Sulle Pensioni

(2020)

POST N. 136

24 Settembre 2020 in 17:41 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2020 ultime: Catalfo rilancia Opzione Donna, CdC contro Quota 100 (mia risposta al sig. Carlo)

Sig. Carlo, c’è una piccola imprecisione in una espressione che lei ha usato; forse l’ha riportata confidando nella sua fida memoria. Ma io la ricordo molto bene quella espressione, perché essa si rifugia nella mia memoria come un ricordo che non conosce oblio.

Lei dice che la novella Anna Magnani ha detto “Sss … ssss … sacrifici” (seguito dalla faccina sorridente. Già… pensavo che solo gli adolescenti usassero gli emoticon… Evidentemente mi sbagliavo).

Ma l’espressione corretta è “sa…” detta con un viso contrito (perché era la vita vera che andava in onda e non la vita digitale. E l’espressione della vita vera non è un emoji).

Dopo quel “sa…” seguirono 8 secondi di silenzio: un tempo breve e al tempo stesso infinitamente lungo per un fermo immagine televisivo su di un viso.

L’uomo, poi, dalla voce robotica, accanto a lei seduto alla sua sinistra, fu lui a continuare la frase di Anna Magnani dicendo: “credo che stesse per dire sacrificio, come avete capito”.

Lei, sig. Carlo, sa cosa è avvenuto in quegli 8 secondi? No che non lo sa. Non lo può sapere. Perché altrimenti non avrebbe messo la faccina sorridente (anche se questa è l’usanza nella scrittura digitale accettata oramai come prassi comune).

In quegli 8 secondi è morto Bach!

Sì; perché quella sillaba “sa…” sospesa ha la stessa valenza emotiva (ma non emoticon) della nota “Re” sospesa nel momento in cui Bach stava componendo il suo ultimo Contrappunto dell’Arte della Fuga (il Contrappunto XIV). Quando Glenn Gould lo suonava, in maniera insuperabile, ecco che suonando l’ultima nota “Re” sospesa, lasciava che la sua mano sinistra rimanesse alzata dal piano essa pure sospesa in aria. Bach era morto. Non avrebbe potuto continuare a comporre e completare il suo Contrappunto.

Una forte emozione mi ha invaso come un’onda quando ho associato quel “sa…” a quel “Re”.

Ma quella emozione che ho provato io, dico proprio QUELLA emozione, può provarla solo chi non usa gli emoticon, caro sig. Carlo. Solo chi è capace di sentire QUELLA sillaba “sa” come QUELLA nota “Re” riesce a catturare una morale.

La morale è che pure il cuore ha le orecchie, e quindi si può sentire anche con il cuore.

Anna Magnani è certamente unica nella recitazione drammatica; Elsa Fornero, sebbene non recitasse affatto, certamente è stata all’altezza di Anna Magnani.

POST N. 135

24 Settembre 2020 in 12:20 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2021, ultime da Perfetto: post quota 100 resterà la Fornero, ecco perché (mia risposta al sig. Cosimo)

Ho capito, sig. Cosimo, lei mi domanda: “ma tu chi sei per dire queste cose?”

Lo capisco benissimo, le fornisco quindi le mie credenziali (cosa che potrà apprendere anche da linkedin).

Sono un informatico di professione da 41 anni, lavoro nell’Information Technology, e studio economia da 30 anni come ricercatore autonomo, nel tentativo (riuscito) di rendere l’economia non più soltanto una DISCIPLINA economica che si insegna nelle università ma anche e soprattutto una SCIENZA economica a pieno titolo, ovvero una SCIENZA SPERIMENTALE al pari della fisica, della chimica e della biologia. Ciò è reso possibile dimostrando matematicamente che le leggi dell’informatica coincidono con i modelli economici. Questo significa che i processi economici e i processi informatici possono essere descritti con una sola TEORIA DELLA PRODUZIONE. Questa nuova teoria, che coincide con la NUOVA SCIENZA ECONOMICA (new economics), si chiama ECONOMATICA (fusione tra economia e informatica, come “telematica” e la fusione tra telecomunicazioni e informatica) ed è veramente ciò che può essere chiamata “ECONOMIA DIGITALE”. Con l’Economatica è possibile risolvere il più grave problema della società contemporanea digitale: la DISOCCUPAZIONE generata dalle tecnologie digitali e in particolare dall’automazione e dalla disintermediazione. Tale disoccupazione è di dimensioni gigantesche perché si tratta di DISOCCUPAZIONE GENERAZIONALE, cioè la mancanza di lavoro di una intera generazione, quella dei 30enni (dovuta al fatto che ci sono troppi 60enni al lavoro). Se un giorno volessero assegnarmi il premio Nobel per l’economia mi sentirò preso in giro in quanto, come gli economisti ben sanno, il premio Nobel per l’economia non esiste (è semplicemente un premio assegnato dalla banca svedese che non ha mai ricevuto l’autorizzazione di farlo diventare “Premio Nobel” – per il semplice fatto che ancora non si comprendono gli effetti pratici dell’economia – e “sotto-sotto” lo fa passare come tale assegnandolo nella stessa occasione degli altri premi Nobel).

Espresse le mie credenziali esprimo la mia identità.

Mi chiamo Claudio Maria Perfetto e non Elsa Fornero con la quale ho il sospetto che lei mi identifichi.

Se ha il timore di lavorare fino a 70 anni si rassicuri, non si arriverà a lavorare fino a 70 anni. Per le aziende si è vecchi già a 50 anni e quando si riorganizzano (vuoi perchè vengono vendute, vuoi perché c’è una fusione, vuoi perché c’è la crisi) aprono l’incentivazione all’esodo e il 50enne (il discorso vale ovviamente, e soprattutto, per i 60enni) o accetta con le buone di andarsene o… accetta con le buone, dopo che il sindacato lo avrà amichevolmente cinto col suo braccio avvolto sulle sue spalle curve e lo avrà incoraggiato ad accettare l’offerta dell’azienda (la vedo come una doppia incentivazione ad uscire dall’azienda).

QUOTA 100 NON È INGIUSTA. Il principio che ne è alla base è sacrosanto: VAI IN PENSIONE A TUA SCELTA. Tale principio va esteso a tutte le forme pensionistiche (ANCHE A QUOTA 41, A OPZIONE DONNA e quant’altro). Ingiusti sono gli uomini che l’hanno resa ingiusta limitandone l’accesso (per necessità finanziaria? per ambizione politica?) ad un ristretto numero di lavoratori “privilegiati” (io sono uno tra questi, in quanto andrò in pensione dall’1 gennaio 2021 con Quota 100 – anzi con Quota 106 in quanto avrò maturato 65 anni di età e 41 anni di contribuzione).

Quando alla fine del suo commento lei dice. “Prima di giudicare trovatevi nelle condizioni di alcuni lavoratori, vedrete che cambierete opinione”, si sta rivolgendo a Claudio Maria Perfetto o a Elsa Fornero?

Perché se si sta rivolgendo a me (Claudio Maria Perfetto) le posso rispondere (bonariamente, si intende) che io conosco molto bene la realtà dei lavoratori, avendo lavorato 32 anni da lavoratore dipendente (in ENI, Pirelli, Olivetti, sempre nell’Information Technology), e 9 anni da lavoratore autonomo a Partita Iva (sempre nell’Information Technology).

Le dirò di più. Ho anche toccato con mano la disoccupazione per 9 mesi, quando sono passato da lavoro dipendente a lavoro autonomo all’età di 54 anni a seguito di una radicale ristrutturazione aziendale finalizzata alla vendita dell’azienda. Ho aderito all’incentivazione all’esodo (con molti bei soldi, devo aggiungere), ed ho potuto gestire i 9 mesi di disoccupazione dopo aver restituito alla banca i soldi del mutuo residuo, perché non volevo trovarmi a fare il disoccupato con l’ipoteca sulla casa e con la rata da versare. Avendo io un elevatissimo grado di professionalità (certamente tra i più elevati in Italia, e tra i più elevati al livello mondiale) ho potuto ricollocarmi sul mercato (questo è riportato anche nel mio profilo linkedin dove ci sono anche le “lezioni di vita apprese”, una cosa oltremodo importante perché mostra in che modo il lavoro plasma la persona e la persona plasma il suo lavoro, una cosa che non vedo mai scritta in alcun profilo linkedin e che proprio per questa mancanza io personalmente ritengo totalmente banali, inutili e privi di significato).

Sig. Cosimo, forse voleva domandarmi cosa farò da pensionato? Farò l’eremita, sempreché io non mi lasci convincere da un certo professore universitario oltremodo convincente a diventare un “evangelist” (così si chiamano in IBM i più elevati cultori di una disciplina) per diffondere urbi et orbi l’Economatica quale buona novella per risolvere i più gravi problemi della società contemporanea (umana e robotica).

Quindi, caro sig. Cosimo, come potrà notare ho avuto senz’altro modo di giudicare me stesso (piuttosto che gli altri) proprio per cambiare opinione su me stesso (piuttosto che sugli altri).

Non so se ho risposto alle sue osservazioni, peraltro correttissime e che condivido pienamente.

Se è rimasto soddisfatto delle mie spiegazioni e volesse farsi un selfie con me come è di moda in questi tempi altamente tecnologici, mi spiace, ma non posso. Posso, però, lasciarle la mia firma:

Cav. Claudio Maria Perfetto

Cavaliere Ordine al Merito della Repubblica Italiana

POST N. 134

23 Settembre 2020 in 19:04 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2021, ultime da Perfetto: post quota 100 resterà la Fornero, ecco perché (mia risposta al sig. Alessandro)

Sig. Alessandro, so cosa vuole dire quando mi dice che la vede diversamente da me. Il mondo non è così com’è, ma è così come noi lo vediamo. Se il mondo fosse così com’è, noi tutti lo vedremmo allo stesso modo.

Ecco, è proprio vedendo le cose da diverse angolazioni (come dice lei), da diverse prospettive, che si vede il mondo in modo diverso. Questo è uno dei motivi per cui quando mi relaziono con gli altri, la prima cosa che faccio è mettermi dal punto di vista del mio interlocutore perché solo così facendo sono in grado di comprendere le ragioni che sono alla base del suo pensiero.

L’equilibrio è una astrazione mentale, non esiste in natura. La crescita, lo sviluppo, l’evoluzione è rottura di equilibrio.

Ha ragione, il sistema pensionistico oltre che sul meccanismo a ripartizione può basarsi anche su altri meccanismi.

Due sono i sistemi su cui si basano le pensioni: a capitalizzazione e a ripartizione. Il sistema a capitalizzazione funziona come un salvadanaio in cui mettiamo i nostri risparmi (in fondo le pensioni sono un risparmio forzato) che ci verranno restituiti a rate dopo 40 anni o giù di lì. Il rischio maggiore è l’inflazione, che potrebbe erodere i risparmi. Ma c’è anche il rischio investimenti, perché tali risparmi vengono investiti e ogni investimento è a rischio. Il sistema a ripartizione, invece, funziona come una cassa comune: chi è giovane vi ci mette i suoi risparmi (contributi) e chi è anziano li preleva. La cassa comune quindi è sempre vuota. Qui il pericolo non è l’inflazione ma è l’invecchiamento della popolazione, pensionati che diventano più numerosi dei giovani lavoratori. Altro pericolo è l’aumento della disoccupazione, perché ci sono meno lavoratori che versano contributi.

I suoi orizzonti le mostrano una visione chiara. La nostra società sta attraversando una profonda trasformazione digitale che renderà i servizi sempre più di natura digitale, ovvero fondati su tecnologie digitali (personal computer, smartphone, modem, router); sempre più servizi fai da te (home banking, home insurance); sempre più delocalizzazione (home working, teledidattica, videoconferenze); sempre più automatizzati (robot che impacchettano la spesa ordinata da casa e consegnata a domicilio tramite droni o auto a conduzione autonoma). L’impatto sul lavoro umano sarà devastante in quanto sarà discontinuo e sottopagato, anche ai livelli intellettuali maggiori in quanto ci sarà il dominio dell’intelligenza artificiale nei più svariati settori dell’ingegno umano.

Uno dei motivi per cui propongo l’istituzione di una “digital tax” (ovvero contributi digitali da far versare a tutti i componenti digitali, robot, Ai, piattaforme digitali in genere) è proprio per andare a coprire i mancati versamenti dei lavoratori a causa di disoccupazione temporanea.

Come non esiste l’equilibrio, anche l’equità non esiste.

Per potere esprimere l’equità occorre avere sviluppato in profondità il senso di empatia, cioè essere capaci di porsi al posto dell’altro. Percepire l’altro come se stesso e se stesso in tutti gli altri. Solo un essere con una conoscenza così profonda potrà esercitare il senso dell’equità. Poiché la conoscenza è in continuo divenire, l’essere umano può solo tendere all’equità, senza raggiungerla.

Ne consegue che qualunque riforma pensionistica verrà fatta, da chiunque e in qualsiasi tempo, non sarà mai equa. Ma ciò non vuol dire che non bisogna tendere a fare una riforma pensionistica “quanto più equa possibile”.

Non credo che noi oggi siamo in grado di pensare alle future generazioni. C’è un salto tecnologico di spropositate dimensioni che è stato enormemente accelerato dalla pandemia e che al tempo stesso ha reso tutti noi più vecchi di molti anni.

Ho due motivi per insistere ripetutamente sul ricambio generazionale. Il primo motivo è perché solo i 30enni di oggi potranno costruirsi il loro domani, oggi. Il secondo motivo è perché se i 30enni di oggi non costruiranno il loro domani, non ci sarà domani per i pensionati di oggi.

POST N. 133

23 Settembre 2020 in 17:09 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2021, ultime da Perfetto: post quota 100 resterà la Fornero, ecco perché (mia risposta al sig. Alessandro)

Sig. Alessandro, non è nei miei propositi convincere gli altri. Più che altro sono interessato a come gli altri vedono le cose diversamente da me.

Quando parlo dei consumi mi riferisco in particolare ai “nuovi” consumi. Chi è arrivato già a 60 anni ha già una casa, mobili, elettrodomestici, e quant’altro. Ma chi ha 30 anni ed è disoccupato, non può consumare (sebbene qualcosa dovrà pur consumare per poter vivere – è ciò che gli economisti chiamano “consumo autonomo”, cioè indipendente dal reddito). Se il disoccupato trova lavoro, allora potrà consumare una nuova casa, nuovi mobili, nuovi elettrodomestici e tutto ciò sarà di stimolo alla produzione e quindi agli investimenti e quindi all’occupazione. Personalmente non sono a favore di invogliare la gente a consumare solo per alimentare la produzione fine a se stessa: ciò genera solo sprechi di prodotti e risorse. Sono invece a favore di stimolare nuovi consumi per chi non può ancora consumare: ciò significa dare lavoro ai disoccupati.

Non potrà leggere in nessuna mia parte la disparità che regna in Italia sui trattamenti di pensione. Io mi occupo di economia positiva (economia politica), studio relazioni causa-effetto, teorie economiche, sperimentazione. L’equità rientra nell’ambito dell’economia normativa (politica economica) che è lo strumento utilizzato dal governo per alimentare il benessere della società. L’economia politica fornisce la guida per la politica pratica.

La società nel suo insieme è un organismo vivente. Come ogni organismo vivente ha le sue piaghe: ingiustizia (colpiti sempre i soliti lavoratori), iniquità (disparità nei trattamenti di pensione), incuria (evasione fiscale di 100 miliardi). Il governo tenta di curare queste piaghe sociali (ma la peggiore di tutte – la disoccupazione – è quella più trascurata) al meglio delle sue possibilità. A volte ci riesce, a volte un po’ meno, a volte per nulla… fa quello che può.

Lei dice: “L’INPS lo ha scritto e dichiarato che la previdenza, solo quella, è in attivo”. Mi fido di ciò che lei mi dice. Ma leggo anche su il Sole 24 Ore del 7 gennaio 2020 un articolo dal titolo “Inps: anche per il 2020 si annuncia un bilancio in rosso” in cui si dice (testualmente): “Per il decimo anno consecutivo l’ente approverà un bilancio di previsione in disavanzo. La novità è che per questa volta si eviterà l’esercizio provvisorio. Nelle prossime settimane previsto l’insediamento del nuovo Consiglio di amministrazione, con il debutto di un vicepresidente, Maria Luisa Gnecchi, che affiancherò il presidente Pasquale Tridico”. Il bilancio Inps è in passivo da 10 anni e se anche la previdenza è in attivo conta davvero poco, perchè, come diceva saggiamente Totò “è la somma che fa il totale”.

I privilegi, le caste, gli amici di palazzo, gli amici degli amici, gli amici degli amici degli amici ci sono e sono come i poveri: li avremo sempre con noi e ci tocca mantenerli. Perciò, sig. Alessandro, se ancora non se l’è fatta, se ne faccia una ragione.

I robot (non solo quelli meccanici ma anche tutti i robot informatici) li conosco piuttosto bene e le posso assicurare che non tolgono affatto il lavoro alla gente: semplicemente impediscono alla gente di entrare nel mondo del lavoro (perché ci sono già loro-robot).

Della sanità è bene non parlare. Solo parlandone ci si ammala.

Se non l’ho convinto prima, Sig. Alessandro, non mi aspetto di poterla convincere ora.

POST N. 132

23 Settembre 2020 in 14:56 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2021, ultime da Perfetto: post quota 100 resterà la Fornero, ecco perché (mia risposta alla sig.ra Angela)

Sig.ra Angela, è possibile che lei mi abbia frainteso. È possibile che quanto ho scritto sia stato interpretato in modo diverso non già da quello che volevo dire, ma da quello che lei si attendeva che io dicessi. Provo a spiegarmi.

Lei mi dice che ha letto i miei precedenti commenti. Quindi saprà che sono a favore di Quota 100, ma non solo; sono a favore di una Quota 100 cosiddetta “quota vera” (es.: (62:38), (61:39), (60:40), (59,41)).

In questo articolo di Erica Venditti lei legge a titoli cubitali “Riforma pensioni 2021, ultime da Perfetto: post quota 100 resterà la Fornero, ecco perché”.

Dal titolo lei “interpreta” che io sia a favore della legge Fornero. Scorrendo l’articolo, lei conferma la sua interpretazione: Perfetto è a favore della legge Fornero.

A questo punto lei si sarà domandata: ma se Perfetto fino a ieri era a favore addirittura di una “Quota 100 vera” come è possibile che ora è a favore della legge Fornero che è l’antitesi della Quota 100 vera?

Quando si è in presenza di un contrasto così forte ci sono due possibili reazioni: o si prorompe in una sonora risata (come nel caso delle barzellette), oppure si rimane raggelati (come nel suo caso).

Il punto è che io non sono a favore della legge Fornero. È lei che ha “interpretato” che io sia a favore della legge Fornero (io ho soltanto detto che “resterà la Fornero” come riportato nel titolo dell’articolo). Poi lei, quando ha letto il principio di domanda della dott.ssa Venditti “Mi pare di intendere che tutto sommato la pensa come la Prof.ssa Fornero…” e il mio principio di risposta “Certo….” ecco che lei ha avuto la conferma che io sono a favore della legge Fornero.

Purtroppo nel seguito dell’intervista non ci sono espressioni altrettanto forti da neutralizzare il pensiero che oramai in lei si stava cristallizzando in una convinzione. Troppo blanda la mia conclusione: “Se i sindacati vorranno risolvere il problema delle pensioni farebbero bene a cercare la sua soluzione… nella buia mancanza di lavoro”. La quale conclusione sottintende (ma, ahimé, non lo esprime) il seguente pensiero: “se i sindacati non introdurranno un elemento nuovo in grado di riformare la Riforma Fornero (è il cercare altrove la “chiave” per attuare una nuova Riforma, il cercare di trovare la chiave nell’aumentare l’occupazione per alimentare le nuove pensioni), allora Riforma Fornero rimarrà”.

Ho voluto solo esprimerle la mia ipotesi sul come sia potuto accadere che lei abbia frainteso le mie parole. Non già per “correggere” il mio pensiero secondo le sue aspettative.

POST N. 131

23 Settembre 2020 in 12:16 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2021, ultime da Perfetto: post quota 100 resterà la Fornero, ecco perché (mia risposta al sig. Carlo)

Sig. Carlo, la mia idea di “una moneta che non può uscire dall’Italia” è dettata da una condizione di necessità: non può esserci nell’eurozona altra moneta all’infuori dell’euro. Ma se la moneta circolasse solo in Italia (alla stregua di ticket restaurant, per fare un esempio terra terra) non si entrerebbe in conflitto con la Bce.

Nel 2018 l’Estonia (appartenente all’eurozona) voleva emettere la sua valuta digitale, l’Estcoin, (un “token”, una criptovaluta tipo bitcoin), ma fu immediatamente stoppata da Mario Draghi. L’Estonia ha ripiegato sull’utilizzo della moneta digitale solo all’interno della comunità e-residency, ovvero di coloro che hanno residenza digitale in Estonia (anche cittadini di altri Paesi).

Nel luglio 2020 la Lituania (altro Paese dell’eurozona) ha lanciato la moneta digitale di Stato LBcoin ed ha affermato che non sarà un euro digitale e verrà usato solo con lo scopo di testare la tecnologia blockchain e di avvicinare i cittadini all’utilizzo della moneta digitale.

La Bce, osservando come si sta muovendo la Fed (che con il Mit sta studiando la moneta digitale) e come si sta muovendo la Cina (che è già passata alla fase sperimentale sul campo in 4 città) sta valutando la possibilità di introdurre l’euro digitale.

Io sto conducendo esperimenti sulla moneta digitale sin dal 1995 proprio negli ambienti in cui lavoro, che sono i Centri di Elaborazione Dati (CED) gestiti da computer IBM di grande potenza elaborativa chiamati mainframe. I CED sono delle vere e proprie “nazioni digitali” dove lavorano persone e robot che consumano e producono servizi digitali. Senza presunzione, mi ritengo, sotto il profilo sperimentale, in una fase di gran lunga più avanzata di quella della Cina.

Per quanto riguarda i titoli di Stato italiani, sono già in agguato gli speculatori pronti a intervenire quando la Bce mollerà la presa sul Quantitative easing (cosa che potrebbe avvenire anche a breve sotto la pressione della Corte Costituzionale tedesca sulla Banca Centrale tedesca che a sua volta eserciterà pressione sulla Bce – Jens Weidemann è stato sempre contrario al Qe ed era il solo oppositore di Draghi). Quando la Bce mollerà la presa, scatteranno le valutazioni negative delle Agenzie di rating sull’Italia con il conseguente declassamento dei titoli di Stato italiani a titoli spazzatura, lo spread aumenterà, i tassi di interesse saliranno e lo Stato italiano si troverà in fortissima difficoltà.

Tutto ciò avverrà nel breve periodo, quando saremo ancora tutti vivi (ciò non contraddice assolutamente Keynes, perché lui si riferiva al lungo periodo).

Mi perdoni questa prolissità fuori tema che non ha nulla a che vedere con le pensioni (ma solo in apparenza), ma volevo arrivare alla seguente conclusione: una moneta digitale di Stato italiana metterebbe l’economia reale (imprese e famiglie) al riparo dalle turbolenze che potrebbero generarsi nell’economia finanziaria. Perché, se questa turbolenza dovesse come uno tsunami colpirci con la pandemia ancora in atto, allora sì che la impossibilità di pagare le pensioni diventerà uno spettro reale.

Però, tutto sommato, credo che abbia ragione lei, sig. Carlo. Lasciamo perdere la “moneta digitale di Stato” e accontentiamoci sin da subito (magari dal prossimo anno) di quelle “mezze misure” che sono nella terra di mezzo tra il “tutto” e “il “niente” (come quasi sempre accade nella vita), oppure dello “scalino”, oppure di una moderata “penalizzazione” purché venga salvaguardata la facoltà di “SCELTA” (molto cara anche al nostro caro Franco Giuseppe).

Gliel’ho già riconosciuta una volta, sig. Carlo, e ancora adesso gliela riconosco la sua capacità di dire cose lucide, chiare e concrete.

POST N. 130

22 Settembre 2020 in 23:55 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2021, ultime da Perfetto: post quota 100 resterà la Fornero, ecco perché (mia risposta al sig. Carlo)

Sig. Carlo, ho sempre apprezzato i suoi commenti, lucidi, chiari, concreti.

Nelle mia ricerca su come rendere l’economia una scienza sperimentale alla pari della fisica, della chimica e della biologia sono stati i commenti dei miei colleghi quelli più duri che per me hanno avuto un grande valore ed hanno fatto progredire la mia ricerca. Perché mi hanno costretto a rivedere il modo in cui esprimevo i miei concetti affinché i miei colleghi potessero capirmi. Ho sempre pensato che se non mi faccio capire da qualcuno è perchè non ho saputo esprimermi in modo comprensibile. Rivedendo il modo di esprimermi ho dovuto anche rivedere i miei concetti, li ho affinati e (non ci crederà) sono diventati più chiari persino a me stesso. Ora la mia ricerca, dopo trent’anni, è finita e sono in pace. Con me stesso e con il mondo.

Vedo il mondo non come vorrei che fosse, ma così come il mondo è. Vedo la Riforma Fornero del 2011 così com’è, e non come vorrei che fosse.

La Riforma Fornero esiste perché è stata concepita sulla base di alcuni principi. Questi principi li ha espressi la prof.ssa Fornero stessa nel 2011 e li ho elencati nel mio commento del 27 dicembre 2019 alle 12:25 su Pensionipertutti. Li ripropongo qui:

“Tutti devono capire che il principale meccanismo per fare pensioni è il lavoro”.

“Questa è la riforma delle pensioni, ma la riforma del mercato del lavoro completerà questo primo pezzo”.

“L’Europa ci chiede oggi un innalzamento dell’età media di pensionamento. Quindi l’età minima non può essere troppo bassa, perché altrimenti la riforma tutta non sarebbe credibile sul piano europeo”.

“Ci sono i vincoli finanziari. I vincoli finanziari oggi sono severissimi”.

Non trovo nulla da obiettare su tali principi, e mi trovo pienamente d’accordo con quanto ha spiegato la prof.ssa Fornero nel 2011.

Lei, sig. Carlo, cerca un alleato forte, quando dice: “E dica la verità, Erica: ha sorpreso un pò anche lei, quando ha chiesto “Mi pare di intendere che tutto sommato la pensa come la Prof.ssa Fornero””.

Ma, mi spiace dirlo, sig. Carlo, lei ha omesso una parte della frase della dott.ssa Venditti, e proprio quella parte che spiega su che cosa io la penso come la Prof.ssa Fornero. Lasci che le ricordi come la dott.ssa Venditti ha proseguito: “inutile distinguere le pensione dal lavoro e pretendere dopo 40 anni di poter andare in quiescenza se qualcuno quelle pensioni non potrà ripagarle, ho compreso bene?”. Ecco, io concordo su questa considerazione che la dott.ssa Venditti ha compreso bene, perché richiama il principio “Tutti devono capire che il principale meccanismo per fare pensioni è il lavoro”. Lei sig. Carlo, può forse negare questo principio?

Oggi siamo nel 2020, sono ancora validi i principi sui quali si basa la Riforma Fornero del 2011? Certamente sì, eccetto uno: l’innalzamento dell’età media di pensionamento.

L’età media di pensionamento dovrà essere abbassata, perché:

è in atto un cambiamento radicale dell’economia e della società sotto la spinta digitale

la forza lavoro attuale non è idonea a sostenere la trasformazione digitale

è necessario il ricambio generazionale sostituendo i 60enni con i 30enni

Quindi, la Riforma Fornero dovrà essere riformata.

Per riformare la Riforma Fornero occorre individuare il “fattore chiave” che consenta di abbassare l’età di pensionamento in modo da rispettare i seguenti principi:

“Tutti devono capire che il principale meccanismo per fare pensioni è il lavoro”.

“Questa è la riforma delle pensioni, ma la riforma del mercato del lavoro completerà questo primo pezzo”.

“Ci sono i vincoli finanziari. I vincoli finanziari oggi sono severissimi”.

Il contenuto profondo dell’intervista che ho rilasciato a Pensionipertutti, il succo di quello che volevo dire, è questo: se i sindacati non riusciranno a trovare il “fattore chiave” che consenta di abbassare l’età di pensionamento nel rispetto dei tre principi sopra elencati, allora la Riforma Fornero resterà, e Quota 41 non si farà.

Riconosco a me stesso una nota critica: non sono adatto a spiegarmi sui mass media, soprattutto nelle comunicazioni via web o e-mail. E quando ci provo vado incontro ad effetti boomerang, ovvero il mio pensiero mi si ritorce contro. Ma la cosa importante è esserne consapevoli.

POST N. 129

22 Settembre 2020 in 17:23 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2021, ultime da Perfetto: post quota 100 resterà la Fornero, ecco perché (mia risposta a tutti i commentatori)

Osservo molti commenti che mi chiamano in causa direttamente per i contenuti che ho espresso in questa intervista a Pensionipertutti. Vorrei rispondere singolarmente ad ognuno di questi commenti, ma non mi è possibile farlo, e quindi ne faccio uno solo che possa valere come risposta a tutti.

Mi si lasci prima dire che non ho mai preso in giro il prof. Cazzola ma l’ho solo bonariamente e simpaticamente chiamato il “body guard delle legge Fornero” (peraltro è un’espressione che ho preso in prestito dal vignettista che ha raffigurato Cazzola nell’articolo scritto da lui intitolato “Le pensioni non crescono sugli alberi” riportato nel libretto “Pensionare la riforma Fornero?” del 2018).

Mi corre anche l’obbligo di precisare che non sono affatto un difensore della legge Fornero, né potrei mai unirmi al coro di chi ne fa propaganda. Ciò non di meno non posso non riconoscere i principi che ne sono alla base e che sono stati enunciati in modo comprensibile dalla stessa prof.ssa Fornero durante la seduta stampa nella quale presentò “la Riforma che porta il suo nome”.

Da quando scrivo i miei commenti su questo sito il mio pensiero è rimasto inalterato, non c’è stata alcuna “inversione a U”. Se questo appare evidente è perché alcuni miei commenti espressi in altri contesti vengono collocati in modo improprio in “questo” contesto.

Questo è un sito dedicato alle pensioni. Quindi è naturale che il 90% dei suoi contenuti riguardino le pensioni. Ma le pensioni sono legate al lavoro, e quindi occorrerebbe parlare anche di lavoro. Il lavoro è legato all’occupazione e alla produzione, e quindi occorrerebbe parlare di produzione. La produzione è legata ai consumi e agli investimenti, e quindi… ecc. ecc.

In estrema sintesi il quadro di riferimento generale entro il quale il governo e i sindacati dovrebbero muoversi è il seguente (una catena che andrebbe vista in senso circolare e non in senso lineare): PENSIONI-LAVORO-INVESTIMENTI-MONETA-PENSIONI-LAVORO-INVESTIMENTI.

Centrale è la moneta.

Pensioni e lavoro sono legati tra loro a doppia mandata. Di più. È il cane che si morde la coda: non si può andare in pensione se non si crea lavoro, e non si può creare lavoro se non si va in pensione (questo è dovuto al fatto che ci troviamo in una fase stagnate dell’economia in cui i consumi e la produzione sono stazionari, ovvero non cambiamo nel tempo).

Se non si crea lavoro, non si può andare in pensione: quindi la legge Fornero resta.

Se non si può andare in pensione, non si può creare lavoro: quindi la legge Fornero va cambiata.

Dunque, su che cosa occorre intervenire per prima: sulle pensioni o sul lavoro?

Occorre intervenire per prima sulle pensioni, lasciando andare in pensione quanti più 60enni possibile (ma anche 50enni). In tal modo le aziende si liberano di esuberi, recuperano redditività, e assumono nuovi lavoratori realizzando un ricambio generazionale minimo.

Primo problema da risolvere: come finanziare nuove pensioni senza l’incremento di nuovi lavoratori?

Se si continua a pensare come si è sempre pensato (contenimento della spesa pubblica, riduzione del debito pubblico) non c’è modo di finanziare le nuove pensioni. Ecco perché sostengo che IN ASSENZA DI NUOVE IDEE, LA RIFORMA FORNERO RESTA, E QUOTA 41 NON POTRA’ ESSERE ATTUATA.

Per finanziare le nuove pensioni senza nuovi lavoratori, occorre innanzitutto non aumentare il debito pubblico e quindi le risorse devono essere recuperate applicando una patrimoniale al patrimonio immobiliare dello Stato (edifici pubblici, spiagge demaniali, caserme, ecc.).

Ciò non significa che bisogna vendere gli immobili dello Stato: è sufficiente “liquidarli” in una moneta che non può uscire dall’Italia. Visto che stiamo andando verso il digitale la moneta nella quale “liquidare” gli immobili dello Stato sarà una “moneta digitale di Stato”.

Per evitare conflitti con la Bce e la Banca d’Italia, la moneta digitale di Stato sarà circolante solo in Italia, parallelamente all’euro e sarà gestita dallo Stato tramite la Cassa Depositi e Prestiti.

Con la moneta digitale di Stato si pagheranno stipendi e pensioni (metà in euro e metà in valuta digitale). Con la moneta digitale si pagheranno imposte, tasse, tributi, Iva, ecc. e quindi la moneta digitale di Stato avrà corso legale.

Risolto il problema del pagamento delle nuove pensioni attraverso la patrimoniale applicata al patrimonio di Stato, l’attenzione si sposta sugli investimenti.

Le imprese non investono, perché i loro prodotti non vengono venduti in quanto non c’è gente che li consuma. E la gente non consuma perché o ha salari bassi, o è disoccupata, o risparmia troppo.

Occorre stimolare i consumi. I soli che possono incrementare i consumi sono i disoccupati che vengono occupati. Per occuparli occorre fare investimenti.

Occorre che sia lo Stato a investire.

Lo Stato dovrà istituire una moderna IRI (che io chiamo Istituto per la Ricostruzione Italiana e che un tempo si chiamava Istituto per la Ricostruzione Industriale). Tramite l’IRI lo Stato partecipa con le imprese private alla ricostruzione dell’Italia (digitalizzazione, infrastrutture, energia, trasporti, telecomunicazioni – insomma: il Piano Colao). Si utilizzeranno i soldi del Recovery fund.

Ma i soldi del Recovery fund arriveranno solo nel 2021; nell’immediato si potranno utilizzare i 37 miliardi del Mes (il governo si metta l’animo in pace: cederà, e sarà costretto ad accettare il Mes per utilizzare i suoi fondi in ambito sanitario).

Con i nuovi investimenti verranno assunti nuovi lavoratori 30enni che cominceranno a consumare; le aziende cominceranno produrre di più e quindi si avvia un ciclo virtuoso consumi-produzione-occupazione-pensioni.

A questo punto, con una platea maggiore di nuovi lavoratori verranno versati più contributi e potranno andare in pensione più lavoratori con una Riforma pensioni strutturale e sostenibile per le casse dello Stato che SOSTITUIRA’ LA RIFORMA FORNERO.

Si realizzerà così il ricambio generazionale pieno. Tra l’altro, introducendo la moneta digitale di Stato si impedirà l’evasione fiscale e quindi anche le pensioni di invalidità e di inabilità potranno essere aumentate per garantire una vita veramente dignitosa.

La chiave di volta di tutto il mio pensiero è dunque la “moneta digitale di Stato”.

Conclusione:

PER RIFORMARE LA RIFORMA FORNERO È NECESSARIO INTRODURRE LA MONETA DIGITALE DI STATO GESTITA DALLO STATO ATTRAVERSO LA CASSA DEPOSITI E PRESTITI.

Ed ora mi rivolgo a voi tutti commentatori:

siete davvero convinti che i sindacati con le loro idee (che voi tutti conoscete) siano capaci, senza una nuova idea, a cambiare la Riforma Fornero? La sola cosa che potranno ottenere è una mezza misura che scontenterà tutti: uno scalino al posto di uno scalone.

Ho detto forse qualcosa che non va?

POST N. 128

22 Settembre 2020 in 14:27 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2021, ultime da Perfetto: post quota 100 resterà la Fornero, ecco perché (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)

Sig. Franco Giuseppe, non saprei dirle se Quota 100 venga finanziata con debito pubblico o meno. C’è comunque una “copertura finanziaria” per Quota 100, nel senso che c’è la disponibilità di avere risorse per pagare le pensioni Quota 100.

È un po’ come finanziare un progetto. Comprare una casa per esempio. Si va alla ricerca di un finanziatore, o di una banca. Se la banca dopo aver verificato i requisiti di idoneità concede il prestito (un mutuo) allora si può avviare il progetto. Ecco, con “copertura finanziaria” intendo dire che ci sono i soldi per finanziare un progetto, per comprare una casa, anche se tale copertura finanziaria poggia su di un debito (sarebbe certamente meglio poter comprare una casa senza accendere un mutuo, senza fare debiti. Ma è difficile).

POST N. 127

22 Settembre 2020 in 13:11 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2021, ultime da Perfetto: post quota 100 resterà la Fornero, ecco perché (mia risposta al sig. Uberto)

Sig. Uberto, sin dall’inizio in cui ho rilasciato l’intervista a Pensiopertutti ero consapevole che mi sarei attirato delle antipatie.

“Capire” è una cosa e “prendere coscienza” è altra cosa.

“Capire” che c’è una crisi economica e sociale in atto riusciamo a capirlo tutti, perché vediamo negozi chiusi, ristoranti vuoti, gente che perde il lavoro, aiuti di Stato ai più bisognosi, alle imprese, a tutti. Pensiamo che per quanto profonda possa essere questa crisi, la supereremo come abbiamo fatto in passato. Il nostro pensiero viene sostenuto anche dalle iniziative che i sindacati, giustamente, stanno portando avanti per quanto riguarda il superamento della Fornero e l’approvazione di Quota 41. In sintesi, sia la gente che i sindacati pensano questo: nonostante la crisi attuale c’è comunque una via di uscita che ci porterà a superare la Fornero e all’approdo a Quota 41.

“Prendere coscienza” che questa crisi economica e sociale in atto è DIVERSA dalle altre crisi precedenti, perché non abbiamo mai visto così tante saracinesche abbassate, mai visto così tanti ristoranti vuoti, mai visto code per comprare il pane, mai visto 8 milioni di lavoratori che lavorano da casa, mai visto prendere un appuntamento per il prelievo del sangue,… prendere coscienza di tutto ciò significa “vedere in faccia la realtà”: qualcosa si è rotto e si è rotto per sempre. Se si prende coscienza di ciò si “capisce” che con la crisi attuale non c’è una via di uscita che ci porterà a superare la Fornero e all’approdo a Quota 41. C’è una via chiusa, non si può proseguire. Per uscire dalla via occorre cambiare direzione. Occorre vedere le cose DIVERSAMENTE da come le abbiamo viste finora. Vedere le cose diversamente da come le abbiamo viste finora significa superare la Riforma Fornero puntando a riformare “pensioni E lavoro” insieme.

Questi pensieri, sig. Uberto, sono difficili (almeno lo sono per me) da trasmettere con ragionamenti che, per la loro lunghezza, non si prestano al mondo web. È questo il motivo per cui se si vuole arrivare velocemente al cuore della gente con la pubblicità (e talvolta alla pancia nel tempo di elezioni) si tende a parlare per slogan: “superare la legge Fornero”, “Dopo Quota 100 faremo Quota 41”.

A lei la scelta, sig. Uberto: sognare la realtà per come gliela dipingono i sindacati e andare incontro a delusioni, oppure vedere la realtà per come essa è e andare fiducioso incontro al cambiamento.

POST N. 126

21 Settembre 2020 in 13:08 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2020, Cosentino al Governo: giusta quota 41 e via dai 62/63 anni (mia risposta alla dott.ssa Erica Venditti)

Sarebbe?

La soluzione di cui parlo è descritta nelle 176 pagine del mio libro L’economista in camice pubblicato da Aracne nel 2019 (sulla soluzione stavo già lavorandoci dal 2015).

Non è che ci vogliono 176 pagine per descrivere la soluzione: questa è riportata in “sole” 11 pagine (dalla pag. 138 alla pag. 148). Per descrivere la soluzione ci vogliono così tante pagine, perchè occorre dimostrare che è una soluzione che sta in piedi e che, soprattutto, può essere sperimentata con esperimenti reali di laboratorio senza perturbare l’economia.

La soluzione dà il titolo al paragrafo 7.3: “Contromisura n.2: reddito da lavoro equilibrando il flusso in entrata e in uscita dalle aziende (proposto dall’economatica)”

Piccola nota: l’economatica è la “nuova scienza economica” (la “new economics” – cosa diversa dalla “new economy”) alla quale sono giunto attraverso la fusione delle due discipline economia e informatica. Allo stato attuale il mondo accademico è totalmente ignaro della sua esistenza. Il lancio ufficiale dell’economatica avverrà al Congresso Internazionale di economisti su “Decision Economics” che si terrà all’Università degli Studi dell’Aquila Dipartimento di Scienze Umane dal 7 al 9 ottobre 2020 (Covid permettendo – Event status cannot be confirmed).

Smorzo subito sul nascere eventuali obiezioni come questa: “tra il Mef che ci pensa, la Banca d’Italia, Confidustria, la Bce, l’Fmi, l’Ocse, tu sei quello che c’ha la soluzione in mano?”

La mia risposta è semplice: sì. E il motivo è presto detto: loro non hanno in mano la soluzione che ho io.

(tra parentesi, nel mio libro si parla anche di come la pensano Banca d’Italia e Bce e quindi sono il primo a verificare che la mia soluzione rientri nei vincoli imposti dalla Bce).

Tentando di spiegare qui la mia soluzione in poche righe, sono del tutto consapevole di correre il rischio di dire cose talmente semplici al punto da farle apparire banali. Ma corro il rischio.

A pagina 141 ho scritto:

“La soluzione andrebbe trovata rendendo compatibile il flusso della forza lavoro con le pensioni (la cui erogazione dovrà essere endogena, cioè avvenire senza l’intervento dello Stato). I nostri tempi recano l’impronta del digitale: dunque è nel digitale che bisognerà trovare la risposta per stimolare l’occupazione. Poiché l’economia si basa sullo scambio e lo scambio avviene tramite moneta, è nella “moneta digitale” la soluzione del problema della disoccupazione attuale.”

Seguono le descrizioni sulla moneta elettronica, moneta virtuale, criptovaluta che ne danno Bce e Banca d’Italia. Segue il pensiero di Yanis Varoufakis (ex ministro delle finanze greco del governo Tsipras) e del premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz.

La descrizione della mia soluzione prosegue così:

“A differenza di Stiglitz che propone l’adozione di un “euro flessibile” (per cui ogni Stato appartenente all’eurozona crea il proprio euro elettronico), l’economatica propone l’adozione di “una moneta digitale parallela all’euro” avente validità esclusivamente entro i confini nazionali. L’adozione di una moneta digitale in luogo dell’euro flessibile sarebbe di più facile e immediata attuazione in quanto, rivelandosi una pratica nazionale, non richiederebbe il consenso da parte degli Stati dell’eurozona [omississ].

L’adozione di una moneta digitale di Stato (gestita e controllata dallo Stato) – in Appendice C ne viene presentato un modello di gestione –, di forma digitale e scritturale, utilizzata per la riscossione delle tasse, per il pagamento delle pensioni, per la compensazione di debiti e crediti tra Stato e imprese e tra Stato e famiglie, permetterebbe allo Stato di reperire le risorse necessarie per finanziare il maggiore esborso di pensioni derivante dall’uscita anticipata dalle aziende di lavoratori con più di sessant’anni di età a favore dell’entrata in azienda di giovani”.

Nelle Conclusioni si dice:

“L’utilizzo della moneta digitale di Stato permetterà il tracciamento automatico delle transazioni a livello centrale (cioè di Stato), e pertanto la possibilità di evasione fiscale verrà vanificata. Con il recupero delle entrate fiscali lo Stato potrà erogare nuove pensioni ai lavoratori che hanno oltrepassato da poco la sessantina ai quali subentreranno giovani “nativi digitali” aventi caratteristiche più in linea con le richieste per la costruzione del futuro digitale delle imprese e della nazione. I nuovi lavoratori stimoleranno la nuova domanda di consumi che invoglierà le imprese a produrre e quindi a mantenere il livello occupazionale”.

Ma non tutto ciò che luccica è oro:

“Le soluzioni ai problemi di oggi alimenteranno i problemi di domani, come conseguenza causata dall’automazione e dalla disintermediazione che i nuovi occupati, i nativi digitali, avranno contribuito a implementare. Quella che vediamo oggi è solo la punta dell’iceberg. Le generazioni future si troveranno dinanzi l’intero iceberg, e dovranno esplorare soluzioni ben più difficili di quelle descritte in questo libro. Ad ogni modo. Qualunque sarà il corso degli eventi, una soluzione verrà trovata. Poiché (come l’esperienza ha insegnato all’autore) ogni problema reca “sempre” in sé la propria soluzione”.

Dott.ssa Erica Venditti, non so se ho risposto alla sua domanda: “sarebbe?”

POST N. 125

20 Settembre 2020 in 14:09 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2020, Cosentino al Governo: giusta quota 41 e via dai 62/63 anni

Come un raggio di sole indora la cima chiara d’una nuvola scura, così la Speranza con regalità lucente rischiara la nostra vita avvolta da pensieri di tenebra.

La faranno o no una Riforma pensioni che sia migliore del pot-pourri fatto di legge Fornero, Quota 100, Opzione Donna, Ape Social, Ape Volontaria e quant’altro noi conosciamo?

Le proposte di Domenico Cosentino (responsabile previdenziale Confsal comparto privato) sono certamente condivisibili:

fondamentale ascoltare le Istanze del popolo (riconoscere cioè – mia interpretazione – i reali bisogni della gente)

riforma pensionistica seria che sia duratura, non sia sempre un rincorrere le scadenze (che debba durare cioè – ancora mia interpretazione – almeno una decina di anni)

rivalutazione della donna, sul suo ruolo (mia considerazione: questo è un debito verso la donna alla pari del debito pubblico. Come il governo si preoccupa del debito pubblico, così dovrebbe preoccuparsi del debito verso la donna. In concreto: una Opzione Donna senza la forte penalizzazione del 25, 30% in meno)

Altre proposte di Domenico Cosentino sono condivibili solo in parte, nello spirito di “piuttosto che niente, meglio piuttosto”:

occorre un sistema flessibile a partire dai 62/63 anni con una eventuale ricollocazione di queste persone (mia considerazione: i lavoratori devono poter andare in pensione a 60 anni e senza penalità. Un sessantenne non è ricollocabile)

Lo spirito di lealtà che anima Domenico Cosentino verso le persone, lavoratori e pensionati, gli fa dire:

“vi dico subito per correttezza che non ci saranno grosse novità sulla riforma del sistema previdenziale” (mia considerazione: e come sarebbe potuta esserci una novità sulla riforma pensioni?! Se una buona riforma pensioni non è stata fatta in tempi migliori (pre-Covid), come potrebbe essere fatta in tempi peggiori (post-Covid)?)

Il governo ascolta la voce della gente, ma non sempre opera come la gente si aspetta. E questa apparente disarmonia è presto spiegata: l’aspettativa della gente nasce dall’accesa speranza che ciò che va male possa volgere al bene, mentre il governo proprio per far volgere al bene ciò che va male è spesso indotto a spegnere la speranza della gente.

C’è la possibilità di fare in modo che il governo ascolti la voce della gente e realizzi ciò che la gente si aspetta? La mia risposta è: sì, c’è.

Se mi si perdonano l’ardire e la presunzione (che nasce proprio dal mio ardente ardire), dispongo di una soluzione “che non può essere contenuta nel margine troppo stretto della pagina”.

POST N. 124

16 Settembre 2020 in 17:22 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2020 ultime, esclusiva a Ghiselli: i temi al tavolo tra Governo-sindacati (mia risposta al sig. Mario)

Deduco quindi, sig. Mario, che lei abbia risposto affermativamente alle mie due domande: a) concederebbe il prestito a un 63enne; b) si accollerebbe il rischio di garantire per un 63enne per 20 anni. Bene.

Se banche e assicurazioni non sono contrarie all’Ape volontaria, se lo Stato si mostra neutrale (“fate come volete”) allora la risposta andrebbe trovata nelle ragioni dei sindacati (che, come osservo, sia a lei che a me sfuggono).

Dubito fortemente, però, che i sindacati, qualunque ragione essi possano addurre, abbiano una forza tale da poter contrastare banche e assicurazioni.

Il mio dubbio mi riporta a una considerazione che non le avevo espresso prima e che le esprimo invece ora, sic et simpliciter: a banche e assicurazioni non interessanulla dell’Ape volontaria, perché non ci guadagnano abbastanza.

POST N. 124

15 Settembre 2020 in 23:19 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2020 ultime, esclusiva a Ghiselli: i temi al tavolo tra Governo-sindacati (mia risposta al sig. Mario)

Sig. Mario, la risposta è sotto i suoi occhi, ma non la vede perché lei si concentra sul problema e non sulla soluzione.

E’ vero, come dice lei, che l’Ape volontaria non costa nulla allo Stato, perché è una sorta di autofinanziamento: il 63enne (età minima per andare in pensione con l’Ape volontaria) che va in pensione chiede (tramite l’INPS) un prestito alla banca (una sorta di “mutuo”). La banca si rivolge ad un’assicurazione per avere la certezza di ricevere i soldi che ha prestato in caso di premorienza del 63enne (che finirà di pagare il “mutuo” a 83 anni).

Non è necessario fare i calcoli; è necessario solo domandarsi se “vale la pena oppure no” dare un mutuo ad un 63enne e assicurarlo (a mo’ di “garanzia”).

Se lei, sig. Mario, fosse un direttore di banca, concederebbe un prestito per 20 anni a un 63enne?

Se lei, sig. Mario fosse il direttore di una compagnia di assicurazioni, si accollerebbe il rischio di garantire per un 63enne fino al raggiungimento di 83 anni?

Sig. Mario, se lei darà la risposta alle due domande precedenti, avrà trovato anche la risposta alla domanda che si pone da nove mesi.

Le dice anche che i sindacati sarebbero contrari a ripristinare l’Ape volontaria. Posso comprendere che banche ed assicurazioni siano contrarie; ma non riesco a comprendere perchè debbano essere contrari i sindacati (deve esserci senz’altro un razionale che mi sfugge).

POST N. 123

14 Settembre 2020 in 15:36 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma Pensioni ultime notizie oggi da Brambilla: uscita a 64 anni con quota 102 (mia risposta al sig. Vito)

Perché, sig. Vito, vuole mandare i nostri politici al macello e privarli così dell’opportunità di migliorarsi?

Ci sono esseri umani che si comportano da animali, è vero. Ma ci sono anche animali che si comportano da essere umani.

Forse un giorno i nostri politici apriranno il giornale (ma che dico?… leggeranno un twitter) e vi troveranno le gesta d’un cane, d’un cavallo, d’una mucca, d’un’orca… E saranno migliori.

POST N. 122

12 Settembre 2020 in 12:46 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma Pensioni ultime notizie oggi da Brambilla: uscita a 64 anni con quota 102 (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)

Caro sig. Franco Giuseppe, io ho seguito questo sito sin da subito dopo la nascita di quota 100. Cercando nel 2018 con i motori di ricerca le parole chiave “Quota 100” compariva sempre Pensionipertutti. Ho quindi potuto, sig. Franco Giuseppe, leggere i suoi commenti, e riconosco che il suo pensiero riguardo a Quota 100 è rimasto immutato nel tempo.

Non mi sono mai trovato in disaccordo con lei, che disapprova Quota 100; ma nemmeno in disaccordo con coloro che approvano Quota 100. Non è una contraddizione la mia: semplicemente comprendo le ragioni sia di quelle persone che disapprovano Quota 100 sia di quelle che invece l’approvano.

Comprendo anche le ragioni del sig. Carlo (al quale lei indirizza il suo commento), come pure quelle di Brambilla, di Damiano, di Fornero, di Cazzola (il body guard della legge Fornero – detto con simpatia).

Il punto non è fare una legge pensionistica che sia “giusta ed equa” (cosa che vorrebbe lei, sig. Franco Giuseppe, e credo anche il sig. Carlo, e forse tutti i lettori di questo sito e, più in generale, “il popolo”).

Il punto è fare una legge pensionistica che sia “quanto più giusta ed equa possibile” dati i vincoli di budget dello Stato (e qui il cerchio di persone si restringe a Brambilla, Damiano, Fornero, Cazzola, Governo e Parlamento – con il supporto esterno dei sindacati).

Si potrà mai fare una legge sulle pensioni che sia “giusta ed equa” (come vorrebbe lei, sig. Franco Giuseppe) e “al tempo stesso nel rispetto dei vincoli di budget” (come chiedono Brambilla, Damiano, Fornero, Cazzola)?

La mia risposta è sì: spostando più in avanti i vincoli di budget, attraverso maggiori entrate nelle casse dello Stato derivanti da maggiori consumi e maggiore produzione, determinati da nuovi lavoratori occupati grazie a nuovi investimenti, effettuati dallo Stato, in cooperazione con le imprese private applicando la ricetta economica di Keynes e superando le ricette economiche di Hayek (il quale, al contrario di Keynes, metteva in guardia dall’interventismo statale) le quali ricette ispirano ancora oggi la Comunità europea ma sono incompatibili con l’attuale condizione di recessione economica e l’elevata disoccupazione causate dalla pandemia.

POST N. 121

11 Settembre 2020 in 16:59 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma Pensioni ultime notizie oggi da Brambilla: uscita a 64 anni con quota 102 (mia risposta alla dott.ssa Erica Venditti)

Sono contrario alla proposta di Brambilla. Ne elenco i punti di forza, i punti di debolezza e le motivazioni.

Punti di FORZA della proposta di Brambilla:

– blocco dell’indicizzazione dell’anzianità (42 anni e dieci mesi per gli uomini, e 41 anni e dieci mesi per le donne, altrimenti, come dice Brambilla, “arriveremmo presto a dover lavorare per 45 anni”);

– flessibilità in uscita senza penalizzazioni sull’assegno pensionistico (ci sono già i coefficienti di trasformazione che sono tanto più bassi quanto prima si esce. Però, attenzione: tali coefficienti di trasformazione sono oggetto di revisione ogni tre anni e quindi potrebbero venire ulteriormente ridotti col passare degli anni).

Punti di DEBOLEZZA della proposta di Brambilla:

– uscita a 64 anni di età anagrafica.

Certamente non sono contrario alla proposta di Brambilla per il fine che egli si propone di ottenere (la stabilità dei conti); sono contrario alla sua proposta per via della premessa sulla quale Brambilla fonda la sua proposta: uscita a 64 anni.

A Brambilla sfugge che col suo approccio, proprio per cercare di garantire la stabilità dei conti dello Stato, la stabilità dei conti salta.

Per frenare il flusso in uscita dalle casse dello Stato (attraverso il freno sulle pensioni con l’uscita a 64 anni di età) Brambilla frena anche il flusso in entrata nelle casse dello Stato (attraverso il freno sui maggiori introiti che deriverebbero dai maggiori consumi e dalla maggiore produzione qualora nuovi lavoratori potessero subentrare ad altri lavoratori che uscissero).

Lo scambio tra un 60enne che va in pensione e un 30enne che comincia (o continua) a lavorare è necessario, perchè siamo in una economica stagnante, anzi in recessione, e pertanto nuovi lavoratori possono entrare nel mondo del lavoro solo se altri ne escono.

Quali consumi potrebbe fare un 60enne? Pochissimi, solo quelli per tirare avanti, in quanto una parte dei soldi gli occorre per finanziare il figlio 30enne disoccupato o in difficoltà economiche a causa della pandemia (i cui strascichi si protrarranno purtroppo per diverso tempo).

Quali consumi potrebbe fare invece un 30enne? Moltissimi: comprare una casa, dei mobili e degli elettrodomestici per arredarla, comprare forse un’auto più funzionale per la famiglia che ha deciso di costruirsi, e (perché no?) permettere ai propri genitori di pensare meno a lui e più a se stessi godendosi una vacanza (e quindi consumando) che fino ad allora hanno forse solo vissuto in maniera surrogata scorrendo depliant.

Non saprei dire se la legge Fornero verrà superata oppure no. Ma se malauguratamente dovesse rimanere, mi piacerebbe che venisse perfezionata introducendo l’obbligo di pensionamento per chiunque abbia raggiunto l’età di 67 anni, sia nel pubblico che nel privato, a qualsiasi livello, sia in ruoli operativi che manageriali che istituzionali.

Il mondo post-Covid, il mondo della società post-post-industriale, della società digitale e dell’economia digitale appartiene ai giovani nativi digitali. È giusto che siano essi stessi a costruirsi quel mondo digitale in cui hanno il pieno diritto (come lo abbiamo avuto noi 60enni) di vivere da protagonisti e non da comparse. Questo è ciò che io chiamo “ricambio generazionale”.

POST N. 120

11 Settembre 2020 in 10:34 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate ultimissime oggi: quota 100 un flop, e ora?

Quota 100 si fonda sul seguente principio: “vai in pensione quando vuoi, in base ai contributi che hai versato, e senza penalità”. C’è chi decide di andare a 65 anni (come me) per incrementare il proprio montante contributivo, e c’è chi decide di andare a 62 anni perché ha altri progetti da realizzare, o perché è malato, o perché è semplicemente stanco.

Quota 100 si basa su requisiti piuttosto stringenti per andare in pensione: 62 anni di età anagrafica e 38 anni di contribuzione. Pertanto, il suo principio si applica ad una ristretta fascia di lavoratori e ciò non può non generare un mancanza di equità.

Quota 100 ha lo scopo di favorire il ricambio generazionale: va in pensione un 62enne e viene assunto un 30enne. Una prospettiva di crescita economica elevata potrebbe consentire anche di ottenere un rapporto più favorevole (va in pensione un 62enne e vengono assunti tre 30enni). Invece, la modesta crescita del Pil vicino allo zerovirgola può solo favorire un ricambio generazionale al di sotto delle aspettative (“secondo le ultime stime su 100 anziani usciti sono entrati 42 giovani”, osservava il prof. Cazzola in aprile 2020).

Quota 100 non è affatto da buttare; in fondo, il suo è un ottimo principio, che andrebbe esteso ad una platea più vasta di lavoratori abbassando i requisiti di età anagrafica e di anni di contribuzione. Inoltre, viste le nuove condizioni economiche che si sono generate a seguito della pandemia (Pil in caduta libera, disoccupazione in forte ascesa, debito pubblico più che elevato), Quota 100 potrà essere utilizzata per fini differenti da quello di origine: è l’”eterogenesi dei fini” di cui parlava il prof. Cazzola nel suo editoriale pubblicato da Pensionipertutti il 14 aprile 2020. A tal proposito il prof. Cazzola, riferendosi alla possibilità di utilizzare Quota 100 per ridurre i licenziamenti che la crisi economica determinerà, così si esprime: “le finalità si invertiranno: non più nuova occupazione, ma minore disoccupazione, grazie all’approdo ad un reddito previdenziale”.

POST N. 119

9 Settembre 2020 in 12:33 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2020 ultime proposte: Quota 40 o via dai 60 anni, voce ai lavoratori

Il presidente dell’Inps Pasquale Tridico, riferendosi ai dati del 2018, ha detto che la spesa pensionistica supera di poco più il 15% del Pil e non è solo previdenziale ma anche assistenziale (il 3%). La spesa per la previdenza risulta essere dunque il 12% del Pil. Se poi si tolgono i 58 miliardi di Irpef che i pensionati versano e rientrano allo Stato, la spesa pensionistica vera e propria scende all’8% del Pil (quanto afferma Tridico è anche in linea con quanto afferma l’onorevole Cesare Damiano nell’articolo della giornalista Erica Venditti del 4 settembre 2020).

Nel 2018 il Pil è stato pari a 1754 miliardi di euro. Scorporando l’assistenza dalla previdenza, si hanno 52 miliardi (il 3% di 1754 miliardi) da impiegare in più per le pensioni. Bene, diciamo pure che con 52 miliardi si riesca a fare un’ottima riforma pensionistica (quella, per esempio, che ci espone la sig.ra Veronica).

Bisogna ora trovare 52 miliardi per coprire le spese di assistenza.

Si potrebbe, tanto per cominciare, usare una parte degli 82 miliardi del Recovery fund che sono a fondo perduto. Visto che sono “a fondo perduto”, l’Europa (ad esclusione dei Paesi frugali, s’intende) non avrebbe nulla da obiettare su come l’Italia impiega tali fondi. Si ha quindi la copertura per l’assistenza per l’anno 2021.

Per coprire le spese di assistenza in modo strutturale dal 2022 in poi occorrerà trovare altre fonti alle quali attingere. Si potrebbero dimezzare gli stipendi dei parlamentari (Vito Crimi ha calcolato un risparmio attorno ai 60 milioni l’anno – all’atto pratico, noccioline). Si potrebbero eliminare gli enti inutili, le province, gli sprechi statali… non si è riusciti a farlo in passato, tanto meno si riuscirà a farlo ora.

Si potrebbe recuperare almeno la metà dei 100 miliardi annui dall’evasione fiscale. Ma tutto ciò che si riuscirà a recuperare con il contrasto all’evasione fiscale (vogliamo proprio sbilanciarci e dire 10 miliardi di euro l’anno?) il Ministro dell’Economia Gualtieri l’ha già ipotecato per il taglio delle tasse.

Conclusione: per trovare in maniera strutturale la copertura alle spese di assistenza pari a 52 miliardi ogni anno, allo stato attuale la sola cosa che si possa fare è quella di aumentare le tasse.

Assistenza-previdenza-lavoro-investimenti-imprese-Stato: è una filiera che va vista nella sua interezza. Se si percorre la filiera da sinistra verso destra ci si concentra sul lato delle uscite, e quindi sul fronte del risparmio. Se si percorre la filiera da destra verso sinistra ci si concentra sul lato delle entrate e quindi sul fronte dei consumi. Io partirei dunque dallo Stato che con le imprese genera investimenti per dare occupazione a chi non lavora che subentra a chi va in pensione e paga le tasse per coprire le spese di assistenza.

POST N. 118

8 Settembre 2020 in 15:44 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Aliquote Irpef 2020 e scaglioni: serve riduzione per far ripartire l’economia (mia risposta alla dott.ssa Venditti)

Condivido la sua iniziativa, dott.ssa Venditti, di utilizzare il mio commento per farne un articolo attinente la Riforma Fiscale, un tema di grande attualità.

Il Ministro dell’Economia Gualtieri ha infatti detto a Cernobbio (io non c’ero) che ci sarà una riduzione del carico fiscale, soprattutto per i redditi medi e medio bassi, e che tale riduzione verrà strutturalmente finanziata con il contrasto all’evasione fiscale.

Obiettivo ambizioso, certamente, e che sta molto a cuore agli italiani, da diversi anni. Ma contrastare l’evasione fiscale con la fatturazione elettronica e l’incentivazione dell’uso della moneta elettronica (come pensa di fare il Ministro Gualtieri), ebbene, francamente a me sembra di contrastare i carri armati con fionde e cerbottane. Ma potrei sbagliarmi (d’altra parte, Davide non vinse Golia con una fionda?)

POST N. 117

8 Settembre 2020 in 9:08 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Aliquote Irpef 2020 e scaglioni: serve riduzione per far ripartire l’economia (mia risposta al sig. Marino)

La disamina del sig. Mauro Marino solleva nella mia mente più di un dubbio.

PRIMO dubbio.

Non sono convinto che nella condizione economica di alto debito pubblico in cui ci troviamo ci sia la possibilità di ridurre le tasse a tutti. Al più si possono ridurre le tasse a chi guadagna di meno e aumentarle a chi guadagna di più rivedendo gli scaglioni e rimodulando le aliquote fiscali. Per poter ridurre le tasse a tutti il governo dovrebbe essere disposto ad accettare meno entrate e quindi disposto ad aumentare il deficit pubblico (e di conseguenza il debito pubblico). Per evitare di aumentare il deficit pubblico si potrebbe usare una parte dei soldi del Recovery fund da destinare alla riduzione delle tasse invece che ai progetti. Ma nutro forti perplessità che gli accordi tra Bruxelles e l’Italia prevedano la possibilità di utilizzare il Recovery fund per ridurre le tasse. Oppure si potrebbero usare i soldi recuperabili dall’evasione e dall’elusione fiscale. Ma il recupero dei soldi dell’evasione fiscale è più un problema da risolvere che una soluzione per risolvere il problema della riduzione delle tasse.

SECONDO dubbio.

È vero che se si ha un reddito maggiore derivante dalla riduzione delle tasse i consumi aumenteranno. Ma questo vale in una condizione economica e sociale florida: conti pubblici in ordine, tasso di disoccupazione basso, fiducia delle famiglie e delle imprese nell’economia e nello Stato. Non sono convinto che nella condizione economica di elevata incertezza lavorativa (cassa integrazione, perdita di lavoro degli autonomi, prospettive concrete di licenziamento), di sfiducia nello Stato e di imprese bisognose di aiuti e di incentivi per evitare il fallimento l’aumento di salario derivante dalla riduzione delle tasse vada necessariamente ad incrementare i consumi. Le persone avranno più soldi, è vero, ma non per questo consumeranno di più. Al contrario, risparmieranno di più, timorosi che potranno venire tempi peggiori.

COSA serve per far ripartire l’economia.

Lasciare andare in pensione chi ha 60 anni (o giù di lì); avviare investimenti statali in partecipazione con le imprese private (almeno in settori strategici come telecomunicazioni, infrastrutture, energia, trasporti); finanziare gli investimenti con i soldi del Recovery fund (previa stesura di un piano progettuale in cui si dicano chiaramente obiettivi, chi fa cosa, come lo fa, in quanto tempo e con quali risultati); dare lavoro ai 30enni disoccupati che stimoleranno nuovi consumi. E popi lasciamo proseguire il sig. Marino: “le persone avranno più soldi, spenderanno di più, lo Stato incasserà più IVA e si rimetterà in moto l’economia italiana”.

SINTESI.

Per far ripartire l’economia non bisogna ridurre le tasse, che peggiorerebbe solamente le già precarie casse dello Stato. Bisogna creare occupazione, per riempire le casse dello Stato, ridurre il debito pubblico, risanare la nostra società.

POST N. 116

4 Settembre 2020 in 11:56 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2020, ultime oggi 4 settembre: uscita a 63 anni con penali limitate

L’onorevole Cesare Damiano vede le cose dal suo punto di vista. Crede in quello che dice e dice quello in cui crede.

Personalmente sono favorevole per l’uscita a 60 anni (anche meno) senza penalità alcuna.

Non ci siamo resi pienamente conto di quanto sia enorme il problema della disoccupazione generazionale. Se i sessantenni non lasciano il posto di lavoro, ai trentenni lavoratori autonomi non verranno rinnovati i contratti di lavoro. Se non si darà la spinta ai consumi non si potrà riavviare la produzione e quindi l’occupazione. Solo i trentenni potranno esercitare questa spinta ai consumi, dal momento che i sessantenni, data l’incertezza dei tempi, potranno solo aumentare la loro propensione al risparmio.

POST N. 115

27 Agosto 2020 in 15:22 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni invalidità 2020, ultime news oggi 25 agosto: chiarezza sui beneficiari (mia risposta al sig. Carlo Volpe)

Sig. Carlo Volpe, indirizzo questo mio commento a lei, cosa che di norma non faccio in quanto mi attengo al tema oggetto dell’articolo.

Non mi sorprende la violenza verbale con la quale lei esprime le sue idee. Siamo noi tutti testimoni di quanta violenza verbale sia presente nel mondo web.

Mi spiace, invece, che lei indirizzi la sua violenza verbale verso un sito web, quello di Pensionipertutti, che è l’unico sito che io conosco nel mondo web veramente di utilità sociale, sia perché riporta articoli di interesse per pensionati e lavoratori, sia perché offre risposte ai lettori indirizzando le domande dei lettori direttamente ad esponenti del mondo politico, accademico, sindacale e funzionari di Stato.

Sig. Carlo, se lei conosce un sito web della valenza sociale di Pensionipertutti (o anche forse maggiore), la invito vivamente a comunicarmelo.

La sua ira scaturisce dal suo disappunto di non vedere pubblicato un suo commento. Anche a me è capitato che un mio commento non venisse pubblicato. La ragione sta nel fatto che, come più volte la stessa Redazione di Pensionipertutti ha tenuto a precisare, i giornalisti che curano questo sito sono solo in due. La loro principale attività è scrivere articoli. Anch’io scrivo articoli, e so il tempo che ci vuole per scriverne uno: ogni articolo mi impegna per diversi giorni, perché devo documentarmi, da più fonti, ricercare, capire, limare quanto ho scritto, rivederlo, e anche riscrivere l’articolo più volte, se voglio farmi capire dalla gente. Se a ciò si aggiunge anche l’attività di moderare qualche centinaio di commenti che ogni giorno arrivano alla Redazione, potrà rendersi conto da sé, sig. Carlo, che qualche commento può anche sfuggire all’attenzione dei giornalisti.

Tuttavia, anche se mi riesce di comprendere le sue motivazioni, mi rincresce aggiungere che non posso giustificare il modo con il quale lei esprime il suo disappunto. Più che altro perché il suo attacco non è rivolto verso una opinione o un’idea espressa dal suo interlocutore, ma verso la persona stessa. E questo è profondamente sbagliato.

Sig. Carlo, mi permetta di terminare con una lezione di vita che indirizzo a me stesso e non a lei, dal momento che credo fermamente che nessuno possa insegnare qualcosa a qualcuno, e che l’unica vera maestra che insegni a vivere, sia la vita stessa, o la “strada” cui lei si riferisce o, come io intendo la “strada”, l’“esperienza”. Ebbene, la lezione di vita che ho appreso dalla mia esperienza è questa: anche se ho ragione ma esprimo la mia ragione in modo sbagliato, passo immediatamente dalla ragione al torto.

Se anche lei un giorno riuscirà ad apprendere per esperienza diretta la stessa lezione che ho appreso io, le posso assicurare, sig. Carlo, che ogni suo desiderio verrà esaudito (ognuno di noi è una lampada che racchiude in sé il proprio Aladino).

POST N. 114

31 Luglio 2020 in 17:41 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma 2020, la pensione é davvero un diritto? Ultime novità oggi (mia risposta al sig. Salvatore (primo))

Sig. Salvatore (primo), forse avrà notato che nei miei ragionamenti analizzo i sistemi dal punto di vista macroscopico. Quando analizzo il sistema previdenziale non entro nel merito se sia migliore il sistema a ripartizione o quello a capitalizzazione, se sia migliore il sistema retributivo o quello contributivo, se sia meglio inserire la cosiddetta “speranza di vita” oppure non inserirla, se sia meglio andare in pensione a 62 anni o a 67. Nulla di tutto ciò.

Sono interessato al sistema previdenziale in congiunzione con il sistema occupazionale. Analizzo quindi il sistema pensioni-lavoro. È sufficiente per me questo? No, non è sufficiente. Mi manca un pezzo. Infatti, essendo io un fanatico della simmetria, per analizzare il sistema pensioni-lavoro ho bisogno di analizzare anche il sistema lavoro-pensioni.

Nel sistema pensioni-lavoro valuto l’impatto delle pensioni sul lavoro e mi pongo la seguente domanda: se il sistema produttivo è in grado di mantenere al lavoro 100 persone, come posso stimolare la domanda aggregata (consumi più investimenti) in modo da far lavorare 101 persone?

Nel sistema lavoro-pensioni valuto l’impatto del lavoro sulle pensioni e mi pongo la seguente domanda: se il sistema previdenziale è in grado di pagare le pensioni a 100 persone, come posso pagare le pensioni a 101 persone?

Un approccio per certi versi simile al mio (ma anche molto differente dal mio) lo usano i nostri esperti di pensioni: Fornero, Cazzola, Brambilla, come pure Cottarelli, Boeri, Tridico. Anche loro valutano il rapporto pensioni/lavoro intendendo dire con ciò che tengono conto della popolazione di pensionati che tende ad aumentare sempre più (perché si vive più a lungo) che vanno finanziati da una popolazione di lavoratori che tende a crescere sempre meno (perché ci sono sempre meno nascite). Per mantenere in equilibrio il rapporto pensioni/lavoro è necessario evitare che le pensioni (al numeratore) aumentino in modo che il lavoro (al denominatore) non diminuisca. Tutto qua.

La differenza sostanziale tra il pensiero degli esperti di pensioni che ho elencato prima e il mio pensiero è la seguente: mentre loro si concentrano su come non fare aumentare le pensioni per non fare diminuire il lavoro, io mi concentro su come fare aumentare il lavoro per fare aumentare anche le pensioni. Se ci riflette bene, sig. Salvatore (primo), è un po’ come quando si ragiona sul rapporto deficit pubblico/Pil: se voglio fare aumentare la spesa pubblica mantenendo costante il rapporto deficit(Pil) devo fare aumentare il Pil.

Spero, sig. Salvatore (primo) di non averla tediata con questa mia dissertazione. Ho voluto solo mostrarle la profonda differenza tra la posizione “frenante” in voga tra i nostri illustri esperti di pensioni e di lavoro e la posizione “accelerante” cui forse ancora nessuno ha pensato eccetto il non illustre sottoscritto.

POST N. 113

31 Luglio 2020 in 14:27 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma 2020, la pensione é davvero un diritto? Ultime novità oggi (mia risposta al sig. Ale)

Sig. Ale, a lei non va giù l’affermazione “lo Stato può pagare le pensioni finché ha soldi per pagarle”. Ciò non di meno è così, ci piaccia o no. Quindi, se ne faccia una ragione pure lei.

Lo Stato italiano fa quello che può. Non riesce a fare di meglio. Non riesce a fare di più.

Il “si può fare di più” è capace di vederlo solo un “visionario”.

Martin Luther King, leader del movimento per i diritti civili degli afroamericani, era un visionario, un uomo che sintetizzava la sua visione nel famoso discorso “I have a dream” (Io ho un sogno).

Steve Jobs, il fondatore della Apple, era un visionario, un uomo che sintetizzava la sua visione nella famosa esortazione “Stay hungry. Stay foolish” (Siate affamati. Siate folli).

Noi abbiamo politici che dicono “pensioni più alte e tasse più basse”. Sig. Ale, le sembra una “visione”?

Le vuole, sig. Ale, uno Stato che sia come un buon padre di famiglia, che faccia fruttare bene i soldi versati mensilmente da chi lavora, che lasci i soldi in busta paga per far sì che i lavoratori possano farsi una pensione privata. Non avrei nulla da obiettare, se non per il fatto che anche questa (mi perdoni) non è una “visione”, ma un “desiderata”, un “vorrei che fosse così”.

La visione nasce da una esplorazione profonda dell’animo umano. La visione nasce dal vedere se stesso negli altri, e gli altri in se stesso. La visione nasce da una profonda convinzione che ciò che si sta facendo bisogna farlo perché è giusto farlo.

Per uno Stato la “visione” potrebbe essere questa: “Da oggi in poi, chiunque sia alla ricerca di un lavoro, lo troverà”.

POST N. 112

23 Luglio 2020 in 17:25 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni, ultime al 21 luglio: ecco il piano strategico per convincere l’Ue (mia risposta al sig. Enrico)

Sig. Enrico, se mi permette le presento il mio punto di vista.

Se lei vorrà andare in pensione con Quota 100 nel 2021 può stare tranquillo che ci potrà andare.

Il Ministro dell’Economia Gualtieri ha detto più volte che Quota 100 terminerà il 31/12/2021 dopo la sua fase di sperimentazione. Il vice Ministro dell’Economia Misiani ha detto che Quota 100 è sperimentale, scade nel 2021 e non verrà prorogata. Il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta ha ribadito che Quota 100 terminerà alla fine del 2021 ma non c’è alcuna intenzione di riconfermarla.

Il ministro della PA Dadone afferma che il Governo sta lavorando per evitare lo scalone di 5 anni che si creerebbe a fine 2021. Si parla di Quota 101 che innalzerebbe la somma dell’età del pensionato e dei contributi (ma è ancora tutto in discussione su questo fronte).

Il dubbio che lei solleva, sig. Enrico, nasce dal fatto che non si capisce effettivamente cosa significa “abolire Quota 100”. Se si è più volte detto che Quota 100 terminerà il 31/12/2021 e non sarà rinnovata, va da sè che non sarà necessario “abolirla”.

“Abolire Quota 100” (come vorrebbe Mark Rutte, il nostro partito +Europa e alcuni esponenti di Italia Viva) vorrebbe dire allora che Quota 100 dovrebbe terminare il 31/12/2020 e non essere più in vigore dall’1/1/2021 (in tal caso, sig. Enrico, lei non potrebbe più beneficiare di Quota 100). Ma questo è impossibile. Non c’è tempo materiale per discutere il dopo Quota 100 di cui parla il ministro Dadone. I tavoli tra governo e sindacati non si sono ancora riaperti e i problemi che il Governo ha sul suo tavolo al momento riguardano il Recovery fund, il Sure, il Mes e il Recovery plan.

Occorre aggiungere una considerazione che non è di poco conto. Al momento i licenziamenti sono bloccati. Ma quando verranno sbloccati, Quota 100 sarà una validissima valvola di sfogo che permetterà di mandare in pensioni i lavoratori che dovrebbero essere licenziati e che appesantirebbero ancora lo Stato con le indennità di disoccupazione. Quindi lo Stato dovrà scegliere: pagare le pensioni (e ridurre il tasso di disoccupazione) o pagare le indennità di disoccupazione (e aumentare il tasso di disoccupazione).

Un Paese che ha un elevato tasso di disoccupazione non è solo un Paese povero, ma è anche un povero Paese. Perciò, se l’Italia ha veramente “dignità” (aggettivo usato dal Presidente Conte), Quota 100 resterà fino alla fine del 2021.

POST N. 111

22 Luglio 2020 in 13:12 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni, ultime al 21 luglio: ecco il piano strategico per convincere l’Ue (mia risposta al sig. Roberto)

Sig. Roberto, Quota 100 rimarrà in vigore fino al 31 dicembre 2021 come ha più volte affermato il ministro dell’Economia Gualtieri e, come lei stesso ci ricorda, più recentemente il vice ministro dell’economia Misiani.

Occorre aggiungere che vale sempre il cosiddetto “principio di cristallizzazione” in base al quale chi ha già maturato i requisiti per accedere alla pensione anticipata Quota 100 (62 anni di età anagrafica e 38 anni di contribuzione) continua a potervi accedere anche nell’ipotesi in cui le norme cambino successivamente. il principio di critallizzazione vale non solo per Quota 100 ma per qualsiasi trattamento pensionistico.

Ciò vuol dire che avendo lei, sig. Roberto, maturato i requisiti di accesso a Quota 100 entro l’anno 2020 in cui la legge è ancora in vigore (la legge non può assolutamente essere annullata per il 2020 stesso), potrà esercitare il diritto alla pensione Quota 100 in qualsiasi momento, anche dopo il 31 dicembre 2021 quando si chiuderà il periodo di sperimentazione di Quota 100. In altre parole, avendo maturato già i requisiti per Quota 100, lei potrebbe fare domanda nel 2022 anche se la legge non esiste più, in quanto il diritto è cristallizzato, acquisito.

POST N. 110

21 Luglio 2020 in 17:43 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni, ultime al 21 luglio: ecco il piano strategico per convincere l’Ue (mia risposta al sig. Ale, al sig. Carlo, alla sig.ra Daniela)

Colgo l’occasione per rispondere al sig. Ale, al sig. Carlo, alla sig.ra Daniela.

Io credo, sig. Ale, che gli altri Paesi europei crederebbero alle proposte che lei ha letto in questo articolo, se l’Italia è in grado di dimostrare di avere visione, strategia e un piano realizzabile più con mezzi propri che con mezzi europei. E allora la questione si sposta sul fronte interno: occorrerebbe convincere tutte le aree della politica italiana che la strategia riportata in questo articolo è la sola strategia vincente. Il suo dubbio è legittimo, sig. Ale, perchè i partiti tendono a ragionare più con i voti che con le idee. Io credo che ogni problema ha in sé la propria soluzione. Il Covid-19 ha creato il problema sanitario, ma porta con sé anche la soluzione al problema che esso ha creato e che i laboratori di tutto il mondo stanno cercando: il vaccino anti-Covid. Il Covid-19 ha creato anche il problema economico e porta con sé anche la soluzione al problema economico che ha creato: la soluzione è la strategia che lei ha letto in questo articolo.

Al sig. Carlo rispondo che il Covid-19 ha segnato una separazione netta tra ciò che era prima del Covid e ciò che è dopo il Covid. I liberisti pre-Covid erano contro gli aiuti di Stato, mentre i liberisti post-Covid sono a favore degli aiuti di Stato. E ciò è dovuto al fatto che il Covid ha colpito con equità sia il lato della domanda che il lato dell’offerta, sterilizzando completamente la funzione del mercato e quindi mettendo totalmente fuori gioco il liberismo. L’unica soluzione per riaccendere il motore del mercato è riavviare i consumi attraverso gli investimenti statali. La “conditio sine qua non” è occupare i giovani disoccupati, perchè sono loro che possono stimolare i nuovi consumi. Infine, sig. Carlo, non si può guardare al futuro con gli occhi del passato. La storia ci tramanda insegnamenti ma non soluzioni. La soluzione che nell’era pre-Covid fu data all’Italia da Monti e Fornero non può assolutamente essere la soluzione post-Covid di cui oggi ha bisogno l’Italia.

Alla sig.ra Daniela vorrei rispondere che quando si parla di tagliare si parla sempre di pensioni e di sanità perchè sono le maggiori voci di spesa dello Stato (la terza è la spesa per interessi sul debito pubblico). Lo Stato agisce proprio come Famiglia Italia: una famiglia, quando si trova in difficoltà, taglia le voci di spesa più grandi, dove può risparmiare di più. Si potrebbero tagliare altre voci di spesa, è vero. Per esempio si potrebbero dimezzare gli stipendi dei parlamentari. Vito Crimi dell’M5S ha calcolato che si potrebbero risparmiare sessanta milioni di euro l’anno. Si potrebbero fare molte cose, sig. Daniela, è verissimo, proprio per “rendere la vita delle persone migliore, più semplice e più sicura”. Ma credo che basterebbe farne una sola per alleviare, almeno in parte, tutte le mancanza che l’Italia ha: dare lavoro ai giovani.

POST N. 109

19 Luglio 2020 in 14:36 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma Pensioni 2020 e recovery fund ultime novità: le richieste dell’Olanda

L’Italia, come pure ogni altra nazione dell’Unione europea, detiene un potere che non è sottoposto ad alcuna autorità superiore. Nessuna nazione può dire ad un’altra nazione cosa questa debba o non debba fare. Né è obbligata a fornire spiegazioni di come viene gestita la politica interna.

Tutte le nazioni dell’Unione europea si sono impegnate a raggiungere i seguenti obiettivi: “rendere la vita delle persone migliore, più semplice e più sicura”. Il Patto di stabilità e di crescita è uno strumento importante per realizzare tali obiettivi. Pertanto, tutte le nazioni della Ue sono vincolate dal Patto, ovvero impegnate a fare in modo che il rapporto tra il disavanzo pubblico (deficit) e il Pil non superi il 3% e che il rapporto tra debito pubblico e Pil non superi il 60%.

Premesso ciò, il governo italiano non è obbligato a fornire spiegazioni di come gestisce le proprie faccende interne né al premier olandese Mark Rutte, né agli altri capi di Stato né ai primi ministri. Il governo italiano è invece impegnato a rispettare il Trattato europeo e quindi il Patto di stabilità e di crescita (ancorché questo sia stato al momento sospeso data l’attuale situazione emergenziale).

Il premier olandese Rutte evidenzia che “In questi piani deve essere messo in chiaro cosa questi Paesi faranno, ad esempio, in tema di pensioni o mercato del lavoro”. Ebbene, cosa c’è che non va? Gli italiani sono i primi a voler sapere dal governo italiano cosa intende fare con le pensioni e il lavoro, e sollecitano quanto prima la riapertura dei tavoli tra governo e sindacati!

Il premier olandese Rutte evidenzia che occorre anche affrontare il contrasto all’evasione, alla corruzione e al lavoro sommerso (ma ci sarebbe da aggiungere anche l’elusione fiscale che avviene grazie al fatto che l’Olanda è uno dei paradisi fiscali con sede in Europa). Ebbene, cosa c’è che non va? Gli italiani da tempo chiedono al governo italiano, anzi lo esigono, che vengano contrastati l’evasione, la corruzione, il lavoro sommerso!

La difficoltà che il governo italiano ha sedendosi al tavolo con i rappresentati dei Paesi della Ue deriva dal fatto che non ha una visione, una strategia, un piano di azione in grado di rilanciare l’Italia e soprattutto tale da convincere i Rappresentati dei Paesi dell’Unione europea. In altre parole, l’Italia non gode di sufficiente credibilità!

Se il governo italiano avesse questi come:

– visione: “la disoccupazione generazionale dovrà sparire dalla nostra società” (perché la disoccupazione è il cancro della nazione);

– strategia: “stimolare nuovi consumi attraverso l’occupazione di nuovi giovani favorendo il ricambio generazionale attraverso il pensionamento di quanti più lavoratori possibili” (non c’è altro modo per stimolare i consumi: né tagliando il cuneo fiscale a favore di lavoratori e imprese, né abbassando le tasse, né abbassando l’Iva, perché, date le aspettative negative che nutrono per il futuro famiglie e imprese, le maggiori entrate fluirebbero in risparmi e in profitti e non nell’economia reale – consumi e investimenti);

– piano d’azione: “istituzione dell’Iri – Istituto per la Ricostruzione dell’Italia – in cui lo Stato entra in società con le aziende private nei settori telecomunicazioni, infrastrutture, energia, trasporti” (per digitalizzare l’Italia, mettere in sicurezza ponti, autostrade, gallerie e scuole, sostituire fonti di energia inquinanti con quelle meno inquinanti, costruire treni Hyperloop a levitazione magnetica per il trasporto ad alta velocità di merci e passeggeri);

ebbene, se il governo italiano avesse tutto questo in mente e domandasse ai Paesi seduti attorno al tavolo Ue se ci sono obiezioni, la risposta sarebbe… un assordante silenzio.

POST N. 108

17 Luglio 2020 in 9:03 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma Pensioni oggi 16 luglio 2020: ultime su Opzione donna e quota 100 rosa (mia risposta alla sig. Valentino)

Vede, sig. Valentino, la nostra pensione ci viene pagata da chi lavora, attraverso i versamenti dei contributi da parte di quest’ultimo (ci sono anche altre forme di pagamento, ma quella più importante è questa).

Per rendere le cose semplici, diciamo che ci sono 2 pensionati e 2 lavoratori. In altre parole, un lavoratore paga la pensione ad un pensionato.

Se un lavoratore va in pensione e la popolazione rimane la stessa, si avranno 3 pensionati e 1 lavoratore. Non ci sarebbe quindi la possibilità di pagare le pensioni ai 3 pensionati con il cosiddetto sistema a ripartizione (cioè i contributi di chi è attivo al lavoro diventano pensione di chi non è più attivo al lavoro).

La pensione diventa quindi a carico non solo del lavoratore che versa i contributi ma anche dello Stato, cioè della collettività, e per coprire i maggiori costi lo Stato dovrà aumentare le tasse. Se la popolazione rimane la stessa, il lavoratore pagherà la pensione degli altri non solo con i contributi che versa ma anche con le tasse maggiorate. In altre parole, è sempre il lavoratore a pagare.

Soluzione 1: fare più bambini. In questo modo, quando una persona andrà in pensione e ci sarà un lavoratore in meno, ci sarebbe subito pronta la “sostituzione” del lavoratore (brutto termine ma rende il concetto).

Soluzione 2: impiegare i robot. In questo modo si sostituirebbe il lavoratore con il robot, a condizione che il robot versi i contributi che versa il lavoratore umano e paghi le tasse che paga il lavoratore umano.

POST N. 107

16 Luglio 2020 in 20:04 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2020: Quota 100, Quota 41, Opzione Donna quale sorte post Covid 19? (mia risposta alla sig.ra Emanuela)

Colgo l’invito di Erica Venditti di aggiungere qualcos’altro al mio commento in risposta alla sig. Emanuela.

Vorrei aggiungere che quando si riapriranno i tavoli sul tema della previdenza si dovrà tenere conto di due fattori che ritengo essere di massima importanza.

Il primo fattore l’ha evidenziato la prof.ssa Fornero quando il 4 dicembre 2011 presentò la sua riforma: “Tutti devono capire che il principale meccanismo per fare pensioni è il lavoro”. Ora, se nel 2020 il tasso di disoccupazione salirà dal 10% all’11,2%, come farà il lavoro a pagare le pensioni?

Il secondo fattore l’ha evidenziato il prof. Giuliano Cazzola quando nel suo editoriale pubblicato da “Pensioni per tutti” il 14 aprile 2020 così si espresso nelle sue note conclusive: “Certo, le finalità si invertiranno non più nuova occupazione, ma minore disoccupazione, grazie all’approdo ad un reddito previdenziale”. Il prof. Cazzola (che viene simpaticamente definito il “body guard della legge Fornero”) si riferiva al fatto che, se in origine Quota 100 aveva il fine di garantire il ricambio generazionale favorendo quindi nuova occupazione, ora, invece, con la crisi da pandemia, il nuovo fine di Quota 100 potrà essere quello di favorire minore disoccupazione, poiché andando in pensione un lavoratore ci sarà qualche altro lavoratore che non verrà licenziato.

Questi due fattori suggeriscono la seguente linea di azione: mantenere Quota 100 per ridurre la disoccupazione (Cazzola) e, grazie a Quota 100, mantenere al lavoro quanta più gente possibile per poter pagare le pensioni (Fornero).

Se, quando si riapriranno i tavoli del confronto tra sindacati e governo, si terrà conto di come frenare l’aumento della disoccupazione e allo stesso tempo di come continuare a pagare le pensioni senza pesare sulle casse dello Stato, credo che si riuscirebbe a far cambiare idea anche al premier olandese Mark Rutte riguardo alla Quota 100 e ad altre forme pensionistiche come Opzione Donna private dei loro paletti.

POST N. 106

16 Luglio 2020 in 12:25 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2020: Quota 100, Quota 41, Opzione Donna quale sorte post Covid 19? (mia risposta alla sig.ra Emanuela)

Sig.ra Emanuela, il “Pacchetto Pensioni” di cui parlo non potrà vedere la luce quest’anno, nel 2020. I tavoli di confronto tra governo e sindacati non si sono ancora riaperti, ma il fatto che di “bonus bebé” e di “lavoro di cura” se ne sia già cominciato a parlare prima dell’avvento della pandemia favorirà certamente una più rapida discussione su una “Opzione Donna” più estesa, flessibile e meno penalizzante.

Le previsioni sull’occupazione per il 2020 e 2021 non sono affatto brillanti. Nel 2019 il tasso di disoccupazione è stato del 10%. Il governo stima che il tasso di disoccupazione nel 2020 potrà arrivare all’11,2%. La stima dell’Ocse invece è del 12,4% a fine 2020.

L’Ocse suggerisce anche di dare lavoro ai giovani. Ma a mio avviso i giovani non potranno entrare nel mercato del lavoro se altri non ne usciranno dal momento che l’economia è in recessione (Pil al -8% nel 2020 secondo Gualtieri) se non addirittura in depressione (Pil al -12,8% nel 2020 secondo l’Fmi).

Se governo e sindacati comprenderanno che per dare lavoro ai giovani e per far riprendere l’economia ci sarà bisogno di stimolare nuovi consumi (provenienti proprio dai giovani), allora si comprenderà anche che sarà necessario favorire quanti più pensionamenti possibili, tenendo anche conto dei cambiamenti sociali in corso dovuti alla trasformazione digitale (tali cambiamenti fanno propendere più verso l’impiego di giovani trentenni).

Tenendo conto di questo contesto economico e sociale, ritengo che ci siano ampi margini di manovra per discutere e far approvare ai tavoli del confronto quel “Pacchetto Pensioni” di cui parlo, che contempla sia le pensioni per donne che le pensioni per uomini. Da attuarsi già nel 2021.

Concludo esprimendo una mia riserva. Io non siedo al tavolo del confronto dove siedono governo e sindacati. Siedo alla mia scrivania e le mie idee sono espresse su questo sito. Spero solo che tali idee possano arrivare alle persone che siederanno a quel tavolo. La mia speranza si fonda sul fatto che il sito Pensioni per tutti registra un gran numero di accessi e che tra questi accessi ci sono anche persone di rilievo in ambito sindacale, politico e accademico.

POST N. 105

14 luglio 2020 in 21:54 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2020: Quota 100, Quota 41, Opzione Donna quale sorte post Covid 19? (mia risposta alla sig.ra Lea)

Sig.ra Lea, è vero, nei miei commenti parlo poco di Opzione Donna. Ma non per questo io non sono a favore delle donne. Semplicemente non ne parlo, per un motivo preciso.

Focalizzo l’attenzione su Quota 100 perchè Quota 100 ha la caratteristica unica di avere infranto il tabù della legge Fornero.

Una volta accettata l’idea di “superare la Fornero” ci sarà anche modo di armonizzare nel Pacchetto Pensioni “Opzione Donna”, “bonus bebé”, “lavoro di cura”.

POST N. 104

12 Luglio 2020 in 22:06 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma Pensioni ultime notizie: Europa contro quota 100, addio dopo il 2021? (mia risposta al sig. Giacomo)

Caro sig. Giacomo, mi spiace stancarla con i miei commenti. La prego di credermi. Sono sincero.

Quello che lei dice è vero. Dico sempre le stesse cose. Dico che Quota 100 rimarrà fino al 2021. Dico che i sessantenni devono poter andare in pensione. Dico che lo Stato deve creare le condizioni perché i giovani trovino lavoro e questo può accadere solo se i sessantenni vanno in pensione. Dico che Quota 100 deve poter proseguire anche dopo il 2021 se si vuole davvero creare lavoro per i giovani. Dico queste cose non già per illudermi che siano vere, ma perché sono sorrette da argomentazioni basate su solide equazioni matematiche che ho trovato.

Se le condizioni economiche e soprattutto politiche (ricordiamoci che c’è sempre all’orizzonte la opzione Mario Draghi che potrà fare le stesse cose che ha fatto Mario Monti) non consentiranno di fare in modo che Quota 100 continui dopo il 2021 sono più che certo (come lo è lei, d’altronde) che si saprà creeare un’alternativa per il dopo 2021.

Per quanto riguarda gli ultimatum, mi creda, sig. Giacomo, quelli ci saranno sempre, e dobbiamo conviverci. Lo so per esperienza.

Per quanto riguarda invece “Italia libera dall’Europa”, mi sembra più uno slogan da Piazza del Popolo che un’idea concretizzabile. Anzi, a dire il vero, non è neppure un’idea.

Ad ogni modo desidero tranquillizzarla, sig. Giacomo: dall’1 gennaio 2021 non troverà più un mio commento postato su questo sito, perché avrò raggiunto tutti gli obiettivi della mia vita.

Non so quali siano i suoi obiettivi, sig. Giacomo. Ma qualcuno credo che l’abbia pure lei. Se posso permettermi di darle un pacato suggerimento, si aggrappi forte alle sue convinzioni, il più forte che può. Dal 2021 le sue convinzioni (così come è stato per me) saranno le sue sole ancore di sopravvivenza.

Desidero ringraziarla di cuore perché mi ha offerto una nuova possibilità di esprimere le mie idee, nella speranza, almeno questa volta, di non averla stancata.

POST N. 103

12 Luglio 2020 in 13:44 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma Pensioni ultime notizie: Europa contro quota 100, addio dopo il 2021?

L’Italia, lo sappiamo, è una sorvegliata speciale. Ogni sua decisione deve essere sottoposta al vaglio dell’Europa, ogni suo passo deve trovare l’approvazione dell’Europa.

L’Europa darà soldi all’Italia (e tanti pure) e saranno soldi a cui contribuiranno anche i popoli dei Paesi partner. Non è forse giusto che i Paesi partner chiedano conto all’Italia di come l’Italia spenderà quei soldi che sono “anche di loro”? Non è forse giusto che i Paesi partner chiedano all’Italia di fare in modo che “anche i loro” soldi non finiscano nelle mani della criminalità organizzata (cosa tra l’altro cui accenna anche la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen)? Non è forse giusto che i Paesi partner chiedano conto all’Italia dello stato di avanzamento dei progetti (come si fa d’altra parte in ogni azienda in termini di progettazione, realizzazione, risultato, verifica) e che i soldi vengano dati in tranche in base allo stato di avanzamento del progetto da realizzare (come d’altro canto viene richiesto anche a me personalmente quando eseguo i progetti per conto delle aziende)?

L’Italia potrebbe dire all’Olanda che ogni anno lo Stato italiano perde 1,5 miliardi di tasse a causa dell’elusione fiscale che avviene grazie al fatto che il 91% delle maggiori aziende multinazionali possiede una finanziaria nei Paesi Bassi; e che 1,5 miliardi sono oltre il doppio del costo di gestione di un ospedale come il San Raffaele; e che in 15 anni l’Italia ha dovuto dimezzare i numeri di posti letto in terapia intensiva, la cui causa è in parte da attribuirsi alle responsabilità della politica italiana, ma in parte anche alla mancanza di fondi sottratti all’Italia dall’Olanda.

Ma non è questo il punto. Non si possono minimizzare i propri errori confrontandoli con quelli più grandi degli altri.

Il punto è che l’Italia è una nazione bambina. Un bambino, che ha bisogno di essere aiutato ogni volta che cade per potersi rialzare, diventerà un adulto che non avrà mai imparato a rialzarsi da solo.

L’Italia deve crescere, deve imparare a crescere, è può farlo guardando innanzitutto ai suoi invalidi, ai suoi poveri, ai suoi giovani disoccupati, ai suoi invisibili che senza aiuto dello Stato cercano di tirare avanti comunque.

Se il governo italiano saprà guardare l’Italia così come io da italiano la vedo, saprà ridare agli invalidi, a tutti gli invalidi indipendentemente dalla loro “percentuale” di invalidità, una vita dignitosa che possa chiamarsi “vita”; saprà dare ai poveri il giusto per poter vivere prelevando ai ricchi attraverso la rimodulazione delle aliquote fiscali; saprà dare lavoro ai giovani disoccupati mandando in pensione ANCHE con Quota 100 OLTRE il 2021; saprà rendere visibili gli invisibili ascoltando le richieste del leader sindacalista dei braccianti Aboubakar Soumahoro che fa sue le parole di Sandro Pertini: “chi ha fame, chi è nella miseria, chi non ha lavoro, chi è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli e educarli …non è un uomo libero”.

Questa è l’Italia adulta che noi vogliamo.

POST N. 102

10 Luglio 2020 in 21:00 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2020, Quota 100 e la misura ‘gemella’ che durerà fino al 2026

Il Covid-19 ha sconvolto tutti i piani. Ha persino diviso la Storia in due, proprio come è avvenuto col “dopoguerra” e con il “dopo Cristo”. Oggi abbiamo il “dopo Covid”.

I piani che il governo, i sindacati, Confindustria avevano prima della venuta del Covid non sono più attuabili nell’era post-Covid, proprio come il calendario del 2019 non è applicabile all’anno 2020.

Legge Fornero, Quota 100, Quota 41, Opzione Donna appartengono oramai ad un’altra era.

Quando Confindustria capirà che i robot non consumano (eccetto s’intende l’energia) e quindi non avrà consumatori a cui vendere i propri prodotti; quando i sindacati capiranno che i robot non protestano e quindi non avranno iscritti con cui riempire le piazze; quando il governo capirà che i robot non pagano le tasse e quindi avrà meno contribuenti con cui riempire le casse dell’erario; insomma, quando si capirà che con una popolazione anziana che consuma poco, con lavoratori sessantenni sempre più fuori mercato, con giovani sempre più a casa (ma dei genitori), allora, dinanzi alla catastrofe occupazionale e produttiva, Confindustria, sindacati e governo verranno messi davvero alle strette (per adesso non lo sono, bisognerà aspettare il 2021) e capiranno che la prima cosa da fare sarà quella di mandare in pensione i sessantenni (ma, forse forse, anche i cinquantacinquenni).

Pensione anticipata, di vecchiaia, o “misure gemelle”? Semplicemente… pensione.

POST N. 101

7 Luglio 2020 in 14:27 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Cassa Integrazione INPS, il punto al 7 luglio da Cazzola sull’intervento della Gnecchi (mia nota a mio commento del 7 Luglio 2020 alle 14:07)

Nota al mio comento: nella terza riga del mio commento manca il soggetto “Pensione per tutti” che “ha compiuto un’azione meritoria per il Paese”. Probabilmente, quando ho scritto “Pensioni per tutti” tra i segni caporali (), proprio come viene riportato nell’editoriale del prof. Cazzola, il “copia e incolla” da me eseguito ha omesso ciò che era contenuto tra i caporali.

POST N. 100

7 Luglio 2020 alle 14:07 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Cassa Integrazione INPS, il punto al 7 luglio da Cazzola sull’intervento della Gnecchi

Condivido in pieno le riflessioni che il prof. Giuliano Cazzola riporta nel suo editoriale. In particolare, sento di fare mie le sue parole: “Con l’intervista a Maria Luisa Gnecchi, vice presidente dell’Inps, ha compiuto un’azione meritoria per il Paese, in sostanza un’opera di controinformazione corretta, in risposta ad un’informazione all’opinione pubblica che non lo è”.

Il prof. Cazzola dice anche che “le persone – anche se sono difficoltà – sono in grado di capire la complessità dei problemi”. È vero. E allora perché ci sono tanti lavoratori arrabbiati, tante famiglie avvilite, tanta pena e sofferenza?

A ognuno di noi sarà certamente capitato di sentirsi dire: “guardi, che come lei ce ne sono tanti altri nella sua stessa condizione”. Il punto è proprio questo: ognuno di noi, pur essendo come tutti gli altri, vede la propria situazione come unica, e quindi non come quella di tutti gli altri.

Il punto è che ognuno di noi vorrebbe sentirsi considerato dallo Stato come un caso particolare, e ognuno di noi per potersi vedere riconosciuto il proprio caso tende egli stesso a generalizzare: “come me ce ne sono tanti altri”.

E allora ecco: “Pensioni per tutti” dà voce al singolo e attraverso le voci di tanti singoli dà voce a tutti i suoi lettori perché possano essere ascoltati da politici, sindacalisti, funzionari dello Stato.

Credo che sia anche questa, oltre all’azione giornalistica corretta, un’azione meritoria per il Paese di “Pensioni per tutti”.

POST N. 99

5 Luglio 2020 alle 18:46 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Cassa integrazione INPS e in deroga, il punto al 4 luglio con la Vice Presidente Gnecchi (mia risposta al sig. Pasquale)

Mia risposta al sig. Pasquale (suo commento del 4 Luglio 2020 alle 17:03).

Sig. Pasquale, la pratica senza la teoria è cieca; la teoria senza la pratica è zoppa. Occorrono entrambe.

Occorrono entrambe per potersi relazionare con politici, sindacalisti, funzionari dello Stato, per portare alla loro attenzione i pensieri, le rimostranze, le richieste dei lettori di questo sito.

Credo che in ciò la dott.ssa Venditti ci riesca bene. Non crede anche lei?

POST N. 98

5 Luglio 2020 alle 17:55 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Cassa integrazione INPS e in deroga, il punto al 4 luglio con la Vice Presidente Gnecchi (mia risposta alla sig.ra Stefania)

Sig.ra Stefania, le riporto ciò che ho risposto al sig. Paolo (qualche commento più sopra). Non saprei dirle con precisione se ciò che le scrivo risponde alle sue considerazioni.

Ho fatto la ricerca proprio questa mattina 5 luglio e mi pare di capire che l’EBAP abbia ricevuto i fondi provenienti dal governo sono arrivati.

Le riporto testualmente quanto ho visto scritto sul sito https://www.ebap.piemonte.it/:

IMPORTANTE! Pagamenti FSBA Aprile 2020.

Si comunica che in data odierna è pervenuta la prima tranche di finanziamento per i pagamenti di FSBA di aprile 2020. L’importo ricevuto è di circa 9 milioni di euro a fronte di una richiesta di 42. L’EBAP sta procedendo ai pagamenti, seguendo l’ordine delle domande fissato dalla piattaforma informatica nazionale. Per tutti gli aggiornamenti vi invitiamo a consultare il sito EBAP, mentre per la correzione delle rendicontazioni è attiva la casella di posta elettronica rettifichecovid19@ebap.piemonte.it.

Per conoscere lo stato dei pagamenti vi invitiamo a consultare la sezione VERIFICA PAGAMENTI FSBA del sito http://www.ebap.piemonte.it

Mi auguro che sia l’informazione che lei stava cercando.

POST N. 97

5 Luglio 2020 alle 9:25 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Cassa integrazione INPS e in deroga, il punto al 4 luglio con la Vice Presidente Gnecchi (mia risposta al sig. Paolo)

Sig. Paolo, incuriosito dal suo commento ho fatto una rapida ricerca con google cercando di capire (anche per mia informazione) che ente fosse l’EBAP.

Ho scoperto che l’EBAP è l’Ente Bilaterale Artigianato Piemontese e che l’FSBA è il Fondo di Solidarietà Bilaterale a sostegno di imprese e lavoratori.

Ho fatto la ricerca proprio questa mattina e la prima schermata mi rimanda porprio al sito dell’EBAP da cui mi pare di capire che i fondi provenienti dal governo sono arrivati.

Le riporto testualmente quanto ho visto scritto sul sito:

“IMPORTANTE! Pagamenti FSBA Aprile 2020.

Si comunica che in data odierna è pervenuta la prima tranche di finanziamento per i pagamenti di FSBA di aprile 2020. L’importo ricevuto è di circa 9 milioni di euro a fronte di una richiesta di 42. L’EBAP sta procedendo ai pagamenti, seguendo l’ordine delle domande fissato dalla piattaforma informatica nazionale. Per tutti gli aggiornamenti vi invitiamo a consultare il sito EBAP, mentre per la correzione delle rendicontazioni è attiva la casella di posta elettronica rettifichecovid19@ebap.piemonte.it.

Per conoscere lo stato dei pagamenti vi invitiamo a consultare la sezione VERIFICA PAGAMENTI FSBA del sito http://www.ebap.piemonte.it”

Mi auguro che sia l’informazione che lei stava cercando.

POST N. 96

5 Luglio 2020 alle 0:44 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Cassa integrazione INPS e in deroga, il punto al 4 luglio con la Vice Presidente Gnecchi (mia risposta al sig. Flavio)

Sig. Flavio, perdoni questa mia intrusione a gamba tesa.

Ho letto il suo commento ed ho cercato su google la seguente frase chiave: “quali sono le banche che aderiscono alla cig”.

La prima riga della ricerca riporta la seguente descrizione “Elenco aggiornato delle Banche Italiane che offrono”.

Cliccandoci sopra, si arriva ad un documento pdf dal seguente titolo: “Elenco aggiornato delle Banche Italiane che offrono l’anticipazione della CassaIntegrazione Guadagni Straordinaria (CIGS), anche in deroga”.

Il link del pdf è il seguente: https://anclsu.com/public/imagepost/File/elenco(1).pdf

Forse, è l’informazione che stava cercando.

La rabbia dei lettori è motivata e comprensibile. A volte traspare dalle loro parole disperazione, abbandono, smarrimento, che si scagliano come frecce appuntite verso bersagli sbagliati.

La dott.ssa Venditti si fa in quattro per dare ai lettori le informazioni giuste, ponderate, rispondendo a così tanti commenti e rendendosi portavoce verso esperti (anche istituzioni) dei pensieri di noi lettori che senza di lei resterebbero senza voce.

Ad ogni modo, comprendo il suo disappunto per le criticità che sta affrontando. Della mia comprensione lei non se ne fa proprio nulla, lo so. Ma certamente il supporto di Erica Venditti, il suo divenire portavove verso la vicepresidente dell’Inps Gnecchi delle istanze dei suoi lettori, potrà giovarle molto di più della mia comprensione.

POST N. 95

3 Luglio 2020 alle 19:04 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Bonus 1000 euro INPS maggio o contributo a fondo perduto? L’esperto chiarisce (mia risposta al sig. Fabio)

Caro sig. Fabio, non leggo le sue parole ma vedo solo faccine gialle che versano lacrime azzurre.

Sono ben 5 faccine (poco più sopra lei ne riporta addirittura 6). Non vogliono certamente esprimere rabbia (perché altrimenti le faccine sarebbero rosse). Cosa vogliono esprimere allora queste sue faccine? ironia? sarcasmo? compassione? delusione? rassegnazione? Oppure sono la sintesi muta dell’espressione proverbiale “chi è causa del suo male pianga se stesso?”

Forse lei ama giocare con gli emoticon, con le faccine. Ma così facendo lei lascia al suo lettore ampio raggio di interpretazione del suo pensiero, lei comunica tutto e nulla, e in più sovraccarica la persona che dovrà approvare la pubblicazione delle sue faccine.

POST N. 94

2 Luglio 2020 alle 13:45 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Bonus Vacanze 2020 Inps: già 146mila richieste dall’app IO, ma è polemica Salvini-PD

Bonus vacanze, bonus baby sitter, bonus baby sitter per nonni, bonus partite iva da 600 euro, bonus partite iva da 800 euro, bonus da 1000 euro, bonus professionisti casse private, bonus biciclette.

Il premier olandese Mark Rutte dice “è cruciale che la prossima volta l’Italia sia in grado di rispondere a una crisi da sola”.

Dobbiamo aspettarci nel 2021 dei malus?

POST N. 93

25 Giugno 2020 alle 19:42 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni, ultimissime proposte: flessibilità dai 62 anni e Quota 41

Il Procuratore generale della Corte dei Conti Fausta Di Grazia ha affermato (come si legge sulle pagine de La Repubblica del 24 giugno 2020) che per quanto riguarda Quota 100 “i risultati sono stati al di sotto degli obiettivi illustrati nella Relazione tecnica che accompagnava il provvedimento, avente anche finalità di ricambio generazionale della forza lavoro”.

Il Procuratore generale della Corte dei Conti forse non si rende conto che nelle aziende c’è sempre meno bisogno di personale a causa del diffondersi dell’automazione e della disintermediazione digitale. Tutto ciò comporta che le persone che vanno via con Quota 100 non vengano rimpiazzate.

Il suggerimento del sig. Carlo è senz’altro condivisibile da parte dei lavoratori e (io credo) anche da parte dei sindacati. Tale suggerimento, e cioè uscita flessibile dai 62 anni d’età (con qualche moderata penalizzazione per gli anni di anticipo rispetto ai 67) in aggiunta alla quota 41, offre un ventaglio ampio di possibilità per il ricambio generazionale.

A patto che partano iniziative e progetti previsti dal Piano Colao!

POST N. 92

25 Giugno 2020 alle 12:40 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Aumento pensioni di invalidità 2020: ok della Consulta, chi ne ha diritto e da quando?

Dunque vediamo.

La Consulta dice che bisogna aumentare gli assegni di invalidità. Più che giusto!

La Corte dei Conti dice che il taglio delle tasse non è più rinviabile. Più che giusto!

Per aumentare gli assegni di invalidità lo Stato ha bisogno di più soldi.

Riducendo le tasse lo Stato incassa meno entrate.

Per soddisfare le richieste sia della Consulta che della Corte dei Conti lo Stato ha una sola possibilità: ridurre i trasferimenti ai comuni.

Poiché i comuni riceveranno meno soldi dallo Stato centrale saranno costretti ad aumentare i tributi locali: Tari, aliquote Imu, biglietti trasporto, tariffe parcheggi, multe, e quant’altro.

Risultato finale: il cittadino che paga regolarmente le tasse pagherà regolarmente di più.

POST N. 91

25 Giugno 2020 alle 11:50 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate, dibattito su Quota 100 senza vincoli: favorevoli e contrari (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)

Sig. Franco Giuseppe, anche lei mi sta simpatico per le idee che espone attraverso i suoi commenti.

È vero che ho la tendenza ad accontentare tutti. Se mi metto al posto del mio interlocutore e provo a seguire il suo ragionamento dalla sua prospettiva evitando di interferire con le mie ragioni, ebbene trovo che il mio interlocutore ha ragione.

Quota 100 è giusta per chi ne può usufruire: 62 anni di età sono abbastanza e 38 anni di contribuzione sono sufficienti e inoltre dà la possibilità di scegliere se restare al lavoro o andare in pensione. Chi la pensa così ha ragione.

Quota 100 non è giusta per chi non ne può usufruire: chi ha 59 anni di età ed ha lavorato per 41 anni raggiunge “Quota 100” ma non può andare in pensione come chi ha 62 anni di età e 38 di contribuzione, non ha la stessa possibilità di scegliere se restare al lavoro o andare in pensione (questa, sig. Franco Giuseppe è anche la sua posizione). Chi la pensa così ha ragione.

Quota 100 è una mossa elettorale: sì, certamente.

Quota 100 nasce dalla politica e tutte le leggi che nascono dalla politica perseguono lo stesso fine: ottenere i voti degli elettori.

Non ci piace ciò che il governo fa? Alle elezioni lo si cambia.

Il nuovo governo agisce come il precedente? Si aderisce ad un nuovo partito.

Il nuovo partito non è diverso dagli altri? Si torna a quello di prima.

Anche la politica si basa sulla legge della domanda e dell’offerta: di voti.

POST N. 90

24 Giugno 2020 alle 14:24 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate, dibattito su Quota 100 senza vincoli: favorevoli e contrari

Nel tempo le società cambiano e le leggi si adeguano al loro cambiamento.

La legge Fornero ha adeguato la sostenibilità finanziaria dello Stato alle mutate condizioni dell’Italia nel 2011, appena poco dopo la crisi finanziaria del 2007-2008 generatasi in America e che ha contagiato il resto del mondo facendo crollare una banca dopo l’altra con effetto domino.

Nel 2019 è apparso il Covid-19 che ha colpito l’economia reale delle nazioni: consumi, produzione, lavoro, famiglie, imprese. Questa crisi economica e sociale è ben più grave della crisi finanziaria del 2007-2008: il motore dell’economia si è fermato e prima che riprenda a girare al ritmo di prima occorrerà adeguare le leggi alle mutate condizioni della nazione.

Nel 2020 occorrerà una nuova legge che regoli le pensioni e il lavoro, in modo da far nuovamente girare il motore dell’economia.

Quota 100 è un esperimento. Cose buone le ha. Potrebbe essere estesa e migliorata con delle flessibilità. Non sappiamo ancora quale legge prenderà il posto di Quota 100. Una cosa però è certa come il sole che sorge ad est: la futura riforma pensionistica riguarderà una platea ampia di lavoratori e lavoratrici e sarà dotata di più gradi di flessibilità (sia rispetto alla legge Fornero, sia rispetto alla legge Quota 100).

POST N. 89

23 Giugno 2020 alle 17:19 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni, ultime: quota 100 senza paletti come patto tra generazioni (mia risposta al sig. Carlo)

Sig. Carlo lei ha inteso correttamente ciò che intendo per “Quota 100 senza paletti”, e precisamente (sue parole) “una quota dove somma di età e anni di contributi faccia 100, senza altri vincoli nè di età minima nè di contributi minimi”. Vuol dire che con Quota 100 può andare in pensione chi ha 62 anni di età anagrafica e 38 anni di contribuzione, ma anche chi ha 59 e 41, oppure 58 e 42.

Resta inteso che “Quota 100 senza paletti” non è la soluzione ottimale, ma è il punto da cui partire per arrivare al seguente obiettivo: realizzare il ricambio generazionale massimo possibile.

Lei, sig. Carlo, ritiene migliore l’idea di una flessibilità a partire dai 62 anni e senza vincoli (con Quota 41 a parte). Il nostro problema è la stagnazione dei consumi. I consumi non ripartiranno tagliando tasse e Iva e né tagliando il cuneo fiscale a favore delle imprese. Se si riducono tasse ed Iva il consumatore tenderà ad accantonare i risparmi (visto il clima di enorme incertezza che investe il mondo del lavoro), mentre lo Stato andrà incontro ad altre perdite. Se si taglia il cuneo fiscale a favore delle imprese queste non aumenterebbero la produzione e quindi l’occupazione, dal momento che non vedrebbero prospettive di vendere i loro prodotti a causa dei consumi stagnanti.

Per aumentare i consumi occorre far lavorare i giovani, e per farli lavorare occorre favorire il ricambio generazionale mandando in pensione quanti più over 50 possibili, anche incentivandoli a lasciare il lavoro. “Quota 100 senza paletti” è la formula che rende possibile un maggiore ricambio generazionale rispetto alla formula “Quota 100 con 62 anni di età e 38 anni di contribuzione”.

“Quota 100 senza paletti” è il punto da cui partire per una Riforma delle pensioni socialmente valida per i tempi che viviamo.

POST N. 88

22 Giugno 2020 alle 23:26 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni, ultime: quota 100 senza paletti come patto tra generazioni (mia risposta al sig. Agostino Vallelunga)

Sig. Agostino Vallelunga, potrebbe fare quello che farei io al suo posto qualora capitasse anche a me ciò che sta capitando a lei (in luglio 2020 inoltrerò anch’io domanda per Quota 100).

Ebbene, se non riceverò la pensione entro il periodo da me indicato e dall’Inps accordato (diciamo tra l’1 gennaio 2021 e il 31 marzo 2021) proseguirò nel modo seguente:

1. solleciterò l’Inps attraverso il portale Inps;

2. se non riceverò risposta contatterò via mail (PEC) Pasquale Tridico con in copia conoscenza l’Inps (PEC);

3. se non riceverò risposta, contatterò via mail (PEC) la Presidenza del Consiglio con in copia conoscenza Pasquale Tridico e l’INPS (PEC);

4. se non riceverò risposta, contatterò la Presidenza della Repubblica tramite il sito del Quirinale (c’è una pagina chiamata La Posta) e poi invierò il contenuto che ho inviato alla Presidenza della Repubblica, via mail (PEC) alla Presidenza del Consiglio con in copia conoscenza Pasquale Tridico e l’INPS (PEC);

5) se non riceverò risposta, contatterò, tramite tecniche di yoga avanzate, direttamente Dio (lui ha il dovere di pensare alle persone che abitano la Terra).

6) sono certo che la pensione mi giungerà.

Forse lei, sig. Agostino Vallelunga, non possiederà una PEC (Posta elettronica certificata). Non si scoraggi. Usi pure una normale mail (quella che lei utilizza per lasciare i suoi commenti su questo sito).

Forse, lei, sig. Agostino Vallelunga, non crederà in Dio. Non si scoraggi. Dio crede in lei.

POST N. 87

20 Giugno 2020 alle 13:27 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

scontro Fornero Molinari (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)

Sig. Franco Giuseppe, certamente non la sto accusando di dire cose false o per suo tornaconto. Lei ha certamente ragione, le sue argomentazioni sono valide, lei dice la verità.

Ho ascoltato le ragioni della prof.ssa Fornero, ho trovato valide le sue argomentazioni, anche lei dice la verità.

Ho pure letto le ragioni dei lettori che hanno commentato quest’articolo di Stefano Rodinò, trovo valide le loro ragioni, anche loro dicono la verità.

Ma cos’è la verità?

Ognuno ha la propria verità che deriva dalla propria percezione del mondo, dalla propria esperienza, dal proprio modo di pensare, dai valori in cui crede, dalla propria cultura. In altre parole, la verità è una questione soggettiva, dipende dalla prospettiva dalla quale si guarda. Le persone che guardano i fatti dalla stessa prospettiva pervengono alla stessa verità. Ma questo tipo di verità non è certamente una verità assoluta, ma è solo una verità relativa condivisa.

Sig. Franco Giuseppe, in questo mondo di relatività non c’è nulla di assoluto (nemmeno la verità) eccetto forse la velocità della luce nel vuoto che in tutto l’universo è pari a circa 300.000 km al secondo (questo, peraltro, è uno dei motivi per cui ad Einstein non piacque che la sua teoria venisse chiamata “teoria delle relatività” – nome che le fu dato da Max Planck – e che avrebbe preferito chiamare piuttosto “teoria dell’assoluto”. Ma questa è un’altra storia).

POST N. 86

19 Giugno 2020 alle 14:27 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni, ultime Ghiselli: sindacato sfida il Governo, serve misura ‘universale’

Copio il sig. Luigi Metassi perché egli esprime esattamente, parola per parola, il mio pensiero:

“mi pare che si ponga ancora poca attenzione al fatto che le principali cause della disoccupazione – quindi della progressiva perdita dei diritti e della forza contrattuale – debbano attribuirsi alla sistematica delocalizzazione delle aziende, alla robotizzazione delle attività e alla digitalizzazione dei servizi.”

POST N. 85

19 Giugno 2020 alle 12:11 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

scontro Fornero Molinari (mie riflessioni sui commenti dei lettori)

Sig. Emanuele: non dell’uomo è la giustizia, ma il tendere ad essa.

Si.ra Assunta: non potremo mai conoscere a fondo un’altra persona, ma certamente noi stessi.

Sig. Franco Giuseppe: “La verità è una e soltanto una”. La propria.

Sig. Renato: la prof.ssa Fornero è libera di andare dove vuole.

Si.ra Rosa: se una legge fosse insostenibile non esisterebbe.

Sig. Franco: la prof.ssa Fornero non decise proprio nulla. Ma firmò tutto.

Sig. Andrea: quel ruolo alla prof.ssa Fornero fu dato da Monti con l’indicazione di firmare.

Sig. Roberto: ha proprio ragione. Nessuno ha davvero a cuore le generazioni future.

Sig. Franco: concordo con lei. Non si fanno lavorare i sessantenni lasciando a spasso i trentenni.

Sig. Vincenzo Nocera: non è necessario aver fiducia negli uomini. Ma in se stessi.

Sig. Mauro Pirani: concordo con lei di mandare gli anziani in pensione per far lavorare i giovani.

Sig.ra Pantaleo Martina: le parole nascono dal cuore. Un cuore puro può dire qualsiasi parola.

Sig.ra Giusy: la sua opinione è certamente condivisibile. Grazie a lei.

Sig. Nicotra Giovanni: fu scelto non il meglio che si potesse avere, ma il meno peggio da fare.

Sig. Phil: deve avere inciampato sulla prima parola.

Sig. Sandro: se la prof.ssa Fornero deve scomparire nell’oblio, perché lei ce la ricorda?

Sig. Giovanni Zac: la morale non è quotata in Borsa. In economia e in politica non è contemplata.

Sig. Sergio: la pof.ssa Fornero parla perchè fa audience.

Sigra. Viviana: gli squali abitano i mari. A volte anche la terra.

Sig.ra Paola: la legge può essere odiosa, ingiusta, dura. Ma è la legge.

Sigra. Fiorella: “il male che gli uomini fanno vive dopo di loro, il bene è spesso sotterrato con le loro ossa. Così sia di Fornero” (Perfetto copia maldestramente Shakespeare).

Sig. Michele: la bellezza non è fuori di noi ma dentro di noi. Se vediamo brutta qualcosa, qualcosa in noi non va.

Sig. Totuccio: nessun essere umano né disumano potrebbe mai sopportare un tale macigno.

Sig. Andrea: la prof.ssa Fornero sta tacendo. Ma lei la fa parlare attraverso il suo commento.

Sig. Paolo: in pratica lei sta dicendo “mal comune mezzo gaudio”.

Sig. Totuccio: si rassicuri. Quota 100 non verrà eliminata prima della scadenza.

Sig. Roby: “Un economista è un esperto che verrà a sapere domani perché ciò che ha previsto ieri non si è verificato oggi” (Anonimo).

Sig. Gian: anch’io, come lei, devo “dire che in fondo in fondo questa prof. Fornero mi sta anche simpatica”. Sostiene a spada tratta le convinzioni delle proprie idee.

Sig. Antonio: sono sicuro che se ognuno di noi guardasse in fondo a se stesso, nel profondo del proprio cuore, non troverebbe alcuna maledizione da rivolgere alla Fornero.

Sig. Alessandro: la riforma ha rovinato la vita a molte persone. Non possiamo cambiare il passato, ma possiamo cambiare il presente. Non possiamo cambiare il mondo, ma possiamo cambiare noi stessi.

Sig.ra Francesca: anch’io sono d’accordo con lei quando lei è d’accordo con altri.

Sig. Giancarlo: la prof.ssa Fornero vi ha messo non solo la faccia, ma anche il sentimento.

Sig. Michele: “Il problema vero e’ la mancanza di lavoro per i giovani”. Ma com’è che lo capiamo solo lei ed io?

POST N. 84

15 Giugno 2020 alle 14:39 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Cassa integrazione ultime notizie: quando i pagamenti? Tridico nella bufera

“Voi cosa ne pensate di queste dure parole?”, ci domanda Stefano Rodinò.

E cosa dobbiamo pensare? Io penso che più che “dure parole” sono “parole ingiustificate”.

Gasparri e Maria Chiara Gadda sono come il padrone che punta il dito verso il bersaglio chiedendo al cane di attaccare. Pasquale Tridico è un ottimo bersaglio. Chi è il cane? Chiaramente la “ggente” (come diceva simpaticamente Tina Pica).

Gasparri e Maria Chiara Gadda fanno leva sull’emotività dei cittadini, già arrabbiati, per aizzarli contro quel povero Tridico che magari si sta davvero spaccando in quattro per fare arrivare i soldi a chi ne ha bisogno.

Caro Gasparri e cara Maria Chiara Gadda, non prendetevela più di tanto! non fate la sceneggiata! Sappiamo bene che state recitando la vostra parte. Provate, almeno, a recitarla bene…

POST N. 83

12 Giugno 2020 alle 14:50 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni e decreto rilancio, il grido degli esodati al Governo: ancora fuori?

Solo chi è un esodato o chi ha conosciuto un esodato può sapere cosa significa vivere da esodato.

Non lo si può descrivere a parole, e quindi rinuncio a farlo.

Ma non rinuncio a richiamare al loro senso di responsabilità chi ha determinato e contribuito a mantenere irrisolto il problema degli esodati.

Non rinuncio a tirare in causa la prof.ssa Elsa Fornero, il prof. Tito Boeri, il prof. Pasquale Tridico.

Non rinuncio a dire loro che non ci si può sentire fieri di essere servitori dello Stato fino a quando nello Stato rimarrà la macchia degli esodati.

POST N. 82

10 Giugno 2020 alle 14:22 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni e Smart working, ultime oggi 10 giugno: tra rischi e vantaggi, quanto conta l’età?

Le relazioni sociali fisiche sono molto importanti per fare carriera o per cambiare azienda. Basti pensare, per esempio, allo scambio di idee alla macchinetta del caffè con un fornitore esterno da cui può derivare l’opportunità di cambiare azienda e fare un salto di qualità anche nella propria professione (parlo per esperienza diretta. Ho cambiato diverse aziende sempre attraverso le relazioni sociali fisiche).

Con le relazioni virtuali è il tuo CV (Curriculum Vitae) che parla per te, è la presentazione video che fai di te che parla per te.

Con le relazioni fisiche sei tu stesso il CV.

Puoi avere un profilo Linkedin e puoi avere il tuo CV su Monster. Sai fare tante cose, parli molte lingue ed hai pure il master. Ma non sei unico. Sei uno dei tanti.

Se invece ti relazioni fisicamente con un responsabile e ti scappa di dire, parlando del più e del meno, che nel tuo lavoro sei bravo a documentare i processi, potresti aver detto la parola magica: “documentazione”, la parola che ti potrebbe aprire una nuova prospettiva di lavoro (nelle aziende c’è un forte bisogno di chi è anche capace di scrivere e di sviluppare una buona documentazione).

Nelle relazioni fisiche sei unico. Non sei uno dei tanti. Sei tu.

Le relazioni fisiche contano molto di più di quelle virtuali.

Lo smart working amplia le relazioni virtuali ma riduce quelle fisiche.

Lo smart working può andare bene per chi è a fine carriera, per gli over 50.

Lo smart working non va proprio bene per coloro che sono a inizio carriera, e va assolutamente evitato.

POST N. 81

10 Giugno 2020 alle 11:59 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni, ultime su quota 100: per gli esclusi quali novità? (mia risposta alla si.ra Mirella)

Sig.ra Mirella, ho letto il suo commento e mi sono accorto che qualcosa non andava solo dopo aver letto la risposta della giornalista Erica Venditti.

Non conoscevo la parola “pennivendola” (che a prima vista mi è parsa del tutto innocua) e sono andato a consultare il mio dizionario cartaceo Palazzi/Folena che riporta: “giornalista o scrittore corrotto”.

Ho compreso quindi la motivazione che ha spinto la giornalista Venditti a risponderle in maniera così determinata ed energica.

Che Erica Venditti non sia una “pennivendola” lo dimostrano i suoi articoli che riportano i fatti così come sono (senza alterarli) e le opinioni così come vengono espresse (senza appoggiarle o sconfessarle). Il fatto, poi, che sul portale “Pensioni per tutti” vengano pubblicati i commenti di tutti (anche il suo che sarebbe stato facile evitare di pubblicare) è una testimonianza ulteriore dell’imparzialità e della correttezza di Erica Venditti.

Detto questo, ha pienamente ragione quando afferma che “quota 100 è stata una vera salvezza per migliaia di lavoratori”. Le cose buone non vanno avversate, ma vanno sostenute ed estese ad una platea più ampia di beneficiari.

È anche vero, come dice lei, che è “ingiusto continuare a dividere il mondo femminile da quello maschile”. Ma viviamo in un mondo che poggia sulla dualità: positivo e negativo, bene e male, maschio e femmina. E viviamo in un mondo che poggia sulla relatività: se non c‘è il male non può esserci nemmeno il bene perché il bene non può essere tale se non c’è qualcosa che gli si oppone (la lavagna nera è necessaria per poter leggere un pensiero scritto col gesso bianco).

Pertanto, sig. Mirella, potremo riuscire a smetterla di “continuare a dividere il mondo femminile da quello maschile” solo quando riusciremo a superare la dualità e la relatività. Ciò potrà essere fatto solo quando:

1) lasceremo questo mondo, che è fondato proprio sulla dualità e sulla relatività (come, tra l’altro, ha dimostrato scientificamente anche Albert Einstein);

2) pur essendo NEL mondo non siamo DEL mondo (questa è una strada davvero lunga e ardua… che però io ho deciso di percorrere).

POST N. 80

8 Giugno 2020 alle 17:15 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Bonus 1000 euro Inps, paletto stringente a maggio: ultime al 7 giugno (mia risposta al sig. Daniele)

Sig. Daniele, il suo commento offre spunti a interessanti riflessioni.

1) concordo con lei che la distribuzione dei soldi agli autonomi andava fatta con razionali più stringenti. Ma Lo Stato ha dovuto operare in regime di emergenza e di urgenza e quindi i risultati si sono rivelati inferiori alle aspettative;

2) concordo con lei che il carico fiscale debba essere alleggerito (per poter stimolare i consumi). Da anni abbiamo il saldo di bilancio in positivo (cioè le entrate dello Stato sono maggiori delle uscite, ovvero le tasse che paghiamo sono maggiori della spesa pubblica). Ciò vuol dire che lo Stato ci “guadagna” (in teoria lo Stato non dovrebbe guadagnare e quindi il suo bilancio dovrebbe essere in pareggio, cioè entrate = uscite), ma il guadagno gli serve per pagare gli interessi sul debito pubblico.

Quindi, è l’elevato debito pubblico che non permette la riduzione delle tasse;

3) concordo con lei che (sue parole) “è la velocità di circolazione della moneta che conta per muovere il lavoro ed il benessere”. Bisogna però stare attenti che la velocità di circolazione della moneta non sia troppo alta, altrimenti si genera inflazione che fa aumentare ancora la velocità di circolazione della moneta che fa aumentare ancora l’inflazione (basti pensare, per esempio, che se penso che domani la mascherina passerà da 50 centesimi a 1 euro corro a comprare subito altre mascherine per averne una riserva; ma come agisco io agiranno anche gli altri. Ci sarà maggiore circolazione della moneta a fronte di un bene che tende a scarseggiare e questo farà aumentare il prezzo della mascherina da 1 euro a 2 euro. La gente penserà che il giorno dopo il prezzo passerà da 2 euro a 3 euro e quindi correrà a comprare altre mascherine per farsene una scorta. E così via);

4) sulla cartolarizzazione del debito nutro delle perplessità enormi. La cartolarizzazione è “alchimia finanziaria”: tramuta un’attività finanziaria indivisa – il debito, nel nostro caso – in attività divisa e vendibile sotto forma di titoli (cioè “carta”). Ricordiamo che fu la cartolarizzazione del credito (quello dei mutui subprime, cioè mutui concessi a persone con basso reddito e elevato grado di insolvibilità) che nel 2007 generò la crisi finanziaria (causata dall’innalzamento dei tassi di interessi della Fed che mise in crisi coloro che avevano contratto dei mutui le cui rate non poterono più essere pagare. Le banche si ritrovarono in mano proprio della “carta” straccia). Ma ammettiamo pure come sostiene lei, sig. Daniele, la conversione del debito pubblico in “titoli cartolari di credito d’imposta”. Il punto però è un altro: il debito pubblico non deve essere “convertito” ma deve essere “ridotto”. E prima di ridurlo occorre evitare che aumenti. Per evitare che il debito pubblico aumenti, lo Stato ha tre opzioni: a) vendere i suoi immobili; b) applicare la patrimoniale agli immobili delle famiglie, c) utilizzare un mix delle due opzioni precedenti.

5) Conclusione. Per ridurre le tasse occorre: a) evitare che il debito pubblico aumenti; b) ridurre il debito pubblico. Se per evitare di aumentare il debito pubblico lo Stato ricorrerà alla patrimoniale sui beni immobili delle famiglie, potrà anche ridurre le tasse. Ma in tal caso nulla sarà cambiato per le famiglie. In definitiva: più i nostri “politici improvvisati” (come lei li definisce) cambiano le cose, e più le cose rimangono le stesse.

POST N. 79

5 Giugno 2020 alle 1:24 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni e Smart working, anche per l’app immuni le donne curano ‘solo’ i figli

Ho visto che hanno cambiato le immagini dell’App Immuni: ora la donna è al computer e l’uomo col bambino.

Per far cambiare le figure si sono mossi Enrico Letta, Andrea Orlando (non so chi sia), il ministro Paola Pisano (scrivo “ministro” non perché sia “maschilista” ma solo perché “ministra” non mi piace, in quanto è assonante con “minestra”), un’altra “ministro” per le pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti e poi l’ex parlamentare Anna Paola Concia.

Sono persone che certamente non conoscono Dante (che canta la sua Beatrice), né Foscolo (che ama Teresa Pickler), nè Leopardi (che canta Silvia), nè conoscono pittori e scultori che disegnano la bellezza degli occhi e il corpo simuoso della donna, né conoscono i canti di Orfeo per la sua amata Euridice, nè hanno mai provato (mi riferisco agli uomini) quale potere di trasformazione ha sull’uomo la donna quando questa diventa una musa ispiratrice di versi, né hanno mai provato (mi riferisco alle donne) cosa significhi essere per un uomo una stella polare, né conoscono quella sottile linea di confine tra il il profano e il sacro quando la donna che allatta un bimbo ha il nome di Maria.

Forse ho una visione sbagliata della donna in generale. Forse perché ho conosciuto una donna unica, fatta di luce e di pensiero la cui la bellezza è di uno splendore pari a quello di mille soli. Forse sono rimasto accecato da questo abbaglio che non mi riesce più di vedere le donne come oggi veramente sono.

Eppure, anche da cieco posso vedere l’immagine più bella del mondo: quella di una madre che culla ondeggiando il suo bimbo tra le sue braccia amorevolmente intrecciate ove al sicuro riposa.

POST N. 78

4 Giugno 2020 alle 22:18 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Cassa Integrazione e Covid: ultima proposta da Confindustria: estenderla a 2 anni

Il vice presidente di Confindustria Maurizio Stirpe dichiara: “Due anni un periodo di tempo realistico per consentire alle imprese di recuperare la crisi e riassorbire i lavoratori. Dopo questi 24 mesi, per chi non sarà riassunto si aprirà il percorso degli ammortizzatori sociali, che nel frattempo, però, dovrà essere riformato”.

I lavoratori che verranno messi in cassa integrazione non verranno mai più riassorbiti. I costi ricadranno sulla collettività in onore alla regola di Confidustria “profitti privati, debiti pubblici” (una regola in vigore sin dai tempi della Fiat di Gianni Agnelli e mai infranta).

Lo Stato ha sempre acconsentito alle proposte di Confidustria, nel timore che gli industriali potessero delocalizzare i loro impianti produttivi e portarli fuori dall’Italia. Probabilmente acconsentirà anche a questa richiesta di Maurizio Stirpe sicuro di poter contare sui soldi del Sure (Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency), la cassa integrazione europea.

Cesare Damiano dice che bisogna fare in modo che la disoccupazione non aumenti. Ma sappiamo tutti che la disoccupazione è diminuita! La statistica infatti dice che a dicembre 2019 il tasso di disoccupazione era al 10% mentre in aprile 2020 è al 6,3%. Ma non è proprio così. Il tasso di disoccupazione è diminuito perché sono aumentati gli inattivi (cioè coloro che non sono più alla ricerca di un lavoro) e quindi, anche se la disoccupazione è diminuita vuol dire che invece è aumentata. Insomma la statistica è come la scala di Pippo, dipende da come la si guarda: “è strano come una discesa vista dal basso somigli a una salita” (Alberto Bagnai – nota: Bagnai ha un buon pensiero, ma non ho ben capito se è un economista che fa il politico o è un politico che fa l’economista).

Insomma! Bisogna mandare in cassa integrazione i lavoratori che (forse) verranno riassorbiti entro 24 mesi ma solo dopo essere stati “riformati” (cioè formati nuovamente, cosa che non avverrà mai e quindi non saranno mai riassorbiti); si ricorrerà alla cassa integrazione europea che non sarà a fondo perduto ma sarà un prestito e che quindi dovrà essere restituito e pagato dai cittadini (in ottemperanza alla regola di Confindustria “profitti privati, debiti pubblici”); la disoccupazione è diminuita dal 10% al 6,3% però, in verità, è aumentata all’11% (pari a tre milioni di disoccupati – qui veramente mi gira la testa).

Se qualcuno mi stesse leggendo (spero che nessuno mi legga) direbbe: “questo è uno che ha bevuto: dice tutto e il contrario di tutto. In pratica, è uno che non dice proprio niente”.

POST N. 77

3 Giugno 2020 alle 21:07 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni e Smart working, anche per l’app immuni le donne curano ‘solo’ i figli

Che la donna sia superiore all’uomo è fuori di dubbio.

La donna è superiore all’uomo dal punto di vista fisiologico (è capace di generare un essere umano); dal punto di vista psicologico (è capace di sopportare fortissime pressioni in famiglia e sul lavoro); dal punto di vista sociale (è capace di svolgere una molteplicità enorme di ruoli).

Nella mia vita lavorativa e sociale non ho mai incontrato uomini di grande intelligenza. Ho invece incontrato donne di notevole intelligenza che riuscivano a continuare il mio pensiero comprendendo a volo ciò che stavo per dire (e, devo aggiungere, il mio pensiero è piuttosto complesso).

Nelle icone (figure) che vengono utilizzate nell’App Immuni non trovo alcun motivo di scandalo. L’uomo è mostrato nel suo atteggiamento di stupidità ottusa (attaccato al suo stupido computer come quelli che vedo nella metropolitana di Milano – che a Milano si chiama, attenti, “metrò’ – che con la mano sinistra telefonano e con la mano destra digitano sul Pc che pende in obliquo verso terra sulle loro gambe strette come se dovessero proteggere qualcosa); la donna è mostrata invece nel suo atteggiamento di intelligenza aperta (nel senso di “intelligere”, di “leggere dentro” l’animo di un bambino).

Oh, sì, ne sono certo: la donna è di gran lunga superiore all’uomo. Le immagini adottate da Immuni evidenziano la superiorità della donna sull’uomo.

Ma questo, si sa, dipende dalla prospettiva di chi guarda.

POST N. 76

29 Maggio 2020 alle 11:53 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Proietti contro Fornero

Per la prof.ssa Fornero nutro profonda simpatia, perché sostiene a spada tratta le proprie idee proprio come io sostengo le mie idee.

Devo anche riconoscere che quando penso alla prof.ssa Fornero mi viene in mente quando nell’Ottocento si discuteva su come fare andare più veloci le diligenze trainate da cavalli. C’era chi pensava di usare cavalli più veloci e c’era chi pensava che bisognasse cambiare completamente la diligenza sostituendola con la macchina a vapore.

La prof.ssa Fornero sostiene a spada tratta che bisogna puntare su diligenze mosse da cavalli più veloci (leggi: agire come si è sempre fatto); io sostengo a spada tratta che bisogna puntare su diligenze mosse da macchine a vapore (leggi: agire in modo nuovo).

La prof.ssa Fornero non è “su una strada sbagliata” (come sostiene Proietti), ma è completamente fuori strada. Una strada sbagliata porta pur sempre ad una destinazione (magari sbagliata, ma comunque è un punto d’arrivo). Mentre essere fuori strada significa essersi impantanati e non poter più proseguire.

La prof.ssa Fornero (mi spiace dirlo) forse non si è ancora resa conto che il debito pubblico è fuori controllo, che i prestiti ci schiacciano, che la disoccupazione è aumentata, che c’è sempre più gente che si mette in coda alla Caritas, che i pensionati non ce la fanno più a vivere, che la digitalizzazione dell’Italia non la potranno mai e poi mai fare i sessantenni, che i giovani sorridenti che vanno alla movida senza mascherina non troveranno mai lavoro se i sessantenni non si ritirano.

Nell’articolo leggo: “All’Ansa la Fornero avrebbe sostenuto che la rivalutazione negativa dei contributi in caso del calo del Pil é anzi uno strumento che permette la sostenibilità del sistema”. Vorrei far presente alla prof.ssa Fornero che non si può più parlare di “sostenibilità” del sistema: il sistema è saltato. Il sistema va ricostruito con materiale nuovo, soprattutto con nuove idee in linea con i tempi attuali, che sono i tempi del digitale: una nazione digitale funziona solo con una economia digitale. Una economia digitale ha senso solo se esiste una moneta digitale.

Occorre puntare il faro sul lavoro più che sulle pensioni, sui contributi per finanziare le pensioni piuttosto che sulla riduzione delle pensioni. Certo, è più facile ridurre le pensioni che sviluppare l’occupazione. Ma se si procederà in questo modo, l’Italia potrà solo accartocciarsi su se stessa.

POST N. 75

29 Maggio 2020 alle 9:29 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

abbandonare quota 100 rassicurerebbe i mercati? (mia risposta alla sig.ra Elsa)

Sig.ra Elsa non si preoccupi: Quota 100 non verrà toccata. Quota 100 resterà in vigore fino al 31/12/2021.

Abbandonare Quota 100 non rassicurerebbe affatto i mercati, anzi al contrario.

Se è vero che Quota 100 appesantisce le casse dello Stato, questo non può che far piacere ai mercati. Più sale il debito pubblico e più le Agenzie di rating penalizzano i titoli di Stato italiani e più lo spread aumenta e più i mercati chiedono interessi più alti per dare prestiti e più i mercati guadagnano. I mercati hanno tutto l’interesse a che Quota 100 resti, nel caso in cui Quota 100 penalizzi le casse dello Stato. Se, invece, Quota 100 non penalizza le casse dello Stato, allora i mercati nemmeno ci pensano a Quota 100.

Quota 100 potrebbe invece non piacere agi Stati del Nord (Germania, Olanda, Austria, Danimarca, Svezia) perché potrebbero vedere in Quota 100 una dispersione di capitali; gli Stati del Nord potrebbero voler vedere la spesa di Quota100 destinata ad altri progetti: se questo accadesse, allora gli Stati del Nord vedrebbero l’Italia con maggiore simpatia perché la vedrebbero come uno Stato meno “scialacquatore” e quindi meno bisognoso di aiuti da attingere dal fondo comune (esempio Recovery Fund).

Gli Stati del Nord, più che dall’abbandono di Quota 100, verrebbero rassicurati da governi italiani stabili, da maggioranze di governo non litigiose, da parlamentari rispettosi delle istituzioni, da procedure legali celeri, e soprattutto dal fatto che i soldi messi a disposizione dalla Comunità europea non vadano ad alimentare flussi gestiti attraverso fenomeni di corruzione. Per questo gli Stati del Nord pongono severe condizioni per erogare prestiti all’Italia (da loro ritenuto, purtroppo, per le ragioni viste prima, poco affidabile).

Quindi può stare tranquilla, sig.ra Elsa. Quota 100 non verrà toccata.

POST N. 74

22 Maggio 2020 alle 17:05 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni e smart working, ultime news oggi 22 maggio

Quando penso alle donne casalinghe il mio pensiero va a mia madre.

Negli anni sessanta per vivere dignitosamente bastava anche un solo stipendio, quello di mio padre.

Mia madre non lavorava ma era una grande lavoratrice.

Era una brava economa, gestiva i conti della casa, quanto si poteva spendere e quando.

Era una brava cuoca, faceva la spesa al mercato, cucinava i primi piatti, i secondi, e faceva le torte di compleanno.

Era una brava ristoratrice, preparava il tavolo da cucina per sei persone a mezzogiorno e a sera, e poi sparecchiava e metteva tutto in ordine.

Era una brava cameriera, indossava il grembiule da cucina, riempiva i piatti e li portava a tavola.

Era una brava maestra, seguiva i suoi quattro figli nei compiti e li aiutava (per quanto la sua istruzione di terza media lo consentisse).

Era una brava baby sitter, giocava con i suoi bambini e a volte li sgridava quando facevano troppo chiasso.

Era una brava infermiera, prendeva la febbre col termometro, preparava il the con i biscotti, chiamava il medico di famiglia che veniva a casa a fare vista, dava le medicine prescritte dal medico.

Era una premurosa badante, curava sua madre (la nonna) in casa perché “ospizio” era una brutta parola.

Era una brava stiratrice, lavava i panni un po’ a mano e un po’ in lavatrice, stendeva i panni sulla terrazza e stirava lenzuola, camice, magliette ed altri panni.

Era una brava rassettatrice, faceva i letti, si chinava sui pavimenti per passare la cera e faceva andare la lucidatrice.

Mia madre non lavorava ma era una grande lavoratrice: economa, cuoca, ristoratrice, cameriera, maestra, baby sitter, infermiera, badante, stiratrice, rassettatrice.

Credo che le donne, tutte le donne, a prescindere che siano madri o meno, abbiano il pieno diritto di vedersi tradotti in contributi il loro contributo alla famiglia.

POST N. 73

22 Maggio 2020 alle 12:56 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni e smart working, ultime news oggi 22 maggio

Lo smart working (o lavoro agile) è un fenomeno che si è manifestato in maniera letteralmente esplosiva in questo periodo di emergenza. Sarebbe più corretto chiamarlo però col termine più appropriato di “home working” (o lavoro da casa).

L’home working è una soluzione che viene utilizzata dalle aziende quando accade un disastro (come un terremoto, un alluvione, un incendio) che rende indisponibile l’edificio dell’azienda. I lavoratori, non potendo andare in azienda, lavorano da casa. Quando l’edificio ritornerà agibile i lavoratori rientreranno nei loro uffici (è il concetto che nell’Information and Communication Technology – ICT – prende il nome di “Business Continuity & Disaster Recovery”).

Nei Piani di Continuità Operativa Aziendale (o Piani di Emergenza) l’home working è una soluzione anche in caso di pandemia, in cui i lavoratori, non potendo andare in azienda (sebbene l’edificio dell’azienda stia ancora in piedi), lavorano da casa.

Il concetto di home working è molto vicino al concetto di home banking.

Con l’home banking il cliente sostituisce il dipendente di una banca nello svolgere alcune funzioni di banca (es. esecuzione di un bonifico). Nel sostituirsi all’impiegato di banca il cliente diventa un impiegato virtuale della banca, cioè lavora per la banca ma da casa. L’home banking è in tal modo anche un home working. Da tener presente che il cliente non viene pagato dalla banca per fare l’impiegato virtuale, ma il beneficio che ne trae la banca è enorme, perchè la banca potrà fare a meno di impiegati reali che sono divenuti oramai degli esuberi perché sostituiti dagli impiegati virtuali, ovvero dai clienti.

Condivido l’iniziativa delle mamme tedesche nel chiedere al Governo di essere retribuite per il lavoro che nel lockdown hanno dovuto sostenere per supplire gli insegnati scolastici.

Ad onor del vero, lock down o open up, confinamento o apertura che sia, tutte le donne casalinghe, anche se non utilizzano monitor, mouse e tastiere, dovrebbero usufruire di una retribuzione per il loro lavoro in casa, cioè per il loro “home working”.

A mio avviso, strettamente ma strettissimamente personale, l’home working è una soluzione da adottare solo in caso straordinario (in caso in emergenza come terremoto, alluvione, incendio, pandemia), ma non è assolutamente una soluzione da adottare in regime ordinario.

POST N. 72

14 Maggio 2020 alle 11:34 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni e decreto rilancio, ultimissime: l’appello degli esclusi a Misiani (mia risposta al sig. Antonio)

Caro sig. Antonio, lei dice che la soluzione ai nostri problemi è quella di “avere un governo formato da politici del nord europa” (sue parole).

Nel nord Europa, invero, le cose vanno molto meglio che da noi. Mi riferisco in particolare alla Germania, che conosco piuttosto bene come nazione, cultura, mentalità, religione, costumi in quanto mia moglie è tedesca.

Dalla Germania mia moglie mi informa telefonicamente (non può momentaneamente rientrare in Italia per i motivi che conosciamo) che le piccole imprese (di cui una è ben conosciuta da mia moglie e quindi ne è testimone oculare) hanno ricevuto aiuti dell’ordine di 9.000 (dico: novemila) euro nel giro di quattro giorni (dico: di 4 giorni). Aiuti analoghi sono arrivati tempestivamente anche alle famiglie.

Certo, loro hanno la cancelliera Angela Merkel (una grande statista), avevano come ministro della Difesa (ambiente tipicamente maschile) l’abile Ursula von der Leyen (madre di sette bambini), hanno il potente capo della Banca Centrale tedesca Bundesbank (detta Buba) Jens Weidemann (l’unico ad aver avuto il coraggio di opporsi inizialmente al Quantitate easing di Mario Draghi).

E noi chi abbiamo?

Mi faccia riflettere un po’… non mi viene in mente nessuno.

E qui, sig. Antonio, mi permetta di farle notare che il suo è un colpo un po’ basso. Lei vuole portare la nostra direzione politica al confronto con la Direzione Politica della Germania. Lei lo sa bene (lo sa molto bene) che nessuno dei nostri politici potrà mai riuscire a sostenere il confronto con i politici tedeschi (ed è per questo che lei propone di “avere un governo formato da politici del nord europa”). Certo, anche i tedeschi sono uomini e donne come noi. Ma sono tedeschi. Noi siamo italiani, con lingua, valori, morale, etica, costumi, cultura differenti, diversi. Noi siamo diversi. Non ci piacciamo così? E allora cambiamo! Ma dobbiamo essere noi a cambiare. Perché se il cambiamento ci viene imposto, allora ci mettiamo nelle mani di un impostore.

Vede, sig. Antonio, non si può prendere come modello una modus operandi, una “best practice” (un modo migliore di operare) che non abbia radici nella propria cultura, nella propria storia, nelle proprie tradizioni. È la differenza che fa l’identità. E nessuna identità è migliore o peggiore di un’altra. È solo differente.

Noi siamo italiani. O risorgeremo come nazione con la nostra identità, o saremo asserviti all’Europa, mese dopo mese, decreto dopo decreto.

(Ps.: l’identità di una nazione è l’identità di un popolo, non di un partito).

POST N. 71

13 Maggio 2020 alle 12:32 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni e decreto rilancio, ultimissime: l’appello degli esclusi a Misiani

Si dice che i nostri politici siano incapaci, incoerenti, inadeguati.

Si trovano a dover affrontare problemi superiori alle loro possibilità di risolverli (e qualcuno dovrà suggerire loro cosa fare).

Si trovano a dover fare marcia indietro perché altrimenti si ritroverebbero da soli (e qualcuno dovrà dare loro consigli).

Si trovano a dover ricoprire ruoli sui quali vengono esercitate forti pressioni a 360 gradi (e qualcuno dovrà dire loro come comportarsi).

Al loro posto si potrebbero mettere le loro fotografie e nulla cambierebbe. Non sono i nostri politici a manovrare la macchina di governo.

Sono i banchieri (che non vogliono perdere denaro e quindi obbligano lo Stato a salvare le loro banche con debito pubblico che verrà pagato dai cittadini); sono gli industriali (che non vogliono perdere competitività e quindi mirano alla flessibilità del lavoro con l’abolizione dell’articolo 18 che genera precarietà nei lavoratori, e quindi lavoratori a partita Iva e disoccupati e quindi forza lavoro da impiegare a basso costo); sono le istituzioni europee (che non vogliono compromettere l’ideale dell’unità europea e quindi forzano gli Stati ad adottare austerità che viene pagata con i sacrifici di lavoratori, di pensionati e di esodati).

E allora (come si dice a Napoli) “mi domando e dico”: “Se Grabriella Stojan, amministratrice del Comitato 6000 esodati esclusi, non viene ascoltata, non si starà rivolgendo magari agli interlocutori sbagliati?”

Mahatma Gandhi, con un semplice vestito bianco e con una forza d’animo che gli faceva da corazza, riuscì ad ottenere l’indipendenza dell’India dal dominio britannico.

Per portare alla pensione gli ultimi esodati non sarà necessario che Gabriella Stojan si doti della stessa forza interiore di Mahatma Gandhi. Potrebbe essere sufficiente per Gabriella Stojan dotarsi della stessa forza che riponeva nelle proprie convinzioni l’uomo che fu chiamato “Giacinto Pannella detto Marco” (ma è facile per me farmi forte con la forza altrui).

Ebbene sì: quando riapriranno i tavoli tra governo e sindacati… anzi no! Adesso stesso, il capitolo esodati dovrà essere il primo argomento del Dpcm, anche ad hoc, che dovrà risolvere il problema degli esodati. Nessun altro argomento sulle pensioni andrà affrontato se prima non verrà risolto il problema degli ultimi esodati.

Costi quello che costi.

POST N. 70

13 Maggio 2020 alle 1:24 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni, ultime sui tagli sopra i 1.500 euro: l’intervista al sindaco di Fara Sabina (mia risposta al sig. Antonio)

Ha ragione, sig. Antonio: per una famiglia è difficile vivere a Milano con 1.500 euro al mese. Io sono da solo e me la cavo bene, ma mi sono sempre domandato come gli altri ce la facciano.

Posso solo tentare di immaginare in che modo debba sbattere la testa chi deve mandare avanti una famiglia con pochi soldi a disposizione.

Immagino che anche il sindaco di Fara Sabina non sappia dove sbattere la testa per mandare avanti la sua “famiglia” di 13.904 abitanti della provincia di Rieti nel Lazio. Forse per questo il giovane sindaco di Fara Sabina di 37 anni più che una proposta comunale sembra avere espresso un’idea fuori dal comune (mi sono trattenuto dal dire “strampalata”). Sarà per la sua giovane età?

Io ho più anni del giovane sindaco, ed ho imparato a lasciare in pace gli altri. Al punto che se dovessi fondare un ordine monastico lo chiamerei “Fatecomevoletefratelli”. Ho imparato talmente bene a lasciare in pace gli altri che sono diventato un eremita disinteressato degli altri.

Ma le posso assicurare, sig. Antonio, che oggi in Italia (ma non solo, in genere nella vita) c’è più bisogno di persone al Basilico che di persone Perfette.

POST N. 69

12 Maggio 2020 alle 15:30 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni, ultime sui tagli sopra i 1.500 euro: l’intervista al sindaco di Fara Sabina (mia risposta al sig. Severino)

(reinvio il commento perché c’era un refuso in quello mio precedente: intendevo dire “pur di NON licenziare”).

Sig. Severino, lei mi domanda “lei come la prenderebbe?”. Mi pone una domanda molto personale.

Io non mi trovo nella sua stessa situazione; soprattutto non ho figli da sostenere economicamente.

Provo a immaginare me stesso nella sua stessa situazione: ebbene, non la prenderei bene.

Non la prenderei bene per il semplice fatto che non mi piace che lo Stato faccia cassa senza prima spendersi in prima persona.

Ma se vedessi lo Stato che da esattore di tasse diventa datore di lavoro; da contabile della spesa diventa imprenditore della nazione; se vedessi lo Stato comportarsi come quell’imprenditore che pur di NON licenziare i propri dipendenti rinuncia ai suoi guadagni impegnando persino i propri beni, ebbene, sig. Severino, io la prenderei bene: pur guadagnando 1501 euro netti al mese, monoreddito, con impegni da onorare presi anni prima, con figli in casa da sostenere in quanto economicamente dipendenti, io mi sentirei di aiutare lo Stato per far sì che lo Stato possa continuare ad aiutare me.

Mi rendo conto di parlare in termini piuttosto ideali. Lo Stato non è così come vorremmo che fosse perché, in fondo, siamo noi a non essere come vorremmo che fossimo. Lo Stato è come uno specchio: riflette il suo popolo. Questo, sig. Severino, certamente lei lo sa.

POST N. 68

12 Maggio 2020 alle 12:24 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni, ultime sui tagli sopra i 1.500 euro: l’intervista al sindaco di Fara Sabina

Si può mai essere in disaccordo con il sindaco di Fara Sabina Davide Basilicata?

Direi di no. Il suo ragionamento mi convince (parlo per me, chiaramente).

16 milioni di pensionati guadagnano meno di 1.500 euro netti al mese: quindi non verrebbero toccati.

23 milioni di lavoratori occupati guadagnano 1.580 euro netti al mese: qualcosina a loro potrebbe essere chiesto (ma prima bisognerebbe soddisfare un requisito che dirò alla fine del mio ragionamento).

Lasciamo da parte la “casta” che guadagna milioni di euro. Questi ragionamenti non solo non li comprenderebbero; non riuscirebbero nemmeno a “concepirli” con il pensiero.

“lo Stato ha completamente abbandonato, o nel migliore dei casi ridotto all’elemosina, 6 milioni di lavoratori”, dice il sindaco Davide Basilicata. C’è qualcuno che può smentirlo?

Ricordo (e come potrei dimenticarle?) le parole di Kennedy: “Non chiedetevi cosa il Paese può fare per voi ma chiedetevi cosa voi potete fare per il Paese”.

Innanzitutto noi chiediamo al nostro Paese questo: affrontare con pieno senso di responsabilità l’impegno di non far diventare gli italiani (e non) dei mendicanti, restituendo dignità umana ai migranti, dignità della persona ai lavoratori, dignità di un popolo agli italiani, dignità di una nazione all’Italia. In che modo fare questo? Mettendo da parte le beghe di partito senza rinunciare tuttavia al confronto dialettico; riducendo la filiera delle intermediazioni (Stato-banca-imprese) per accelerare i tempi di riscossione del denaro; impegnare il patrimonio di Stato così come la gente sta impegnando i propri gioielli di famiglia per poter sopravvivere.

Per riprendere il pensiero di Kennedy, e farlo mio: “Solo se il Paese farà qualcosa per il suo popolo, il suo popolo farà qualcosa per il suo Paese” (seguire, cioè, il suggerimento-proposta del sindaco di Fara Sabina Davide Basilicata).

POST N. 67

11 Maggio 2020 alle 22:27 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni e giovani, ultime news: flessibilità l’arma vincente vs Covid 19? (mia risposta al sig. Salvatore (primo))

Sig. Salvatore (primo), lei ha utilizzato la parola “post-covid”. Ormai pressoché tutti si esprimono dicendo “prima del covid” e “dopo il covid”. Proprio come quando si dice “prima della guerra” e “dopoguerra”.

Prima del covid, lavoro e pensioni potevano essere due cose diverse, da trattare in modo diverso e separato. Da trattare su due tavoli diversi.

Dopo il covid, lavoro vuol dire “pensioni” (che ora più più di prima vengono pagate con i contributi versati dai lavoratori attivi) e pensioni vuol dire “posto di lavoro” (che ora più di prima viene occupato solo se viene lasciato vuoto un posto da chi va in pensione).

Con l’alta disoccupazione che ci sarà non ci saranno soldi sufficienti per pagare le pensioni. E se la gente non potrà andare in pensione non ci saranno giovani che potranno riavviare l’economia che sarà necessariamente fondata sulle tecnologie digitali verso le quali sono proprio i giovani a nutrire maggiore dimestichezza (so questo per esperienza personale perché so come si comportano i sessantenni e come si comportano i trentenni dinanzi a tecnologie e modi di operare completamente nuovi).

Pertanto, credo proprio che i nostri politici privi di coraggio si trovino in una strada senza uscita: quel coraggio di fare una vera riforma lavoro-pensioni dovranno quindi trovalo. O da soli, o sarà il popolo ad aiutarli a trovarlo (con elezioni, con referendum, o in altro modo).

POST N. 66

29 Aprile 2020 alle 17:21 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Fornero su rischio tagli e pagamenti

Le parole della prof.ssa Fornero che spiccano per la diretta semplicità sono: “il debito è debito”. In altre parole, i prestiti vanno restituiti.

I prestiti che l’Italia riceve oggi andranno restituiti domani. Certo, non proprio domani, ma quando la produzione e il lavoro si saranno pienamente riavviati e quindi lo Stato potrà incamerare tramite le tasse i soldi da restituire a chi glieli ha prestati.

Ma saranno sufficienti? Perché lo siano è necessario che ci sia molta produzione e molti lavoratori che pagano le tasse. Certo, ritorna l’antico ritornello: lotta all’evasione fiscale. E nel frattempo?

Nel frattempo ci sarà meno produzione di prima da cui prendere l’Iva; meno lavoratori di prima da cui prendere le tasse; e quindi più disponibilità ad applicare la patrimoniale che potrà essere pagata con i risparmi delle famiglie.

Si potrebbe, però, seguire il suggerimento del sen. del Pd Luigi Zanda riportato dal quotidiano La Repubblica in data 28 marzo 2020: “Garantire con il nostro patrimonio i prestiti che dovremo chiedere. Così il debito non esploderà. Per la ricostruzione pronti anche a dare in pegno Montecitorio e Palazzo Chigi”.

Se si maturerà l’intenzione di applicare la patrimoniale alle famiglie, si tenga presente che la patrimoniale potrebbe essere applicata anche allo Stato seguendo il suggerimento del sen. Zanda.

Per quanto riguarda pensioni e fisco, sapendo che la prof. Fornero è una persona esperta in temi previdenziali, le sue affermazioni mi hanno certamente tranquillizzato (per il momento).

POST N. 65

27 Aprile 2020 alle 13:50 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

nel Def via quota 100 e senza Mes allarme sui pagamenti? (mia risposta al sig. Salvatore (primo))

Sig. Salvatore (primo), lei ha perfettamente ragione.

Anche gli uomini fanno a volte ciò che le donne fanno sempre.

I commenti delle lettrici di questo portale sui molteplici impegni da assolvere sia al lavoro che in famiglia sono in netta maggioranza rispetto a quelli degli uomini sulla stessa tematica.

Ovviamente questo non vuol dire che gli uomini non svolgano gli stessi molteplici impegni che svolgono le donne (e lei ne è una diretta testimonianza). Vuol dire solo che, in base alle testimonianze delle donne, la platea femminile coinvolta nei molteplici impegni supera numericamente di gran lunga quella degli uomini.

Poiché le donne parlano dei loro molteplici impegni in maniera così frequente vuol dire che vivono la loro doppia condizione di lavoratrice e di supporto famigliare (madre, figlia e moglie) come una condizione davvero pesante (sia sotto il profilo fisico che psicologico).

Con tutta onestà intellettuale, non saprei dire se anche l’uomo sia dotato della stessa forza che è capace di esprimere una donna.

E allora la donna vive la sua condizione pesante in virtù della sua forza o a causa della sua forza?

In un caso o nell’altro è fuor di dubbio che sia la donna ad essere il vero fulcro della famiglia e di quella “cosa” chiamata società.

Chi è in grado di comprendere il valore della donna comprenderà anche la necessità della “Quota 100 rosa” (requisiti d’accesso alla pensione 36 anni di contributi e 62 d’età).

POST N. 64

27 Aprile 2020 alle 11:11 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni, ultime su pagamenti maggio, quota 100 e decreto aprile

È proprio come afferma il viceministro dello Sviluppo Stefano Buffagni: “tanti pensionati saranno ancora l’ammortizzatore sociale delle famiglie, soprattutto dopo questa crisi”.

Quindi Quota 100 rimane e le pensioni verranno erogate regolarmente.

Un discorso analogo vale per la voce che comincia a circolare con una certo grado di insistenza riguardo ad una possibile patrimoniale o ad un possibile prestito forzoso (prelievo dai conti correnti). Non potrà esserci né patrimoniale e né prestito forzoso: anche qui i pensionati (ma anche chi pensionato non è ancora) agiranno da ammortizzatore sociale, avranno bisogno di attingere ai loro risparmi per aiutare figli e nipoti rimasti senza lavoro.

Per quanto riguarda gli anticipi dei pagamenti sarebbe bene che lo Stato facesse opera di persuasione morale verso le banche in modo che i pensionati che hanno l’accredito della pensione presso la banca vengano trattati alla pari dei pensionati aventi l’accredito della pensione presso le Poste.

POST N. 63

26 Aprile 2020 alle 11:35 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

nel Def via quota 100 e senza Mes allarme sui pagamenti? (mia risposta alla sig.ra Annamaria58)

Gentile sig. Annamaria58, grazie per la considerazione che mi riserva. Oltre ai ringraziamenti mi sento di aggiungere che nella mia vita il fallimento non è contemplato. Possono esserci deviazioni dagli obiettivi che mi pongo (e ci sono stati, e molti pure), ma il fatto di raggiungere comunque un risultato, anche se diverso da quello originale, non lo considero affatto un fallimento. Invero, il fallimento non consiste nel non raggiungere l’obiettivo, ma nel rinunciare a raggiungere l’obiettivo senza nemmeno averci provato.

Di chi è la colpa nel non aver bloccato l’Italia prima di marzo, dal momento che il governo sapeva già dell’epidemia da gennaio? Quando sta per arrivare un’onda anomala, uno tsunami, la gente rimane sulla spiaggia pietrificata, immobile. Pochissimi istanti che separano tra lo stare fermi e la fuga sono il confine tra la morte e la vita. Credo che una cosa analoga sia avvenuta anche per il nostro governo. Nessuno a gennaio aveva capito cosa veramente ci stava venendo addosso. La colpa la si può attribuire a chi sa in anticipo ciò che accadrà a seguito della sua azione o non azione, ma non può esservi colpa se uno non prende una decisione perchè non “com-prende” ciò che sta per accadere.

Se il governo non ha colpa, gli italiani pure non hanno colpa per avere disertato i luoghi di lavoro non già per scioperi ad oltranza ma perché obbligati dai decreti governativi all’isolamento (“arresti domiciliari forzati”, come dice lei).

Sig.ra Annamaria58, si rassicuri: le regole pensionistiche (Quota 100 e quant’altro) non verranno sovvertite. I soldi per pagarle con continuità ci saranno.

Ma resta il fatto che i prestiti che il governo chiederà all’Europa, bisognerà pur restituirli (e l’Europa, come ben sappiamo, è esigente, cioè “esige”). Il governo avrà due sole possibilità per restituire i prestiti ricevuti dopo che l’emergenza economica sarà superata: applicare una patrimoniale alle famiglie (il cui risparmio è stimato attorno ai 1400 miliardi di euro), oppure applicare una patrimoniale allo Stato (il cui valore dei beni immobili si aggira attorno ai 340 miliardi di euro).

Potrebbe esserci una terza possibilità. Ma non la conosco.

POST N. 62

25 Aprile 2020 alle 13:41 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

la non riforma della Legge Fornero e il buco pensionistico

Interessanti le riflessioni del Dott. Michele Caponi.

Artifici contabili e ingegneria finanziaria finalizzati per esempio all’elusione fiscale sono comuni nelle aziende. Non stupisce che anche lo Stato vi faccia ricorso per rispettare i parametri di debito con l’Europa. Ne avevo la piena convinzione quando veniva annunciato che il Pil italiano sarebbe cresciuto nel 2020 dello zerovirgola (adesso, però, a causa del coronavirus si dice diversamente, ma nutro sempre la convinzione che si stia parlando più che di economia di alchimia economica).

Ad ogni modo, anche nelle circostanze attuali non posso fare a meno di riporre la mia fiducia nello Stato piuttosto che nel libero mercato o nel sistema finanziario, e ricordare le parole di Yanis Varoufakis, ministro delle finanze greco da gennaio 2015 a luglio 2015 nel primo governo Tsipras: “Può non starci simpatico, ma lo Stato resta, in ultima analisi, l’unica nostra speranza di vivere in un contesto di civiltà e sicurezza. Rimane da trovare il modo di controllarlo a livello collettivo, perché non si trasformi nell’agente d’interessi di parte”.

POST N. 61

24 Aprile 2020 alle 11:44 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

nel Def via quota 100 e senza Mes allarme sui pagamenti? (mia risposta alla sig.ra Monica)

Sig.ra Monica, Quota 100 andrà mantenuta non tanto per fare entrare i giovani nel mondo del lavoro, quanto invece per non farli uscire dal mondo del lavoro.

Le imprese ripartiranno a rilento, con una minore necessità di personale, dal momento che i consumi, almeno all’inizio, non stimoleranno a sufficienza la produzione (basti pensare solo al turismo e a tutti i servizi che gli ruotano attorno, in primis trasporti e ristorazione). Sarà giocoforza per le imprese privilegiare personale giovane, lasciando che i sessantenni vadano in pensione con Quota 100 (che si rivelerà tra l’altro un utile ammortizzatore sociale in luogo della cassa integrazione).

C’è poi da considerare che andrà costruita l’Italia digitale. Non sarà una libera scelta, ma una necessità, e l’Italia dovrà accelerare il passo. L’Italia ha infatti un indice di digitalizzazione dell’economia e della società (indice DESI) davvero bassissimo (su 29 Paesi è al 25esimo posto, davvero il fanalino di coda). Anche qui saranno i giovani ad essere i più indicati a farlo, soprattutto in ambito scolastico (personalmente, non ce lo vedrei proprio un professore sessantenne alle prese con le tecnologie digitali per l’insegnamento a distanza – a meno che non abbia la vocazione di uno youtuber o di un influencer – ma questi, come si sa, sono giovani).

Il ricambio generazionale che il coronavirus detterà come una delle priorità da attuare sarà davvero un grande respiro.

POST N. 60

23 Aprile 2020 alle 20:01 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

nel Def via quota 100 e senza Mes allarme sui pagamenti?

Quota 100 e le pensioni correnti non sono a rischio.

Quota 100 seguirà il suo corso naturale (e forse verrà migliorata) e le pensioni verranno pagate regolarmente.

Rimane, certo, il problema delle coperture: infatti, a causa dell’aumento della disoccupazione che tra poco ci sarà, ci saranno meno lavoratori che verseranno i contributi per pagare le pensioni correnti.

Le coperture per la gestione corrente (pensioni e quant’altro) e per la ripresa economica verranno dai prestiti della Bce, di Sure, dei Recovery Fund (e forse del Mes).

Ma vi è una domanda alla quale bisogna rispondere: l’Italia come pensa di restituire i prestiti che riceverà?

POST N. 59

21 Aprile 2020 alle 13:01 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Quota 100 ok fino al 2021, é il male minore (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)

Sig. Franco Giuseppe, le dice: “Per Lei quello che non è giusto potrebbe diventare giusto visto da altra prospettiva”.

Sig. Franco Giuseppe, è proprio così, come dice lei. Ma non mi fraintenda.

È giusto o no uccidere?

Uccidere non è giusto in tempo di pace. Uccidere è giusto in tempo di guerra (lei saprà che un militare di fronte al nemico se non compie il suo dovere viene deferito alla corte marziale).

Pace o guerra: sono “circostanze”.

Ma c’è qualcosa di più profondo.

Ciò che è giusto o non è giusto non è nell’azione ma nell’intenzione.

Non è giusto uccidere per divertimento, per futili motivi, e quindi la legge punisce.

È giusto uccidere per difendere la propria vita o quella della propria famiglia, e quindi la legge non punisce (legittima difesa).

“Per divertimento” o “per difesa”: sono intenzioni.

Lei osserva: “quindi lo sgombero con massacro della scuola Diaz di Genova non era giusto, ma viste le circostanze…”. Lei, sig. Franco Giuseppe, era presente in quella circostanza? Oppure quello che sa è ciò che hanno riportato i giornali? Io non so se l’immagine che ancora vive nella mia memoria si riferisca a quella circostanza. Ma è l’immagine di un giovane poliziotto, forse troppo giovane per quell’impresa, con la visiera trasparente che lasciava intravedere smarrimento, paura dinanzi ad un altro giovane che lo stava per aggredire con una bombola rossa che si usa per estinguere un incendio. Io non c’ero. E l’immagine che ricordo è quella che hanno riportato i giornali. Ma se quel giovane poliziotto, sospinto dalla paura, e dalla pressione di obbedire ai comandi dei suoi superiori ha aggredito chi lo stava per aggredire, e l’ha ucciso, credo che abbia agito per legittima difesa. La parola che lei usa, “massacro”, forse è quella che è stata riporta dai giornali dell’epoca.

Lei osserva: “Un politico può anche tradire la fiducia e carpire il voto degli elettori con falsi slogan che alla fine non manterrà, ma viste le circostanze …”. Una cosa che non va mai fatta è tradire la fiducia di chi crede in te. Su questo ho molto riflettuto. Ho riflettuto per anni. Mi sono davvero domandato se Giuda abbia veramente tradito Gesù. Per Dante è la cosa più brutta che si possa fare, al punto che ha chiamato il nono girone dell’inferno, la parte veramente più bassa, col nome di “zona giudecca” (dove sono i traditori dei benefattori dell’umanità), una zona questa ancora più bassa della “zona caina” (dove sono i traditori dei parenti). Dante è senz’altro un giusto. Eppure, c’è qualcosa che non mi torna nel come ci hanno tramandato il tradimento di Giuda. Sono approdato alla conclusione che Giuda non abbia affatto tradito Gesù (non era nelle “intenzioni” di Giuda tradire Gesù), sebbene le “circostanze” sembrino far propendere il giudizio verso l’azione del tradimento. Ebbene, sig. Franco Giuseppe, anche volendo ammettere il tradimento di Giuda, era “giusto” che Giuda tradisse Gesù, perché solo così Gesù avrebbe potuto (stando alla tradizione cattolica) morire per poi risorgere (la resurrezione di Gesù è il pilastro fondamentale sul quale si mantiene l’intera tradizione cattolico-cristiana). Per tornare alla sua osservazione sull’eventuale tradimento dei politici, non saprei cosa controbatterle: mi presenta un fatto, per il quale non posso farci proprio nulla. Per quanto mi riguarda personalmente, non ho la propensione a tradire chi ripone la sua fiducia in me, e se qualcun altro non agisce come agisco io è libero di farlo (non giustifico la sua azione: sarà la sua stessa azione ad approvarlo oppure a disapprovarlo).

Ad ogni modo, sig. Franco Giuseppe, desidero ringraziarla per le diverse opportunità che le sue osservazioni mi offrono nell’estendere le mie considerazioni anche oltre i confini delle pensioni entro i quali vengono espressi i commenti del presente portale dedicato proprio alle pensioni.

Ad ogni modo, ritengo che Quota 100 debba essere mantenuta.

POST N. 58

20 Aprile 2020 alle 14:03 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Quota 100 ok fino al 2021, é il male minore

Per fissare un chiodo quando manca il martello si può usare anche il tacco di una scarpa.

Per ridurre il personale quando manca il business si può usare anche Quota100.

Il tacco della scarpa non è fatto per battere il chiodo ma, all’occorrenza, può tornate utile per tale fine. Quota 100 non è fatta per ridurre il personale ma, all’occorrenza, può tornare utile per tale fine. Non è forse l’eterogenesi dei fini?

Quota 100 è stata fatta con il fine di favorire il ricambio generazionale. Punto.

Quota 41 poteva essere fatta anch’essa con il fine di favorire il ricambio generazionale. Punto anche qui.

La bilancia della giustizia umana (magari un po’ taroccata) ha fatto pendere il piatto della bilancia dalla parte di Quota 100 anziché di Quota 41. E allora? Ci sono due sole possibilità da prendere in considerazione:

– la giustizia è cieca, ed ha decretato l’esito a favore di Quota 100

– la giustizia non è cieca, ci vede piuttosto bene (se ha potuto taroccare la propria bilancia) ed ha decretato l’esito a favore di Quota 100

Pertanto: se ammettiamo che la giustizia sia cieca dobbiamo anche ammettere che Quota 100 sia giusta; se invece ammettiamo che la giustizia ci veda bene dobbiamo anche qui ammettere che Quota 100 sia giusta.

Morale: la giustizia umana non è giusta secondo giustizia, ma è giusta secondo le circostanze.

POST N. 57

15 Aprile 2020 alle 22:41 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Cazzola: ‘Su quota 100 ho cambiato idea’ (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)

Sig. Franco Giuseppe, la conosciamo: lei è il paladino, il sostenitore dell’equità e della giustizia.

Eppure, chi sostiene equità e giustizia dovrebbe egli stesso essere imparziale e indulgente. Essere al di sopra delle parti, e comprensivo.

Il prof. Cazzola ha cambiato idea riguardo a Quota 100, per sua stessa ammissione.

Ha potuto cambiare la sua idea perché è riuscito ad elevarsi al di sopra delle parti, osservando un altro panorama. L’ha fatto senza dover rinnegare se stesso, ma semplicemente osservando le cose da una prospettiva differente.

Ha potuto cambiare la sua idea perché è riuscito ad anticipare la sua comprensione verso quei lavoratori che invocheranno equità e giustizia quando i loro corpi, le loro vite, i loro sogni e le loro speranze saranno scagliati a terra come una collana di perle senza valore.

Per chi persegue equità e giustizia non ha importanza da dove vieni. Ma dove vai.

POST N. 56

15 Aprile 2020 alle 16:38 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Quota 100: lavoratori grati a Cazzola

“In principio l’uomo creò Quota 100”.

Così si aprirà la Bibbia che verrà letta dai robot fatti a immagine e somiglianza dell’uomo.

Cosa voglio dire con questo? Voglio dire che Quota 100 era valevole sin dall’inizio.

Poi, il Virus. Un’entità tra il vivente e il non vivente tra la foglia e la pietra. Ed ecco che tutto cambia.

Macchine industriali che producevano abiti per l’alta moda sono state adattate per produrre camici per medici e infermieri. Medici e infermieri pensionati con Quota 100 si sono adattati a tornare lavoratori. Quota 100 da misura fallace per chi il lavoro l’aveva ancóra diviene àncora di salvataggio per chi il lavoro non l’avrà più.

Le circostanze cambiano, i fini mutano, i mezzi si adattano. È l’eterogenesi dei fini.

Cos’è l’eterogenesi dei fini? Come potrei spiegare ancor meglio ciò che già meglio ha spiegato il prof. Cazzola? Forse, il suo messaggio, quello più profondo, è passato inosservato. Ma non a me. Non a me che mi ritengo un palombaro della conoscenza, anzi, della conoscienza, della scienza che si fa conoscenza e quindi coscienza.

Ma poi ci rifletto su, rifletto sull’eterogenesi dei fini applicato a Quota100 del prof. Cazzola, e penso che forse (dico, sottovoce, forse) ha ragione il sig. Luigi Metassi: “Alla gente non importa cosa pensa Cazzola; importa che sdogani il concetto a prescindere”.

POST N. 55

13 Aprile 2020 alle 15:33 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

ultimissime su quota 100: intervista a Durigon (mia risposta al sig. Gian)

Sig. Gian, circa il suo richiamo all’essere e al non essere di Parmenide mi trovo d’accordo sia con lei che naturalmente con Parmenide.

Per il filosofo Parmenide “l’essere è e non può non essere”.

Studiai il pensiero di Parmenide in terza liceo scientifico sul libro “Storia del pensiero scientifico (Vol. I)” di Nicola Abbagnano nel 1972, quando avevo 16 anni.

In risposta al sig. Franco Giuseppe nell’articolo “Riforma Pensioni ultime novità: il Mes mette a rischio quota 100?”, a firma di Stefano Rodinò, mi sono espresso dicendo che “un evento che non accade non è un “evento””. Detto altrimenti: “un evento accade e non può non accadere”.

La parola “evento” deriva dal latino “eventus-us” (quarta declinazione) ed eventus deriva dal verbo “evenio-evenis” (quarta coniugazione), che vuol dire “accadere”. Quindi l’evento è ciò che accade. Ecco il motivo per cui “l’evento, cioè “ciò che accade”, non può non accadere”. Ebbene, questo sa molto di Parmenide.

Riguardo a Parmenide, sig. Gian, devo dire che lei ha visto giusto.

POST N. 54

13 Aprile 2020 alle 13:59 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

il Mes mette a rischio quota 100? (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)

Caro sig. Franco Giuseppe, dal momento che lei sollecita un mio chiarimento riguardo al mio stesso pensiero, mi permetta di risponderle ai punti che lei elenca nel suo commento:

1) “Come potevano esistere esodati di quota 100 se la quota 100 non fosse stata mai stata promulgata ?” è la sua domanda. La risposta è già nella sua domanda: NON “potevano esistere esodati di quota 100 se la quota 100 non fosse stata mai stata promulgata”.

2) “Chi si sarebbe sognato nel 2019 di licenziarsi o avrebbe accettato il licenziamento in prospettiva di una norma che non si sapeva se fosse stata approvata e quindi antecedente all’approvazione ?” è la sua domanda. La risposta è già nella sua domanda: NESSUNO “si sarebbe sognato nel 2019 di licenziarsi o avrebbe accettato il licenziamento in prospettiva di una norma che non si sapeva se fosse stata approvata e quindi antecedente all’approvazione”.

3) “Se la quota 100 non fosse mai esistita, non sarebbe esistito nemmeno il requisito dei 62 anni e di conseguenza nessun accompagnamento alla pensione entro il 2021”, è la sua osservazione. L’osservazione alla sua osservazione coincide con la sua stessa osservazione: “Se la quota 100 non fosse mai esistita, non sarebbe esistito nemmeno il requisito dei 62 anni e di conseguenza nessun accompagnamento alla pensione entro il 2021” (è una stretta conseguenza causa-effetto).

4) Il punto 4 è la sintesi dei suoi tre precedenti punti, ovvero: “se non fosse esistita quota 100, non ci sarebbe stato nessun esodato quota 100 ma solo quelli della Fornero”.

Sig. Franco Giuseppe, non c’è nessuna falla nel suo ragionamento; e lei non è affatto uno stupido (ammesso – e non concesso – che lei lo sia, non stimolerebbe di certo così numerosi commenti come si può invece oggettivamente osservare).

A meno che io non prenda un abbaglio, non trovo conflittualità tra il suo pensiero e la risposta che le ha dato il sig. Gian nell’articolo dell’intervista di Durigon. Le vostre osservazioni si basano su ipotesi differenti. Lei, sig. Franco Giuseppe, parte dall’ipotesi di “fare una scelta – licenziarsi o no – in condizioni di INCERTEZZA” dell’approvazione della norma. Il sig. Gian, invece, parte dell’ipotesi di “fare una scelta – licenziarsi o no – in condizioni di CERTEZZA” dell’approvazione della norma seguita da una ipotesi che poi la norma venga cancellata. Pertanto, a mio avviso, il suo pensiero e la risposta del sig. Gian, sebbene formalmente in opposizione, nella sostanza non sono in opposizione, perché si basano su premesse opposte. Quando ci si basa su premesse opposte, è naturale che si pervenga a risultati opposti.

Per quanto riguarda me personalmente, invece, il mio pensiero segue scrupolosamente il seguente approccio: non formulo ipotesi che non possono “non accadere”, e non parto da ipotesi che non siano verificabili. Mi spiego meglio.

Per esempio, non potrei ragionare su cosa sarebbe successo “SE Quota 100 non fosse esistita”. Quota 100 esiste, e se esiste è un fatto, è un evento che ha in sé una condizione di inevitabilità. Non è possibile ipotizzare un “evento” che non accada (un evento che non accade non è un “evento”). Quota 100 esiste perché si sono create le condizioni necessarie che hanno portato alla sua esistenza. Tali condizioni necessarie sono: esistenza della Lega, esistenza dell’M5S, esistenza del Governo giallo-verde, esistenza della ricerca del consenso popolare da parte degli uomini politici, esistenza di un budget limitato, ecc. ecc. Si sarebbe potuta attuare Quota 41 invece di Quota 100? In linea di principio sì (ma solo in linea di principio, cioè come evento “potenziale” ma non come evento “effettivo”): Quota 41 si sarebbe potuta attuare in luogo di Quota 100. Ma viviamo in sistemi complessi, dove piccole variazioni iniziali determinano grandi effetti finali. Se Quota 100 ha prevalso su Quota 41 non si tratta di una questione avente a che vedere con l’equità o l’iniquità, con la giustizia o l’ingiustizia: si tratta del fatto che le forze in gioco a favore della realizzazione di Quota 100 sono risultate più determinati di quelle a favore di Quota 41 anche solo per una piccola, piccolissima, impercettibile differenza.

Le ipotesi che sono propenso invece a formulare sono quelle dalle quali possono scaturire effetti che potranno essere verificati nel futuro. Una di tali ipotesi potrebbe essere per esempio: “SE il Mes venisse utilizzato, Quota 100 potrebbe scomparire?”

Il mio commento al presente articolo non risponde alla domanda precedente, perché ho preferito illustrare il mio punto di vista partendo da una ipotesi a mio avviso più forte e quindi più sostenibile, e cioé che il Mes non verrà utilizzato (almeno non con le condizionalità attualmente presenti nel Mes).

(Ps.: riconosco, però, che in tribunale l’avvocato della difesa o la pubblica accusa mi avrebbe certamente ripreso e detto: “Non è questo ciò che le ho domandato. La prego di rispondere alla mia domanda”).

POST N. 53

12 Aprile 2020 alle 16:27 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

il Mes mette a rischio quota 100?

Il Mes non mette a rischio Quota 100.

Oggi viviamo un momento in cui il Governo di ogni Paese deve dimostrare, soprattutto ai propri concittadini, di avere la situazione in pugno: cioè, saper governare.

Ci sono almeno due buone ragioni per le quali il Mes non mette a rischio Quota 100.

Prima ragione: più e più volte il Presidente del Consiglio dei Ministri ha affermato a reti unificate dinanzi all’intera nazione che il Mes non è lo strumento adatto – non è lo strumento che serve all’Italia. Quindi il Mes è fuori discussione.

Seconda ragione: le forze politiche del Centrodestra sono già insorte esternando con toni più che decisi la loro contrarietà al ricorso del Mes; certamente il Governo non vorrà impegnarsi a lottare su un nuovo fronte politico interno quando ha già molto da fare per far valere le ragioni dell’Italia presso i Partner europei in un confronto alla pari e per nulla subordinato.

Il nostro Governo (ma anche l’Unione europea) è ben consapevole del fatto che l’accettare il Mes con quelle stesse rigide condizionalità che hanno messo in ginocchio la popolazione greca darebbe via libera al Centrodestra per rafforzare il consenso popolare per spingere l’Italia fuori dall’Unione europea e fuori dall’euro. L’Unione europea teme ciò, e quindi non forzerà la mano sul Mes.

Quota 100 rimarrà fino alla sua scadenza naturale del 31 dicembre 2021, come è stato più volte ribadito dal ministro dell’Economia e delle Finanze. Il Mes non è lo strumento adeguato per l’Italia, come è stato più volte ribadito dal Presidente del Consiglio dei Ministri. Se entrambi dovessero cambiare posizione, ci rimetterebbero molto in termini di immagine, prestigio, popolarità, credibilità e dimostrerebbero di non essere in grado di negoziare allo stesso livello dei Partner europei.

Il Mes, pertanto, non mette a rischio Quota 100.

È possibile, invece, che Quota 100 possa assumere una prospettiva più ampia di quella attuale.

Infatti, sarà inevitabile una impennata della disoccupazione, e sarà inevitabile un maggiore ricorso alle tecnologie digitali. Sarà più vantaggioso (anzi, necessario) investire sui giovani piuttosto che sui sessantenni (su questo sarebbe interessante sentire cosa ne pensa Confindustria).

No. decisamente non si potrà parlare in futuro né di aumento dell’aspettativa di vita, né di andare in pensione a 67 anni. Si dovrà parlare, invece, di andare in pensione anche con meno di 62 anni di età anagrafica.

POST N. 52

11 Aprile 2020 alle 21:06 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

ultimissime su quota 100: intervista a Durigon (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)

Sig. Franco Giuseppe, lei mi ha posto la seguente domanda: “Per rispondere a Gian mi affido a Lei: I quota 100 di oggi, sarebbero stati dei potenziali esodati se la quota 100 non fosse mai stata pensata ?”

Il sig. Gian le ha dato la risposta che cercava invece da me.

Da parte mia la risposta che avrei potuto darle era solo il silenzio (come di fatto è avvenuto). La sua domanda è logicamente insidiosa.

Una delle convinzioni che ho maturato nel tempo è che “la domanda contiene in sè la proprio risposta”, come pure “il problema contiene in sè la propria soluzione”.

Lei, sig. Franco Giuseppe, ha formulato una domanda la cui risposta neutralizza la domanda stessa, la estingue (in pratica non c’è domanda, e quindi non c’è risposta).

Infatti, “se la quota 100 non fosse mai stata pensata” (sono le sue parole), lei, caro Franco Giuseppe, non avrebbe mai potuto farmi la domanda che mi ha fatto. Non le pare?

Buona Pasqua anche a lei.

(Ps. Perry Mason era proprio un avvocato della difesa, come lei stesso ha potuto verificare).

POST N. 51

10 Aprile 2020 alle 18:05 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

ultimissimi commenti: una riforma ora? Ma per favore!

“The show must go on”, cantavano i Queen.

“C’é ancora chi pensa che si potrà fare una riforma delle pensioni?”, domanda il sig. Maresca.

Ebbene, visti i tempi che corrono, è una domanda più che legittima.

“Avremo un PIL a meno 8-10%, aziende che non riapriranno più, esportazioni dimezzate, disoccupazione che tornerà ai livelli del 2010″, afferma il sig. Maresca.

Goldman Sachs pronostica un -11,6% per il Pil italiano nel 2020. Quando il Pil si riduce del 10% si è tecnicamente in depressione (una condizione economica ben peggior della recessione). Alcune aziende non riapriranno, questo è vero (un pronostico piuttosto intuitivo). Anche le esportazioni subiranno delle contrazioni (difficile a dirsi di quanto). La disoccupazione, invece, non tornerà ai livelli del 2010, quando era all’8,4%. Il tasso di disoccupazione nel 2019 si aggirava attorno al 10% (2,5 milioni di disoccupati in Italia). Quindi, il tasso di disoccupazione cui andremo incontro nel 2020 potrebbe superare, e di molto pure, il 10%.

Per quanto riguarda i prestiti europei, ebbene, il sig. Maresca ha pienamente ragione. La fiducia di cui l’Italia gode presso i partner europei non è molto solida, anche a causa di misure poco gradite dai fautori dell’austerità (misure come Quota 100 e reddito di cittadinanza), a causa di misure poco efficaci (per esempio contro l’evasione fiscale), incapacità di utilizzare finanziamenti europei (che non vengono spesi a causa di lentezze burocratiche perché se ti muovi potresti andare sotto processo).

Tirando le somme, il sig. Maresca ci propone una fotografia dei vari problemi che ha l’Italia. Per cui, dati questi problemi, non è possibile pensare a una riforma pensioni.

Il sig. Maresca, però, non ci fornisce alcuna ipotesi di soluzione a questi problemi. Una sua ipotesi, per esempio.

Mi verrebbe da dire: “io ho un problema solo se tu hai una soluzione”.

Proviamo allora ad avanzare una ipotesi di soluzione: la riforma pensioni potrebbe risolvere i problemi che il sig. Maresca ha elencato. Ovviamente, questa mia affermazione è tutta da dimostrare. Ma, almeno, è una ipotesi di soluzione sulla quale si potrebbe cominciare a ragionare.

E allora, tornando ai nostri Queen: la riforma delle pensioni deve andare avanti.

POST N. 50

10 Aprile 2020 alle 13:44 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

ultimissime su quota 100: intervista a Durigon (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)

Sig. Franco Giuseppe, lei riporta alla mia mente Perry Mason.

“È vero o non è vero che…”: con questo suo incalzante interloquire già la vedo procedere a passo deciso verso il testimone Gian al processo che vede come imputata “Quota 100”.

Lei è nella veste del procuratore (l’accusa), ma utilizza abilmente la retorica della difesa (Perry Mason) che quando è nelle fasi finali si avvicina fissando fisso il testimone che in quel momento è alla sbarra, pronunciando in maniera reiterata “Non è forse vero che…”, fino a quando quel testimone non crolla e ammette la propria colpevolezza.

Negli episodi televisivi di Perry Mason l’accusa perde sempre.

Mi domando allora: dov’è il nostro vero Perry Mason che assume la difficile difesa di Quota 100?

Io, purtroppo, non lo vedo. Ma sono sicuro che in qualche parte del mondo (forse più vicino a noi di quanto a noi non sembri) il Perry Mason che difende Quota 100 c’è.

E se Quota 100 viene difesa da Perry Mason, posso assicurarle, sig. Franco Giuseppe, che per quanto abile possa dimostrarsi la sua retorica nella sua arringa finale, sarà Perry Mason a convincere la Corte della non colpevolezza di Quota 100 per la mancata attuazione di Quota 41, e né per aver distolto indebitamente risorse finanziarie che si sarebbero potute destinare a categorie di famiglie più deboli, la cui condizione al limite della sussistenza va ricercata in altre cause che risalgono a periodi antecedenti al varo della misura pensionistica imputata in questa causa e che pertanto non coinvolgono, nè in modo diretto nè indiretto, Quota 100.

“Chiedo pertanto alla Corte di prosciogliere da tutte le accuse mosse a Quota 100 per non aver commesso il fatto”.

Sono certo che l’Accusa (rappresentata da Franco Giuseppe) non vi troverà obiezioni, e che vorrà associarsi alla richiesta avanzata dalla Difesa (rappresentata da Claudio Maria Perfetto).

POST N. 49

8 Aprile 2020 alle 12:33 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Metassi: abolire quota 100 non risolve i problemi (mia risposta al sig. Franco)

Sig. Franco, comprendo benissimo la sua reazione dinanzi alla prospettiva di intervenire su Quota 100 avanzata da esponenti politici e da Metassi stesso.

In particolare, Metassi tiene a precisare che, qualora si intervenisse su Quota 100, occorre porre “la massima cura nell’evitare situazioni che possano portare a ripetere la tragica esperienza vissuta con gli esodati”.

Le interessa conoscere il mio pensiero su Quota 100?

Quota 100 rimarrà fino a scadenza naturale fissata al 31 dicembre 2021. Ci sono valide ragioni a sostegno della mia affermazione: 1) il governo l’ha ripetuto più volte e non può certamente fare marcia indietro, proprio ora che il consenso dei cittadini verso il governo (in particolare verso il Presidente del Consiglio) è in crescita; 2) attualmente il governo è impegnato a risolvere problemi ben più grossi da cui dipenderà il futuro dell’Europa e dell’Italia, e di certo non sta a pensare a cosa fare di Quota 100; 3) dal momento che ci sono persone che hanno già concordato con la loro azienda l’uscita nel 2021, una sua abolizione anticipata creerebbe degli esodati (tematica evidenziata anche da Luigi Metassi); 4) i risparmi che deriverebbero dall’abolizione anticipata di Quota 100 aggiungerebbero molto poco al fabbisogno finanziario stimato dal governo e in più alimenterebbero tensioni sociali (che sono l’altro maggiore problema, oltre al coronavirus, da tenere oggi sotto osservazione).

Detto ciò, sig. Franco, può esserne certo: lei a luglio 2020 potrà inoltrare domanda per Quota 100 così come ha programmato.

Per quanto riguarda, invece, il suo invito agli italiani di comprare titoli di Stato italiani (di cui lei parla in un altro suo commento al presente articolo) sono d’accordo con lei. Propenderei, però, più per i Bot che per i Btp. I Bot, infatti, sono a scadenza semestrale e annuale, e quindi più vicini alla mentalità del risparmiatore italiano (che potrebbe desiderare di trasformare i Bot in liquidità in tempi brevissimi); mentre i Btp sono poliennali, in genere a scadenza di 10 anni, e quindi sono più indicati per gli speculatori. Ovviamente, i rendimenti dei Bot non dovranno essere negativi, ma diciamo circa 1,5% o anche 2%.

Sono più che d’accordo con lei nel fare in modo che il debito pubblico italiano si trasferisca sempre più nelle mani degli italiani e sempre meno nelle mani degli investitori internazionali.

POST N. 48

7 Aprile 2020 alle 20:18 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Ghiselli: no condoni fiscali e blocco quota 100, ma nuove misure

Sostenere di abolire Quota 100 perché occorre risparmiare è un pensiero di così scarso spessore che non vale neanche la pena di ragionarci sopra (non ragioniam di ciò, ma passiam oltre).

Intanto che il governo è occupato a gestire l’emergenza, i sindacati potrebbero cogliere l’occasione (spero che lo stiano facendo) di mettere a fuoco la riforma pensioni che verrà.

Ci sarà da introdurre qualche elemento nuovo. Per esempio, l’aspettativa di vita: siamo certi di non doverla rivedere al ribasso? Col coronavirus bisognerà convivere, per qualche tempo. Oggi si dice che i 65enni sono tra i più esposti al contagio del coronavirus, sono tra i più vulnerabili, dovrebbero più di altri restare a casa. Non sarà forse il caso di abbassare l’età di vecchiaia da 67 a 65 anni? Si rientrerà al lavoro progressivamente, in maniera “contingentata” (altro termine che coronavirus ci lascerà in eredità). Non sarà meglio per le aziende lasciare a casa i sessantenni pensionandi e favorire magari l’ingresso di nuovi trentenni?

Insomma. Coronavirus ha modificato il modo di fare scuola (tele-learning), il modo di lavorare in azienda (smart working), il modo di curare i pazienti (robot medici in corsia). Sarà capace di modificare anche la riforma pensioni?

POST N. 47

7 Aprile 2020 alle 17:39 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni 2020 e Coronavirus, ultime Gnecchi: serve un’opera di educazione previdenziale

Quando l’acqua si abbassa, emergono gli scogli.

Ora che la liquidità economica è diminuita emergono gli scogli sociali, l’impossibilità di colf e badanti di poter accedere agli stessi benefici di coloro che sono “in regola”.

Ecco, dunque, il programma di educazione previdenziale:

mettere in regola colf e badanti,

mettere in regola i neri braccianti,

mettere in regola i molti migranti,

mettere in regola gli altri mancanti.

Certo non puoi dire a coppie di amanti:

Mettetevi in regola, o spasimanti!

Ma quando l’acqua tornerà ad alzarsi, allora gli scogli spariranno. La nave Italia si disincaglierà e proseguirà “alla via così” (o quasi).

Ma per quanto tempo l’acqua sarà bassa?

“Per quanto tempo ? Domanda alla quale ci piacerebbe rispondere, ma non si sa ancora” (Vicepresidente dell’Inps Marialuisa Gnecchi).

POST N. 46

7 Aprile 2020 alle 16:11 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Metassi: abolire quota 100 non risolve i problemi

Apprezzo le riflessioni del sig. Luigi Metassi, puntuali e pragmatiche.

Il Governo italiano ha due modi per ottenere i soldi che servono: chiedendo prestiti, o vendendo il proprio patrimonio.

Se chiederà prestiti (ricorrendo al mercato internazionale o ai cittadini italiani) il debito pubblico aumenterà, con le conseguenze sulle pensioni (e non solo) che forse non riusciamo ancora a immaginare.

Se venderà il proprio patrimonio non potrà farlo senza rischiare che possa finire in mani estere. Per essere certo che il patrimonio rimanga in Italia dovrà necessariamente “renderlo liquido” in una valuta che non sia l’euro (perché nessuno Stato dell’eurozona può emettere valuta europea – prerogativa questa che spetta alla sola Bce). Quindi dovrà “liquidarlo” in una valuta non europea, solo nazionale e con circolazione locale.

La Bce lascia a chiunque ampio spazio di utilizzare la criptovaluta (tipo bitcoin). Potrebbe farlo anche lo Stato italiano, perché no?

La mia proposta è di non usare la criptovaluta (che è una valuta decentralizzata e fortemente volatile), ma di usare una moneta digitale scritturale (quella utilizzata dalle banche per erogare mutui e prestiti), vincolata a risorse reali (il patrimonio dello Stato, appunto), centralizzata (gestita dallo Stato, per esempio dalla Cassa depositi e prestiti), stabile (non volatile perchè non scambiabile sui mercati finanziari), da usare solo in Italia (per pagamento di imposte, tasse, tributi, pensioni, ticket sanitari).

L’alternativa alla moneta digitale di Stato? È quella adombrata dal sig. Metassi: un programma “Lacrime e Sangue”.

POST N. 45

6 Aprile 2020 alle 17:49 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2020, ultime novità: no stop quota 100 ma soluzione alternativa (mia risposta al sig. Luigi Metassi)

Sig. Luigi Metassi, c’è un motto popolare che tutti conoscono ma sul quale credo siano solo in pochi ad averci riflettuto a lungo: “aiutati, che Dio ti aiuta”.

L’Italia (ma anche altri Paesi) ha bisogno di aiuto e lo chiede all’Europa nel nome della solidarietà, condizione necessaria per mantenere in vita l’Unione europea.

Chiedere aiuto ad altri va bene. Al tempo stesso occorre aiutare se stessi.

Aiutando se stessi, si aiutano anche gli altri, e questi ricambierebbero (per una sorta di “debito morale”) l’aiuto ricevuto.

Primo punto: l’Italia dovrà provvedere da sola ad aiutarsi.

Lei ricorderà senz’altro (credo che sia lei che io abbiamo l’età per ricordarcelo) quando da giovinetto utilizzava i “miniassegni” che erano (cito da wikipedia) “un particolare tipo di denaro che circolò in Italia alla fine degli anni settanta in sostituzione delle monete metalliche che in quel periodo scarseggiavano, e che fino ad allora erano state sostituite da caramelle, francobolli, gettoni telefonici e, in alcune città, anche da biglietti del trasporto pubblico”.

Molti di questi miniassegni venivano emessi dalle varie banche locali (es. la Banca del Salento), ma anche da grandi magazzini come “Upim–la Rinascente–Sma” sotto forma di “buoni merce”. A quel tempo si poteva parlare di una vera e propria “doppia circolazione della moneta”, allorquando si utilizzavano caramelle, francobolli, gettoni telefonici, biglietti di trasporto pubblico che non venivano “emessi” dalle banche ed erano “moneta” strettamente agganciata al valore reale del bene.

L’Estonia stava per lanciare nel 2018 la sua moneta digitale, l’Estcoin. Fu stoppata dalla Bce. Tuttavia, se l’Estonia volesse limitare l’utilizzo dell’Estcoin solo al suo interno, non ci sarebbero problemi a farlo.

La Bce, però, non si è mai espressa sulla possibilità o meno da parte dell’Italia di utilizzare la propria moneta digitale circolante solo all’interno dell’Italia. Ciò lascerebbe intendere che l’Italia potrebbe utilizzare la propria moneta digitale circolante solo al suo interno.

La moneta deve avere corrispondenza con beni reali (l’euro non ce l’ha; la Bce può stampare tanta moneta quanta ne vuole, “tecnicamente infinita”, disse una volta l’allora presidente della Bce).

Una moneta digitale di Stato, gestita dallo Stato italiano, il cui valore è garantito dal patrimonio dello Stato (compreso il Cervino), non entrerebbe in conflitto con l’euro, e garantirebbe la liquidità necessaria per sopperire ai bisogni di famiglie e imprese, sia nell’emergenza che nella ripresa.

Secondo punto: non gravando l’Italia sulle risorse europee, non sarà l’Italia ad essere aiutata dall’Europa, ma sarà l’Europa ad essere aiutata dall’Italia.

POST N. 44

6 Aprile 2020 alle 16:28 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni 2020, ultime novità: no stop quota 100 ma soluzione alternativa

“C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico” (la patrimoniale, o come dir si voglia).

Il 3 aprile 2020 Adnkronos riporta le seguenti parole del viceministro dell’economia Antonio Misiani rilasciate a Radio 24: “Gli italiani hanno 1400 miliardi di euro fermi sui conto correnti o in liquidità, noi dobbiamo inventare strumenti che permettano di convogliare questa risorse verso l’economia reale, per farglieli investire. Dobbiamo rompere questo meccanismo e trovare tutti i canali possibili immaginabili per garantire liquidità ora, nell’emergenza, e poi per rafforzare il nostro sistema produttivo”.

La Bce adotta un sistema per incentivare le banche a non trattenere la liquidità presso la Bce ma a dirigerla verso le famiglie e le imprese: si chiama tassa sui depositi (attualmente è a -0,50%).

L’Amministratore delegato di Unicredit, in qualità di presidente dell’Abi delle banche europee, ha sottolineato la necessità che la Bce inviti le banche a trasferire i tassi negativi ai correntisti (almeno a coloro che hanno depositi superiori a 100 mila euro).

Forse il viceministro dell’economia ha in mente qualcosa di simile alla proposta dell’Amministratore delegato di Unicredit?

Forse il viceministro dell’economia pensa di tassare i risparmi delle famiglie?

Forse dovranno essere le famiglie stesse a salvare altre famiglie?

Sarebbe davvero un atto eroico!

Ma, ahimé… “triste è la terra che ha bisogno di eroi”.

POST N. 43

3 Aprile 2020 alle 16:16 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Rosato: stop quota 100, no reddito universale

Il vicepresidente della Camera Ettore Rosato di Italia Viva afferma: “Considerato che dovremo chiedere in prestito agli investitori internazionali decine e decine di miliardi per l’emergenza…” .

Il vero problema, di cui ancora nessuno sembra aver intuito la portata (nessuno ne parla), è proprio il “chiedere il prestito agli investitori internazionali”.

Gli investitori internazionali amano giocare a dadi.

Se gli investitori internazionali cominciano a vendere i Btp italiani; se le agenzie di rating declassano il rating italiano dall’attuale BBB a BBB- (titolo spazzatura); se la Bce non potrà più acquistare titoli di debito pubblico perché le regole impongono che non è possibile acquistare titoli spazzatura; se l’Italia verrà costretta a utilizzare il Mes (Fondo Salva-Stati); se i falchi (Olanda, Germania, Austria) della Comunità europea non saranno disponibili a rimuovere le penalizzanti condizionalità imposte dal Mes; ebbene, se tutti questi “se” dovessero essere soddisfatti, allora Quota 100 e reddito di cittadinanza saranno davvero gli ultimi dei nostri problemi.

Ma una via per uscire dalla morsa che attanaglia l’Italia ci sarebbe.

Quando una famiglia è in difficoltà economiche, attinge innanzitutto ai propri risparmi. Poi forse chiederà prestiti agli amici. Poi dovrà vendere gioielli di famiglia, e forse la casa, il proprio patrimonio.

Ciò che vale per le famiglie vale anche per lo Stato. Lo Stato potrebbe mettere in “vendita” il proprio patrimonio: Palazzo Chigi, Palazzo del Quirinale, Uffizi di Firenze, Fontana di Trevi, ecc., ecc. Non si tratterebbe di una vera e propria “vendita” (a “investitori internazionali” per esempio) ma di una trasformazione in liquidità da distribuire a imprese e famiglie. Tale liquidità si tradurrebbe in concreto in una nuova moneta italiana, di natura digitale, gestita dallo Stato italiano attraverso la Cassa depositi e prestiti, circolante solo in Italia e parallelamente all’euro (il patrimonio dello Stato resterebbe ovviamente in Italia ma non più disponibile né per essere venduto agli investitori esteri, né più trasformabile in moneta digitale).

In tal modo non ci sarebbe bisogno di ricorrere così tanto agli investitori internazionali e nemmeno al Mes.

POST N. 42

31 Marzo 2020 alle 15:21 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni, ultime novità su Quota 100 e sanità: l’editoriale di Cazzola

Forse Alberto Oliveti, presidente della cassa previdenziale del medici (Enpam), ha risposto alla mia domanda.

In data 31 marzo 2020 su la Repubblica è riportato “Coronavirus, record denunce contro i medici. La cassa dei camici bianchi: “Vigilate su legali che speculano””. Alberto Oliveti a Radio Capital chiede l’intervento dell’Ordine degli avvocati. “Vigilino sui legali che vogliono speculare in questa situazione, basta cause”.

POST N. 41

30 Marzo 2020 alle 12:10 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni, ultime novità su Quota 100 e sanità: l’editoriale di Cazzola

E ci risiamo.

Ieri, domenica 29 marzo 2020, è uscito sul Giornale.it l’articolo “Da eroi a capri espiatori sui medici piovono le denunce”.

Breve flash: “Da eroi collettivi a capri espiatori il passo è breve. E’ doloroso. I medici cominciano a subire la minaccia delle cause legali. E da Milano parte un appello al Quirinale e alla politica, perché si introduca uno strumento di tutela generale in questo caos”.

Chi è, c’è da domandarsi, che trae vantaggio dalla cause legali anche (anzi soprattutto) in epoca di pandemia?

POST N. 40

27 Marzo 2020 alle 17:06 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma pensioni, ultime novità su Quota 100 e sanità: l’editoriale di Cazzola

Conosco poco da vicino la vita di infermieri e di medici, e così sono andato a documentarmi.

Alla voce “Testimonianza. La vera vita di un infermiere” ho trovato una lunga lettera di cui riporto uno stralcio:

“Ma io, infermiere 30enne, con un master, una Laurea in Infermieristica e una in un’altra disciplina scientifica, mi sento privato della possibilità di esercitare la mia professione in quanto infermiere nel 2011. Mi viene negato di poter lavorare in sicurezza, di poter adempiere ai miei doveri di infermiere, lasciando a personale adeguato e preparato, quello che riguarda l’assistenza di base e di trasporto. I ringraziamenti e le belle parole non sono più sufficienti, purtroppo”. Era il 29 gennaio 2011, chissà se quell’infermiere allora 30enne sarà oggi in campo per il coronavirus.

Alla voce “La testimonianza di un medico e la sua «passione tradita»” ho trovato una lettera aperta pubblicata il 14 Luglio 2017 di cui riporto uno stralcio:

“I giovani chirurghi italiani stanno decidendo di mollare, le scuole di chirurgia vanno deserte e soprattutto voi che “contate” state uccidendo la passione che muove i cuori dei giovani. Una giurisprudenza cieca e volgare permette la denuncia penale per i chirurghi (solo in Italia, Messico e Polonia…vergogna!) e la barbaria delle richieste di risarcimento prive di fondamento ma cariche di “voglia di denaro”, riempie ogni giorno le nostre corsie”.

Per esperienza diretta conosco invece la vita (un piccolissimo scorcio di vita) del mio medico di base. Una volta le domandai: “Dottoressa, come fa a gestire un rapporto quasi quotidiano con i suoi molti pazienti?” Mi fissò per una decina di secondi in silenzio. Sono lunghi dieci secondi di silenzio. “Lei non può neanche immaginare quante persone maleducate mi trovo a curare”, mi rispose con un tono grave (non saprei dire se al confine della rassegnazione o della ribellione).

Queste testimonianze lasciano ben intuire come alcuni infermieri o medici con 62 anni di età e 38 di contribuzione potrebbero vedere in Quota 100 una via di fuga da un disagio non più sopportabile.

Certamente ci saranno infermieri e medici che dopo 40 anni di lavoro avranno ancora il sorriso sulle labbra e parole rassicuranti per malati che non arriveranno fino a domani. Ma perché schierarsi contro Quota 100 se Quota 100 rappresenta (almeno per alcuni) la via di uscita anticipata da quella Sanità che viene vissuta quotidianamente come un infermo?

Ad ogni modo, se il prof. Giuliano Cazzola si proponeva con il suo editoriale di risollevare lo stile che suo malgrado gli era venuto a mancare, devo dire che con la sua chiara, documentata, obiettiva e sincera esposizione vi è pienamente riuscito.

POST N. 39

25 Marzo 2020 alle 18:27 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma Pensioni ultime notizie oggi 24 marzo: quota 100 grava sulla sanità (risposta alla sig.ra Francesca)

Sig. ra Francesca, credo di poterla comprendere quando ci descrive l’ambiente in cui lei lavora. E’ lo stesso in cui ho lavorato anch’io, da studente, quando facevo le campagne estive allo zuccherifico. La mia situazione, però, era temporanea, durava tre mesi l’anno, e inoltre il mio era il fisico di un ventenne. La situazione che ho vissuto è simile alla sua, ma la sua è notevolente più gravosa.

Lei, sig.ra Francesca, si aggrappa alla Quota 100 come il naufrago alla ciambella di salvataggio. Si rassicuri, lei andrà in pensione con Quota 100. Inoltre, continui pure a scrivere i suoi commenti. Ne ha pienamente diritto.

POST N. 38

24 Marzo 2020 alle 13:47 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Riforma Pensioni ultime notizie oggi 24 marzo: quota 100 grava sulla sanità

Il problema che solleva il prof. Guliano Cazzola riguardo alla riduzione degli organici nella sanità a casua di Quota 100 non sussiste. A questo personale viene proprosto di tornare al lavoro senza il vincolo del cumulo tra pensione e lavoro.

C’è da aggiungere che far leva su un virus per tornare ad inveire contro Quota 100 assomiglia molto ad una caduta di stile.

Forse sarebbe bene riflettere su cosa significa per una struttura di ricovero pubblica essere chiamata “azienda ospedaliera”. Le aziende, come tutti sanno, tendono al profitto (lo Stato no). E il profitto lo si ottiene (il più delle volte) riducendo le spese, riducendo i costi.

Forse sarebbe bene riflettere su quali sono le voci di costo che lo Stato ha dovuto tagliare per rispettare il Patto di Stabilità e di Crescita fortemente sostenuto dalla Comunità europea. La sanità è la seconda voce di spesa per lo Stato, subito dopo quella delle pensioni: su queste due voci di spesa in primis si è abbattuta per anni la scure dei tagli.

Per il resto, ritengo che Quota 100 debba essere mantenuta.

POST N. 37

14 Marzo 2020 alle 19:30 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

il Coronavirus detta al Governo nuove priorità?(mia risposta alla sig.ra Fiorella)

Sig.ra Fiorella, condivido tutte le 13 righe da lei scritte. Non cambierei una sola parola. E’ come se l’avessi scritto io stesso.

POST N. 36

10 Marzo 2020 alle 18:26 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Quota 100 senza vincolo di età diventi strutturale (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)

Sig. Franco Giuseppe, a proposito della eventuale tassazione delle macchine digitali, lei si domanda: “Ma queste società se lo possono permettere finanziariamente ? Già oggi tagliano posti veri per continuare ad esistere”.

Le porto il caso di Unicredit che taglierà da qui al 2023 8.000 posti di lavoro di cui 6.000 in italia. Ciò porterà a Unicredit un ricavo di 19 miliardi di euro. I posti di lavoro vengono dismessi perchè non servono più (ormai, proprio grazie alle macchine digitali, è il cliente che sostituisce il dipendente della banca nelle operazioni di cassa tramite bancomat e home banking).

Secondo lei, sig. Franco Giuseppe, Unicredit se lo può permettere di pagare i “contributi digitali” da far versare ai suoi apparati digitali che sostituiscono gli umani?

Ancora, entro 10 anni Amazon potrà avere tutti i suoi magazzini completamente automatizzati. Non crede, anche qui, sig. franco Giuseppe, che Amazon possa ben versare i “contributi digitali” (che sono cosa ben diversa dall’imposta sui servizi digitali o web tax)?

Inoltre, i contributi versati dai robot dovranno servire anche per riempire i buchi contributivi per i giovani che andranno incontro a carriere discontinue.

POST N. 35

10 Marzo 2020 alle 17:35 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Quota 100 senza vincolo di età diventi strutturale (mia risposta al sig.ra Gabriella)

Sig.ra Gabriella, i contributi che lei versa da 37 anni servono a pagare la pensione di altri.

Il nostro sistema previdenziale si fonda su tre pilastri.

Il primo pilastro è la previdenza pubblica di base obbligatoria: lei versa i contributi a un ente pubblico, all’Inps. Il primo pilastro è basato sul cosiddetto metodo della ripartizione e cioè i contributi dei lavoratori attivi (i suoi contributi, per esempio) servono per pagare le pensioni correnti (non la sua, che verrà pagata da altri lavoratori attivi quando lei sarà in pensione).

Il secondo pilastro è la previdenza complementare collettiva: lei versa (per scelta o in modo tacito) il suo Tfr (trattamento di fine rapporto) a un fondo pensione (pubblico come l’Inps di cui è tornato a parlare poco tempo fa anche il presidente dell’Inps Tridico, oppure privato gestito dai sindacati).

Il terzo pilastro è la previdenza complementare individuale: lei stipula una polizza pensionistica con una compagnia di assicurazione.

Quindi, sig.ra Gabriella, in sintesi: i soldi che lei versa nella previdenza complementare collettiva e nella previdenza complementare individuale servono a pagare la sua pensione; mentre i soldi che lei versa nella previdenza pubblica obbligatoria servono a pagare la pensione di altri (ma, si rassicuri: anche la sua pensione verrà pagata da altri).

POST N. 34

10 Marzo 2020 alle 17:06 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Quota 100 senza vincolo di età diventi strutturale (mia risposta al sig. Giuseppe)

Sig. Giuseppe, forse intende riferirsi alle finestre contenute in Quota 100?

Con “Quota 100 senza vincolo di età” intendo dire che l’età può variare in modo libero e, essendo una quota vera, è vincolata solo agli anni di contribuzione in modo da dare come somma 100: (57, 43), (58, 42), (59, 41), ( 60, 40), e così via.

In pratica si tratta di una “finestra mobile” e non fissa come l’attuale (62, 38). Inoltre, sarebbe senza penalità.

Non ci sarebbe da temere la corsa al pensionamento, perchè chi ha un buon lavoro tende a restare a lavoro. Quindi non ci sarebbe da temere un prosciugamento delle casse dello Stato.

Non si può risolvere il problema delle pensioni se non si risolve il problema del lavoro; e non si può risolvere il problema del lavoro se non si risolve il problema delle pensioni. Quello che manca al tavolo delle pensioni è proprio l’argomento lavoro che è ciò che serve a finanziare le pensioni. Attualmente abbiamo solo la finestra (62, 38) da poter finanziare, perchè non ci sono sufficienti contributi con cui finanziare più pensioni. Ma se nella forza lavoro attuale conteggiassimo anche le macchine, si potrebbero finanziare più pensioni. Più pensionati significherebbero anche più posti liberi che potrebbero essere occupati da nuovi lavoratori, che genererebbero nuovi consumi, nuovi investimenti, nuova occupazione, più contributi, più pensioni.

POST N. 33

5 Marzo 2020 alle 20:38 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2020, post quota 100 misure a rischio causa Coronavirus? (mia risposta al sig. Daniele T)

Sig. Daniele T, per “rigorosa condizionalità” si deve intendere che lo Stato che attinge al prestito dal Fondo Salva-Stati (che è il MES – Meccanismo di Stabilità Europea) lo fa a certe particolari condizioni e cioè impegnandosi a:

1) tagliare la spesa pubblica attraverso la riduzione dei costi della pubblica amministrazione per migliorarne l’efficienza

2) aumentare i profitti attraverso le privatizzazioni

3) riformare le tasse

4) ricapitalizzare le banche (dare i soldi alle banche)

Ciò è quanto viene riportato sul sito https://www.esm.europa.eu/assistance/lending-toolkit#lending_toolkit cliccando sulla voce Policy conditions attached to loans.

In pratica, qualora l’Italia decidesse di attingere al Fondo Salva-Stati, accadrebbe questo:

la Troika (formata dalla Commissione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale) toglierebbe di mezzo la politica italiana, presterebbe i soldi, e in cambio del prestito chiederebbe di aumentare le tasse, tagliare le spese, licenziare i dipendenti pubblici, vendere il patrimonio pubblico, privatizzare certi servizi.

La Grecia ha beneficiato del prestito Salva-Stati, ma ha dovuto sopportare sacrifici tali che hanno messo in ginocchio l’intera popolazione.

POST N. 32

5 Marzo 2020 alle 16:55 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Pensioni anticipate 2020, post quota 100 misure a rischio causa Coronavirus?

Più che dal coronavirus la riforma delle pensioni potrebbe essere messa a rischio dall’attivazione del Fondo Salva Stati, il meccanismo europeo finalizzato a prevenire un altro rischio di contagio: quello finanziario.

Già si levano voci autorevoli, come quella dell’economista Alberto Quadrio Curzio, che invitano ad attivare il Fondo Salva Stati (https://www.huffingtonpost.it/entry/per-la-strategia-anti-virus-europea-attivare-il-fondo-salva-stati_it_5e5cdf22c5b601022113c65b).

Dunque, ricapitolando:

1) crescita prevista del Pil prima della comparsa del coronavirus pari a 0,6%

2) con la comparsa del coronavirus la crescita viene rivista al ribasso

3) le nuove misure antivirus per l’Italia salgono a 7,5 miliardi (a sostegno delle famiglie e delle imprese) (https://www.huffingtonpost.it/entry/il-decreto-raddoppia-le-misure-anti-virus-salgono-a-75-miliardi_it_5e61167ec5b69d641c0c0866?utm_hp_ref=it-homepage)

4) verrà chiesta alla UE flessibilità per 6,3 miliardi

5) “la deroga al Fiscal Compact ci sarà, ma poi?” si domanda il prof. Quadrio Curzio.

Poi l’Italia potrebbe effettivamente pensare (forse costretta) ad attivare il Fondo Salva Stati. Ma occorre sapere che “la concessione di qualsiasi assistenza finanziaria necessaria nell’ambito del meccanismo sarà soggetta a una rigorosa condizionalità”.

Credo che non ci sia bisogno di chiarire cosa voglia dire “rigorosa condizionalità”.

POST N. 31

4 Marzo 2020 alle 17:39 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

uscite anticipate dai 64 anni o 62 con penalità (mia risposta al sig. Luigi Metassi)

Sig. Luigi Metassi, nelle sue considerazioni non ravviso alcunché di polemico verso il mio pensiero. Al contrario, le trovo condivisibili.

Certamente altre variabili, oltre l’età, come lei evidenzia, hanno influito sulla scelta dell’attuale Quota 100: la platea dei potenziali beneficiari, la quantità dei contributi in gioco, il numero di lavoratori attivi.

Ma se dovessi individuare la variabile principale, quella variabile la colgo nell’età.

È un po’ come per la funzione di domanda, dove la quantità di un bene è funzione del prezzo: più il prezzo è alto, minore è la quantità di bene che sono propenso a comprare. In verità, la quantità di un bene è funzione non solo del prezzo di quel bene, ma anche del gusto, del reddito, dei prezzi di altri beni. Ma per poter studiare in modo efficace come interagiscono domanda e offerta si considera per semplicità la quantità solo in funzione del prezzo.

Così è, per me, nel caso delle pensioni: più elevata è l’età per andare in pensione, minori sono le pensioni da erogare. Se ci sono pochi contributi per pagare le pensioni, devo spostare più in alto l’asticella dell’età per andare in pensione: in tal modo mantengo quella base di contributi versati dai lavoratori per pagare la quantità minima necessaria di pensioni. Da qui si può intuire che se si rilasciasse la platea dei Quota 41 (formata da molti lavoratori – poco più di tre milioni – che versano molti contributi di importo relativamente alto) il sistema previdenziale potrebbe destabilizzarsi, ovvero non ci sarebbero sufficienti contributi con i quali pagare le pensioni correnti. Ma prima o poi gli attuali Quota 41 andranno in pensione, e allora ci sarà bisogno di altri “Quota 41” e quindi, secondo la logica corrente, non si potrà che innalzare l’età di pensionamento per avere più contributi con i quali pagare le pensioni.

Occorre cambiare la logica corrente: occorre ampliare la base dei lavoratori attivi inserendovi anche i robot (con ciò intendo qualsiasi apparato automatico che sostituisce l’uomo nei processi di produzione e servizi, e quindi sportelli automatici bancomat, casse automatiche nei supermercati, robot nei centri informatici, automi basati su intelligenza artificiale, assistenti virtuali per chatbot, macchine, treni e aerei a guida autonoma).

Sulla base di queste considerazioni la Quota 100 senza vincolo di età, che abbraccia le finestre da (57, 43) a (62, 38) fino a (80,20), potrebbe diventare per i prossimi 5-10 anni un sistema pensionistico strutturale (cioè che si autoalimenta nel tempo solo con i contributi, senza ricorrere a finanziamenti esterni come spesa in deficit o aumenti dell’Irpef o dell’Iva).

Oltre a ciò occorrerà certamente avviare una riforma del lavoro (con tanto di piano industriale da parte dello Stato – soprattutto in ambito digitale, come Italia Digitale) che permetta l’assorbimento dell’enorme platea di giovani disoccupati (2,5 milioni) i quali andranno ad alimentare proprio quella base di lavoratori attivi i cui contributi serviranno al pagamento delle pensioni con “Quota 100 senza vincolo di età”.

POST N. 30

3 Marzo 2020 alle 16:45 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

uscite anticipate dai 64 anni o 62 con penalità (mia risposta al sig. Luigi Napolitano)

Gent.le sig. Luigi Napolitano, lei ha voluto ricordarmi le tante cose che ho voluto dimenticare.

1) Berlusconi-Monti-Fornero-Sindacati-Esodati: è accaduto, è passato, non possiamo cambiare il passato.

2) Su dove siano finiti i 50 miliardi dell’Inps non so risponderle.

3) Il buco dell’Inpdap l’abbiamo sicuramente pagato noi. Non so proprio in che modo noi contribuenti avremmo potuto evitare di pagare. Le responsabilità oggettive spesso non vengono attribuite alle persone responsabili dei danni, ma i danni vengono spesso pagati da chi non ha responsabilità oggettive. Di questo sono stato diretto testimone in più occasioni. Non ho mai potuto cambiare le circostanze in alcuna occasione.

4) Ignoravo che le sedi Inps lavorano solo su appuntamento. Io mi rivolgo ai patronati, e anche lì devo fissare un appuntamento. Anche per rifare il passaporto ho dovuto fissare l’appuntamento con la Questura. Non ho mai potuto cambiare tali circostanze.

5) Quota 100 è acclamata solo dai Quota 100. È una Quota per pochi, non per tutti. Per questo viene considerata iniqua. Dietro Quota 100 ci sono numeri, giochi di potere, gruppi di pressione, interessi personali, di partito, di categoria. Mi piacerebbe cambiare Quota 100 in “Quota per tutti”. Ma non ho le credenziali per cambiare Quota 100 in Quota per tutti.

6) Siamo un popolo che va avanti a fatica perchè sono più coloro che stanno sul carro che coloro che lo tirano. Anche questo non lo posso cambiare.

Quando c’è un problema da risolvere mi concentro sulle cose che posso cambiare. Perchè se non trovo ciò che va cambiato il problema rimane.

A furia di voler cambiare il mondo, l’ambiente circostante, è successo che è stato il mondo a cambiare me. E allora ho fatto una scoperta sensazionale: se cambi il tuo modo di pensare cambi il tuo modo di agire, se cambi il tuo modo di agire hai cambiato il mondo.

Ed ora voglio concludere alla stessa maniera di Marco Porcio Catone detto “il Censore” (perchè censiva abitanti e sorvegliava su comportamenti individuali e collettivi) che terminava ogni suo discorso con la frase “Per il resto, ritengo che Cartagine debba essere distrutta”.

Per il resto, ritengo che Quota 100 debba essere mantenuta.

POST N. 29

3 Marzo 2020 alle 10:23 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

uscite anticipate dai 64 anni o 62 con penalità (mia risposta al sig. Carlo)

Gent.le sig. Carlo, le sue associazioni proposte-proponenti sono corrette. Chiarisco cosa intendo con “Quota 100 senza vincolo di età”.

La Quota 100 senza vincolo di età, così come io la intendo, lascia liberamente fluttuare l’età anagrafica e gli anni di contribuzione. Si ottengono quindi le seguenti finestre, combinazioni di età anagrafica e anni di contribuzione: (57, 43), (58, 42), (59, 41), (60, 40), (61, 39), (62, 38), (63, 37), (64, 36), (65, 35), (66, 34), (67, 33), (68, 32), (69, 31), (70, 30), (71, 29), (72, 28)… (80, 20).

Le pensioni dipendono strettamente dai contributi versati dalla popolazione di lavoratori attivi.

Il fatto che sia stato possibile realizzare solo la finestra (62, 38) significa che il lavoro scarseggia.

Il fatto che sia stato possibile realizzare proprio la (62, 38) e non la (59, 41) significa che il lavoro scarseggia veramente molto.

POST N. 28

2 Marzo 2020 alle 22:40 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

uscite anticipate dai 64 anni o 62 con penalità (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)

Gent.le sig. Franco Giuseppe, la pensione a 64 anni è tecnicamente chiamata “anticipata” ma in sostanza è come dice lei, “è la pensione di vecchiaia tagliata del 6%”. Quella di andare in pensione a 64 anni di età è l’idea originaria di Alberto Brambilla risalente alla proposta nel 2018 di Quota 100 con 64 anni di età anagrafica e 36 di contribuzione (poi trasformata da Salvini, come tutti sappiamo, in Quota 100 (62,38)).

La proposta corrente di uscita anticipata a 64 anni è una variante della proposta di Cesare Damiano del 2013, in cui si proponeva una penalizzazione del 2% per ogni anno di anticipo rispetto all’età di vecchiaia che nel 2013 era fissata a 66 anni. Oggi invece tale età di vecchiaia è fissata a 67 anni. Ecco spiegato perchè si parla del “taglio del 6%”, perché andando a 64 anni di età rispetto ai 67 anni si va con tre anni di anticipo (2% di taglio per tre anni dà 6%).

Marco Lombardi, invece, propone (più che altro accetta) l’uscita a 62 anni di età con 38 anni di contribuzione (in pratica gli stessi vincoli dell’attuale Quota 100) ma con il metodo di calcolo interamente contributivo. Quindi vede ancora giusto, sig. Franco Giuseppe, quando dice che con (62, 38) “chi ci è andato e andrà in questo triennio di sperimentazione avrà un assegno più sostanzioso di chi ci andrà nel 2022”.

Quota 100 ha preso il sopravvento su Quota 41 perchè l’elemento più critico nell’erogazione delle pensioni, lo spartiacque tra la sostenibilità e la non sostenibilità del sistema previdenziale, è nell’età anagrafica e non tanto negli anni di contribuzione. Tanto è vero che si sta tendendo ad elevare l’età anagrafica da 62 dell’attuale Quota 100 a 63 e forse a 64 anni.

Io credo che se i politici si soffermassero a spiegare ai lavoratori del perchè di certe scelte, del perchè si dà priorità all’età anagrafica piuttosto che agli anni di contribuzione, forse i lavoratori riuscirebbero ad accettare se non la ragione di essere esclusi almeno i razionali che hanno determinato la loro esclusione. La Fornero ha provato e prova ancora a farlo. Ma le persone non si accontentano di spiegazioni. Vogliono i fatti.

Credo sinceramente che il cuore di Quota 100, il suo significato più profondo, sia questo: “sono libero di lavorare o di andare in pensione in qualsiasi momento, in particolare qualora dovessi stare male, o perdere il lavoro o, semplicemente, perché sono stanco”. Con questo spirito si lavorerebbe senz’altro più serenamente, e si sarebbe anche più produttivi (meno assenze per giornate di malattia).

Questo spirito di Quota 100 dovrebbe valere ed essere esteso a tutti i lavoratori.

POST N. 27

5 Febbraio 2020 alle 14:09 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Quota 100 bocciata dal Ministro Gualtieri

Il Ministro Gualtieri afferma

1) “Quota 100 rappresenta una misura che ha concentrato molte risorse su una platea ristretta di persone”

2) “Quota 100 sta producendo più risparmi del previsto, non tira tanto, diremmo in gergo non sta funzionando”

Sig. Ministro Gualtieri, mi permette di darle un consiglio? Stando alle sue affermazioni, se vuole davvero impegnare il budget che ha a disposizione, non le resta che allargare la platea delle persone Quota 100 affiancando alla finestra (62, 38) le finestre (61, 39), (60, 40), (59, 41), (58, 42).

Davvero Quota 100 non sta funzionando? Solo perché la gente non vi aderisce?

Sig. Ministro Gualtieri, mi rivolgo a lei come candidato centrosinistra per le elezioni suppletive per il seggio del collegio Roma 1 della Camera, che si terranno il primo marzo 2020:

A) vuole guadagnarsi i voti del popolo di “Quota 41 indipendente dall’età”? (le assicuro che sono tanti – ma non so quanti ne sono a Roma)

B) vuole guadagnarsi l’appoggio incondizionato di Matteo Renzi (con bacio alla Brèžnev)?

E allora DICA CHE QUOTA 100 NON SARÀ RINNOVATA NEL 2021.

Le assicuro che salteranno subito fuori tutti i Quotacentisti e i suoi risparmi, sig. Ministro, vedrà come si ridurranno a zero.

Il PRINCIPIO, il CUORE di Quota 100 è questo: “il lavoratore che ha i requisiti (62, 38) ha la POSSIBILITA’ DI SCEGLIERE se andare in pensione o lavorare ancora”.

Ciò che occorre fare è estendere il principio di Quota 100 a tutti i lavoratori: “DARE LA POSSIBILITA’ DI SCEGLIERE SE ANDARE IN PENSIONE O CONTINUARE A LAVORATE A TUTTI I LAVORATORI”.

POST N. 26

4 Febbraio 2020 alle 13:28 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Quota 100 e previdenza complementare (mia risposta al sig. Emilio)

Sig. Emilio, la sua intuizione sui salari è corretta.

Si sta cercando di “europeizzare i salari” come dice lei, ma non nel significato che lei credo voglia attribuire alla parola “europeizzare” e cioè nel senso di uniformare, di “portare il lavoratore italiano al pari del collega tedesco”.

A Bruxelles stanno studiando di introdurre il salario minimo in tutta la Ue. Per l’Italia la retribuzione d base dovrebbe aggirarsi attorno ai 950 euro lordi mensili (https://europa.today.it/lavoro/salario-minimo-ue.html).

POST N. 25

4 Febbraio 2020 alle 13:28 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Quota 100 e previdenza complementare (mia risposta al sig. Emilio)

Sig. Emilio, la sua intuizione sui salari è corretta.

Si sta cercando di “europeizzare i salari” come dice lei, ma non nel significato che lei credo voglia attribuire alla parola “europeizzare” e cioè nel senso di uniformare, di “portare il lavoratore italiano al pari del collega tedesco”.

A Bruxelles stanno studiando di introdurre il salario minimo in tutta la Ue. Per l’Italia la retribuzione d base dovrebbe aggirarsi attorno ai 950 euro lordi mensili (https://europa.today.it/lavoro/salario-minimo-ue.html).

POST N. 24

4 Febbraio 2020 alle 13:11 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Quota 100 e previdenza complementare (mia risposta al sig. Salvatore (Primo))

Concordo con lei, sig Salvatore (Primo), Damiano dice cose pragmatiche.

Damiano vede la realtà pensionistica con un occhio di riguardo: quello rivolto alle pensioni. Ma, come noi abbiamo bisogno di entrambi gli occhi per sapere a che distanza è l’oggetto che guardiamo, così, per sapere a che distanza è la nostra pensione, abbiamo bisogno di vedere la realtà pensionistica con un altro occhio di riguardo: quello rivolto al lavoro.

In altre parole: più tempo lavoro e più vicina è la pensione, meno tempo lavoro e meno vicina è la pensione (idem: più contributi verso con il lavoro, più alta è la pensione, meno contributi verso, meno alta è la pensione). Semplice.

Lavoro e pensione non possono essere disaccoppiati.

I nostri politici dicono: “non c’è pensione se non ci sono soldi”.

Io dico: “non c’è pensione se non c’è lavoro”.

Tutte e due le proposizioni sono vere. Ma quale delle due proposizioni è “più vera”?

POST N. 23

3 Febbraio 2020 alle 15:31 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Quota 100 e previdenza complementare

L’onorevole Damiano dice: “A mio avviso, l’adesione alla previdenza complementare dovrebbe addirittura diventare obbligatoria”.

Nell’ottica di Damiano la pensione complementare obbligatoria dovrà servire per non avere alla fine una pensione “da fame”.

L’onorevole Damiano spieghi come fa un lavoratore a costruirsi una pensione che non sia “da fame” se percepisce un salario che è “da fame”.

Occorre quindi parlare anche di lavoro, oltre che di pensione.

L’onorevole Damiano spieghi allora come dare lavoro ai giovani in modo che possano costruirsi con un salario che non sia “da fame” una pensione complementare obbligatoria che consenta di avere una pensione che non sia “da fame”.

È proprio vero che il lavoro manca. Manca anche al tavolo dove siede l’onorevole Damiano (se escludiamo il termine “gruppo tecnico di lavoro” di cui Damiano è membro).

POST N. 22

1 Febbraio 2020 alle 17:13 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Quota 102 e soluzione per arrivare a quota 41 (mia risposta ai sig. Salvatore (Primo), Daniele T, Roberto)

Risposte ai Sig. Salvatore(Primo), sig. Daniele T, sig. Roberto

SIG. SALVATORE (PRIMO) la ringrazio innanzitutto per il suo commento alle mie considerazioni. E poi perchè mi offre l’occasione di poter fare due precisazioni che si ricollegano alle risposte al sig. Daniete T e al sig. Roberto.

Lei domanda: “bastano cento euro lordi in busta paga per definire stabile il potere di acquisto?”. Risposta: no, Non bastano cento euro lordi. Non saprei dirle quanti euro ci vorrebbero per salvaguardare il potere di acquisto, ma credo comunque che ci vorrebbero più di cento euro lordi. Diciamo allora che il potere di acquisto diminuisce. Lo so, è spiacevole. Ma il concetto che tento di esprimere è il seguente: “spostare la tassazione dal reddito ai consumi”, facendo consumare di meno chi ha un lavoro, per poter far consumare un disoccupato al quale verrà dato lavoro a seguito di persone che andranno in pensione finanziate con i 20 miliardi che sarebbero serviti per sterilizzare l’aumento dell’Iva. Se ci pensa, è lo stesso criterio del “tassare i ricchi per dare più ai poveri”.

Poi lei osserva: “anticipo la pensione aumentando l’IVA tanto ci sono i cento euro che non ci sono più quando vai in pensione”. Nel mio ragionamento entra in gioco anche la riduzione delle tasse a favore dei pensionati e dei lavoratori autonomi a partita Iva, il cui trattamento va uniformato, per equità, con quello dei lavoratori dipendenti. In questo articolo, lo riconosco, questo concetto non viene espresso. Ma le assicuro che è espresso in un altro mio articolo (in corso di pubblicazione) dal titolo “Riforma pensioni 2020, Quota 100 senza vincolo di età: perché è necessaria e come attuarla”.

Lei, sig. Salvatore (Primo) osserva ancora: “Peraltro spostare venti miliardi dalle clausole IVA al sostegno del pensionamento anticipato contiene un errore di fondo”, perchè (continuo con mie parole) le pensioni vanno sostenute con i contributi e non con la spesa pubblica. Sig. Salvatore (Primo), sono perfettamente d’accordo con lei. UNO: io non intendo spostare i 20 miliardi per sostenere le pensioni, ma per sostenere il lavoro. I possibili pensionandi, se mi lascia passare il paragone meccanico, sono come quelle macchine in panne che bloccano il traffico sul lavoro. Per far fluire il traffico, bisogna spostare le macchine in panne. Quindi il finanziamento che propongo sono per il lavoro, ma per poter aprire al lavoro, occorre prima risolvere le pensioni (mi permetta di rinviarla a un mio articolo in proposito (https://www.ilvaloreitaliano.it/pensioni-e-lavoro-dove-intervenire-per-prima/). Pertanto i 20 miliardi sono il carro attrezzi per rimuovere dal percorso lavorativo alcuni lavoratori al fine da far fluire nel lavoro i disoccupati (2,5 milioni). DUE: è vero che le pensioni vanno sostenute con i contributi e non con la spesa pubblica. Ma oggi non avviene così. E quindi dobbiamo per forza di cose ragionare tenendo in conto la spesa pubblica.

Infine, sig. Salvatore (Primo) lei propone la seguente ricetta: “va riformato il lavoro, non la pensione!” “dove il lavoratore senior effettua una sorta di affiancamento a tempo parziale di un giovane che sta entrando in azienda.” Sono d’accordo con lei, VA RIFORMATO IL LAVORO. Ma non tanto come dice lei, quanto invece, perché con l’automazione e la disintermediazione il lavoro per i giovani sarà sempre più a rischio intermittenza e precarietà. Inoltre le domando: “per fare l’affiancamento parziale di un giovane, chi è che paga l’azienda per farlo?” Non si illuda affatto che l’azienda lo faccia a titolo di “investimento”. Per far ciò, occorre dare al giovane una scrivania, una sedia, un PC, forse anche un telefono; insomma occorre dargli spazio. E lo spazio è proprio ciò sul quale le aziende stanno risparmiando (si veda lo smart working e l’home working per risparmiare sugli affittii degli uffici). Le aziende non farebbero ciò nemmeno se il Governo offrisse loro gli sgravi fiscali.

SIG. DANIELE T. e SIG. ROBERTO, se io fossi al posto dei sindacati mi batterei per ottenere la Quota 100 senza vincolo di età così come propongo nel mio articolo (in corso di pubblicazione) dal titolo “Riforma pensioni 2020, Quota 100 senza vincolo di età: perché è necessaria e come attuarla”. Lì è contemplata la soluzione per andare in pensione senza penalità alcuna nel 2021 a 61 anni di età con 39 anni di contributi (caso in cui rientra il sig. Roberto) oppure a 60 anni di età con 40 anni di contributi (il caso cui accenna il sig. Daniele T. per chi dovesse perdere il lavoro)

PER QUANTO RIGUARDA QUOTA 41, preciso che intendo dire “QUOTA 41 con minimo di età 59 anni e con il calcolo NON contributivo” perchè rientrerebbe nella “QUOTA 100 senza vincolo di età”. I casi relativi ai precoci e cioè “QUOTA 41 indipendente dall’età” e Opzione donna POTRANNO ESSERE COMUNQUE ATTUATE. Stando ai calcoli di Boeri “Quota 100 attuale” e “Quota 41 indipendente dall’età” a regime assorbono 18 miliardi (https://quifinanza.it/finanza/pensioni-per-quota-100-servono-8-miliardi/). Resterebbero 2 miliardi per opzione Donna. Occorre tuttavia stimare quanto assorbono le pensioni Quote (40, 60) e (39, 61).

POST N. 21

29 Gennaio 2020 alle 11:02 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Damiano su quota 41, esodati e quota 102 (mia risposta alla sig.ra Aurora)

Ha ragione, sig.ra Aurora, nel dire che le risorse ci sono e che basterebbe recuperarle dall’evasione fiscale.

È da sempre che si parla di lotta all’evasione fiscale. Ma se siamo ancora qui a parlarne, vuol dire che è una lotta impossibile.

Le ragioni potrebbero essere molteplici. Lei, per esempio, ipotizza che ci possano essere degli interessi personali da parte di esponenti politici. Potrebbero anche esserci dei gruppi di pressione (lobby) che esercitano una fortissima influenza sui politici. Potrebbero esserci problemi riguardanti la privacy (sapere, per esempio, quanto hai sul conto corrente, nelle cassette di sicurezza, quante proprietà, terreni, auto, come spendi, chi frequenti, ecc.). Insomma, possiamo solo formulare ipotesi (il magistrato Piercamillo Davigo si è più volte espresso sulla lotta all’evasione fiscale nelle trasmissioni di Piazzapulita e Dimartedì).

Il punto vulnerabile di tutto ciò è uno solo: occorre fare accertamenti. Questo significa eseguire controlli da parte della Guardia di Finanza, dei magistrati, di esperti di diritto tributario, istituire processi, ingolfamento dei tribunali. Insomma, occorrerebbe mettere in moto una macchina di controllo enormemente potente. Questo in parte già avviene, ma ciò che si riesce a recuperare è davvero cosa assai modesta.

La vera “lotta” all’evasione fiscale consiste non già nel “controllare” se si evade oppure no, ma nell’“rendere impossibile” l’evasione. Per fare ciò occorre una gestione centralizzata di tutte le attività produttive a livello di Stato, e ciò potrebbe far pensare ad una eccessiva presenza dello Stato negli affari privati della gente (il paradosso è che gli affari privati della gente li sanno già Facebook e Google ma non lo Stato). E qui si porrebbe la questione: statalismo o liberismo? (Una via di mezzo per la lotta all’evasione, a mio avviso, non c’è).

In ogni caso i politici devono fare una scelta, occorre, come dice lei, “solo uno che cavalca la tigre”.

E chi, tra i politici che abbiamo, ha il coraggio di cavalcare una tigre?

POST N. 20

28 Gennaio 2020 alle 18:05 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Damiano su quota 41, esodati e quota 102

L’onorevole Damiano afferma: “Il punto da cui partire è il superamento della legge Monti/Fornero. Per farlo bisogna fare i conti con le coperture finanziarie e con le risorse disponibili, che non sono mai molte.”

Come ho avuto modo di esprimermi già in passato, l’approccio che propone Damiano è del tipo “queste sono le risorse, vediamo cosa posso ottenere” e porterà ad una riforma pensionistica di basso profilo che scontenterà gran parte dei futuri pensionati, dal momento che le risorse, come afferma lo stesso Damiano, “non sono mai molte”.

L’approccio corretto per avere una riforma pensionistica di alto profilo, che accontenti i pensionati, che stimoli le imprese, che aumenti l’occupazione e che abbia ritorni per le casse dello Stato è adottare il seguente approccio: “queste sono le pensioni da erogare per soddisfare i bisogni dei precoci, esodati, Opzione donna e Quota 100, come posso ottenere le risorse che mi servono?”

POST N. 19

25 Gennaio 2020 alle 16:58 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Carfagna rilancia ‘Quota Mamma’ per le Donne (mia risposta alla sig.ra Giulia)

Sig.ra Giulia, “Quota mamma” è senz’altro giusta. Ma occorre prestare molta attenzione alle parole dei politici, parole che sono un po’ come quelle noticine scritte in piccolo nei contratti che spesso firmiamo senza neppure leggere e che poi ci riservano delle sorprese.

Il vicepresidente della Camera dei deputati Mara Carfagna ha detto (da come leggo in quest’articolo a firma di Stefano Rodinò): “Se una donna ha avuto due figli potrà andare in pensione due anni prima rispetto all’età minima prevista per legge”.

Quello che mi fa pensare è l’espressione “per legge”.

Se venisse fatta la legge “Quota 99 – (64 anni di età e 35 di contributi) – con bonus mamma”, e se lei, sig.ra Giulia, avesse due figli, allora potrebbe andare in pensione all’età di 62 anni con 35 anni di contributi. Solo lei può sapere se ne beneficerà oppure no.

I politici che sono giù dal carro condividono le cose buone dei politici che sono sopra il carro (“Quota mamma”) ma si tengono a distanza dalle cose cattive (“64 anni di età e 35 di contributi”). Le cose cattive vengono abilmente celate con l’espressione “per legge”. E’ facile ritenere che Quota 99 non passerà, e quindi verrebbe a cadere anche il “bonus mamma”, e quindi potrebbe ancora valere “Opzione donna” (58 anni di età e 35 di contributi). Se vi associassimo anche “bonus mamma” (cosa di cui il sottosegretario al lavoro ha parlato), lei, sig. Giulia, potrebbe nell’esempio fatto prima andare in pensione con Opzione donna a 56 anni e con 35 di contributi. Francamente è molto difficlle che questo possa accadere; ecco dunque l’espressione di Mara Carfagna: “Non siamo gelosi se le buone misure a vantaggio dei cittadini diventano di tutti, ma se alle parole del sottosegretario non dovessero seguire i fatti, allora denunceremmo l’ennesima inutile prova di propaganda fine a se stessa”.

Le “misure a vantaggio dei cittadini” sono, per intenderci, il “bonus mamma”, e non “Quota 99” che, invece, è a svantaggio dei cittadini.

Spesso si attribuiscono ad altri i propri comportamenti. Qui la persona che sta facendo “propaganda fine a se stessa” è proprio il vicepresidente della Camera dei deputati Mara Carfagna.

POST N. 18

22 Gennaio 2020 alle 12:34 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Fornero contro proposte di Tridico e Landini

La Prof.ssa Fornero pensa alle generazioni future e osserva: “la legge del 2011 ha messo l’equità tra le generazioni al centro”. Sarebbe come dire: l’onere dei padri (il debito) non sia trasferito ai figli.

Ma cosa si sentirebbe di dire, oggi, chi dovrà riformare le pensioni pensando alla generazione presente? Cedo che si sentirebbe di dire questo: “La legge del 2020 metterà l’equità tra le generazioni al centro, permettendo alla generazione dei sessantenni di lasciare il lavoro affinché la generazione dei trentenni non lasci il Paese”. Sarebbe come dire: l’onere dei figli (la disoccupazione) non sia causata dai padri.

Tutti e due i principi sono giusti. Occorrerà valutare quale dei due si adatti di più ai nostri giorni.

Meglio ancora sarebbe poterli attuare entrambi.

POST N. 17

21 Gennaio 2020 alle 13:38 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

botta e risposta Salvini Marattin su quota 100

Luigi Marattin, esponente di Italia Viva, riporta quanto dice Bankitalia che in sostanza dice questo: l’occupazione è diminuita dello 0,4%.

In pratica, secondo Marattin, non c’è stato l’effetto di aumento dell’occupazione che avrebbe dovuto esserci con Quota 100; anzi, c’è stato l’effetto contrario.

La diminuzione dell’occupazione che evidenzia Bankitalia è dovuta al fatto che il sistema produttivo ha risorse in eccedenza rispetto al fabbisogno. Se le persone sono potute andare in pensione, e non sono state rimpiazzate, vuol dire che di quelle persone il sistema produttivo non ne ha bisogno.

Quindi, la nota di Bankitalia va “interpretata” così: ”Grazie a Quota 100 il sistema produttivo è divenuto più efficiente. Si produce la stessa quantità con meno risorse, in quanto il carico di lavoro delle persone andate in pensione è stato ottimizzato distribuendolo sua altre persone che erano invece scariche”.

Marattini, sempre riferendosi a Quota 100, dice anche: “E noi stiamo per spenderci sopra altri 22 mld nei prossimi 3 anni. Soldi che potevano andare a ridurre le tasse”. Ma ridurre le tasse per fare che cosa? Per fare spendere di più e quindi consumare di più e quindi aumentare il livello di produzione? E la gente spenderebbe di più vedendo l’aria di incertezza che tira sulle pensioni che vogliono allungare e sul Governo che continua a traballare? Le minori tasse pagate verrebbero accumulate in risparmi e non verrebbero spese per consumi, e l’unico a perderci sarebbe lo Stato che si ritroverebbe con le casse sempre più vuote. A meno che lo Stato non abbia in cantiere una strategia più articolata che compensi quella riduzione delle tasse.

Oggi la politica monetaria della Banca Centrale (la Bce) è fuori uso, con i tassi di interesse a zero (siamo nella cosiddetta “trappola keynesiana”). L’economia va avanti con un solo motore: la politica fiscale esercitata dallo Stato, che va manovrata agendo sulle tasse. Con questo solo motore i piloti al Governo o ci faranno decollare o ci faranno schiantare.

Però, caro Salvini, non diciamo che “la legge Fornero è un abominio”. Diciamo che è stato necessario farla, perché l’ha chiesto l’Europa; diciamo che oggi è necessario cambiarla, perché lo chiede l’Italia (quella che lavora da una vita, e quella che non lavora da una vita).

POST N. 16

21 Gennaio 2020 alle 0:57 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

parla ministro Catalfo (mia risposta al sig. Salvatore (Primo))

Sig Salvatore (Primo), il debito pubblico con le pensioni invece c’entra.

Non c’entrerebbe se l’Italia avesse la propria moneta, perché potrebbe fare tutto il debito che vorrebbe e stampare tutta la moneta che vorrebbe per finanziare quel debito.

Ma l’Italia non ha la propria moneta, ha stretto un Patto con altri Paesi dell’Eurozona e deve rispettare il rapporto debito/Pil. In altre parole, il debito può crescere solo se il Pil cresce e, comunque quel rapporto dovrà scendere al 60% (il nostro rapporto è al 134%).

Se per finanziare le pensioni la spesa pubblica sale e il debito pubblico sale, questo diventa un problema per l’Italia in quanto gli investitori istituzionali stranieri non comprerebbero più il debito italiano (loro comprano i BTP che rendono, e non i BOT che non rendono niente e che nemmeno gli italiani comrano più) e l’Italia si troverebbe in difficoltà. Rischierebbe il default e sarebbe costretta a ricorrere al salva-Stati (Meccanismo Europeo di Stabilità- MES), che impone requisiti strettissimi per ricevere aiuti (lo Stato potrebbe trovarsi persino nella necessità di arrivare a mettere sul tavolo i risparmi degli italiani per ripagare il proprio debito).

Il vero problema del debito pubblico è che l’Italia ha bisogno degli investitori stranieri. Se gli italiani avessero fiducia nello Stato, e se lo Stato avesse la forza di emettere i BOT ad un tasso interessante per gli italiani (diciamo al +1,5% anziché a -0,2%), allora lo Stato potrebbe cercare di dipendere sempre meno dagli investitori esteri e quindi concentrarsi di più su quanto veramente ci sarebbe da fare in Italia, a cominciare dalle pensioni.

Come può intuire, sig. Salvatore (Primo), la questione del debito pubblico è molto più complicata di quella delle pensioni. Se avrà voglia di cercare con google la parola “salva-Stati” potrà rendersi meglio conto di persona sotto quali tenaglie il Governo italiano si trova ad operare. Ecco perché gli è difficile intervenire sulle pensioni con il macigno del debito pubblico che ha (anche se vogliamo attribuire questo enorme debito alle inefficienze pregresse e correnti dello Stato, sta di fatto che c’è, e quindi l’Italia si trova in una posizione di estrema debolezza che non le consente nessun margine di manovra).

Il Governo italiano dovrà trovare un’alternativa “internamente all’Italia” in modo da non dover dipendere in maniera così determinate dagli investitori stranieri. In fondo, sono questi investitori stranieri che oggi dettano la politica economia dell’Italia.

POST N. 15

20 Gennaio 2020 alle 11:06 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Landini: ‘Parte il confronto per cambiare la legge Fornero’ (mia risposta alla sig.ra Annamaria58)

Sig.ra Annamaria58, è possibile che il governo abbia tagliato le tasse a 16 milioni di lavoratori dipendenti per attirare i voti alle prossime elezioni. Ma come l’avrebbe venduta alla UE?

Nel 2011 l’Europa chiedeva all’Italia di attuare misure credibili per ridurre il debito pubblico che era salito a 1851 miliardi di euro. La riforma Fornero fu la risposta alla richiesta della UE.

Oggi il debito pubblico italiano è a 2445 miliardi di euro. Se la UE ha accettato il taglio delle tasse, cosa avrà mai chiesto all’Italia questa volta?

Forse la UE questa volta non ha chiesto nulla, ha accettato la mossa tattica del Governo proprio per dargli la possibilità di “attirare i voti alle prossime elezioni” contrastando in tal modo il centrodestra che al momento godrebbe del 50% del favore degli italiani.

Quindi, la sua ipotesi è credibile.

POST N. 14

19 Gennaio 2020 alle 18:27 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Catalfo sul percorso di riforma della Fornero

Timeo Danaos et dona ferentes (temo i greci, e ancor di più quando portano doni).

Il Governo avrà bisogno nel 2020 di trovare 20 miliardi per sterilizzare le clausole di salvaguardia Iva nel 2021, e al tempo stesso rinuncia alle entrate fiscali nel 2020 “facendo dono” del taglio del cuneo fiscale a 16 milioni di lavoratori dipendenti. Come conciliare queste due posizioni opposte tra loro?

Caro Landini, non vorrei essere il Lacoonte della situazione, ma io andrei cauto nell’esternare soddisfazione per avere ottenuto “dopo tanti anni… l’aumento del netto in busta paga e la riduzione delle tasse sui lavoratori dipendenti” (parole di Landini).

Cosa c’è dietro questa riduzione delle tasse per 16 milioni di lavoratori dipendenti?

Le clausole di salvaguardia furono introdotte dal Governo Berlusconi IV (2008-2011) per avere dall’Unione Europea l’approvazione alle misure previste dalla sua Manovra.

Da allora a oggi le clausole di salvaguardia sono diventate un grosso onere che grava sulle spalle delle varie generazioni governative: Monti, Letta, Renzi, Conte.

Fu il Governo Monti nel 2011, con il decreto Salva Italia, a trasformare le clausole di salvaguardia in aumento delle aliquote Iva per far fronte a una crisi finanziaria che si era notevolmente aggravata e che vedeva il debito pubblico a 1851 miliardi di euro nel 2010.

Il Governo Letta non ce la fece a disinnescare le clausole di salvaguardia e ci fu un ulteriore aumento dell’aliquota ordinaria dell’Iva.

Il Governo Renzi ha introdotto un aumento progressivo delle aliquote Iva e delle accise sui carburanti.

Il Governo Conte si trova oggi con il problema di trovare il modo per sterilizzare le clausole di salvaguardia Iva per gli anni 2021 e 2022 (eredità dei governi precedenti).

Il Governo che sarà in carica nel 2021 si troverà ancora una volta a dover chiedere fiducia all’Unione Europea e, per risultare credibile con un debito pubblico a 2445 miliardi di euro, dovrà fare come ha fatto il Governo Monti: con un decreto Salva Italia 2 trasformare le clausole di salvaguardia in aumento delle aliquote Iva.

Quindi, caro Landini, il “dono” del governo Conte servirà per compensare l’aumento dei prezzi al consumo derivante dall’aumento delle aliquote Iva che ci sarà nel 2021 (mia riflessione: il Governo Conte, introducendo il taglio del cuneo fiscale nel 2020, ha già maturato l’intenzione di fare aumentare l’Iva nel 2021 al Governo che ci sarà).

Landini si propone ora: “Bisogna cambiare la Fornero; dare una prospettiva ai giovani; riconoscere il lavoro delle donne e quello gravoso”.

Caro Landini, questo sarò possibile farlo, ma a una condizione: portando come proposta quella di lasciare aumentare l’Iva nel 2021 e destinare quei 20 miliardi che sarebbero serviti per la sterilizzazione dell’aumento dell’Iva al finanziamento di Quota 41, Quota 100 e Opzione donna. In altre parole al finanziamento di “Quota 100 libera senza vincolo di età”.

Con i soldi per sterilizzare l’Iva nel 2021 si finanzierebbero le pensioni, mentre i soldi che sarebbe serviti per sterilizzare l’Iva deriverebbero dalle imposte che verranno versate dai giovani nuovi occupati e dal maggiore gettito derivante dalla maggiore quantità di produzione.

Questa sarebbe una proposta che io credo risulterebbe credibile sia per il Governo che per l’Unione Europea.

POST N. 13

17 Gennaio 2020 alle 13:08 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Fornero: ‘uscita a 62 anni per tutti é da irresponsabili’ (mia risposta alla sig.ra Francesca Colombo)

Sig.ra Francesca Colombo, conosco gli extracomunitari solo per aver letto qualcosa di loro sui giornali. Mi sono fatto un quadro piuttosto triste, direi penoso della loro situazione di vita.

Gli extracomunitari sono gente che comprano la speranza a caro prezzo vendendo nel loro Paese tutto ciò che hanno. Sono gente che vendono quella speranza a basso prezzo per vivere nel nostro Paese dove ricevono in cambio solo qualcosa.

Ho incontrato un giorno un extracomunitario, del Senegal, che chiedeva l’elemosina vicino a una farmacia come un “fannullone”. Abbiamo parlato per un po’ e prima di andarmene gli ho dato una somma di denaro che forse non si aspettava. Ha cercato di ringraziarmi tentando di inginocchiarsi, ma l’ho subito sorretto sostenendolo per un braccio e per farlo ho dovuto curvare me stesso in avanti, quasi fossi stato io a inchinarmi a lui.

“Ci si può inchinare davanti a qualcuno, ma mai nessun uomo deve inginocchiarsi davanti ad un altro uomo”, ho pensato tra me e me. Nemmeno se quell’uomo è un extracomunitario fannullone.

POST N. 12

17 Gennaio 2020 alle 12:17 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Landini: ‘Parte il confronto per cambiare la legge Fornero’

Non è pagando meno tasse che si crea lavoro, ma mandando la gente in pensione.

Non è riempiendo le piazze che si fa sentire la propria voce, ma riempiendo tavoli con proposte che abbiano contenuti oltre che titoli.

Non è agendo come ieri che si costruisce il domani, se oggi è il risultato di ieri.

I problemi si incontreranno sempre. Il vero problema è saper risolvere il problema.

“Vogliamo risultati concreti”, afferma Landini.

Caro Landini, ci bastato i risultati.

POST N. 11

16 Gennaio 2020 alle 13:57 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Fornero: ‘uscita a 62 anni per tutti é da irresponsabili’

Da sempre ho apprezzato le idee di Einstein, da subito, e ne sono rimasto letteralmente affascinato.

Le idee di Einstein erano nuove, per il suo tempo (fine Ottocento inizi Novecento). Erano pertanto incomprensibili per i suoi contemporanei.

Fu Max Planck, autorità indiscussa nel campo della fisica, che favorì lo sviluppo delle idee di Einstein pur prendendo da queste le debite distanze.

Eppure, fu lo stesso Planck ad affermare: “Una nuova verità scientifica non trionfa perché i suoi oppositori si convincono e vedono la luce, quanto piuttosto perché alla fine muoiono, e nasce una nuova generazione a cui i nuovi concetti diventano familiari!”

Credo che l’affermazione di Planck sia altrettanto vera se applicata anche alle idee sulle pensioni, sul lavoro, e più in generale sui principi economici della società di oggi.

Credo che i politici, i sindacati, gli economisti debbano parlare, ai rispettivi tavoli, non solo di Riforma Pensioni e di Riforma Lavoro; ma anche di Riforma dell’Economia (intesa come disciplina economica).

POST N. 115

15 Gennaio 2020 alle 23:01 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Catalfo convoca i sindacati: per la Uil quota 41 é tra le priorità (mia risposta al sig. Suppa)

Sig. Giacomo Suppa, la sua è una domanda molto difficile. Ci domanda cosa ce ne pare di questo Stato di diritto.

Se rispondessimo che questo Stato fa le cose giuste non saremmo credibili. Se rispondessimo che fa le cose sbagliate non potremmo più credere in lui.

C’è chi dice che le pensioni non crescono sugli alberi. Io penso, invece, che le pensioni crescano sugli alberi del lavoro, e sono il frutto del lavoro.

Lo Stato è come un giardino, il lavoro sono gli alberi e noi siamo i giardinieri. Lei, sig. Giacomo, ha curato il suo albero per 41 anni ed ora vorrebbe cogliere il frutto della sua pensione cui ha diritto. Chi è che glielo impedisce? Qualche giardiniere “quota 100”? C’è forse qualcuno che si arroga il diritto di dirle “non coglierai il frutto di quel tuo albero”? Chi è questo arrogante? Chi è questo qualcuno che fa dello Stato di diritto il proprio diritto?

Non metto in discussione nè i giardinieri “quota 100” nè lo Stato di diritto. Metto in discussione quel qualcuno che fa dello Stato di diritto il proprio diritto, perché non sa quello che fa.

POST N. 10

14 Gennaio 2020 alle 10:08 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

su quota 100, quota 41 ed esodati (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)

Sig. Franco Giuseppe, io credo che diciamo la stessa cosa, solo che lei evidenzia COME il Governo dovrebbe agire, mentre io evidenzio PERCHE’ il Governo agisce come agisce.

Concordo con lei che, come lei afferma, “il perseguimento delle scelte politiche dovrebbe essere orientato “anche e soprattutto” ad una indiscussa equità”. Se io fossi responsabile di una nazione mirerei anzitutto a realizzare uno stato sociale e solidale e per farlo adotterei scelte appropriate che richiederanno risorse adeguate da recuperare secondo un programma ben definito. In altre parole il mio punto di vista è: dati gli obiettivi, determinare le risorse.

Ma il Governo agisce in modo opposto, e la pensa così: queste sono le scelte che potrei fare e questi sono i vincoli finanziari che determinano le risorse che ho a disposizione. Tra queste scelte quali posso attuare con le risorse che ho a disposizione? In altre parole il punto di vista del Governo è: date le risorse, determinare gli obiettivi.

Per un certo verso posso capire il modo di pensare e di agire del Governo, perché è lo stesso modo di agire (ma non di pensare) che adotto io. Anch’io quando affronto un progetto mi pongo la questione: quante risorse possono allocare a questo progetto? Faccio così perché non ho ALTRE risorse.

Il Governo, invece, potrebbe agire in modo diverso da come agisce, perché ALTRE risorse le può trovare: sono quelle recuperabili dall’evasione e dall’elusione fiscale. Perché non lo fa? Si possono solo formulare ipotesi e in tal caso anch’io (se non do l’ìmpressione di peccare di presunzione) dico quello che diceva Netwon: “non formulo ipotesi”. Per tale motivo, non cerco di spiegarmi perché il Governo non provvede a recuperare risorse dall’evasione fiscale, ma cerco di trovare il sistema che il Governo potrebbe adottare per impedire che ci sia l’evasione fiscale.

Per quanto riguarda i politici è fatto risaputo che fanno promesse che avranno difficoltà a mantenere. Sono promesse che in genere vengono fatte dai partiti in clima elettorale, dove ciascun partito è contro tutti gli altri (“Mors tua, vita mea” come dice lei) ma “salvo intese”. E quando si raggiungono le intese per la formazione del Governo ecco che bisogna scendere a patti, fare compromessi, deludere inevitabilmente una parte di elettori grazie ai quali sono potuti arrivare al governo. E quando il Governo deve fare la Manovra anche lì deve scendere a patti, fare compromessi con l’Unione Europea e deludere inevitabilmente un’altra parte di società che subisce distorsioni sociali perché “l’Europa ci chiede” (Elsa Fornero).

Sig. Franco Giuseppe, mi creda, non cerco di “giustificare” le azioni del Governo. Cerco di capire PERCHE’ il Governo agisce nel modo in cui agisce per capire COME potrebbe agire meglio, fermo restando i vincoli politici e finanziari (che sono ineliminabili) cui sono soggette le sue azioni.

POST N. 9

14 Gennaio 2020 alle 10:08 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Gnecchi: le donne sono in credito, l’editoriale (mia risposta alla sig.ra Maria Theresia Eichner)

Gent.le sigr.ra Maria Theresia Eichner, lei dipinge un quadro sociale che ben illustra la nostra realtà.

Evidenzia le difficoltà che le donne hanno nel conciliare lavoro e famiglia, opportunità differenti tra dipendenti pubblici e privati, differenze retributive tra uomini e donne.

Suggerisce di intervenire per ridurre la disparità di trattamento tra pubblico e privato, tra uomini e donne.

Se dovessi rappresentare con un quadro lo scenario che lei dipinge, lo raffigurerei come mare increspato di onde sollevate dal vento.

La società è quel mare, la cultura è quel vento, le disparità sono quelle onde.

Per eliminare le disparità (tra pubblico e privato e tra uomini e donne), per avere una società equa e solidale occorrerebbe un cambiamento di direzione del vento culturale.

Questo è possibile, ma richiede tempo.

Intanto, cosa fanno i nostri politici? Sono senz’altro consapevoli quanto lei, sig.ra Maria Theresia, delle difficoltà e disparità che ha evidenziato. Fanno quello che possono per abbatterle, entro i limiti concessi al Parlamento, al Governo e allo Stato italiano da parte dell’Unione Europea, della Banca Centrale Europea e del Fondo Monetario Internazionale (la cosiddetta Troika).

Potrebbe esserci un modo per estendere questi limiti? per risolvere, senza turbare gli equilibri europei, almeno una parte delle difficoltà e disparità cui lei accenna?

Io penso di sì, che un modo ci sarebbe. Ma quello che penso io dovrebbe pensarlo pure il Governo.

POST N. 8

13 Gennaio 2020 alle 0:05 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

su quota 100, quota 41 ed esodati (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)

Sig. Franco Giuseppe lei osserva che “risorse disponibili non c’erano e che quota 100, come il RdC e gli 80 euro di Renzi sono frutto di un aumento del debito pubblico”.

Ammettiamo pure che sia così. Questo vuol dire soltanto che il Governo (e anche l’Unione Europea, aggiungerei) ha ritenuto la spesa pubblica (e quindi il debito pubblico) entro i limiti fissati dal patto di Stabilità e di Crescita.

Si potrebbe, invece, obiettare che quella spesa poteva essere impiegata per finanziare altre scelte: per esempio Quota 41. Si sarebbe potuta attuare Quota 41?

Stando ai dati forniti dall’allora Presidente dell’Inps Tito Boeri: “A conti fatti, Boeri ha spiegato che quindi le pensioni con quota 100 costerebbero 4 miliardi di euro il primo anno e 8 miliardi, una volta che si è entrati a regime. Se si aggiunge l’opzione dei 41 anni di contributi senza limiti di età, la spesa sale vertiginosamente a 11 miliardi il primo anno e poi a 18 miliardi a regime. (https://quifinanza.it/finanza/pensioni-per-quota-100-servono-8-miliardi/)”.

Non sappiamo se i dati forniti da Boeri siano veritieri oppure no. Qui siamo in presenza di una “asimmetria informativa”: Boeri ha informazioni che non tutti gli interessati alle pensioni hanno. Ci sono due possibilità per sostenere un confronto con Boeri: 1) confutare i dati di Boeri portando come prova nuovi dati inconfutabili oppure; 2) accettare per buoni i dati di Boeri e trasformare a proprio vantaggio ciò che è potenzialmente svantaggioso.

Immagino che il Governo abbiamo adottato la seguente strategia:

A) Non si possono confutare i dati di Boeri (anche perché il Governo deve basarsi proprio sui suoi dati per fare la Manovra, e non può peraltro smentire apertamente, per ovvie ragioni, l’Inps)

B) Stando ai dati di Boeri, il costo di Quota 100 è di 8 miliardi mentre il costo congiunto Quota 100 e di Quota 41 è di 18 miliardi (se ne deduce che Quota 41 senza Quota 100 costa 10 miliardi)

C) I vincoli posti dal patto di Stabilità e di Crescita impongono di non superare una determinata soglia di deficit pubblico. Per stare entro tale soglia si può accettare solo la spesa di Quota 100 che costa 8 miliardi a regime (Quota 41 ne costerebbe 10)

D) Occorre cercare di ottenere il massimo che si può ottenere senza rompere gli equilibri, anche se ciò che si otterrà non è proprio ciò che si avrebbe voluto avere.

La morale che si può ricavare è la seguente: non esiste una soluzione giusta o sbagliata; esiste la soluzione che in grado di aggregare consensi, sia internamente alla maggioranza di governo che esternamente tra gli elettori.

La politica, sig. Franco Giuseppe, ne converrà, è fatta di scelte, di opzioni, di possibilità che vanno attuate sotto vincoli finanziari piuttosto rigidi.

Non sono le scelte ad essere sbagliate; sono i vincoli che andrebbero resi più flessibili.

POST N. 7

10 Gennaio 2020 alle 13:04 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

3 proposte di Brambilla per cambiare quota 100

L’approccio adottato da Brambilla non è adatto a sviluppare una Riforma pensioni di cui l’Italia ha oggi bisogno.

Brambilla ragiona così: “questi sono i vincoli che devo rispettare: fermo restando tali vincoli, quali sono le proposte che posso sviluppare?”. Questo è un approccio che porta ad elaborare proposte al ribasso, perché limitate dai vincoli sin dall’inizio della loro formulazione.

La prima proposta di Brambilla è vuota: non ha senso parlare di soluzioni che tengano conto di ciò che avverrà nel 2036 e nel 2045; ha senso parlare di soluzioni da qui a 6 anni, da rivedere ed eventualmente correggere dopo i primi 3 anni (come avviene già per Quota 100).

La seconda proposta di Brambilla è irricevibile: la flessibilità in suscita a 62 anni introdotta da Quota 100 non va irrigidita portandola a 64 anni.

La terza proposta di Brambilla è povera di contenuti: abbiamo davvero, come egli afferma, “un ottimo sistema pensionistico che è in equilibrio grazie a due stabilizzatori automatici che solo l’Italia ha”? E allora perché stiamo parlando di cambiarlo?

Sintesi: le ricette di Brambilla non sono adeguate per la Riforma pensioni di cui l’Italia ha oggi bisogno.

L’approccio da adottare è invece il seguente: “questa è la proposta che voglio realizzare: come posso superare gli attuali vincoli che ne impedirebbero la realizzazione?” Questo è un approccio che porta ad elaborare una proposta al rialzo, perché tende a spostare più in là l’attuale frontiera dei vincoli.

Una volta condiviso l’approccio da utilizzare, la proposta potrà delinearsi secondo la seguente direttrice: prendere quanto c’è di buono in Quota 100 ed estenderlo a tutte le altre categorie di cui siamo già ampiamente a conoscenza: Quota 100 Rosa, Opzione Donna, Quota 41. Esempio: 60 anni di età e 38 anni di contribuzione (in pratica Quota 98 e con ulteriori flessibilità per carriere discontinue ed esodati).

Risultato della strategia: chi vorrà andare in pensione sarà libero di farlo, mentre i giovani troveranno maggiori opportunità di ingresso nel lavoro. Si attuerà il tanto auspicato ricambio generazionale, i consumi riprenderanno e l’economia ripartirà. Questo è ciò di cui l’Italia ha oggi bisogno.

Se c’è condivisione su tale strategia, si potrà procedere a individuare il come affrontare e superare i vincoli.

POST N. 6

9 Gennaio 2020 alle 11:57 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Renzi e Bellanova contro quota 100

Il Ministro Bellanova ripete le parole del Sen. Renzi. Il Sen. Renzi conferma il pensiero del Ministro Bellanova: ‘‘Quota 100 è un flop”.

Renzi e Bellanova dicono che Quota 100 è un flop perché accontenta 150.000 persone spendendo 20 miliardi di euro per comprare consenso. Ed ha solo indebitato il Paese.

Ma perché è un flop? Perché accontenta poche persone? perché si spende molto? Per entrambe le cose?

Quota 100 accontenta poche persone? Ma se accontentasse un numero maggiore di persone la spesa sarebbe certamente superiore! E questo dovrebbe essere ancor meno gradito a Renzi e a Bellanova.

Sono poche persone ad aderire alla Quota 100? Ma non è meglio così? Non è proprio per questo che lo Stato ha potuto risparmiare? E questo dovrebbe essere ancor più gradito a Renzi e a Bellanova.

La spesa è di 20 miliardi di euro in tre anni (2019-2021): vuol dire che è la spesa che il Governo ha ritenuto sostenibile per lo Stato, e quindi è adeguata. E questo è stato approvato anche con l’appoggio (seppur “turandosi il naso” come avrebbe detto Montanelli) di Renzi e Bellanova. Perché ora si esterna la propria disapprovazione?

“Comprare consenso”, dice il Sen. Renzi. Preferisco la parola “raccogliere” alla parola “comprare”. Sig. Ministro Bellanova, Sen. Renzi: la politica è basata sulla raccolta di consensi, sulla raccolta dei voti. E questo senz’altro lo sapete.

Quota 100 ha “solo indebitato il Paese” afferma il Sen. Renzi. Ci spieghi allora come avrebbe finanziato questa Manovra senza indebitare il Paese.

Chi è da tempo in politica sa che la politica è fatta di mediazioni, di compromessi, di promesse. Promesse spesso non mantenute, perché entra in gioco il vero fattore che deciderà dove penderà la bilancia delle scelte, delle varie opzioni che sono sul tavolo: il vincolo finanziario. Io credo che questo il Sen. Renzi e il Ministro Bellanova lo sappiano bene, perché è da tempo che essi sono in politica.

Pertanto, la loro affermazione che “Quota 100 è un flop” è puramente strumentale, arbitraria, finalizzata solo a screditare l’interlocutore.

Attaccare le idee del proprio interlocutore è la posizione assunta da chi non ha una propria idea da difendere.

POST N. 5

8 Gennaio 2020 alle 14:57 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

quota 100: misura demagogica, socialmente inutile

Condivido il pensiero di Luigi Metassi.

Giusto mandare in pensione con Quota 100? Io, per esempio, ho l’opportunità di andare in pensione con questa formula, e quindi rispondo affermativamente alla domanda (come Metassi aveva predetto).

Quota 100 (che è per pochi) non è affatto una svolta alla Fornero (che è per tutti meno che per i Quota 100), e serve “come una opportunità di riduzione del personale alle aziende pubbliche e alle grandi aziende del Nord” (le quali hanno personale in esubero).

Quota 100 è una misura demagogica? Certamente sì, come lo sono tutte le misure politiche fatte dai politici che sono alla continua ricerca del consenso popolare per attrarre voti.

Quota 100 è socialmente inutile? Certamente sì, come lo sono tutte le misure politiche fatte per una piccola parte della società trascurando la parte maggiore della società.

Risolvere il dramma degli esodati?… La vedo dura… Porto la mia motivazione.

Perché Salvini ha detto di fare prima Quota 100 e poi subito Quota 41? Perché aveva soldi solo per Quota 100 e non per Quota 41, ma al tempo stesso voleva mantenere in caldo i voti di coloro che erano in Quota 41 promettendo che l’anno successivo avrebbe fatto Quota 41 (ma poi, visto che sarebbe stato impossibile con l’IVA di mezzo, si è dileguato – mia personalissima ipotesi).

Perché Renzi voleva abolire Quota 100 e destinare le sue risorse alle famiglie? Voleva farlo per avere i voti delle famiglie, che sono di più di quelli di Quota 100 (ma poi, visto che sarebbe stato impossibile per via della forte opposizione interna al governo, si è adeguato – mia personalissima ipotesi).

Il dramma degli esodati mi ricorda il dramma (forse in misura ancor maggiore, se posso dir questo con il permesso degli esodati) dei bambini affetti da malattie rare. Perché le industrie farmaceutiche non investono nella ricerca del farmaco per curare quelle malattie rare? La risposta è semplice e sconfortante: perché non c’è business.

Perché i politici non pensano agli esodati? Perché gli esodati non portano voti. Perché per i politici gli esodati non sono un business.

POST N. 4

8 Gennaio 2020 alle 11:01 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Fornero su quota 100 a DiMartedì

Tutti hanno ragione sulle questioni essenziali, e tutti hanno torto su questioni minori. Mi soffermo sulle questioni essenziali.

Fornero: “I giovani emigrano perché non c’è lavoro, e non perché non avranno una pensione”. Ha ragione.

Senaldi: “il lavoro non ti arricchisce e non ti dà neanche il sostentamento”. Ha ragione.

Ruocco: “Non sono soldi regalati quelli delle pensioni”. Ha ragione.

Sotis (all’esponente M5S): “nel 2018 ci avete detto che per ogni pensionato le aziende ne assumeranno 3, oggi il rapporto non è neanche uno per uno”. Ha ragione.

Caressa: “Sarà anche vero che si può lavorare fino a 70 anni. Ma una situazione del genere vorrebbe dire “fare tappo” per le nuove generazioni e opporre resistenza al cambiamento negli ambienti lavorativi”. Ha ragione.

I pensieri che hanno espresso gli intervistati non sono argomentazioni, ma fotografie della realtà. Ci hanno chiarito ciò che ci era già chiaro da tempo.

Ho tre ipotesi da avanzare per spiegare la mancanza di argomentazioni degli intervistati:

1) Non ho visto la trasmissione DiMartedì in cui hanno parlato

2) In televisione non si ha tempo per argomentare con ragionamenti, ma si ha tempo solo per illustrare cose brevi e chiare

3) Nessuno ha chiaro (o si è posta la questione) come intervenire simultaneamente su pensioni e lavoro (questione che invece è da porsi, dal momento che emerge dal fatto che hanno parlato sia di “pensioni” che di “lavoro”)

POST N. 3

3 Gennaio 2020 alle 14:25 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Proietti: quota 100 utile, ora via dai 62/63 anni e quota 41

Nei casi polizieschi colui che indaga ha sempre tre elementi da far quadrare: movente, occasione e mezzi.

Proietti delinea una situazione analoga, indicando obiettivi (flessibilità diffusa tra i 62-63 anni e quota 41) e modi per arrivare gli obiettivi (seguire due strade primarie: separare assistenza e previdenza; diversificare l’accesso alla pensione tra le diverse tipologie di lavoro).

Mancano i mezzi per percorrere le due strade primarie che servono per arrivare agli obiettivi.

POST N. 2

3 Gennaio 2020 alle 12:34 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Gnecchi: quota 100 non basta, donne in credito

Abbiamo dunque la lista della spesa (pubblica) per il 2021:

– saldare il credito con le donne

– assegno sociale ai giovani

– completare la salvaguardia degli esodati

– soluzione per i precoci

Alla lista della spesa dobbiamo aggiungere anche la spesa per il disinnesco delle clausole di salvaguardia per evitare di fare aumentare l’IVA di 23 miliardi nel 2021.

Fatti i conti molto a spanne, occorrerebbe avere nel portafogli circa 43 miliardi.

I temi che dovrebbero essere presi in considerazione nel prossimo tavolo di Governo per “trovare soluzioni efficaci ed eque per i lavoratori e per il Paese” così come dice Proietti? Uno solo: come recuperare risorse dall’evasione fiscale.

POST N. 1

1 Gennaio 2020 alle 14:49 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)

Bellanova su quota 100. Balduzzi risponde a Tridico

La posizione assunta dal Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo Teresa Bellanova è sbagliata a prescindere.

A prescindere, cioè, dal fatto che Quota 100 e reddito di cittadinanza (che ella critica duramente) siano un bene oppure no.

Il Ministro Bellanova fa parte del Governo che ha varato la manovra 2020 in cui Quota 100 e reddito di cittadinanza sono state confermate (era fuori di discussione che non venissero confermate, e poi il Ministro Bellanova aveva aderito all’approvazione della Manovra in maniera collegiale già in sede preliminare).

Quando si è in una squadra, o si segue compatti la linea d’azione della squadra, o si esce dalla squadra se non si condivide quella linea d’azione.

Se il Ministro Bellanova non condivide la linea d’azione del Governo, non può far parte della squadra di Governo, e quindi la sola decisione che le rimane da prendere è quella di uscire dal Governo.

Tanto è vero che, come ci riporta Stefano Rodinò in questo suo articolo, Palazzo Chigi nella sua nota stampa ufficiale afferma: “Dopo l’approvazione della manovra, non è all’ordine del giorno dell’agenda di governo alcuna revisione né di quota cento né del reddito di cittadinanza“ (mia traduzione dal politichese per il Ministro Bellanova : ‘O sei con noi e resti, o sei contro di noi ed esci’).

Quota 100 e reddito di cittadinanza certamente non sono totem, simulacri oggetto di culto, né tabù di cui è vietato discutere o mettere in discussione. E allora, per rendere più marcato il mio pensiero, vorrei ripetermi: non metto in discussione il pensiero del Ministro Bellanova riguardo a Quota 100 e reddito di cittadinanza; metto in discussione la sua posizione nei confronti della squadra di Governo di cui ella fa parte.

Per quanto riguarda il ricercatore Paolo Balduzzi che insegna Scienza delle finanze (ovvero la disciplina che studia la finanza pubblica e quindi la spesa pubblica per pensioni, sanità e istruzione) ecco le mie considerazioni:

1) osservazione di Balduzzi: ‘i confronti internazionali che tengono conto anche di queste correzioni ci posizionano ancora tra i Paesi in cui più si spende’. Mia nota: se spendiamo di più è perchè non possiamo spendere di meno se vogliamo garantire le pensioni e i servizi sanitari a livelli più o meno accettabili.

2) osservazione di Balduzzi: ‘i pensionati italiani non sono certamente troppo poveri se in media, nel 2017, il reddito netto di un pensionato era pari a circa 14.600 euro (quasi 18.000 euro lordi)’. Mia nota: concordo sulle cifre (sono circa 1123 euro netti al mese su tredici mensilità). Ma il pensionato che voglia vivere un vita vivibile deve andarsene in Portogallo.

3) osservazione di Balduzzi: ‘Chi va in pensione, ancora oggi, ottiene in media ben più di quanto ha versato all’Inps nel corso della propria vita lavorativa’. Mia nota: per quanto desideri ardentemente credere all’affermazione di Balduzzi, dubito tuttavia che lo Stato con tutte le sue riforme pensionistiche abbia avvantaggiato il cittadino.

Abbiamo detto che il ricercatore Paolo Balduzzi insegna Scienza delle finanze, ovvero quella disciplina che studia come massimizzare il benessere della collettività. Proprio così: ‘MASSIMIZZARE’ (è un termine molto in voga nel linguaggio degli economisti, che prendono una funzione matematica, impongono la condizione necessaria, ma non sufficiente, per ottenere il massimo, e quindi pongono la derivata prima di detta funzione uguale a zero, ‘et voilà le jeux sont fait‘, abbiamo massimizzato, almeno sulla carta, il benessere della collettività).

Mi permetta allora Paolo Balduzzi di utilizzare le sue stesse parole riguardo all’utilizzo della scienza-disciplina delle finanze per massimizzare il benessere collettivo: ‘Non è affatto così, ed è tempo di stracciare questo velo di ipocrisia’.