Sulle Pensioni
(2019)
POST N. 104
31 Dicembre 2019 alle 14:26 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Damiano su Quota 100 (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)
Sig. Franco Giuseppe, a volte scegliamo noi e a volte c’è chi sceglie per noi.
Altrove ho affermato che ad essere iniqua, ingiusta, sbagliata, o come la si voglia definire, non è Quota 100, ma la mancata attuazione di Quota 41.
Quota 100 e Quota 41 sono due specchi ciascuno dei quale riflette una platea di lavoratori. Altri, al nostro posto, hanno scelto per noi, puntando il raggio della quiescenza verso lo specchio Quota 100.
Quota 100 riflette la decisione del nostro Governo. Una decisione presa sotto i vincoli finanziari di cui spesso sottovalutiamo l’importanza, quei vincoli finanziari che non hanno permesso di attuare Quota 41, quei vincoli finanziari definiti a suo tempo ‘severissimi’ dalla Fornero al punto da genere una Riforma pensioni altamente penalizzante e, per questo, difficile da accettare.
Non ho mai letto un commento positivo verso la Fornero. Eppure la Fornero non si è mai negata al confronto pur sapendo che sarebbe stata attaccata, a volte anche in modo strumentale. Certamente non tutte le sue spiegazioni o motivazioni sono condivisibili, ma questo avviene, io direi, su questioni di scarsa rilevanza.
Anche lei, sig. Franco Giuseppe, se mi lascia passare il confronto, ha qualcosa in comune con la Fornero: la difesa delle proprie convinzioni, e il coraggio di non sottrarsi all’attacco di chi la pensa diversamente da lei, mettendo in gioco se stesso, a costo anche di non piacere a quelle persone che lei chiama suoi ‘denigratori’.
A lei certamente non occorrono bravi difensori, perché ha già la testimonianza dei suoi onorevoli 43,2 e della sua dignità. Dinanzi a ciò ogni accusa cade, ogni parola diviene muta.
POST N. 103
31 Dicembre 2019 alle 11:35 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Ghiselli e Proietti: flessibilità dai 62 anni o quota 41
In un mio commento del recente passato ebbi occasione di far riferimento alla discendenza della cultura italiana da quella dell’antica Roma.
Mi torna alla mente il commento di Tito Livio nella sua ‘Ab Urbe Condita’ (Dalla fondazione di Roma) in cui amareggiato diceva (cito con qualche modifica): ‘Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur’ (mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata).
Si spende molto tempo in consultazioni senza decidere quale azione intraprendere, quando invece è tempo di agire. Se la Riforma Fornero fu fatta in pochi giorni agendo tempestivamente per evitare che l’Italia venisse espugnata dall’Unione europea (‘L’Europa ci chiede oggi…’ diceva la Fornero), ebbene allora anche la Controriforma Fornero venga fatta in pochi giorni per evitare che l’Italia venga espugnata dalla rassegnazione e dallo sconforto (questa volta è l’Italia che non ce la fa più a chiederlo).
Ghiselli invita a fare una riforma pensionistica che ‘offra una prospettiva previdenziale anche ai giovani’. Io suggerirei di fare ANCHE una riforma lavoro che offra SOPRATTUTTO una prospettiva occupazionale ai giovani.
Proietti afferma che ‘La Uil chiede al governo di avviare un confronto per trovare utili soluzioni per i lavoratori e per il Paese’. Proietti ha già in mente delle ‘ipotesi di soluzione’ su cui lavorare? Sono forse le ipotesi Inps di cui ci ha già parlato Tridico e che paiono essere poco convincenti?
Ad ogni modo, sia Ghiselli che Proietti attendono che venga aperto il tavolo sulla previdenza tra Governo e sindacati per avviare un confronto in cui il Governo deve dire come la pensa.
Personalmente non affronterei la questione in questi termini. È noto come la pensa il Governo: ‘Signori miei, i soldi non ci sono, e quindi non possiamo pagare tutte le pensioni che voi Sindacati ci chiedete di pagare”.
A questo punto i Sindacati, messi alle strette, sono costretti a elaborare un’alternativa: una loro ‘ipotesi di soluzione’ che metta il Governo nelle condizioni di poter fare delle scelte e quindi prendere una decisione. Perché il punto è proprio questo: il Governo non ha alternative da valutare. E allora questa alternativa bisogna dargliela.
I Sindacati ce l’hanno l’alternativa da proporre al Governo tale che il Governo la possa accettare?
POST N. 102
30 Dicembre 2019 alle 17:15 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Cosentino su sistema a punti: “La pensione non é una lotteria” (mia risposta al sig. Mazzini)
Sig. Mazzini, temo proprio che la sua richiesta sia destinata a restare senza spiegazione. Nessuno le potrà spiegare in termini ufficiali perché l’Ape volontaria non è stata prorogata per il 2020.
È vero, l’Ape volontaria non costa nulla allo Stato (e forse, proprio per questo, dal monento che non fa notizia non se ne parla).
L’Ape volontaria costa invece al pensionato, che dovrà chiedere all’età di 63 un prestito alla banca per 20 anni, remunerando la banca con gli interessi che pagherà sul prestito erogato.
La banca fa prestiti trentennali ai trentenni, ma francamente fare prestiti di 20 anni ai sessantenni è piuttosto rischioso per la banca, la quale chiede la copertura assicurativa in caso di premorienza del pensionato (il trentenne statisticamente parlando ha una probabilità quasi zero di pre-morire. E qui solo Nando Pagnoncelli che conosce anche il numero di scarpe che portiamo ce lo potrebbe confermare).
Qualora l’assicurazione fosse disposta a dare copertura, i tassi di interesse attuali sono talmente bassi, ma talmente bassi, che non c’è business per le banche nel prestare soldi. Preferiscono investire i soldi in attività più lucrose per soddisfare le voraci richieste degli azionisti che sollecitano continuamente dividendi sempre più alti.
I bassi tassi di interesse non giovano neanche alle compagnie di assicurazioni. Tanto è vero che a causa di ciò il potente capo della Banca Centrale tedesca Jens Weidmann entrò in rotta di collisione con il meno potente capo (ma non per questo meno capace) presidente dell’allora Banca Centrale Europea Mario Draghi.
E allora forse potremmo tentare, per il semplice gusto della discussione, di approcciare una spiegazione alla sua richiesta di spiegazione. Eccola qua: ‘l’APE volontaria non è stata prorogata perché alle banche e alle compagnie di assicurazioni non conviene erogare prestiti ventennali e dare coperture assicurative a chi ha più di 60 anni di età’.
Ovviamente, sig. Mazzini, questo è la semplice spiegazione di uno che non sta nel giro degli alti vertici di banche e di assicurazioni (ma neanche di bassi vertici, per la verità). Può darsi che ci sia una spiegazione migliore che ancora oggi non ho saputo trovare e sono convinto che questa spiegazione il Ministro Gualtieri deve conoscerla, dal momento che l’Ape volontaria i suoi tecnici (chiamati sherpa che non sono però dei portaborse come qualcuno potrebbe erroneamente pensare ma sono invece funzionari di alto livello) l’hanno scartata. Ma il Ministro Gualtieri è persona seria, e quindi eviterà di darci la spiegazione che potrebbe farci ridere a crepapelle (nel mio caso) o forse far piangere disperatamente (se è il suo caso).
POST N. 101
28 Dicembre 2019 alle 21:39 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Damiano su Quota 100
Quando si parla di soluzione bisogna inquadrare bene il problema.
Ma qual è il problema da risolvere? Le pensioni? Niente affatto.
Le pensioni non sono un problema, e quindi non ci potrà mai essere una soluzione al problema pensioni.
Il problema è il lavoro. Il lavoro che non c’è.
Il problema della mancanza del lavoro deriva dal fatto che c’è mancanza di consumi, e quindi poca produzione, insufficienza di investimenti, e di conseguenza mancanza di richiesta di manodopera.
Alzare dopo il 2021 i requisiti minimi di Quota 100 a 64 anni di età e 36 anni di contributi non elimina lo scalone, ma lo riduce a scalino, trattenendo per due anni in più le persone al lavoro.
Pensare di computare la Quota 100 applicando il 2% di penalità per ogni anno di anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia significa disincentivare i lavoratori ad andare in pensione, trattenendo per più tempo le persone al lavoro.
Sia la prima “soluzione” che la seconda “soluzione” rendono, invece, le pensioni un problema: il problema che impedisce a nuovi lavoratori di entrare nel mondo del lavoro e quindi di attuare quel ricambio generazionale da più parti auspicato.
La ricetta proposta dal sig. Emilio nel suo commento del 28 Dicembre 2019 alle 12:33 in merito all’articolo “Tridico: 4 ‘ingredienti’ per uscire da quota 100” a firma di Erica Venditti, è la soluzione (Riforma pensioni) da applicare al problema occupazionale. Questo è un problema molto serio che non deve essere affatto sottovalutato, perchè l’avanzare dell’uso delle tecnologie digitali tende sempre più a erodere la manodopera dell’uomo.
La Riforma pensioni, dunque, dovrà essere la soluzione al problema della disoccupazione generazionale che dovrà essere affrontato con una solida Riforma del lavoro la quale dovrà valutare seriamente l’impatto sul lavoro di Industria 4.0 nonché la necessità di introdurre una imposta sul reddito da lavoro prodotto dagli automi (Iraut) allo stesso modo in cui si applica l’imposta sul reddito da lavoro prodotto dalle persone fisiche (Irpef).
POST N. 100
28 Dicembre 2019 alle 19:27 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Tridico: 4 ‘ingredienti’ per uscire da quota 100 (mia risposta al sig. Emilio)
La sua ricetta, sig. Emilio, è un ottimo primo (Riforma pensioni).
La sua ricetta si intonerebbe molto bene con la ricetta di un ottimo secondo (Riforma lavoro).
Il primo infatti lascia la scia d’un gusto che tende a sfumare mentre s’avanza quello d’un secondo piuttosto corposo (la Riforma pensioni fa da volano alla Riforma lavoro).
POST N. 99
27 Dicembre 2019 alle 14:47 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Tridico: 4 ‘ingredienti’ per uscire da quota 100
Tutte le ricette sono buone. Prendiamo quella di Tridico per fare il pane.
I quattro ingredienti di Tridico sono: farina, acqua, lievito e sale. Tridico, che conosce il suo panificio (che è l’Inps), sa di poter disporre di 300 gr. di farina, di 1 cucchiaio di lievito di birra, di 400 gr. di acqua a temperatura ambiente e di 1 cucchiaio e mezzo di sale (in pratica sono le restrizioni che Tridico apporta ai suoi 4 ingredienti). Tridico possiede la ciotola (cioè gli stessi modelli matematici che usa il Mef) per mescolare il tutto ed ha anche il tempo (2 anni) per far lievitare l’impasto (far “girare” i modelli). Risultato finale: 5 filoncini da 18 cm ciascuno.
La folla che attende da lungo tempo di ricevere il pane, ed è anche esausta dopo il tanto lavorare, è fatta da almeno cinquemila persone. Come si fa a sfamare una folla di cinquemila persone con soli 5 filoncini? Ci vorrebbe la moltiplicazione dei 5 pani e dei 2 pesci (per fortuna Tridico non ha bisogno dei pesci).
Tridico vede la ricetta dal punto di vista suo, e si domanda: “data la quantità di ingredienti di cui dispongo, quanto pane posso sfornare?”
A mio avviso la domanda da porsi è la seguente: “data la folla da sfamare, quanto pane mi occorre sfornare?” In base alla quantità di pane da sfornare ci si procurerà la quantità di ingredienti necessari.
Se ci troviamo nella situazione in cui oggi siamo è perché il Governo ha sempre agito in base al criterio “cosa si può fare con le risorse che si hanno” (mettere il carro davanti ai buoi).
Occorre invece che il Governo affronti il problema in modo opposto: “quante risorse si devono avere per fare le cose che si devono fare” (mettere i buoi davanti al carro).
Le risorse ci sono. Ma non sono quelle di cui parla Tridico, che servirebbero a sfamare solo una parte delle cinquemila persone. Le risorse sono quelle da prendere da chi non paga il tributo a Cesare che sta a Roma. Ma qui ci vorrebbe un bravo esattore delle tasse (che ai tempi di Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto si chiamava Matteo).
Sarebbe allora opportuno che il Governo lasciasse scegliere al popolo: chi volete che chiamiamo a riformare le pensioni, colui che fa il miracolo dei pani o colui che fa l’esattore delle tasse?
POST N. 98
27 Dicembre 2019 alle 12:25 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
quota 41, quota 100, esodati: cosa cambia da gennaio?
Quando si parla degli esodati non si può fare a meno di parlare anche della Fornero. E quando si parla della Fornero non si può fare a meno di ricordare gli esodati.
Non avevo mai visto, prima di ieri, il video in cui la Fornero spiega la sua Riforma pensioni stando alla destra di Monti. L’ho ascoltata con grande attenzione, interesse, senza pregiudizi, e mi sono rimasti impressi questi punti:
“Tutti devono capire che il principale meccanismo per fare pensioni è il lavoro”.
“Questa è la riforma delle pensioni, ma la riforma del mercato del lavoro completerà questo primo pezzo”.
“L’Europa ci chiede oggi un innalzamento dell’età media di pensionamento. Quindi l’età minima non può essere troppo bassa, perché altrimenti la riforma tutta non sarebbe credibile sul piano europeo”.
“Ci sono i vincoli finanziari. I vincoli finanziari oggi sono severissimi”.
Non trovo nulla da obiettare, e mi trovo pienamente d’accordo con quanto spiega la Prof.ssa Fornero.
Cos’è, allora che non ha funzionato?
Non ha funzionato l’attivazione delle clausole di salvaguardia, proprio quelle che tutelano gli esodati.
I principi sui quali la Riforma Fornero si basa, quelli che la Fornero ha illustrato nella presentazione della sua Riforma pensioni, sono validi (ma oggi l’età pensionistica andrebbe abbassata, per favorire il ricambio generazionale).
Nell’elaborare la manovra, l’attuale Governo ha provveduto a disattivare le clausole di salvaguardia per evitare l’aumento dell’Iva, ma non ha provveduto, invece, ad attivare le clausole di salvaguardia per tutelare gli esodati (gli ultimi seimila rimasti).
È la mancata attivazione delle clausole di salvaguardia a penalizzare gli esodati, non la Riforma Fornero. La speranza per gli esodati è che il Governo possa ancora rimediare con il decreto Milleproroghe.
POST N. 97
24 Dicembre 2019 alle 9:25 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
su quota 41 ed esodati(mia risposta alla sig.ra Paola)
Sig.ra Paola, molto amaro il suo commento. Ma molto vero.
Cambiamento di regole in corso, diritti acquisiti calpestati, e con quali effetti? Impossibilità a curarsi, rinunciare a tutto, sebbene tutto si abbia dato a questa Italia.
I nostri politici avranno certamente preso in considerazione la situazione degli esodati e l’hanno deliberatamente scartata. Se non l’avessero presa in considerazione potrebbero essere accusati di negligenza, di pigrizia, di mancanza di sensibilità e la loro colpa sarebbe relativamente lieve. Ma l’hanno fatto, hanno preso in considerazione la situazione degli esodati e l’hanno deliberatamente scartata. Questa non è negligenza, né mancanza di sensibilità: questa è violazione dei diritti acquisiti, e per questo la loro colpa è assai grave.
E lei, sig.ra Paola, sono certo che direbbe la stessa frase che tutti dicono quando sono colpiti da un immenso dolore: “chiedo solo giustizia”.
Ma non si può giudicare un anonimo. E allora prendiamo un volto che rappresenti tutti i nostri politici sapientoni: il Ministro Gualtieri. “Ci spieghino perché si sono accaniti su di noi perché dobbiamo pagare solo noi i debiti dell‘Italia”, dice lei, sig.ra Paola.
Se il Ministro Gualtieri potesse risponderle, credo che le direbbe questo: “Avremmo voluto, ma non abbiamo potuto. Abbiamo dovuto fare delle scelte, prendere delle decisioni difficili, necessarie, alcune, lo riconosciamo, ingiuste. Abbiamo dei patti da rispettare, con gli altri Stati e con i nostri cittadini. Per rispettare i primi abbiamo mancato di rispettare i secondi. Ce ne assumiamo la piena responsabilità e ce ne rammarichiamo, anche se questo non servirà a restituire ai cittadini quel diritto loro negato. Ma servirà certamente a noi, come stimolo a impegnarci sin da subito a che quei diritti non vengano più calpestati.”
Forse saranno solo parole, sig.ra Paola, parole non dette, parole solo pensate. Ma aprono alla speranza che queste parole solo pensate potranno essere un giorno veramente dette.
POST N. 96
23 Dicembre 2019 alle 19:10 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
in Italia come in Francia: proteste da Quota 41 e donne (mia risposta al sig. Antonio)
Sig. Antonio, ha pienamente ragione quando lei dice “Problematiche che esistevano da bambino ad oggi non ancora risolte, sempre all’ordine del giorno”. I tempi cambiano, le nazioni cambiano, ma gli uomini restano ancora gli stessi. Ancora guerre, ancora poveri, ancora a lottare per sopravvivere piuttosto che per vivere.
Crede forse che io non veda le cose che vede lei, le cose che non vanno? Le lunghe liste d’attesa per una ecografia; pagare doppiamente la sanità (quella pubblica e quella privata) per avere un appuntamento entro pochi giorni anziché entro dei mesi; essere incalzato dalle tasse e dovermi pentire di essere onesto a pagarle; e tante altre cose che non le cito perché so che lei le conosce meglio di me.
Ma lasci che le dica questo: quando sono all’estero, in mezzo a tanta gente che non parla la mia stessa lingua e incontro qualcuno che invece la parla, io mi sento a casa; quando rientro dall’estero e il conduttore del treno alla frontiera italiana mi chiede il biglietto in italiano, io mi sento a casa; quando vedo la bandiera tricolore sventolare sui Palazzi dove prendono decisioni sbagliate, io mi sento a casa; quando sento l’inno d’Italia suonato alla presenza o anche in assenza del Presidente della Repubblica italiana, io mi sento a casa.
Sig. Antonio, sono cresciuto con Cicerone, Cesare, Dante, Alfieri, Foscolo, Leopardi, Pascoli: questa è cultura. Sono cresciuto cantando l’inno italiano all’alza bandiera e all’ammaina bandiera quando ero in colonia: questa è cultura. Sono cresciuto arricchendo sempre di più la conoscenza della mia lingua: questa è cultura. E quando vedo persone straniere che ci deridono per il “bunga bunga”; quando vedo giornali esteri che in prima pagina mettono il piatto di spaghetti con sopra la pistola; mi creda, sig. Antonio, mi rendo conto che noi non faremmo di queste cose e quini mi rendo conto di quanto sia vasta la cultura italiana.
Ma lei mi dice che “Il modo migliore sarebbe quello di eleggere governanti stranieri e non essere rappresentati da incapaci perenni, capaci solamente di parlare per propri interessi”. Mi permetta allora di fale due nomi di persone che apprezzo molto (e lo dico con grande sincerità): il potente presidente della Bundesbank Jens Weidemann che ha avuto il coraggio di muovere critiche all’allora presidente della BCE Mario Draghi sull’utilizzo del suo bazooka del Quantitative Easing col quale si è allungata l’agonia dello Stato Italiano piuttosto che averla risolta (se così non fosse non staremmo qui a parlarne) e sui tassi di interesse bassi che mettono in ginocchio i risparmi dei tedeschi e che fanno sì che le banche italiane si rifacciano sui propri clienti aumentando le voci di costo di gestione dei conti correnti (probabilmente anche il suo); e una vera statista come la Cancelliera Angela Dorothea Merkel, eccellente stratega nel fare le cose con calma e nel farle per bene chiedendo ai tedeschi di fare sacrifici ben sapendo che i tedeschi hanno la scorza dura per sopportare sacrifici ancor più duri dei sacrifici che noi sopportiamo.
Però poi, sig. Antonio, non mi venga a dire “sarebbe stato meglio tenerci i nostri incapaci governanti”.
POST N. 95
20 Dicembre 2019 alle 15:35 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
in Italia come in Francia: proteste da Quota 41 e donne (mia risposta ai sigg. Antonio e Renato)
Sig. Antonio, sig. Renato, a volte anche a me capita di non tenere a freno la lingua che come un Rottweiler a difesa del suo padrone si avventa su chiunque tenti di minacciarlo. Quando ci si sente in qualche modo colpiti, la lingua-Rottweiler è pronta ad avventarsi sul primo malcapitato e poi su tutti quelli che stanno attorno. A volte capita anche a me.
I Rottweiler prendono il loro nome dalla cittadina tedesca Rottweil (fondata dai Romani nel 73 d.c.) sul fiume Neckar, che sinuosamente abbraccia con un tocco romantico la pur seducente Heidelberg.
È vero, sig. Renato, gli italiani sono buoni a mangiare i maccheroni, perché i maccheroni sono buoni. Ed è per questo che i tedeschi a volte si rivolgono agli italiani con l’epiteto poco gentile di “Spaghettifresser” (mangiaspaghetti – dove il verbo “fressen” non è “essen” che significa “mangiare come gli umani”, ma vuol dire “mangiare come gli animali”. C’è da dire che anche noi li ricambiamo con l’epiteto di “mangiapatate”).
Non conosco affatto i francesi e neppure la Francia, ma so dal “De bello gallico” di Giulio Cesare che i romani arrivarono anche in quella vastissima regione della Gallia di cui faceva parte anche l’attuale Francia, arricchendola del contributo della cultura e civiltà romana.
Un tempo ci chiamavano romani, oggi ci chiamano italiani (a volte inseriscono l’Italia anche tra i PIGS – acronimo di Portogallo, Italia, Grecia e Spagna – che in lingua inglese significa “MAIALI”).
Sono in Europa ma per cultura non mi sento europeo. Per cultura mi sento invece italiano anche se non sono romano (pur portando uno dei nomi del quarto imperatore romano Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico).
Popoli tecnologicamente avanzati, popoli finanziariamente avanzati, popoli culturalmente avanzati.
A me basta far parte del popolo culturalmente più avanzato di tutti gli altri popoli.
POST N. 94
20 Dicembre 2019 alle 14:05 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
in Italia come in Francia: proteste da Quota 41 e donne (mia risposta al sig. Giuseppe)
Sig. Giuseppe, temo proprio che il suo regolare rigore venga tirato dopo che l’arbitro ha fischiato la fine della partita.
Ma forse intende suggerire che da gennaio 2020 si cominci a parlare di Quota 41 per poterla attuare nel 2021, 2022 e 2023. In pratica, palla al centro.
Ma così facendo, sig. Giuseppe, lei pone gli spettatori in un difficile dilemma. In quale centro sperare per l’attuazione di Quota 41: centrosinistra o centrodestra?
Ma forse non importa il colore. Se le manovre hanno un colore, ciò che è giusto fare invece non ce l’ha.
E “QUOTA 41PER TUTTI SENZA VINCOLI DI ETÀ” è una cosa giusta da fare.
POST N. 93
20 Dicembre 2019 alle 13:29 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Gualtieri difende la manovra
Il Ministro Gualtieri difende la manovra. Lo farebbe chiunque ci avesse messo dentro il proprio cuore e il proprio ingegno, anche se poi il risultato sarà di un Pil che crescerà nel 2020 di un timido “zero virgola” per cento, “pare”. Il che vuol dire che, forse, il Pil crescerà ancor meno dello “zero virgola”.
Lo sforzo maggiore è stato fatto per “disattivare le clausole di salvaguardia”, e per questo l’attenzione alle pensioni ne ha risentito. Ma l’anno prossimo si dovranno nuovamente disattivare le clausole di salvaguardia (come pure ci ha ricordato qualche giorno fa Orietta Armiliato https://www.pensionipertutti.it/pensioni-2020-2021-ultimissime-quale-riforma-possiamo-ancora-aspettarci/). E allora, “quale riforma possiamo ancora aspettarci” in merito alle pensioni, soprattutto quelle per cui la Armiliato si batte?
Il Ministro Gualtieri difende la manovra anche per il fatto di avervi inserito la strategia per la lotta all’evasione fiscale, per recuperare 3 miliardi su 100 evasi, ovvero il 3 per cento. Sono le risorse che potrebbero servire per pagare una parte delle nuove pensioni.
Quindi per il 2020 avremo: una crescita dello 0,6 per cento (forse) e un recupero dell’evasione fiscale del 3 per cento (forse). Non abbiamo risolto i nostri problemi, li abbiamo solo spostati nel 2020. Ma il 2020 avrà già i suoi problemi, quindi abbiamo aggiunto problemi a problemi, per disattivare le clausole di salvaguardia. Ma allora, le clausole di salvaguardia sono una soluzione (per il Paese) o un problema (per i cittadini)? Forse entrambe le cose.
Il Ministro Gualtieri difende la manovra. Ma il suo merito è tutto qui.
POST N. 92
19 Dicembre 2019 alle 23:18 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
In Italia come in Francia: proteste da Quota 41 e donne (mia risposta al sig. Cuppi)
Sig. Cristian Cuppi, a mio avviso lei ha centrato bene il problema quando afferma “ma credo che attraverso uno studio attento, una analisi puntuale, della Legge Fornero si possa e si debba studiare un percorso progressivo e dinamico della vera riforma previdenziale, passando, come citato ieri dal Presidente del Consiglio Conte, attraverso il recupero della evasione elusione erosione fiscale ( le storiche tre “e”)”. Condivido in pieno il suo pensiero.
Trovo che anche la chiusura del suo commento sia rasente la realtà. E quindi la verità.
POST N. 91
19 Dicembre 2019 alle 23:44 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
In Italia come in Francia: proteste da Quota 41 e donne (mia risposta al sig. Metassi)
Sig. Luigi Metassi, concordo con lei sull’uso smodato dei verbi al condizionale. Vanno usati con cura. Nella formulazione delle ipotesi va bene usare quel grado di cautela che il verbo al condizionale suggerisce; mentre nell’azione va usato il verbo al futuro che esprime la volontà di agire e la determinazione nel raggiungere il risultato.
E’ anche vero che sono più le cose che ci differenziano (Quota 100, Quota 41, Opzione Donna, Ape Social, Quota 100 Rosa) che quelle che ci uniscono (un-iscono, una ipotetica “Quota 1”).
Credo che proprio per il fatto di essere così differenziati, e quindi separati, siamo o ci sentiamo deboli, e allora proiettiamo la nostra debolezza nel dire di fare una cosa che non faremo mai: “Dovremmo fare come fanno i francesi”.
POST N. 90
18 Dicembre 2019 alle 16:05 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Lavoro e ricambio generazionale tra vincoli e prospettive (mia risposta al sig. Luigi Metassi)
Sig. Luigi Metassi, devo ringraziarla non una ma due volte.
Un primo grazie è per aver presentato a me e a chi ci legge un quadro molto chiaro di come persone e nazioni evolvono sotto la spinta motrice della “necessità” (che lei richiama ben due volte nel suo commento) che “indirizza” e quindi comporta una forzatura “più o meno significativa sulle abitudini dei cittadini” come pure sul comportamento della nazione (es. la Svezia). Descrivendo ciò le assicuro che lei non ha affatto divagato dal tema dell’articolo. Al contrario. In maniera implicita l’ha azzeccato in pieno.
E qui il mio secondo grazie, perchè mi dà la possibilità di toccare il tema dell’articolo in modo esplicito, richiamando la introduzione della nostra giornalista Erica Venditti: ‘Il Signor Perfetto vuole mostrare nel suo testo come il centro di elaborazione Dati, l’insieme di persone e tecnologie informatiche su cui si basano i servizi informatici, sia un modello in scala ridotta della nazione’.
Vede, Sig. Luigi, si potrebbe prendere il suo commento così com’è, cambiando due sole parole (forse qualcuna in più, ma non importa) e applicarlo al Centro di Elaborazione Dati (Ced). Basterebbe cambiare “Svezia” con “Ced1” e “Italia” con Ced2” e la sostanza del suo discorso non cambierebbe per nulla.
Nei Ced di piccole dimensioni, per esempio, diciamo di 50 persone, capita spesso che l’utente che ha un problema alla sua stampantina si rechi dal tecnico competente per descrivergli il suo problema. Magari quel tecnico che l’utente conosce non c’è e quindi un collega gli dice di scrivere una mail alla casella del gruppo dei tecnici in modo che se non c’è uno c’è un altro che prende in carico il suo problema. Ma l’utente risponde “non fa niente, tornerò quando lui rientrerà in ufficio. Il mio problema l’ha sempre risolto lui”. L’utente, essendo abituato ad interfacciarsi direttamente con la persona che conosce, non ha familiarità nell’impostare una mail (per quanto semplice possa essere) per esporre il suo problema. Ecco: questo è l’analogo dell’“anziano che preferisce dialogare col cassiere anziché col bancomat”.
Il Ced aumenta di dimensioni, le persona diventano 100, trasloca dall’azienda di cui fa parte per trasferirsi a 30 km di distanza. L’organizzazione del Ced muta: tecnologicamente, organizzativamente, e culturalmente; i processi da manuali diventano automatizzati e guidati da un workflow. L’utente non potrà più andare di persona dal tecnico, ma dovrà interfacciarsi tramite una procedura, viene indirizzato, forzato a utilizzare un software, dovrà aprire un problema, un “ticket”. Tutti questi cambiamenti che investono i singoli e il Ced nel suo insieme comporta un cambio di mentalità: il “cambio di mentalità non è stato regolato dal succedersi delle generazioni bensì dalla necessità endemica del Ced” (ho solo sostituito, Sig. Luigi, la sua parola Paese con la mia parola Ced).
Vede, Sig. luigi, ho solo presentato una piccolissima parte di analogia tra il Ced e la nazione. Ma le assicuro che i comportamenti degli utenti, dei computer e del management (di chi vive e lavora in un Ced) sono esattamente gli stessi comportamenti che hanno le famiglie, le imprese e il Governo (di chi vive e lavora in una nazione). le assicuro anche che il sistema di elaborazione dei dati è identico al sistema di produzione dei beni.
Cosa vuol dire questo? Vuol dire che:
1) i Ced evolvono in maniera più rapida di una nazione, e quindi è più facile studiare l’evoluzione di una nazione digitale analizzando come si è evoluto un Ced (ma anche vedendo dal vivo come si sono evolute le nazioni a più elevata densità digitale come la Estonia);
2) si possono fare esperimenti di economia in condizioni vicine a quelle del mondo reale coinvolgendo 100, 1000, 10000 persone invece di 50 milioni.
POST N. 89
18 Dicembre 2019 alle 16:05 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Lavoro e ricambio generazionale tra vincoli e prospettive (mia risposta al sig. Luigi Metassi)
Get.le Sig. Luigi Metassi, il suo commento è talmente ben articolato che mi ha incuriosito.
Il panorama che lei osserva volando con la sua Fenice è lo stesso che osservo anch’io viaggiando in metro: non è detto che la popolazione anziana sia scarsamente provetta nell’uso delle tecnologie (carte elettroniche, smartphone, ticket fai date, e quant’altro).
C’è, però, una parte della popolazione anziana (e credo che sia la maggior parte) in cui è presente un’accentuata esitazione all’uso delle tecnologie.
Mio fratello cassiere di banca, per esempio, mi faceva osservare che è impossibile eliminare il contante, perché c’è ancora tantissima gente per la quale i soldi sono quelli di carta, e inoltre preferiscono rivolgersi al cassiere piuttosto che al bancomat. E qui mi sento di condividere la sua osservazione che si tratta “essenzialmente di costume e i costumi si possono, anzi si devono, indirizzare”. Ci vuole un “cambio di costume”, un “cambio culturale”. Ma la cultura cambia quando a una generazione ne subentra un’altra.
Tempi lunghi.
Lei osserva: “popoli nordici, di radicata estrazione contadina e boscaiola, da decenni non mostrano alcuna difficoltà” nell’uso delle tecnologie. I popoli nordici forse no; ma l’Italia forse sì.
Non saprei dirle se anche l’Estonia abbia una radicata estrazione contadina e boscaiola, ma posso dirle per certo che l’Estonia è il Paese più avanzato al mondo in tema digitale, e aveva persino in progetto il varo di una propria moneta digitale (la criptovaluta Estcoin – più che altro un “token”, un “gettone”), progetto, però, drasticamente bocciato della Bce. (https://it.euronews.com/2017/09/07/estonia-draghi-nessun-paese-ue-puo-varare-moneta-propria).
“Nessun commento, invece, riguardo le ipotesi Italiane sul possibile varo di una seconda valuta destinata alla circolazione interna.” (vorrei aggiungere, come semplice nota, che anche nel mio libro, citato nell’articolo pubblicato su questo sito, viene proposta l’adozione di una moneta digitale di Stato destinata alla circolazione interna).
Quindi, Sig. Luigi, è vero che alcuni popoli nordici non hanno alcuna difficoltà a utilizzare le tecnologie (e in particolare quelle digitali), ma l’Italia non rientra nel perimetro dei Paesi “nordici” cui sia lei che io forse ci riferiamo. Si può dire che in Italia la “trasformazione digitale” (intesa in termini tecnologici, organizzativi, culturali, sociali) sono ancora in una fase iniziale, per cui è difficile poter dire se gli italiani stanno incontrando difficoltà che i popoli nordici invece mostrano di non avere. Io penso, invece, che non si potrà parlare di una vera difficoltà, dal momento che la trasformazione non avverrà in maniera veloce ma progressiva, come è avvenuta con l’utilizzo diffuso dello smartphone.
Nella sua affermazione “Nella disamina del Sig. Perfetto manca però una variabile importante che, se omessa, finisce per inficiare il risultato” presumo che tale “variabile importante” possa essere la “globalizzazione” di cui lei parla poco dopo. Se è così, le dico che la globalizzazione da “soluzione” per le imprese è diventata “problema” per i lavoratori. Automazione e disintermediazione sono opportunità per la produzione e minacce per l’occupazione. Questo vale anche per la globalizzazione, come lei giustamente ha messo in evidenza in modo chiaro.
POST N. 88
18 Dicembre 2019 alle 11:32 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
LDB dimentica donne ed esodati
Sig.ra Evae, il suo nome mi trae in inganno come l’inganno attrasse l’amabile Eva: è forse questo il suo nome? Per me sarà “Eva”.
Comprendo i suoi sentimenti di collera e di sdegno. Li comprendo perché li provo anch’io, e forse in misura ancora maggiore.
Li provo quando vedo cani fedeli ai loro padroni maltrattati dai padroni stessi con fuoco e lame conficcate nelle carni scarne; quando vedo orsi deliranti per l’estrazione di bile per rendere lisce le pelli rugose di donne amate dal tempo; quando vedo scimmie deliberatamente infettate agonizzanti per testare un farmaco che le Big Pharma venderanno a tutti eccetto ai bisognosi di cure; quando vedo gattini con in testa un casco con martelletti martellanti perché i cosiddetti “scienziati” vogliono vedere fino a quando riescono a resistere; quando… mi perdoni… sig.ra Eva… se mi fermo qui. Perché proprio non ci riesco a proseguire nel lungo elenco che ancora mi rimane.
Sig.ra Eva, se è proprio lei che ha dato origine alla progenie umana, voglio che sappia che mi vergogno di appartenere al genere umano. Voglio che lei sappia che farei di tutto per liberare gli animali dalla miserevole miseria umana. Ho visto talvolta animali animati da uno spirito di abnegazione, di sacrificio, di solidarietà, di fedeltà, di amore, di umanità che mai, mai, mai, ho ritrovato in alcun essere umano.
Mai.
POST N. 87
17 Dicembre 2019 alle 13:59 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Sindacati ancora in piazza oggi 17 dicembre
I Sindacati chiedono, i Sindacati “bocciano”.
Sono richieste legittime quelle dei Sindacati, soprattutto quelle che puntano alla realizzazione dello Stato Sociale, con standard minimi di reddito, di salute, di assistenza (con particolare riguardo alle persone anziane non autosufficienti).
Il segretario generale dello Spi Cgil Ivan Pedretti fa riferimento a “errori commessi nella manovra”, come per esempio all’“errore clamoroso” di “non aver capito cosa sta succedendo nella nostra società e le conseguenze dell’invecchiamento della popolazione”.
Le richieste dei Sindacati non sono state accolte dal Governo, e per questo i Sindacati bocciano i temi della manovra di bilancio.
Il Governo “boccia”, il Governo chiede.
Sono bocciature legittime quelle che il Governo muove alle richieste dei Sindacati, soprattutto quelle che minano la sostenibilità del sistema pensionistico proprio a causa dell’invecchiamento della popolazione che tende ad assorbire risorse in quantità sempre maggiori.
Il Governo non ha commesso errori nella manovra. Non esistono scelte errate, ma soltanto scelte. Non esistono errori, ma solo deviazioni dagli obiettivi. Una scelta che si rivelerà “errata” è soltanto una scelta che non avrà prodotto i risultati attesi.
Il Governo chiede all’Europa flessibilità e la ottiene, ma non nella misura sufficiente per portare in porto tutte le cose che ci sarebbero da fare, ed è per questo che il Governo boccia le richieste dei Sindacati.
La verità è che i Sindacati e il Governo navigano con la bussola del Patto di Stabilità e di Crescita nel mare agitato del debito pubblico ma senza avere delle mappe affidabili, come dei novelli Ulisse in rotta verso il risanamento costretti a disfarsi del prezioso carico di welfare per evitare che la Barca Italia affondi nella bancarotta.
Il mare del debito pubblico è agitato perché i Sindacati e il Governo affrontano problemi nuovi (come la disoccupazione digitale) con soluzioni vecchie (interventi sul cuneo fiscale e sgravi alle imprese che assumono).
Una sola idea basterà per sedare la tempesta del debito pubblico: una “economia nuova” (la “nuova economia” – la new economy – c’è già stata agli inizi degli anni 2000).
Una sola mappa basterà per seguire la rotta giusta: dal poter andare in pensione al poter trovare lavoro, dal poter trasformare i vecchi modi di lavorare con i lavoratori nuovi nativi digitali.
Un solo orizzonte da scrutare nella plancia di comando: impedire l’evasione fiscale.
POST N. 86
16 Dicembre 2019 alle 18:09 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma Pensioni 2020, novità Baretta: libertà di scelta da 62/63 +35 di contributi
L’avesse detto uno delle Sardine, ci poteva anche stare.
A volte, quando si sta in cinque in una macchina con cinque posti, tutti infagottati in sciarpe e cappotti, si sta stretti stretti come le sardine. Può capitare, per esempio, in una macchina che sia condivisa (car sharing).
Mi domando, ma il sottosegretario all’Economia e Finanze Pier Paolo Baretta assimila forse la conduzione famigliare alla conduzione di un’automobile?
“Per chi arriva alla pensione, la valutazione è famigliare, tendenzialmente io vado via anche se la pensione è più bassa, perché la tua pensione, marito/moglie, mi compensa”, dice Baretta. Forse Baretta ha in mente qualcosa del tipo “pension sharing”? Ovvero: condividiamo le nostre pensioni famigliari e così tiriamo a campare.
Mi pare una soluzione “sciué sciué” (nota del traduttore: “alla buona”, “superficiale”).
È vero, è difficile parlare di pensioni in maniera precisa e al tempo stesso comprensibile a tutti. Sembra essere valido anche in questo caso una sorta di principio di incertezza di Heisenberg: o sei preciso ma ti fai capire poco, o ti fai capire di più ma sei meno preciso.
Va bene, Baretta, ho capito la sua lezione: per far capire occorre capire come far capire.
POST N. 85
16 Dicembre 2019 alle 13:39 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
LDB dimentica donne ed esodati (mia risposta al sig. Gianni)
Sig. Gianni, sono in molti a porsi la sua domanda. Io una mia idea sull’APE volontaria me la sono fatta (ma, per carità, non è detto che sia giusta).
Secondo me l’APE volontaria ha poche possibilità di essere rinnovata per il 2020 (ma non voglio affatto demoralizzarla, se questa è la sola opzione cha lei ha. A Natale i miracoli sono sempre possibili!).
L’APE volontaria non pesa sul bilancio dello Stato, è verissimo, ed è completamente a carico del lavoratore che dovrà sobbarcarsi l’accensione di un mutuo.
Domanda: chi sono quelli che devono “sborsare” (cioè togliere dalla borsa, sia come “cassa” che come “mercato azionario”) i soldi? Sono le banche. Non mi pare che le banche abbiano oggi una certa propensione a erogare mutui alle famiglie e prestiti alle imprese. Soprattutto se devono distribuire dividendi agli azionisti.
Le banche guadagnano prestando soldi e lucrando sugli interessi. Ma se il tasso di interesse è basso (come quello che oggi abbiamo) le banche non ci guadagnano affatto (altrettanto dicasi per le compagnie di assicurazioni che intervengono come attore comprimario in qualità di garante nella restituzione del prestito in caso di “premorienza” del lavoratore beneficiario del prestito/mutuo).
I tassi bassi sono un beneficio per lo Stato, per le famiglie e per le imprese; ma sono un maleficio per le banche e le assicurazioni.
I tassi bassi penalizzano fortemente le banche, e le penalizzazioni che subiscono vengono ribaltate sui loro clienti (attraverso l’aumento del costo di gestione dei conti correnti e servizi vari e, tra poco, anche sul denaro depositato).
In base a questi razionali, dubito davvero che le banche possano (o vogliano) erogare il prestito finanziario per sostenere l’APE volontaria.
Sig. Gianni, le soluzioni ai nostri problemi pensionistici e occupazionali ci sono. Ma, nel frattempo, credo sia meglio confidare nello Stato che ci dà poco piuttosto che nelle banche che ci tolgono tutto.
POST N. 84
16 Dicembre 2019 alle 12:47 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
LDB dimentica donne ed esodati
Spreco o strategia quella del Ministro Gualtieri?
Soldi buttati per arance sprecate al carnevale storico di Ivrea, o soldi buttati per dimostrare che non siamo proprio alla fame?
Il Ministro Roberto Gualtieri è uno storico, lo sappiamo. Saprà che durante l’assedio di Troia veniva gettato dalle mura del cibo (che pur scarseggiava) al fine di ingannare i greci, i quali, vedendo di non poter ridurre i troiani alla fame, tolsero nottetempo l’assedio lasciando come loro ricordo un apparentemente innocuo cavallo di legno. Qual è, mi domando, il cavallo di Troia che il ministro Gualtieri ha messo in manovra ai fini di “una manovra per i lavoratori e le famiglie che guarda all’equità” (parole di Gualtieri)? Sì perché se la maggioranza ha rigettato tutti gli emendamenti proposti per donne, esodati e disoccupati, non si può certo parlare di una “manovra che guarda all’equità”, a meno che questa “equità” non sia stata astutamente celata in un cavallo (o forse in un “cavillo”) nella manovra.
Il Ministro Roberto Gualtieri è uno storico, lo sappiamo già. Saprà che al carnevale storico di Ivrea si celebra la “battaglia delle arance” (non credo che il verbo “celebrare” sia appropriato. Ho abitato per quattro anni a Ivrea, a “Talponia”, ma non mi è mai piaciuto vedere la battaglia delle arance dal vivo. E nemmeno su youtube). Certamente saprà, il Ministro Gualtieri, che con la manovra ha finanziato questa “battaglia”.
Orietta Armiliato dice che non ha nulla contro i carnevali storici in quanto ama le tradizioni.
No, sig.ra Armiliato, non ci siamo!
“Con i medesimi denari si poteva soddisfare il bisogno di qualche migliaio di lavoratrici ad arrivare al 2023 come il CODS ha chiesto reiteratamente “urbi et orbi”” (parole di Armiliato).
E cosa ha fatto lei, sig.ra Armiliato? Ha ceduto le armi? Ha smesso di lottare? Quando si lotta, sig.ra Armiliato, si lotta per vincere, perché quando si perde, si perde per sempre.
Lei, sig.ra Armiliato, ha lasciato che la sua “battaglia delle lavoratrici” venisse surclassata da una “battaglia delle arance”, e questo perché l’amore e il rispetto delle tradizioni possono più dell’amore e il rispetto per la donna?
Perdoni, sig.ra Armiliato, la mia foga immotivata e ingiustificata. In fondo, è lei che ha lottato e lotta ancora, non io. Invero, è chi lotta e non cessa di lottare che ha possibilità di vincere (“never give up” è il motto che applico a me stesso). Chi non lotta ha perso già.
Già, la battaglia delle arance a Ivrea! Mi auguro che non si debba parlare in un futuro prossimo venturo anche della “battaglia delle sardine” a Bologna!
POST N. 83
16 Dicembre 2019 alle 9:47 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma Pensioni 2020, le parole di Treu sul Cnel
Dodicesimo comandamento: “Non pregiudicare il futuro previdenziale dei giovani” (l’undicesimo è “ama il prossimo tuo come te stesso”, e i primi dieci li conosciamo anche).
La cosa interessante è che il dodicesimo comandamento del Cnel lo si ritrova nel suo “Rapporto sul mercato del lavoro”: abbiamo un legame lavoro-previdenza.
Ma cosa o chi mai potrebbe pregiudicare il futuro previdenziale dei giovani? L’uscita anticipata dal lavoro dei loro padri?
Conosciamo benissimo ciò che disse la Greta in lacrime all’ONU “Avete rubato la mia infanzia”. È questo che pensiamo i giovani possano dire ai loro padri, che possano dire “Avete rubato la nostra pensione”?
Non fermiamoci alle prime parole della Greta in lacrime, la cui frase più completa è stata “Avete rubato la mia infanzia con le vostre parole vuote” (chissà chi gliela avrà suggerita…).
Come tanti “gretini” (spero che Massimo Gramellini non mi citi in tribunale per avergli rubato la parola) i nostri giovani non si rivolgono ai loro padri fisiologici, ma ai padri “sociali” delle varie Riforme pensioni e lavoro, è a loro che lanciano il monito: “Avete rubato le nostre pensioni con le vostre parole vuote”.
“È un tema di grande rilievo per il nostro futuro, su cui si stanno interrogando parti sociali e governo” (parole di Treu).
“Il Cnel vuole contribuire alla ricerca di soluzioni sostenibili dal punto di vista non solo finanziario ma anche sociale” (parole di Treu).
“A tal fine ha costituito un apposito gruppo di lavoro che affronterà tali nodi strutturali sentendo le opinioni dei vari stakeholder, parti sociali, istituzioni pubbliche ed esperti” (parole di Treu).
Parole di Treu senza rilievo.
Parole di Treu senza soluzioni.
Parole di Treu senza futuro.
PAROLE VUOTE.
POST N. 82
13 Dicembre 2019 alle 16:26 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Confronto Fornero-Tridico su quota 41 e quota 100 (mia risposta al sig. Salvatore)
Sig. Salvatore, le sue parole sugli ultimi avvenimenti in Francia mi hanno riportato alla mente la frase di un personaggio di un film che ora è ampiamente diffusa sul web: “Non sono i popoli a dover temere i propri governi, ma i governi a temere i propri popoli”. Da noi c’è una certa acquiescenza, remissività nei confronti dei nostri governanti, politici, rappresentanti. Ci sentiamo “presi in giro”, illusi, per finire poi con l’esser delusi. E di chi è la colpa di tutto ciò? Anche qui quel personaggio del film suggerisce come arrivare a scoprire il “colpevole”: “non c’è che da guardarsi allo specchio”.
POST N. 81
13 Dicembre 2019 alle 12:49 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
il commento di Nannicini alla LDB(mia risposta alla sig.ra Aurora)
Sig. Aurora, l’insieme degli interventi che lei propone è quello fondamentale, quello che è a fondamento per la risoluzione del PROBLEMA ITALIANO: lotta all’evasione fiscale, eliminazione Enti inutili, parlare di pensioni. Ma mi permetta una deviazione dal suo pensiero finale “Alla fine forse si potrà parlare di pensioni”. Non “alla fine”, e né “forse”. I tre interventi da lei proposti, anche se elencati in sequenza, vanno tuttavia attuati in parallelo.
Le pensioni non possono attendere.
POST N. 80
13 Dicembre 2019 alle 10:42 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Confronto Fornero-Tridico su quota 41 e quota 100 (mia risposta al sig. Giuseppe)
Sig. Giuseppe, anch’io trovo mature le sue riflessioni. Quando la Redazione segnala in basso a destra del proprio sito l’elenco dei lettori che hanno contribuito con un commento, il suo nome è il primo sul quale io clicco sopra.
La fiducia che lei nutre nelle mie capacità di rappresentare le istanze dei lavoratori in un confronto con le “teorie dei Benestanti” potrebbe anche essere ben riposta (sebbene ci siano già i Sindacati per questo), ma tali mie capacità andrebbero messe alla prova dei fatti (ancor prima di affrontare un contraddittorio).
Ma qui il gioco si fa davvero grande. Ci sono le istanze dei pensionati, quelle dei lavoratori e quelle dei giovani da portare avanti, e vanno portate avanti tutte insieme. È necessario affrontare tutte insieme, e non separatamente, la Riforma Pensioni, la Riforma del Lavoro e il Ricambio Generazionale. Riesco, sig. Giuseppe, a trasmetterle la portata delle azioni da mettere in campo? Ancorché esistesse un’idea unificatrice in grado di trovare soluzioni a tutte e tre le tematiche, chi mai potrà avere la capacità e, soprattutto, la forza di realizzare quella idea unificatrice?
Non basta avere idee che funzionino. Occorre che queste idee trovino anche chi le faccia funzionare. E qui entrano in gioco anche gli esperti di comunicazione, gli “spin doctor”, sapienti cultori di un linguaggio capace di arrivare al cuore di tutti con quella carica emotiva in grado di trasformare le parole in prospettive.
I gladiatori della Roma Antica si formavano nell’arena di Capua (mia città di origine) prima di misurarsi nel Colosseo. E lei vorrebbe, sig. Giuseppe, che io scendessi nel colosseo di Giletti senza avere un’adeguata preparazione a sostenere un contraddittorio? In questo, devo riconoscere, le Sardine hanno forse più coraggio di me nel presentarsi in TV; quel coraggio che nasce dal non aver timore di difendere un’idea che non hanno. La mia idea, invece, non richiede che io sia coraggioso, non mi richiede di presentarmi in TV. La mia idea sa ben difendersi da sé.
Vedremo, sig. Giuseppe. Vedremo.
POST N. 79
12 Dicembre 2019 alle 12:02 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Confronto Fornero-Tridico su quota 41 e quota 100
La prof.ssa Fornero ci riporta che, durante un convegno sulle pensioni, una sua collega svedese le ha ricordato che la vita lavorativa degli italiani è 32 anni, quella di uno svedese è quasi 43.
In molti campi si fa spesso riferimento alle cosiddette “best practice”, che sono delle “pratiche” (prassi), dei modi di operare, processi e procedure che in base all’esperienza di molti permettono di ottenere i migliori risultati per il conseguimento di determinati obiettivi.
Anche io nel mio settore faccio riferimento alle best practice.
Mi capita spesso di affrontare i problemi delle aziende in campo informatico. Ho smesso di proporre alle aziende l’applicazione delle best practice.
Mi sono reso conto che prima di utilizzare le “best” (migliori) pratiche è bene usare le “good” (buone) pratiche, che sotto il profilo tecnologico e organizzativo richiedono un minore impegno di risorse. Ma ho dovuto, in alcuni casi, rinunciare a proporre anche le good practice. Prima di poter utilizzare una good practice occorre codificare una “practice”. In alcune aziende le attività gestionali (come la gestione delle modifiche ai programmi o la gestione degli incidenti) vengono svolte in base alla propria esperienza personale, senza seguire una procedura codificata o un protocollo formalizzato che potrebbe porre al riparo da eventuali errori.
Le aziende sono diverse tra loro per la dimensione, per le tecnologie utilizzate, per l’organizzazione dei processi, per le procedure seguite, per le risorse impiegate, per le conoscenze acquisite. Ci sono aziende che possono utilizzare le best practice, quelle che possono utilizzare le good practice, quelle che devono ancora codificare una practice. Ciò che un’azienda può fare non è detto che lo possa fare anche un’altra azienda con caratteristiche differenti, pur operando nello stesso settore di business.
Come per le aziende così per le nazioni: ogni nazione è differente dall’altra. l’Italia è differente dalla Svezia. Forse la Svezia ha delle best practice che permettono ai suoi cittadini di lavorare 43 anni senza problemi, perché ha un’assistenza sanitaria con standard elevati, un sistema sociale equo, un tasso di disoccupazione del 6,6%, un debito pubblico del 38,8%. L’Italia, invece, ha un’assistenza sanitaria con standard inferiori (per le lunghe code di attesa la paghiamo due volte: allo Stato e al privato), un sistema sociale non proprio equo, un tasso di disoccupazione del 10,5%, un debito pubblico del 136%.
Prof.ssa Fornero, prima di andare a vedere le best practice svedesi che permettono all’uomo di lavorare 43 anni, occorre costruire una buona “good practice” italiana che permetta all’uomo di poter lavorare almeno 32 anni.
POST N. 78
11 Dicembre 2019 alle 11:08 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Confindustria: Bonometti contro quota 100
Marco Bonometti, presidente di Confindustria Lombardia, commette due errori di valutazione.
1) Non si possono confrontare le nazioni tra loro: i popoli sono tra loro differenti per valori (morale), per comportamenti (etica), per cultura (conoscenze e saper fare – know how), per storia (Rinascimenti e Risorgimenti). L’Italia non è l’America, l’Italia non è la Cina. L’Italia potrà guardare all’America, potrà guardare alla Cina, ma potrà imparare a stare in piedi solo osservando i propri ponti che crollano.
2) Quota 100 non è una misura assistenziale, e le risorse che ha assorbito non sono andate sprecate. Quota 100 è una misura previdenziale, e le risorse che ha assorbito sono andate a chi non potrà sprecarle.
POST N. 77
11 Dicembre 2019 alle 9:26 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Quota 92 o Ddl 857 dal 2022? (mi risposta al sig. Giuseppe)
Sig. Giuseppe, dubito che mai vedrò fiumane umane straripare per strade e piazze italiane a difendere ciò per cui valga la pena di lottare. C’è nell’aria una forma di rassegnata accettazione che rende impotente qualsiasi forma di azione di riscatto.
Ciò che vedo sono pensionati in fila come operai stanchi, operai delusi come giovani illusi, giovani in fila come pensionati. E dopo il lavoro l’operaio corre a casa a illudere per poche ore giovani illusi, e il pensionato s’appresta ad andare in posta a prelevare ciò che non gli basterà fino a domani. Perché il domani è un giorno lungo per chi il suo lavoro l’ha già lasciato, o per chi lavora senza sosta, o per chi il lavoro non l’ha ancora trovato. O per chi il lavoro l’ha già perduto.
POST N. 76
7 Dicembre 2019 alle 15:33 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Di Michele (Inps) su quota 100 (mio commento a me stesso)
Vorrei aggiungere un commento al mio commento.
Devo dire che mi ha fatto molto riflettere la seguente affermazione della Direttrice Generale dell’INPS: “…perchè la libertà non ha prezzo”.
Ho provato a vedere la libertà di cui parla la Direttrice da un’altra angolatura, da quella di chi aspira alla tanto agognata pensione, e sono giunto alla stessa conclusione della Direttrice ma con un’aggiunta: “… perché la libertà non ha prezzo che si possa pagare”.
Il prezzo è un concetto tipicamente economico, e si forma quando la domanda e l’offerta di un bene si incontrano. Il “bene” nel nostro caso è la pensione. Il lavoratore è disponibile a “pagare” 41 anni di contributi per avere questo “bene”, mentre lo Stato chiede di “pagare” 43 anni di contributi per dare questo “bene”. Lo Stato agisce in questo caso in regime di monopolio e quindi non si può fare altro che “pagare” 43 anni di contributi per avere il “bene” pensione.
La moneta da mezzo di scambio è divenuta merce di scambio, e come tale ha acquisito un prezzo (il tasso di interesse). Pure la libertà da “mezzo di sviluppo” (Amartya Sen) è divenuta merce di scambio, e come tale ha acquisito anch’essa un prezzo (gli anni di contribuzione).
E allora, cara Direttrice, è proprio come lei dice: “…perchè la libertà non ha prezzo”. Per chi non se la può comprare (con 41 anni di contributi).
POST N. 75
6 Dicembre 2019 alle 17:48 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Di Michele (Inps) su quota 100
La Direttrice Generale dell’INPS Gabriella Di Michele ha toccato punti interessanti. Ne commento due.
A) “Devo distinguere la direttrice generale dalla lavoratrice Di Michele. Da lavoratrice sono totalmente d’accordo con quota 100, io probabilmente ne usufruirò perchè credo che con quasi 42 anni di servizio c’è un’altra vita da godere” (parole di Gabriella Di Michele).
Quando il mio interlocutore apre con un distinguo, con una precisazione, mi aspetto che stia per dirmi qualcosa che potrebbe farmi piacere, ma solo per poi poter ridimensionare ciò che mi ha detto.
Infatti, quel “qualcosa che potrebbe farmi piacere” che la lavoratrice Di Michele esprime è l’essere “totalmente d’accordo con quota 100”.
Noto, però, anche una imminente discordanza di opinioni quando la lavoratrice Di Michele afferma che “con quasi 42 anni di servizio c’è un’altra vita da godere”. So di gente, per esempio, che dopo 41 anni di lavoro iniziato da precoce, dopo aver speso la vita pressoché intera tra lavoro, casa e famiglia ha soltanto una vita residuale da godere, non “un’altra vita” da godere.
B) “Il vero problema per il sistema Paese è creare dei sistemi che facilitino l’uscita flessibile anche con delle penalizzazioni attuariali, perchè la libertà non ha prezzo” (parole di Gabriella Di Michele).
Presumo che qui stia parlando la direttrice dell’INPS, perché fa riferimento al “sistema Paese”. La direttrice parla di “sistemi che facilitino l’uscita flessibile” (parla cioè di quel qualcosa che mi ha fatto piacere al punto A). Ma poi aggiunge “anche con delle penalizzazioni attuariali” (ecco il ridimensionamento di cui parlavo al punto A).
Per la verità, la flessibilità e le penalizzazioni cui accenna la Direttrice Generale INPS sono come la carota e il bastone: talvolta può anche servire somministrarle al lavoratore, ma non contemporaneamente!
“La libertà non ha prezzo”. Proprio vero. Per chi non se la può comprare.
POST N. 74
6 Dicembre 2019 alle 10:46 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Cuppi a Tridico: ’41 anni di lavoro usuranti per tutti’ (mia risposta al sig. Giuseppe)
Sig. Giuseppe, le sue parole mi lusingano.
Forse ricorderà la trasmissione televisiva “Tribuna Politica” di Jader Jacobelli dove il politico di turno esponeva le proprie argomentazioni in maniera composta senza interruzioni a gamba tesa da parte di altri politici seduti allo stesso tavolo. Oggi ci sono trasmissioni televisive come “Otto e mezzo” di Dietlinde Gruber (detta Lilli) dove il “personaggio” di turno si cimenta a difendere se stesso più che la propria idea in maniera animata con interruzioni a gamba tesa da parte di altri personaggi seduti in video da una locazione remota.
Vede, sig. Giuseppe, in “Tribuna Politica” potrei anche riuscire ad esporre il mio pensiero; ma ad “Otto e mezzo” verrei letteralmente massacrato. Nella televisione di oggi non c’è spazio per i pensieri lenti e profondi, ma per quelli veloci e superficiali.
Sig. Giuseppe, io non sono un veliero che sfreccia veloce sulla superficie d’un mare di parole; sono un sommergibile che esplora il profondo dell’animo umano per dare al silenzio le parole non dette.
Non sono un centometrista della parola che scatta veloce e vince dopo pochi secondi dalla prima parola; sono un maratoneta della parola che procede a passo moderato sapendo che si vince all’ultimo giro di parola.
Ai giorni nostri c’è bisogno di velieri e di sommergibili, di centometristi e di maratoneti. L’importante è sapere quale sia il proprio ruolo nella società in cui viviamo. Il ruolo che a me si adatta lo conosco molto bene. Lo conosco perché, in fondo a me stesso, conosco chi sono.
POST N. 73
5 Dicembre 2019 alle 15:42 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Cuppi a Tridico: ’41 anni di lavoro usuranti per tutti’
Il Sig. Cuppi parla per esperienza vissuta, e quindi sa quello che dice, a differenza di altre persone che parlano senza aver avuto esperienza di ciò dicono.
Vorrei soffermarmi sulla frase del sig. Cuppi in cui egli afferma che il compito di decidere spetta alla politica, mentre al Presidente dell’INPS spetta il compito di fornire alla politica informazioni tecniche (come “studi e proiezioni di pese reali e future” cui il sig. Cuppi accenna). Su tali informazioni si baseranno poi le decisioni politiche. L’osservazione del sig. Cuppi è valida: le decisioni spettano alla politica (per esempio, al Governo).
Anch’io, come tecnico, presento studi e proiezioni al management di un’azienda cui spetterà poi il compito di prendere una certa decisione. Spesso mi sento dire: “Lei, come risolverebbe il problema?”. Il management ha necessità di verificare se quanto ha in mente di realizzare viene supportato dai dati (e qui è autosufficiente); ma al tempo stesso ha la necessità di sapere se con “quei dati” è possibile costruire un “percorso” che permetterà di arrivare al “fine” desiderato (e qui viene chiesto un “parere” al tecnico). Alla fine, quello che accade è questo: 1) presento la fotografia della situazione attuale; 2) presento i punti di criticità; 3) presento “suggerimenti” per rimuovere i punti di criticità per arrivare allo scopo desiderato. Il management analizzerà il piano e lo attuerà (spesso con qualche variazione) in modo che risulti compatibile con la capacità di spessa (budget) dell’azienda.
Mi si perdoni per questa mia divagazione personale, ma il mio intento era quello di mettere in evidenza che l’approccio a “problemi e soluzioni” è lo stesso sia che riguardi l’azienda sia che riguardi lo Stato. Per lo Stato l’analisi di “problemi e soluzioni” e di “costi e benefici” è certamente più complicata e più complessa.
Tornando al Presidente dell’INPS, io penso che Tridico abbia chiaro in mente quale sia il suo perimetro di interventi, e che stia ben in guardia dal non sconfinare in ambiti che “non sono di sua competenza”. Io penso che le segnalazioni di Tridico vadano accolte come “suggerimenti” e non come “decisioni” (e questo Tridico come tecnico lo riconoscerà), perché le decisioni, come il sig. Cuppi correttamente afferma, spettano solo e soltanto alla politica.
POST N. 72
5 Dicembre 2019 alle 9:53 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Quota 100: scontro Renzi – Durigon (mia risposta al sig. Giuseppe)
Sig. Giuseppe, lei osserva che se ci sembra giusto mandare in pensione lavoratori con 38 anni di contributi e non quelli con 42 allora siamo messi proprio male. La sua osservazione è sottilmente insidiosa, perché lascerebbe intendere che i potenziali beneficiari di Quota 100, per il fatto stesso di aderirvi, riterrebbero “giusto” mandare in pensione i lavoratori con 38 anni di contributi e non quelli con 42, e perciò saremmo “messi proprio male”. Ma io so che lei sa (e lei sa che io so) che nessuno dei Quota 100 riterrebbe “giusto” ciò; al contrario, riterrebbe “giusto”, invece, mandare in pensione prima i lavoratori con 41 anni di contributi e poi quelli con 38 (come è facile essere “giusti” con la Quota 41 quando si ha già in tasca la Quota 100! osserverà lei. Le do pienamente ragione).
“Tutti pensano al proprio portafoglio” (dice lei), e certamente tra questi “tutti” includo me stesso. Non saprei dirle in quale posizione questo pensiero sia presente nella mia lista di priorità, ma certamente è tra i primi posti, scambiandosi di posto di volta in volta con altre priorità – “pensare anche agli altri”, “sostenere una causa giusta” – a seconda delle circostanze.
“Quota 100 accontenta una piccola parte di lavoratori” (dice ancora lei), ed è vero. Ogni scelta comporta una inclusione ma, al tempo stesso, una esclusione. Per evitare l’esclusione potremmo non scegliere (qualcosa del tipo: “se non possiamo avere Quota 41 allora, per il rispetto del principio di equità, è giusto non avere nemmeno Quota 100”). Va bene, ipotizziamo di non scegliere Quota 100. Ma anche “scegliere di non scegliere” è una scelta, e come tale comporta una esclusione, anzi, nel nostro caso comporterebbe una doppia esclusione: oltre ad escludere Quota 41 escluderemmo anche quel “poco di buono” (nel senso positivo, naturalmente) che potremmo avere con Quota 100.
Vede, sig. Giuseppe, possiamo pensare male dei nostri politici quanto vogliamo, eppure, per essere lì al posto in cui sono, qualche buona qualità dovranno pure avercela. Mi domando solo quale possa essere.
POST N. 71
4 Dicembre 2019 alle 17:53 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Quota 100: scontro Renzi – Durigon (mia risposta al sig. Giovanni)
Sig. Giovanni, le confesso una cosa. Non sono mai stato dirigente, né ho avuto mai l’aspirazione ad esserlo. Come quadro aziendale ho però lavorato con molti dirigenti, e devo dirle che non sempre il loro lavoro è così leggero come raccontano le leggende metropolitane.
Prenda i commerciali, per esempio (i “Sales Manager”, gli “Account Manager”). Molti di loro sono dirigenti, ed hanno diversi benefit (l’auto aziendale, il mercedes per esempio). Ma, se non portano a casa l’ordine, se “non fanno il budget”, corrono il rischio di essere licenziati. Se perdono il lavoro, per reinserirsi sul mercato, a volte devono scendere a compromessi, accettare, per esempio, un lavoro da quadro (essi vivono questa esperienza come una sorta di “demansionamento”, che dal punto di vista emotivo potrebbe influire negativamente sulla propria autostima). Altri dirigenti, invece, hanno compiti più gravosi: stendere la lista di chi è dentro e di chi è fuori, di chi resterà al lavoro e di chi andrà in cassa integrazione, perché il Direttore Finanziario dell’azienda (il CFO – Chief Financial Officer – colui che gestisce la strategia finanziaria dell’azienda), calcoli alla mano, è giunto alla matematica conclusione che la riduzione dei ricavi comporta un’equivalente riduzione dei costi e quindi del personale. Quei dirigenti che dovranno stendere la “Lista di Schindler al contrario” si imbottiscono di ansiolitici, perché, in fondo in fondo, non se la sentono proprio di fare il lavoro odioso che sono costretti a fare. E spesso devono mandar giù molti bocconi amari.
Io penso, sig. Giovanni, che il lavoro, se per i dipendenti può arrivare ad essere privo di soddisfazioni, per i dirigenti può arrivare ad essere ricco di insoddisfazioni. Insomma, sembra proprio che la qualità del lavoro non dipenda dal ruolo che si svolge (da dipendente, o da dirigente). Ma da come lo si svolge (bene, o male).
POST N. 70
4 Dicembre 2019 alle 22:33 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Quota 100: scontro Renzi – Durigon (mia risposta al sig. Giuseppe)
Sig Giuseppe, seguo i suoi commenti e trovo una certa convergenza tra il mio e il suo pensiero. Una di queste “convergenze” è su quanto lei ha espresso nel suo commento del 27 Novembre 2019 alle 16:46 relativamente all’articolo a firma di Stefano Rodinò nel quale Gualtieri parla di Quota 100 a DiMartedì su La7. Proprio in quella occasione ho avuto modo di concordare con lei, attraverso la mia risposta al suo commento, quanto da lei esposto e che qui riporto: “molti lavoratori pur stando dentro Q 100 preferiscono continuare a lavorare per accedervi 2/3 anni dopo, e questo per fruire di un montante più alto.” Questa è la vera verità del perché non c’è stata (finora) domanda elevata di Quota 100 (lo posso affermare in prima persona perché è esattamente la mia posizione). Ma sarei pronto a giocarmi la testa di Renzi che ci sarebbe una impennata della domanda di pensione Quota 100 qualora, ammesso e non concesso (cioè per ipotesi assurda), non dovessero confermare Quota 100 per il 2020 (io inoltrerei subito la domanda di pensione: in questo caso sì che mi darei una mossa, come mi consiglia di fare lei. Ma mi mantengo a prudente distanza dalle redazioni: non sono la mia arena, anche se mi comporto da “leone da tastiera”).
POST N. 69
4 Dicembre 2019 alle 15:15 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Quota 100: scontro Renzi – Durigon (mia risposta al sig. Emanuele)
Sig. Emanuele, se me lo consente, potrei risponderle io alla sua domanda, e in modo positivo.
In settembre 2019 il Patronato mi disse che, presentando la domanda di pensione Quota 100 entro il 31/12/2019, anche se Quota 100 non dovesse essere confermata nel 2020, avrò comunque diritto di andare in pensione, in quanto la legge Finanziaria entrerà in vigore a partire dall’1/1/2020.
Ad ogni modo, sono più che confidente che Quota 100 rimarrà così com’é fino a scadenza naturale programmata per il 31/12/2021. C’è già la copertura finanziaria per i prossimi due anni (non trasferibile su altre voci di spesa); c’è la riconferma da parte di Conte e di Gualtieri (per evitare la perdita di credibilità dello Stato nei confronti dei cittadini ed eventuali nuovi altri esodati che hanno già concordato con le loro aziende l’uscita nel 2020 e, forse, nel 2021); c’è il sostegno risoluto di Di Maio (sempre più pressato dall’esigenza di non perdere consensi); c’è la necessità operativa da parte delle Istituzioni di verificare come funziona Quota 100 nel corso di questi tre anni per vedere come impostare una Nuova Riforma Pensioni che sostituirà la Riforma Fornero.
POST N. 68
3 Dicembre 2019 alle 15:31 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Quota 100: scontro Renzi – Durigon
Sostiene il Senatore Matteo Renzi che Quota 100:
1) non è servita affatto ad abolire la Fornero
2) è servita a comprare consenso
3) è un flop, è servita solo a 150.000 persone
4) è costata 20 miliardi di euro (per comprare consenso)
Al Senatore Matteo Renzi rispondo limitandomi a due soli punti, perché non gioco con i dati:
1) è vero. Quota 100 non ha abolito la Fornero
2) è vero. Quota 100 è servita a raccogliere consenso
A) Rispetto al pilastro della Riforma Fornero, Quota 100 è una base. È una base su cui costruire un nuovo Pilastro (in linea con l’esigenza del tanto auspicato “ricambio generazionale”), che sostituisca il vecchio pilastro della Riforma Fornero (ritenuta necessaria per superare la crisi economica del 2011, ma oggi non funzionale per l’attuazione del ricambio generazionale).
B) Il politico è alla costante ricerca del consenso, questa è una cosa nota a tutti, anche al Senatore Renzi. Che sia stato un compenso “comprato”… mi sembra fuori luogo il termine “comprato”. Preferisco il termine “raccolto”.
Sostiene l’Onorevole Claudio Durigon che:
5) Quota 100 non è affatto un flop
6) Quota 100 è una possibilità concreta di pensionamento anticipato
7) I dati Istat sono la migliore risposta ai detrattori di Quota 100
8) In un periodo di recessione dell’economia italiana in un anno 217 mila assunzioni in più
Anche all’Onorevole Durigon rispondo limitandomi a due soli punti, perché, anche con lui, non gioco con i dati:
5) è vero. Quota 100 non è affatto un flop
6) è vero. Quota 100 è una possibilità concreta di pensionamento anticipato
C) Rispetto alle uscite stimate dal Governo, il numero di lavoratori che hanno chiesto il pensionamento con Quota 100 è stato inferiore. Ma questo non vuol dire che sia stato un flop. Vuol dire che i lavoratori hanno scelto di stare un po’ di più al lavoro per aumentare il montante contributivo, con la certezza di poter andare in pensione in qualsiasi momento lo desiderino. È questo, io credo, il vero punto forza di Quota 100: la CERTEZZA di poter andare in pensione in qualsiasi momento.
D) Quota 100 è senz’altro un’opzione in più che si aggiunge alle altre misure di pensione anticipata. Perciò, Quota 100 aggiunge, non toglie.
Per rispondere alla domanda di Erica Venditti “con quali dei due vi trovate maggiormente in sintonia di pensiero?” la mia risposta è la seguente: con Claudio Durigon (ma, forse, la mia risposta era scontata).
POST N. 67
3 Dicembre 2019 alle 12:19 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
I sindacati: ‘Uscire dalle incertezze’
Caro segretario confederale della Cgil Nino Baseotto, lei vuole risposte. Non è ancora giunto il tempo per passare dalle parole ai fatti? Lei dice che “nella piattaforma dei sindacati ci sono alcune proposte per agire senza attingere al bilancio dello Stato, almeno in una prima battuta”. Questo che lei dice attira tutta la mia attenzione. Mi piacerebbe conoscere le proposte alle quali lei accenna. Sono forse basate sul bisogno di “politica fiscale che torni ad essere basata sulla progressività, che colpisca senza pietà gli evasori, che sia un grimaldello per redistribuire una parte della ricchezza di questo Paese”? Mi trova d’accordo su questa proposta. Ma devo dirle che mi delude un pochettino. Non mi fornisce gli elementi per capire come intende realizzare una politica fiscale che “colpisca senza pietà gli evasori”. Forse a questo deve pensarci il Governo? Beh, lo sappiamo già, il Governo ha già pensato a come colpire senza pietà gli evasori! Non trova forse sufficienti le misure antievasione da realizzare tramite la fatturazione elettronica e l’utilizzo incentivato della moneta elettronica? Proprio no? (detto tra noi: nemmeno io trovo sufficienti tali misure).
Caro segretario generale della Cgil Maurizio Landini, lei vuole certezze. Esistono due sole certezze: la madre e la morte. Vediamo, lei dice: “La Cgil torna a sollecitare l’apertura di un tavolo di confronto con il Governo per uscire dalla situazione di incertezza dato che ogni anno cambia qualcosa”. Caro Landini, non solo la vita è fatta di incertezze e quindi con l’incertezza bisogna conviverci, ma è vero anche che il cambiamento è la sola costante. Cambiamento e incertezza sono strettamente legate: ogni cambiamento introduce delle incertezze (per questo temiamo il cambiamento) e ogni incertezza può generare un cambiamento (“proviamo a fare così…”). Caro Landini, dobbiamo convivere con cambiamento e incertezza, perché sono parti integranti della vita.
E allora, possiamo terminare così? Aver criticato Baseotto e Landini, senza nemmeno tentare di accennare a una pur minima ipotesi alternativa a quella proposta dai due sindacalisti? Sì… direi di sì. Direi proprio che possiamo terminare così. Null’altro da aggiungere.
POST N. 66
2 Dicembre 2019 alle 15:09 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Spunta l’opzione contributiva oltre quota 41
La proposta pensionistica di Emilio (“opzione contributiva”) è concreta: è già operativa nella forma di “opzione donna” e sarebbe sufficiente estenderla al resto della popolazione avente requisiti 35 anni di contributi e 58 anni di età. Inoltre, l’adozione del sistema contributivo è già previsto a regime per i nati dopo il 1996. La proposta si basa sul principio che è giusto “restituire l’intero montante accumulato” al lavoratore.
La proposta pensionistica di Salvatore (“Quota 41 liscia”) è altrettanto concreta: il solo requisito da onorare è quello di avere 41 anni di contributi. La proposta si basa sul principio della “semplicità di applicazione”.
Le proposte sono entrambe valide.
Ancor prima di valutare il carattere di “equità” della proposta da scegliere, occorrerà valutare il grado di “sostenibilità” della proposta, dal momento che una proposta per quanto equa possa essere, se non è sostenibile dal punto finanziario, non potrà essere attuata.
A parità di sostenibilità finanziaria, tra le due proposte ritengo “più equa” (in termini di “pari opportunità” tra uomini e donne) la “opzione contributiva”, perché è applicabile a una platea più vasta di lavoratori e lavoratrici (minori anni di contribuzione: 35 contro 41).
Se non vi è parità di sostenibilità finanziaria, va scelta la proposta finanziariamente meno costosa (per poter procedere nell’argomentazione, ipotizziamo che sia stato individuato il sistema efficace per garantire fondi necessari a finanziare la proposta – per esempio, recuperando risorse dall’evasione fiscale attraverso meccanismi che impediscano, di fatto, di poter evadere).
Una volta scelta la proposta da attuare, occorrerà verificare il suo grado di efficacia nel corso di 5 anni (una durata temporale che risulta compatibile con i veloci mutamenti che investono una nazione in termini politici, finanziari, demografici).
Al termine della verifica quinquennale (il termine “verifica” in tal caso si tradurrà in una vera e propria “sperimentazione” – proprio come oggi avviene per “Quota 100”) si applicheranno i correttivi necessari, oppure si procederà alla revisione della proposta adottata.
Occorre osservare che la Riforma Pensionistica andrà necessariamente raccordata con la Riforma del Lavoro (pensione e lavoro sono legati strettamente tra loro). La spina dorsale che comporrà qualsiasi Riforma Pensionistica sarà costituita dal “sistema contributivo”. Andrà quindi individuato il modo per garantire che i contributi versati permettano al futuro pensionato di mantenere lo stesso tenore di vita tenuto durante la sua vita lavorativa, la quale sarà soggetta a intermittenze contributive e ad appiattimenti salariali a causa dell’automazione e della disintermediazione spinte a livelli sempre più avanzati (uno dei modi per garantire stabilità contributiva potrebbe essere, per esempio, l’istituzione di una “imposta sul reddito prodotto dai robot” da riversare in una “cassa contributi” con cui finanziare le pensioni).
POST N. 65
1 Dicembre 2019 alle 12:11 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Tridico torna su quota 41 e quota 100
Tridico: “Ci sono lavori diversi. Ci sono persone che possono uscire più tardi e altre prima. Tutto il sistema dovrebbe girare attorno al sistema dei coefficienti di gravosità”. Intenzioni forti, azioni deboli (“dovrebbe”?),
Salvini: “Il nostro obiettivo è non solo tenere ‘quota 100’ ma arrivare a ‘quota 41’”. Strategia corretta, tattica sbagliata (far cadere Governo Conte).
Del Rio: “quota 100 è un diritto acquisito da delle persone. Si deve ragionare sugli scaloni successivi per evitare che qualcuno abbia diritto ad andare in pensione tre anni prima di un altro avendo lavorato qualche giorno in più”. Diritto acquisito, rovescio perduto “(evitare che qualcuno abbia diritto ad andare in pensione tre anni prima…?”).
POST N. 64
30 Novembre 2019 alle 23:52 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
La ricetta della Uil per una riforma equa (mia risposta al commento di Gian su quanto riportato al seguente link:
MEDICE, CURA TE IPSUM! (Luca 4,23).
Medici, alla pari di preti e avvocati. Categorie di lavoratori che mai dovranno temere di rimanere disoccupati, fino a che l’uomo rimarrà su questa terra.
Medici, che insensibilmente infilano nelle insensibili braccia di mio padre aghi per debellare un male che la gente pudicamente chiama “un cattivo male” e che invece si chiama semplicemente: CANCRO.
Medici, di cui mio padre, per niente guerriero ma che la guerra ha conosciuto e la deportazione pure nei campi di concentramento di Muenster, per amor di pietà supplichevolmente mi parlava: “Claudio, se non ci fossimo noi malati, i medici sarebbero tutti disoccupati”.
Medici, che antepongono la legge della Chiesa inculcata nelle loro coscienze individuali alla LEGGE DELLO STATO dettata dalla coscienza collettiva.
Medici, che dicono che la pensione “può nuocere gravemente alla salute” come se la pensione fosse fumo assolutamente da evitare.
Medici, che dicono che la pensione Quota 100 “non fa solo male alla salute, fa male alla società” e quindi mi fanno pensare disponibili a rilasciare certificati di validità al lavoro anche ad invalidi che in silenzio si trascinano come dei condannati a morte.
MEDICE, AMEN DICO TIBI:
CURA TE IPSUM! (Luca 4,23).
POST N. 63
30 Novembre 2019 alle 19:36 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Durigon sui dati OCSE
Negli anni Sessanta andavano molto in voga delle confezioni di formaggini contenenti figurine che mostravano immagini diverse in base a come le muovevi.
I dati statistici sono forse come quelle figurine? Puoi vedere differenti immagini della stessa realtà in base a come muovi i dati?
La statistica è una disciplina seria. Non è una scienza empirica, non si avvale di esperimenti, ma fornisce alle scienze (empiriche e non) i metodi per analizzare i fenomeni. Ma attenzione!
Attenzione a quali dati sono in INPUT. Nel mio campo, tutti gli informatici conoscono il motto inglese “Garbage in, garbage out” (tradotto elegantemente: “dati errati in input al computer, risultato errato in output da parte del computer”).
L’OCSE mischia previdenza e assistenza? Mi sorprende che siano così sbadatamente sbadati. Lo fanno di proposito per raggiungere un recondito fine? Non si può fare il processo alle intenzioni.
L’OCSE ancora una volta confonde il sistema previdenziale italiano, tra assistenza e previdenza (come sostiene l’onorevole Claudio Durigon, sottosegretario al Ministero del Lavoro nel Governo precedente che ha varato Quota 100)? Mi sorprende che ci sia uno scollamento così profondo tra OCSE e ISTAT. Durigon vuole perorare la propria causa (Cicero pro domo sua)? Anche in questo caso non si può fare il processo alle intenzioni.
Forse la mia metafora delle figurine non si applica tanto bene a questo caso: “stessi dati, differenti risultati”.
Forse, a questo caso (quello dell’OCSE, intendo) si applica meglio la proverbiale saggezza dettata dall’esperienza degli informatici che elaborano i dati forniti loro dall’OCSE: “Garbage in, garbage out”.
POST N. 62
30 Novembre 2019 alle 17:26 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
La ricetta della Uil per una riforma equa
Le idee di Domenico Proietti della UIL in merito alla riforma pensionistica potrebbero essere sintetizzate così:
A) estendere maggiormente la flessibilità offerta da Quota 100 e da Ape Sociale, affinché tale flessibilità divenga “più equa per tutti i lavoratori” (sue parole);
B) eliminare da subito il blocco della rivalutazione delle pensioni;
C) elargire la quattordicesima per le pensioni fino a 1500 euro.
Le idee espresse da Proietti non mi sembrano che siano proprio una “ricetta”. Mi sembrano piuttosto gli “ingredienti” per una ricetta, esprimono il COSA di cui si dovrebbe comporre la riforma pensionistica.
Manca il COME amalgamare gli ingredienti. Solo spiegando “come fare” è possibile avere la ricetta (se, per esempio, devo dare la ricetta per fare la frittata di patate, allora specifico gli “ingredienti”: c’è bisogno di uova, patate e olio; e devo anche descrivere la “procedura”, ovvero che: occorre sbattere le uova, tagliare a dadini le patate e farle rosolare in padella con l’olio per portarle a cottura, e riversare poi nella padella le uova precedentemente sbattute).
In altre parole, Proietti avrebbe potuto aggiungere anche che:
occorre (ecco la “procedura”:) impedire che ci sia evasione fiscale in modo da recuperare almeno 35 miliardi di euro all’anno su 111 evasi, utilizzando gli strumenti che abbiamo già a disposizione (fatturazione elettronica, moneta elettronica senza aggravio di commissioni per gli esercenti, estensione dei controlli fiscali/bancari anche ai conti esteri) per poter (ecco gli ingredienti già tutti spezzettati e pronti per essere “rosolati” e amalgamati:) maggiormente estendere la flessibilità offerta da Quota 100 e da Ape Sociale, nonché eliminare da subito il blocco della rivalutazione delle pensioni ed elargire la quattordicesima per le pensioni fino a 1500 euro, al fine di avere (ecco la “frittata” – nel senso che non credo proprio che il Governo presti ascolto ai Sindacati:) una riforma pensionistica che sia veramente EQUA (non “più equa”).
POST N. 61
30 Novembre 2019 alle 14:36 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Damiano: ‘basta usare dati fasulli sulla previdenza’
L’economia serve davvero alla società?
Per il Comitato che conferisce i Premi Nobel non si ha evidenza che l’economia porti un contributo davvero significativo, in termini di benessere, alla società (cosa che accade, invece, per la Fisica, la Chimica, la Medicina) e quindi, per questa ragione, non viene assegnato il “Premio Nobel per l’economia” (viene assegnato, invece, il “premio della Banca di Svezia per le scienze economiche in memoria di Alfred Nobel” che, lo ripeto, non è il “Premio Nobel per l’economia”, il quale semplicemente non esiste).
Alcuni professori di economia, cosiddetti “eterodossi”, sostengono che il PIL (Prodotto Interno Lordo, uno dei più importanti indicatori dell’economia – se non il più importante – considerato dai professori di economia cosiddetti “ortodossi” o “mainstream”) non è un indicatore significativo che sintetizzi il grado di benessere di una nazione. Invero, già in un recente passato l’economista Galbraith sosteneva che “il PIL misura tutto fuorché quello per cui vale la pena di vivere”.
Cesare Damiano avanza critiche all’OCSE, precisando che la spesa pensionistica vale il 12% del PIL (perché occorre distinguere tra “spesa per la previdenza” e “spesa per l’assistenza”) e non il 16% del PIL come invece sostiene l’OCSE (il cui calcolo, secondo Damiano, comprende sia la previdenza che l’assistenza).
Intanto, mentre gli esperti di economia ragionano sulle percentuali di PIL, la nostra società ben non vive nel ben-essere. Si può mai dare torto al Comitato dei Nobel? Nossignori.
L’economia – come oggi viene applicata – non serve davvero alla società.
POST N. 60
29 Novembre 2019 alle 9:56 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Treu su Quota 100 e valutazione contratti lavoro
CNEL. Consiglio Nazionale Economia e Lavoro.
Sì, proprio quel l’Ente che l’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi aveva proposto di “cancellare” con il Referendum Costituzionale del 4 dicembre 2016. La maggioranza dei votanti respinse il testo di legge costituzionale della cosiddetta riforma Renzi-Boschi. Ne seguì l’amara confessione di Renzi: “Volevo cancellare le troppe poltrone della politica: il Senato, le Province, il CNEL. Non ce l’ho fatta e allora la poltrona che è saltata è la mia.”
Signor Presidente del Consiglio Matteo Renzi, prendo atto del suo gesto di umiltà intellettuale. Mi dispiace davvero.
“Il Prof. Tiziano Treu è stato nominato Presidente” (del CNEL), così leggo in data martedì 6 giugno 2017 sulla pagina del sito di CNEL.it.
Prof. Tiziano Treu: età 80 anni.
Prof. Mario Monti: età 76 anni.
Prof.ssa Elsa Fornero: età 71 anni.
Sig.ri Professori, non c’è bisogno di ricordare agli italiani chi siete e che cosa avete fatto. Le vostre opere parlano per voi. Siete stati e siete tuttora persone influenti sul destino d’Italia.
C’è un’Italia disastrata non solo per ponti e strade che crollano per acque e negligenze, ma anche e soprattutto per uomini e donne che crollano per il lavoro, e sono sull’orlo della disperazione. Di CHI è la responsabilità di tutto ciò?
Sig.ri Professori (in lingua tedesca è quasi d’obbligo rivolgersi con “Herr Professor” e “Frau Professor”), l’ampolla superiore della clessidra della vostra vita politica è ormai vuota. Tutta la vostra esperienza di vita si è riversata nell’ampolla inferiore. Ma nessuna mano sarà mai disponibile a voltare la vostra clessidra per far rifluire, dall’alto, la vostra esperienza. Ci dispiace, ma non ne abbiamo proprio bisogno!
Ma dico, ci voleva proprio quest’articolo sul CNEL e sul Prof. Tiziano Treu per farmi tornare alla mente di nuovo lui, Matteo Renzi?
Senatore Matteo Renzi, gran rottamatore dei rottamator d’Italia, se solo riuscisse a recuperare quell’umiltà intellettuale che la caratterizzò allora, nel momento certamente più difficile e amaro della sua vita politica; se solo riuscisse a fugare le ombre che i giornali sollevano oggi su di lei; se solo si “stringesse a coorte” lottando con quella “vis” politica che la contraddistingue a favore della giustizia ed equità invocate da tempo da lavoratori e pensionati (ancor prima degli industriali); forse, Senatore Renzi, (dico “forse”) potrei ancora riservarle un supplemento di fiducia.
POST N. 59
28 Novembre 2019 alle 14:06 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Ocse: stop quota 100 e si alzi età di uscita (mia risposta al sig. Franco)
Sig. Franco, c’è un punto del suo commento in cui dice: “se quota 100 rimane andrò in pensione alla fine del 2020 a 62 anni”.
Può tranquillamente togliere il “se” e dire “quota 100 rimane, andrò in pensione alla fine del 2020 a 62 anni”.
Non è una garanzia la mia. Ma la ritengo, tuttavia, una certezza. C’è in gioco la credibilità del Presidente del Consiglio, la credibilità del Ministro dell’Economia e la credibilità del Capo Politico di M5S che si sono ufficialmente impegnati ripetendo più e più volte che Quota 100 rimarrà fino a scadenza naturale programmata per il 31 dicembre 2021.
Non ci sono Fornero, Boeri, Cottarelli, Renzi, OCSE che tengano. Tutti insieme non hanno la forza per scardinare la credibilità di Conte, Gualtieri e Di Maio.
Io sono a favore di Quota 100 (per chi non lo avesse ancora notato). Son a favore per almeno tre motivi. Ma mi basta dirne uno solo: anch’io sono un beneficiario di Quota 100.
Dopo il mio commento di ieri del 27 Novembre 2019 alle 22:59 che ho rivolto al suo commento del 27 Novembre 2019 alle 19:46 proprio in merito a quest’articolo sull’OCSE, ho voluto scoprirne un po’ di più su di lei. Ho ritrovato i suoi commenti all’articolo “Quota 100 pilastro dell’Italia di oggi e domani”, dell’8 novembre 2019 a cura di Erica Venditti, in cui lei afferma che “Quota 100 è il miglior provvedimento che un governo abbia mai varato negli ultimi vent’anni”. Condivido il suo giudizio.
Anche io ho riflettuto sul fatto che l’ammontare che si percepirà con la pensione non corrisponderà a quanto è stato versato durante gli anni di lavoro. Su questo non possiamo farci nulla.
Anche io penso che ci sia del marcio nel nostro sistema di informazioni. Su questo non possiamo farci nulla.
Anche io ho programmato di andare in pensione Quota 100 alla fine del 2020. Su questo possiamo fare qualcosa: ANDARCENE IN MERITATA PENSIONE!
POST N. 58
28 Novembre 2019 alle 12:24 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Fornero: ‘Sardine hanno capito la mia riforma’
“I giovani mostrano di aver capito la necessità di riforme”, asserisce la Prof.ssa Fornero.
Immagino che la Prof.ssa Fornero volesse alludere con il temine “riforme” ANCHE alla “Riforma Fornero”.
La Prof.ssa Fornero aveva forse in mente il seguente sillogismo?
A) Salvini è contro la Riforma Fornero
B) Le Sardine sono contro Salvini
C) Dunque le Sardine sono a favore della Riforma Fornero
Prof.ssa Fornero, il sillogismo l’ho costruito io, ma non mi convince affatto. Poiché l’ho costruito per dimostrare la validità della sua asserzione, devo dirle che nemmeno la sua asserzione mi convince.
Per me le Sardine si sono riunite semplicemente a causa di un flashmob. C’erano ragazzi che in quel momento non avevano niente da fare e quindi sono andati in piazza. I successivi incontri più o meno programmati (e quindi non classificabili come improvvisi eventi scatenati da un flashmob) li interpreto come raduni, incontri, per stare insieme. E visto che a quei raduni vanno spontaneamente, non si sentono “legati” ad alcunché. Non è un’idea che li lega. O, se proprio vogliamo fare i filosofi, sono legati dall’idea di non essere legati.
Quei ragazzi non vedono quello che vede lei: riforma pensioni, lavoro usurante, bilanciamento economico tra generazioni. Non sanno nemmeno di cosa si tratta: non conoscono la disperazione degli esodati, né la fatica di andare al lavoro quando il lavoro è fatica, né che non potranno lavorare perché i loro posti sono già occupati da lavoratori stanchi e depressi.
Quei ragazzi, Prof.ssa Fornero, è bene che non vedano tutto ciò, tutto ciò che lei con la sua Riforma ha creato. Non si può guardare al futuro con gli occhi volti alle creazioni del passato.
Dell’economia si dice che è una “scienza triste” (Thomas Carlyle). Della sua Riforma si parlerà come della “Riforma triste”.
POST N. 57
28 Novembre 2019 alle 10:04 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Silenzio, parla Gualtieri (mia risposta al sig. Riccardo)
“Siamo sicuri che la gestione statale possa essere meglio di quella privata?”
Sig. Riccardo, la sua domanda è molto bella, perché è semplice e chiara, e non permette una risposta che non sia altrettanto semplice e altrettanto chiara.
È mio solito dire che la soluzione è già nel problema, e che la risposta è già nella domanda. E la risposta viene fuori quando la domanda è espressa in termini semplici e chiari. Proprio come la sua. La risposta alla sua domanda è: “No, non siamo sicuri che la gestione statale possa essere meglio di quella privata”. Ma questa risposta lei se l’era già data, non è vero? Lo si evince dalla sua diretta esperienza professionale che ci descrive nel suo commento molto lucido.
Io la vedo così, e voglio esprimere il mio pensiero in maniera molto semplice, persino puerile: quando l’economia va bene, lasciamo fare ai privati; quando l’economia va male lasciamo fare allo Stato.
Oggi più di ieri ci si ostina ad invocare la “privatizzazione” (anche su forti pressioni dell’Unione Europea). Il mio pensiero è di non insistere più di tanto sulla privatizzazione, ma di rendere l’economia libera di oscillare tra la “privatizzazione” (ad un estremo) e la “nazionalizzazione” (all’altro estremo), gestendo la via di mezzo attraverso il transitorio “partecipazione statale” (o “socializzazione degli investimenti”, come la chiamerebbe Keynes), ovvero privato e Stato cooperano nella produzione.
Vediamo un caso pratico di applicabilità della mia idea. Il “caso Alitalia”: era prima dello Stato, poi è passata ai privati (Colaninno & C), ora nessuno la vuole (detto più elegantemente “non esiste una soluzione di mercato”). Come risolviamo il “caso Alitalia”? Mia ricetta: 1) nazionalizzazione (tutto allo Stato); 2) partecipazione statale (Stato e privato); 3) privatizzazione (tutto al privato).
Una ricetta simile la applicherei anche all’ILVA, sebbene lievemente modificata: 1) partecipazione statale (Stato e privato); 2 privatizzazione (tutto al privato). Non sono affatto favorevole ai cosiddetti “aiuti di Stato” che si traducono in sovvenzioni per la cassa integrazione e quant’altro. Perché questo significherebbe attuare la regola “profitti privati e perdite pubbliche”.
Ma il punto più importante del mio pensiero che riguarda la nazionalizzazione è: nazionalizzazione della Banca d’Italia.
Oggi la Banca d’Italia è una S.p.A i cui azionisti sono tutte le altre banche (le prime due sono Unicredit e Intesa Sanpaolo). I cittadini non possono esercitare alcuna influenza sui Consigli di Amministrazione delle aziende private, e quindi nemmeno su quello della Banca d’Italia.
Se la Banca d’Italia fosse dello Stato il suo azionista di maggioranza sarebbe il Ministero del Tesoro. Gli elettori potrebbero esercitare la loro influenza sui partiti, sulla maggioranza di Governo, sul Ministero del Tesoro, e quindi sulla Banca d’Italia.
I problemi pensionistici e occupazionali che oggi abbiamo dipendono dal fatto che lo Stato deve fare i conti con la classica coperta corta, e non può comprare una coperta più grande. Per risolvere i problemi pensionistici e occupazionali che abbiamo c’è una sola soluzione: è necessario che lo Stato abbia il controllo della moneta digitale, circolante parallelamente all’euro (gestito dalle banche).
Se non si riesce a creare le condizioni per nazionalizzare la Banca d’Italia, lo Stato può sempre far riferimento alla sua Cassa Depositi e Prestiti. Utilizzi quella come banca. In fondo, è lo Stato.
POST N. 56
27 Novembre 2019 alle 17:43 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Ocse: stop quota 100 e si alzi età di uscita
L’OCSE val bene una seduta di Gabinetto.
Se io fossi il Presidente del Consiglio dei Ministri convocherei un Consiglio di Gabinetto con i Ministri dell’Economia, del Lavoro e delle Infrastrutture.
Inviterei al Consiglio di Gabinetto anche l’OCSE per conoscere in modo diretto i punti salienti del suo studio. Soprattutto, i suoi suggerimenti.
Come Presidente del Consiglio dei Ministri sarei già informato dei fatti, soprattutto di quelli che accadono nel mio Paese. Avrei già ascoltato il Governatore della Banca d’Italia, l’ISTAT, insomma, per fare la Manovra che sto facendo avrei dovuto pur avere idee ben chiare, no? Però, anche se all’ultimo momento, vediamo cos’ha da dire quest’OCSE.
1A) OCSE
“La sfida per l’Italia deve essere mantenere adeguati benefici per gli anziani limitando la pressione nel breve, medio e lungo termine”.
1B) PCM
(nota: PCM non sta per Perfetto Claudio Maria – che è chi scrive – ma per Presidente Consiglio Ministri). Abbiamo molte sfide in cantiere. E abbiamo molti cantieri che saranno per noi vere e proprie sfide. A cominciare da quelli per il recupero dei ponti che crollano. Il mio Ministro per le Infrastrutture vi darà ragguagli sul Piano di interventi che abbiamo intenzione di realizzare nel breve periodo. Altra sfida che abbiamo in cantiere è la trattativa con Mittal, per evitare di lasciare a casa più di 5.000 lavoratori e stiamo stimando quelli dell’indotto. Il mio Ministro per il Lavoro vi darà ragguagli sul Piano di interventi che abbiamo intenzione di realizzare anch’essi nel breve periodo. Per quanto riguarda il medio periodo ci confronteremo a breve con uno dei Senatore di Italia Viva che proprio oggi non è potuto essere presente perché occupato in un altro Gabinetto: egli, purtroppo, non nutre certezze per il domani. Per quanto concerne il lungo periodo abbiamo idee molto chiare, soprattutto per gli anziani di 80 anni, ai quali vogliamo mantenere adeguati benefici per i prossimi 30-50 anni.
2A) OCSE
“L’aumento dell’età effettiva di pensionamento dovrebbe essere una priorità, vanno limitati gli indebiti sussidi al pre-pensionamento e va opportunamente applicato il legame con l’attesa di vita”.
2B) PCM
Ne siamo al corrente. Ringrazio l’OCSE per avermi dato l’opportunità di estendere il pensiero anche su Quota 100. Ho appreso proprio questa mattina, tramite Pensionipertutti.it, dal nostro Ministro dell’Economia una considerazione che come Presidente del Consiglio condivido. Riporto le sue testuali parole:
“E’ stata fatta questa misura che dura tre anni, per fortuna, perché non è stata fatta neanche tanto bene, non funziona molto e molte persone preferiscono non fruirne. Il costo è minore delle previsioni e anche grazie a questo possiamo realizzare una Manovra che è il primo passo di una strategia verso l’ammodernamento ed il rilancio del Paese”.
3A) OCSE
“Se oggi l’Italia si dimostra piuttosto generosa con chi lascia il lavoro, in futuro lo sarà meno”
3B) PCM
Ne siamo profondamente consapevoli. Purtroppo, quel futuro di cui l’OCSE parla è già il nostro oggi. Già oggi siamo poco generosi verso chi lascia il lavoro, mentre per chi lo cerca siamo ancora in alto mare e fuori rotta. Confidiamo, però, nei navigator.
4A) OCSE
“L’aumento dell’età effettiva di pensionamento dovrebbe essere una priorità, vanno limitati gli indebiti sussidi al pre-pensionamento e va opportunamente applicato il legame con l’attesa di vita”.
4B) PCM
Il suggerimento che ci offre l’OCSE è già all’attenzione di questo Gabinetto. E non è la prima volta che l’Italia si sente rivolgere un consiglio simile. Già nel 2011 un mio predecessore ha smosso mari e monti per attuare proprio il suggerimento da voi proposto. La sua determinazione era talmente forte che con cipiglio trascinò per i capelli una delle sue più strette collaboratrici obbligandola a firmare una Riforma fatta di lacrime e sangue. Ma, nonostante quell’atto davvero eroico che la nazione tutta ancora oggi ricorda, i nostri problemi non sono affatto diminuiti, anzi sono aumentati. Ma abbiamo capito la lezione.
5A) OCSE
(fuori onda e a fil di voce): e qual è la lezione che avete capito? Ce la spiegate pure a noi?
5B) PCM
(sempre fuori onda, con serafico sorriso): non si risolvono i problemi con la stessa mentalità che li ha creati.
POST N. 55
27 Novembre 2019 alle 15:50 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Loy su quota 100 e donne (mia risposta alla sig.ra Cristina)
Sig.ra Cristina, sono certo che le sue argomentazioni sono ben motivate e che lei stessa ne è convinta. Quindi, non ci proverò nemmeno a convincerla del contrario. Mi lasci però spazio per una breve considerazione.
“È strano come una discesa vista dal basso somigli a una salita”. Ho ripreso questa frase dal blog del senatore Alberto Bagnai. La trovo molto esplicativa perché mette in luce come noi vediamo le cose (e come le nostre scelte, le nostre decisioni sono condizionare dal nostro modo di vedere le cose).
Non mi risulta che Quota 100 introduca delle “penalità”, e più volte i politici sostenitori di Quota 100 hanno ribadito ciò.
Mi risulta, invece (perché ho fatto eseguire i conteggi), che se vado in pensione a 64 anni la mia pensione sarà inferiore a quella che percepirei se andassi in pensione a 67 anni (che ho ottenuto con la simulazione della pensione fatta personalmente sul sito dell’INPS).
Con tutta franchezza, non sono stato a calcolare di quanto verrei “penalizzato”. Nemmeno l’ho chiesto all’operatore del Patronato. E nemmeno mi è venuto in mente di chiederlo. Mi sono semplicemente domandato: “Il livello di retribuzione di questa mia pensione Quota 100 mi soddisfa?”
La mia risposta è stata: “Sì”.
Pe quanto concerne il tema della “giustizia sociale” (chiamata in causa da lei, ma spesso anche da una miriade di altre persone), mi lasci andare ad una mia riflessione molto personale: “Non è di questo mondo la giustizia. Ma il tendere ad essa”.
In altre parole, lei non troverà mai condizioni sociali che riflettano la giustizia sociale. Ma troverà sempre azioni umane che aspirano al conseguimento della giustizia sociale.
Vuole la prova sperimentale di quanto ho detto? Semplice: se esistesse la “giustizia sociale” non staremmo qui a parlarne. Non le pare, sig.ra Cristina?
POST N. 54
27 Novembre 2019 alle 14:32 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Silenzio, parla Gualtieri
Alcuni punti esposti dal Ministro Gualtieri li condivido. Altri un po’ meno (ma non per questo diminuisce la mia fiducia nel Ministro, ben inteso).
Il Ministro Gualtieri afferma: “Le misure di contrasto all’evasione ci consentono di non fare una manovra lacrime e sangue e ci permetteranno anzi interventi aggiunti per la riduzione della pressione fiscale”. È un’affermazione piuttosto debole questa. Mi domando: ma il Governo pensa di fare tutto ciò con i 3 miliardi che prevede di recuperare dall’evasione? Io penso che non ce la possa fare (e mi pare che pure Bruxelles lasci trapelare un certo grado di scettiscismo a riguardo). Per di più, l’utilizzo inventivato della moneta elettronica e delle carte di credito (da utilizzare proprio per la lotta all’evasione), se non sarà accompagnata dalla simultanea riduzione delle commissioni bancarie, si tradurrà inevitabilmente in aumento dei costi che l’esercente ribalterà giocoforza sui clienti.
Su Quota 100 sono d’accordo col Ministro Gualtieri eccetto quando dice che “non funziona molto e molte persone preferiscono non fruirne”. Se le persone (come me, per esempio) non usufruiscono di Quota 100 (specifichiamo: nel privato) è perché tali persone hanno ancora un lavoro e quindi, potendo, preferiscono (come me) allungare i tempi, anche in considerazione del fatto che la pensione aumenterà per via dei maggiori contributi che saranno versati e per il più alto valore del “coefficiente di trasformazione” (4,856% per l’età di 62 anni; 5,002% per 63 anni; 5,159% per 64; 5,326% per 65; e così via).
Il docente di Diritto del lavoro alla Sapienza di Roma, Michel Martone (già viceministro del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali del Governo Monti nel 2011) afferma: “Quota 100 è una misura rivolta a chiunque abbia determinati requisiti di età, mentre Ape social è destinata solo a chi si trova davvero in difficoltà. In una situazione economica come la nostra dovremmo seguire la seconda via”. A mio avviso in una situazione economica come la nostra di alta disoccupazione (2,8 milioni di disoccupati nel 2018) e bassa inflazione (+0,9% a maggio 2019) è sia necessità (debellare la disoccupazione) che opportunità (bassa inflazione) creare occupazione. Anche ricorrendo a investimenti di Stato (con partecipazioni azionarie nell’ILVA e in Alitalia, per esempio). Ora, nell’attuale situazione economica in cui ci troviamo, dove i consumi (e quindi la produzione e quindi gli investimenti e quindi l’occupazione) sono pressoché fermi, per creare nuovi posti di lavoro da occupare occorre che quegli stessi posti vengano liberati (cioè “dis-occupati”) da chi attualmente li occupa. È necessario cioè mandare le persone in pensione ANCHE con Quota 100 (nella PA l’effetto è molto maggiore) per poter ingaggiare ANCHE in maniera più stabile nuovi lavoratori.
Alla sig.ra Marta Fana (non so chi sia) dico: va bene aumentare i salari (qui il discorso è molto ampio: per sapere come fare basta andare a rileggere l’economista Franco Modigliani), ma non va bene redistribuire la ricchezza attraverso l’applicazione delle patrimoniali. Le imposte e le tasse vanno applicate al reddito e non al patrimonio, perché una cosa è tassare il reddito di una persona che lavora, altra cosa è tassare la casa di una persona che ha perso il lavoro.
Sono d’accordo con il direttore del Foglio Claudio Cerasa quando afferma che Il Governo deve destinare maggiori risorse per permettere ai giovani di trovare lavoro (ma non come vorrebbe fare Renzi, che vuole abolire Quota 100 perché questa a suo avviso dirotta risorse altrove mentre potrebbero essere impiegate per la famiglia e per il lavoro dei giovani. Il Governo alloca le risorse in base a delle priorità e tali priorità il Governo Conte – e non il Governo Renzi – le ha individuate nell’ IVA e nelle Pensioni. Punto). Il Governo dovrebbe pensare al lavoro per i giovani non tanto per togliere una preoccupazione agli anziani che hanno anche i figli a cui pensare (secondo il pensiero del direttore del Foglio), quanto, invece, a mio avviso, perché “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”.
Il lavoro viene garantito dalla Costituzione.
POST N. 53
27 Novembre 2019 alle 10:38 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Quota 100 e la fuga dal lavoro (mia risposta al sig. Salvatore (Primo))
Sig. Salvatore (Primo), condivido le sue considerazioni. Le condivido perché mi ritrovo nella sua stessa situazione (64 anni di età e 40 anni di contributi).
Sono stato al Patronato per far fare i conteggi relativi alla Quota 100. La pensione che prenderei è oltremodo gratificante e mi seduce al punto da indurmi a lasciare il lavoro. Tuttavia, anche su invito dei miei clienti, ho deciso di continuare a lavorare per un altro anno.
Ho piena fiducia nel Presidente Conte e nel Ministro Gualtieri, che ritengo persone rispettabili e affidabili. Consapevoli che l’impegno che lo Stato si è assunto nei confronti dei suoi cittadini va onorato, hanno più volte ribadito (sia per rassicurare i cittadini che per riaffermare un principio di diritto) che Quota 100 sarà mantenuta fino alla sua naturale scadenza fissata al 31 dicembre 2021 (cosa d’altronde condivisa in maniera collegiale dalle forze di maggioranza di Governo in sede di discussione preliminare della Manovra).
Viviamo, tuttavia, un periodo di incertezza politica, dove le alleanze di Governo devono ancora superare la fase di rodaggio. È quindi prudente ipotizzare scenari alternativi, ipotizzare, per esempio, che gli impegni assunti dall’attuale Governo su Quota 100 possano, malgrado tutto, venire meno proprio entro la fine di quest’anno.
Ho allora predisposto il cosiddetto “Piano B” (piano di emergenza) che attuerò nel caso in cui Quota 100 venisse “abolita subito” come propone Italia Viva attraverso i suoi emendamenti (anche se giuridicamente, credo, ciò non potrà essere fatto. Ma non so cosa potrebbe accadere in caso venisse dichiarato un ipotetico “stato di emergenza nazionale per i conti pubblici”). Comunque, nel caso in cui Quota 100 non dovesse essere più in vigore dall’1 gennaio 2020, entro il 31 dicembre 2019 mi recherò al Patronato per inoltrare domanda di pensione Quota 100 all’INPS.
POST N. 52
26 Novembre 2019 alle 17:36 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Quota 100 e la fuga dal lavoro
Vorrei proporre alcune mie considerazioni su Quota 100.
1) NON SI PUÒ PARLARE DI PENALIZZAZIONE.
Il provvedimento Quota 100 NON HA PENALIZZATO i lavoratori che hanno maggiormente bisogno di andare in pensione rispetto ad altri. Il provvedimento Quota 100 HA FAVORITO, invece, alcuni lavoratori che, rispetto ad altri, possono andare già in pensione.
2) NON È UNA QUESTIONE DI EQUITÀ.
Quota 100 è una normativa che si applica a chi ha dei requisiti specifici: 38 anni di contributi e 62 anni di età. I lavoratori con requisiti 41 anni di contributi e 61 anni di età NON SODDISFANO i requisiti di Quota 100. I Quota 41 (chiamiamoli così) non sono “alla pari” (ex aequo) dei Quota 100, perché soddisfano parametri differenti. Pertanto, non si può parlare di “iniquità”, di “non equità” o di quant’altro.
3) QUOTA 100 NON HA DIROTTATO RISORSE.
C’era un budget: diciamo 8 miliardi (secondo Boeri). La domanda è: con 8 miliardi di euro qual è il maggior numero di lavoratori che si possono mandare in pensione senza far loro attendere i 67 anni stabiliti dalla riforma Fornero? Dai calcoli effettuati è emerso che il MAGGIOR NUMERO DI LAVORATORI che potevano andare in pensione COMPATIBILMENTE con il budget di 8 miliardi era quello corrispondente a lavoratori con requisiti 38 anni di contributi e 62 anni di età. QUOTA 100 HA SEMPLICEMENTE UTILIZZATO LE RISORSE DISPONIBILI.
4) SI POTEVA FARE DIVERSAMENTE?
NO. NON SI POTEVA FARE DIVERSAMENTE. Ammettiamo che con 8 miliardi a disposizione si potevano mandare in pensione le donne aventi avuto carriere discontinue. Va bene. Si fa la normativa a bella posta per loro, che chiamiamo per semplicità “Quota Rosa”, e si vede che avanzano 3 miliardi. Si possono mandare altri lavoratori in pensione con 3 miliardi rimasti? Certamente sì. Ma attenzione, solo una parte di lavoratori. E chi si sceglie per NON CREARE DISPARITÀ (non equità)? Quindi “Quota Rosa” non assorbe tutto il budget di 8 miliardi, e non comporta il maggior numero di lavoratori da poter mandare in pensione. Pertanto, “Quota Rosa” viene esclusa. Preciso: viene esclusa Quota Rosa e quindi le donne che potrebbero rientrare in Quota Rosa. LE DONNE NON VENGONO PENALIZZATE DA QUOTA 100. SEMPLICEMENTE NON VIENE VARATA “QUOTA ROSA”. Per Quota 41 vale la stessa cosa detta per “Quota Rosa”, solo che Quota 41 sarebbe stata fuori budget, in quanto avrebbe assorbito a regime risorse per 10 miliardi (sempre secondo Boeri) .
5) CONCLUSIONI
Il Senatore Matteo Renzi ritiene che Quota 100 sia “Iniqua, inutile e costosa”.
Senatore Matteo Renzi, per quanto riguarda l’iniquità, legga il mio Punto2. Per quanto riguarda il costo, vada al Punto 3. Per quanto riguarda l’inutilità di Quota 100, le lascio rispondere dai lavoratori che ne beneficeranno.
Mia esortazione: cerchiamo di fidarci un po’ di più del Governo e dello Stato. È difficile, lo so. Ma io ci provo, e preferisco fidarmi più del Governo e dello Stato (mantenimento di Quota 100 fino alla scadenza del 31 dicembre 2021) che di Renzi e delle banche.
POST N. 51
26 Novembre 2019 alle 9:49 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Di Maio e Salvini di nuovo uniti: Non si torna alla Fornero
Strana, davvero strana questa ritrovata sintonia tra Di Maio e Salvini. Ha quasi il sapore di una magia.
Ma ben venga tale sintonia, dal momento che entrambi sostengono a spada tratta (“tornare alla legge Fornero è inaccettabile”, “dovranno passare sui nostri corpi”) una misura – la Quota 100 – sulla quale poter costruire l’intera riforma del sistema pensionistico. Una riforma veramente umana, che spetterà costruire alle nuove generazioni di trentenni e quarantenni.
Fuori dall’arena politica i sessantenni, i settantenni, gli ottantenni, una volta per tutte. Fuori chi ha inferto così tanto male alle generazioni di ieri con manovre fatte di lacrime vere e di sangue pure, agitando gli spauracchi del default dello Stato e della catastrofe generazionale. Fuori chi afferma oggi “vedete, se ieri non avessimo fatto ciò che abbiamo fatto, oggi staremmo molto peggio”. Mi verrebbe da dire “torniamo a ieri, e vediamo cosa sarebbe avvenuto oggi se avessimo fatto il contrario”. Facile da parte di costoro affermare ciò che non è possibile dimostrare.
Ecco. Le nuove generazioni oggi sono qua. Per costruire il loro futuro lavorativo attuando il nostro presente pensionistico.
Questa ritrovata sintonia, tra chi è al Governo e tra chi è all’Opposizione (quella con la “O” maiuscola), rasserena senz’altro gli animi dei lavoratori (almeno il mio) e ci rassicura in merito al fatto che la quota 100 non verrà toccata e giungerà a naturale scadenza nel 2021.
Mi domando solo chi sia il mago artefice di una tale magia, quella che vede due fronti opposti convergere l’uno verso l’altro per sostenere una causa comune stritolando chi sta in mezzo. Ma sì, ora che ci rifletto meglio mi sembra di saperlo: il mago è Renzi, ancora lui, sempre lui, il più accanito sostenitore di Matteo Salvini e il più grande promotore politico della Quota 100. Proprio lui, quell’altro Matteo “dono del Signore”, “il Renzi” (come direbbero a Milano), abilissimo distributore di messaggi subliminali, che con le sue azioni provocatorie fatte ad arte richiama nel nostro inconscio lo slogan “quanto più lo mandi giù tanto tanto più lo tiri su”. Furbo, geniale davvero il nostro Renzi, sponsorizzare in tale modo quella marca di caffè.
POST N. 50
25 Novembre 2019 alle 22:38 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Damiano: 'PD ridia fiducia agli elettori'
Cesare Damiano:
“dare continuita’ e stabilita’ all’occupazione”. D’accordo. Domando a Damiano: come?
“allargare la platea dei pensionati che godono della quattordicesima”. D’accordo. Domando a Damiano: come?
“salvaguardare gli ultimi 6.000 esodati”. D’accordo. Credo che questo punto abbia ottime possibilità di entrare nella manovra in corso di dibattito.
Che il PD sia di sinistra (‘sx’, come scrivono i nativi digitali) o di destra (‘dx’, sempre come scrivono i nativi digitali) non mi interessa affatto.
Che Damiano abbia espresso un monito al PD, può darsi. Tuttavia, a me non sembra (poca enfasi, scarsa convinzione, forza debole – mi si passi l’ossimoro).
È pur vero che Damiano non poteva dilungarsi più di tanto, visto il poco spazio che solitamente viene concesso da un articolo di giornale per cui non è possibile sviluppare un’argomentazione completa (lo so per esperienza diretta). E poi i lettori non sono interessati tanto al “come” (come me), quanto invece al “cosa” (ed è quello che Cesare Damiano è riuscito comunque a dire).
Ma ciò che Cesare Damiano ha detto e che veramente mi interessa è:
“dobbiamo mettere davvero al centro della nostra iniziativa politica e parlamentare il lavoro e lo Stato sociale”. Sottolineo: “il lavoro e lo Stato sociale”.
“Lavoro” per me significa: “occupazione”.
“Stato sociale” per me significa: “pensioni”.
Manca una cosa: “evasione” (il “come” sostenere occupazione e pensioni). Già, proprio l’evasione fiscale.
Ecco cosa ritengo come misura prioritaria da inserire nella Manovra 2020: la lotta all’evasione fiscale. Ma non da effettuarsi avviando le azioni che il Governo ha dichiarato di fare (fatturazione elettronica, moneta elettronica incentivata, utilizzo delle carte di credito con sconto, ecc.): azioni del genere mi sembrano un po’ come quelle fiammelle che si accendono a capodanno assieme ai tric trac (i fuochi di artificio come si chiamano a Napoli). L’intenzione del Governo, per quanto possa essere condivisibile (ma mi pare che Bruxelles stessa non ci creda più di tanto) ho l’impressione che finirà (sempre come si dice a Napoli) a tarallucci e vino.
L’obiettivo che inserirei nella manovra di Governo è questo: recuperare risorse dall’evasione fiscale non già attraverso incentivi, ma RENDENDO IMPOSSIBILE che l’evasione fiscale avvenga (e indicherei, ovviamente, gli strumenti che permetterebbero di realizzare l’obiettivo).
Con il recupero di risorse dall’evasione fiscale sarà possibile:
1) finanziare le pensioni di ogni genere;
2) avviare il volano del ricambio generazionale;
3) stimolare i nuovi consumi;
4) motivare le imprese a investire;
5) sviluppare l’occupazione (in parte erosa dall’automazione);
6) per ultimo, ma non per questo meno importante, dare vita a un vero Stato sociale, né di sx e né di dx, ma di xx e di xy (cioè di donne e di uomini, secondo le convenzioni della biologia genetica).
POST N. 49
25 Novembre 2019 alle 17:58 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Catalfo: svelati i piani per superare la Fornero
L’articolo di oggi, 25/11/2019, riporta: “Tra le righe la Catalfo ha fatto intendere come per il 2020 il Governo avesse altre priorità, come scongiurare l’aumento dell’Iva, per questa ragione le risorse risparmiate non sono state riallocate interamente nel comprato previdenziale”.
La Redazione di Pensionipertutti.it forse riterrà utile prendere nota di quanto riportato sopra, perché potrà riutilizzare la stessa frase nell’articolo che scriverà esattamente il 25/11/2020.
Le clausole di salvaguardia (che sono meccanismi di autoregolazione del sistema, che scattano automaticamente a fronte di deviazioni dagli obiettivi prefissati) prevedono che nella legge di bilancio 2020 (non questa che viene fatta nel 2019 e che varrà per il 2020, ma quella che verrà fatta nel 2020 e che varrà per il 2021) occorrerà reperire 28 miliardi di euro per sterilizzare nuovamente l’IVA nel 2021. (https://www.informazionefiscale.it/clausole-di-salvaguardia-cosa-sono-aumento-iva)
In pratica, in data 25/11/2020 ci si ritroverà nelle stesse condizioni di oggi 25/11/2019 (ma, forse, con un Governo diverso. Cosa diceva Renzi? “Di doman non c’è certezza”?)
“Vogliamo superare la Legge Fornero, ci saranno nuovi incontri a partire da gennaio 2020″, afferma il Ministro del Lavoro Nunzia Catalfo. Immagino che i “nuovi incontri” di cui parla il Ministro siano quelli con le parti sociali, con i Sindacati.
Senatore Renzi, ha recepito il messaggio del Ministro Catalfo? Con i Sindacati in opera di doman c’è certezza.
Il 25/11/2020 ci ritroveremo nelle stesse condizioni di oggi 25/11/2019.
POST N. 48
25 Novembre 2019 alle 14:30 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni: indicizzazione, quattordicesima e rivalutazione (mia risposta al sig. Marcello)
NO, sig. Marcello, no. Quota 100 non va abolita. Nè subito, né nel 2020, né nel 2021.
Se non sono stato sufficientemente chiaro, mi ripeto a caratteri cubitali in modo assertivo: NO! QUOTA 100 NON VA ABOLITA! NE’ ORA NE’ DOPO.
Un senzatetto non può lamentarsi perché un altro senza tetto ha la coperta e lui no.
Un lavoratore che ha versato più contributi non può lamentarsi perché un altro lavoratore può andare in pensione pur avendo versato meno contributi di lui.
I proverbi esprimono sinteticamente l’espressione dell’animo umano: “Mal comune mezzo gaudio”.
Mi dica, sig. Marcello, conosce la storia di San Martino che divise il suo mantello con un mercante seminudo che non aveva nulla per ripararsi dal freddo?
Mi dica, sig. Marcello, conosce la storia della mantellata Santa Caterina da Siena che cedette il suo mantello ad un mendicante il quale voleva rifiutare l’offerta per non esporre Caterina Benincasa (così si chiamava Caterina da Siena) al disonore, e ricevette in risposta da Caterina qualcosa del tipo: ”meglio vivere con disonore che senza amore”?
Mi dica, sig. Marcello, vuole essere dalla parte di chi è per il “mal comune mezzo gaudio” oppure dalla parte di chi e per il “meglio vivere con disonore che senza amore”?
La scelta che farà (difficile, lo so) non dipenderà da nessun altro. Dipenderà solo da lei.
POST N. 47
25 Novembre 2019 alle 12:03 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni: indicizzazione, quattordicesima e rivalutazione
L’aumento delle pensioni attraverso quattordicesima, rivalutazione, indicizzazione è non solo una questione di equità sociale, ma anche uno stimolo per l’economia.
Gli economisti ben sanno che la produzione si basa sul consumo, che i consumi dipendono dal reddito e dalla propensione al consumo, e che dalla propensione al consumo dipende il moltiplicatore degli investimenti.
Detto in parole povere povere: chi guadagna poco ha una propensione al consumo elevata (molto più elevata di chi guadagna molto di più) e questo dà una forte spinta alla produzione tramite il moltiplicatore degli investimenti.
L’aumento delle pensioni può essere finanziato attraverso aumenti selettivi dell’IVA:
1) aumentare l’IVA sui SUV (chi può permettersi un’auto da sessantamila euro, può anche pagare 1000 euro in più);
2) aumentare l’IVA sui prodotti di importazione e non di prima necessità (senza timore del Governo di subire ritorsioni da parte di altri Paesi: ciò favorirà il consumo di prodotti interni e darà un forte impulso alla domanda interna);
3) aumentare le accise sulla benzina (questo tutelerà anche l’ambiente, disincentivando i molti automobilisti che mantengono il motore acceso sia d’estate che d’inverno pure stando fermi. Ci saranno rincari contenuti sui beni di prima necessità come frutta e verdura, ma ciò incentiverà i consumatori a non sprecare cibo);
4) Applicare/aumentare la tassa sui carburanti utilizzati dalle compagnie aeree (ciò si tradurrà in incrementi dei biglietti aerei che disincentiveranno le persone a spostamenti all’estero per le vacanze, a vantaggio del turismo interno – contemporaneamente andranno ridotte o eleminate le tasse di soggiorno).
I Sindacati chiedono al Governo di aumentare le pensioni. Bene. Se vogliono aumentare i margini di successo, presentino al Governo anche il modo (o un ventaglio di possibilità) per finanziarle.
Devo anche aggiungere che, avendo i Sindacati lo stesso peso che ho io – e cioè zero –, probabilmente i Sindacati riceveranno dal Governo una risposta su come finanziare le pensioni simile a quella che ho ricevuto io su come aumentare l’occupazione: “Il tema da lei proposto è al centro dell’impegno dell’azione di Governo, il Presidente intende ringraziarla dunque per aver voluto esternare il frutto delle sue competenze.”
Conclusione: per stimolare i consumi e quindi l’economia nel suo complesso occorre aumentare le pensioni basse, che andranno finanziate attraverso incrementi selettivi dell’IVA e delle accise, incrementi che peseranno principalmente sule classi più agiate. I maggiori benefici saranno: minore fuoriuscita di denaro verso l’estero (grazie alla minore importazione di prodotti esteri e di viaggi all’estero) e maggiore circolazione della moneta all’interno della nazione (grazie all’aumento della domanda interna di prodotti e servizi nazionali). Ci sarebbe da affrontare anche il tema degli aumenti salariali che potrebbero spingere ulteriormente la domanda di consumi, soprattutto la domanda interna. Ma questa è un’altra storia.
POST N. 46
24 Novembre 2019 alle 15:04 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Sardine a Salvini: prova tu ora a fare il nostro lavoro.
Precoci: ‘colpa nostra, Sardine più numerose’
“Noi abbiamo imparato a fare il tuo lavoro in 6 giorni ora prova tu a fare il nostro”, afferma il giovane Mattia Santori rivolgendosi a Matteo Salvini (due “Matithya”, due “doni del Signore”).
Chissà cosa direbbe il giovane Mattia se l’arringapopolo Matteo gli replicasse: “Non è imparando a fare un lavoro in 6 giorni che si comprende i reali bisogni di un popolo”.
“Anche le “sardine” sono riuscite ad avere numeri più importanti dei nostri quando siamo stati chiamati alla raccolta in piazza!!”, afferma la precoce Carmen Reitano. Numeri! Parliamo di persone ancora in termini di “numeri”. Le do ragione, sig.ra Carmen Reitano, le “sardine” sono numeri. GRANDI NUMERI rispetto ai “soliti 200/300, troppo pochi per far capire al Governo che i precoci nella quota 41 ci credevano davvero”.
“Più facile fare gnegnegné, più figo sputare in faccia a tutti i politici e a tutti i Sindacati, certo.”, sostiene animosamente il precoce Paolo Maresca. È QUESTA LA VERA PIAGA DA SANARE.
Il giovane Mattia ha imparato a fare il lavoro dell’arringapopolo Matteo in 6 giorni, ma non conosce le piaghe di chi ha vissuto una vita sin da giovane nelle fabbriche, di chi svolge il doppio e triplo lavoro in fabbrica e in casa, di chi è stato colpito e ferito come un uccello in volo al poligono di tiro.
Ecco cosa il giovane Mattia, se avesse compreso i reali bisogni del popolo, avrebbe potuto dire rivolgendosi non già all’arringapopolo Matteo, ma alle classi dominanti (Governo, Banche, Sindacati):
“Vi siete arricchiti succhiando il sangue di chi ne aveva bisogno. Avete cancellato dalla vita i poveri; senza pietà, solo per un vostro tornaconto. Siete bestie feroci. Siete innumerevoli e forti, avete denti da leoni. Non rispettate le leggi che fate, né gli uomini. A chiunque del popolo (precoce, donna, esodato) abbia una sola piccola piaga e come cani se la leccano, io garantisco che quella piaga ora è mia. E nel nome dell’Equità e della Giustizia io la sanerò”.
Dopo aver conosciuto i reali bisogni del popolo, se la sentirebbe il giovane Mattia di assumersi un simile impegno?
POST N. 45
23 novembre 2019 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Giuste le richieste di Cgil, Cisl e Uil. Ma presidiare Bruxelles non parlamento.
Rinvio al sito Pensionipertutti.it sul quale è stato proposto uno dei miei Post come argomento di dibattito: https://www.pensionipertutti.it/riforma-pensioni-2020-ultimissime-oggi-23-novembre/
POST N. 44
22 Novembre 2019 alle 23:06 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Fornero: 'Quota 100 un errore' (mia risposta al Sig. Giovanni)
Sig. Giovanni, il suo è un pensiero che credo chiunque lavoratore si sentirebbe di condividere. Io lo condivido (con qualche riserva sulle penalità per anticipo sull’uscita).
Le confesso, però, che più dell’allungamento degli anni per avere la pensione, o più dell’abolizione di Quota 100, temo il pensiero che non sappiano che cosa fare.
Loro non stanno dicendo “lavorerai più a lungo”. Nessuno può garantire che un cinquantenne non venga licenziato e che continuerà a lavorare.
Loro stanno dicendo “ti pagheremo più tardi”. Possono soltanto ritardare i pagamenti (proprio come accade per un’azienda che versa in gravissime difficoltà finanziarie).
Quando dicono “pensiamo alle generazioni future” è perché non hanno soluzioni nell’immediato, e quindi prendono tempo. Lei, sig. Giovanni, dice molto bene quando osserva (faccio mie le sue parole) “ma di cosa vogliamo parlare, di gente che andrà in pensione nel 2035/2040 mentre qui c’è gente che dovrebbe poterci andare tra 1, 2, 5 o 10 anni?”
Perché non si dice la verità? (e a che servirebbe dire la verità, quando il dirla non servirebbe a nulla).
Ma io, la mia verità la voglio dire.
C’è un solo modo per rimettersi in sesto finanziariamente: ridurre la morsa mortale dell’economia finanziaria (quella delle banche) sull’economia reale (quella delle imprese). Ricondurre, cioè, la moneta sotto il controllo dello Stato anch’esso imprenditore.
Non ci sono alternative.
POST N. 43
22 Novembre 2019 alle 19:05 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Tito Boeri su Quota 100 e non solo (mia risposta alla Sig.ra Sandra)
Sig.ra Sandra, mi permetta, la prego, un atto di presunzione. Se lei avesse avuto 62 anni di età, con i suoi 39 anni di contributi, potendo andare in pensione con Quota 100 avrebbe giudicato più benevolmente chi percepisce il reddito di cittadinanza (RdC).
Il sistema per collocare al lavoro chi oggi percepisce l’RdC non è ancora a regime. Quando lo sarà, ci sarà anche il meccanismo (suppongo) di disincentivazione, in base al quale se non si accetterà il lavoro si perderà automaticamente l’RdC (il problema vero che io vedo, invece, è che, non essendoci il lavoro, sarà molto difficile che i navigator trovino lavoro a chi percepisce l’RdC).
L’RdC lo riceve anche chi fa lavoro nero o, peggio ancora, vende droga (come apprendiamo dai giornali). Ma intanto l’RdC permette di evitare che i consumi crollino, e sarebbe davvero un bel guaio se i consumi si contraessero ancora di più: le imprese ridurrebbero ancora di più la produzione, ridurrebbero il personale, ci sarebbe maggiore esborso per la cassa integrazione, maggiore debito pubblico, aumento delle tasse, riduzione dei salari, riduzione delle pensioni.
Forse lei, sig.ra Sandra, non sarebbe contraria al fatto che un lavoratore in cassa integrazione percepisca l’indennità di disoccupazione erogata dallo Stato. Però è contrariata dal fatto che lo Stato eroghi una “indennità di disoccupazione” (ovvero un “premio”, a suo avviso) a “chi non ha mai lavorato nella vita” (sue parole). La differenza tra i due stati di “dis-occupazione” (cioè “senza occupazione”) non è nei fatti, ma è nel nostro modo di vedere i fatti. Sia il lavoratore che ha perduto il lavoro, sia il non lavoratore che non ha mai lavorato sono SENZA LAVORO.
Cosa farei io se stessi al Governo? Mi assumerei l’impegno di trovare lavoro a chiunque lo cercasse. Darei il lavoro al posto di dare i soldi. Per come la vedo io, l’RdC è solo l’ombra di un’idea. Ma è meglio che ci sia l’ombra di un’idea (l’RdC) che nessuna idea (nemmeno quella dell’RdC).
“Possibile che debbano verificarsi così tante ingiustizie?”, si domanda lei. Sì, è possibile, dal momento che le ingiustizie si verificano (la risposta è sempre nella domanda, e se l’era già data lei, ancor prima di porsi la domanda).
“Ma potrà mai andare bene uno Stato cosi?”, si domanda ancora lei. Se lei avrà fiducia nello Stato, qualunque cosa accadrà, vedrà che sarà lo Stato stesso a rispondere alla sua domanda.
POST N. 42
22 Novembre 2019 alle 15:34 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Silenzio, parla Tridico
Ho visto l’intervista.
Il volto paffuto di Tridico e quello smunto di Boeri e Cottarelli (ma son forse fratelli? – sto celiando, mi serve per far rima) m’han fatto ri-cordare (“riportare al cuore”) le parole di Cesare:
“Intorno a me voglio solo vedere gente ben paffuta e con la testa ben pettinata, e che dorma la notte. Quel Cassio laggiù ha un aspetto magro e affamato: pensa troppo, e uomini del genere sono pericolosi”. (W. Shakespeare, Giulio Cesare, Atto I, Scena II).
Tridico non congiura contro Cesare, contro il suo Governo, e manterrebbe Quota 100 fino alla sua naturale scadenza fissata al 31 dicembre 2021, a favore dei suoi concittadini. Questo è il volere di Cesare. Questo è il proposito del Governo italiano.
Ma per chi come Bruto e come Cassio (stabilisca il lettore chi di questi è Boeri e chi Cottarelli) che congiurano contro Cesare, contro il loro Governo, a sfavore di Quota 100 scaldando gli animi dei cittadini gli uni contro gli altri additando Quota 100 come legge iniqua e ingiusta, oh, vorrei essere io Marco Antonio, avere io la sua arte oratoria per difendere il volere di Cesare, il proposito del Governo italiano, il rispetto della legge, il rispetto di Quota 100.
Vorrei essere io capace di una tale arringa da portare i cuori dei concittadini, di tutti nessuno escluso, lontani dal cuore di Bruto e lontani dal cuore di Cassio. E più vicini al cuore di Cesare.
POST N. 41
22 Novembre 2019 alle 12:33 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Boeri: Quota 100 non può sparire alla scadenza - Elsa Fornero torna a parlare
Il Prof. Boeri afferma: “È molto difficile uscire da quota cento. Non è possibile lasciarla andare in esaurimento nel 2021”.
Prof. Boeri, anch’io come lei ho letto la fiaba di Cappuccetto Rosso, dove il lupo si traveste da nonnina. Anche se tardi, a 64 anni, ho imparato a non fidarmi del lupo.
Il Prof. Boeri continua “Dovremmo introdurre possibilità di pensionamento flessibili” (una frase un po’ sibillina, mi pare).
Prof. Boeri, mi perdoni la ripetizione, ritorno sulla fiaba di Cappuccetto Rosso. Sebbene tardi, a 64 anni, ho imparato a non fidarmi neanche della nonnina.
Prof. Boeri, per quanto mi riguarda, la sua reputazione è irrimediabilmente compromessa.
La Prof.ssa Fornero afferma: “Tutte le riforme commettono degli errori.”
Prof.ssa Fornero, so che lei ha fatto ciò che ha fatto perché DOVEVA farlo, nel nome della nazione e delle generazioni future. Glielo hanno detto di farlo. Il mondo ti induce a sbagliare, ma sei solo tu a pagarne le conseguenze. Prof.ssa Fornero, non si è ancora resa conto di quanto odio viene nutrito verso la Riforma che porta il suo nome? Non si è ancora resa conto che i suoi ERRORI si sono trasformati in ORRORI?
Prof.ssa Fornero, per quanto mi riguarda, la sua reputazione è irrimediabilmente compromessa.
Io mi auguro che dalle Alpi alla Sicilia, dalla Nazione intera si levi un grido di giustizia così alto (non come quello delle sardine che sono muti come pesci) da far scuotere le poltrone di Camera e Senato, affinché le istanze di donne, di precoci, di lavoratori usurati, dei lavoratori tutti ricevano quella Giustizia in tema pensionistico che è stata loro a lungo negata.
POST N. 40
21 Novembre 2019 alle 21:12 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Le donne al palo e dispensatrici di welfare gratuito
Perché “le donne al palo e dispensatrici di welfare gratuito”?
Ai miei tempi, anni Settanta circa, andava molto in voga il “femminismo”.
Ero appena ventenne e di allora mi è rimasto impresso lo slogan “Io sono mia”.
Si parlava di “emancipazione femminile”.
Crescendo, ho riflettuto che a quel tempo non poteva esserci una donna emancipata, una donna libera di pensare, libera di agire.
Una donna emancipata può vivere solo accanto a un uomo emancipato, un uomo libero da pregiudizi, un uomo evoluto.
Dietro uomini di successo ci sono sempre state donne il cui successo non è stato mai riconosciuto (neppure in morte).
Crick e Watson non avrebbero mai vinto il Premio Nobel per la medicina per la scoperta della doppia elica del DNA senza il fondamentale contributo di Rosalind Franklin. È stata lei a scoprire la doppia elica. Ma era una donna.
Otto Hahn non avrebbe mai vinto il Premio Nobel per la Chimica per la scoperta della fissione nucleare senza il fondamentale contributo di Lise Meitner (donna, per di più ebrea in periodo nazista).
E cosa dire di Mileva Maric, prima moglie di Einstein, la quale non ha potuto laurearsi solo perché donna e per di più incinta e quindi giudicata negativamente dalla commissione esaminatrice, composta prevalentemente da uomini, nei quali erano vivi i pregiudizi nei confronti delle studentesse.
Da come sento parlare i colleghi da quarant’anni a questa parte, da come vedo vengono trattate le donne in tema pensionistico, dubito che in 100 anni l’uomo (il maschio, intendo) si sia emancipato.
L’uomo non si è ancora emancipato. È questo il motivo per cui le donne rimangono al palo e restano dispensatrici di walfare gratuito.
POST N. 39
21 Novembre 2019 alle 19:01 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Proietti: emendamenti interessanti
“Negli emendamenti ci sono proposte interessanti in tema di giovani, donne, precoci ed esodati, bisogna vedere quante di queste si concretizzeranno in misure correttive e soprattutto in che tempi.” (parole di Proietti).
Mia traduzione: “in tema di giovani, donne, precoci ed esodati non se ne fa niente”.
Nelle mie conversazioni con colleghi e professori ho scoperto che quando il mio interlocutore pronuncia la parola “interessante” è perché o non è in grado di esprimere un giudizio, o non sa formarsi un’opinione sul tema oggetto della discussione.
Come possiamo sperare di trovare coperture per le pensioni, se non si riescono a trovare nemmeno le coperture per 200-300 milioni di euro per poter ridurre la “tampon tax” dal 22% al 10% o al 5%? (ma perché dobbiamo sempre imitare gli americani… si tratta comunque della tassa sugli assorbenti e tamponi).
Trovare le coperture per le pensioni recuperando risorse dall’evasione fiscale, questo sì che è davvero “interessante” (perchè sappiamo di cosa stiamo parlando).
Il Governo si prefigge di recuperare dall’evasione fiscale circa tre miliardi. Molto poco, direi, su 111 evasi! Questa iniziativa del Governo è lodevole, ma non mi convince. E, per la verità, non convince (a quanto si legge dai giornali) neppure Bruxelles.
Lo Stato in sostanza dice: “Se scopro che evadi le tasse, ti faccio la multa” (una frase che dice da sempre). Si interviene cioè a valle.
Lo Stato dice, invece, questa cosa nuova: “Ti impedisco di evadere le tasse”. Si interviene cioè a monte.
In sostanza, se i dipendenti di un’azienda sono nelle condizioni di non poter evadere le tasse, allora perché, mi domando, la stessa regola che si applica ai dipendenti di un’azienda non può essere applicata a tutti gli altri produttori di reddito (autonomi, professionisti, esercenti, aziende)?
Il modo per impedire di evadere le tasse non bisogna inventarselo più di tanto, c’è già, lo si applica già al dipendente; bisogna vedere come poterlo estendere a tutti.
Tornando a noi, se Proietti fosse Perfetto e Perfetto fosse Proietti, ecco ciò che Proietti-Perfetto direbbe:
“Negli emendamenti ci sono proposte CONCRETE in tema di giovani, donne, precoci ed esodati, SIAMO CONFIDENTI che queste si concretizzeranno in misure correttive e soprattutto in TEMPI IMMEDIATI.”
POST N. 38
21 Novembre 2019 alle 14:30 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
6 le modifiche necessarie alla riforma Fornero?
“Chissà se almeno alcuni dei 6 punti indicati siano finiti nei 4550 emendamenti depositati, che ora il Governo sta vagliando,…”, osserva Erica Venditti con quel “Chissà” ad effetto che apre la frase e rafforzato da quel “almeno” che apre alla Speranza (“e tu, dolce Speranza, con ali d’argento sul mio capo, spargimi d’azzurro”).
No.
I 6 punti indicati non sono finiti nei 4550 emendamenti.
Possono portarci via tutto, il lavoro e la pensione. La Speranza giammai.
POST N. 37
21 Novembre 2019 alle 14:04 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Le richieste di CISL e UIL
Si può essere in disaccordo con il Segretario generale del sindacato pensionati della Cgil, Ivan Pedretti, che chiede la rivalutazione piena delle pensioni e la quattordicesima a più pensionati? Direi proprio di no, che non si può essere in disaccordo con Ivan Pedretti.
Si può essere in disaccordo con il Segretario confederale Uil, Domenico Proietti che chiede la valorizzazione del lavoro di cura, il completamento delle salvaguardie degli esodati, e Quota 41? Direi proprio di no, che non si può essere in disaccordo con Domenico Proietti.
I sindacati sono carenti non nelle intenzioni. I sindacati sono carenti nelle azioni.
Se pensano di presidiare il Parlamento giorno per giorno per verificare se i parlamentari risponderanno agli obiettivi che si sono posti, hanno proprio sbagliato luogo. Il “Parlamento” (dove “si parla veramente”) non è a Roma (lì c’è l’Istituzione). È a Bruxelles che bisognerebbe andare a presidiare.
A Bruxelles ci vanno il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Ministro dell’Economia e delle Finanze. Certamente non ci vanno il Segretario generale del sindacato pensionati della Cgil e il Segretario confederale della Uil.
I sindacati, come sempre (e lo vedremo nei prossimi giorni), accetteranno le scelte già fatte dal Governo italiano su persuasione morale (moral suasion) della Unione Europea.
POST N. 36
20 Novembre 2019 alle 20:30 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Fornero: 'Quota 100 un errore' (mio commento al commento della Sig.ra Francesca)
Che Quota 100 sia la prima pietra sulla quale costruire il pilastro di una riforma pensionistica umana!
Il commento della sig. FRANCESCA mi ha portato molto lontano nel tempo con i ricordi.
Ella dice:
“Operaia metalmeccanica facente lavoro duro e pesante fatto da uomini grandi e grossi, sempre in piedi e d’estate un caldo infernale con i macchinari che buttano continuamente fuori aria calda e manca l’ossigeno, lavoro non considerato usurante ma tale…”.
Le aziende metalmeccaniche erano disumane 43 anni fa, e lo sono ancora oggi. E le aziende disumane devono impiegare i dis-umani, gli inumani, i robot.
Quarantatre anni fa, era il 1977, ero studente universitario e d’estate facevo tre mesi di campagna allo zuccherificio. Ero operaio di sesto livello (manovale) e lavoravo al reparto “Saturazione” (poi divenni operaio di quarto livello, Conduttore Impianto Resine e fui trasferito in una zona molto più fresca).
La sig. FRANCESCA dice la vera verità.
Io ero un ragazzo mingherlino in mezzo a degli omoni padri di famiglia. Si doveva lavorare a torso nudo alla temperatura di oltre 40 gradi centigradi, mettendosi una bandana in testa per evitare che le perle di sudore colassero fino agli occhi al punto da annebbiare la vista. Si stava sempre in piedi, non era permesso sedersi. L’aria calda era opprimente; mancava l’ossigeno. Si coprivano turni di otto ore ruotando settimanalmente, a ciclo continuo compresi sabati, domeniche e festività con orari 6-14; 14-22; 22-6.
Io ho fatto quel lavoro infernale per soli tre mesi. C’è gente che lo fa per una vita intera.
La sig. FRANCESCA dice la vera verità.
Ed io aggiungo. Nessuno che è al Governo, nessuno che fa il ministro, nessuno che fa il deputato, nessuno che fa il sindacalista ha mai fatto un lavoro di cui parla la sig.ra FRANCESCA. Perché se l’avesse fatto (e io l’ho fatto, anche se per brevissimo tempo), ci sarebbe una legge giusta per tutti e non sentirei così tanti lamenti che si levano da una nazione considerata la terza potenza economica d’Europa.
Che Quota 100 sia la prima pietra sulla quale costruire il pilastro di una vera riforma pensionistica basata sull’uomo. Veramente umana!
POST N. 35
20 Novembre 2019 alle 16:35 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Vincenzo Colla su dopo Quota 100 (mia risposta al lettore Cuppi Cristian)
Signor Cuppi Cristian, lei è una persona rispettabile.
Esprime il suo punto di vista in maniera energica, perché vive sulla sua pelle l’iniquità, l’ingiustizia della classe dirigente politica e sindacale del nostro Paese.
Leggo i suoi commenti, Sig. Cuppi, e non posso non condividerli.
1) "Dovevate pensare ai coefficenti di trasformazione delle rendite mensili, un’altra misura che penalizza i precoci”, dice lei. Ma così non è stato.
2) "Quota 100 andava indirizzata a lavori usuranti e gravosi, oppure a chi aveva avuto problemi nell’arco della propria vita lavorativa”, dice lei. Ma così non è stato.
3) “Avreste potuto dovuto studiare un percorso su questa quota 100 che comprendesse anche i lavoratori precoci”, dice lei. Ma così non è stato.
Sig. Cuppi, non possiamo cambiare il passato. Ma possiamo (lei può) cambiare il futuro.
4) “I sindacati non parlano più dei precoci e dei loro 41 anni”, dice lei. Abbandoni il sindacato!
5) “E sono iscritto al sindacato da oltre 41 anni!!!”, dice lei. Non si iscriva più al sindacato!
6) “Ma se c’è una cosa che non sopporto, sono le continue ingiustizie che vengono perpetrate a carico di intere fasce di lavoratori”, dice lei. Mi delude, sig. Cuppi. 41 anni di lavoro come si è fatto lei devono averle anche irrobustito le spalle, al punto da poter sopportare le continue ingiustizie di cui parla.
Ma, nonostante i suoi anni di lavoro, nonostante le continue ingiustizie che lei riscontra, nutre ancora (lo so) il senso di giustizia e di equità (che è, in fondo, in ognuno di noi).
Faccio appello a questo suo senso di giustizia (interiore) per poter accettare alcune forme di “ingiustizia” (esteriore), quella di altri che le passano ingiustamente avanti (“Pure io sono contento del vedere lavoratori che vanno a casa”, dice lei, e questo conferma che sotto sotto lei è una persona comprensiva).
Quota 100 non è una vergogna. Quota 100 non è iniqua. Quota 100 va difesa.
Io la difenderei a costo di far cadere il Governo.
È la mancata attuazione di Quota 41 che è una vergogna, che è iniqua. È l’attuazione di Quota 41 che va difesa, ma non a scapito di altre leggi.
Sono certo che lei saprà comprendermi, Sig. Cuppi, perché lei è una persona rispettabile.
POST N. 34
20 Novembre 2019 alle 15:39 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Vincenzo Colla su dopo Quota 100
Con tutta sincerità, qualunque cosa possa dire Vincenzo Colla, Vicesegretario Generale della Cgil, non ha alcuna importanza. Almeno per me.
I sindacati un tempo erano al fianco dei lavoratori che uscivano tossicchiando con la faccia nera dalle miniere. Oggi i lavoratori non hanno più la faccia nera dei minatori.
Però ci sono i pensionati. Quelli che hanno la faccia bianca per effetto del poco mangiare. Oggi i sindacati sono al fianco dei pensionati, dei 16 milioni di pensionati che ricevono in media 1500 euro lordi al mese (1200 euro netti) e ai quali viene proposto l’aumento di 3 euro (non ho capito bene se al mese o all’anno!) Alcuni pensionati sono costretti persino a espatriare per poter vivere una vita vivibile.
I sindacati!
Quelli che prendono soldi dai loro iscritti per far valere le loro istanze negli uffici del personale di medie e grandi aziende, o nelle stanze governative bellamente decorate, o nelle grandi piazze delle grandi città quando c’è acqua alta (non mi riferisco a piazza San Marco di cui ho grande rispetto, ma a quelle piazze in cui si radunano le sardine spiaggiate quando c’è acqua bassa, e quindi quando non ci sono i sindacati – ci mancavano pure le sardine!).
Ma i lavoratori continuano a stare male. I pensionati continuano a stare peggio.
Il Governo dice ai sindacati “sì, sì, va bene…”, ma poi fa la sua strada.
Pensioni, pensioni, pensioni è il grido nelle piazze. Ma anche lavoro, lavoro, lavoro, è il mio grido nel deserto (quello digitale, per intenderci).
Landini, più di tutti gli altri suoi colleghi, è quello che mi sembra abbia capito ciò che veramente c’è da fare: “la garanzia maggiore delle pensioni è che tutte le persone possano lavorare, perché se c’è la disoccupazione, se salta il sistema industriale, salta anche il sistema sociale” (https://www.pensionipertutti.it/riforma-pensioni-2020-ultimissime-cottarelli-tuona-no-a-quota-100-e-41).
POST N. 33
20 Novembre 2019 alle 13:32 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Fornero: 'Quota 100 un errore'
Ricordo i miei primi giorni di lavoro, nel lontanissimo 1979, nella mia prima azienda. Mi sentivo spesso ripetere “qui non siamo all’università”. (Va be’).
Mi è capitato anche dopo, a distanza di diversi anni, sentire la stessa frase in altre aziende “qui non siamo all’università”.
Le aziende non sono università. In azienda non si fa teoria, si fa pratica. In azienda non si impara dai libri, si impara dall’esperienza.
Prof.ssa Fornero: il mondo del lavoro (che vivo io) non è il mondo dell’università (in cui vive lei – ma forse è già in pensione?)
“Quota 100 un errore”, dice la Prof.ssa Fornero.
Prof.ssa Fornero, Quota 100 non è un errore. La chiami pure “mossa elettorale” ma sen’zaltro è una valvola di sfogo per la Riforma che porta il suo nome. Se lei ha occasione di sviluppare un studio (magari commissionandolo a qualche suo studente che deve preparare la tesi di laurea) sul livello di produttività umana (su quella dei robot sappiamo che è tutto a posto) si accorgerà che tale livello è molto basso. Sto affermando, in altre parole, che nelle aziende (soprattutto nelle banche) c’è una quantità notevole di esuberi del personale che fa spavento. Questo è IL MOTIVO per cui non c’è ricambio generazionale 1:1 (fuori un sessantenne e dentro un trentenne) nelle aziende private.
Prof.ssa Fornero, il lavoro non c’è.
“Quota 100, [omissis] ritengo che sia stata un errore, c’erano altre priorità, come il lavoro dei giovani su cui si potevano mettere delle risorse”, insiste ancora e ancora la Prof.ssa Fornero.
Prof.ssa Fornero, come le ho detto prima, il lavoro non c’è. IL LAVORO NON C’È. Bisogna inventarlo.
Bisogna applicare le ricette economiche di Keynes (compatibilmente con il patto di Stabilità e di Crescita).
Bisogna nazionalizzare l’ILVA e l’Alitalia.
Bisogna che lo Stato si appoggi alla Cassa Depositi e Prestiti invece che alle banche.
Bisogna che lo Stato utilizzi la moneta digitale di Stato (gestita dalla Cassa Depositi e Prestiti) circolante parallelamente all’euro (gestito dalla banche).
Tutto ciò che c’è da fare per creare lavoro necessita di un prerequisito: mandare in pensione i sessantenni. TUTTI i sessantenni (e pure i precoci, va’!).
Postilla finale: quello che ci sarà da fare verrà fatto. Le scelte che prenderà il Governo saranno scelte obbligate. L’essere umano fa delle le scelte perché viene forzato dagli eventi.
Ma rimane all’essere umano la facoltà far accadere eventi a lui favorevoli.
POST N. 32
19 Novembre 2019 alle 12:18 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Renzi e l'abolizione di Quota 100
Renzi è una persona che trovo molto interessante. Finanche affascinante. Bella presenza (con qualche neo), laureato (non so se con qualche neo), e con quel tocco da primo della classe (noto a tutti) che non guasta per chi aspira ad un ruolo di leader.
Studio Renzi sotto il profilo psicologico. C’è molto materiale disponibile in rete grazie alle sue interviste.
Sto studiando la “ossessione”, un pensiero che si presenta ripetutamente e intrusivamente nella mente dell’individuo (Salvini, per esempio).
Sto studiando la “compulsione”, ovvero un atto mentale che si presenta sotto forma di preghiera, di mantra (“abolire Quota 100”, “abolire Quota 100, “abolire Quota 100”, “abolire Quota 100”, “abolire Quota 100”,…).
Proporrò a uno psicologo la mia tesi “Disturbi ossessivi compulsivi nella società digitale: come nascono, come liberarsene”.
Chissà. Forse lo psicologo concorderà con la mia diagnosi e la mia terapia:
“Sig. Perfetto, lei è affetto da un disturbo ossessivo compulsivo causato da Renzi e dalla mania di Renzi di abolire quota 100 e continua a scrivere compulsivamente a https://www.pensionipertutti.it su tali tematiche.
Per liberarsi dal suo disturbo ossessivo compulsivo deve smetterla di leggere i giornali via web e soprattutto di scrivere a https://www.pensionipertutti.it”.
Posso smettere di leggere i giornali via web. Ma come posso smettere di leggere https://www.pensionipertutti.it, mia sola terapia intensiva di scrittura per liberarmi dal disturbo ossessivo compulsivo causatomi da Renzi che vuole abolire Quota 100?
POST N. 31
18 Novembre 2019 alle 19:31 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Boeri e la sua uscita flessibile con penalità contributiva
Nelle aziende in cui sono stato (e sono state moltissime) chi non condivide la linea di condotta del top management (chi non si “allinea”) e, anzi, si mette di traverso, viene progressivamente isolato, emarginato, espulso.
A volte, per ragioni di “umanità” (ma si fa per dire) si creano delle aree specifiche spesso chiamate col nome assai generico di “Progetti Speciali” dove allocare la “preziosa” (ma si fa per dire) risorsa di cui l’azienda non può fare a meno. In pratica, sono dei veri e propri “cimiteri degli elefanti” (come si dice rozzamente in gergo aziendale) in cui il personaggio scomodo viene parcheggiato senza far niente in attesa che rassegni “volontariamente” (si fa per dire) le proprie dimissioni (forse non è noto in giro, ma le aziende sanno essere a volte piuttosto crude e crudeli).
Tutta l’Italia (e forse in Europa chi conosce l’italiano) conosce le posizioni di Tito Boeri. Un vero e proprio bastian contrario, ostinato sostenitore di un’idea contraria a quella della maggioranza di Governo. Insomma, una vera spina nel fianco del Governo.
Tito Boeri tre volte perdente: isolato, emarginato, espulso. Ma con onore (insomma, con le solite parole di circostanza, ringraziandolo per il servizio reso allo Stato, eccetera, eccetera, eccetera – è stato, in fin dei conti , nel bene e nel male pur sempre un servitore dello Stato e questo merito deve essergli riconosciuto).
Quindi ora taccia, e si rassegni a parlare soltanto agli studenti dell’Università Bocconi.
POST N. 30
18 Novembre 2019 alle 11:57 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Cottarelli tuona: 'No a Quota 100 e 41'
I professori di economia dicono che Adam Smith utilizzasse la metafora della “mano invisibile” per significare che c’è un meccanismo in base al quale i mercati si autoregolano.
Invero, occorre precisare che Adam Smith non ha mai detto che c’è una “mano invisibile in base alla quale i mercati si autroregolano”. Nella sua opera “Ricchezza delle nazioni” si parla sì di “mano invisibile” che agisce sui mercati, ma è quella stessa “mano invisibile della Provvidenza” che si legge nella sua “Teoria dei sentimenti morali”, oppure la “mano invisibile di Giove” che si legge nei suoi “Saggi filosofici”.
Questo io lo so, perché ho dovuto opportunamente documentarmi andando a leggermi i tre tomi di Adam Smith.
Ora, però, che leggo che “Cottarelli tuona: ‘No a Quota 100 e 41’” so a chi si riferiva Adam Smith quando parlava della “mano invisibile di Giove”: si riferiva a Cottarelli.
Cottarelli non è un “economista”. Non ho trovato nulla in letteratura economica che facesse riferimento in modo significativo a qualcosa come “curva di Cottarelli” tipo la “curva di Phillips”, o “modello di Cottarelli” tipo “modello di Hicks”, o “teoria di Cottarelli” tipo “Teoria di Keynes” (se qualcuno dovesse trovare qualcosa del genere, lo prego, lo scongiuro, lo supplico di farmelo notare. Ma non mi porti il “modello di Cottarelli” o la “Teoria di Cottarelli che ho trovato con Google).
Cottarelli sarà un Dottore in Economia (forse avrà anche un Phd), e al più sarà un Professore di economia. Certamente è direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica di Milano (l’ho letto su Wikipedia).
Economisti veri sono Walras, Keynes, Modigliani (che si sono occupati di “occupazione” – mi si scusi per il bisticcio di parole” – la vera cosa seria a cui lo Stato dovrebbe veramente pensare. Non erano certamente le fantesche dell’Olanda seicentesca che andavano al mercato con lo scialle sulle spalle e con il borsellino in mano a far la spesa stando attente a quanto potevano spendere).
No. Cottarelli non è Walras, Keynes, Modigliani, economisti.
No. Cottarelli non è un economista!
Ecco, se Cottarelli avesse detto le stesse parole di Landini “la garanzia maggiore delle pensioni è che tutte le persone possano lavorare, perché se c’è la disoccupazione, se salta il sistema industriale, salta anche il sistema sociale”, allora avrei detto” “Questo Cottarelli è uno che mi piace. È sulla strada giusta per divenire un economista”.
POST N. 29
13 Novembre 2019 alle 10:09 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Fornero su Quota 100
La Prof.ssa Fornero afferma:
1) “Parliamo solo di pensione, invece di lavoro e crescita, il lavoro è il principale problema del nostro Paese”. Giusto, parliamo di lavoro, e così risolviamo simultaneamente occupazione e pensioni, dal momento che le pensioni vengono pagate con i contributi dei lavoratori attivi.
2) “Fai le cose in tempi stretti, prendi decisioni, abbiamo avuto 15, 20 giorni. La riforma non poteva avere i tempi tranquilli della riforma precedente”. Va bene, lo capiamo. Ci dispiace, però, che l’effetto più gravoso sia dovuto ricadere non sulle spalle dello Stato gigante ma su quelle più deboli degli esodati.
3) “La preoccupazione principale di quota 100 era il voto. Qui bisognava pensare a lungo termine”. Ebbene, anche se Quota 100 è stata una invenzione elettorale, tuttavia ha dato vita ad alcuni pensionati, almeno nel breve termine. È bene tenere a mente la riflessione di Keynes: “nel lungo periodo saremo tutti morti”.
POST N. 28
16 Novembre 2019 alle 21:29 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Barbagallo: 'Abbassare le tasse ai pensionati'
Ho spesso visto i lettori (di questo sito e di altre testate giornalistiche) prendersela con rabbia con i politici. Una rabbia motivata, direi.
Non vedo, però, lettori che se la prendono con i sindacalisti (ma forse mi sarà scappato).
Ma se i lavoratori e i pensionati si trovano in condizioni così disastrate, mi domando: ma i sindacalisti cos’hanno fatto per i lavoratori e i pensionati fino ad oggi?
I sindacalisti non sono soltanto i “capi” (i Barbagallo, i Landini, le Camusso, ecc.), sono anche e soprattutto i lavoratori che stanno nelle aziende. Lavoratori che stanno nelle aziende con i quali altri lavoratori arrabbiati con i politici lavorano fianco a fianco.
Se ci si sente mal-trattati dai politici, occorre prendersela anche con i sindacalisti propri colleghi che vengono pagati con la ritenuta sul proprio stipendio (almeno credo io, eh; non sono mai stato iscritto al sindacato, e quindi potrei sbagliarmi).
La si finisca una buona volta di lamentarsi: Quota 100 sì, Quota 100 no, ingiusto qui, equo qua!
La mancata soluzione dei problemi salariali e pensionistici dell’Italia deriva non solo dalla scarsa capacità dei politici nell’affrontarli, ma anche dalla incapacità dei sindacalisti nel far valere le ragioni dei lavoratori e dei pensionati. Ma mi si dica: davvero Barbagallo ha detto “Abbassare tasse ai pensionati”?! A 16 milioni di pensionati che mediamente percepiscono 1500 euro lordi al mese? Ma è una battuta? devo ridere?…(pausa di riflessione per cinque secondi: 1,2,3,4,5…stop).
Barbagallo, sono certo, è una persona intelligente (altrimenti non sarebbe diventato segretario generale della Uilp); mi domando solo chi sia quello stupido che gli crede!
Ma davvero si può essere così ingenui da aspettarsi soluzioni dai sindacati? Si vuole sperare? Va bene. Speremm, come dicono i milanesi in dialetto lombardo (tra parentesi, io non sono né milanese e né lombardo).
Ma se proprio si vuol piangere su se stessi, ci si metta davanti allo specchio, perché si troverà qualcuno simile a noi che piangerà con noi. E ciò, ne sono certo, ci darà più conforto delle false promesse dei sindacalisti.
“Provare per credere” (diceva Guido Angeli con la mano destra chiusa e il pollice rivolto verso l’alto).
POST N. 27
14 Novembre 2019 alle 12:56 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Erica Venditti ci domanda: 'Avete avuto la "fortuna" di essere tra i beneficiari di quota 100...?'
Sì, io ho avuto ‘fortuna’.
Ho avuto fortuna di nascere nel 1956.
Ho avuto fortuna di aver trovato lavoro a 24 anni.
Ho avuto fortuna di avere avuto una carriera continua.
Ho avuto fortuna che è nato Salvini.
Ho avuto fortuna che è nato Di Maio.
Ho avuto fortuna che è nato Conte.
Ho avuto fortuna che si è formato il Governo giallo-verde.
Ho avuto fortuna che è stata varata la Quota 100.
Ho la fortuna di poter scegliere se lavorare ancora o andare in pensione
Ebbene sì: ho la ‘fortuna’ di essere tra i beneficiari di Quota 100.
“Homo faber fortunae suae” (mi hanno insegnato a Liceo).
1. È l’uomo che costruisce il proprio destino, la propria sorte, la propria ‘fortuna’.
2. Se pensi che non sia così, torna al punto 1.
POST N. 26
13 Novembre 2019 alle 13:41 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Sindacati, Governo, Banche
I sindacati dicono cose giuste. Sono cose giuste perché sono proprio le cose che la gente desidera sentirsi dire e, quindi, “per forza” sono giuste. I sindacati hanno lo stesso comportamento dei politici: la ricerca del consenso. Invero, è un comportamento generalizzato di tutti coloro che si rivolgono al pubblico (e forse, un po’ inconsciamente, anche il mio). I sindacati non hanno una chiara visione del mondo del lavoro.
La gente è affamata di equità e di giustizia e si aspetta di riceverle dallo Stato, dal Governo. Il Governo, dal canto suo, deve far quadrare le uscite in accordo con le entrate, e può farlo solo ridistribuendo la ricchezza, cioè togliendo ad alcuni per dare ad altri. Bene: togliamo ai ricchi e diamo ai poveri (è il pensiero di noi tutti, non è così?). Un pensiero giusto, ma naÏf direi.
Per stare con i piedi a terra, poniamoci una domanda: perché nel contesto lavoro/pensioni non si parla mai di banche? Abbiamo una visione strabica della Politica Economica: abbiamo a che fare con una Politica Monetaria espansiva esercitata della BCE tramite bassi tassi di interesse e Quantitative Easing (il bazooka di Mario Draghi) che fa a pugni con una Politica Fiscale restrittiva praticata dallo Stato Italiano (anche se il Ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri afferma che la manovra sarà di tipo espansivo). Il Governo ha la sua strada da seguire e non sta certo ad ascoltare i sindacati più di tanto.
Cosa voglio dire con questo? Voglio dire che:
1) parliamo di pensioni da estendere a una platea più ampia di persone (giustissimo!) senza parlare ANCHE di lavoro da estendere a una platea più ampia di persone (anche questo altrettanto giusto);
2) parliamo di Politica Fiscale che deve essere compatibile con il Patto di Stabilità e di Crescita, e quindi restrittiva, SENZA ARMONIZZARLA con una Politica Monetaria che è invece espansiva.
Sindacati, Governo, Banche: non vedo, non sento, non parlo.
POST N. 25
12 Novembre 2019 alle 13:26 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Donne, quota 100 e 41, parla Salvini
Le imprese (e tra queste c’è non solo Confindustria, ma ci sono anche le banche S.p.A.) da sempre utilizzano la logica “profitti privati, perdite pubbliche”.
In altre parole, quando gli affari delle aziende vanno bene, i dividendi vengono distribuiti tra gli azionisti.
Quando, invece, gli affari delle aziende vanno male, i lavoratori vengono licenziati e chiedono l’aiuto dello Stato (cioè al pubblico, tra cui ci sono anche i lavoratori che vogliono licenziare).
La manovra ricade sui lavoratori. Questo è più che noto. È giusto che ricada equamente anche su imprese e banche.
Di Matteo Salvini mi domando solo una cosa: se davvero voleva realizzare Quota 41 (così tanto attesa e condivisa da gran parte dei lavoratori), perché ha tolto la fiducia al Governo Conte?
Quale dovrebbe essere il futuro per Quota 100 e Quota 41? Non c’è risposta a questa domanda.
Quale dovrebbe essere il futuro di Quota 100 e Quota 41 COMPATIBILMENTE con il futuro del lavoro? A questa domanda c’è risposta.
POST N. 24
11 Novembre 2019 alle 22:14 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
M5S: 'Quota 100 pilastro dell'Italia di oggi e domani' (mia risposta alla Sig.ra Marina)
Gent.le, Sig.ra Marina, i lavoratori non sono tutti uguali.
Lei, per esempio, non è uguale a me. Lei fa un lavoro senz’altro usurante (se è quella Sig.ra Marina Cavalli, che svolge il lavoro di educatrice nido da circa 39 anni, classificato gravoso, di cui si parla nel post del 22 Ottobre 2019 alle 17:50). Il mio lavoro di informatico, invece, non è per nulla usurante. Lei non potrà andare in pensione con Quota 100 (perché altrimenti non la riterrebbe ingiusta), mentre io, con 64 anni di età e 40 anni di contributi, potrò andarci. Come qui non c’entra il destino, così non c’entra l’ingiustizia.
Per me l’ingiustizia è qualcosa di ben più grave: è qualcosa che ha dell’irreparabile. Ingiustizia è quella esercitata su di un condannato a morte che, dopo avere eseguito la sentenza, si scopre essere innocente. È un caso limite, lo so. Ma è per rendere l’idea.
E torniamo al budget. Certo, basterebbe sconfiggere l’evasione fiscale. Sono più che d’accordo con lei. È la soluzione che io adotterei per recuperare almeno 35 miliardi di euro su 111 evasi per poter finanziare Quota 41, Quota 100, Quota 100 rosa, esodati.
Per recuperare una parte dell’economia sommersa io ricorrerei all’adozione della moneta digitale di Stato, gestita dallo Stato, circolante parallelamente all’euro gestito dalle banche.
Il Governo ha optato, invece, per l’utilizzo incentivato della moneta elettronica (gestita dalla banche) al fine di recuperare circa 3 miliardi (un po’ pochini, direi, e per giunta destinati a sterilizzare l’aumento dell’IVA e non al pagamento delle pensioni).
Il suo papà diceva bene “volere è potere” che suona più bello detto in inglese (la lingua di Shakespeare che ho molto apprezzato): where there’s a will there’s a way. Che, a differenza della traduzione corrente (cioè quella di “volere è potere”), a me piace tradurre nel suo senso letterale: “dove c’è una volontà c’è una via”.
La via non c’è. La via la si costruisce percorrendola. Per questo io non credo alle proiezioni che si fanno sul futuro sull’età dei pensionati e sul rapporto lavoratore-pensionato. “Nel 2050 avremo 1 lavoratore 1 pensionato” afferma Cesare Daminano nell’articolo “Riforma pensioni 2019, ultime su Quota 100 e nuova soglia d’uscita a 63 anni” dell’11 novembre 2019 a cura di Erica Venditti.
Nel 2050?! Fra 30 anni?! Il rapporto lavoratore/pensionato mi ricorda molto da vicino il rapporto risorse-naturali/popolazione di Thomas Malthus il quale sosteneva che, essendo la crescita delle risorse naturali di tipo aritmetico mentre quella della popolazione di tipo geometrico alla fine non ci sarebbe stato cibo sufficiente per tutti e ciò avrebbe portato all’immiserimento della popolazione.
No. Io non credo a Malthus (peraltro smentito dalla Storia). Nè a Damiano, che dalla Storia sarà smentito.
Io credo che si affermerà la moneta digitale di Stato, che impedirà di fatto l’evasione fiscale, che permetterà allo Stato di pagare le pensioni, che permetterà ai giovani di trovare lavoro.
POST N. 23
8 Novembre 2019 alle 14:52 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
M5S: 'Quota 100 pilastro dell'Italia di oggi e domani'
Al M5S bisogna riconoscere una qualità: la coerenza.
A distanza di poco più di un anno, da quando è andato al governo, M5S sostiene con vigore le sue scelte RdC e Quota 100 (sebbene questa sia stata promossa dalla Lega e da M5s solo appoggiata – forse anche solo per mantenere la coesione di governo), e oggi si trova a difenderle dagli attacchi feroci loro rivolti da Italia Viva per (riconosciamolo pure!) secondi fini (per ottenere, forse, concessioni su alcune sue proposte mantenendo il Governo sotto tensione). Per giunta, M5S si trova ad agire senza il poderoso sostegno di quello che un tempo era il suo potente alleato (la Lega) e, per di più, indebolita a causa della defezione di una parte dei suoi elettori. Lasciando per un momento da parte i giudizi personali che si possono avere su RdC e Quota 100, bisogna riconoscere che M5S è meritevole di lode per questo suo impegno, coerenza, tenacia, trasparenza.
Al tempo stesso, a distanza di poco più di un anno, una parte di elettori di M5S (stando a quanto riportano i giornali) ha privato M5S del proprio consenso (liberi di scegliere il proprio orientamento politico, dico io).
Osservo questo però: in così breve tempo è stato più facile per alcuni elettori cambiare partito e per qualche parlamentare cambiare casacca che per i partiti cambiare la loro “vision” e la loro “mission” (mi si perdoni il lessico aziendale inglese).
Mi domando allora: in chi possiamo riporre maggiore fiducia, negli elettori o nei partiti?
Non sono un elettore di M5S, né un elettore della Lega (e nemmeno del PD, o di FdI o di Forza Italia). Ma penso che con M5S e Lega al Governo e con le loro vituperate RdC e Quota 100 (ma ritenute dalle persone comunque meno disprezzabili della legge Fornero) e con il chiaro messaggio alla UE di “Italia first” (l’equivalente nazionale del motto aziendale “people first”), ebbene, dicevo, penso proprio che con M5s e Lega l’Italia abbia veramente cominciato a voltare pagina.
POST N. 22
7 Novembre 2019 alle 11:46 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Damiano: 'Non tutti i lavori sono uguali'
Flessibilità e usura: sono certamente due pilastri sui cui poter fondare la nuova riforma previdenziale. Sono certo che la proposta verrebbe accolta con favore da tutti i lavoratori.
1) Flessibilità: rispetto a quale parametro? età? contributi? Come attuarla: con penalità? con incentivi?
2) Usura: come definirla? come misurarla? quali categorie di lavoratori vi rientrerebbero?
Quando l’idea dovrà essere tradotta in pratica sarà inevitabile che perda parte dei consensi; perché le persone spesso concordano su “cosa”, ma altrettanto spesso non concordano su “come”.
A mio avviso esiste una sola proposta che possa raccogliere il consenso di tutti i lavoratori sia prima che dopo l’attuazione: potere andare in pensione a qualsiasi età si voglia, percependo la pensione in base ai contributi versati.
Poiché la pensione è strettamente connessa con il lavoro, dietro la mia semplice proposta c’è, invero, una complessa politica economica che riguarda l’occupazione (un tematica, tra l’altro, che ricade proprio nell’ambito delle competenze dello Stato).
A mio avviso lo Stato dovrebbe entrare in partecipazione con i privati, al fine di garantire l’occupazione (entrare in Alitalia e in ILVA, per esempio).
Voglio precisare: non si tratta di tornare alle Partecipazioni Statali degli anni Settanta (non si può tornare nel passato, e l’Italia e l’Europa di oggi non sono le stesse di quelle degli anni Settanta). Si tratta, invece, di applicare le politiche occupazionali di Keynes.
Nell’articolo viene espresso che per alcuni il mantra è “non tutti i lavori sono uguali ed anche a livello previdenziale devono essere trattati diversamente”. Verissimo. Per me, tuttavia, il mantra è: “Occupazione e pensioni. Pensioni e occupazione”
“Usura e flessibilità” le sostituirei con “occupazione e pensioni”.
POST N. 21
4 Novembre 2019 alle 22:39 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Cuppi vs Di Maio: quota 100 va rivista, per rispetto dei precoci
1) Tito Boeri (ex presidente dell’INPS) afferma che Quota 100 a regime costa 8 miliardi di euro, mentre Quota 41 a regime costa 10 miliardi di euro. Personalmente non sono in grado né di confermare, né di confutare ciò che dice Tito Boeri. Se non si è in grado di controbattere, ci si trova in un una posizione di svantaggio, e rimane valida l’argomentazione di Boeri (fino a prova contraria);
2) Pensare che le scelte politiche vengano fatte nel rispetto dell’equità e della giustizia è da ingenui. Credo che si debba arrivare a sessant’anni con lo spirito giovane, ma non con l’ingenuità dei giovani. Le scelte politiche vengono fatte sulla base di numeri, proprio come avviene nelle aziende quando bisogna decidere quante persone licenziare per fa quadrare i conti dell’azienda evitando che questa fallisca. Secondo chi ci governa, Quota 100, numericamente parlando, costa meno di Quota 41, anzi, ancor meno di quanto stimato, vista la ridotta platea che vi ha aderito.
Quota 100 è stata scelta per una semplice questione numerica (e, aggiungiamo pure, per opportunità politica). Non per altro. È equa? Solo in parte. È iniqua? Per la maggior parte. Dev’essere tolta? Solo se c’è qualcosa di migliore che la possa sostituire. Dev’essere cambiata? Senz’altro sì. Risultato finale: rimarrà così com’è, perché non c’è tempo a sufficienza per pensarci. Ci si penserà domani. “Dopotutto, domani è un altro giorno”.
POST N. 20
4 Novembre 2019 alle 14:25 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Marattin (Italia Viva) contro quota 100
Non dovrebbe essere consentito in Parlamento cambiare casacca. Ma, dal momento che questo accade, vuol dire che la legge, purtroppo, lo consente.
Italia Viva nasce con un disegno politico preciso: riportare il Senatore Matteo Renzi nuovamente sotto i riflettori della politica italiana. È un disegno che non nasce all’improvviso, ma che ha avuto un periodo di gestazione sufficiente a farlo partorire. In altre parole, proprio mentre si cercava di dar vita a una nuova maggioranza di governo, il Senatore Matteo Renzi e le persone a lui più vicine stavano già meditando la fuoriuscita dal PD.
È un gesto di profonda slealtà.
Slealtà verso il proprio partito; slealtà verso i propri elettori; slealtà verso il proprio Paese, perché si antepongono i propri interessi personali agli interessi dei cittadini italiani. È vero, anche gli altri lo fanno. Ma qui stiamo parlando di Luigi Marattin, di Italia Viva, del Senatore Matteo Renzi.
Chi mai potrà dare fiducia a persone sleali? Chi mai potrà credere a disertori che, sentendosi braccati, fanno razzie di parlamentari e creano diversivi nella maggioranza distogliendo le attenzioni di chi è al governo dalle cose che, se proprio non sono il meglio cui possiamo aspirare, tutto sommato non sono neanche il peggio che potremmo aspettarci.
No, Senatore Matteo Renzi. No. Così non si fa.
POST N. 19
3 Novembre 2019 alle 15:25 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Erica Venditti ci domanda: 'La legge Fornero a vostro avviso è stata o no effettivamente superata con la quota 100?'
1) Roberto Ghiselli, segretario confederale della Cgil: “Quella che – la riforma s’intende – il sindacato sta chiedendo anche a questo Governo…”
2) Gabriella Stojan, amministratrice del Comitato ultimi 6.000 esodati: “Gli ultimi 6.000 esodati quindi confidano nel sostegno del sindacato…”
3) Maurizio D’Onofrio, amministratore del gruppo precoci: “Chiediamo troppo”?
4) Giuseppina Vigilante (non so chi sia): “Confidiamo in lei…”
5) Orietta Armiliato, amministratrice del CODS: “Chiediamo a Roberto Ghiselli ed ai colleghi Domenico Proietti ed Ignazio Ganga di sostenere la nostra mozione”.
Osservo: “Confidiamo”, “Chiediamo”. CONFIDIAMO?! CHIEDIAMO?! Ma dico, ci troviamo in presenza di avvocati di provincia che, percependo di aver perso la causa, nel momento in cui si accinge a dare il meglio della propria oratoria nella sua arringa finale si esprime dicendo: “mi appello alla clemenza della Corte”?! Roberto Ghiselli, Gabriella Stojan, Maurizio D’Onofrio, Giuseppina Vigilante, Orietta Armiliato, il vostro impegno nel promuovere equità e giustizia è ammirevole. Ma vano!
Che cosa pensiamo (ci domanda la nostra Erica Venditti che gentilmente ci ospita su questo sito) delle osservazioni fatte da Roberto Ghiselli? Io penso questo: quando è il tempo di essere al fianco dei lavoratori il sindacato non parla mai dei pensionati; e quando è il tempo di essere al fianco dei pensionati il sindacato non parla dei lavoratori. Il sindacato si comporta come la banderuola che è sui tetti delle nostre case di campagna: si volge dove il vento spira. In pratica: il sindacato non serve proprio a nulla.
Per quanto riguarda la legge Fornero, invece, a mio avviso non è stata effettivamente superata con la quota 100. La legge Fornero dura da otto anni e, per durare così a lungo in tempi così mutevoli per una nazione, vuol dire che qualche merito deve pure averlo (anche se io non ne conosco alcuno). Giusta o ingiusta che sia, la legge Fornero è Legge, e va rispettata. E Quota 100 (con scadenza naturale 31 dicembre 2021), equa o iniqua che sia, è anch’essa LEGGE. E va rispettata.
POST N. 18
2 Novembre 2019 alle 20:25 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Loy: 'Non si cambia un sistema pensionistico ogni anno'
Le dichiarazioni del presidente del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza Inps, Guglielmo Loy, sono senz’altro condivisibili, soprattutto quando afferma che “non si cambia un sistema pensionistico ogni anno”.
Quota 100, quindi, non va toccata fino a sua scadenza naturale fissata al 31 dicembre 2021.
A mio avviso, Quota 100, però, andrà aggiustata nel 2022, nel senso che antrà sostituita con una legge più estesa e che potrebbe essere “Quota senza limiti”, che consenta al lavoratore di restare al lavoro fino all’età che desidera, o di ritirarsi in pensione all’età che desidera (con il sistema contributivo per tutti coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1996).
Ovviamente, si presenta il problema delle coperture. Questa potrebbe essere una bozza di programma:
A) recuperare dall’economia sommersa 25 miliardi di euro sui 111 miliardi evasi ogni anno (nota: meglio non forzare la mano, perché anche l’economia sommersa contribuisce alla crescita del PIL; ma occorre essere più coraggiosi di quanto l’attuale Governo stia facendo per recuperare “solo” 3 miliardi dall’evasione fiscale);
B) finanziare con i 25 miliardi recuperati dall’evasione fiscale le pensioni che io chiamo “Quota senza limiti” (secondo l’ex presidente dell’INPS Tito Boeri ci vogliono 8 miliardi per “Quota 100” a regime e 10 miliardi per “Quota 41” a regime per totali 18 miliardi a regime. Nel mio modello di calcolo con gli altri 7 miliardi si potrebbero finanziare le pensioni per i 6.000 esodati restanti e per “Quota 100 rosa”);
C) sostituire i lavoratori che vanno in pensione con nuovi lavoratori (accettiamo pure il tasso di ricambio pari al 33%, cioè diciamo che viene assunto 1 nuovo lavoratore per ogni 3 lavoratori che lasciano – il basso tasso di sostituzione è dovuto in parte alla carenza di consumi e in parte all’automazione e alla disintermediazione);
D) favorire l’innovazione in maniera ponderata: tassando il lavoro dei robot (tassa cha andrà a finanziare le pensioni) e detassando il lavoro degli umani (maggiore disponibilità di reddito per i consumi);
E) favorire, in ultima analisi, il flusso circolare “pensionati che lasciano il lavoro ai nuovi lavoratori, i cui contributi finanziano le nuove pensioni di nuovi pensionati che lasciano il lavoro ai nuovi lavoratori, ecc., ecc..”
Per risolvere il problema delle pensioni occorre risolvere il problema della disoccupazione (le pensioni vengono finanziate dai contributi dei lavoratori attivi), ma per risolvere il problema della disoccupazione occorre risolvere il problema delle pensioni (con i consumi fermi, un lavoratore nuovo può entrare solo se un altro lavoratore esce).
Sintesi: “Quota 100” per diventare più equa e più giusta va sostituita con “Quota senza limiti” accompagnata dalla riduzione del tasso di disoccupazione.
PENSIONI E LAVORO SONO DUE FACCE DELLA STESSA MONETA.
POST N. 17
31 Ottobre 2019 alle 18:17 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Quota 100: lo studio dell’Osservatorio sui conti pubblici
L’ Osservatorio sui Conti pubblici italiani dell’Università Cattolica di Milano, guidato da Carlo Cottarelli, sicuramente utilizzerà le statistiche (come d’altronde fanno la Banca d’Italia e il Ministero dell’Economia e Finanza).
Non ricordo quale uomo di Stato disse: “Esistono le verità, le mezze verità, le bugie e le statistiche”.
Anch’io nel mio lavoro utilizzo le statistiche, perché “si fa così”: occorre pur dare una veste scientifica ai propri documenti. Tuttavia, io credo che più affidabile delle statistiche sia lo strumento “braccio teso e palmo oscillante” (in altre parole “a naso”).
Più seriamente.
È dimostrato matematicamente che nei sistemi complessi come il sistema economico (molto simile al sistema atmosferico) è impossibile fare previsioni a lunga gittata. Sarebbe, come dire, sapere sin d’ora che tempo farà a Milano lunedì 31 ottobre 2022 nel pomeriggio intorno alle 13:00.
Pertanto, i dati che vengono forniti dai vari Osservatori (come quello sui Conti pubblici italiani dell’Università Cattolica di Milano guidato da Carlo Cottarelli) vanno presi con moooooooolto beneficio di inventario.
E allora rispondetemi: possiamo mai programmare il futuro di una Nazione sulla base di dati completamente inaffidabili?
C’è l’alternativa ai dati statistici del nostro Osservatorio sui Conti pubblici italiani dell’Università Cattolica di Milano guidato da Carlo Cottarelli? Certo che c’è. Altrimenti non avrei posto una domanda alla quale io stesso non sarei stato in grado di rispondere. Non vi pare?
POST N. 16
31 Ottobre 2019 alle 16:35 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Furlan su Quota 100 (mia risposta al lettore Gian)
@Gian (suo commento del 30 Ottobre 2019 alle 21:43).
Riporto la parte finale del commento di Gian: «Quanti soggetti “redditieri” hanno trovato lavoro con i navigators (un altro imbroglio senza pari!)? Aspetto che qualcuno mi dia una risposta convincente».
Non ho dati per rispondere alla sua domanda, Gian, ma posso affermare, sapendo di non poter essere smentito, che il Reddito di Cittadinanza stimola i consumi (anche se debolmente) perché va a incidere su quella componente della funzione del consumo che gli economisti chiamano “componente esogena”, cioè consumo non dipendenti dal reddito.
In pratica, è come se lo Stato facesse piovere delle banconote dal cielo con un aereo, e la gente a terra le raccogliesse e andasse a comprarsi una pizza, un cellulare, un paio di scarpe, e quant’altro.
In pratica, quei soldi che piovono dal cielo (che sono poi i soldi che noi versiamo allo Stato tramite le nostre tasse) servono per far muovere l’economia. Per certi versi anche l’economia sommersa si riversa nell’economia emersa. È un po’ per questo, io credo, che lo Stato non calca forte la mano per combattere l’evasione fiscale, per timore di penalizzare ancor più un’economia di per sé già debole.
Cosa dire dei navigators? Ebbene, caro Gian, lei davvero pensa che sia “un altro imbroglio”? Mettiamola così: nelle condizioni economico-sociali in cui ci troviamo (di cui la gente credo non si sia resa ancora pienamente conto), se io fossi lo Stato farei questo: metà dei navigators li pagherei per scavare delle buche e l’altra metà la pagherei per coprire le buche scavate dai primi. Cosa voglio dire con questo? Voglio dire, caro Gian, che IL LAVORO NON C’È. E, se il lavoro non c’è, in qualche modo lo si deve creare.
Ora, caro Gian, provo a darle una risposta “convincente” che lei si aspetta: i “redditieri” (come lei li chiama) prendono i soldi e li spendono alimentando i consumi; i navigators forse non troveranno lavoro ai “redditieri” (perché il lavoro non c’è – come abbiamo detto prima) ma essi stessi lavorano, percependo dei soldi e spendendoli per consumare. I consumi alimenteranno le prospettive di vendita delle imprese, le quali faranno investimenti, che incrementeranno l’occupazione, che spingerà i consumi, che alimenteranno gli investimenti, che alimenteranno l’occupazione (grazie anche a Quota 100), ecc. ecc.
Morale: POICHÉ LE IMPRESE NON SONO CAPACI DI CREARE LAVORO, È LO STATO A CREARLO.
Certamente. Con le nostre tasse.
POST N. 15
28 Ottobre 2019 alle 14:28 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Damiano: Quota 100 fino al 2021, poi il Ddl 857
La proposta di Cesare Damiano non convince. È una questione di prospettiva.
La proposta di Damiano parte dal limite superiore di “67 anni” e dice: se si va in pensione PRIMA dei 67 anni si viene PENALIZZATI del 2% per ogni anno di ANTICIPO rispetto ai 67 anni.
La mia proposta, invece, è partire dal limite inferiore di “62 anni”: se si va in pensione DOPO i 62 anni si viene FAVORITI del 2% per ogni anno di POSTICIPO rispetto ai 62 anni (e si può andare anche oltre i 67 anni).
La pensione è reddito da lavoro differito nel tempo ed è quella parte di reddito del lavoratore che lo Stato trattiene presso di sé per 38 anni (secondo la formula 62+38=Quota 100).
Poiché l‘aspettativa di vita è di circa 82 anni, è probabile (ma non certo) che il lavoratore riuscirà a spendere in 20 anni (82 meno 62) quanto ha accumulato presso lo Stato in 38 anni di lavoro.
E così i conti tornano, sia per il lavoratore che per lo Stato.
POST N. 14
25 Ottobre 2019 alle 14:05 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Armiliato e Nannicini su Quota 100 (mia risposta al lettore Fabio)
Fabio, la sua argomentazione è corretta. La domanda, invece, che lei pone alla fine della sua argomentazione è indirizzata agli interlocutori sbagliati (cioè a noi, al popolo), mentre dovrebbe indirizzarla a se stesso.
Nella società in cui viviamo i concetti come “uguaglianza”, “equità”, “giustizia” sono ideali verso cui tendere. La società cambia se cambiano gli esseri umani che la costituiscono. La società cambia se è lei il primo a cambiare, a praticare l’uguaglianza, l’equità, la giustizia. Si aspetta che sia il Governo a farlo? Ne resterà deluso.
Il Governo ha davanti a sé un foglio excel (mi passi il banale paragone) dove ci sono le voci “entrate” e le voci “uscite”. Obiettivo del Governo è di fare in modo che le uscite siano uguali alle entrate. In qualche modo, il Governo cerca di bilanciare tali voci in accordo a criteri di uguaglianza, equità e giustizia ma “parziali” (cioè, di parte). Ebbene, così facendo ci sarà sempre qualche categoria che verrà trattata diversamente (e ciò sembrerà “non equo”), e ci sarà sempre qualche categoria che sarà privilegiata (e ciò sembrerà “ingiusto”).
Il Governo dovrebbe occuparsi del problema della disoccupazione e della crescita del PIL (così riportano tutti i libri di economia e così insegnano in tutte le università del mondo). Ma si sente solo e soltanto parlare in Italia di pensioni, Quota 100 e quant’altro (sul fronte delle uscite), di lotta all’evasione, sugar tax e quant’altro (sul fronte delle entrate). Non ho mai sentito un esponente di Governo parlare di “lotta alla disoccupazione” in modo serio e dei 2,9 milioni di disoccupati (non bisogna trascurare il fatto che è con i contributi degli attivi e dei nuovi lavoratori che si finanziano le preesistenti e le nuove pensioni).
Lavoro e pensioni sono legate a doppio filo: il lavoro alimenta le pensioni e le pensioni alimentano il lavoro (fuori uno e dentro un altro). Il problema delle pensioni si può risolvere solo risolvendo il problema del lavoro, e viceversa.
Che cosa occorre fare allora? Occorre cambiare il nostro Paese, la nostra città, la nostra famiglia. Occorre cambiare noi stessi.
Per quanto mi riguarda, comincerei a cambiare me stesso (cosa che, peraltro, sto facendo da anni). Il risultato? Sto alla finestra ed osservo: in base a ciò che il Governo deciderà, io prenderò la mia decisione (restare al lavoro oppure uscire con Quota 100).
Esiste sempre la possibilità di una scelta. Esiste sempre una via di uscita. Ma bisogna costruirsela questa via. E nessuno può costruire la tua via, la tua vita se non sei tu a fartela.
POST N. 13
23 Ottobre 2019 alle 13:18 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Boeri: uscita a 63 anni con assegno più basso
Quando si parla di pensioni si concentra l’attenzione sul fronte delle uscite. Questa è una strada senza uscita (un gioco di parole non voluto).
Il mio suggerimento è di concentrarsi sul fronte delle entrate: recupero dall’evasione fiscale, per finanziare le nuove pensioni, per ingaggiare nuovi lavoratori che prenderanno il posto di quelli andati in pensione.
Sul tema dell’evasione fiscale sono d’accordo con Il Diavolo Tentatore; e mi sembra che il Governo Conte stia imboccando in tal senso la strada giusta (anche se nutro qualche perplessità sull’uso efficace della moneta elettronica in alternativa alla quale proporrei l’utilizzo della moneta digitale di Stato gestita dallo Stato – e senza il pagamento di commissioni –, e non gestita dalle banche – che chiedono invece il pagamento di commissioni in quanto sono aziende orientate al profitto).
POST N. 12
18 Ottobre 2019 alle 17:11 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Gualtieri: quota 100 resta, ecco i piani post 2021
l pensiero del ministro Gualtieri di lavorare sin d’ora per una riforma delle pensioni post Quota 100, prestando massima attenzione a evitare lo scalone dei 5 anni nel 2022, è senz’altro condivisibile.
A) Mi preme osservare che l’attenzione del Governo, nell’elaborare la strategia di riforma delle pensioni, è solitamente focalizzata sul fronte della spesa, quella che lo Stato dovrà sostenere per erogare le pensioni (approccio legittimo, poiché le pensioni sono la prima voce di spesa dello Stato).
B) Secondo me bisogna focalizzare l’attenzione sul fronte delle entrate, quelle che servono per finanziare le pensioni, e quindi sui contributi (sia dei lavoratori prossimi alla pensione sia dei lavoratori lontani dalla pensione).
C) La seguente soluzione mi sembra semplice ed equa: 1) potere andare in pensione a qualsiasi età sulla base dei contributi versati (non ci sarebbe quindi nessuno scalone da evitare nel 2022); 2) favorire in tal modo il ricambio generazionale in modo da alimentare il flusso monetario in uscita per le pensioni con il flusso monetario in entrata proveniente dai contributi dei nuovi lavoratori.
D) Il flusso contributi-pensioni dovrà essere sostenibile e senza pesare sulle casse dello Stato. Qualora tale flusso dovesse pesare sul bilancio statale, sarà necessario attingere a risorse dall’economia sommersa (cosa che, peraltro, il Governo Conte ha già in programma di fare).
E) I mezzi per recuperare risorse dall’economia sommersa ci sono: fatturazione elettronica e pagamenti elettronici incentivati (il Governo Conte ha già in programma di utilizzare tali strumenti). Qualora tali strumenti non dovessero risultare sufficienti, si potrà utilizzare (questo è un mio personale pensiero) la “moneta digitale di Stato” (non la criptovaluta, ma la “moneta scritturale”) gestita dallo Stato, circolante parallelamente all’euro gestito dalle banche. La moneta digitale di Stato, permettendo il tracciamento di tutte le transazioni di natura economica tra Stato e imprese, tra imprese e imprese, tra imprese e privati, tra privati e privati, renderà di fatto impossibile l’evasione fiscale.
POST N. 11
18 Ottobre 2019 alle 12:38 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Fornero: ‘Quota 100 è una mossa elettorale’
Una parte di politici e di professori universitari insiste nel dire che a rimetterci per le storture del sistema pensionistico introdotte da Quota 100 saranno i giovani.
“Quota 100 non è una riforma delle pensioni, è una piccola controriforma a fini elettorali” afferma la Prof.ssa Fornero. Anch’io la penso così.
“le persone sono più sagge dei ministri e dopo che hanno fatto i calcoli hanno capito che non gli conveniva” afferma la Prof.ssa Fornero. Vero, in parte. Non “conviene” non già perché si “perde pensione”, ma perché si ha l’opportunità di “aumentare il montante” (è il mio caso, per esempio).
“il nostro paese è più abituato alle promesse elettorali che alla verità” afferma la Prof.ssa Fornero. È vero. È più che vero. È verissimo, perché l’essere umano vive di speranze, e spera di avere ciò che gli viene promesso; crede vero di avere ciò che gli viene promesso. Promesse che si rivelano poi mere illusioni (si potrebbe parlare di “illusione elettorale” allo stesso modo in cui si parla di “illusione monetaria” in campo salariale).
“Così [Salvini, con Quota 100,] alletta le classi più anziane, che sono quelle ormai più numerose e che più votano, e poco gli importa se ne usciranno penalizzate le classi più giovani” afferma la Prof.ssa Fornero. Non so cosa pensi veramente Salvini, ma credo che sia proprio il mantenere al lavoro tanti sessantenni (con la legge Fornero) che faccia da barriera di ingresso al lavoro a tanti trentenni. Se Salvini agisce con scopi elettorali (e questo è il suo mestiere di politico), la Prof.ssa Fornero ha agito con scopi di cassa (e questo era il suo mestiere di ministro). Le azioni di entrambi hanno le loro motivazioni. È soltanto una questione di prospettiva (mi capita spesso di osservare che le persone tendono più mettere in cattiva luce le idee degli altri facendo leva sull’emotività, piuttosto che a far brillare le proprie idee con il vigore delle proprie convinzioni).
“Bisognerebbe smetterla di guardare alle elezioni di domani, spostare ingenti risorse sui giovani, cioè sulla loro istruzione e sulle loro opportunità” afferma ancora la Prof.ssa Fornero. C’è un solo modo per sostenere i giovani, uno solo: dare lavoro ai giovani. E nella situazione in cui ci troviamo (consumi fermi) i giovani possono avere lavoro solo se i sessantenni lo lasciano. Abbiamo un’elevata disoccupazione generazionale (la generazione dei nativi digitali, quella dei nati dopo il 1985). Per risolvere il problema della disoccupazione generazionale è necessario il ricambio generazionale. Quota 100 va in questa direzione (non cado nella trappola di chi dice che non c’è stato il ricambio generazionale atteso. Il ricambio generazionale non c’è stato perché le attese erano errate. Chi ha fatto tali previsioni o ha usato modelli sbagliati o non conosce la realtà di molte aziende italiane. Il ricambio generazionale non c’è stato perché il lavoro che faceva uno che è andato in pensione o non era più necessario o è stato “spalmato” su altre risorse non pienamente occupate (chi vede la realtà italiana di molte aziende – come il sottoscritto – può vedere che il tasso di utilizzo dei lavoratori si attesta introno al 50% – preciso che è una mia sensazione, non un dato preciso e potrebbe, pertanto, rivelarsi fuorviante)).
Bisogna scegliere: vogliamo affidarci per la costruzione della futura nazione digitale a stanchi sessantenni poco inclini all’utilizzo delle tecnologie digitali (computer, smartphone e quant’altro) e così si salva la vecchia Italia (alla quale apparteniamo la Prof.ssa Fornero ed io); oppure vogliamo affidarci, invece, ai più motivati trentenni ancora senza lavoro che con le tecnologie digitali hanno invece maggiore dimestichezza, e così si costruisce la nuova Italia (alla quale apparterranno i nipoti della Prof.ssa Fornero e i miei cinque nipoti che tra qualche tempo dovranno cercarsi lavoro)?
POST N. 10
17 Ottobre 2019 alle 12:25 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Leonardi: ‘tagliare quota 100 per evitare aumento IVA’
Vorrei fare una riflessione davvero molto semplice: se il Professore di economia Marco Leonardi è stato consigliere economico della Presidenza del Consiglio (presumo del Governo Renzi), cosa avrà mai consigliato al Presidente del Consiglio per farci trovare in questa situazione economica così disastrosa?
So molto poco di economia (mi perdoni il Professore di economia Marco Leonardi per questa mia deficienza), ma non credo di avere mai letto sui testi più importanti di economia né d’una “curva di Leonardi”, né di un “modello di Leonardi”, né di una “Teoria generale di Leonardi”.
Mi è nota la “curva di Phillips” che mette in relazione il tasso di disoccupazione con il tasso di inflazione.
Mi è noto il “modello della domanda e dell’offerta aggregata” messo a punto da Franco Modigliani, integrando il mercato del lavoro con i mercati dei beni reali e della moneta.
Mi è nota la “Teoria Generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta” di John Maynard Keynes in cui vengono analizzate le cause della disoccupazione e le soluzioni per debellarla.
Mi è noto, insomma, che l’economia si occupa di lavoro, di occupazione, delle famiglie, della gente.
Il vero economista è colui che sa riconoscere le vere cause economiche da cui hanno origine i disagi sociali, primo tra tutti la disoccupazione (oggi abbiamo in Italia circa il 10,9% di disoccupati, poco più di due milioni di disoccupati, ovviamente giovani). Lungi da me il pensiero di suscitare la sensibilità delle persone: eccetto Franco Modigliani, non abbiamo altri economisti italiani; abbiamo piuttosto professori di economia.
Al Professore di economia Marco Leonardi (come pure ai tanti altri suoi “distinti” colleghi – è inutile che faccia nomi, dal momento che su questo sito vengono continuamente citati) sfugge la seguente considerazione: il problema delle pensioni e il problema della disoccupazione vanno risolti insieme, dal momento che il flusso monetario per finanziare la maggior parte delle pensioni dipende dal flusso monetario dei redditi da lavoro parte del quale fluisce proprio verso le pensioni tramite i contributi di coloro che sono al lavoro.
Inoltre, il Professore di economia Marco Leonardi (e così pure i suoi distinti colleghi Professori) mi fa sorgere il sospetto che egli sottovaluti il fatto che in economia sono assai frequenti i meccanismi di feedback e la causalità circolare come la seguente: per pagare le pensioni occorre che ci sia gente che lavori; ma perché ci sia gente che lavori occorre che ci sia gente che vada in pensione.
A rendere ancora più difficile risolvere il binomio pensioni-lavoro sono l’automazione e la disintermediazione (proprio ieri ho visto su un giornale di Torino il volto sorridente di giovani che accolgono con simpatia un robot cameriere in un locale di Torino all’angolo tra via Nizza e corso Marconi, che, probabilmente, avrà occupato il posto di lavoro di uno dei loro amici)
È davvero così difficile comprendere la causalità circolare “pensioni-lavoro-pensioni” oppure “lavoro-pensioni-lavoro”, così facile da comprendere almeno per me? Oppure è facile solo per me, perché sono un “deficiente”, uno che ha dei deficit, delle mancanze di cognizioni economiche?
POST N. 9
17 Ottobre 2019 alle 17:52 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Opzione Donna e lavori di cura (mie risposte ai lettori Alberto Manzi e Il Diavolo Tentatore)
@Alberto_Manzi : Quota 100 resterà. Servirà anche a Confindustria, dal momento che le aziende dovranno ridurre il personale in esubero e quindi utilizzeranno l’uscita Quota 100.
@Il Diavolo_Tentatore: “Salvo intese” la interpreto così: “Se l’Unione Europea a cui abbiamo trasmesso la legge di bilancio ce l’approverà”.
Come la Banca d’Italia non è più la dententrice della politica monetaria italiana (la politica monetaria viene gestita dalla Banca Centrale Europea), così il Governo italiano non è più il detentore della governance italiana (questa va concordata con l’Unione Europea).
A differenza di altri nostri politici, Conte e Gualtieri godono della credibilità necessaria presso l’Unione Europea, e anche a me sembrano persone di cui potersi fidare. Faranno senz’altro una legge di bilancio “passabile”, perché concordata con l’Unione Europea. Lo spread è a 130 punti (oggi 17 ottobre 2019) e questo è il messaggio in codice per il Governo italiano, per dirgli: “stai andando nella direzione giusta”.
Ci sono, è vero, politici e professori che alzano polveroni come macchine roboanti su strade sterrate. Queste persone nono possono sostenere il confronto con l’Unione Europea, né hanno titoli per farlo. Il loro rombo è soltanto “molto rumore per nulla”.
POST N. 8
14 Ottobre 2019 alle 18:17 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Marattin: 'Italia Viva chiede abolizione totale e immediata di Quota 100...'
“Fa pagare ai giovani alcuni privilegi per pochi”: l’affermazione del deputato di Italia Viva Luigi Marattin non è sostenibile.
Se la gente non andrà in pensione, i giovani non troveranno lavoro; e se i giovani non troveranno lavoro, la gente non potrà andare in pensione.
Bisogna favorire il lavoro dei giovani trentenni consentendo ai lavoratori sessantenni di andare in pensione.
On. Luigi Marattin, saprebbe dirmi (se c’è) dove si cela l’errore nel mio ragionamento?
POST N. 7
14 Ottobre 2019 alle 13:23 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Erica Venditti ci domanda: 'cosa ne pensate dell’allungamento delle finestre di Quota 100?'
L’ipotesi di allungamento delle finestre di Quota 100 (ammesso che si possa effettivamente tradurre in pratica), se serve per poter finanziare la proroga di Ape social e di Opzione Donna, la ritengo una ipotesi valida, a sostegno di misure pensionistiche prioritarie, proprio come l’Ape social e l’Opzione Donna.
È evidente lo stato di reale difficoltà in cui si trova a operare il Governo. E per questo mi domando: perché il senatore Matteo Renzi, che è stato isolato dai suoi elettori, che è stato isolato dal suo partito, perché insiste nel creare turbolenze nelle attività di un Governo già in difficoltà?
Quando penso al Senatore Matteo Renzi, che per essere al Senato deve pure avere delle doti che altri non hanno, non posso non ricordare il nostro Manzoni che con tre magistrali verbi al passato disegna l’arco trionfale di Napoleone: cadde, risorse e giacque.
POST N. 6
11 Ottobre 2019 alle 16:13 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Quota 100 esce di scena, quota 92 non convince
I nostri problemi sociali sono talmente tanti, e gravi sono le grida imploranti di cittadini italiani e non, che si dovrebbero attuare assieme Quota 41, Quota 92, Quota 100, Opzione Donna, Quota 100 Rosa, Ape social, e forse tutto ciò nemmeno basterebbe per rimediare ai gravi errori che sono stati fatti dal 2008 ad oggi.
«Ma perché nessuno ha visto arrivare questa crisi economica?». Sono le parole rivolte dalla Regina Elisabetta II di Inghilterra nel novembre del 2008 agli accademici della prestigiosa London School of Economics.
Ebbene, io oggi mi immagino un ipotetico Presidente della Repubblica Italiana che riunisca in Parlamento:
tutti i Governi in carica dal 2008 ad oggi;
tutti i consiglieri economici di tali Governi in carica dal 2008 ad oggi;
tutti i Governatori della Banca d’Italia in carica dal 2008 ad oggi;
tutti i maggiori rappresentati di grandi, medie e piccole imprese in carica dal 2008 ad oggi;
tutti i rappresentati delle maggiori sigle sindacali in carica dal 2008 ad oggi;
e rivolgesse loro una domanda:
«Come avete potuto permettere che il popolo italiano si riducesse in questo stato?»
POST N. 5
6 Ottobre 2019 alle 19:10 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Buffagni: 'Il Governo deve però fare sintesi tra le esigenze di tutti e trovare le soluzioni...'
“Il Governo deve fare sintesi tra le esigenze di tutti e trovare le soluzioni” (così è riportato nell’articolo). Ciascuno di noi gestisce la propria casa, e quindi pure ciascuno di noi deve fare la sintesi tra le esigenze di tutti i componenti familiari e le soluzioni. Quando c’è da tagliare le spese – lo sappiamo tutti – si cerca di tagliare lì dove le spese sono di maggiore entità. E allora domando ai lettori: “come gestireste Casa Italia se questa fosse casa vostra? Ovvero: come finanziereste le pensioni – che è la prima voce di spesa dello Stato pari a circa 277 miliardi di euro nel 2019, seguita dalla Sanità pari a circa 118 miliardi di euro nel 2019 e poi dalla spesa per interessi sul debito pubblico pari a circa 61 miliardi di euro nel 2019 – senza mandare in rosso le casse dello Stato?
Quello che voglio dire è questo: non è sufficiente dire “questo non va bene” se non si dimostra 1) perché non va bene; 2) quel è l’alternativa.
Tutti vogliono andare in pensione. Ma nessuno riflette abbastanza sul fatto che le pensioni vengono finanziate con i contributi dei lavoratori. A causa della carenza dei consumi, le aziende non vendono i loro prodotti, quindi devono ridurre il personale, quindi si riducono i contributi per finanziare le pensioni. Per finanziare le pensioni lo Stato potrebbe andare in rosso (come forse sarà capitato a qualcuno di noi con i soldi che ha in banca quando non proprio non riesce a tagliare le spese maggiori), ma l’Unione Europea non consente che lo Stato vada in rosso. E allora, qual è la sintesi tra le esigenze di tutti (lavoratori e pensionati) e le soluzioni (occupazione e quiescenza)?
Qualcuno di voi saprebbe esporre la sintesi? (Nota: non è ammessa la risposta “È il Governo che ci deve pensare”).
Intanto esporrò la mia soluzione: 1) mandare in pensione quanti più sessantenni possibile finanziando le pensioni in deficit (il Governo potrebbe fare accettare l’idea all’Unione Europa mostrando un piano di rientro dal deficit che sia veramente credibile); 2) le aziende si saranno liberate degli esuberi e quindi diventeranno disponibili a investire; 3) l’attività di alcuni che sono andati in pensione verranno prese in carico da altri lavoratori attivi, mentre le attività innovative richiederanno l’impiego dei lavoratori nativi digitali; 4) i nuovi lavoratori trentenni avvieranno il volano di nuovi consumi (nuove case, nuovi elettrodomestici, nuovi servizi per l’infanzia, ecc.); 5) le imprese vedranno che i loro prodotti saranno vendibili e quindi investiranno e quindi impiegheranno sempre più persone, ma non tante quante si vorrebbe, perché l’automazione e la disintermediazione freneranno il fabbisogno.
La mia soluzione potrebbe non funzionare (ma sono sicuro che funzionerà). Almeno, è una soluzione sulla quale ho fatto le debite riflessioni senza lasciarmi guidare dall’emotività ma da affidabili modelli matematici e, soprattutto, dalla logica.
Per concludere, sono assolutamente convinto di questo: non si risolverà il problema delle pensioni se prima non si risolverà il problema della disoccupazione.
POST N. 4
4 Ottobre 2019 alle 14:19 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Armiliato propone la quota 100 rosa
“Quota 100 rosa” è una misura che va attuata senza alcuna esitazione, indipendentemente da questioni relative a discriminazione di genere, di parte o di altro. Sulla donna, ancor più che sull’uomo, grava l’impegno della famiglia, che si estende ai propri genitori e ai propri suoceri. Armonizzare tale impegno con quello del lavoro richiede forza d’animo e capacità organizzative supplementari, che ho spesso ritrovato nelle mie colleghe di lavoro. “Quota 100 rosa” è una misura giusta per chiunque riconosca nella donna l’elemento fondante della nostra personalità, della nostra famiglia e della nostra società. Condivido le osservazioni di Armiliato, Damiano, Proietti e Ghiselli, e se dovessi indicare la priorità di attuazione delle varie formule pensionistiche, metterei in cima alla lista “Quota 100 rosa”. Sono perciò favorevole.
POST N. 3
2 Ottobre 2019 alle 12:33 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Proietti vs Fornero: ok quota 41 e uscita dai 62 anni
Le osservazioni di Domenico Proietti sono condivisibili. Quota 100, Quota 41, Opzione Donna (migliorata) sono misure eque e fondamentalmente giuste. La domanda è: come finanziare tali misure? I sindacati non offrono la risposta. Automazione e disintermediazione riducono progressivamente l’occupazione. La domanda è: come arrestare la tendenza all’aumento della disoccupazione? Lo Stato non offre la risposta; ma tenta di dare la risposta a come finanziare le misure pensionistiche, ricorrendo a simulazioni numeriche che danno sostegno a dichiarazioni di intenti piuttosto che a processi credibili. Pensioni e occupazione sono doppiamente correlate, dal momento che: 1) sono gli occupati a finanziare le pensioni attraverso i contributi che i lavoratori versano; 2) sono i lavoratori che si ritirano in pensione che permettono l’ingresso nelle aziende a nuovi lavoratori. Se si risolve il problema dell’occupazione si risolve anche il problema delle pensioni (il Governo sta cercando di fare il contrario: prova a risolvere il problema delle pensioni per favorire il ricambio generazionale e quindi risolvere anche il problema della disoccupazione. Anche questo percorso è corretto ma, a mio avviso, più difficile da attuare perché dipendente anche da altri fattori come, per esempio, il Patto di Stabilità e di Crescita che vincola gli Stati dell’eurozona a disciplinare la spesa pubblica). La mia convinzione è che il problema dell’occupazione (quella giovanile soprattutto) – e quindi anche il problema delle pensioni – potrà essere risolto introducendo la moneta digitale scritturale di Stato – non la criptovaluta – gestita dallo Stato, circolante parallelamente all’euro gestito dalle banche.
POST N. 2
28 Settembre 2019 alle 13:37 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Fornero: ecco le misure prioritarie
Quando affronto un problema per individuarne la soluzione, mi torna alla mente la riflessione di Einstein: “Non si può risolvere un problema usando la stessa mentalità che l’ha creato”.
I problemi che oggi abbiamo sono il frutto dei vari Governi che hanno preceduto quello attuale. La Professoressa Elsa Fornero apparteneva a uno di quei Governi e, pertanto, non può fornire soluzioni ai problemi che ella stessa, con la sua mentalità, ha contribuito a creare.
È tempo che i sessantenni si ritirino per cedere il passo a chi sa dove andare. Lasciamo che siano i giovani stessi a crearsi il loro futuro.
POST N. 1
26 Settembre 2019 alle 17:28 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Per Cazzola quota 100 è flop (mia risposta al lettore Antonio)
Vediamo gli obiettivi raggiunti da Quota 100:
1) è stato assunto un giovane ogni tre neo-pensionati (il motivo per cui non si realizza il rapporto di 1:1 è perchè le aziende hanno esuberi e quindi non hanno bisogno di rimpiazzare 1 lavoratore uscito con 1 nuovo lavoratore);
2) i giovani neo-lavoratori contribuiranno a incrementare nuovi consumi (case, elettrodomestici, servizi, ecc.), che favoriranno gli investimenti delle imprese che impiegheranno i giovani che occuperanno i posti di quelli che sono andati in pensione.
Osservazioni:
A) l’obiettivo di sostituire ogni neo-pensionato con tre giovani era davvero irrealistico (chi ci ha creduto ha peccato di ingenuità);
B) le aziende non assumono nuovi lavoratori se non si liberano i posti con la fuoriuscita di altri lavoratori;
C) lei dice: “le aziende ne hanno approfittato per redistribuire gli incarichi a coloro che già lavoravano in azienda senza assumere”: ha perfettamente ragione, è proprio così. Ma ha soltanto espresso un fatto. Che ci piaccia o no, le aziende funzionano così;
D) il modo per finanziare le pensioni dei neo-pensionati senza pesare sul bilancio dello Stato c’è (mi è impossibile illustrarlo qui). “Chi paga queste pensioni?”, dice lei. Si può attingere all’economia sommersa che vale 100 miliardi di euro e con quanto viene recuperato è possibile finanziare le pensioni Quota 100 (la spinta a utilizzare i pagamenti elettronici è finalizzata proprio a fare emergere l’economia sommersa. Tuttavia, sarebbe meglio utilizzare la moneta digitale di Stato in luogo della moneta elettronica: una moneta digitale – non criptomoneta – da far circolare parallelamente all’euro;
E) nel lungo periodo (lasciamo trascorrere i prossimi due anni) Quota 100 darà i suoi frutti, perchè contribuirà a bilanciare il flusso in uscita e il flusso in entrata delle aziende.
La misura è perciò da mantenere.