lavorare sempre più a lungo.

Già dal 2035 (quindi nei prossimi quindici anni) l’età anagrafica per la pensione di anzianità Fornero si eleverà (stando alle previsioni INPS) dagli attuali 67 anni a 68 anni e 4 mesi, con un incremento di 1 anno e 4 mesi.

Sempre nel 2035, il requisito contributivo per gli uomini per accedere alla pensione anticipata Fornero si eleverà dagli attuali 42 anni e 10 mesi (di contributi versati) a 44 anni, con un incremento di 1 anno e 2 mesi di contribuzione in più (e questo comporterà ovviamente anche un incremento dell’età anagrafica).

Ridurre il debito pubblico, evitare sprechi finanziari erogando bonus sotto stretti controlli, è, come si suole dire nel linguaggio parlato, “a prescindere”, cioè sono interventi che vanno comunque fatti indipendentemente dalla messa a punto di una Riforma Previdenziale rispondente alle aspettative dei lavoratori.

Sarebbe opportuno trovare risorse altrove? Certamente sì: dall’evasione contributiva. Ma occorrerebbe fare emergere il lavoro sommerso, il lavoro nero. Il Governo ci prova, ma con risultati non proprio aderenti alle attese.

È importante ricordare le parole che la Prof.ssa Fornero espresse alla conferenza stampa di dicembre 2011 quando presentò assieme a Mario Monti la Riforma Previdenziale:

“tutti, ma proprio tutti, devono capire che il principale meccanismo per fare pensioni è il lavoro. Quindi questa è la riforma delle pensioni, ma la riforma del mercato del lavoro completerà questo primo pezzo, (che) viene prima per necessità, per vincoli finanziari”.

Cosa significa questo? Significa che se anche si recuperassero i miliardi annui dall’evasione fiscale, se questi miliardi non derivano dall’evasione contributiva inerente il lavoro, non potranno essere utilizzati per le pensioni, a meno che non si decidesse di finanziare anche le pensioni di vecchiaia e anticipate (oltre alle pensioni di invalidità) con la fiscalità generale. Ma in tale caso, attenzione! Se la lotta all’evasione fiscale non dovesse portare i risultati attesi la sola via percorribile sarebbe l’innalzamento delle tasse.

A mio avviso, tutti i problemi che l’Italia ha, ma davvero tutti, si risolverebbero risolvendo un solo problema: la disoccupazione.

È quindi sul lavoro, sul problema disoccupazione, sull’aumento del numero di lavoratori attivi che occorre concentrarsi. Le soluzioni per le pensioni ne deriverebbero come conseguenza diretta.

POST N. 92

17 Agosto 2022 alle 12:54 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni 2022-2023, ultime novità: tra prospettive realistiche e soluzioni innovative (mia risposta al sig. Emilio)


Sig. Emilio, la tabella pubblicata non è “arretrata” (come lei sostiene) in quanto rappresenta le proiezioni con la “legislazione vigente” (Riforma Fornero). La tabella è stata pubblicata dall’INPS in luglio 2021, quindi si potrebbe dire “piuttosto recentemente”.

La tabella potrebbe essere (questo è vero) “fuorviante” (come lei sostiene). Ma solo parzialmente fuorviante. Infatti, ci sono due refusi nella tabella (ma di scarsa importanza), la quale è già stata pubblicata su questo sito nell’articolo del 21 febbraio 2022 dal titolo “Pensioni anticipate 2022, più flessibilità: NO contributivo, Sì ai risparmi INPS?” a firma di Erica Venditti (https://www.pensionipertutti.it/pensioni-anticipate-2022-piu-flessibilita-no-contributivo-si-ai-risparmi-inps/). In tale articolo è presente la seguente nota:

“nella Tabella b 3.1 sembrano esserci 2 refusi. Nella colonna “Ante COVID-19” del “Requisito di età per la pensione di vecchia” in corrispondenza dell’anno 2032 è riportato il valore “68 e 2 mesi” anziché “68 anni”; in corrispondenza dell’anno 2034 è riportato il valore “68 e 4 mesi” anziché “68 e 2 mesi”.

Per quanto riguarda la sua osservazione “da stime della Ragioneria Generale dello Stato la pensione di vecchiaia biennio 2025/26 rimarrà a 67 anni”, purtroppo non ci fornisce la fonte documentale da cui attinge tale informazione, e quindi non è possibile stabilire la correttezza dell’informazione che lei riporta.

Probabilmente lei fa riferimento al documento “LE TENDENZE DI MEDIO-LUNGO PERIODO DEL SISTEMA PENSIONISTICO E SOCIO-SANITARIO – Previsioni elaborate con i modelli della Ragioneria Generale dello Stato aggiornati al 2022 (giugno 2022)” (https://www.rgs.mef.gov.it/_Documenti/VERSIONE-I/Attivit–i/Spesa-soci/Attivita_di_previsione_RGS/2022/Rapporto2022.pdf).

Nel documento della Ragioneria dello Stato (che è un dipartimento del Ministero dell’economia e delle finanze) a pag. 202 si legge testualmente:

“La figura B evidenzia, invece, l’evoluzione dei tassi di sostituzione nell’ipotesi di una modifica della legislazione vigente volta a sopprimere l’adeguamento periodico dei requisiti di accesso al pensionamento rispetto alle variazioni della speranza di vita, a partire da quello previsto con decorrenza primo gennaio 2023 In tale ipotesi, l’età pensionabile di vecchiaia resterebbe invariata a 67 anni dal 2023 e, analogamente, resterebbe invariata a 64 anni l’età di accesso al pensionamento anticipato nel regime contributivo, con un importo di pensione pari ad almeno 2,8 volte l’assegno sociale (importo del 2012 indicizzato con la media quinquennale del PIL)”. (mia nota personalissima: nel documento c’è un refuso sintattico: manca il punto tra 2023 e la frase “In tale Ipotesi”).

Come lei stesso può osservare, sig. Emilio, la Ragioneria dello Stato in giugno 2022 (tempo attuale) fa riferimento alla IPOTESI DI UNA MODIFICA DELLA LEGISLAZIONE VIGENTE. L’INPS, invece, nel 2021 (tempo “meno recente”) fa riferimento alla LEGISLAZIONE VIGENTE.

Infine, per quanto riguarda la sua esortazione finale a prestare “maggiore attenzione”, le posso assicurare con certezza assoluta che da parte mia c’è un’attenzione “più che maggiore” nell’estensione dei miei elaborati (perché sono esigente oltre misura). Con lo stesso grado di certezza posso anche garantire che i giornalisti che gestiscono il sito pensionipertutti prestano molta attenzione a ciò che pubblicano e lo verificano pure (perché se così non fosse, una persona esigente oltre misura come me non scriverebbe di certo su questo sito. Non le pare?).

POST N. 91

16 Agosto 2022 alle 12:29 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate, ultime Damiano: ok quota 41, opzione donna e ‘rispolverare’ Ddl 857 (mia risposta al sig. Marco)


Sig. Marco, vorrei precisare, solo a titolo informativo, che la finestra di tre mesi applicata alla pensione anticipata (42 anni e 10 mesi di contributi) non è stata introdotta con la Riforma Fornero, la quale, invece, le finestre le ha totalmente abolite (“un bizantinismo che abbiamo cancellato”, dice la Prof.ssa Fornero quando spiega la sua Riforma, una spiegazione che si può ascoltare sul video di youtube https://www.youtube.com/watch?v=s3Z5tfiJNf8 e precisamente al minuto 5:08).

La finestra di tre mesi per la pensione anticipata l’ha introdotta il Governo Conte 1 a guida Lega-M5S con il DECRETO-LEGGE 28 gennaio 2019, n. 4. avente il titolo “Disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni”, nel quale all’Art 15. si legge testualmente:

“l’accesso alla pensione anticipata è consentito se risulta maturata un’anzianità contributiva di 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Il trattamento pensionistico decorre trascorsi tre mesi dalla data di maturazione dei predetti requisiti”.

POST N. 90

11 Luglio 2022 alle 12:10 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni 2023, intervista a Ferrari (CGIL): Quota 41 e via dai 62 anni misure possibili (mia risposta al sig. Teo)

Sig. Teo, il Progetto Venus di Jacque Fresco cui lei fa riferimento è un sistema socioeconomico che non utilizza il denaro come mezzo di scambio di beni e servizi. È un sistema basato su risorse reali, di cui il pianeta Terra, secondo Jacque Fresco, dispone a sufficienza. È quindi un sistema economico che si contrappone all’attuale sistema economico basato sulla scarsità di risorse.

Quando si afferma che le risorse sono “scarse”, si sta dicendo che le risorse (acqua, energia, cibo) non sono disponibili in quantità illimitata, ma sono disponibili in quantità limitata rispetto agli illimitati bisogni e desideri dell’uomo da soddisfare. Essendo le risorse limitate, queste vanno razionate. Il meccanismo mediante il quale avviene il razionamento di risorse scarse è il prezzo.

Nel nostro sistema socioeconomico l’uso della moneta si rende necessario per poter scambiare beni e servizi tra un parrucchiere e un panettiere, tra un impiegato di concetto e un calzolaio, tra un insegnante ed un medico.

È possibile che si possa costruire un sistema socioeconomico su larga scala come quello proposto da Jacque Fresco, senza uso di denaro, credito, debito; ma occorrerebbe, io credo, che l’essere umano sia evoluto al punto da sapere usare le risorse reali della Terra in maniera corretta, senza quindi fare intervenire un meccanismo esterno che razioni le risorse.

Attualmente l’essere umano, a livello planetario, non è sufficientemente evoluto. Tende a sprecare il cibo, l’aria, l’acqua, l’energia, il legno.

Il Venus Project di Jacque Fresco è per una civiltà evoluta, o comunque per una ristretta comunità di persone evolute in grado di mantenersi in maniera autonoma. Noi siamo una civiltà avanzata ma scarsamente evoluta; siamo civilmente ancora troppo indietro per poter seguire un sistema socioeconomico basato su risorse reali senza uso di denaro.

POST N. 89

7 Luglio 2022 alle 15:03 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2022, ultime: due le chiavi per la flessibilità in uscita (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)

Sig. Franco Giuseppe, ciò che pensano i singoli ha valore relativo. E’ dal confronto tra Governo, Confindustria e Sindacati che emergono le soluzioni per lavoro, pensioni, assistenza.

Il mio non è un progetto futuristico, se non altro per il fatto che della tassazione sui robot se ne parla già dal 2016 nel Parlamento europeo.

Se nulla si è ancora mosso, è perché occorre stabilire quale genere di personalità occorre attribuire al “robot”, affinché il robot possa versare imposte sul lavoro. Abbiamo l’IRPEF, che viene versata dalle persone fisiche; abbiamo l’IRES, che viene versata dalle persone giuridiche; occorre una IRPED da far versare alle persone digitali (robot, automi in generale)? Individuare quale personalità attribuire agli automi potrebbe effettivamente richiedere tempo.

Io suggerirei di far versare l’imposta sul reddito prodotto dall’automa in prima istanza dal datore di lavoro, che fungerebbe da “sostituto di imposta” in luogo del robot. Questa soluzione potrebbe richiedere tempi brevissimi.

E’ stata già varata la “web tax”, ovvero l’imposta sui servizi digitali. Ora occorre estendere la “web tax” alla “digital tax”, l’imposta sul lavoro digitale eseguito dagli automi. Tutto qua.

POST N. 88

7 Luglio 2022 alle 14:40 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2022, ultime: due le chiavi per la flessibilità in uscita (mia risposta al sig. Riccardo)

Sig. Riccardo, non si preoccupi per i contributi versati. Lei e suo padre li riceverete indietro con gli interessi.

Nessuno si è appropriato (o si appropria) in modo indebito del denaro che lei ha versato. Tutto è avvenuto e avviene “a norma di legge”, secondo le leggi approvate dal Parlamento in carica, legittimamente eletto dal popolo italiano con elezioni democratiche. Leggi che vengono opportunamente vagliate dalla Corte Costituzionale.

I soldi che lei e sua padre avete versato sono serviti a mandare in pensione altri lavoratori. Ora lei e suo padre, per andare in pensione, avete bisogno che altri lavoratori finanzino la vostra pensione in accordo con quanto avete versato voi in termini di contributi.

Se questi “nuovi” lavoratori non ci sono, lei e suo padre sarete indotti, per legge, ad andare in pensione più tardi, oppure con una pensione ridotta al lumicino. Il mondo funziona così. Con chi se la vuole prendere?

POST N. 87

6 Luglio 2022 alle 16:42 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni 2022, ultime: una sola soluzione per poter migliorare la Riforma Fornero (mia risposta al sig. Alex61)

Sig. Alex61, le aziende mirano ai profitti che realizzano tramite le vendite dei loro prodotti.

Per vendere i loro prodotti le aziende hanno bisogno di chi li acquista.

L’inflazione erode il potere di acquisto dei salari, per cui le famiglie riducono la loro spesa per consumi.

L’automazione e la disintermediazione fisica (croce e delizia dell’era digitale) riducono l’occupazione umana, e pertanto i consumi subiscono una ulteriore contrazione.

I Robot e le App consumano prevalentemente energia, e non già i prodotti che le aziende vorrebbero vendere.

Conclusione: a fronte del crollo dei consumi, saranno proprio le aziende a proporre aumenti salariali e imposte da applicare agli automi, al fine di stimolare i consumi, la produzione, le vendite dei loro prodotti e quindi aumentare i propri profitti.

POST N. 86

6 Luglio 2022 alle 16:14 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni 2022, ultime: una sola soluzione per poter migliorare la Riforma Fornero (mia risposta al sig. Rino)

Sig. Rino, posso dirle che gli strumenti di simulazione forniti dall’INPS sono affidabili (io li ho usati spesso per il calcolo della mia pensione). Bisogna però sapere usare bene tali strumenti, impostando correttamente i parametri di ingresso (FLPD, Gestione Separata), verificando che il numero di anni di versamenti contributivi sia corretto, specificando la data di pensionamento.

Nessun anno viene cancellato. Dell’INPS ci si può fidare ciecamente.

Vale la pena chiedere all’INPS l’Ecocert (la certificazione dei contributi versati).

Se nutre delle persplessità, può affidarsi ad un Patronato, che le farà la simulazione correttamente e a titolo gratuito.

POST N. 85

6 Luglio 2022 alle 15:52 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni 2022, ultime: una sola soluzione per poter migliorare la Riforma Fornero (mia risposta al sig. Stefano 1961)

Sig. Stefano 1961, facciamo il ragionamento più semplice che esista.

Vi è un’isola abitata da due sole persone: 1 lavoratore e 1 pensionato.

Il lavoratore produce cibo e vestiario per sé e per il pensionato (che non produce nulla).

Se il solo lavoratore esistente va in pensione, avremo zero lavoratori e 2 pensionati.

Per poter “mantenere” i 2 pensionati, occorrono 2 lavoratori che producono cibo e vestiario per sé e per i 2 pensionati. Perciò, se 1 lavoratore va in pensione, divenendo pensionato, occorre 1 lavoratore che rimpiazzi il lavoratore andato in pensione più 1 lavoratore che mantenga il lavoratore appena pensionatosi.

Se non si interviene nella creazione di nuovi posti di lavoro, la sola cosa che si può fare è di mantenere i lavoratori più a lungo al lavoro.

E’ vero che alcuni pensionati escono dal “contenitore” pensionistico, perché muoiono; ma escono più lentamente dal contenitore rispetto a quanti ne entrano nel contenitore. Se così non fosse, non ci sarebbe il “problema” pensioni.

Per poter bilanciare il flusso di lavoratori entranti nel contenitore pensionistico con il flusso di pensionati uscenti dal contenitore pensionistico (perché muoiono), occorre ritardare l’entrata dei lavoratori nel contenitore. Ovvero, occorre aumentare l’età per andare in pensione.

POST N. 84

5 Luglio 2022 alle 14:05 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni 2022, ultime: una sola soluzione per poter migliorare la Riforma Fornero

Dal momento che siamo in tema, vorrei agganciarmi ad un’osservazione della Prof.ssa Fornero riportata nell’articolo a firma di Stefano Rodinò pubblicato il 4 luglio 2022 col titolo “Riforma Pensioni 2023, parla Elsa Fornero: ‘Flessibilità solo con il contributivo puro’”.

La Prof.ssa Fornero afferma: “Le uniche misure di flessibilità sostenibili sono quelle che prevedono un ricalcolo interamente contributivo dell’assegno”.

A mio avviso, la flessibilità che si ottiene con il ricalcolo interamente contributivo dell’assegno è molto “debole” e favorisce solo chi ha salari medio-alti. Inoltre, si può diluire l’assegno quanto si vuole, anche introducendo forti penalità e trascurando il fatto che si andrà in pensione con un importo assai misero, ma se non c’è il lavoro che alimenta il versamento dei contributi con cui finanziare le pensioni, anche la flessibilità verrà gradualmente prosciugata.

L’elemento cruciale su cui occorre concentrarsi è aumentare il volume dell’occupazione.

La flessibilità di “andare in pensione quando si vuole” la si ottiene aumentando i volumi dei contributi. I volumi possono essere aumentati in due modi: aumentando l’occupazione umana (abbiamo un grosso bacino da cui potere attingere, circa tre milioni di italiani senza lavoro), oppure facendo versare i contributi alla forza lavoro robotica.

Pensare solo in termini monetari, ovvero solo in termini di sostenibilità finanziaria della Previdenza e del Bilancio dello Stato, potrebbe essere fuorviante e farci incamminare per una strada senza uscita.

Occorre pensare più in termini fisici, che in termini monetari, più in termini di lavoratori: se c’è un lavoratore che va in pensione, dovranno esserci due nuovi lavoratori in più che entrano nel mondo del lavoro (o un robot che lavori per due, per tre, per quattro persone e che versi i contributi per due, per tre, per quattro persone).

Senza questo caposaldo non c’è modo di realizzare alcuna Riforma Pensioni.

Sempre nell’articolo citato a firma di Rodinò, la Prof.ssa Fornero afferma: “non serve una controriforma”.

La Prof.ssa Fornero ha perfettamente ragione, non serve una controriforma. La Riforma Fornero è perfetta. Se così non fosse, non sarebbe duranta così a lungo. Ma nessuno ha ancora compreso che la Riforma Fornero (in quanto perfetta) contiene già in sé anche il suo miglioramento: lasciare andare in pensione i lavoratori anziani aumentando i versamenti dei contributi attraverso il versamento di imposta sul reddito da lavoro prodotto dagli automi.

Prima o poi si arriverà a questo. Ne sono ultraconvinto. E’ una necessità necessaria che in Economia Digitale venga contemplata la forza lavoro digitale (robotica) assieme alla forza lavoro umana tradizionale, proprio come in Economia Digitale è una necessità necessaria che venga contemplata la moneta digitale (l’euro digitale che sta studiando la BCE) assieme alla moneta tradizionale (l’euro cartaceo).

POST N. 83

30 Giugno 2022 alle 19:05 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2022, ultime news: ruolo sindacati post quota 102 e proposta Tridico (mia risposta al sig. Ex-sindacalista)

Sig. Ex-sindacalista, ricordo bene i tempi in cui valevano gli slogan “lotta dura senza paura” e “è ora, è ora, potere a chi lavora” del movimento operaio; oppure “Marx, Lenin, Mao Tse-Tung” del movimento studentesco; oppure “io sono mia” del movimento femminista; oppure “io ce l’ho duro” del movimento leghista.

Sono tutti “Movimenti”, come lo è pure il Movimento Cinque Stelle.

Il Movimento è tale perché è destinato a mutare, a seconda del mutare delle condizioni sociali, economiche, politiche.

Il mutamento, il cambiamento è la sola costante nella società, nell’economia, nella politica.

Nella società industriale c’erano i “colletti blu” (classe operaia); poi nella società post-industriale, ovvero nella società dei servizi ci sono stati i “colletti bianchi” (classe impiegatizia); ora nella società post-post-industriale, ovvero nella società dei servizi digitali si dovrà trovare un nuovo colore al “colletto” per identificare la “classe robotica”.

Oggi il Sindacato ha perso il contatto con la base perché non si è ancora reso conto della minaccia (concorrenza sul lavoro)/opportunità (versamento di contributi) dal parte della “classe robotica”.

Io penso che, dinanzi alla valanga digitale che ci sta precipitando addosso, il Sindacato sarà forzato a giocare un ruolo fondamentale per conciliare la convivenza paritaria tra lavoratori umani e lavoratori robotici.

Un nuovo slogan per i tempi digitali? Ce l’abbiamo già: “io, robot”.

POST N. 82

30 Giugno 2022 alle 18:30 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2022, ultime news: ruolo sindacati post quota 102 e proposta Tridico (mia risposta al sig. Luigi)

Sig. Luigi, per quanto riguarda l’importo che si percepirà quando si andrà in pensione, vale sempre la regola seguente: rivolgersi ad un Patronato (fanno simulazioni a titolo gratuito, sulla base della storia lavorativa del lavoratore).

La Proposta Tridico è certamente meno favorevole di Quota 100.

All’opzione di pensione anticipata Quota 100 ha aderito chi percepiva stipendi medio-alti. Chi ha stipendi bassi preferisce lavorare qualche anno in più per aumentare il proprio montante contributivo (nella certezza che, a seguito del principio della “cristallizzazione dei diritti acquisiti” (62, 38) entro il 31/12/2021), potrà esercitare i suo diritto e quindi andare in pensione quando vuole (anche nel 2022, 2023, 2024, 2025).

La Proposta Tridico è quindi rivolta a chi ha stipendi medio-alti. Oppure a chi “non ce la fa più a lavorare” (e quindi si accontenta di percepire qualsiasi importo pensionistico. Come per Opzione Donna).

POST N. 81

30 Giugno 2022 alle 17:51 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2022, ultime news: ruolo sindacati post quota 102 e proposta Tridico (mia risposta al sig. WAL52)

Sig. WAL52, ho fatto l’operaio da studente universitario presso uno zuccherificio. Sono state tre campagne estive, di tre mesi ciascuna, con turnazione settimanale (06-14, 14-22, 22-06) a ciclo continuo. Il primo anno ero operaio di sesto livello (manovale), nel secondo e nel terzo anno sono stato operaio di quarto livello (conduttore di impianto resine). Conosco molto bene la vita operaia.

Da impiegato prima, e da quadro aziendale con mansioni direttive dopo, non sono mai stato iscritto al Sindacato, né ho mai partecipato ad assemblee sindacali in azienda.

Conosco molto bene le Organizzazioni aziendali: come si fondono, come si acquisiscono, come si vendono. Al centro di tutte queste operazioni ci sono i lavoratori, tutti i lavoratori (operai, impiegati, quadri, dirigenti), e vengono adottati metodi per la riduzione del personale che personalmente non sempre mi sento di approvare.

Sono propenso a riconoscere al Sindacato un ruolo importante (anche se non sempre efficace) se non altro per un semplice motivo: senza il Sindacato, a chi potrà rivolgersi il singolo lavoratore nel confronto con la Direzione delle Risorse umane quando gli chiederanno di lasciare l’azienda?

Il mio consiglio a tutti i lavoratori è di lavorare al meglio delle proprie possibilità, di lavorare accollandosi a volte anche il lavoro di altri colleghi, di fare anche il lavoro che altri colleghi non desiderano fare, di essere sempre disponibile verso tutti coloro che lavorano in azienda, di avere cura dell’azienda per la quale si lavora così come si ha cura delle proprie cose personali, perché se non avrai cura della tua azienda non avrai più un’azienda di cui curarti (perché o l’azienda chiude, o verrai “dimesso”). Se lavorerai in questo modo, tutti ti verranno a cercare, e tu sarai sempre al riparo dalle varie ristrutturazioni cui andrà incontro l’azienda per ragioni, oserei dire, “fisiologiche”.

Come il prezzo di un bene è sempre giusto (perché è il punto di incontro tra la domanda e l’offerta), così ogni scelta economica fatta dal Governo è sempre giusta (perché tenta di realizzare il punto di incontro tra i mercati dei beni, della moneta e del lavoro). Il Governo potrebbe ignorare la strada da percorrere, ma sa sempre dove vuole arrivare. Chi considera la scelta governativa ingiusta vede semplicemente che gli effetti della scelta non sono proprio quelli attesi, ovvero la strada da percorrere è un po’ dissestata, e quindi il Governo è costretto a camminare a zig-zag, cercando comunque di centrare l’obiettivo macroeconomico.

Leggere fa bene perché fa riflettere. Ma leggere solamente non è sufficiente, occorre anche mettere in pratica ciò che si è letto, proprio come non basta leggere il menù al ristorante ma occorre poi anche assaggiare le pietanze.

Essere in Europa non è né un bene né un male. Avere l’euro non è né un bene né un male. Sono “eventi”, cose che “devono” accadere, per “necessità”, perché derivano da conseguenze causa-effetto (proprio come quando una pietra dall’alto cade verso il basso).

Sono in molti a dire che se non avessimo adottato l’euro a quest’ora saremmo messi peggio. A costoro direi che la loro ipotesi deve essere validata scientificamente in termini sperimentali. Nessuno potrà mai validare scientificamente l’ipotesi fatta. Quindi la loro ipotesi è priva di significato (“non formulo ipotesi” – che non posso dimostrare -avrebbe detto Newton). Lo stesso vale per coloro che affermano che con l’euro siamo messi meglio.

A mio avviso, è possibile attuare politiche governative italiane che soddisfino le richieste del popolo italiano pur rispettando i vincoli del Trattato europeo, ed è possibile ridare all’Italia quella sovranità monetaria di cui necessita (anche se parziale, adottando una propria moneta) pur adottando una moneta comune, l’euro.

Per potere fare tutto ciò, occorre una visione lungimirante, innovativa, in linea con i tempi attuali. Questa visione lungimirante nessuno l’ha ancora maturata, e quindi verranno fatte nel breve periodo scelte economiche “giuste” che valgono per i tempi non digitali, ma “inadatte” per i tempi digitali.

POST N. 80

14 Giugno 2022 alle 19:11 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2022: no quota 102 o quota 41, si va verso proposta Tridico? (mia risposta al sig. Rino)

Sig. Rino, il Governo potrà pur essere miope riguardo ad alcuni aspetti dell’economia digitale, ma per quanto riguarda i conti pubblici ci vede molto bene.

Occorre comprendere che con l’adesione dell’Italia all’euro, lo Stato italiano ha perduto la sovranità monetaria, passando da emittente di moneta a utilizzatore di moneta.

Come utilizzatore di moneta, lo Stato italiano è costretto a comportarsi come una famiglia che va in banca a chiedere un mutuo.

Molte famiglie devono stare attente a come spendono i loro soldi. Così pure lo Stato italiano.

La Proposta Tridico sembrerebbe non sconvolgere affatto i conti pubblici. Su questo fronte penso quindi che abbia buone possibilità di essere accolta favorevolmente dal Governo, soprattutto in sostituzione di Quota 102 (64 anni di età anagrafica e 38 anni di contribuzione) che andrà in scadenza il 31/12/2022.

La Proposta Tridico non minerebbe affatto la stabilità della Riforma Fornero, e al tempo stesso aggiungerebbe quel grado di flessibilità di cui si avverte un reale bisogno.

POST N. 79

14 Giugno 2022 alle 12:45 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2023, ultime: giusto separare assistenza da previdenza? (mia risposta al sig. Elio)

Sig.Elio, come ho tenuto a precisare, io non sono un esperto di Bilanci e pertanto non sono in grado di esprimere giudizi sul Bilancio dell’INPS.

A me preme solo sapere questo: quante sono le entrate contributive e quante sono le uscite per le pensioni previdenziali; quante sono le entrate provenienti dallo Stato (fiscalità generale) e quante sono le uscite per le spese assistenziali.

Sforzandomi un po’, sono riuscito ad avere le informazioni che mi occorrevano, ed ho compreso questo: le entrate contributive sono in eccedenza rispetto alle uscite per le pensioni previdenziali; le entrate provenienti dallo Stato (fiscalità generale) servono a finanziare le uscite per le spese assistenziali (le quali non vengono coperte dalle entrate contributive) e servono pure a finanziare Quota 100 (cosa che per me non andrebbe affatto fatto).

Per quanto riguarda dare e avere, attività e passività dell’INPS, stato patrimoniale e quant’altro, lascio volentieri l’analisi ai Revisori di Bilancio.

POST N. 78

14 Giugno 2022 alle 11:54 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2023, ultime: giusto separare assistenza da previdenza? (mia risposta al sig. Cristoforo)

Sig. Cristoforo, mi rendo conto che ogni volta che si parla di Riforma delle pensioni occorre ripartire sempre dalla premessa.

PREMESSA: “aumento della vita media e progressiva riduzione dei tassi di natalità hanno determinato la crisi irreversibile del sistema”. È quello che dice l’INPS e tutti coloro che la pensano come l’INPS.

Se lei, sig. Cristoforo, si dovesse sedere al Tavolo con chi di dovere per riformare le pensioni, è proprio su “aumento della vita media e progressiva riduzione dei tassi di natalità” che si troverebbe a dover discutere. Qualunque altro argomento lei volesse portare al tavolo di discussione è “FUORI TEMA”.

Non possiamo ridurre la vita media delle persone, a meno che non scateniamo pandemie, guerre e carestie.

Possiamo invece intervenire sui tassi di natalità.

Le nascite sono importanti perché è dai nuovi nati che poi emergono i lavoratori che verseranno i contributi per finanziare le pensioni. Demografi ed esperti previdenziali vedono le cose su ampia scala, da qui al 2050 (come si evince dal documento INPS “XX Rapporto Annuale di luglio 2022”, a pag 133, dove il Presidente INPS Pasquale Tridico confronta l’incidenza della spesa pensionistica sul PIL relativamente alla sua Proposta “Anticipo della quota contributiva di pensione da 63 anni con 1,2 AS” e relativamente ad altre opzioni).

Se i nuovi nati non ci sono, come si fa ad avere nuovi lavoratori? La mia soluzione (quella che vedrei più facilmente applicabile alla società attuale) prevede di equiparare la forza lavoro robotica alla forza lavoro umana e quindi di far versare a robot e automi software di ogni genere l’imposta sul reddito da lavoro da loro prodotto. Perciò, anche robot e automi software dovrebbero versare i contributi con i quali finanziare le pensioni.

Un’altra possibile soluzione che io vedrei è l’istituzione della moneta digitale di Stato gestita dallo Stato, circolante solo in Italia e parallelamente all’euro. Con la moneta digitale di Stato si pagherebbero le tasse (e quindi diventerebbe moneta legale, ovvero chiunque è obbligato ad accettarla come mezzo di scambio), si pagherebbero le pensioni, i lavoratori anziani uscirebbero dal mondo del lavoro, i giovani disoccupati entrerebbero nel mondo del lavoro, metterebbero su famiglia, si avvierebbero nuovi consumi, nuova produzione, più investimenti, più occupazione, più versamenti di contributi, più pensioni da poter finanziare.

La soluzione fondata sulla moneta digitale di Stato la vedrei però più difficilmente applicabile, perché la Banca Centrale Europea sta ancora studiando le caratteristiche della moneta digitale (ovvero, l’euro digitale).

Eliminare gli spechi, eliminare la corruzione, ridurre gli stipendi ai parlamentari, eliminare l’evasione fiscale, eliminare l’evasione contributiva, porre un tetto agli stipendi dei funzionari statali, porre un tetto alle pensioni dei parlamentari, senza dubbio andrebbe fatto (e in parte lo si sta facendo). Ma tutto ciò ho l’impressione che suonerebbe un po’ come: siate buoni, siate onesti.

POST N. 77

13 Giugno 2022 alle 21:42 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2023, ultime: giusto separare assistenza da previdenza? (mia risposta al sig. Rino)

Sig. Rino, il sistema previdenziale ha i conti in ordine. L’Assistenza non pesa affatto sulla Previdenza. Smarcato questo punto, procediamo con argomentazioni più solide.

Avere i conti previdenziali in ordine è una condizione necessaria per la sostenibilità del sistema previdenziale, ma non è una condizione sufficiente, ovvero, l’avere i conti in ordine deve valere non solo nel 2022, ma anche nel 2023, 2024, e così via, fino al 2036 e oltre.

Come garantire la continuità nel tempo dei conti in ordine?

Il solo modo per avere i conti in ordine di anno in anno non è nel poter contare su risparmi occasionali (per es. da Quota 100, morti per pandemia, ecc.), ma nel garantire un flusso continuo di contributi da lavoro che sia sufficiente a finanziare le pensioni. Questo significa che di anno in anno ci sia un numero sufficiente di lavoratori attivi.

Facciamo le ipotesi più favorevoli: piena occupazione (si consuma e si produce), tasso di inflazione al 2% annuo (prezzi pressoché stabili nel tempo), nessuno shock da offerta (il che vuol dire: approvvigionamento materie prime senza ritardi dovuti a eventuali pandemie, prezzi dell’energia che non si impennano a causa di guerre e speculazioni varie, ecc.).

Orbene, se col tempo verranno a mancare i lavoratori a causa delle poche nascite di bambini, da dove si recupereranno i contributi sufficienti per pagare le pensioni che nel frattempo tenderanno ad aumentare di numero perché la vita media si allunga?

Per garantire la sostenibilità del sistema previdenziale, occorre garantire una determinata quantità di lavoratori attivi nel tempo e quindi una determinata quantità di nascite all’anno.

Se non si riesce ad avere una determinata quantità di nascite all’anno, allora occorrerà equiparare il lavoro delle macchine al lavoro degli umani in modo da garantire una determinata quantità di forza lavoro che versa contributi (anche da parte delle macchine) anche in assenza di una determinata quantità di nascite all’anno.

Questa è la mia soluzione (una delle soluzioni, per la verità) per una Riforma pensioni che sostituisca la Riforma Fornero.

Per quanto riguarda il fatto che l’Europa sorvegli di più i conti dell’Italia piuttosto che quelli di altri Paesi, le posso rispondere che il debito pubblico dell’Italia è, dopo quello della Grecia, il secondo più alto del Paesi dell’Unione europea. L’Italia fa parte dell’Unione europea ed è compito del Governo italiano far sì che niente interferisca negli obblighi che l’Italia ha contratto verso l’Unione europea. Obblighi che riguardano il contenimento della spesa pubblica e del debito pubblico.

L’Europa, con le sue Raccomandazioni, semplicemente tende a far ricordare all’Italia ciò che l’Italia tende facilmente a dimenticare.

POST N. 76

13 Giugno 2022 alle 19:17 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2023, ultime: giusto separare assistenza da previdenza? (mia risposta al sig. Elio)

Sig. Elio, lasci che le citi l’Art. 38 della Costituzione Italiana.

Il 1° comma dell’Art. 38 della Costituzione italiana recita: “Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale”.

Il 1° comma parla quindi di “assistenza”, volta ai cittadini “inabili al lavoro”. Come sappiamo, tale tipo di assistenza viene finanziata con la fiscalità generale.

Il 2° comma dell’Art. 38 della Costituzione italiana recita: “I lavoratori hanno diritto che siano preveduti e assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria. Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi e istituti predisposti o integrati dallo Stato”. (mia nota: tale espressione la si può anche leggere sul sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali al seguente link: https://www.lavoro.gov.it/temi-e-priorita/previdenza/Pagine/orientamento.aspx).

Il 2° comma parla quindi di “preveduti e assicurati”, ovvero di “previdenza”, volta ai lavoratori, ovvero ai cittadini “abili al lavoro”. Come sappiamo, tale tipo di previdenza viene finanziata con il versamento dei contributi da parte dei lavoratori. Ma viene finanziata anche con interventi da parte dello Stato (come si evince dal 2° comma dell’Art. 38).

In base all’Art. 38 della Costituzione italiana, Assistenza (volta agli inabili al lavoro) e Previdenza (volta ai lavoratori, e quindi agli abili al lavoro) sono due concetti distinti.

Ed ora le domando, sig. Elio: quando lei afferma che “non è così che si intende previdenza/assistenza… perché le due voci rientrano entrambe nel capitolo previdenza”, a quale genere di previdenza si sta riferendo?

POST N. 75

13 Giugno 2022 alle 15:31 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2023, ultime: giusto separare assistenza da previdenza? (mia risposta al sig. Ruggero)

Sig. Ruggero, quanto poco conosce me, e quanto ancor meno conosce la Prof.ssa Fornero!

Io non difendo mai nessuno, non sono un avvocato. Io osservo il sistema ed indago sulla catena di cause ed effetti che viene determinata dagli eventi. Sono davvero pochissime le persone che sono in grado di mutare il corso degli eventi.

La Prof.ssa Fornero non ha bisogno di essere difesa da alcuno. Le idee in cui ella crede costituiscono, io credo, la sua più ferrea difesa.

La Riforma Fornero fu fatta in pochi giorni. Sono stati riconosciuti gli errori fatti. Ed è grazie a tale riconoscimento di errori che sono state predisposte le varie “salvaguardie”.

Molti parlano degli “effetti” della Riforma Fornero, effetti devastanti, è vero. Ma nessuno si prende la briga di conoscere le “cause” che hanno portato alla Riforma Fornero.

La Prof.ssa Fornero non si è mai nascosta, e nemmeno oggi si nasconde. Al contrario dei politici, venditori di illusioni (Quota 41 indipendentemente dall’età anagrafica) e di false verità (con la Quota 100 abbiamo cancellato la Riforma Fornero).

I politici si sono nascosti dietro i tecnici del 2011, perché non avevano il coraggio di fare scelte impopolari. Scelte, per quanto dolore, tuttavia necessarie.

I politici si nascondono dietro i tecnici nel 2022, perché non hanno ancora imparato ad avere il coraggio di fare le scelte che devono essere fatte.

Infine, sig. Ruggero, lei può solo parlare a suo nome. Non può parlare a nome di “milioni di lavoratori italiani”.

POST N. 74

10 Giugno 2022 alle 15:50 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni 2023, opzione donna: quali speranze per la proroga? (mia risposta al sig. Pietro)

Sig. Pietro, la Prof.ssa Fornero e il Prof. Cazzola magari preferirebbero assumere una posizione neutrale, piuttosto che esercitare la loro influenza su chi di dovere, per non essere imputati dai Partiti di “traffico di influenze” (anche se lecite, e non illecite che sono ritenute invece reato dai giudici).

Siamo testimoni del fatto che i Tavoli di incontro tra Governo e Sindacati vengono continuamente rinviati. Quindi a me sembra che abbia maggiori probabilità la Prof.ssa Fornero, quale consulente del Governo, di varcare la soglia di Palazzo Chigi che non i Sindacati.

Perciò, pur di arrivare ad una soluzione ottimale per Opzione Donna, non sarebbe il caso (almeno in questo caso) di nutrire sentimenti meno ostili verso “questi sigg.ri” (come lei li appella)?

POST N. 73

10 Giugno 2022 alle 13:39 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni 2023, ultime 8 giugno: ecco perché resterà la riforma Fornero (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)

Sig. Franco Giuseppe, non faccio riferimento a lei. Se avessi voluto farlo, avrei menzionato il suo nome.

Sono andato in pensione con “Quota 100” all’età di 65 anni e con 41 anni di contributi. Avrei potuto lavorare fino a 67 anni (e forse anche oltre). La legge mi ha consentito di anticipare di due anni il pensionamento, e quindi sono andato in pensione “a norma di legge”.

“Quota 100” ha offerto ai lavoratori di poter scegliere quando andare in pensione: è una legge giusta (perché dà libertà di scelta), ma è limitata ad una platea ristretta di lavoratori (62 anni di età anagrafica e con un minimo di 38 anni di contributi).

“Quota 100” ha offerto di poter scegliere di andare in pensione solo ad una parte di lavoratori: è una legge iniqua (perché include alcuni lavoratori e ne esclude altri), ed adrebbe estesa ad una platea più ampia di lavoratori (anche a chi ha meno età anagrafica, ma più contributi).

“Quota 100” è una legge giusta ma iniqua perché scaturisce da un compromesso: libertà di scelta e salvaguardia dei conti pubblici.

Questo è tutto ciò che si può dire di “Quota 100”.

POST N. 72

9 Giugno 2022 alle 18:47 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni 2023, opzione donna: quali speranze per la proroga?

Sono certo che Opzione Donna verrà rinnovata anche per l’anno 2023.

La mia certezza trova riscontro anche nelle parole del Prof. Giuliano Cazzola, che nel suo libro “La guerra dei cinquant’anni. Storia delle riforme e controriforme del sistema pensionistico” pubblicato in maggio 2021 avanza a pag. 252 una “Una proposta”:

“A pensarci bene la disciplina, sfrondata da una norma sperimentale temporanea, come “quota 100”, sarebbe “autoapplicabile” secondo il seguente schema: a) pensione di vecchiaia a 67 anni e almeno 20 anni di versamenti; b) pensione anticipata di vecchiaia (ex anzianità) facendo valere, a prescindere dall’età anagrafica, 42 anni e 10 mesi se uomo, un anno in meno se donna… [omissis]; c) Opzione Donna con 58 anni e 35 di contributi ma in regime interamente contributivo. Ai tre capisaldi si aggiungono altre norme di carattere strutturale quali le tutele per i lavori usuranti e per l’accesso precoce al lavoro.”

Come si può leggere, il Prof. Cazzola ritiene Opzione Donna uno dei “tre capisaldi” della disciplina pensionistica.

Pertanto, Opzione Donna non potrà venir meno.

Piuttosto, Opzione Donna va migliorata, va perfezionata, e in questo chi meglio del Comitato Opzione Donna Social (CODS) può dare indicazioni su cosa migliorare?

Penso che il Prof. Cazzola e la Prof.ssa Fornero potrebbero far proprie le istanze avanzate dal CODS, soprattutto quella riguardante il riconoscimento del lavoro di cura delle donne ai fini previdenziali.

Credo che con il grado di autorevolezza che li contraddistingue la Prof.ssa Fornero e il Prof. Cazzola sono certamente anche in grado di esercitare una positiva influenza su chi dovrà porre mano alle pensioni per il 2023.

POST N. 71

8 Giugno 2022 alle 22:02 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni 2023, ultime 8 giugno: ecco perché resterà la riforma Fornero (mia risposta alla sig.ra Angela)

Sig.ra Angela, lei dice che è “arrabbiatissima”. Ma, da arrabbiata, potrebbe cambiare la sua situazione?

Nell’articolo la Dott.ssa Venditti dice che la rabbia, sebbene possa essere giustificabile, “a poco e nulla serve in un contesto come quello attuale per cambiare le cose”.

Ma io ho scoperto una cosa sorprendente: è possibile cambiare le cose cambiando noi stessi, il nostro modo di pensare, e quindi il nostro modo di vedere le cose.

Se non posso cambiare le circostanze che mi affliggono, ho solo una via per uscire dall’afflizione: cambiare me stesso. Nel momento in cui io provo a cambiare me stesso, cambio anche le circostanze. Questo si chiama “pragmatismo” (la connessione tra la conoscenza e l’azione).

Non riuscendo a cambiare noi stessi, non accettiamo che altri (i “furbi”) vengano trattati diversamente da noi, e noi (gli “stupidi”) trattati diversamente dagli altri (i “furbi”) e mantenerli.

Certo, non ce la prendiamo con gli altri (i “furbi” che, semplicemente, colgono l’occasione che la legge offre loro); ce la prendiamo invece con le leggi che sembrano creare iniquità, disuguaglianze (“furbi” e “stupidi”) e ingiustizie (chi ha 38 anni di contribuzione può andare in pensione mentre chi ne ha 40 non può andarci).

Ma davvero le leggi creano iniquità e ingiustizie e quindi sono inique e ingiuste?

Se fossimo noi, lettori di Pensionipertutti, a creare le leggi, saremmo in grado di creare leggi eque e giuste?

POST N. 70

8 Giugno 2022 alle 21:09 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni 2023, ultime 8 giugno: ecco perché resterà la riforma Fornero (mia risposta al sig. Luigi)

Sig. Luigi, non riesco ad individuare i soggetti cui lei si riferisce. Ma, visto che si aspetta una replica a questa sua analisi, provo a replicarle sulla base di quanto mi è parso di capire dal suo commento.

La “signora” cui lei si riferisce immagino sia la Prof.ssa Elsa Fornero. Sulla Riforma Fornero si possono versare fiumi, mari, oceani di inchiostro digitale.

Sulle pensioni si scrivono articoli che si fondano su interviste a rappresentanti di Governo, a rappresentati di Sindacati, a rappresentanti di partito, ad esperti di una specifica materia (delle pensioni, nel nostro caso). Si evidenziano posizioni differenti, a tratti divergenti e a tratti convergenti, fatte di promesse ma anche di compromessi. Dai compromessi sul tutelare i conti pubblici e al tempo stesso favorire le aspettative dei lavoratori possono nascere cambiamenti di rotta, cambiamenti di idee, che potrebbero fare insorgere nel lavoratore (ovvero, far sorgere dentro il lavoratore) una forma di illusione.

Sulle pensioni si scrivono anche articoli che si fondano sui commenti dei lettori, che da semplici comparse nei commenti diventano improvvisamente attori sotto i riflettori della “prima pagina” di Pensionipertutti, la sola testata giornalistica che io conosca capace di dare voce a chi voce non ha e di far sentire chiunque, anche se solo per un momento, anche se solo come semplice comparsa, ascoltato da molti (se non proprio da tutti).

Io, per esempio, sig. Luigi, la ascolto.

C’è un modo per non crearsi false illusioni? Certo che c’è. Basterebbe (il condizionale è d’obbligo, perché è difficile da attuarsi) non crearsi delle aspettative. Non crearsi aspettative nemmeno da “giornalisti preparati e intellettualmente superiori a tanti di noi” e da cui ci aspettiamo che non creino “false illusioni a chi non è in grado di ragionare con la propria testa”.

POST N. 69

7 Giugno 2022 alle 12:44 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2023, ultime su Quota 100/102 flessibile: L’intervista a Proietti (mia risposta al sig. Pietro)

Sig. Pietro, incuriosito da quanto lei ci ha esposto, sono andato a leggermi l’articolo che ci ha segnalato e che si intitola: “Ai lavoratori italiani servirebbe il salario minimo. E le aziende devono formare di più”, pubblicato su La Repubblica a firma di Rosaria Amato in data 3 giugno 2022 (https://www.repubblica.it/economia/2022/06/03/news/intervista_pissarides-352347716/).

L’articolo di fatto è un’intervista all’economista Christopher Pissarides, Premio Nobel dell’Economia nel 2010 per i suoi studi sul mercato del lavoro.

Ci sono alcuni punti sui quali non sono d’accordo con il Nobel Pissarides.

Alla domanda “Dobbiamo davvero avere paura dei robot?”, Pissarides risponde “ no”, perché anche se i robot dovessero sostituire il 47% dei lavoratori “non è detto che questo sia conveniente dal punto di vista economico”. Pissarides riporta il caso dell’India affermando che “ci sono Paesi, come l’India, in cui il costo del lavoro è inferiore a quello dell’automazione”.

Per me è ovvio che in India la monodopera umana potrebbe essere meno costosa della manodopera robotica, se la tecnologia robotica viene importata e pagata in dollari americani, e se il rapporto di cambio Rupia/Dollaro (INR/USD) è di (appena) 0,01287 (in data 07/06/2022, ore 11:20). La manodopera in India ha costi bassissimi, ed è proprio per questo che una grossa banca italiana si avvale del lavoro di programmatori indiani ubicati in India e operanti da remoto (in “smart working”, come ci siamo oramai abituai a dire oggi). In Italia, invece, il costo del lavoro è relativamente alto, e questo potrebbe giocare a favore dell’impiego della manodopera robotica. Se anche in Italia la tecnologia robotica viene importata, e se il rapporto di cambio Euro/Dollaro (EUR/USD) è di 1,06839 (in data 07/06/2022, ore 11:24), è molto probabile che sia più conveniente sostituire un umano con un robot.

Ma non è tanto questo il punto in cui mi trovo in disaccordo con Pissarides.

Uno dei punti in cui mi trovo in disaccordo con Pissarides è quando egli afferma che i robot “ci sostituiranno per i lavori più noiosi e ripetitivi, ma non per quelli che richiedono interazione tra persone, o per quelli in cui bisogna prendere le decisioni”. DAVVERO? Ne è proprio convinto, Prof. Pissarides?

Ma Prof. Pissarides, lei dove si trovava nel 2020 durante i lockdown? Non ha visto per televisione i robot-infermieri che prendevano la temperatura ai contagiati da Covid? Non è questa interazione robot-persone? Prof. Pissarides, lei si trovava giorni fa a Torino al Festival Internazionale dell’Economia di Torino. Non è andato a far visita all’Ospedale Mauriziano di Torino dove si trova il robot-farmacista che lavora H24 e non sbaglia mai e che con un ordine dai reparti dell’ospedale cerca la scatola e la confeziona, interagendo quindi necessariamente con il personale dell’ospedale? Inoltre, Prof. Pissarides, non ha mai visitato un Centro di Elaborazione Dati gestito interamente da computer mainframe, robot che montano e smontano nastri, automi software come l’operatore automatico che interagisce con l’operatore umano, e lo schedulatore automatico che interagisce con lo schedulatore umano, tutti gestiti dal Software System Resources Manager che persegue determinati obiettivi di produzione e quindi DECIDE CHI far lavorare, COME farlo lavorare e QUANDO farlo lavorare? Prof. Pissarides, I COMPUTER MAINFRAME IBM PERSEGUONO OBIETTIVI DI PRODUZIONE, E QUINDI PRENDONO DECISIONI SU COME RAGGIUNGERE TALI OBIETTIVI!

Il Prof. Pissarides afferma: “Sessantadue anni è troppo presto adesso, che cosa fai dopo se vai in pensione a quell’età? Probabilmente cerchi un altro lavoro! Ormai si è in ottime condizioni di salute almeno fino a 70 anni”.

Prof. Pissraides, NON È QUESTO IL PUNTO!

NON SONO LE CONDIZIONI DI SALUTE IL PUNTO!

IL PUNTO È CHE I SESSANTENNI DEVONO LASCIARE IL POSTO AI TRENTRENNI PER SOSTENERE CONSUMI, PRODUZIONE E OCCUPAZIONE!

OCCUPAZIONE! prof. Pissarides!

Lei, prof. Pissarides, ricorderà la battuta secondo la quale si dice che “si è in recessione quando gli ALTRI perdono il lavoro, mentre si è in depressione quando SEI TU a perdere il lavoro”. Ebbene, diciamo così: “gli altri perdono il lavoro a causa dell’automazione che sostituisce il dipendente che diventa disoccupato; tu perderai il lavoro a causa della disintermediazione fisica per la quale il tuo cliente sostituisce te dipendente, che diventerai disoccupato”.

Prof. Pissarides, lei sa bene quanto me come è nato il self-service. Mi permetta di rinfrescarle la memoria.

La distribuzione self-service è stata inventata negli Stati Uniti d’America negli anni Trenta, quando, in presenza di una severa crisi economica, le imprese di servizi si trovarono nell’impossibilità di equilibrare il loro conto economico a causa dell’incidenza crescente del costo del lavoro. Si pensò, quindi, di far lavorare il cliente.

Al giorno d’oggi, con il passaggio dai “SERVIZI ANALOGICI” (erogati da personale di contatto come il cameriere umano del ristorante) ai “SERVIZI DIGITALI” (di tipo self-service, senza personale di contatto, che è stato fisicamente disintermediato da applicazioni software), la sostituzione cliente/dipendente si estenderà a macchia d’olio, e tutti i dipendenti delle aziende potrebbero essere sostituiti dai clienti. Si verrebbe a creare una enorme massa di disoccupati. QUESTA SI CHIAMA DEPRESSIONE ECONOMICA.

Sig. Pietro, la pelle d’oca non dovrebbe affatto venirle per aver letto il pensiero di Christopher Pissarides, che mi sento di assimilare a delle banalità (pur riconoscendo e rispettando l’autorevolezza di un Premio Nobel per l’economia, ovvero per l’economia tradizionale).

La pelle d’oca, sig. Pietro, dovrebbe venirle per il fatto che nessuno ha ancora capito che cosa ci aspetta dietro l’angolo, nel voltare dalla ECONOMIA TRADIZIONALE (mercati tradizionali che il Prof. Pissarides conoscerà molto bene) verso l’ECONOMA DIGITALE (mercati digitali che il Prof. Pissarides e altri Premi Nobel di economia come lui non conoscono affatto).

POST N. 68

6 Giugno 2022 alle 19:12 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2023, ultime su Quota 100/102 flessibile: L’intervista a Proietti (mia risposta alla sig.ra Daniela)

Sig.ra Daniela, può stare tranquilla. Potrà andare in pensione con l’anticipata della Riforma Fornero, ovvero con 41 anni, 10 mesi più tre mesi di finestra (ovvero, con 42 anni e 1 mese, secondo la sua espressione).

Mi permetta di segnalarle l’articolo pubblicato su Pensionipertutti in data 22 febbraio 2022 a firma di Erica Venditti dal titolo “Pensioni anticipate 2022-2023, Quota 41 e uscita 42+10 mesi: circolare 28 INPS chiarisce” (https://www.pensionipertutti.it/pensioni-anticipate-2022-2023-quota-41-e-uscita-4210-mesi-circolare-28-inps-chiarisce/).

Nell’articolo sopra descritto viene citata la “Circolare Inps n°28 del 18/2/2022” in cui si afferma che dal 1° gennaio 2023 al 31 dicembre 2026 il requisito contributivo per la pensione anticipata per le donne sono 41 anni e dieci mesi (2.175 settimane).

Si precisa anche che “Il diritto alla decorrenza del trattamento pensionistico anticipato si perfeziona trascorsi tre mesi dalla data di maturazione dei predetti requisiti” (la cosiddetta “finestra).

Non si fa alcun riferimento al requisito anagrafico, e questo significa che le donne potranno andare in pensione anticipata a 41 anni, 10 mesi più 3 mesi di finestra indipendentemente dall’età anagrafica.

POST N. 67

6 Giugno 2022 alle 14:54 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni invalidità 2022, qualche aumento in vista? Parla Pagano (Anmic) (mia risposta al sig. Stelluti Michele)

Sig. Stelluti Michele, lei mi parla di “invalidità al 100%”, e della “sentenza della Corte Costituzionale”, ma non mi specifica a quale sentenza della Corte Costituzionale si riferisce.

Proprio su Pensionipertutti, l’11 luglio 2020 è stato pubblicato l’articolo “Aumento pensioni di invalidità 2020, oggi 11 luglio: la sentenza della Consulta è giusta?” a firma di Erica Venditti. La rimando pertanto a tale articolo, indicandole il seguente link: https://www.pensionipertutti.it/aumento-pensioni-di-invalidita-2020-oggi-11-luglio-la-sentenza-della-consulta-e-giusta/

Per quanto riguarda il riferimento all’invalidità civile totale (100%) e all’importo da percepire pari a 516,46 euro (e non a 650 euro), le riporto uno stralcio dell’articolo che le ho sopra citato:

«La Consulta si è così espressa in data 23 giugno 2020: “È stato quindi affermato che il cosiddetto “incremento al milione” (pari a 516,46 euro) da tempo riconosciuto, per vari trattamenti pensionistici, dall’articolo 38 della legge n. 448 del 2011, debba essere assicurato agli invalidi civili totali, di cui parla l’articolo 12, primo comma, della legge 118 del 1971, senza attendere il raggiungimento del sessantesimo anno di età, attualmente previsto dalla legge. Conseguentemente, questo incremento dovrà d’ora in poi essere erogato a tutti gli invalidi civili totali che abbiano compiuto i 18 anni e che non godano, in particolare, di redditi su base annua pari o superiori a 6.713,98 euro”. (La Consulta ha mantenuto il limite di € 6.713,98 della legge 448 del 2011)».

Da quanto sopra esposto, tenga presente, sig. Stelluti Michele, che l’aumento a 516,46 euro viene dato agli invalidi civili totali a condizione che percepiscano un reddito annuo inferiore a 6.713,98 euro.

Riguardo l’aumento a 650 euro indicato dalla Corte Costituzionale, mi spiace, ma non mi risulta nulla a riguardo.

So che ne ha parlato a suo tempo il Patronato INAC in un suo articolo del 6 agosto 2020 in cui afferma testualmente:

“Le argomentazioni della Corte Costituzione -rileva Antonio Barile Presidente del Patronato Inac-Cia- valgono evidentemente anche per i pensionati con assegni al minimo, cioè 515 euro, mentre la Carta Sociale Europea individua in 650 euro la soglia minima da erogare. Per questo, è facile constatare la coerenza del Patronato Inac-Cia e Anp-Associazione nazionale pensionati, nel rivendicare l’aumento delle pensioni minime a 650 euro, così come è giustificata e concreta la battaglia per istituire una pensione di garanzia per i futuri pensionati, con particolare riferimento agli agricoltori che, con le norme attuali, andranno a percepire pensioni assai al di sotto delle prestazioni minime attuali, in tantissimi casi sotto i 300 euro mensili”.

(https://www.inac-cia.it/news/la-corte-costituzionale-contro-le-pensioni-troppo-basse-anp-e-inac-cia-plaudono-alla-sentenza/).

Immagino, quindi, che l’aumento a 650 euro sia più una “dichiarazione di intenti”, una “rivendicazione” da parte dell’Associazione Nazionale Pensionati (ANP), piuttosto che una “sentenza” della Corte Costituzionale.

POST N. 66

6 Giugno 2022 alle 13:43 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2023 ultim’ora: Governo punta all’innalzamento dell’età anagrafica? (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)

Sig. Franco Giuseppe, mi rendo conto che le parole possono essere fraintese, vuoi perché vengono male interpretate, vuoi perché vengono male espresse. Accolgo la seconda ipotesi, e cioè che abbia espresso male le mie parole.

Io non riporto il mio pensiero, ma riporto il pensiero (per quanto mi sia dato di comprenderlo) del Governo, della Prof.ssa Fornero, del Presidente Tridico e di chiunque affermi che occorre innalzare l’età di pensionamento per consentire la sostenibilità del sistema pensionistico.

Il nostro sistema pensionistico, per come è strutturato, si basa su: tasso di natalità, allungamento della speranza di vita, modello “a ripartizione” (pensioni finanziate con i contributi dei lavoratori attivi).

In base al modo di pensare corrente del Governo Draghi e dei nostri economisti, e in base alle Raccomandazioni del Consiglio europeo, alle Indicazioni dell’OCSE, ai suggerimenti della Corte dei Conti (che sorveglia attentamente i conti pubblici) è GIOCOFORZA INNALZARE L’ETA’ PENSIONABILE CHE TENDA VERSO I 67 ANNI E OLTRE.

NO WAY: NON C’È MODO DI RIFORMARE LA RIFORMA FORNERO (con il modo di pensare attuale).

Il mio pensiero è invece il seguente: cambiando il modo di pensare attuale (e l’ho espresso più e più volte in articoli e commenti) e procedendo con la Riforma Lavoro&Pensioni (in maniera unitaria) È POSSIBILE, ANZI, NECESSARIO ANDARE IN PENSIONE SENZA PENALITÀ DAI 55 ANNI IN POI.

Spero di aver chiarito, una volta per tutte, qual è la mia posizione sulla Riforma Pensioni.

POST N. 65

6 Giugno 2022 alle 12:52 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Aumento Pensioni Minime 2022 ultime notizie: Rifondazione chiede 1000 euro per tutti (mia risposta al sig. Massimo)

Sig. Massimo, il mio ragionamento è molto semplice.

Lavoro e pensioni sono speculari e simmetrici tra loro, due facce della medesima medaglia.

Sono favorevole al salario minimo, e quindi è naturale che sia favorevole anche alla pensione minima.

Salari e pensioni sono legate tra loro in modi differenti in differenti Paesi. In Germania, per esempio, le pensioni aumentano se aumentano i salari. In Italia, invece, le pensioni aumentano se aumenta l’inflazione.

Per quanto riguarda le pensioni italiane, faccio riferimento alla pensione “tipo” di un pensionato single di età compresa tra 60-74 anni, che vive in Italia centrale in area metropolitana, e mi avvalgo del calcolatore delle soglie di povertà assoluta dell’ISTAT che si trova al seguente link (in cui è riportato anche un esempio semplicissimo su come eseguire i calcoli):

https://www.istat.it/it/dati-analisi-e-prodotti/contenuti-interattivi/soglia-di-poverta

Il calcolatore mi restituisce il seguente valore di soglia di povertà assoluta nel 2020 per il pensionato cui mi sto riferendo: euro 937,34 mensili (nota: il pensionato cui mi sto riferendo è in stato di povertà assoluta se sostiene una spesa mensile per consumi pari o inferiore al valore monetario di 937,34 mensili).

Se si tiene conto dell’inflazione nel 2022 al 6,9%, allora occorre aggiungere il 6,9% di 937,34 euro (che è pari a 64,67 euro) a 937,34, per cui il totale che il pensionato dovrebbe ricevere per superare la soglia di povertà assoluta è pari a: 1002,01 euro. Da qui scaturisce il mio accordo per la pensione minima a 1000 euro.

Contrariamente a quanto sembra suggerirle la sua logica, la mia logica non mi suggerisce che coloro che oggi percepiscono una pensione di euro 1000 dovrebbero prendere 2000 euro.

POST N. 64

5 Giugno 2022 alle 12:42 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Aumento Pensioni Minime 2022 ultime notizie: Rifondazione chiede 1000 euro per tutti (mia risposta al sig. Rino)

Sig. Rino, la capisco perfettamente. So cosa vuol dire lavorare in turni.

Ho lavorato nel 1976 (anche se da studente universitario ventenne e solo per tre mesi l’anno, per tre anni consecutivi) in un’azienda a ciclo continuo su tre turni 6-14, 14-22, 22-6, ogni giorno, per 56 ore settimanali, inclusi sabati, domeniche e festivi (mi hanno versato i 9 mesi di contributi). Comprendo bene la situazione lavorativa dei sessantenni che lavorano in turni. E mi riesce di comprendere bene anche la situazione lavorativa di coloro che lavorano in turni negli ospedali, o che svolgono lavori faticosi all’età di cinquant’anni tra cui quello di fisioterapista.

Per quanto riguarda la Proposta Tridico, la ritengo una buona Proposta di compromesso tra tutela dei conti pubblici e grado di soddisfazione dei lavoratori. È stata elaborata quando non c’erano guerra e inflazione, e quindi le simulazioni pensionistiche di allora danno risultati certamente più favorevoli di quelli che darebbero se venissero rieseguite oggi. Sarebbe oltremodo interessante rivolgere al Presidente dell’INPS Pasquale Tridico la domanda se ritiene ancora valida e attuabile, oggi, la sua Proposta di allora.

Oggi (ma anche in passato era così) tutti i sessantenni, anche coloro che lavorano in ufficio, sono esposti al rischio di disoccupazione. Sulla base delle mie esperienze lavorative, potrei scrivere un libro in cui riportare i diversi modi in cui le aziende mettono in atto procedure per la riduzione del personale, in accordo con le disposizione di legge e con i rappresentati sindacali operanti all’interno dell’azienda. A volte sono stato testimone oculare dell’attuazione di tali procedure. Tali procedure sono ben descritte nel film “Volevo solo dormirle addosso” interpretato da Giorgio Pasotti e Cristiana Capotondi, dove un giovane manager, se vorrà fare carriera, dovrà licenziare un terzo del personale, ricorrendo ad ogni forma di persuasione.

Il Governo dovrebbe riflettere davvero a fondo sulla possibilità di poter lasciare andare in pensione i sessantenni, nonché, a maggior ragione, i sessantenni disoccupati. Il Governo dovrebbe riflettere davvero a fondo che per salvaguardare i conti pubblici, ma soprattutto il benessere sociale, è meglio avere più pensionati che più disoccupati.

E per avere più pensionati, occorre avere meno disoccupati e più occupati.

Sono sicuro che ciò che dico anche il Governo lo sa. Come sono sicuro che il Governo non sa come attuare ciò che sa. E di questa sua “deficienza”, di questo suo deficit di conoscenza, non si può certo incolpare il Governo.

POST N. 63

4 Giugno 2022 alle 11:41 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Aumento Pensioni Minime 2022 ultime notizie: Rifondazione chiede 1000 euro per tutti

Il dott. Antonello Patta (laureato in filosofia alla Statale di Milano), Responsabile nazionale lavoro del Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra europea, espone la sua ricetta economica riguardo a pensioni e lavoro.

In estrema sintesi il dott. Patta propone (cito solo i punti in cui mi dichiaro d’accordo con Patta) di:

– portare le pensioni minime a mille euro;

– salario minimo orario di dieci euro netti (mia nota: equivalenti a 1.600 euro netti mensili);

– aumento consistente della spesa per scuola e sanità;

– politiche industriali a guida pubblica;

– tassa progressiva sulle grandi ricchezze a partire da un milione di euro.

Il tasso di inflazione non è un problema se aumenta di 1 o 2 per cento l’anno, se l’aumento è causato da una domanda crescente di beni di consumo e di investimenti (vuol dire che l’economia “tira”). Il tasso di inflazione potrebbe rappresentare un problema (ma non necessariamente) se aumenta al 6,9 per cento a causa dell’aumento dei costi di materie prime: vorrà dire che si consumeranno meno beni provenienti dall’estero e più beni nazionali (in particolare, quelli prodotti a km zero), si ridurranno le spese non necessarie (smartphone di ultima generazione; capi di abbigliamento firmati; consumo di carne; consumo di frutta fuori stagione), si presterà maggiore attenzione a come si consuma (minori spostamenti con l’auto; motore dell’auto spento quando si è fermi, evitando di mantenerlo acceso per potersi riscaldare d’inverno o stare al fresco d’estate).

Il prezzo è il mezzo per razionare risorse scarse. L’aumento dei prezzi significa che le risorse non sono disponibili come si vorrebbe che fossero. L’inflazione è come la temperatura corporea: quando si alza va abbassata (ma non con la tachipirina, o soltanto con l’aumento dei tassi di interesse), modificando i comportamenti (alimentari, di consumo).

I salari vanno aumentati non già perché i prezzi sono aumentati (inflazione), ma per dare dignità al lavoro. Il precariato (lavori sottopagati, lavori a chiamata, lavori in nero) e la disoccupazione involontaria (lesiva della dignità umana e piaga sociale di una nazione incapace di creare benessere sociale) devono sparire dalla nostra società. Un lavoro ben remunerato incentiva a produrre meglio e di più, ed evita che i giovani rivolgano le loro attenzioni verso lavori meglio retribuiti all’estero. Ma a volte siamo noi stessi, come consumatori, ad alimentare il lavoro precario, ordinando, per esempio, una cena stando comodamente seduti sul divano di casa nostra, sfruttando i rider.

Abbiamo una scuola disastrata, che sforna laureati che non sono capaci di scrivere la relazione di una riunione di lavoro, o in grado di scrivere la documentazione di un processo aziendale di cui sono responsabili. La scuola va riformata dalle sue fondamenta, lasciando andare in pensione personale anziano, stabilizzando i supplenti precari e aumentando gli stipendi dei docenti di scuole primarie e secondarie, soprattutto di coloro che vengono trasferiti di ufficio dal Sud al Nord (gli stipendi dei docenti universitari restano come sono, perché sono già alti). La scuola va riformata educando gli studenti a mantenere un corretto comportamento scolastico, a cominciare dall’indossare abiti che siano consoni all’ambiente istituzionale che si sta frequentando (ambiente più vicino a quello aziendale che a quello della movida).

Abbiamo una sanità disastrata, che spesso ci obbliga a ricorrere a prestazioni sanitarie private, per accorciare i tempi di attesa. Le strutture sanitarie vanno implementate aumentando gli organici in termini di medici, infermieri, OSS (Operatore Socio Sanitario), OSA (Operatore Socio Assistenziale – per assistenza sociale a domicilio), vanno gestite come veri e propri “Centri di Assistenza Sanitaria Locale” (CASL) e non come “Aziende Sanitarie Locali” (ASL),

Abbiamo una politica industriale in mano a manager più preoccupati a distribuire dividendi agli azionisti che salari a lavoratori e famiglie. Abbiamo strutture industriali che operano in campo energetico, telecomunicazioni, trasporti che, in ragione della loro strategicità, dovrebbero essere a guida pubblica e non a guida privata. Abbiamo fabbriche in mano a industriali esteri (ma anche in mano a industriali italiani) che delocalizzano impianti di produzione e portano all’estero la residenza fiscale dell’azienda. Queste pratiche sono fortemente distruttive per la nazione, e vanno di conseguenza anche fortemente contrastate.

La ricetta del dott. Antonello Patta è più che condivisibile. Resta da conoscere come il dott. Patta intenda realizzarla.

POST N. 62

3 Giugno 2022 alle 17:49 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2023 ultim’ora: Governo punta all’innalzamento dell’età anagrafica? (mia risposta al sig Max)

Sig. Max, l’emotività altera la visione delle cose. Perciò, facciamo un respiro profondo, ripetiamolo per tre volte, abbassiamo la carica emotiva, e proviamo a vedere le cose come stanno realmente.

Le persone che sono al Governo ce la mettono tutta per mettere a posto i conti dello Stato. Per fare ciò, ragionano, e devono fare ragionamenti sensati, per avere i fondi dell’Unione europea. L’attività dell’Italia viene attentamente monitorata dall’Unione europea. Volendo usare un termine procedurale che è stato abolito nel 2006, l’Italia si trova in una sorta di “amministrazione controllata”.

Ci sono poi le Agenzie di rating, che monitorano l’Italia ed esprimono giudizi sulla capacità dell’Italia di restituire i prestiti che l’Italia riceve dagli investitori esteri per finanziare la spesa pubblica. Se le Agenzie di rating esprimono giudizi negativi sull’Italia, allora lo spread si alza, e ciò indica che l’Italia avrebbe difficoltà nel restituire i prestiti ricevuti e pertanto i prestatori chiedono un tasso di interesse più elevato e ciò va a peggiorare ulteriormente i conti pubblici. Per evitare di ricorrere ai prestiti degli investitori esteri, l’Italia potrebbe affidarsi alla BCE. Ma la BCE non potrà acquistare i titoli di Stato italiani all’infinito. E quindi, l’Italia è obbligata a tenere una condotta severa sui conti pubblici, a disciplinare la spesa pubblica, a contenerla.

Certo, si dirà “i soldi per le armi si trovano, mentre per le pensioni no”. Ebbene, se i soldi per le armi si trovano è solo perché vengono presi in prestito. Ma prendere in prestito oggi, significa aumentare le tasse domani. Per le pensioni di vecchiaia e anticipata i soldi non ci sono, perché tali pensioni non vengono finanziate con le tasse, ma con i contributi dei lavoratori attivi.

Se è da più di 5 anni che sentiamo che occorre riformare le pensioni, e se è da più di 5 anni che continua a rimanere la Riforma Fornero, che cosa significa ciò?

Si diceva di superare la Riforma Fornero, ma si faceva invece la Quota 100 (una opzione collaterale, e non una Riforma pensioni).

Si diceva di superare la Riforma Fornero, ma si faceva invece la Quota 102 (una opzione collaterale, e non una Riforma pensioni).

Si dice di superare la Riforma Fornero, ma si avanzano ancora opzioni collaterali, e non una Riforma pensioni che riformi la Riforma Fornero.

Per riformare la Riforma Fornero occorre riflettere sul fatto che solo applaudendo con due mani (pensioni e lavoro) si emette un suono (la Riforma pensioni).

Riformare la Riforma Fornero focalizzandosi solo sulle pensioni è come cercare di applaudire con una mano sola.

E qual è il suono di una mano sola? È la Riforma Fornero.

POST N. 61

27 Maggio 2022 alle 19:28 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2023, Ghiselli su proposta quota 41 Lega: facciamo chiarezza (mia risposta al sig. Luigi)

Sig. Luigi, mi ascolti.

Non può prendersela con una persona solo perché quella persona crede in una idea.

Non si combattono le persone, si combattono le idee.

E una idea si combatte con un’altra idea.

POST N. 60

26 Maggio 2022 alle 15:03 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2023, Salvini: ‘Stiamo lavorando per la quota 41’

E allora ascolta, caro Salvini.

Io non ho mai votato lega in vita mia. Ma SE tu, Matteo Salvini, riuscirai a fare approvare nel 2022 QUOTA 41 senza penalità, ovvero, pensionamento con 41 anni di contributi versati, indipendentemente dall’età anagrafica (quindi uscita anche a 55 anni di età anagrafica), senza alcuna penalizzazione (quindi senza il sistema di calcolo interamente contributivo), e SE riuscirai a fare entrare in vigore detta QUOTA 41 già il 1° gennaio 2023, ALLORA io voterò Lega alle elezioni politiche del 2023.

Parigi val bene una messa!

POST N. 59

25 Maggio 2022 alle 18:58 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2023, i soldi per quota 41 e l’uscita dai 62 anni ci sono: ma é vero? (mia risposta al sig. Alex61)

Sig. Alex61, i cosiddetti “tavoli” sono fatti per dirimere le controversie, appianare le divergenze, trovare “convergenze parallele”, in altri termini, se le parallele si incontrano all’infinito (quinto postulato di Euclide), allora è solo essendo lungimiranti che le proprie convinzioni parallele potranno convergere verso uno scopo comune.

Le ambasciate sono state create per “combattere” con le parole ed evitare di combattere con le armi.

Quando gli interessi degli Stati divergono dall’interesse comune, è sbagliato chiudere le ambasciate, perchè sono proprio gli ambasciatori a dovere scendere in campo e non i generali degli eserciti.

Chi non sa gestire il confronto con un Sindacato, non sa nemmeno gestire il confronto con uno Stato.

“Teniamo comunque sempre accesa una fiammella di speranza”.

POST N. 58

25 Maggio 2022 alle 16:07 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2023, i soldi per quota 41 e l’uscita dai 62 anni ci sono: ma é vero? (mia risposta al sig. Pietro)

Sig. Pietro, io credo che i primi “poteri forti” (come lei li chiama) a schierarsi contro una possibile imposta sui robot siano i costruttori di robot. Essi potrebbero pensare che una imposta sui robot possa disincentivare le imprese ad acquistare i robot.

In questo tematica occorrerebbe innanzitutto fare chiarezza sui termini.

Io parlo di “imposta” e non già di “tassa”.

La imposta (che può essere l’Irpef, l’Ires, l’Irap) è in relazione alla capacità contributiva del lavoratore o dell’impresa, che concorrono a versare denaro allo Stato in modo che lo Stato possa finanziare servizi generali come, per esempio, la Sanità.

La tassa (come la TARI, Tassa per la raccolta dei Rifiuti) è in relazione invece ad uno specifico servizio che una determinata persona o impresa riceve.

Applicare una imposta al robot significa attribuire anche al robot una “capacità contributiva” alla pari del lavoratore. Non si può parlare di una “tassa” sui robot, perchè il robot non riceve alcun servizio. Né la tassa deve essere pagata dall’utilizzatore del robot, ovvero dall’impresa, perché la tassa non va confusa, in questo caso, come disincentivo nell’utilizzo del robot invece che dell’essere umano. È per questo che io mi riferisco alla imposta sui robot col termine di IRAUT (Imposta sul Reddito da lavoro prodotto dall’AUToma) simile all’IRPEF (Imposta sul Reddito da lavoro prodotto dalle Persone Fisiche).

Poiché le imposte (come l’IRPEF) servono non solo a finanziare i servizi generali di cui ne beneficia l’intera società, ma anche a finanziare in modo specifico le pensioni attraverso il versamento dei contributi, ne consegue come logica che anche il robot attraverso l’IRAUT partecipa al finanziamento dei servizi generali (es. manutenzione macchine, alla stregua della Sanità per i robot, ma anche alla Sanità umana) e al finanziamento delle pensioni umane (dal momento che i robot non vanno in pensione).

Io credo che se la tematica fiscale sull’impiego dei robot venisse affrontata tra Governo, Confindustria e Sindacati, dal confronto ne uscirebbe senz’altro un risultato positivo.

I Sindacati si troverebbero con la prospettiva di poter ampliare la loro influenza sul lavoro, evitando il “dumping” dei salari (che significa riduzione dei salari) che si verrebbe inevitabilmente a creare in quanto i salari sono legati alla produttività ed, essendo i robot più produttivi degli umani, si arriverebbe al punto che un lavoratore umano entrerebbe in competizione con un robot e guadagnerebbe quanto “guadagna” un robot, praticamente quasi nulla, per cui il lavoratore si troverebbe nella condizione di rifiutare il lavoro e diventerebbe, ahime!, disoccupato volontario.

Confindustria si troverebbe con la prospettiva di interagire costruttivamente con i Sindacati e di averli dalla propria parte, riconoscendo che versando l’imposta sui robot macinerebbero comunque notevoli profitti sia perché i robot sono più produttivi degli umani, sia perché grazie ai contributi versati dai robot le aziende potranno rilasciare i lavoratori non più in linea con i requisiti richiesti dalle aziende che attraversano la trasformazione digitale e assumere al loro posto giovani con i requisiti più in linea con la trasformazione digitale.

Il Governo si troverebbe con la prospettiva di non avere perdita di gettito fiscale a causa dell’incremento della disoccupazione che verrebbe generata dalla sostituzione degli umani con i robot, e di avere risorse con flusso continuo per finanziare le pensioni derivanti dai contributi versati dagli automi.

Si realizzerebbe in tal modo il tanto auspicato ricambio generazionale, che innescherebbe nuovi consumi, maggiore produzione, più occupazione, più nascite, più prodotti e servizi per l’infanzia, più benessere.

In definitiva: contenti i Sindacati, contenta Confindustria, contento il Governo, contenti i lavoratori, contenti i pensionati. Contento tu.

POST N. 57

25 Maggio 2022 alle 12:35 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2023, i soldi per quota 41 e l’uscita dai 62 anni ci sono: ma é vero? (mia risposta al sig. Stelluti Michele)

Sig. Stelluti Michele, se lei prevede nel 2023 di raggiungere i 42 anni + 10 mesi di versamenti contributivi (con 62 anni e 10 mesi di età col sistema misto), potrà tranquillamente andarci con la pensione anticipata della Riforma Fornero, la quale rimarrà intatta nel 2023 (consideri, però, anche la finestra dei 3 mesi, che è stata aggiunta dal Governo Conte I formato da Lega e M5S).

La Prof.ssa Elsa Fornero è consulente (a titolo gratuito) del Governo Draghi, è una persona di onestà intellettuale, crede in ciò che pensa e agisce in base a ciò in cui crede. Inoltre, le si deve riconoscere la capacità di difendere con convinzione le proprie idee senza nascondersi attaccando gli altri e senza slogan elettorali. Proprio per la sua onestà intellettuale e per la sua capacità di sostenere le proprie convinzioni a spada tratta, nonché per il fatto che la Riforma Fornero è ben vista da Istituzioni nazionali e internazionali, la Prof.ssa Fornero senz’altro non permetterà che “la Riforma che porta il suo nome” possa essere peggiorata.

La possibilità di poter andare a 64 anni di età e con il sistema di calcolo tutto contributivo è solo una delle Ipotesi in circolazione, una Opzione da discutere che si delinea sul fronte pensionistico per dare alla Riforma Fornero quel grado di flessibilità di cui proprio oggi si avverte un urgente bisogno.

Mario Draghi ha certamente carta bianca per peggiorare la Riforma Fornero: ma verrebbe presto isolato da i nostri Partner europei, perché anch’essi sanno che peggiorare la Riforma Fornero (tra le più rigide in vigore in Europa) non è affatto giusto.

POST N. 56

24 Maggio 2022 alle 19:06 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2023, i soldi per quota 41 e l’uscita dai 62 anni ci sono: ma é vero? (mia risposta al sig. Elio)

Sig. Elio, lei afferma: “dalla c.d. riforma Fornero, il punto saliente sono i soldi”. Verissimo!

Se la Riforma Fornero fosse un iceberg, lei, sig. Elio, mi mostrerebbe la parte emergente dell’iceberg, pari al 10% dell’intero iceberg. Il restante 90% dell’iceberg è invece sommerso, e quindi non si vede.

I soldi sono la parte emergente, visibile della Riforma Fornero. Ma la Riforma Fornero, la parte sommersa non visibile, è fatta dal calo delle nascite (che ha come conseguenza la progressiva riduzione dei lavoratori attivi che versano i contributi che producono i soldi per finanziare le pensioni). Se si vuole “sciogliere” la Riforma Fornero, occorre fondere il blocco delle nascite, ovvero aumentare le nascite, o sostituirle con qualcosa di artificiale (i robot, per esempio).

I soldi per finanziare le nuove pensioni ci sarebbero, è vero, tenendo conto di risparmi di Quota 100 e di pensioni non erogate per morti per Covid. Ma non è possibile fondare una Riforma sui risparmi (che sono uno stock che tende ad esaurirsi nel tempo). Una Riforma Pensioni strutturale deve fondarsi su un flusso continuo, e quindi sul flusso continuo dei contributi versati dai lavoratori. Ma se c’è un calo di nascite, ci sarà in futuro un calo di lavoratori, e quindi di contributi, e quindi di soldi per finanziare le pensioni.

Perché la Riforma Fornero non è nata negli Sessanta-Settanta? Ma perché in quegli anni c’era il boom delle nascite!

POST N. 55

24 Maggio 2022 alle 18:09 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2023, i soldi per quota 41 e l’uscita dai 62 anni ci sono: ma é vero? (mia risposta al sig. Luigi)

Sig. Luigi, lasci che le risponda.

Se lei dice che “con la triade Draghi Fornero Monti la riforma delle pensioni sarà pura utopia”, non mente affatto. Non potrà esserci una “Riforma pensioni”. Per almeno due motivi, difficilmente superabili.

Primo motivo. Lo dice la Corte dei Conti: “In materia di spesa pensionistica si confermano, nel capitolo, le valutazioni di fondo fatte dalla Corte nel recente passato. Dopo l’intervento derogatorio rappresentato da Quota 100 è importante che si riaffermi la centralità della legge 214/2011 e che il quadro normativo previdenziale ritrovi i suoi caratteri di certezza che lo hanno connotato fino al 2019” (“Rapporto 2021 sul coordinamento della finanza pubblica”, pag. 163, della Corte dei Conti – che ha giurisdizione nelle materie della contabilità pubblica). Ricordo che la “legge 214/2011” è la cosiddetta “Legge Fornero”.

Secondo motivo. Lo dice il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: “Per quanto riguarda le Raccomandazioni 2019… si richiede di attuare pienamente le passate riforme pensionistiche al fine di ridurre il peso delle pensioni di vecchiaia nella spesa pubblica e creare margini per altra spesa sociale e spesa pubblica favorevole alla crescita” (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – Testo aggiornato trasmesso al Senato lunedì 26 aprile 2021 alle ore 13.57 – pagg. 25,26). Il riferimento ad “attuare pienamente le passate riforme pensionistiche” (raccomandato dal Consiglio europeo nel 2019) è relativo alla Riforma Fornero, in toto, senza opzioni varie.

Senza più Quota 100 (62 anni di età e 38 anni di contribuzione, scaduta il 31/12/2021) e senza più Quota 102 (64 anni di età e 38 anni di contribuzione, che andrà in scadenza il 31/12/2022), la sola opzione che consentirebbe di introdurre un certo grado di flessibilità di uscita è, se sarà approvata entro quest’anno, la Proposta Tridico relativa ad ”anticipo della quota contributiva della pensione: si permette ai lavoratori del sistema misto l’anticipo pensionistico della sola quota di pensione contributiva al raggiungimento dei seguenti requisiti: almeno 63 anni di età, almeno 20 anni di contribuzione e un importo minimo di 1,2 volte l’assegno sociale. Al raggiungimento del requisito di vecchiaia al lavoratore viene riconosciuta anche la quota retributiva della pensione” (XX Rapporto Annuale di luglio 2021). La Proposta Tridico cerca di andare incontro ai lavoratori, mantenendo l’equilibrio nei conti pubblici senza turbare la Corte dei Conti e il Consiglio europeo. La Proposta Tridico viene accolta con favore anche da una larga parte dei lavoratori. Senza la Proposta Tridico si andrebbe in pensione a 67 anni nel 2023.

Ci sono anche altre Proposte che vengono avanzate da Sindacati e da Gruppi Facebook come UTP (Uniti per la Tutela del diritto alla Pensione) verso le quali si riversano ampi consensi da parte dei lavoratori.

Certamente, leggendo i vari articoli, le varie proposte che vengono presentate, i lettori potrebbero far crescere enormemente la speranza che si realizzi la Proposta in cui vedrebbero riflesse le proprie aspettative. Da qui potrebbe effettivamente nascere l’illusione.

Gli economisti consiglieri del Governo non hanno una mente illuminata. Pertanto, non possono a loro volta illuminarci. Anch’io, come lei, sig. Luigi, a volte fatico a capire.

POST N. 54

24 Maggio 2022 alle 12:05 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2023, i soldi per quota 41 e l’uscita dai 62 anni ci sono: ma é vero? (mia risposta al sig. Rino)

Sig. Rino, le sciolgo subito il suo dubbio:

1 pensionato = 2 lavoratori

2 pensionati = 2 lavoratori + 2 robot (per un totale di 4 lavoratori).

In pratica si può andare in pensione quando si vuole.

POST N. 53

23 Maggio 2022 alle 17:12 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma Pensioni 2022 ultime oggi 23 maggio: ‘Importante superare Legge Fornero’ (mia risposta al sig. Luca)

Sig. Luca, al fine di coprire Quota 41 non è possibile utilizzare i risparmi derivanti da pensioni non erogate ai pensionati morti per Covid. Né è possibile utilizzare i “risparmi” derivanti da Quota 100, perché non esistono tali risparmi, in quanto i possibili percettori di Quota 100 potrebbero teoricamente pensionarsi e quindi attingere a tutti quei “risparmi” in un solo colpo.

Eventuali risparmi in seno al Sistema Pensionistico servono a ridurre la Spesa pubblica e quindi a ridurre il rapporto “Spesa pubblica/PIL”, che è uno degli obiettivi del Governo Draghi, obiettivo inserito nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (da cui dipendono i Fondi europei, non dimentichiamolo!) su “Raccomandazioni” del Consiglio europeo.

Ci piaccia o no, l’Italia deve allinearsi alle direttive europee.

Ma c’è un altro motivo, più profondo, per cui non è possibile coprire Quota 41 con i risparmi di pensioni non erogate ai pensionati morti per Covid: i risparmi di cui parliamo sono uno “stock” (prima o poi finiscono), mentre il Sistema Pensionistico, per potersi “reggere”, per poter essere “strutturale”, deve fondarsi su un “flusso”, sui contributi derivanti dai lavoratori.

Il suo ragionamento, sig. Luca, filerebbe, se sostenesse che Quota 41 potrebbe essere coperta recuperando risorse dall’evasione contributiva. I contributi dell’evasione contributiva sono, difatti, un flusso.

Ma se si fa presente tale soluzione al Ministro Orlando, ebbene possiamo facilmente immaginare quale sarà la sua risposta: “Ci stiamo già pensando”.

Personalmente non credo proprio che Governo, Istituzioni, Sindacati, Forze politiche ci stiano prendendo in giro. Proprio no. Personalmente credo, invece, che stiano tentando di dare un colpo al cerchio (rispettare gli accordi europei) e un colpo alla botte (soddisfare le aspettative dei lavoratori italiani). Per fare entrambe le cose senza arrivare a compromessi (un po’ da una parte e un po’ dall’altra), occorrerebbe moltiplicare i pesci (i lavoratori). Oppure, andare a pescare in un altro mare (i robot). Sulla prima possibilità il Governo Draghi ci sta già pensando, avendo espresso nel Piano nazionale di Ripresa e Resilienza l’intento di attuare il programma nazionale denominato “Garanzia di occupabilità dei lavoratori – GOL”.

Resta da vedere se l’“intenzione” si trasformerà in “programma” da qui al 2026 (anno di fine del PNRR).

POST N. 52

23 Maggio 2022 alle 14:14 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2023, stop illusioni: quota 41 e uscita dai 62 anni impossibili (mia risposta al sig. Stefano)

Sig. Stefano, è davvero deprimente leggere commenti come il suo. Ma io non mi lascio deprimere perché ho la scorza dura che mi sono creata non già facendo 40 anni di lavoro in tipografia (cosa che peraltro mi piacerebbe fare, perché ho partecipato nel 2004 con un tipografo a Torino per costruire un libretto di 14 poesie scritte sulla falsariga delle poesie di Shakespeare e dedicate alla Donna più Bella dell’Universo intero. Il tipografo ed io abbiamo esplorato la copertina, la carta da utilizzare, il formato dei caratteri, insomma, è venuta fuori una vera e propria opera d’arte del costo di 250 euro per dieci libretti); tuttavia, la scorza dura me la sono creata in altri modi dolorosi comunque.

Lei forse ha già capito che chi le ha incatenato caviglie e polsi alla ruota della vita è la Riforma Fornero.

Ma lei non ha ancora capito che io ho la soluzione per liberarle caviglie e polsi e lasciare andare lei e tutti gli altri lavoratori, condannati come lei, liberamente in pensione secondo il proprio volere.

Ma lei mi fa venire un dubbio. Davvero vale la pena battersi per lasciare andare in pensione persone come lei?

POST N. 51

23 Maggio 2022 alle 13:52 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2023, stop illusioni: quota 41 e uscita dai 62 anni impossibili (mia risposta al sig. Gq)

Sig. Gq (Giusto qualcuno) ciò che ha scritto “questo qua” (cioè io) è effettivamente una barzelletta (se questa è l’impressione che lei ne riceve).

Vede, sig. Giusto qualcuno, quando noi leggiamo un libro, un articolo, un commento, lo interpretiamo, e quindi è come se lo “riscrivessimo”, proiettando in quel libro, in quell’articolo, in quel commento il nostro pensiero, una parte di noi stessi. Perciò, se lei interpreta ciò che ho scritto come una barzelletta, vuol dire che è effettivamente una barzelletta, perché lei vi ci vede il lato comico di se stesso (a dire il vero, un po’ tutti noi siamo comici).

Lei parla anche di “nullafacenti”. Di nuovo, lei proietta in altri un aspetto della sua personalità. Mi dica: lei si ritiene forse un “nullafacente”? Se lei si ritenesse un “lavoratore”, mi creda, sarebbe talmente occupato con il suo lavoro, con i problemi del suo lavoro, con i mille problemi che il suo lavoro le procura nella sua vita, che non avrebbe nemmeno il tempo di pensare agli altri come “facenti” o ad altri come “nulla-facenti”.

Lei si domanda “ma di che scrive questo?” (cioè io, il sottoscritto).

Sig. Giusto qualcuno, sto scrivendo che i lavoratori se lo possono sognare di andare in pensione nel 2023 con Quota 41 indipendentemente dall’età, oppure con 62 anni di età anagrafica senza penalizzazione. Ma questo i lavoratori l’hanno capito o non l’hanno capito? Lei, sig. Giusto qualcuno, l’ha capito ora o non le è ancora chiaro. Nel titolo dell’articolo è scritto “quota 41 e uscita dai 62 anni impossibili”. E questo, sig. Giusto qualcuno, per me non è affatto una barzelletta.

Sig. Giusto qualcuno, lei dice “noi italiani”. Ma “noi” CHI? Le sembra che “Gq” sia un nome italiano?

Lasci che le dia un consiglio (può non accettarlo, ovviamente). Se lei vuole essere italiano e (per dirla con Mazzini) (ri)fare l’Italia, ci metta la faccia, anziché celarsi dietro due sillabe (gi-qu).

POST N. 50

22 Maggio 2022 alle 15:24 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2023, stop illusioni: quota 41 e uscita dai 62 anni impossibili (mia risposta a più lettori)

Apprezzo le osservazioni dei lettori, di tutti i lettori, nessuno escluso. Le apprezzo perché mi danno la possibilità di chiarire ulteriormente il mio pensiero, sebbene io stesso sia convinto che non si riuscirà mai ad essere “sufficientemente” chiari.

Se la presunzione e l’arroganza non sono virtù, ebbene, io me ne vesto in maniera virtuosa, perché ho la convinzione profonda che il mio pensiero è corretto, e può risolvere effettivamente le maggiori piaghe sociali della nostra società: disoccupazione e povertà.

Rispondo ai sigg. Marco, Giuseppe D, Elio, Francesco 1961, Bruno, in merito al Reddito di cittadinanza. Credo che siamo tutti d’accordo nel ritenere che il RdC andrebbe erogato sotto stretta sorveglianza da parte dello Stato in modo che arrivi alle persone che si trovano realmente in stato di bisogno. La stessa stretta sorveglianza andrebbe applicata anche nell’erogazione dei vari bonus e superbonus. La domanda che si pone è la seguente: quanta libertà siamo propensi a concedere allo Stato perché acceda ai nostri conti correnti, ai nostri libretti di risparmio, ai nostri possedimenti in case e box, al nostro patrimonio in azioni e obbligazioni? Ma forse, lo Stato non ha bisogno della nostra concessione, potrebbe già fare questi controlli, solo che, evidentemente, non li fa. Si rivela uno Stato spendaccione, attirandosi quindi le attenzioni del Consiglio europeo che “raccomanda” allo Stato italiano di stringere i cordoni della borsa. Quindi, non c’è bisogno che siamo noi a dire allo Stato italiano che cosa deve fare. Ci pensa già l’Europa. Questo ci piace, o non ci piace?

Al sig. Salvo, che un po’ se la ride, rispondo che i dati statistici riguardo alle nascite ci indicano tante cicogne in meno nel 2020 e pure nel 2021 (https://www.istat.it/it/archivio/264784). Personalmente, non sempre do piena fiducia ai dati statistici dell’Istat. Ma sulle nascite non ho motivo per dubitare dell’esattezza dei dati. I dati Istat potrebbero non fotografare correttamente la realtà solo se le nascite non venissero denunciate all’Anagrafe. Perciò, sig. Salvo, se lei ha dei dati che confutano quelli dell’Istat, per cui le nascite sono in crescita, ce li faccia pure conoscere.

Al sig. Mus rispondo che ha pienamente ragione, non sono io a decidere per migliaia di persone, ci mancherebbe! Per me ognuno può fare quello che vuole. Se dovessi fondare un ordine monastico, molto probabilmente lo chiamerei fatecomevoletefratelli. È verissimo, sig. Mus, “chi governa deve assumersi la responsabilità di tutta questa gente”. Lei è tutta l’altra gente (me incluso) potete mettere il Governo dinanzi alle sue responsabilità. Ma non potrete mai fare in modo che il Governo si “assuma” le sue responsabilità di fronte alla popolazione che governa. Proprio come il padrone può portare il proprio asino alla fonte per farlo bere, ma non potrà per questo costringerlo a bere (senza alcuna offesa per l’asino, s’intende).

Al sig. Claudio rispondo che le massime popolari sono dei concentrati di esperienza vissuta. Lei, sig. Claudio, dice che “ogni riforma é sempre andata a peggiorare la precedente”. Il motto popolare dice “non c’è mai fine al peggio”. Io però ho scoperto che nel momento in cui tocchiamo il fondo la tendenza si inverte, e cominciamo a risalire. Quindi, se adesso le cose dovessero peggiorare, vorrebbe dire che non abbiamo ancora toccato il fondo e quindi dovremmo in un certo qual modo rallegrarcene. Toccheremo il fondo quando l’automazione avanzerà man mano che andranno sempre più diffondendosi applicazioni software come l’Anagrafe Nazionale Popolazione Residente (che ridurranno progressivamente i dipendenti statali perché quelli che andranno in pensione non verranno rimpiazzati); man mano che impiegheranno algoritmi sempre più sofisticati basti sulla intelligenza artificiale per scambi in borsa e trade online (fino a quando ci sarà un nuovo crash in borsa a livello mondiale); man mano che sostituiranno i lavoratori umani con i lavoratori robot (baristi, camerieri, farmacisti, infermieri, autisti, corrieri) perché ci sarà una riduzione dei salari in quanto ogni salariato percepirà quanto un robot (e ci sarà la Grande Depresione).

Sig. Tony 63, lei coglie un aspetto molto interessante. La parola chiave è “equilibrio”. Il rapporto 2L/1P (=2) sembrerebbe essere più favorevole del rapporto 1L/1/P (=1). Il rapporto 2L/1P dice che ci sono 2 lavoratori per 1 pensionato. Questo può voler dire che 2 lavoratori riescono a pagare la pensione di 1 pensionato e ci rimane pure qualche cosa. In altre parole, il bilancio dell’INPS sarebbe in attivo, dal punto di vista previdenziale (e nella realtà è così). Ma, questo significa che il Sistema Previdenziale ha un “surplus” e, quindi, non è in “equilibrio”, proprio come non sarebbe in equilibrio se fosse in “deficit”. Se, invece, il rapporto 2L/1P fosse il rapporto di equilibrio, vorrebbe dire che i contributi versati dai 2 lavoratori sono esattamente sufficienti a pagare la pensione di 1 pensionato, e quindi il Sistema Previdenziale sarebbe effettivamente in equilibrio. Se in questo caso 1 lavoratore andasse in pensione, si avrebbe: (2L-1L)/(1P+1P)=1L/2P. Il sistema non è in equilibrio, perché abbiamo un rapporto uguale a 0,5 invece che uguale a 2. Per avere l’equilibrio occorrerebbe avere 4L/2P in modo che tale rapporto sia uguale a 2L/1P (che è il rapporto di equilibrio). Pertanto, nel caso di 2L/1P, se 1 lavoratore va in pensione occorre assumerne 3. Non so se si ricorda, sig. Tony 63, che all’epoca di Quota 100 si vociferava che per ogni persona che fosse andata in pensione ci sarebbero state 3 nuove assunzioni. Forse è solo una mera coincidenza, ma può darsi che qualcuno della Lega abbia fatto un ragionamento simile al mio (non saprei dirle). Passiamo al caso reale, che è quello che ci interessa veramente. Il Rapporto n.9 anno 2022 intitolato “Il Bilancio del Sistema Previdenziale italiano” a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali riporta a pag. 135 che nel 2022 ci sono (valori stimati) 23.600.000 lavoratori occupati e 16.060.000 pensionati, per cui il n. di occupati per pensionato è pari a 1,4695. A pag. 30 del documento viene specificato che “si ottiene un risultato di equilibrio quando le entrate contributive pareggiano le uscite per il pagamento delle pensioni”. Perciò, se il rapporto L/P=1,4695 è di equilibrio, allora per 20.000 pensionati in più occorrerebbero 20.0000×1,4695=29.389 lavoratori in più (nota: Itinerari Previdenziali stima per il 2023: 23.800.000 lavoratori e 16.080.000 pensionati, con un rapporto L/P= 1,4801).

Al sig. Franco Giuseppe rispondo che la mia frase completa è “Voterò il partito che si impegna… con effetto GIA’ nel 2023”. Quindi, il voto verrebbero elargito “ex post”, cioè DOPO che l’impegno è stata mantenuto, e non “ex ante”, cioè PRIMA che l’impegno venga mantenuto. È chiaro che se la Lega dicesse “votatemi nel 2023 e vi promettiamo che nel 2023 faremo la Riforma pensioni che va incontro alle vostre aspettative” gli elettori saprebbero sin da subito chi votare e chi non votare.

Al sig. Max vorrei solo ricordare che i soldi per le pensioni derivano dalle entrate contributive dei lavoratori attivi, mentre i soldi per le bombe derivano… onestamente non lo so proprio.

Al sig. Teo rispondo che l’Italia non ha sovranità monetaria, in quanto la moneta (l’euro) è gestita da una organizzazione sovranazionale, la Banca Centrale Europea. Pertanto, è la BCE che può stampare i soldi dal nulla e non lo Stato italiano (se lo ricorda il “whatever it takes” del 26 luglio 2012 di Draghi quando era Presidente della BCE? Ecco, quella frase significa che per tenere testa ai mercati a seguito della crisi del debito sovrano europeo, la BCE avrebbe potuto stampare tutti gli euro che avrebbe voluto. E i mercati chinarono il capo). I soldi, quindi, come dice lei (ma anche l’economista della MMT – Teoria Monetaria Moderna – Stephanie Kelton) “i soldi si creano dal nulla con un click”. Ma, ahimè, lo Stato italiano non ha la tastiera collegata al computer della BCE. Lo Stato italiano non è “emittente” di moneta, ma è “utilizzatore” di moneta, e quindi non agisce come uno “STATO” ma come una “FAMIGLIA”, lo Stato è costretto a prendere in prestito denaro (come fanno le famiglie con le banche), dalla BCE e dai mercati internazionali. L’ingegnere Jacque Fresco, il fondatore del Venus Project, cui lei fa riferimento, è colui che ha coniato il termine “economia basata sulle risorse”. Condivido pienamente questa definizione. Anche l’economatica, la teoria economica da me sviluppata per la Società digitale, descrive una economia basata sulle risorse. Ed anche la MMT dà valenza alle risorse reali. Ma chi gliela va a spiegare “l’economia basata sulle risorse reali” (economia reale, quindi) a Mario Draghi e a Daniele Franco che sono banchieri e monetaristi per eccellenza che credono nella “economia basata sulle risorse finanziarie” (economia finanziaria, quindi)?

Al sig. Franceso 1961 rispondo che a noi tutti (ne sono convinto) è capitato di imboccare con la nostra automobile una via senza uscita. Cosa abbiamo fatto? Marcia indietro. Abbiamo fatto marcia indietro perché ci muoviamo in uno spazio bidimensionale (avanti-indietro, destra-sinistra). Se la nostra auto fosse un’auto volante, potremmo muoverci anche nella terza dimensione (alto-basso). Io dico “NO WAY” (non c’è via d’uscita) perché ci muoviamo nello spazio bidimensionale “calo delle nascite-invecchiamento popolazione”. Ma se ci muovessimo nella terza dimensione introducendo anche la dimensione “lavoro robotico”, allora avremmo una via d’uscita. C’è sempre una via d’uscita. In ogni circostanza. C’è un libro davvero eccezionale che si chiama ”Change. Sulla formazione e la soluzione dei problemi” scritto dallo psichiatra ricercatore Paul Watzlawick. Questo libro mi ha fornito un valido aiuto nel mio lavoro perché spesso i miei clienti volevano che trovassi soluzioni (impossibili) ai loro problemi (impossibili). Dovevo innanzitutto ri-definire in maniera chiara i loro problemi e solo allora potevo trovare la soluzione già insita nel problema. Ho applicato la stessa tecnica alla Riforma Fornero. Il punto è che quando si raggiunge una situazione di “impasse”, per uscire dall’impasse occorre introdurre nel sistema un nuovo elemento. Io ho introdotto nella Riforma Formero il nuovo elemento del lavoro robotico (la terza dimensione). Et voilà, la rigidità della Riforma Fornero si è sciolta come neve al sole.

Al sig. Rino vorrei rispondere che è vero, c’è chi ogni giorno si alza e va a lavorare per “pagare le pensioni d’oro ai ns politici” (come egli stesso afferma). C’è chi ogni giorno si alza e va a lavorare, ma che un giorno gli capita di non poter tornare più a casa, e di non poter più “pagare le pensioni d’oro ai ns politici”. C’è chi ogni giorno va a bussare alle porte per cercare di lavorare, perché sarebbe felice di “pagare le pensioni d’oro ai ns politici”. SignoRino, sia contento di potersi alzare ogni giorno per andare a lavorare e di tornare a casa per poterci dire: “Tutti i giorni mi alzo e vado a lavorare per pagare le pensioni d’oro ai ns politici”.

Al sig. Leonardo rispondo che nei meccanismi economici ci sono più cose da rivedere, perché la nostra economia ci dice come riparare un televisore a valvole ma non sa dirci come riparare un televisore a circuiti integrati. In altre parole, la nostra economia ci dice come aumentare l’occupazione (ce lo ha detto già Keynes nel 1936) nella società analogica fatta di prodotti tangibili e di servizi con personale di contatto, ma non sa dirci come aumentare l’occupazione nella società digitale fatta anche di prodotti intangibili e, soprattutto, di servizi digitali in cui manca il personale di contatto.

Vorrei continuare per rispondere anche ai commenti di altri lettori. Ma devo fermarmi qui.

POST N. 49

20 Maggio 2022 alle 17:22 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2023, stop illusioni: quota 41 e uscita dai 62 anni impossibili (mia risposta al sig. Francesco 1961)

Sig. Francesco 1961, concordo con lei che “non è certo colpa dei lavoratori il calo delle nascite, l’invecchiamento della popolazione, l’aumento del debito pubblico, l’inflazione ecc.).

Ma ora mi dica: lei davvero pensa che politici, parlamentari, ministri, funzionari, consulenti a vario titolo, sebbene siano strapagati, siano anche capaci di risolvere i problemi che abbiamo?

Io parto dal presupposto che politici, parlamentari, ministri, funzionari, consulenti a vario titolo, proprio perché sono strapagati, una qualche caratteristica che li valorizzi devono pure averla.

Vede, sig. Francesco 1961, quando frequentavo la terza media c’era un mio compagno di classe che era anche capoclasse perché era il primo della classe (sempre voti eccellenti). Eccelleva in tutte le materie, eccetto in Educazione fisica. Quando il professore di Educazione fisica ci chiedeva di salire sulla pertica o sulla fune, quel mio compagno di classe arrivava appena alla metà della pertica o della fune. Non riusciva ad arrivare in cima alla pertica o in cima alla fune, nonostante il suo massimo impegno. Lo si vedeva che poneva una mano sopra l’altra per sollevare più in alto il proprio corpo (un po’ pesantuccio per la verità), senza però riuscirci, rimanendo nello stesso posto.

Dei nostri politici, parlamentari, ministri, funzionari, consulenti a vario titolo io penso questo: essi si impegnano al massimo, ma non ce la fanno a produrre i risultati che dovrebbero. Tutto qua. Se qualcuno pensa di essere più capace di loro, si candidi, si faccia eleggere e porti avanti con determinazione il programma elettorale che si era impegnato di realizzare nei confronti dei suoi elettori.

E veniamo al Reddito di cittadinanza che, come dice lei, “paga, con i nostri soldi, la gente per stare a casa a non fare niente”.

Nel suo libro intitolato “Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta”, Keynes afferma: “Se non è possibile accrescere notevolmente l’investimento, evidentemente non vi è alcun mezzo per assicurare un livello più elevato di occupazione se non accrescendo il consumo”.

Ora, io non credo affatto che il politico, parlamentare, ministro, funzionario, consulente a vario titolo del M5S che ha inventato il Reddito di cittadinanza sia un keynesiano. No. Ma è pur vero che il Reddito di cittadinanza incide sui Consumi (più precisamente, sui consumi cosiddetti “esogeni”, cioè indipendenti dal reddito da lavoro).

Il reddito di cittadinanza, contribuendo a stimolare i consumi, contribuisce a stimolare la produzione e quindi l’occupazione. E quindi, indirettamente, il Reddito di cittadinanza contribuisce anche a “risolvere i problemi di chi ha lavorato, pagato i contributi e le tasse”.

Se i risultati sono al di sotto delle aspettative, è perché il Governo e il Parlamento, pur impegnandosi a fondo nelle rispettive cariche, tuttavia non sempre sono guidati da una chiara visione di dove andare. Sono persone che non percorrono una strada che già esiste, vanno a tentoni, “provando e riprovando” (avrebbe detto Dante), percorrendo la strada strada facendo.

POST N. 48

20 Maggio 2022 alle 16:16 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2023, stop illusioni: quota 41 e uscita dai 62 anni impossibili

Si sente spesso dire dai lavoratori “i soldi per pagare le pensioni ci sono”.

Va bene. Ammettiamo pure che i soldi ci siano. Diciamo che i soldi ci sono perché abbiamo separato la Previdenza dall’Assistenza, perché li abbiamo recuperati dall’evasione contributiva, perché li abbiamo presi dai risparmi di Quota 100, perché ci sono i risparmi derivanti dai pensionati deceduti a causa del Covid, ecc. ecc.

Ma il punto non sono i soldi!

Il punto sono i lavoratori! La massa lavorativa. La forza lavoro. Per convincersene basta seguire questo semplicissimo ragionamento.

Supponiamo che il Sistema Previdenziale sia in equilibrio, ovvero che i contributi versati dai lavoratori attivi siano sufficienti a pagare le pensioni.

Supponiamo che il rapporto lavoratori/pensionati sia 1 (100L/100P, oppure 10L/10P, oppure 1L/1P). In altre parole, supponiamo che 1 lavoratore attivo finanzi la pensione di 1 pensionato (nella nostra realtà il rapporto è 1,45, ovvero 1 occupato e mezzo per pensionato nel 2021, secondo Itinerari Previdenziali).

Per semplicità diciamo che esiste 1 lavoratore (1L) che finanzia 1 pensionato (1P) ovvero: 1L/1P=1.

Supponiamo che l’unico lavoratore attivo vada in pensione, il che vuol dire che occorre sottrarre 1 dal numero di lavoratori attivi e addizionare 1 ai pensionati: (1L-1L)/(1P+1P)=0L/2P=0

Poiché il rapporto lavoratori/pensionati è 0 (zero) il Sistema Previdenziale non è in equilibrio (perchè il rapporto deve essere 1).

Per far sì che il Sistema Previdenziale resti in equilibrio, occorre avere: 2L/2P=1.

In altre parole, per 1 pensionato in più, occorrono 2 lavoratori in più.

Questo semplice esempio numerico pone in evidenza che la domanda da porsi non è “da dove prendiamo i soldi per finanziare le pensioni?” (i soldi si trovano, come abbiamo visto nella premessa).

La domanda da porsi invece è la seguente: “se i lavoratori vanno in pensione, CHI È CHE LAVORA?”

Occorre ragionare non già sulle risorse nominali (soldi) ma sulle risorse reali (lavoratori).

È in atto una progressiva (e in accelerazione) erosione dei posti lavoro: c’è sempre meno bisogno di forza lavoro umana.

L’erosione dei posti di lavoro è causata non solo dall’automazione che la gente vede ancora come fantascienza (robot, intelligenza artificiale e androidi vari, in cui la macchina sostituisce l’essere umano), ma soprattutto dalla disintermediazione fisica (bancomat, casse automatiche, home banking, home insurance, e quant’altro di intangibile in cui l’essere umano sostituisce l’essere umano).

Perciò, più lavoratori andranno in pensione e meno lavoratori ci saranno a versare i contributi per pagare le pensioni. Questo è il motivo per cui si tende a far restare sempre più a lungo i lavoratori al lavoro e quindi a ritardare l’età del pensionamento (è l’età l’aspetto cruciale, non tanto il numero di anni di versamenti contributivi).

Inoltre, in ambito pensionistico c’è ancora un altro aspetto da considerare.

La Proposta Tridico è stata presentata il 26 aprile 2021 durante l’evento online dal titolo “Pensioni: 30 anni di riforme” promosso dalla Direzione Centrale Studi e Ricerche INPS. La Proposta Tridico è stata formulata in uno scenario piuttosto diverso da quello attuale, quando non c’era ancora la guerra, quando l’inflazione non aveva ancora alzato la testa e quando le previsioni della crescita del PIL erano forse più ottimistiche.

Pertanto, alla luce delle nuove condizioni che si sono venute a creare (guerra, inflazione, aiuti di sostegno per il caro energia, riduzione accise sulla benzina, aumento del debito pubblico), anche la Proposta Tridico potrebbe vacillare, e quindi resterebbero nel 2023 sostanzialmente: Riforma Fornero, Opzione Donna e Ape sociale (più qualche appendice previdenziale).

Conclusioni: Governo e Sindacati farebbero meglio a riunirsi attorno al tavolo per mettere mano ad un vera Riforma del lavoro: versamento contributi da pare delle macchine, minimo salariale, lavoro garantito per chi lo cerca (si dovrebbe parlare di “garanzia del lavoro”, piuttosto che di “pensione di garanzia”).

Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, a pag. 204, si legge: “si rivedono le politiche attive del lavoro a partire dall’assegno di ricollocazione, per arrivare all’istituzione di un programma nazionale («Garanzia di occupabilità dei lavoratori» – GOL), che prevede un sistema di presa in carico unico dei disoccupati e delle persone in transizione occupazionale (percettori di RdC, NASPI, CIGS)”.

Ad onor del vero, la frase sopra riportata nel PNRR mi dà l’idea più di una dichiarazione di intenti che di un vero e proprio programma.

Dalla Riforma del lavoro ne scaturirebbe come naturale conseguenza la Riforma delle pensioni. Anzi, non ci sarebbe nemmeno bisogno di farla la Riforma pensioni. C’è già, è la Riforma Fornero, la quale verrebbe resa flessibile dalla Riforma del lavoro in quanto il calo delle nascite (un aspetto demografico da cui non si può affatto prescindere e che è uno dei capisaldi della Riforma Fornero) vierrebbe compensato dal lavoro delle macchine.

L’articolo della Dott.ssa Erica Venditti cita nel titolo la parola “illusioni”. E questo richiama alla mia memoria la frase attribuita a Demostene: “Nulla è più facile che illudersi, perché l’uomo crede vero ciò che desidera”.

Ecco, i giocolieri di fiere politiche, i venditori di illusioni previdenziali, sono già all’opera, e arringano i loro elettori con Quota 41 e 62 anni di età anagrafica, sapendo bene di poterli illudere, perché sanno che gli elettori credono vero ciò che desiderano.

POST N. 47

17 Maggio 2022 alle 19:14 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2023, ultime: Riforma Fornero va cambiata ma lasciandone le basi (mia risposta al sig. Emilio63)

Sig. Emilio63, ogni Paese è differente da un altro per: cultura, valori, tradizioni, risorse, tecnologie, conoscenze. Per questo salari e pensioni sono differenti in Paesi differenti.

Su salari e pensioni sono diversi i parametri che incidono: tasso di natalità, versamento di contributi in percentuale del reddito lordo, produttività del lavoro, tasso di crescita della nazione, indebitamento della nazione, credibilità sui mercati finanziari, stabilità del Governo, forza contrattuale dei Sindacati.

L’esercizio che lei ha prodotto è lodevole. Ma a quale considerazione concreta ci porta? Non potendo uniformare le pensioni (perché non si può importare la cultura di un altro Paese), la sola conclusione cui perveniamo è che un pensionato italiano con la sua pensione vive meglio in Portogallo piuttosto che in Italia.

La prima azione che il Governo potrebbe fare è recuperare i pensionati italiani emigrati riducendo le tasse sulle loro pensioni. Questa è un’azione concreta, che darebbe vantaggio ai pensionati (perché vivrebbero altrettanto bene nel loro Paese senza dover espatriare), e recherebbe profitto allo Stato (perché i pensionati consumerebbero in Italia pagando l’Iva allo Stato italiano piuttosto che allo Stato estero). Io credo che il Governo ci stia già pensando a come far rientrare in Italia i pensionati espatriati.

Per quanto riguarda la sua considerazione finale di migliorare ciò che esiste, è legittima. Ma il miglioramento che io vedo si debba apportare non è nel fare meglio le cose che facevamo già prima, ma nel farle nel modo migliore. Usando una metafora, per fare andare più veloce una diligenza non bisogna prendere cavalli più veloci, ma trasformare la diligenza trainata da cavalli-animali in una “diligenza” trainata da cavalli-vapore, una macchina (e per far questo credo che il Governo non debba scomodare la fatina di Cenerentola, ma debba riuscire ad usare la propria bacchetta magica per trasformare il lavoro-umano in lavoro-robotico).

POST N. 46

17 Maggio 2022 alle 17:02 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2023, ultime: Riforma Fornero va cambiata ma lasciandone le basi (mia risposta al sig. Stefano 1961)

Sig. Stefano 1991, mi lasci dire che lei mi lancia un colpo basso. Lei mi forza a fare paragoni tra persone, una cosa che rientra raramente nel mio stile, e solo in casi eccezionali, quando per esempio riporto il pensiero di alcuni economisti che considerano Léon Walras il Newton dell’economia e John Maynard Keynes l’Einstein dell’economia.

Mi ha mai sentito dire “dobbiamo fare come i francesi?” Mi ha mai sentito dire “Draghi deve fare come Macron?”

Perché mi cita Falcone, Borsellino, Grassi, Spinelli, Mattarella? Perché vuole mettermi in difficoltà? So poco di loro, ma ne so quanto basta per considerarle persone degne di rispetto, onorabili e con un profilo morale superiore a quello di molti altri (anche del mio, se preferisce, visto che loro sono morti ed io sono ancora in vita).

Vede, sig. Stefano 1991, Guido Guinizelli, l’iniziatore del Dolce stil novo, ha un posto di rilievo nella nostra letteratura italiana. Ma ricordo bene, molto bene, che nel mio libro di Letteratura italiana di terza liceo, Guido Guinizelli era collocato tra i “Poeti minori”. Non già perché fosse considerato un “minore”, ma perché era difficile mantenere il confronto con la figura gigantesca di Dante Alighieri, un’aquila solitaria che domina nel cielo della letteratura italiana.

Sig. Stefano 1991, conosco Gandhi, il Mahatma, la Grande Anima, riconosciuto come tale da Hindù e da Mussulmani; ha vissuto a contatto con la gente locale, ha vestito i loro stessi miseri abiti, ha sofferto con il suo popolo, ha portato all’indipendenza una Nazione di 350 milioni di persone.

Nessun italiano che io conosca ha liberato gli italiani dalla schiavitù del lavoro (del caporalato, del precariato, della criminalità organizzata).

Posso dirle che gli uomini da lei citati sono grandi uomini. Ma passeri, sotto l’ala di un’aquila.

Viviamo in un modo di relatività. Ci sono passeri ed aquile, attori e comparse. Tutti servono per la rappresentazione di scene di vita. Io conosco il mio ruolo, conosco il mio impegno, che è solo uno: recitare bene il mio ruolo di comparsa.

POST N. 45

16 Maggio 2022 alle 19:03 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2022 novità oggi: lavoratori divisi tra quota 41 e proposta Tridico (mia risposta al sig. Gioele)


Sig. Gioele, lei tocca il tasto stonato (della pensione) di un pianoforte scordato (del lavoro).

Non faccio calcoli, e quindi non ho la risposta che si attende. Ma posso indirizzarla (se lei non lo conosce ancora) verso il sito https://tuttoprevidenza.it/ che fa un confronto tra la pensione di un parlamentare e quella di un lavoratore comune (“comune mortale”):

https://tuttoprevidenza.it/wp-content/uploads/2014/03/La_pensione_dell_onorevole.pdf

Non so se le informazioni che vi troverà soddisferanno la curiosità che l’assilla da tempo (ma poi, vale davvero la pena essere assillati dalla curiosità che riguarda una manciata di parlamentari piuttosto che l’intera Nazione?)

Non saprei dirle se quanto è riportato nel documento che le ho segnalato sia esatto. Ma non ho motivi per dubitare della buona fede di chi l’ha scritto.

Lascio a lei le considerazioni del caso. Le mie, preferisco tenerle per me.

Vorrei, però, sig. Gioele, rivolgerle una preghiera, se me lo consente. Vada per soddisfare la sua curiosità sui parlamentari, ma si astenga assolutissimamente dal sapere quanto guadagnano il governatore della Banca d’Italia e i tre vicedirettori. La esorto a ciò, non tanto per evitare di soddisfare un’altra sua curiosità, ma per evitare al Presidente dall’INPS Pasquale Tridico il confronto con questi “pezzi” da 90 e quindi evitargli la figuraccia di passare da “pezzente” con la sua “miseria” di 150mila euro lordi annui.

POST N. 44

13 Maggio 2022 alle 11:46 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Bonus 200 euro per il 2022: a chi spetta e perchè coprirà solo un terzo dei rincari

Il Governo Draghi è un governo buono. È un Governo Bonus.

Prima venivano erogati i bonus ai lavoratori che, a causa del Covid, non potevano lavorare. Tuttavia, alcuni di questi bonus, quelli erogati ai lavoratori autonomi, confluivano (stando a quello che hanno riportato i giornali) nelle casse delle imprese (invece che nelle tasche dei lavoratori autonomi).

Ora vengono erogati bonus ai lavoratori, ai disoccupati, ai pensionati che, a causa dell’inflazione, hanno perduto potere di acquisto. Tuttavia, l’innalzamento dei prezzi rimarrà, mentre l’erogazione dei bonus terminerà, per cui il beneficio sarà solo temporaneo.

Entrambe le misure adottate dal Governo Draghi sono necessarie. Ma rimangono parzialmente efficaci e con benefici temporanei. Mentre tali bonus sono comprensibili, non è comprensibile invece il superbonus del 110%.

Se la situazione economica dell’Italia non cambierà (o cambierà di poco), se il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza non produrrà i risultati attesi soprattutto per quanto riguarda l’occupazione e la crescita economica (aumento del PIL in termini significativi, tali da bilanciare l’elevato indebitamento pubblico del 155%), è facile prevedere cosa accadrà con l’insediamento del nuovo Governo nel 2023.

Il Governo che succederà al Governo Draghi si troverà nelle condizioni di dover recuperare quanto il Governo Draghi ha elargito. I bonus vanno quindi considerati alla stregua di un “prestito” per superare le emergenze Covid e inflazione. Si passerà dunque da un Governo Bonus a un Governo Malus.

POST N. 43

12 Maggio 2022 alle 20:22 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2023, oltre quota 41 e uscita dai 62, promossa la proposta complementare (mia risposta alla sig.ra Tomasina)

La sua precisazione è corretta, sig.ra Tomasina: le casalinghe lavorano per la famiglia che potrebbe essere considerata un’impresa.

Il punto è che non c’è scambio economico tra la casalinga e la propria famiglia-impresa; la casalinga non scambia il proprio lavoro a fronte di denaro da parte della propria famiglia-impresa; la casalinga non emette fattura nei confronti della propria famiglia-impresa. Ed è per questo che il lavoro della casalinga non viene riconosciuto in termini economici.

Se la casalinga facesse la casalinga presso un’altra famiglia-impresa ed emettesse fattura, allora il suo lavoro verrebbe riconosciuto in termini economici.

Tuttavia, la casalinga che lavora per la propria famiglia-impresa, eccome se lavora!: dalle 6 del mattino alle 24 della sera, dal lunedì alla domenica, tutti i mesi dell’anno, per 365 giorni l’anno, svolgendo una miriade di mansioni che in nessuna azienda si vedrebbe mai (da quando Adam Smith nel 1700 ha introdotto in economia il concetto di “divisione del lavoro”, ovvero di specializzazione, per cui è meglio avere persone che sanno fare bene un solo mestiere piuttosto che avere persone che sanno fare meno bene più mestieri).

Il lavoro della casalinga è il lavoro più usurante che io conosca.

POST N. 42

11 Maggio 2022 alle 8:08 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2022-2023: intervista a Marino sulla proposta di una nuova riforma (mia risposta al sig. Stefano 1961)

Sig. Stefano 1961, fa piacere incontrare di tanto in tanto, lungo la diserta via dell’umana conosc(i)enza chi, come lei, arriva ad intuire l’intima unità dell’universo conosciuto.

Mi riferisco in particolare al suo riferimento ai princìpi di Kirchhoff e all’analogia tra circuiti elettrici e circuiti sociali.

Ci fu un tempo lontano in cui mi avvicinai alla electroeconomics in cui la carica elettrica “Q” è assimilata alla quantità di beni “Q”, la corrente elettrica “i” al reddito “Y”, il voltaggio “V” al prezzo del bene “P”, la forza elettromotrice “EMF” alla forza lavoro impiegata “N”, e così via.

L’economia ha trovato una notevole fonte di ispirazione nella fisica, soprattutto l’economista francese Léon Walras (riconosciuto come il Newton dell’economia) che considerava l’economia politica “una scienza del tutto simile alle scienze fisico-matematiche”. Il concetto economico di “equilibrio” è preso in prestito proprio dalla fisica.

Su tali basi era mia intenzione sviluppare la econofisica (fusione tra economia e fisica) che differisce, però, dalla econofisica come viene riconosciuta oggi, la quale più che “fusione di economia e fisica” è l’applicazione di metodi matematici statistici della fisica all’economia finanziaria (mercati finanziari).

In fisica non ho trovato un elemento “pensante”: l’elettrone e il fotone sono particelle elementari che non pensano (almeno, per quanto ne sappiamo oggi).

Ho invece individuato nell’essere umano l’elemento pensante comune a economia e informatica, ed ho quindi fondato l’economatica, fusione di economia e informatica per “scoprire ciò che determina il volume dell’occupazione” (così si sarebbe espresso Keynes) ai tempi del digitale (tempi differenti dal quelli di Keynes).

A mio avviso gli economisti tradizionali (ortodossi ed eterodossi) utilizzano la matematica più che per sostenere argomentazioni di natura scientifica e per sviluppare concetti nuovi (qualcosa di simile alla gravità intesa come curvatura dello spazio-tempo di Einstein), per fare calcoli e previsioni che non sempre (diciamo la verità) sono azzeccate. Sotto tale aspetto, concordo con l’economista Sergio Ricossa che gli economisti (tradizionali, mio inciso) sono al più degli ottimi contabili.

Devo ammettere, sig. Stefano 1961, che il riferimento a Kirchhoff ci “azzecca” (così si sarebbe espresso Antonio Di Pietro) nelle sue considerazioni finali.

POST N. 41

10 Maggio 2022 alle 18:24 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2023, oltre quota 41 e uscita dai 62, promossa la proposta complementare (mia risposta al sig. Valter)


Sig. Valter, in alcuni miei elaborati ho proposto di istituire l’IRAUT (Imposta sul Reddito da lavoro prodotto dagli AUTomi) identico in tutto e per tutto all’IRPEF (Imposta sul Reddito da lavoro prodotto dalle PErsone Fisiche).

Se l’automa rimpiazza un lavoratore umano, vi è un lavoratore in meno che versa l’IRPEF, e quindi lo Stato perde gettito fiscale (con cui finanziare le pensioni a carattere assistenziale) e perde il l’entrata contributiva (con cui finanziare le pensioni a carattere previdenziale). Inoltre, lo Stato deve farsi carico di versare l’indennità di disoccupazione al lavoratore che è stato rimpiazzato dall’automa.

Gli obiettivi che lo Stato persegue sono fondamentalmente due: crescita economica e aumento dell’occupazione. Il controllo sull’inflazione rientra nei compiti della Banca centrale.

Se l’automazione avanza, si può avere crescita economia (aumento del Pil), ma al tempo stesso si ha diminuzione dell’occupazione. Deve quindi necessariamente intervenire lo Stato per equilibrare crescita economica e occupazione. L’intervento dello Stato è: applicare l’IRAUT (Imposta sul Reddito da lavoro prodotto dagli AUTomi).

La mia idea è davvero molto semplice e la ripeto: i robot versano i contributi con cui si pagano le pensioni di lavoratori che desiderano lasciare il lavoro; le aziende si liberano di eventuali esuberi e di personale che non possiede i requisiti per affrontare la trasformazione digitale attualmente in corso e in tal modo recuperano redditività (riduzione costi); le aziende potranno quindi impiegare i giovani disoccupati che posseggono i requisiti per affrontare la trasformazione digitale attualmente in corso e potranno in tal modo aumentare redditività (aumento profitti) a seguito di maggiori vendite dei propri prodotti e servizi derivanti dai nuovi consumi indotti dai giovani lavoratori.

L’imposta sugli automi (ma più in generale sulle “macchine intelligenti”) giova quindi sia allo Stato (crescita economica e aumento dell’occupazione) sia alle imprese (maggiore redditività).

Per quanto riguarda il mio “incubo” (come lo definisce lei, sig. Valter), credo che fosse “un cibo” alquanto leggero che gustavo con la Prof.ssa Fornero.

POST N. 40

10 Maggio 2022 alle 16:06 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2023, oltre quota 41 e uscita dai 62, promossa la proposta complementare (mia risposta alla sig.ra Ivana)


Sig.ra Ivana, ha un bel nome, perché graffiarlo con graffianti parole?

Lei dice bene: i soldi che abbiamo versato in tanti anni di lavoro sono nostri, ed è giusto che ci vengano restituiti sotto forma di pensione. E infatti, quei soldi che abbiamo versato ci verranno restituiti sotto forma di pensione (rivalutati, peraltro; e quindi al riparo dall’inflazione).

Lei dice ancora bene quando afferma che i soldi per pagare le pensione devono esserci. E infatti i soldi per pagare le pensione ci saranno (lo Stato onora sempre gli impegni presi con i cittadini e con chi gli presta i soldi).

La divergenza tra Stato e cittadino nasce quando il cittadino non è libero di scegliere se e quando andare in pensione, ma può andarci solo quando la decisione viene presa dallo Stato.

Il nostro sistema previdenziale è a ripartizione, il che significa che la pensione viene pagata con i contributi versati da un lavoratore attivo. Per certi aspetti assomiglia ad una catena di montaggio dove la produzione è organizzata a ciclo continuo (h24) su tre turni lavorativi di 8 ore ciascuno (06-14; 14-22; 22-06). L’operaio che monta alle 06 del mattino termina il suo turno alle 14 del pomeriggio ma per poter “smontare” alle 14 (ovvero terminare il suo lavoro e uscire dalla fabbrica), deve aspettare che venga sostituito da un altro operaio che monta alle ore 14 per fare il turno 14-22. Se l’operaio del turno 14-22 non si presenta al lavoro (perché malato), l’operaio del turno 06-14 non potrà smontare e quindi deve restare più a lungo al lavoro (facendo ovviamente straordinari e quindi ritrovandosi una paga più alta). Lo stesso vale per le pensioni: se non ci sono sufficienti nuovi lavoratori a sostituire i lavoratori che vanno in pensione (leggi: se non ci sono sufficienti contributi versati dai lavoratori attivi per pagare le pensioni), è giocoforza restare più a lungo al lavoro (leggi: è necessario andare in pensione ad un’età più avanzata).

Perciò, non è tanto una questione di risorse nominali (mancano i soldi), è una questione di risorse reali (mancano i lavoratori).

Ora, abbiamo 2 milioni e mezzo di disoccupati. Sig.ra Ivana, il fenomeno disoccupazione è ben più grave del fenomeno pensionamento, perché se il numero dei lavoratori continuerà a diminuire, c’è la possibilità che anche le attuali pensioni possano essere ridotte (anche la mia pensione, per intenderci).

Potrei darle ragione su un punto: che i soldi ci sarebbero per pagare le pensioni se si recuperassero dall’evasione contributiva. Su questo, si spera che il Governo rafforzi i controlli sulle aziende che ingaggiano lavoratori in nero o con modalità di lavoro improprie (lavori 8 ore ma te ne pago 4).

Non potrei darle invece ragione se mi dicesse che i soldi ci sarebbero se si diminuissero gli stipendi dei parlamentari; se si riducessero le pensioni di chi ne percepisce tre o quattro; se si recuperassero risorse dall’evasione fiscale; se si evitassero sprechi nella Pubblica Amministrazione; e tanti altri “se” che non hanno a che vendere con i contributi del lavoratori attivi.

Il sistema previdenziale deve potersi autoalimentare e quindi, per come oggi è strutturato il nostro sistema previdenziale (a ripartizione), è necessario spingere sull’acceleratore lavoro (che serve per pagare le pensioni). Non ci sono alternative.

Nel libro “La guerra dei cinquant’anni” del Prof. Giuliano Cazzola, è spiegato molto bene come il nostro sistema previdenziale si è evoluto nel tempo fino ad arrivare alla Riforma Monti-Fornero. Ognuno di noi dovrebbe leggere quel libro, e allora vedrebbe la Riforma Fornero con occhi diversi (meno ostili, meno “graffianti”).

Nel capitolo 9 del libro appena citato, intitolato “La riforma strutturale Monti-Fornero”, si legge che si verificò “l’avvitamento in uno spread scappato di mano, ben oltre i 500 punti base” e che “la riforma delle pensioni, all’interno del decreto che aveva il compito di riprendere le redini della finanza pubblica, rappresentò una garanzia nei confronti – prima ancora che dell’Unione – dei mercati finanziari”.

Sempre nel capitolo 9 viene spiegato nei minimi dettagli la Riforma Fornero (motivi, profilo generale, contenuti, esodati, salvaguardie) e il Prof. Cazzola ci tiene a precisare che “le accuse a Elsa Fornero e alla sua riforma (pur approvata da un’ampia maggioranza in parlamento) sono semplicemente false”.

Ecco, sig.ra Ivana, se lei avesse l’occasione di leggere il libro del Prof. Cazzola, la sua animosità nei confronti della Prof.ssa Fornero (che intuisco essere del tutto motivata) tenderebbe a smorzarsi, perché sono certo che riuscirebbe a comprendere (con la mente, anche se non con il cuore) le ragioni della Riforma.

E qui mi sentirei di condividere in pieno il pensiero espresso dal sig. Franco Giuseppe, allorquando afferma nel suo commento del 10 Maggio 2022 alle 0:09 a questo articolo che la Prof.ssa Fornero “si è assunta responsabilità indicibili, è ancora oggi fatta oggetto di pubblico ludibrio, ma ci ha salvato da tagli agli stipendi e alle pensioni tipo Grecia. Forse tendete a dimenticare che in quel paese, causa crisi, sono state tagliate le pensioni del 30%, tutte, anche quelle dei diritti acquisiti”.

Non è mia intenzione, sig.ra Ivana, sottoporre a giudizio il suo commento. Le dico, però, che a suo tempo la Riforma Fornero fu approvata da una Parlamento democraticamente eletto e legalmente in carica. Abbiamo oggi un Presidente del Consiglio dei Ministri in carica per così dire “indipendente”, ma è sostenuto da una maggioranza parlamentare democraticamente eletta e legalmente in carica.

Nelle sue parole, in un suo precedente commento, colgo animosità anche nei confronti dei Sindacati, e si domanda “Dov’erano i sindacati che dovevano scendere in strada per lo sciopero nazionale per chiedere la riforma delle pensioni?” E quindi invita i lavoratori delusi a rinunciare alla loro iscrizione ai Sindacati.

Sig.ra Ivana, invitando i lavoratori a non confidare nei Sindacati, lei toglie loro la speranza di portare avanti le proprie istanze. La speranza che una nuova Riforma previdenziale che accolga le richieste dei lavoratori (quelle che i lettori di Pensionipertutti esprimono a cuore aperto) possa davvero vedere la luce.

Al contrario di lei, sig.ra Ivana, io credo di non essermi affatto trattenuto!

POST N. 39

10 Maggio 2022 alle 14:16 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2023, oltre quota 41 e uscita dai 62, promossa la proposta complementare (mia risposta al sig. Giorgio)


Sig. Giorgio, sano realismo penso possa essere anche questo: se tu, umano, ti comporti come un robot, allora ti sostituisco con un robot; se tu robot ti comporti come un umano, allora ti tasso come un umano.

Noi tutti abbiamo del robot un’immagine per così dire fanciullesca, e ce lo immaginiamo spesso con le fattezze umane.

Il robot che gestisce una nastroteca, per esempio, non ha fattezze umane, ma una telecamera che gli consente di inquadrare la cassetta sulla quale sono contenuti i dati e rende tali dati accessibili all’utente.

Ma il robot potrebbe anche non avere alcuna telecamera, ma solo “cervello”, ed essere programmato per raggiungere uno scopo, un obiettivo, un fine. “Robot” di questo tipo sono i cosiddetti “computer mainframe”.

I mainframe sono in grado di gestire l’intera produzione di un Centro di Elaborazione Dati (quelli che negli anni Settanta venivano chiamata “Centri meccanografici”).

I mainframe regolano la produzione e il consumo di migliaia di transazioni elettroniche all’ora; regolano l’accesso da parte di centinaia di utenti a decine di applicazioni; gestiscono l’accesso a migliaia di dispositivi digitali; regolano il tasso di utilizzo delle risorse elaborative (CPU, memoria, dischi); stabiliscono chi può fare che cosa in base a determinate credenziali (vedi, per esempio, lo SPID Livello 1, livello 2, livello 3).

Sig. Giorgio, le posso assicurare che i computer mainframe sono entrati in casa sua e regolano la sua vita reale. Anche questo è “sano realismo”.

Personalmente credo che laddove ci sia sano realismo ci sia pure sana speranza. Ne consegue che se sano realismo è equiparare il lavoro robotico al lavoro umano, allora c’è anche la sana speranza che il robot versi i contributi al pari dell’umano.

POST N. 38

10 Maggio 2022 alle 13:16 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2023, oltre quota 41 e uscita dai 62, promossa la proposta complementare (mia risposta al sig. Enzo)


Sig. Enzo, tutte le soluzioni nuove e innovative sono difficilmente applicabili. Vengono applicate quando si viene forzati a farlo (purtroppo!).

Si ricorda quando la Banca Centrale Europea diceva che con il Quantitative Easing (la soluzione “copia-incolla” che la BCE di Mario Draghi aveva preso in prestito dalla FED americana) si voleva perseguire l’obiettivo dell’inflazione sotto-ma-vicino al 2%? In più di 5 anni la BCE non è riuscita a raggiungere l’obiettivo, mentre ci sono riusciti Covid e Guerra. Oggi la BCE tace, zittita dall’inflazione sopra-e-lontana dal 2% (e non certamente a “causa di” o “grazie al” Quantitative Easing). In pratica, è accaduto il contrario di quanto ci si proponeva di fare.

Si ricorda quando si diceva che in virtù del Patto di Stabilità e di Crescita lo Stato doveva tenere sotto controllo il debito pubblico? Il Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi ha detto che lo Stato può fare debito se questo è “debito buono”, se è utilizzato per investimenti e non per aiuti. Il debito pubblico italiano è schizzato dal 136% del PIL al 155% del Pil. In pratica, è accaduto il contrario di quanto ci si proponeva di fare.

Si ricorda che l’economia neoliberista ritiene che lo Stato non debba interferire in alcun modo con i mercati (dei beni, della moneta e del lavoro) se non in circostanze eccezionali? Il Covid è una circostanza eccezionale e lo Stato è intervenuto a fornite aiuti a imprese e famiglie (incrementando il debito pubblico dello Stato e non saprei dire, a questo punto, se tale debito debba considerarsi “cattivo” o “buono”); anche la Guerra è un evento eccezionale che ha contribuito ad aumentare l’inflazione per cui lo Stato è intervenuto nuovamente a calmierare i prezzi, incrementando ancora il debito pubblico. In pratica, è accaduto il contrario di quanto ci si proponeva di fare.

Ma qui vorrei porre agli economisti neoliberisti una domanda: se lo Stato non deve interferire con i mercati, e quindi non deve interferire nemmeno con il mercato del lavoro, non si va contro i princìpi neoliberisti se si condiziona il mercato del lavoro forzando i lavoratori anziani a lavorare senza che questi possano decidere se restare al lavoro o lasciare il lavoro?

Si ricordi infine, sig. Enzo, anche queste mie parole: quando la disoccupazione salirà dagli attuali 2 milioni e mezzo di disoccupati (sottostimati dall’ISTAT – volutamente?) a 5 milioni di disoccupati (che saranno reali), e lo Stato italiano non saprà più da che parte prendere i soldi (né dalla BCE, né dal MES, né dai mercati internazionali), allora saranno le aziende stesse a chiedere al Governo di applicare l’imposta ai robot pur di consentire ai lavoratori anziani di andare in pensione e ai giovani disoccupati di entrare nel mondo del lavoro, in modo che possano consumare i prodotti che esse aziende producono. In pratica, accadrà il contrario di quanto ci si propone di fare.

POST N. 37

10 Maggio 2022 alle 12:36 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2023, oltre quota 41 e uscita dai 62, promossa la proposta complementare (mia risposta al sig. Giuseppe)


Sig. Giuseppe, da parte mia concederei alle donne, a tutte le donne, tutte le attenuanti immaginabili.

Concederei la più ampia libertà alle donne casalinghe, che, pur non partecipando allo “scambio economico”, tuttavia svolgono, contemporaneamente, vari mestieri: infermiere, cuoche, domestiche, sarte, lavandaie, stiratrici, baby sitter, insegnanti (che seguono i compiti dei propri figli) e molto altro ancora.

Perché mai una domestica ad ore che rassetti la casa di una casalinga percepisce una paga mentre la casalinga che fa la stessa cosa, che fa lo stesso tipo di lavoro, ma lo fa per se stessa non percepisce alcuna paga? Ciò accade perché in economia quello che conta è lo “scambio”: una casalinga che fa un lavoro per se stessa non scambia nulla con altri, mentre una domestica ad ore scambia il proprio lavoro con altre persone ricevendone in cambio denaro.

Sig. Giuseppe le posso dire questo: non è solo il sistema previdenziale a dover essere riformato, ma è l’economia intera a dover essere riformata.

Ritengo che lo Stato dovrebbe concedere alle casalinghe una pensione minima di almeno 1.200 euro nette mensili. Conosco a fondo il lavoro delle casalinghe. Casalinga fu mia madre.

POST N. 36

9 Maggio 2022 alle 18:19 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2023, oltre quota 41 e uscita dai 62, promossa la proposta complementare (mia risposta al Salvatore (primo))


Sig. Salvatore (primo), anzitutto voglio dirle che mi fa piacere risentirla, dal momento che da tempo non leggevo un suo commento.

Lei afferma che mi arrampico sugli specchi. In genere ci si arrampica sugli specchi quando si cerca di giustificarsi. Ma io non debbo affatto giustificare il mio pensiero, perché si regge da solo, senza il mio supporto in termini oratori.

Il mio pensiero si regge da solo perché è fondato su modelli matematici, di natura sia informatica (Legge di Little, Legge dell’utilizzo, Legge del tempo di risposta) sia di natura economica (Modello keynesiano del Reddito-Spesa, Modello IS-LM, Modello della Domanda e dell’Offerta Aggregata) e, cosa più importante, fondato sull’esperimento.

Sul giornale online La Repubblica è uscito il 4 maggio 2022 l’articolo dal titolo “In Giappone per riparare la ferrovia usano un robot che sembra un Transformer”. La ferrovia giapponese ha la sigla JR (Japan Railway).

Nell’articolo si precisa che “L’azienda utilizza questa macchina per i lavori potenzialmente rischiosi per l’uomo”.

L’articolo continua: “Da un lato vengono ridotti i rischi di cadute dall’alto e folgorazione. Dall’altro c’è il rischio che la forza lavoro subisca un taglio proprio a causa di questi robot: la JR West in futuro punta a tagliare il 30% dei dipendenti che si occupano di queste riparazioni”.

Quindi, le ferrovie giapponesi sanno che un determinato numero di robot potrà eseguire il 30% del lavoro dei dipendenti. Pertanto, per le ferrovie giapponesi, la quantità di lavoro prodotta dai robot è misurabile: è il 30% della quantità di lavoro prodotta dai dipendenti.

Lei, sig. Salvatore (primo) pone due questioni interessanti. Prima questione: la tassa si applica al lavoro o al profitto? Se la tassa si applica al lavoro, allora la tassa la paga il lavoratore (IRPEF). Se la tassa si applica al profitto, allora la tassa la paga l’azienda (IRES).

Diciamo subito che non è l’azienda a pagare la tassa su profitto. Però, potrebbe essere l’azienda a versare i contributi per i robot, così come versa in contributi il 23,81% della retribuzione lorda del lavoratore.

Ma il robot non è un “lavoratore” nel senso come noi lo intendiamo, quindi il robot non può pagare l’IRPEF (che si applica alle persone fisiche), né per lui il datore di lavoro potrebbe versare in contributi il 23,81% della retribuzione lorda, in quanto il robot non è una lavoratore “persona fisica” e quindi non percepisce alcuna “retribuzione lorda”.

Veniamo quindi alla seconda questione che lei pone: che “persona” è il robot? È proprio questo il nodo da sciogliere, e dalle informazioni in mio possesso, posso dire che si sta studiando la possibilità di assegnare una terza “personalità” ai robot (la “personalità elettronica”) che dovrebbe aggiungersi alla “personalità fisica” del lavoratore e alla “personalità giuridica” dell’azienda.

La questione è quindi un po’ più complessa di quanto io stesso la mostri. Occorre definire in che misura il robot è responsabile delle proprie azioni e quindi del proprio lavoro. Qui entrano in gioco i giuristi.

Nel frattempo che si arrivi a definire la personalità del robot (o comunque di ogni altra macchina “intelligente” in grado di eseguire lavori umani in modo autonomo e aventi uno scopo), io proporrei di applicare la tassa sul profitto realizzato dall’azienda che utilizza i robot (o altre macchine “intelligenti” come le APP) in luogo degli umani, e quindi di far versare tale tassa al produttore, ovvero all’azienda (così come viene fatto con la web tax, la tassa applicata ai servizi digitali). A tal proposito, le posso dire che un progetto di legge sull’applicazione di una “tassa sui robot” (ma viene chiamata in modo differente) è stato presentato nel 2017 al Parlamento italiano. Ma non si è saputo più nulla.

POST N. 35

9 Maggio 2022 alle 16:38 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2023, oltre quota 41 e uscita dai 62, promossa la proposta complementare


Proprio questa notte ho fatto un sogno. Ho sognato la Prof.ssa Elsa Fornero.

È proprio così. Parlo sul serio. Ho sognato di convincere la Prof.ssa Fornero a prendere in considerazione la possibilità di riformare il sistema previdenziale considerando anche i contributi previdenziali da far versare agli automi, per supplire alla carenza di lavoratori determinata dal calo delle nascite. In tal modo la “Riforma che porta il suo nome” sarebbe messa al riparo dalle severe critiche (giuste o ingiuste che siano) che l’attanagliano.

Io credo che sarebbe opportuno che le considerazioni espresse in questo articolo riguardo all’applicazione di una imposta sui robot e sulle macchine agenti alla stregua di un essere umano venissero esaminate con la massima attenzione da persone che godono di autorevolezza in materia di lavoro e pensioni, proprio come la Prof.ssa Fornero, il Prof. Cazzola, l’On. Luigi Marattin (già consigliere del Presidente del Consiglio Matteo Renzi e fervente sostenitore del Jobs Act), nonché i Sindacati. Il Governo saprà trarre le necessarie conseguenze e, in caso di una convergenza verso l’applicazione di un’imposta digitale (una sorta di estensione dell’attuale “imposta sui servizi digitali” o “web tax”) ai fattori di “produzione digitali”, il Governo dovrebbe poi mediare con l’Unione europea e il Consiglio europeo.

È disponibile molto materiale che riguarda l’applicazione di un’imposta alle macchine intelligenti, a partire dalla proposta della deputata lussemburghese Mady Delvaux (il cui nome è stato ricordato per primo, sul sito Pensionipertutti, dal sig. WAL52).

La proposta della deputata Mady Delvaux viene illustrata nel documento “Progetto di relazione recante raccomandazioni alla Commissione concernenti norme di diritto civile sulla robotica” presentato al Parlamento europeo in data 31.5.2016 (https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/JURI-PR-582443_IT.pdf). Al punto 23 di pag. 10 di tale documento si legge che “[Il Parlamento europeo] ritiene che occorra valutare, tenendo conto dei possibili effetti dello sviluppo e della diffusione della robotica e dell’intelligenza artificiale sull’occupazione e, di conseguenza, sulla sostenibilità dei sistemi di sicurezza sociale degli Stati membri, l’eventuale necessità di introdurre obblighi di informativa societaria sulla portata e sulla proporzione del contributo della robotica e dell’intelligenza artificiale ai risultati economici di una società ai fini delle imposte e dei contributi previdenziali; è del parere che, alla luce dei possibili effetti della robotica e dell’intelligenza artificiale sul mercato del lavoro, debba essere seriamente presa in considerazione l’introduzione di un reddito di base generale, e invita tutti gli Stati membri a procedere in tal senso”.

La mia personale convinzione è che il Governo italiano potrebbe fare da apripista nella Unione europea nel portare avanti una Riforma previdenziale integrata con una Riforma del lavoro fondata sulla partecipazione contributiva degli automi che svolgono attività simili a quelle umane.

Alla sig.ra Elena mi sentirei di rispondere che non mi è possibile partecipare ai tavoli di discussione con Sindacati e Governo. Il mio posto è altrove. La sig. Elena ha intuito molto bene ciò che anche io penso, e cioè (riprendendo le sue parole): “Finiranno per dover dare uno stipendio alle persone anche senza lavorare, pur di farle spendere!”. Infatti, i robot producono e gli umani consumano.

Al sig. Vincenzo mi sentire di rispondere che spesso i sogni diventano realtà e che Sindacati e Governo elaboreranno qualcosa di innovativo proprio quando i sogni diventeranno realtà.

Al sig. Giovanni rispondo che se il Governo italiano è riuscito a far accettare la tassa sui servizi digitali a giganti come Amazon, Facebook, Google, riuscirebbe a fare accettare l’imposta sul reddito da lavoro prodotto dagli automi anche a Confindustria.

Al sig. Carlo Luigi rispondo che le idee innovative hanno bisogno di tempo per venire alla luce. Visti i tempi con cui corre il digitale, 6 anni (dal 2016 al 2022) sono un tempo direi sufficiente.

Al sig. Francesco 1961 rispondo in parte quello che ho risposto al sig. Carlo Luigi poco prima, e cioè che 6 anni di sedimentazione di un’idea sono un tempo sufficiente. La questione è invece un’altra: Governo, esperti previdenziali, giuslavoristi e Sindacati dovrebbero “studiare” giorno e notte una montagna di documenti da qui al 31 ottobre per approvare le idee contenute in questo articolo. È questo lasso di tempo così breve che io vedo come vero ostacolo.

Al sig. Giovanni rispondo con quanto ho già espresso all’inizio dei questo mio commento e lo faccio riprendendo le sue stesse parole: “Coloro che occupano posti chiave dovrebbero prendere in seria considerazione la possibilità di promuovere e valorizzare questo modo di pensare”.

Alla sig. Margherita mi sentirei di rispondere che coloro che ci governano non sono da considerare ciechi e ottusi come potremmo pensare solo perché non vedono le nostre condizioni lavorative e di vita, e non comprendono i nostri bisogni. Essi vedono e comprendono (eccome!), ma non vedono e comprendono le nuove soluzioni perché ancora nessuno gliele ha mostrate.

Alla sig.ra Veronica rispondo che politici e Confindustria recepiranno senz’altro la portata della proposta di far versare contributi previdenziali agli automi. Questo è certo al 100 per cento, perché siamo sull’orlo della depressione, che non giova né al Governo (che dovrebbe finanziare milioni di casse integrazioni) né a Confindustria (le cui aziende non venderebbero più i propri prodotti).

Al sig. Don 62 rispondo che i politici possono essere miopi e inconcludenti su faccende che ritengono secondarie rispetto ad altre primarie (come ad esempio, le pensioni ritenute secondarie rispetto all’inflazione e alla guerra). Ma quando l’erario verrà seriamente intaccato per mancanza di gettito fiscale a seguito dell’incremento di disoccupati; quando il Governo avrà difficoltà nel salvaguardare il potere di acquisto dei salari, allora i politici cominceranno a vedere chiaramente e saranno certamente concludenti.

Alla sig.ra Marzia mi sentirei di dire che prestissimo, man mano che avanza il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, man mano che avanza la digitalizzazione dell’Italia, i politici si renderanno conto che il futuro è diventato presente, e che quindi l’applicazione dell’imposta sugli automi cadrà nel raggio visivo della loro azione.

Al sig. Giuseppe rispondo che è sempre così: le idee innovative non vengono recepite fino a quando non vengono espresse in termini chiari. Mi sembra, invece, che il sig. Giovanni abbia ben recepito tali idee innovative. E mi fa piacere, perché vuol dire che, almeno nei suoi confronti, quanto ho espresso l’ho espresso in termini chiari.

POST N. 34

4 Maggio 2022 alle 19:42 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2023, sistema a ripartizione: la pensione dopo 40 anni non è scontata (mia risposta alla sig.ra Roberta)


Sig.ra Roberta, alla sua domanda rispondo di sì. Mi piacciono i film di fantascienza. Ricordo che mi impressionò molto il film “Ultimatum alla Terra” del 1951, che io vidi, da ragazzo, al mattino alle 11, d’estate, quando la RAI 1 proiettava i film (caso eccezionale) anche al mattino. Le parlo del 1966 circa, quando esisteva solo un canale, la RAI 1.

Forse anche lei, sig.ra Roberta, avrà visto quel film, e forse ricorderà che si parlava di una civiltà notevolmente progredita che aveva ceduto il controllo della società agli automi per mantenere l’ordine sociale e quindi evitare le guerre.

Posso assicurarle una cosa, sig.ra Roberta: sono consapevole di ciò che è scienza e di ciò che è fantascienza.

Non è fantascienza, per esempio, il robot-infermiere che abbiamo visto operare negli ospedali per prendere la temperatura dei postivi al Covid; oppure il robot-pizzaiolo di un ristorante a Parigi; oppure il robot-farmacista all’Ospedale Mauriziano di Torino; oppure il robot-barista che prepara cocktail in un bar vicino Piazza Duomo a Milano; oppure i robot-camerieri che cominciano a vedersi in alcuni ristoranti cinesi a Milano; oppure robot-cani che vengono impiegati nell’esplorazione di esplosivi; oppure robot-poliziotti che vengono impiegati in America e ai quali viene dato il nome di “Robocop” (essendo la parola “cop”, poliziotto); oppure Erica, destinata a divenire la prima attrice robot; oppure Grace, l’umanoide impiegata per l’assistenza agli anziani. Mi fermo qui, perché la lista di robot che vengono impiegati in attività umane è davvero molto lunga.

Non crede anche lei, sig.ra Roberta, che se tali robot svolgono lavori umani, il loro lavoro dovrebbe essere quantomeno equiparato a quello umano, soprattutto nel versamento di contributi?

Tutto ciò, ad essere sincero, io lo vedrei parte del nostro mondo. E per nulla “fantascienza”.

POST N. 33

4 Maggio 2022 alle 18:59 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate, soldi per quota 41 e via dai 62 anni ci sono davvero? Parla Perfetto (mia risposta al sig. Wal52)


Sig. Wal52, le sue considerazioni sono sempre molto lucide e stimolanti.

Anzitutto diciamo la verità: finché c’è guerra c’è speranza (come diceva il nostro Grande Alberto Sordi in uno dei suoi bellissimi film). Purtroppo è così: la guerra stimola la produzione e quindi l’economia.

Per quanto riguarda la “tassa” sui robot, io sarei in disaccordo nel chiamarla “tassa”: verrebbe considerata una sorta di “tassa pigouviana” (dal nome dell’economista britannico Pigou) che dice pressappoco questo: “se tu imprenditore vuoi togliere 10 alberi per costruire in quest’area, potrai farlo, ma a condizione di piantare 10 alberi in un’altra area”.

Allo stesso modo viene interpretata la “tassa” sui robot: “se tu imprenditore vuoi impiegare un robot al posto di un umano, allora devi versare una determinata penalità per sovvenzionare la disoccupazione”.

Per me si tratta semplicemente di equiparare il lavoro robotico al lavoro umano, e quindi far versare i contributi anche al lavoro robotico. Tutto qua.

Il Parlamento europeo si è già espresso a proposito. Ha respinto l’idea di tassare i robot.

Si può anche mettere la tassa sui robot nel “congelatore” (come dice lei); ma solo per poterla “scongelare” in un futuro assai prossimo. Per il momento c’è una questione ancora più sottile (“subdola”, oserei dire), che serpeggia nelle nostre case senza nemmeno che ne siamo consapevoli.

Mi riferisco non tanto all’automazione dei robot, ma alla disintermediazione delle App.

Molti di noi hanno una identità digitale (strano a dirsi! noi umani abbiamo una identità digitale mentre i robot digitali non ce l’hanno!) che è lo SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale). Accediamo alle Banche, alle Compagnie di Assicurazioni, alla Posta, all’Agenzia delle Entrate, all’INPS, al Comune, all’Università, all’Operatore telefonico, ai Supermercati, alla Sanità regionale, direttamente da casa nostra, utilizzando Applicazioni software (le APP). L’ultima grande novità è l’ANPR: Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (https://www.anagrafenazionale.interno.it/).

Cosa significa tutto ciò?

Significa che il “cliente” fa da sé quello che altrimenti avrebbe fatto l’impiegato di banca, dell’assicurazione, della posta, ecc., ecc.

E cosa significa ancora tutto ciò?

Significa che possiamo mandare a casa: impiegati di banca, impiegati di Compagnie di Assicurazioni, impiegati delle Poste, ecc. ecc, e quasi tutti i dipendenti statali.

Come può vedere anche lei, sig. Wal52, anche mettendo nel “congelatore” la tassa sui robot, non possiamo esimerci dall’affrontare il problema che la digitalizzazione pone in ambito lavorativo e sociale in generale. Siamo prossimi a vedere aumentare il numero dei disoccupati (qui si aprirebbe un altro vasto tema su come l’ISTAT considera gli occupati. Ma lasciamo perdere), perché sia io, che lei e tanti altri cittadini siamo diventati impiegati “virtuali”, “digitali” e ci stiamo sostituendo ai vari impiegati “reali”, che andranno in cassa integrazione e verranno licenziati. E, cosa stupida, non ci facciamo nemmeno pagare per il nostro lavoro che espletiamo comodamente seduti sulla poltrona di casa nostra! Al contrario, dobbiamo pagare noi per poter lavorare (e ci dicono pure che ci viene dato un servizio!).

POST N. 32

4 Maggio 2022 alle 18:00 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate, soldi per quota 41 e via dai 62 anni ci sono davvero? Parla Perfetto (mia risposta al sig. Wal52)


Sig. Wal52, lei pone domande difficili.

Le dico subito che non so risponderle sulla questione relativa al “primo pensionato”. La risposta richiederebbe necessariamente l’esplorazione sulla “causa prima”. Si entrerebbe nel campo della Metafisica. Sarebbe come domandarsi: “cosa c’era prima che l’universo venisse in esistenza?”

Ebbene, la domanda su “cosa c’era prima dell’universo” non avrebbe senso, secondo l’astrofisico Stephen Hawking, in quanto sia lo spazio che il tempo sono iniziati col big-bang, con l’espansione dell’universo, per cui prima dell’universo (prima del big-bang) non c’era affatto un “prima”.

Allo stesso modo potrei risponderle che al momento del “primo pensionato” non c’era un “sistema pensionistico”, e quindi il suo esempio che per lei è “lampante” per me è assolutamente “buio”.

Posso invece risponderle sul momento in cui è venuto a formarsi il “sistema previdenziale” che si fonda sulla relazione causa-effetto, ovvero lavoratore-pensionato.

Lei introduce l’ipotesi del rapporto 1 a 1 tra lavoratore e pensionato (1/1=1). Per ogni lavoratore attivo c’è un pensionato la cui pensione viene finanziata con i contributi del lavoratore attivo. La sua, quindi, è un’ipotesi ammissibile. Posso esprimermi in merito alle conseguenze di tale ipotesi.

Supponiamo che il sistema previdenziale sia in equilibrio con 100 lavoratori e 100 pensionati (rapporto 100/100 = 1). Lasciando invariato tutto (salari, contributi versati, pensioni erogate), supponiamo che 1 lavoratore vada in pensione. Avremmo 99 lavoratori attivi e 101 pensionati.

Con 99 lavoratori attivi e 101 pensionati il sistema previdenziale non è in equilibrio in quanto 99/101= 0,98 (e non 1).

Affinché il sistema previdenziale torni in equilibrio, occorrerebbe che ci fossero 101 lavoratori attivi a fronte di 101 pensionati in modo che 101/101=1.

Risultato: se un lavoratore va in pensione, occorrerebbero 2 nuovi lavoratori per pagare le pensioni.

Applichiamo l’esempio al nostro caso reale.

Ci sono circa 23.000.000 di lavoratori e circa 16.000.000 di pensioni erogate (non necessariamente numero di pensionati, che sono meno, in quanto c’è qualche pensionato che gode di più di una pensione). Il rapporto tra lavoratori attivi e pensioni erogate è 1,4. Questo significa che se 20.000 lavoratori vanno in pensione, sarebbero necessari 28.000 nuovi lavoratori per pagare le 20.000 pensioni in più (infatti 28.000/20.000=1,4)

È questo il motivo per cui insisto che, per avere nuove pensioni, occorre avere nuovi lavoratori, perché altrimenti ci sarebbero due sole alternative: 1) a parità di importi pensionistici maturati con i contributi versati, occorrerebbe aumentare il versamento dei contributi da parte dei lavoratori attivi; oppure, 2) a parità di versamento dei contributi dei lavoratori attivi, occorrerebbe diminuire gli importi pensionistici.

Lo riconosco, sono esempi molto terra terra, e non implicano formule complesse, sofisticate, che si reggono su basi statistiche, attuariali e demografiche, ma credo sia sufficiente per rendersi conto dell’importanza di avere un determinato numero di lavoratori attivi a supporto di un determinato numero di pensioni erogate.

Il Governo sembra orientarsi verso la seconda alternativa: per mandare la gente in pensione occorre diminuire gli importi pensionistici.

POST N. 31

4 Maggio 2022 alle 14:43 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate, soldi per quota 41 e via dai 62 anni ci sono davvero? Parla Perfetto (mia risposta al sig. Antonio)


Sig. Antonio, lei si riferisce ad un altro sig. Antonio, e probabilmente si tratta di un caso di omonima. Se lei, sig. Antonio, si riferisce al commento del sig. Antonio del 3 Maggio 2022 alle 11:46, la informo che ho risposto al quel commento con il mio commento del 3 Maggio 2022 alle 13:45.

Per quanto riguarda il suo richiamo alla Costituzione, per me è sufficiente leggere l’Art.1 per rendermi conto che la nostra Costituzione viene “violata”.

Art.1.: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”

Ebbene, se l’Italia è fondata sul lavoro, perché abbiamo più di 2 milioni e mezzo di disoccupati?

Per quanto riguarda la sovranità appartenetene al popolo, se proprio così fosse, sarebbe il popolo a dire al Governo dove andare, e non il Governo a dire al popolo dove andare.

Credo, comunque, che sia improprio parlare di “violazione” della Costituzione. La Carta Costituzionale è una “linea guida”, non è “legge”. Dalla linea guida ci si può discostare, mentre una legge può essere (questo sì) violata.

Ci sono molte cose che non vanno in Italia…

Ma il punto non è questo. Il punto è che, nonostante ci siano tante cose che non vanno (evasione fiscale, evasione contributiva, ingiustizie sociali, privilegi acquisiti indebitamente, povertà dilagante, e altro ancora), tuttavia l’Italia, in qualche modo, va avanti. In altri termini, nonostante colpi e contraccolpi che la nazione riceve, l’economia continua a funzionare, la società continua a produrre beni e ad erogare servizi, l’assistenza viene somministrata ai poveri, agli anziani, ai malati, con l’impegno di volontari e di lavoratori repressi, depressi e oppressi.

l’Italia va avanti, malgrado tutto. È questa ciò che si chiama “resilienza”, la capacità di una organizzazione di continuare a funzionare nonostante eventi avversi (catastrofi, pandemie, guerre).

POST N. 30

4 Maggio 2022 alle 13:48 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate, soldi per quota 41 e via dai 62 anni ci sono davvero? Parla Perfetto (mia risposta al sig. Gianluca Tamburi)


Sig. Gianluca Tamburi, la Dott.ssa Erica Venditti ha espresso esattamente le parole che le avrei detto io.

Vorrei solo aggiungere che io mi considero più un uomo di pensiero che un uomo d’azione.

Lei ha usato correttamente la parola “auspici”: infatti ho visto il futuro. Però, non già interpretando il volo degli uccelli come si faceva nell’antica Roma, ma analizzando il Centro di Elaborazione Dati in cui ho vissuto per 40 anni.

Il Centro Elaborazione Dati è il prototipo di nazione digitale. L’ho dimostrato in termini matematici (sfido chiunque a confutare la mia dimostrazione). La trasformazione digitale trasformerà l’Italia in un enorme, gigantesco Centro di Elaborazione Dati (e questo è il mio campo di indagine e di conoscenza).

Le posso quindi dire per filo e per segno cosa accadrà all’Italia digitale (e quindi a lei, sig. Gianluca Tamburi). Ma saranno altri (uomini di azione) a guidare l’Italia nel suo cammino di trasformazione digitale (non c’è forse l’AGID, l’Agenzia per l’Italia digitale https://www.agid.gov.it)?

Per quanto riguarda il confronto con il Governo, a questo ci pensano già i Sindacati.

POST N. 29

4 Maggio 2022 alle 13:10 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate, soldi per quota 41 e via dai 62 anni ci sono davvero? Parla Perfetto (mia risposta al sig. Alf Bianchi)


Sig. Alf Bianchi, se ho offeso la sua intelligenza mi spiace, non era di certo nelle mie intenzioni.

A pag 494 del Tomo 1 (citato nell’articolo) si legge che per il 2022 il totale delle entrate dell’INPS è stimato in 474 miliardi di euro e il totale delle uscite è stimato in 476 miliardi di euro. Il saldo è negativo: circa -2 miliardi di euro.

Il Presidente dell’INPS Pasquale Tridico deve quindi gestire un budget di 474 miliardi di euro che viene per la massima parte alimentato dalle entrate contributive (241,559 miliardi di euro) e dalle entrate derivanti da trasferimenti correnti (principalmente da parte dello Stato, pari a 131,463 miliardi di euro). Per il 2022, in particolare, l’INPS si è visto “tagliare” 16,204 miliardi di euro da parte dello Stato.

Il Presidente Tridico (ma anche i suoi predecessori) sono forse da ritenersi degli “incapaci” perché con un budget di 474 miliardi di euro vanno in rosso di 2 miliardi (ovvero, dello 0,4 per cento) anziché arrivare al pareggio? E aggiungo: il Presidente Tridico è forse da criticare perché il suo stipendio è stato elevato da 60.000 euro lordi a 150.000 lordi all’anno (come hanno riportato i giornali), quando un qualsiasi quadro aziendale di qualsiasi azienda con un fatturato assai inferiore a 474 miliardi di euro l’anno guadagna tra i 60.000 e i 75.000 euro lordi annui con benefit macchina ed altro ancora?

Lei, sig. Alf Bianchi, afferma “Che i nostri amministratori facciano i salti mortali per amministrare i contributi, è una frase che non si può leggere”.

Le rispondo che io, invece, ho letto il Tomo I relativo al Bilancio preventivo 2022 dell’INPS e ritengo che chi amministra quel bilancio deve fare salti mortali per far quadrare i conti.

Perché deve fare i salti mortali? Perché io credo che ci siano pressanti influenze da parte del Governo per indirizzare nella maniera dovuta le voci di spesa. Perché lo so? Perché nel mio piccolo anch’io in azienda ho dovuto scendere a compromessi su ciò che ritenevo giusto fare e su ciò che mi veniva detto di fare da chi mi dava il budget da gestire. Anch’io ho quindi fatto i salti (anche se non proprio mortali) e, per fortuna, con la rete di protezione.

POST N. 28

3 Maggio 2022 alle 13:45 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate, soldi per quota 41 e via dai 62 anni ci sono davvero? Parla Perfetto (mia risposta al sig. Antonio)


Sig. Antonio, mi spiace contrariala, ma per il nostro sistema pensionistico “i pensionati normali SONO a carico dei lavoratori attivi”.

È vero che i pensionati “normali” (come li classifica lei) quando erano lavoratori hanno versato abbondantemente i contributi per formarsi la PROPRIA pensione, ma quei contributi versati sono serviti per pagare la pensione di un ALTRO pensionato.

Perciò, sig. Antonio, con i contributi che lei sta versando da lavoratore sta pagando la pensione di un altro. Quando lei andrà in pensione, un altro lavoratore, con i propri contributi, pagherà la sua pensione, sig. Antonio, in base ai contributi che lei, sig. Antonio, ha versato durante la sua vita lavorativa.

Questo modello di sistema pensionistico è detto “a ripartizione”: un lavoratore versa i contributi che NON vengono accantonati perché servono per pagare la pensione di un ALTRO (non la propria). Questo modello di sistema pensionistico è quello adottato dall’INPS.

Un altro modello di sistema pensionistico è detto “a capitalizzazione”: un lavoratore versa i contributi che vengono accantonati e che costituiscono col tempo il montate contributivo che servirà a pagare la PROPRIA pensione (non quella di un altro). Ma anche qui il montante contributivo non resta “fermo”, viene investito. Questo modello di sistema pensionistico è quello adottato da un Fondo pensioni.

In economia finanziaria nessun capitale finanziario viene mantenuto fermo (non resta su un conto corrente): o viene utilizzato per pagare la pensione di un pensionato, o viene investito in altre attività finanziarie.

Gli amministratori pubblici dei nostri contributi fanno salti mortali per amministrare correttamente i nostri soldi. Da quanto ho potuto apprendere leggendo vari documenti, le posso assicurare che il Presidente INPS Tito Boeri prima, e il Presidente INPS Pasquale Tridico attuale hanno lavorato molto per far quadrare i conti dell’INPS e per andare incontro ai lavoratori con le loro proposte pensionistiche.

Ma le entrate dell’INPS dipendono da due elementi: dai contributi versati dai lavoratori per pagare le pensioni, e dai trasferimenti dello Stato inerenti la fiscalità generale (tasse) per pagare varie forme di assistenza. Perciò, se proprio vogliamo risalire la scala delle responsabilità, arriviamo agli “amministratori dello Stato”: a chi governa e a chi approva le leggi (il Parlamento).

È chi amministra lo Stato che ha il compito di garantire il lavoro e di applicare le tasse.

Se, come dice lei, “di solito in azienda chi non è in grado di svolgere la propria mansione lo si licenzia”, è anche vero che di solito in una nazione il Governo che non è in grado di svolgere la propria mansione (garantire il lavoro a chi lo cerca, distribuire la ricchezza mediante un’equa tassazione) viene licenziato attraverso le consultazioni elettorali.

POST N. 27

26 Aprile 2022 alle 15:52 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2023, la flessibilità in uscita non basta: serve riforma del lavoro (mia risposta al sig. Giovanni)


Sì, sig. Giovanni, è proprio l’idea che ho in mente anche io quella di sostituire LDC (Lavoro di cittadinanza) con RDC (reddito di cittadinanza).

Ed è proprio dai Comuni, come dice lei, che si dovrebbe partire: aggiustare strade dissestate, rinvigorire boschi denaturati, ripulire fiumi inquinati, rimuovere scritte sui muri delle case, aiutare gli anziani a fare la spesa, prendersi cura degli animali (di quelli domestici e di quelli abbandonati), prendersi cura dei senzatetto, dei poveri che non hanno cibo e vestiario, insomma fare lavori utili alla città, alla società, alle persone che vivono la comunità di quartiere. In parte ciò avviene, ma è sufficiente?

I giovani e i meno giovani, pur di cominciare o ricominciare a lavorare, pur di sentirsi utili alla società, credo accetterebbero di buon grado di rimboccarsi le maniche, magari iniziando daccapo, cominciando (o ricominciando) a vivere (più che a sopravvivere).

Abbiamo più di 2 milione e mezzo di disoccupati. E’ mai possibile che il Governo non abbia idee su come occuparli? E’ mai possibile che il nostro Ministro del Lavoro non riesca ad elaborare un “Programma di lavoro garantito”, ben retribuito, non sottopagato, non precario? Ci sarebbe molto da fare, per esempio, in campo sanitario, nella cura alle persone, visto che la popolazione invecchia. Migliorare la Sanità pubblica, evitando di pagare la Sanità due volte (quella pubblica e quella privata, dal momento che quella pubblica non sempre soddisfa le tempistiche richieste).

C’è il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, si dirà. Non resta che attendere quindi i risultati di tale Piano.

POST N. 26

26 Aprile 2022 alle 13:53 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2023, la flessibilità in uscita non basta: serve riforma del lavoro (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)


Sig. Franco Giuseppe, credo di poter rispondere alla seguente domanda che lei pone: “Se metà dei lavoratori, possibili fruitori della quota 100 senza penalizzazioni, non hanno presentato domanda, quanti saranno quelli che la presenteranno oggi essendoci le penalizzazioni ?”

Ebbene, la mia risposta è la seguente: il numero di coloro che presenterebbero la domanda di pensionamento a 62 anni con penalizzazioni sarebbe molto basso, ancora meno della metà dei possibili fruitori della Quota 100 senza penalizzazioni.

Sarebbero solo coloro che si trovano in difficoltà tali da essere costretti ad andare in pensione, anche accettando un importo inferiore in base alla penalizzazione (proprio come per Opzione Donna). La maggior parte preferirebbe continuare a lavorare per incrementare il proprio montante contributivo (proprio come avviene per i potenziali fruitori di Quota 100).

Ciò che il lavoratore desidera, in fondo in fondo, è avere la libertà di decidere della propria vita, di decidere da sé quando andare in pensione, senza essere costretto da vincoli sempre più stringenti.

Sapendo di poter andare in pensione quando vuole (vedi Quota 100 per cui il lavoratore che ha maturato i requisiti (62, 38) entro il 31 dicembre 2021, in virtù della cristallizzazione dei requisiti, potrà esercitare il suo diritto al pensionamento anche nel 2023-2024-2025 e così via), il lavoratore continuerà a lavorare il più a lungo possibile (o finché potrà) pur di avere una pensione più alta.

Sotto tali circostanze, la Riforma Fornero si trasformerebbe da “pensionamento coercitivo” a “pensionamento volontario”, divenendo quasi una “Riforma naturale” dal volto umano.

POST N. 25

25 Aprile 2022 alle 19:45 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2023, la flessibilità in uscita non basta: serve riforma del lavoro


Ringrazio la Dott.ssa Erica Venditti per aver riproposto in formato articolo un mio commento all’editoriale del Dott. Mauro Marino del 24 Aprile 2022.

Per completezza di informazione, indico il documento del Prof. Tito Boeri (quando era Presidente dell’INPS) al quale faccio riferimento nell’articolo (le traduzioni dall’inglese sono mie):

“A clash of generations? Increase in Retirement Age and Labor Demand for Youth”

(“Uno scontro di generazioni? Aumento dell’età pensionabile e della domanda di lavoro per i giovani”)

WorkINPS Papers

Luglio 2016 – numero 1

https://www.inps.it/docallegatiNP/Mig/InpsComunica/WorkInps_Papers/1_WorkINPS_Papers_1luglio2016.pdf

POST N. 24

22 Aprile 2022 alle 15:08 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2022-2023 e se l’assegno fosse parametrato all’aspettativa di vita?

Sig. Giovanni, tutte le proposte sulle pensioni (tra cui la sua) meritano la nostra attenzione. Soprattutto quando tali proposte emergono dalle proprie conoscenze e competenze nonché dalla propria attività lavorativa.

Lei vede le pensioni dal suo punto di vista, quello contabile.

Io vedo le pensioni dal mio punto di vista, quello economico.

Dal suo punto di vista contabile, è come dice lei: “Nessuno può pretendere di usufruire dello stesso assegno per 15 o 25 anni”.

Dal mio punto di vista economico io dico che nessuno potrà avere la pensione se non c’è un lavoratore che la finanzia. In altre parole, il lavoro “produce” la pensione.

L’aspetto contabile è importante, perché le uscite (pensioni) non devono superare le entrate (contributi da lavoro). Qui l’attenzione è riposta sulle uscite (pensioni in base ai contributi versati).

L’aspetto economico è altrettanto importante, perché permette di aumentare le entrate (aumentando l’occupazione) a fronte delle quali è possibile aumentare le uscite (pensioni). Qui l’attenzione è riposta sulle entrate (contributi da lavoro).

A suo tempo, quando spiegò la Riforma delle pensioni in televisione nel 2011, la Prof.ssa Fornero tenne a precisare che la Riforma pensioni era il primo passo a cui sarebbe seguita la Riforma del lavoro.

Sono passati dodici anni. Stiamo ancora discutendo della Riforma Fornero. Su come renderla “flessibile”.

Io suggerirei che è ormai tempo di discutere della Riforma del lavoro da far seguire alla Riforma pensioni della Prof.ssa Fornero. Una Riforma del lavoro basata su un programma di lavoro garantito, pagato bene (con salario minimo di 12 euro l’ora) e non sottopagato, stabile e non precario (mini job, o lavori a chiamata), con il vincolo che un pensionato non può lavorare a meno che non rinunci alla pensione.

Mi riferisco non già al “Jobs Act” del Governo Renzi, ma ad una Riforma del lavoro dello stesso calibro della Riforma Fornero. Una Riforma del lavoro che sia di complemento alla Riforma delle pensioni e che renda “flessibile” la Riforma Fornero.

In altre parole, la “flessibilità” che si sta cercando di applicare alla Riforma Fornero è a tutti gli effetti la Riforma del lavoro.

POST N. 23

21 Aprile 2022 alle 22:04 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2023, ultime Perfetto: come finanziarle? Ecco il modo (mia risposta al sig. Wal52)

Sig. Wal52, desidero innanzitutto dirle che ho trovato molto interessante l’articolo “La tassazione dei robot” a firma di Fabio Ghiselli che lei ha segnalato nel suo commento del 20 Aprile 2022 alle 16:48 in risposta al commento del sig. Giovanni.

Per quanto riguarda, invece, Mady Delvaux cui lei accenna, l’allora membro del Parlamento europeo presentò al Parlamento europeo in maggio 2016 un documento in cui invitava il Parlamento europeo stesso a prendere (cito testualmente traducendo dall’inglese) “in considerazione l’eventuale necessità di introdurre obblighi di rendicontazione aziendale sull’entità e la proporzione del contributo della robotica e dell’Intelligenza Artificiale ai risultati economici di un’azienda ai fini della fiscalità e contributi previdenziali”.

Ad oggi il dibattito parlamentare a livello europeo sembrerebbe concluso, in quanto il Parlamento europeo avrebbe bocciato la tassa sui robot. Tuttavia, non si potrebbe ancora dire l’ultima parola. Il dibattito potrebbe essere ripreso approfondendo alcuni concetti espressi nel documento “Robot, soggettività passiva e presupposti d’imposta” (sottotitolo “Una nuova categoria di lavoratori soggetti ad imposta sul reddito?”) scritto in agosto 2020 da Laura Allevi, Cultore della materia in International & EU Tax Law presso l’Università di Bergamo.

Per quanto riguarda le idee espresse nel presente articolo, invece, mi sono attenuto esclusivamente alle mie esperienze lavorative e, soprattutto, ho inserito l’argomento “pensioni” in un contesto economico più ampio di quello che esperti previdenziali, giuslavoristi, tributaristi, Governo e Sindacati normalmente considerano.

Sono perfettamente consapevole dell’impatto che la digitalizzazione ha sul lavoro. Ne sono consapevole per il semplice fatto che dal 1980 al 2020 (cioè per 40 anni esatti) mi sono dedicato a far fare alle macchine (principalmente computer particolarmente sofisticati chiamati “mainframe”) il lavoro degli umani in modo che le aziende potessero produrre di più e meglio riducendo i costi diminuendo il fabbisogno di risorse umane.

Durante la mia ricerca economica trentennale (dal 1991 al 2020) ho rivisto l’intera disciplina economica alla luce della digitalizzazione, e sono approdato alla “economia digitale” intesa in un senso differente da come la intendono gli economisti “tradizionali”. L’economia digitale (la “digital economics”) così come la intendo io si basa principalmente sulla moneta digitale, sul lavoro digitale (umano e robotico) sulle tecnologie digitali e sui beni digitali (dati, informazioni, e-book, ecc.).

Considero i robot e le macchine autonome (automi, treni a conduzione autonoma, ecc.) non più come macchine, ovvero come “capitale fisico”, ma come “forza lavoro” equiparata alla forza lavoro umana. Ne deriva come naturale conseguenza che anche i robot e le macchine autonome dovrebbero versare una imposta sul reddito da lavoro.

Il Governo italiano ha già creato la “web tax”: ci vorrebbe quindi molto poco per passare dalla “web tax” alla “digital tax”, ovvero alla “imposta sul reddito da lavoro prodotto dagli automi” (robot o macchine intelligenti che siano).

Tuttavia, non desidero affatto banalizzare la questione, che andrebbe adeguatamente valutata in sede di Parlamento italiano e Parlamento europeo soprattutto per quanto riguarda la definizione di “personalità elettronica” da attribuire ai robot e macchine intelligenti (o comunque in grado di sostituire l’uomo nell’adempimento di lavori in modalità autonoma e in funzione di uno scopo da raggiungere).

La mia opinione è che la “digital tax”, la imposta sugli automi, potrebbe entrare in vigore già dal 2023, qualora venisse sostenuta dal Governo Draghi con la stessa determinazione con cui si vuole investire il 2% del PIL italiano per la spesa in armamenti.

Con la “digital tax” si finanzierebbero nuove pensioni, si incrementerebbe il tasso di occupazione giovanile e si realizzerebbe una vera crescita economica (nonostante la pandemia, la guerra e l’inflazione).

POST N. 22

20 Aprile 2022 alle 19:34 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2023, ultime Perfetto: come finanziarle? Ecco il modo (mia risposta al sig. Vincenzo)

Sig. Vincenzo, l’innovazione richiede un modo di pensare nuovo.

Andare in pensione con 41 anni di contribuzione indipendentemente dall’età anagrafica; oppure, andare in pensione con 62 anni di età anagrafica senza penalizzazione; in altre parole, andare in pensione così come vorrebbero i lavoratori e i Sindacati potrebbe essere possibile (anzi, per la verità, è necessario), ma ad un condizione: che i Sindacati riescano a pensare in modo nuovo, in termini innovativi, e che riescano a indicare (e a convincere) come finanziare le loro proposte.

A questo punto, anche i più “ottusi” potranno divenire “acuti” nell’accettare l’innovazione.

POST N. 21

8 Aprile 2022 alle 20:20 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni, Draghi e sindacati a confronto: La Legge Fornero resterà, parla Cazzola (mia risposta alla sig.ra Veronica)

Sig.ra Veronica, il Dr. Abbate (che lei cita) ha ragione riguardo a come calcolare l’aspettativa di vita.

Il Dr. Abbate fa riferimento alla banca dati in cui (sue parole) “sono inseriti anche tutti i morti della prima e della seconda guerra mondiale, tutti ragazzini ovviamente giovanissimi”.

Se per calcolare l’aspettativa di vita ci si basasse su una simile banca dati, si arriverebbe ad una conclusione fuorviante.

Prendiamo il caso che noi tutti conosciamo bene, perché se ne è parlato molto anche sui media: occorre distinguere i casi di morte “a causa del Covid” (dove è il Covid che ha fatto morire la persona) dai casi di morte “con il Covid” (dove è una specifica patologia che ha fatto morire la persona la quale, tra altre infezioni, aveva anche quella del Covid – che potrebbe essere considerata al più una con-causa, una causa secondaria, collaterale, aggravante, ma non certamente la causa determinate la morte della persona).

Ebbene, se condideriamo come morti per Covid sia le persone morte “a causa del Covid” che le persone morte “con il Covid” allora arriviamo ad un risultato furviante. L’analisi corretta per fare un calcolo sull’aspettativa di vita (rivista alla luce dell’epidemia) deve tenere conto solo dei casi di morte in cui sia stato il Covid la vera causa di morte.

Il Dr. Abbate ha pienamente ragione quando afferma che “l’errore è confondere i dati con l’informazione, i dati non sono informazioni”.

I dati, infatti, sono numeri, lettere, o un insieme di entrambi (come nel codice fiscale), ma non sono informazione. Il dato non conta, non serve per prendere una decisione. È l’informazione che conta, è l’informazione che serve per prendere una decisione. Il dato diventa informazione in relazione ad una persona specifica (o ad un gruppo di persone). Il dato può essere informazione per una persona, ma non per un’altra persona. Il dato non ha valore, l’informazione ha valore. Se una persona vuole conoscere il risultato di una partita (0-0, 0-1, che sono dati) deve comprare un giornale e quindi deve pagare. Perciò, 0-0 (pareggio) o 0-1 (perdita/vittoria) sono dati, ma questi dati possono essere informazione per una persona che tifa per una squadra o per un’altra, e per avere tale informazione è disposto a pagarla, comprando il giornale.

Poi, è facile scadere nella lettura arbitraria dei dati volgendoli a proprio favore. È il caso, per esempio, dei risultati elettorali, in cui tutti i partiti (nessuno escluso) dicono di avere vinto. Al più c’è qualcuno che (assai poco brillantemente, occorre aggiungere) invece di dire “abbiamo perso” dice “abbiamo non vinto”.

POST N. 20

5 Aprile 2022 alle 22:02 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2023, i lavoratori: inutile puntare su quota 41 e uscita dai 62 anni (mia risposta alla sig.ra Roberta)


Sig.ra Roberta, per rendere Opzione Donna strutturale (e magari con delle migliorie) occorrerebbe fare passi da gigante.

E per fare passi da gigante occorrerebbe essere un Gigante (intellettualmente parlando, si intende).

Con tutta franchezza: lei, sig.ra Roberta, vede qualche Gigante al Governo? (sempre in senso intellettuale, si intende).

Il Governo è un Governo cauto (non incauto) e quindi fa passi brevi ma sicuri, di anno in anno (perché il Governo naviga a vista). Quindi, io credo, che il Governo prorogherà Opzione Donna anche per l’anno 2023.

POST N. 19

5 Aprile 2022 alle 21:48 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2023, i lavoratori: inutile puntare su quota 41 e uscita dai 62 anni (mia risposta al sig. Mauro Lastrucci)


Sig. Mauro Lastrucci, sarebbe senz’altro possibile togliere le finestre alla pensione anticipata “42 anni e 10 mesi + 3 mesi di finestra”: basterebbe considerare “43 anni e 1 mese”.

Si ricordi che la Fornero tolse proprio il “concetto” di finestra (aumentando, però, gli anni e i mesi – eh, non crederà mica, sig Mauro Lastrucci, che si toglie da una parte senza aggiungere dall’altra parte?).

Salvini (quello di “Quota 100”) ha invece re-introdotto il “concetto” di finestra (lasciando inalterati gli anni e i mesi – che la Fornero aveva aumentato – ma aggiungendo altri mesi – eh, non crederà mica, sig Mauro Lastrucci, che si lascia invariato il grosso senza aumentare il piccolo?). Mia nota: sono certo che Salvini negherebbe che sia stato propio lui a reintrodurre le finestre. Dirà sen’altro che sono stati “gli altri”.

Perciò, si è creato un precedente.

Orlando potrà copiare Fornero togliendo nuovamente le finestre (così farà contenti Sindacati, lavoratori ed elettori), trasformando la pensione anticipata “42 anni, 10 mesi e 3 mesi di finestra” in pensione anticipata “43 anni, 1 mese” (non dimentichiamoci, inoltre, che dal 2026 i mesi si incrementeranno “grazie a” o “a causa di” aumento della speranza di vita perché il Covid ha deciso di sparire nel 2026 (a proposito, ma chi è che dice che la speranza di vita si è ridotta “grazie a” o “a causa di” Covid? Lo dicono le statistiche? Non ricordo chi, diceva: “esistono le verità, le mezze verità, le bugie e le statistiche”. Ma probabilmente a proposito del Covid le statistiche dicono la verità).

E ora, sig. Mauro Lastrucci, guardiamoci negli occhi, senza parlare (o quasi sottovoce, tra noi): lei davvero crede che al Governo ci vadano degli ingenui (per non dire sprovveduti)?

Io credo proprio di no.

P.s.: poichè il termine “finestra” serve per far capire al “popolo”, cioè è rivolto al “volgo”, e quindi è “volgave” (con la “evve” moscia), l’INPS chiama la “finestra” col termine “meccanismo di differimento” (un intellettuale saprà certamente apprezzare questa espressione bellissima!)

POST N. 18

22 Marzo 2022 alle 12:27 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2023: Governo ha già deciso, resterà in vigore la Riforma Fornero? (mia risposta al sig. Campa Cavallo)


Sig. Campa Cavallo, in un documento del 2017 la Commissione europea pubblica le età pensionabili negli Stati della UE: in Francia, nel 2022, si va tra i 62 e i 67 anni di età.

Un’affermata giornalista, Ulrike Hermann, molto quotata in Germania, nel 2019 ha affermato che l’età media con cui si va in pensione in Francia è 62 anni, mentre in Germania si va a 64 anni.

In un documento del 2021 l’OCSE pubblica che l’età media con cui si va in pensione in Germania è 66 anni, in Francia è 64 anni, in Italia 62 anni.

Giornali e giornalisti fotografano la realtà. Le Istituzioni (Commissione europea, Consiglio europeo, OCSE) creano la realtà (perché è sulle loro statistiche che gli Stati attuano le loro politiche).

Morale: stessa realtà appare differente ad occhi differenti, perché la realtà viene vista da punti di vista differenti.

POST N. 17

21 Marzo 2022 alle 19:45 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2023: Governo ha già deciso, resterà in vigore la Riforma Fornero? (mia risposta al sig. Fioravante)


Sig. Fioravante, la proposta di Tridico è la più favorevole per i lavoratori, perché è la più flessibile (uscita a 63 anni), mentre quella di Raitano avrebbe maggiore probabilità di successo in quanto il Governo potrebbe fissare la data di uscita a 64 anni di età (ed è questo ciò a cui il Governo punta, ad alzare progressivamente l’età di uscita anticipata).

POST N. 16

20 Marzo 2022 alle 17:38 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2023: Governo ha già deciso, resterà in vigore la Riforma Fornero? (mia risposta al sig. Mog)


Sig. Mog, dai dati dell’OCSE (che monitora i Paesi europei, ma non solo, anche Stati Uniti, Cina, India, ed altri Paesi) emerge che in Francia si va mediamente in pensione a 64 anni, mentre in Italia si va mediamente in pensione a 62 anni.

In tutta l’Europa si avverte il problema dell’invecchiamento, per cui, secondo l’OCSE, in futuro tutti i Paesi vedranno l’età di pensionamento alzarsi (in Italia, l’età di pensionamento si alzerà progressivamente a 71 anni).

C’è un cronoprogramma, una tabella di marcia, che secondo la Commissione europea e il Consiglio europeo occorre seguire per l’adeguatezza e la sostenibilità delle pensioni in tutti i Paesi appartenenti all’Unione europea.

Sui risparmi ottenuti con Quota 100 non è possibile contare, perché coloro che hanno maturato i diritti entro il 31 dicembre 2021 potranno esercitarli in qualsiasi momento (nel 2022, 2023, 2024), e se le cose dovessero peggiorare a causa dell’inflazione e della guerra, e le aziende dovessero entrare in difficoltà, molti lavoratori potrebbero essere propensi ad esercitare il loro diritto di andare in pensione con Quota 100. Quindi, i “risparmi” di Quota 100 non possono essere considerati veri e propri “risparmi” ma soltanto “spesa ritardata”.

Per quanto riguarda, invece, i risparmi sulle pensioni derivanti da pensionati deceduti per Covid, il Governo non può usarli per creare nuove pensioni, perché non sono risparmi strutturali, non si rinnovano nel tempo, ma valgono solo per 10 anni, mentre il sistema pensionistico necessita di essere alimentato in maniera strutturale per poter essere sostenibile nel tempo (le proiezioni che fanno i vari Istituti – compreso il nostro INPS – si spingono fino al 2070!).

Poiché il nostro sistema pensionistico è a ripartizione, un maggiore numero di pensioni può essere garantito in maniera strutturale, o facendo versare più contributi ai lavoratori (a parità di numero di lavoratori attivi), oppure aumentando il numero di lavoratori attivi (a parità di contributi versati da ciascun lavoratore).

POST N. 15

18 Marzo 2022 alle 13:28 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2023: Governo ha già deciso, resterà in vigore la Riforma Fornero? (mia risposta al sig. Gian Paolo Delucchi)

Sig. Gian Paolo Delucchi, secondo me il Governo potrebbe optare per un’uscita a 64 anni di età assieme a qualche penalizzazione.

Mi riferisco, in particolare, alla proposta del Prof. Michele Raitano il quale suggerisce che “si potrebbe permettere, a partire da una certa età, di ritirarsi subendo una riduzione della quota retributiva della pensione (ad esempio, intorno al 3% per ogni anno di anticipo rispetto all’età legale) che compensi, in modo attuarialmente equo, il vantaggio della sua percezione per un numero maggiore di anni”.

La locuzione del Prof. Raitano “…a partire da una certa età..” potrebbe essere sostituita con la locuzione “…a partire dai 64 anni di età…”. Se così fosse, uscendo a 64 anni, la penalità si aggirerebbe intorno al 9% (3% per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni di età per la pensione di vecchiaia).

In tal caso, il Governo dovrebbe riuscire a convincere il Consiglio europeo che sta proseguendo nella direzione indicata dal Consiglio, ma che lo sta facendo gradualmente, avendo già lo scorso anno sostituito Quota 100 con Quota 102 ed ora sostituendo Quota 102 con “Quota 102 con penalità” per incentivare le persone a rimanere più a lungo a lavoro in modo da aumentare il proprio montante contributivo e quindi percepire una pensione più elevata.

Dall’altro lato, i Sindacati dovrebbero rendersi conto che il Governo non cederà sull’uscita a 62 anni, né sull’uscita a 41 anni di contribuzione a prescindere dall’età, perché ciò non verrebbe accettato dal Consiglio europeo. I Sindacati potrebbero invece ottenere l’uscita a 64 anni di età con penalizzazioni intorno al 3% per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni. I Sindacati potrebbero anche ottenere che Opzione Donna (58 anni e 35 anni di contribuzione con il computo interamente contributivo) diventi strutturale; ed ottenere pure che diventi strutturale l’Ape sociale (Anticipo pensionistico di natura assistenziale, totalmente a carico dello Stato, a favore di determinate categorie di soggetti in condizioni di disagio familiare e occupazionale).

POST N. 14

17 Marzo 2022 alle 19:52 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2023: Governo ha già deciso, resterà in vigore la Riforma Fornero? (mia risposta al sig. Marc)

Le do pienamente ragione, sig. Marc. Come lei dice, “il governo non ha niente da decidere è sempre rimasto sulla sua posizione”. Il Governo Draghi ha già deciso nel momento in cui si è insediato, ha già deciso ancora prima di decidere di non decidere (mi perdoni questo banalissimo gioco di parole! Ogni tanto ci vuole, per smorzare le tensioni tra pandemia, guerra e pensioni).

POST N. 13

17 Marzo 2022 alle 13:14 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2023: Governo ha già deciso, resterà in vigore la Riforma Fornero? (mia risposta al sig. Emilio)

Sig. Emilio, mettiamola allora in questo modo. Il Governo Draghi potrà anche dare ai lavoratori la flessibilità che i lavoratori vogliono: resta da vedere se i lavoratori vorranno ciò che avranno.

POST N. 12

17 Marzo 2022 alle 13:14 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2023: tra rinvii, scelte obbligate, e possibili alternative (mia risposta alla sig.ra Elena)

Sig.ra Elena, rispondo alle sue due richieste in merito a:

– “rapporto occupati/pensionati dopo il 2020”

– “se il valore si è avvicinato o allontanato dal target di riferimento di 1,5”

Nel Rapporto n 9. anno 2022 a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, nella tabella 7.1 riportata a pag. 135 dal titolo “Gli indicatori principali del sistema previdenziale”, vengono presentati (in colore verde, per indicare che sono valori stimati) i seguenti dati:

Anno 2021:

N° dei lavoratori occupati: 23.300.000;

N° dei pensionati: 16.065.000;

N° occupati per pensionato: 1,4504

Anno 2022:

N° dei lavoratori occupati: 23.600.000;

N° dei pensionati: 16.060.000;

N° occupati per pensionato: 1,4695

Anno 2023:

N° dei lavoratori occupati: 23.800.000;

N° dei pensionati: 16.080.000;

N° occupati per pensionato: 1,4801

Anno 2024:

N° dei lavoratori occupati: 23.950.000;

N° dei pensionati: 16.100.000;

N° occupati per pensionato: 1,4876

Le stime dei valori sopra indicati si basano sulle seguenti previsioni:

Previsioni 2021: PIL a prezzi correnti + 6,3%; inflazione + 2%; (2020 – 0,2%); indicizzazione pensioni 0%; fine Q100.

Previsioni 2022: PIL+ 4,3%; inflazione + 1,9%; quota 102 (64 anni e 38 di contributi); APE sociale e gravosi;

Previsioni 2023 e 2024: inflazione + 1,5%; dinamica uguale a 2022.

POST N. 11

8 Marzo 2022 alle 18:54 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Festa della donna, 8 Marzo: l’editoriale del Prof Cazzola


Credo che ci sia un profondo senso di verità nell’affermazione del Prof. Cazzola: “I grandi capolavori dell’arte figurativa non riproducono la bellezza femminile; ma è questa a guidare la mano dell’artista”.

Venti anni fa conobbi un poeta (o per lo meno, mi è parso che fosse un poeta), di cui ricordo i seguenti versi:

“Amore uscì da dentro il mio cuore

A guidare del pittor la mano,

Diventando esso stesso pittore

Per amore d’un amor lontano.


E così sarai due volte bella:

Per sua arte, e per mio amor in quella”.

POST N. 10

21 Febbraio 2022 alle 14:32 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2022, più flessibilità: NO contributivo, Sì ai risparmi INPS? (mia risposta al sig. Mog)

Sig. Mog, se lei con “data esatta” si riferisce alla definizione del Sistema Previdenziale (Riforma Fornero resa flessibile con varie opzioni, tra cui anticipo pensionistico con solo contributivo) da attuarsi nel 2023, allora la “data esatta” che lei vorrebbe conoscere dovrebbe cadere prima della definizione della Legge di Bilancio 2022 (entro fine ottobre 2022).

Se, invece, con “data esatta” lei si riferisce a quando si potrà stabilire come impiegare i risparmi INPS, ebbene tale “data esatta” non c’è. Per la verità la questione “come impiegare i risparmi INPS” non sussiste proprio.

Il fatto che l’INPS abbia risparmiato dei soldi non entrerebbe affatto in gioco nel tema delle pensioni.

Non entrerebbe in gioco per il fatto che i risparmi non sono “strutturali”, ovvero continui nel tempo, ma valgono solo per l’arco di tempo di 10 anni. In ambito pensionistico (ma non solo in tale ambito) si cercano soluzioni “strutturali” che si autoalimentano nel tempo. Il processo che si autoalimenta nel tempo in campo pensionistico è contributi-pensioni. Quindi: per aumentare le pensioni, sia in termini di numero che in termini di importo, occorre aumentare i contributi che versano i lavoratori.

Ciò può essere fatto in due modi: 1) aumentando il numero di occupati; 2) aumentando i salari.

Non mi arrendo mai di ripetermi: per risolvere il problema delle pensioni bisogna puntare sullo sviluppo dell’occupazione (più lavoratori e salari più elevati).

Chiunque volesse puntare sull’eventuale impiego dei risparmi INPS si troverebbe comunque dinanzi alla “barriera” posta dalle Raccomandazioni del Consiglio europeo: “L’impiego di eventuali entrate straordinarie per ridurre ulteriormente il rapporto debito pubblico/PIL rappresenterebbe una risposta importante” (Raccomandazioni del Consiglio sul programma nazionale di riforma 2019 dell’Italia).

Pertanto, se il Governo riterrà che i risparmi dell’INPS possono essere considerati “entrate straordinarie”, impiegherà tali risparmi per ridurre ulteriormente il rapporto debito pubblico/PIL. E non per le pensioni.

POST N. 9

9 Febbraio 2022 alle 12:17 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2022, proposte Tridico e Raitano: davvero le uniche sostenibili? (mia risposta al sig. Sandro)

Sig. Sandro, noi non anticipiamo nulla con i nostri contributi.

I nostri contributi che versiamo come lavoratori servono per pagare le pensioni ad altri.

In base ai contributi che versiamo, altri lavoratori pagheranno a noi le pensioni in modo che possiamo mantenere da pensionati lo stesso tenore di vita che avevamo come lavoratori.

In un certo senso è un sistema che funziona, perché è fondato sulla “solidarietà”, una parola che sbiadisce sempre di più col passare del tempo.

Cosa significa tutto ciò? Significa che la cassa dell’INPS è sempre vuota, in quanto ciò che viene versato dal lavoratore viene contestualmente prelevato dal pensionato.

Diciamo che in questo modo il sistema previdenziale si trova (per usare una parola molto amata dagli economisti) “in equilibrio”. E’ proprio questo “equilibrio” che la Riforma Fornero tende a preservare, a mantenere.

Se ora ci troviamo di fronte a un lavoratore che va “prima” in pensione, dov’è il lavoratore “addizionale” che versa i contributi per finanziare la pensione che viene presa in “anticipo”? Non c’è. Quindi, l’INPS, per anticipare la pensione, deve chiedere un prestito alla banca (ribaltando sul pensionato i costi in termini di ciò che volgarmente viene chiamata “penalizzazione”), oppure fa chiedere il prestito al pensionato stesso tramite APE – Anticipo Pensionistico).

Con le proposte Tridico/Raitano ci troveremmo a mutare la Riforma Fornero (Rigida) in “Riforma Fornero Flessibile” fatta da: pensione di vecchiaia (senza penalizzazione), pensione anticipata (senza penalizzazione), anticipo pensionistico (con “penalizzazione”: a carico dello Stato o, come è più probabile, a carico del pensionato).

Ci tengo a precisare che tali affermazioni sono molto personali, è così come la vedo io, e non è detto che la vedano allo stesso modo Tridico, o Raitano, o Fornero (che agisce da consulente).

Come vede, sig. Sandro, non sono scuse che vengono avanzate. E’ una questione di “flusso di cassa”. Un flusso che viene alimentato con i contributi dei lavoratori e quindi con la creazione di posti di lavoro. Altrimenti, l’alternativa è quella di alimentare il flusso con la fiscalità generale, aumentando le tasse (non giova a nulla ridurre gli stipendi dei parlamentari, o ridurre le cosiddette “pensioni d’oro”, o illudersi di recuperare fondi dall’evasione contributiva, dall’evasione dell’IVA. E per questo, sarebbe meglio lasciare insieme Previdenza e Assistenza).

Gira e rigira, però, il problema non sono tanto le pensioni, ma è il lavoro che non c’è, e che nessuno pensa a creare in maniera efficace (lavoro non precario), nemmeno i Sindacati.

Se non si crea lavoro (e il modo per farlo ci sarebbe), si passerà dalla “Povera Italia” alla “Italia povera”.

POST N. 8

7 Febbraio 2022 alle 14:21 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2022, proposte Tridico e Raitano: davvero le uniche sostenibili? (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)

I Quota 100 e i Quota 102 non hanno subito alcuna penalizzazione.

I futuri pensionandi verranno presi per la gola (accetteranno di andare in pensione solo i poveri cristi che non riescono più a tirare il pesante carro dove sono seduti Parlamentari, Governo, Sindacati e pure io) e prenderanno meno dei Quota 100 e dei Quota 102 (lo penso, anche se non ho fatto i calcoli).

L’anrticipo di cassa verrà coperto dalle penalizzazioni (lo Stato viene considerato come un’azienda. Cosa sbagliata).

Le Quota sono indice del fallimento di Governo, Sindacati e Parlamento.

POST N. 7

7 Febbraio 2022 alle 14:10 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2022: proposte Tridico e Raitano strade per sostituire la Fornero? (mia risposta al sig. Pippo)

Sig Pippo, lasci che le dica una cosa che senz’altro lei saprà: un esperto è colui che ha esperienza in un determinato campo. Sono certo che anche lei è un esperto nel suo campo.

Mi permetta di presentarmi (lei ha diritto di conoscere le credenziali della persona alla quale lei si sta rivolgendo).

Io ho esperienza di 40 anni assai approfondita in due campi: Information Technology (IT) ed Economia Digitale (Digital Economics). Sono due conoscenze messe insieme che nessun economista e nessun esperto previdenziale ha; e se lei ne conosce qualcuno, la prego assai vivamente di farmelo sapere.

Se lei clicca sul nome all’inizio di questo commento, verrà dirottato sul mio sito e lì potrà trovare altre referenze che mi riguardano e documenti riguardanti le mie ricerche. Ricerche che nessun altro economista al mondo ha mai affrontato.

Inoltre (come ho già detto in altre occasioni su questo sito) sono l’unico al mondo e l’unico nella storia dell’umanità ad avere fuso due discipline, Economia e Informatica (c’è stato anche un altro, per la verità, a fondere due discipline, il matematico Luigi Fantappiè che ha fuso Fisica e Biologia).

Ho chiamato tale fusione di Economia e Informatica col nome di ECONOMATICA (questo nome se lo stampi bene nella sua mente, sig. Pippo), una disciplina che verrà riconosciuta come tale tra circa 30 anni, nel 2052, quando io certamente non esisterò più (e forse nemmeno lei, sig. Pippo), ma per la quale la ricercatrice trentenne docente di Economia con la quale sto oggi collaborando su nuovi modelli economatici potrà vincere il Premio Nobel per l’Economia in quanto l’Economia verrà riconosciuta come una VERA SCIENZA SPERIMENTALE, e non già come una disciplina fatta alla rinfusa dove vale tutto e il contrario di tutto e fatta di accrocchi che come possiamo ben vedere non sono in grado di creare occupazione e nemmeno a far funzionare bene le pensioni.

Inoltre, ho maturato uno schema di pensiero fondato su Lavoro-Pensioni che ribalta completamente lo schema di pensiero sul quale si fonda la VECCHIA RIFORMA FORNERO. Se la Prof.ssa Fornero (verso la quale nutro grandissima stima perché, alla pari del Prof. Cazzola, difende le sue idee e convinzioni a spada tratta a differenza dei politici codardi che cambiano bandiera di partito a seconda della direzione del vento elettorale), ebbene, dicevo, se la Prof.ssa Fornero è una esperta di pensioni nell’epoca della Economia Tradizionale (Economics), io mi considero un esperto di pensioni nell’epoca della Economia Digitale (Digital Economics).

In qualità di esperto previdenziale nell’epoca della Economia Digitale mi permetta di scriverle questo in caratteri cubitali (caratteri che lei ama così tanto):

LE PENSIONI IN EPOCA DIGITALE VANNO GESTITE CON UN PARADIGMA OPPOSTO A QUELLO SU CUI SI BASA LA RIFORMA FORNERO.

In altre parole, bisogna mandare fuori dal lavoro, E SUBITO, le persone dai 54 anni in poi, perché se ciò non verrà fatto, a seguito dell’automazione e della disintermediazione, a cui il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza darà una bella spinta (semmai il Governo Draghi sarà capace di farlo), assisteremo alla disoccupazione di massa, con molti di più degli attuali tre milioni di non aventi lavoro in Italia (che l’ISTAT si guarda bene nell’enumerarli come 2 milioni e mezzo di disoccupati e settecentomila inattivi) e con la necessità di ridurre non solo i salari (compreso il suo, chiaramente, sig. Pippo), ma anche tutte le pensioni in vigore (anche la mia, chiaramente). Altro che aumento delle pensioni per via dell’aumento dell’inflazione! Altro che riduzione delle tasse (gravissimo errore fatto dal Governo Draghi)! Altro che aumento dei salari dei lavoratori!

Questa disoccupazione di massa è quella che io chiamo CATASTROFE OCCUPAZIONALE GENERAZIONALE, in quanto le persone anziane ancora al lavoro fanno da barriera alle persone giovani che non riusciranno mai ad entrare nel mondo del lavoro perché si troveranno a competere con gli automi (non solo i robot hardware ma anche gli automi software, capaci, per esempio, di scrivere articoli giornalistici di gran lunga superiori a quelli scritti dai giornalisti umani) contro i quali è impossibile vincere, e questo io lo so per esperienza diretta perché era il mio lavoro automatizzare i processi per fare a meno delle persone. Mi ha capito bene, sig. Pippo? È ancora qui a leggermi, oppure ha lo stomaco così delicato da preferire di smettere la lettura perché quello che le sto dicendo non le piace affatto?

Non avrei mai voluto dire la verità, perché la gente ha sempre bisogno di una speranza alla quale aggrapparsi. E non bisognerebbe mai spegnere nella gente la speranza anche se questa è ridotta al lumicino.

È PROPIO QUESTA SPERANZA CHE TRIDICO E RAITANO CERCANO DI MANTENERE VIVA (anche se cercano di farlo con i loro calcoli e con le loro stupide simulazioni attuariali).

Apro parentesi. Per quanto riguarda me, sig. Pippo, io non faccio calcoli. Io costruisco modelli economico-informatici (modelli economatici) che poi verifico in maniera sperimentale sul campo (con persone vive) utilizzando come laboratorio reale il Centro di Elaborazione Dati, per individuare le scelte di Politica Fiscale e di Politica Monetaria da attuare al fine di garantire la piena occupazione e la stabilità del potere di acquisto dei salari. Chiudo parentesi.

Tridico e Raitano stanno cercando di fare in modo di togliere le CATENE che la RIFORMA FORNERO ha così impietosamente ma necessariamente messo ai polsi e alle caviglie dei lavoratori, obbligandoli a macinare profitti per multinazionali come muli fino a farli crepare.

Lei, sig. Pippo, dice che è un lavoratore dipendente e che paga le tasse. Ne gioisca! perché uno che paga le tasse vuol dire che è uno che ha un lavoro (ma non necessariamente che sia anche uno che lavori). Sa quante persone vorrebbero pagare le tasse pur di avere un lavoro? Sa quanti milioni di persone si sentono ferite dai lavoratori che scioperano?

I LAVORATORI CHE SCIOPERANO OFFENDONO IL LAVORO E FERISCONO LE PERSONE CHE UN LAVORO NON CE L’HANNO.

I SINDACATI CHE PROMUOVONO GLI SCIOPERI NON HANNO ALCUN RISPETTO PER IL LAVORO E NESSUN RISPETTO PER CHI UN LAVORO NON CE L’HA.

Lei mi parla dell’evasione. Ma l’evasione è innanzitutto un problema sociale ancora prima di essere un problema economico.

QUALSIASI ESSERE UMANO, MESSO NELLA CONDIZIONE DI EVADERE, EVADE.

Riesce a capire questa semplice verità, sig. Pippo? Anche lei, sig. Pippo. evaderebbe le tasse, se potesse. Non è forse vero? Certamente, si potrebbe fare come in America, dove mettono in carcere chi evade le tasse (si ricorda che Al Capone fu incarcerato per non avere pagato le tasse?) Ma noi siamo in Italia e qui le cose funzionano diversamente. Tuttavia, con la mia idea di moneta digitale nazionale di Stato (e non delle banche) le assicuro che l’evasione verrebbe eliminata a monte (senza mettere la gente necessariamente in carcere).

Governo e Sindacati cercano di fare il possibile per creare benessere, dare al popolo ciò che il popolo chiede, ma non ci riescono, perché sono limitati dal loro stesso modo di pensare.

Governo e Sindacati non riescono a concepire il seguente pensiero:

È L’ECONOMIA AL SERVIZIO DEL POPOLO, E NON IL POPOLO AL SERVIZIO DELL’ECONOMIA.

E su questa mia ultima convinzione che le ho espresso, sig. Pippo, l’autorizzo a fare a questo ESPERTO (che sarei io) ― ma non l’autorizzo a farla al sito che la ospita ― una PERNACCHIA come la fece Totò nel film “I due marescialli” (Totò ebbe il coraggio di farlo nei confronti di un gerarca nazista. Non so se anche lei, sig. Pippo, riesce a trovare un simile coraggio per fare una PERNACCHIA a uno come me che nel difficile e solitario tentativo di elaborare una teoria economica attuale per i tempi del digitale per salvare milioni di lavoratori dalla disoccupazione e milioni di pensionati dalla povertà assoluta alla fine riesce a salvare anche un LAVORATORE DIPENDENTE CHE PAGA LE TASSE come lei che meriterebbe invece di essere lasciato incatenato alla Riforma Fornero).

POST N. 6

4 Febbraio 2022 alle 19:37 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2022: proposte Tridico e Raitano strade per sostituire la Fornero? (mia risposta alla sig.ra Lilli Reolon)

Sig.ra Lilli Reolon, desidero innanzitutto dirle che trovo i suoi commenti interessanti.

Mi permetta di ricordarle che per un imputato che entri in un’aula di tribunale si assume la sua presunta innocenza. Analogamente, per una simulazione pensionistica a supporto di una proposta pensionistica si assume la sua presunta validità. Se lei, sig.ra Lilli Reolon, ritiene di dubitare della validità delle simulazioni (e il dubbio è sempre legittimo), dovrebbe quanto meno esplicitare le ragioni in base alle quali tali simulazioni potrebbero a suo avviso risultare non valide.

Anch’io dubito, per esempio, delle simulazioni che la Banca d’Italia fa per la previsione di scenari macroeconomici e l’analisi di politica economica. So che la Banca d’Italia utilizza i modelli cosiddetti DSGE (modelli dinamici stocastici di equilibrio generale) , so che in tali modelli ci sono le variabili esogene (che sono variabili i cui valori vengono impostati “ad hoc”), so che tali variabili esogene vengono “calibrate” (ovvero tarate facendo girare più simulazioni al fine di ottenere risultati che si adattino all’evidenza empirica) e, soprattutto, so che l’essere umano potrebbe maturare la propensione a “tarare” le variabili esogene al fine di indirizzare i risultati nella direzione desiderata.

Pertanto, ritengo che i modelli macroeconomici DSGE utilizzati dalla Banca d’Italia “trovano il tempo che trovano” (per usare le sue stesse parole). Alcuni economisti (cosiddetti “eterodossi”) dubitano dei modelli DSGE (per motivi differenti dai miei), e propendono maggiormente per i modelli cosiddetti ABM (Agent-based Model) che sono anch’essi, al pari dei modelli DSGE, simulazioni al computer (e mi sentirei di dire che anche i modelli ABM “trovano il tempo che trovano”).

I lavoratori, lo sappiamo, vorrebbero andare in pensione in anticipo, ovvero prima dei 67 anni o prima dei 42 anni 10 mesi (Riforma Fornero). Ma qui sorge una questione di primaria importanza. A fronte di un “anticipo pensionistico” (non contemplato nella Riforma Fornero) lo Stato si troverebbe con un “anticipo di cassa”, vuol dire che lo Stato si troverebbe ad anticipare un esborso di denaro. Per farlo, lo Stato dovrebbe chiedere un “prestito” alla banca sul quale pagare un certo interesse. Chi si accolla il pagamento di tale interesse? Lo Stato, oppure il lavoratore? Perciò, non è solo una questione “ti pago meno ma per più anni” (come osserva lei, sig.ra Lilli Reolon”), ma è anche una questione di chi si accolla la “penalizzazione” per l’anticipo di cassa dello Stato.

In economia (ma non solo) vige il detto: non si servono pasti gratis.

POST N. 5

4 Febbraio 2022 alle 14:41 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2022, pensioni di anzianità e vecchiaia il punto della situazione ad oggi (mia risposta al sig. WAL52)

Sig. WAL52, la soluzione da lei prospettata non si differenzia in nulla da quanto da me esposto. Eccetto in due punti.

Il primo punto riguarda la moneta.

La moneta cui io mi riferisco (di natura digitale) non viene creata dal nulla ma è vincolata alla “capacità delle risorse”, ovvero alla disponibilità delle risorse reali (palazzi, case, terreni, macchinari, lavoro). Tuttavia, potrebbe anche essere “creata dal nulla” (come sostiene la MMT), l’importante è che ci si fermi nella sua creazione qualora si cominciasse ad osservare che l’inflazione tende ad aumentare per aver raggiunto il livello di pieno impiego delle risorse produttive (capitale fisico e umano).

Il mio schema di pensiero coincide al 98% con la MMT, nata in America negli anni Novanta ad opera di Warren Mosler (che è un importante operatore finanziario ed ha sviluppato le sue intuizioni sulla moneta basandosi sulla sua esperienza pratica di investitore).

Anche le mie “intuizioni” sulla moneta si sono sviluppate negli anni Novanta (in modo indipendente da Mosler) su una esperienza pratica in ambito Information Technology (IT), ed ho scoperto attraverso esperimenti naturali sul campo utilizzando come laboratorio reale il Centro di Elaborazione Dati formato da centinaia di persone e da computer mainframe (esperimenti sul campo che ancora oggi l’economia mainstream non è in grado di fare se non in minima parte come sta accadendo in Cina con l’esperimento sullo yuan digitale direttamente sulla popolazione cinese) proprio ciò che afferma la MMT: lo strumento più importante di politica economica è la politica fiscale e non la politica monetaria.

Il secondo punto riguarda l’attuabilità.

La MMT può trovare in America terreno favorevole per la sua attuabilità perché l’America è dotata di sovranità monetaria attraverso l’adozione del dollaro. La Federal Reserve (la Banca Federale americana) può emettere tutti i dollari che vuole (basta un click sulla tastiera di un computer) per finanziare tutti i programmi che vuole.

L’Italia utilizza una moneta “estera”, l’euro, che non può essere emessa dalla Banca d’Italia (eccetto forse che per qualche spicciolo) in quanto l’emissione dell’euro spetta alla Banca Centrale Europea.

L’Italia potrebbe emettere, però, una propria moneta se questa circola solo in territorio nazionale in maniera parallela all’euro (cosa importante, evitando il cambio forzoso in nuova valuta, ovvero mantenendo i risparmi in euro, cosa peraltro già evidenziata da lei, sig. WAL52).

A titolo puramente informativo, desidero aggiungere che in data 20 novembre 2019 è stato presentato al Senato il Disegno di Legge dal titolo “Istituzione dei certificati di compensazione fiscale in forma dematerializzata” a prima firma di Elio Lannutti (M5S).

Nel DDL si afferma che “I CCF [Certificati di Compensazione Fiscale] sono definibili come una «moneta fiscale»: una moneta complementare, priva di corso legale, basata su sconti fiscali differiti, relativi a imposte non ancora maturate. I CCF sarebbero in grado di creare la liquidità di cui il sistema economico è stato privato in anni di politiche di austerity. Tale misura permetterebbe al Governo di riprendere il totale controllo della sua politica fiscale senza infrangere le regole della zona euro”.

Conclusione: Mosler, Perfetto, Lannutti concorderebbero sul fatto che l’Italia dovrebbe avere una propria moneta, e puntare sulla politica fiscale.

La domanda cruciale è la seguente: cosa ne pensa Mario Draghi del fatto che l’Italia dovrebbe avere una propria moneta nazionale e puntare più sulla politica fiscale che sulla politica monetaria?

Certamente la gente si domanderà: sì, va bene, ma tutto questo a cosa ci porta?

La mia risposta è la seguente: tutto questo ci porta a più lavoro e più pensioni.

POST N. 4

3 Febbraio 2022 alle 17:16 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2022, suggerimenti al Governo: non basta la pensione di garanzia (mia risposta al sig. Stefano 1961)

Sig. Stefano 1961, posso assicurarle che non occorrono grandi competenze per comprendere l’economia. L’economia fa parte della nostra vita come l’aria che respiriamo. L’economia è tutta attorno a noi. Noi ci siamo dentro fino al collo. Ci siamo dentro quando lavoriamo, quando paghiamo le tasse, quando compriamo il pane. Yanis Varoufakis ha provato a spiegare l’economia a sua figlia (che probabilmente non lavora e quindi non paga le tasse) attraverso il suo libro “È l’economia che cambia il mondo. Quando la disuguaglianza mette a rischio il nostro futuro”.

La soluzione che prospetto (piena occupazione utilizzando la moneta digitale nazionale) non è autogena, non si genera da sé, non ha origine spontanea dal meccanismo di autoregolazione dei mercati. I mercati non si autoregolano (questo l’aveva già scoperto Keynes). Senza l’azione della mano visibile dello Stato non si può raggiungere la piena occupazione confidando nella mano invisibile dei mercati.

Gli esiti dell’attuazione di quanto da me prospettato (piena occupazione) non sono disgiunti dall’orientamento intenzionale dei decision e policy maker. Occorre intenzionalmente promuovere il programma statale di lavoro garantito. Se non si assume il governo delle circostanze, saranno le circostanze ad assumere il governo, obbligando i decision maker a prendere decisioni decise da altri. Uno dei mezzi che obbligano i nostri decision maker a prendere decisioni decise da altri è lo spread.

Ho concepito l’idea di “moneta digitale” nel 1991 (trent’anni fa). L’idea di moneta digitale sta prendendo sempre più piede sotto la spinta della digitalizzazione. Nutro il sospetto che la BCE stia trovando la maniera di far conseguire al nuovo (euro digitale) gli stessi risultati del vecchio (euro cartaceo). Per esempio, l’anonimato.

POST N. 3

7 Gennaio 2022 alle 16:17 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2022, verrà mantenuta la riforma Monti-Fornero anche nel 2023? (mia risposta al sig. Beppe)

Vede, sig. Beppe, la moneta digitale nazionale di Stato (gestita dallo Stato e non dalla Banca Centrale Europea) può effettivamente risolvere i nostri problemi relativi alle pensioni e al lavoro. Purché si riesca ad utilizzare la moneta digitale come andrebbe usata, sfruttando la sua natura digitale.

Un esempio che vale per tutti: usando la moneta digitale, tutte le transazioni di vendita e di acquisto sono tracciate e quindi l’evasione fiscale diventa pressoché impossibile.

Quando sento che la BCE vuole garantire l’anonimato all’euro digitale, così come viene garantito l’anonimato all’euro cartaceo, rimango stupito. Sono proprio curioso di conoscere come la BCE riuscirà a fare ciò. Se ci riuscirà, sarà confermato il mio pensiero che gli economisti tradizionali considerano l’economia digitale alla stregua dell’economia tradizionale. Cosa, per me, impossibile.

Per quanto riguarda Import/Export, si continuerebbe ad utilizzare l’euro, dal momento che la moneta digitale italiana non potrà uscire dall’Italia.

In pratica, in Italia ci sarebbe la doppia circolazione della moneta.

La doppia circolazione della moneta sono riuscito a sperimentarla “in vivo” nei Centri di Elaborazione Dati di grandi dimensioni, perché lì effettivamente è in vigore la doppia, anzi la tripla circolazione della moneta: l’euro per comprare le bevande alle macchinette automatiche ubicate in alcune zone dell’azienda; i ticket restaurant, da spendere nei locali convenzionati; le “service unit”, ovvero la moneta digitale per “consumare” le transazioni elettroniche che l’utente stesso “produce” a terminale per emettere documenti come polizze, estratti conto, carte di identità, ecc.

Noi non ci rendiamo conto di cosa sia questa “moneta digitale”. Però sappiamo cos’è la moneta elettronica, che utilizziamo per pagare con bancomat o con carte prepagate. In effetti, anche la moneta elettronica è una “moneta digitale”, dal momento che si traduce in una rappresentazione di sequenze di bit sul conto corrente (o nei chip delle carte prepagate).

A mio avviso, la moneta elettronica viene considerata in termini di “moneta digitale” solo nella forma, ma non nella sostanza.

Il concetto di “moneta” (che le persone chiamano semplicemente “denaro”) è un concetto fondamentale in economia, permette lo scambio di beni. Quindi non bisogna soffermarsi alla forma, bisogna anche analizzare la sostanza della moneta digitale che è duplice: è “bit” più “coin” (ma non è assolutamente la criptovaluta bitcoin).

La sostanza della moneta digitale viene studiata in “economatica” (economia+informatica).

La definizione di economatica è la seguente: “l’economatica è la disciplina scientifico-sperimentale che studia la produzione e il consumo di beni e servizi digitali – es. informazioni e home banking – attraverso fattori di produzione digitali – lavoro digitale come smart working, e capitale digitale come computer e smartphone – ) utilizzando come mezzo di scambio la moneta digitale (es., bitcoin – giusto per dare un nome alla moneta digitale).

Personalmente sono dell’opinione che le criptovalute che conosciamo dai giornali non vadano usate, perché il loro valore è fortemente fluttuante nel tempo, si basano su piattaforme distribuite, e non vengono garantite da alcuno. La moneta digitale deve essere stabile nel tempo, deve essere gestita da un sistema centrale, che la garantisca, e questo sistema centrale può essere soltanto una Banca centrale o uno Stato centrale.

POST N. 2

7 Gennaio 2022 alle 13:18 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2022, verrà mantenuta la riforma Monti-Fornero anche nel 2023? (mia risposta al sig. Wal52)

Noi tutti stiamo già usando la moneta digitale. Ma nessuno se n’è accorto.

Usiamo la moneta digitale, per esempio, quando facciamo un bonifico tramite home banking: ci colleghiamo alla nostra banca, selezioniamo la voce “bonifico”, riempiamo i campi “beneficiario”, “importo”, ecc., e infine inviamo. In pratica abbiamo eseguito le stesse operazioni che farebbe un cassiere di banca.

Il cassiere di banca, per il servizio che eroga nei nostri confronti nell’eseguire il bonifico, viene retribuito dalla sua banca in euro; noi, per il servizio che eroghiamo a noi stessi per eseguire il bonifico (self service), veniamo retribuiti dalla nostra banca in “moneta digitale”.

Infatti, quando operiamo con il computer della banca, questo ci eroga una certa quantità di servizio, che si chiama “service unit” (questa è la metrica usata da IBM). Più service unit riceviamo dal computer della banca, più velocemente viene eseguita l’operazione che stiamo svolgendo, e quindi più rimaniamo soddisfatti. Se, invece, il computer è “lento”, vuol dire che per il nostro lavoro per eseguire il bonifico ci vengono erogate poche service unit, e quindi stiamo percependo una “paga bassa”. In definitiva, il nostro lavoro per eseguire il bonifico ci viene retribuito in service unit, ovvero in “moneta digitale”. Perché la chiamo “moneta digitale”? Perché il costo in euro del computer può essere convertito in service unit, ovvero in moneta digitale. Per esempio, un computer mainframe IBM che costa 700.000 euro eroga 70 milioni di service unit all’ora: il rapporto di cambio service unit/euro è: 70.000.000/700.000= 70 a 1 (in pratica occorrono 70 service unit per avere 1 euro).

Conclusione: non c’è bisogno di “creare” la moneta digitale, essa è già insita nei beni reali. Bisogna solo “estrarla” dai beni reali (ma attenzione: non mi sto riferendo al concetto di “mining”, ovvero di estrazione tipico del bitcoin; quello è un altro tipo di processo, che andrà senz’altro in crisi con l’aumentare del costo di energia elettrica in quanto il processo di mining consuma molta energia –

non è affatto “green”).

Su questo mio concetto è possibile creare una nuova Teoria della Moneta, in cui la moneta è agganciata alle risorse reali (lavoro e capitale fisico) e non è soggetta al tasso di interesse (la moneta digitale non aumenta col tasso di interesse). Sotto questo aspetto, la moneta digitale non è interessante per le banche, le quali traggono profitto dal tasso di interesse.

L’Italia potrebbe utilizzare una propria moneta digitale. Per evitare conflitti con la BCE, la moneta digitale nazionale italiana (o di Stato) deve circolare solo in Italia.

Oggi l’economia reale è dominata dall’economia finanziaria. Poiché la moneta digitale è intimamente legata all’economia reale (l’economia della produzione di beni reali) viene da sé che concentrandosi sulla moneta digitale ci si concentra sull’economia reale, e la si pone quindi al riparo dalle turbolenze dell’economia finanziaria (che spesso non si interessa della “produzione” ma della “compravendita”).

Nessun economista “tradizionale” conosce ancora l’economia digitale. Nemmeno gli ideatori della MMT. Piuttosto, gli economisti tradizionali tratteranno l’economia digitale alla stregua dell’economia tradizionale, tratteranno l’euro digitale alla stregua dell’euro cartaceo. Gli economisti tradizionali pensano di velocizzare la diligenza trainata da cavalli sostituendo cavalli lenti (fisici) con cavalli più veloci (digitali). Quello che va fatto, invece, è sostituire la diligenza trainata da cavalli con una macchina a vapore (contenente dentro di sé, questo sì, dei “cavalli vapore”. Ecco: i “cavalli vapore” sono ciò che io chiamo “moneta digitale”).

POST N. 1

5 Gennaio 2022 alle 22:32 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni e lavoro: quali prospettive per il 2022/23? Perfetto in esclusiva (mia risposta al sig. Wal52)

Sig. Wal52, è vero: ci è più familiare l’economia domestica perché la gestiamo in prima persona, e conosciamo meno l’economia dello Stato perché non la gestiamo affatto, anche se la finanziamo con le nostre tasse e con i nostri prestiti.

Ma siamo proprio noi che finanziamo lo Stato, oppure è lo Stato che finanzia noi affinché noi possiamo finanziare lo Stato? L’economia fa venire davvero il mal di testa. Ciò è dovuto al fatto che è molto difficile riuscire a capire qual è la causa e qual è l’effetto, perché l’economia si fonda sulla causalità circolare.

Per semplificare, supponiamo che tutti i lavoratori siano dipendenti dello Stato. Per pagare i suoi dipendenti, lo Stato ha bisogno di incassare le tasse. Ma per pagare le tasse i dipendenti statali hanno bisogno di ricevere lo stipendio dallo Stato. Come la mettiamo?

Ho fatto ricorso a questo esempio perché lei ha accennato alla “moneta sovrana” e quindi mi ha fatto venire in mente la Teoria Monetaria Moderna (Modern Monetary Theory – MMT) che in Italia trova il suo promotore nel giornalista d’assalto Paolo Barnard.

La MMT è stata ideata dall’economista Warren Mosler, che ha trovato in Stephanie Kelton (una economista molto tosta, che ha il coraggio di proporre idee innovative) la persona giusta per divulgare il suo pensiero.

Una delle idee della MMT riguarda il debito pubblico. La MMT, tra le altre cose, considera un mito il fatto che in un modo o nell’altro dobbiamo ripagare il debito pubblico. La MMT afferma che il debito pubblico non comporta alcun tipo di onere finanziario. La Kelton afferma che “per un soggetto che emette moneta, il denaro non è mai un problema. Non è qualcosa di fisico che scarseggia in natura – come l’oro – che lo Stato deve “trovare” prima di poter spendere. Il denaro viene creato dal nulla con la tastiera del computer ogni volta che la Federal Reserve effettua un pagamento autorizzato per conto del Tesoro” (dal suo libro “Il mito del deficit”, 2020, pag. 365).

Anche Mario Draghi sembra schierarsi a favore della MMT, allorquando in un passaggio del suo discorso di commiato dalla BCE afferma: “È questo il miglior modo di allocare liquidità se hai in mente obiettivi come il cambiamento climatico o la riduzione delle diseguaglianze in una maniera più efficace? Probabilmente no. Probabilmente ci sono modi diversi per farlo. Infatti, alcune delle nuove idee a proposito della politica monetaria, come la MMT o studi come quello recentemente presentato da vari autori tra cui il professor Fischer e altri di altri autori, suggeriscono diverse maniere di incanalare il denaro nell’economia. Queste sono oggettivamente idee piuttosto nuove che non sono state discusse dal Consiglio Direttivo; le dovremmo considerare, ma non sono state testate. E quando le guardi da vicino, capisci che il compito di distribuire il denaro da un soggetto ad un altro è tipicamente un compito fiscale. È una decisione del governo, non della banca centrale; non si può avere una banca centrale che decide chi deve ricevere il denaro. Ci sono dunque diverse questioni che devono essere affrontate rispetto a queste nuove idee e una centrale è quella della governance politica”. (Brussels, Monday, 23 September 2019).

Mario Draghi, a mio avviso, sembra trascurare un dettaglio molto importante per poter adottare la MMT in Italia e quindi potersi indebitare quanto si vuole: l’Italia non ha una “moneta sovrana”.