Sulle Pensioni
(2023)
POST N. 156
29 Settembre 2023 alle 17:51 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma Pensioni 2024: quota 103, come funziona l’incentivo e circolare INPS (mia risposta alla sig.ra Lilli Reolon)
Sig.ra Lilli Reolon, le sue parole intrise di reale pragmatismo riportano tutti noi con i piedi per terra.
Dalle alte cime soleggianti di gioia, dove per mano la Poesia ci guida, precipitiamo nel baratro buio dove l’amarezza è sposa del pianto.
Sig.ra Lilli Reolon, la Speranza è indissolubilmente legata alla Gioia.
Mi conceda solo qualche minuto per riportarle otto versi ancora:
“Gioia, bella scintilla divina,
Figlia dell’Eliseo,
noi entriamo ebbri e frementi,
o celeste, nel tuo santuario.
La tua magia ricongiunge
ciò che il costume ha crudelmente diviso.
Tutti gli uomini diventano fratelli,
là dove si sofferma la tua ala soave”.
È la prima strofa dell’Inno alla Gioia (“An die Freude”) scritto da Schiller nel 1786. Tale Inno è diventato, come lei saprà, l’Inno Europeo.
La Poesia eleva l’animo al di sopra delle miserie umane. La eleva là, sulle cime soleggianti, dove la Speranza con le sue ali d’argento infonde nei cuori crudelmente infranti la bella scintilla della Gioia divina.
POST N. 155
28 Settembre 2023 alle 14:59 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma Pensioni 2024: quota 103, come funziona l’incentivo e circolare INPS (mia risposta alla sig.ra Teodora Moira)
“Così, se pensieri di tenebra il mio spirito presago
Avvolgono in un sudario, tu, dolce Speranza,
Con ali d’argento sul mio capo, spargimi d’azzurro.”
(John Keats).
POST N. 154
28 Settembre 2023 alle 13:20 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2023: APE Donna e Pensioni part time, sostituiranno la Riforma Fornero? (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)
Sig. Franco Giuseppe, se si cambierà il nome alla Legge Fornero, si cambierà la Legge Fornero anche nella sostanza.
Per cambiare la Legge Fornero nel nome e nella sostanza ci vuole una persona di peso.
L’On. Durigon è senz’altro una persona di peso.
Ma non nel senso in cui lo intendo io.
POST N. 153
26 Settembre 2023 alle 14:41 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2023: APE Donna e Pensioni part time, sostituiranno la Riforma Fornero? (mia risposta a me stesso)
Nel mio commento credo che, più che un refuso, ci sia un lapsus. Rispetto ai nostri min-istri, penso proprio che Karl Marx sia Max.
POST N. 152
26 Settembre 2023 alle 14:22 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2023: APE Donna e Pensioni part time, sostituiranno la Riforma Fornero? (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)
Sig. Franco Giuseppe, lei dà per scontato che la “Pensione part time” potrebbe essere una “Opzione”. Potrebbe anche essere così, ma non viene precisato dai giornali.
Nel caso fosse una “Opzione”, lei avrebbe piena ragione nell’affermare che la “Pensione part time” non avrebbe alcun senso, dal momento che a 62 anni si potrebbe raggiungere la pensione anticipata Fornero con 43,1 o se donna 42,1.
Poiché io sono dell’avviso che gli “spin doctor” del Governo (i Consiglieri dei Segretari di Partito) non sono per nulla degli sprovveduti, sarei propenso a credere che nella mente di tali “spin doctor” sia maturata l’idea di abolire le pensioni anticipate (proprio 43,1, o se donna 42,1; e Quota 103).
Credo che nessun giornale abbia mai accennato alla possibilità che la “Pensione part time” possa abolire la pensione anticipata Fornero, proprio come la Riforma Fornero ha abolito la pensione di anzianità sostituendola proprio con la “pensione anticipata con inglobamento delle finestre”.
Non vorrei, quindi, essere proprio io, attraverso il sito Pensionipertutti, a diffondere un nuovo “rumors”.
La mia è soltanto una opinione, non suffragata da dati ma sostenuta dalla logica. La mia opinione è la descrizione della realtà, così come io la vedo.
Certamente non è la visione di un politico come lo si intende oggi. I nostri politici, più che alla Legge di Bilancio pensano alle elezioni europee, più che ai bisogni reali del popolo pensano ai propri bisogni personali che soddisfano vendendo sogni al popolo.
Karl Max sosteneva che la religione è l’oppio dei popoli. Se lo è, allora la politica è l’eroina dei popoli, ciò che promette bei sogni prima delle elezioni e brusco ritorno alla realtà dopo le elezioni.
POST N. 151
9 Settembre 2023 alle 20:30 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2023, il Governo andrà verso Quota 41, Opzione donna? Oggi ‘svela’ le carte (mia risposta al sig. Diridero)
Sig. Diridero, penso che la “vecchia” Proposta Tridico sia una buona Proposta. Per quanto riguarda la sua sostenibilità economica, lo stesso Tridico diceva che era sostenibile, e ci sarebbe da prestargli fede. Oggi, però, che i dati macroeconomici sembrano essere peggiorati rispetto al periodo in cui Tridico formulò la sua Proposta, rimane l’incertezza sulla sostenibilità della Proposta Tridico. L’incertezza dominante è il motivo per cui il Governo guida a “vista d’occhio” (anno dopo anno).
POST N. 150
8 Settembre 2023 alle 13:19 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2023, Proietti (Uil) su incontro Governo – sindacati: ‘Continua il silenzio sulle pensioni’ (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)
Sig. Franco Giuseppe, lei mi domanda: se i contributi non vengono versati dal lavoratore o dal datore di lavoro in virtù della decontribuzione, detti contributi vengono versati dallo Stato?
Risponderò alla sua domanda per interposta persona, ricorrendo alla Corte dei conti (che, come si legge dal suo sito, riveste il “ruolo di garanzia della corretta gestione delle pubbliche risorse”), e a Marco Leonardi (che è Professore ordinario di Economia Politica all’Università Statale di Milano ed è stato Consigliere economico della Presidenza del Consiglio dei Ministri guidati da Matteo Renzi e Paolo Gentiloni).
In un documento riguardante la gestione finanziaria dell’INPS negli anni 2013-2014, la Corte dei conti mette in guardia dal far ricorso alla decontribuzione, osservando che “il mancato introito di risorse proprie per effetto della decontribuzione richiederebbe un ulteriore incremento di trasferimenti dal settore pubblico la cui provvista ricadrebbe sulla fiscalità generale” (bollettinoadapt.it/wp-content/uploads/2016/02/Jobs-Act-e-decontribuzione-allarme-della-Corte-dei-Conti. pdf)
RISPOSTA PARZIALE: lo Stato si fa carico di compensare i contributi non versati dal lavoratore o dal datore di lavoro, facendo ricorso alla fiscalità generale (ovvero, attingendo a imposte che non hanno una specifica destinazione – a differenza dei contributi previdenziali che invece una specifica destinazione ce l’hanno –. In tale categoria di imposte rientrano, per esempio, l’IRPEF (Imposta sul Reddito delle PErsone Fisiche, una “imposta diretta”, perché colpisce direttamente la ricchezza delle persone), e l’IVA (Imposta sul Valore Aggiunto, una “imposta indiretta”, perché colpisce indirettamente la ricchezza delle persone attraverso i consumi). Le imposte si differenziano dalle tasse, in quanto le tasse corrispondono al pagamento di un servizio reso, come, per esempio, la TARI, che è la TAssa RIfiuti per la gestione del servizio di raccolta e di smaltimento rifiuti).
Nel suo libro “Le riforme dimezzate. Perché lavoro e pensioni non ammettono ritorni al passato”, di Marco Leonardi, Università Bocconi Editore, Milano, 2018, così il Prof. Leonardi scrive a pag. 22: “Quando il gruppo di cui facevo parte iniziò il proprio lavoro a Palazzo Chigi nell’autunno 2014 la decontribuzione totale per tre anni di tutte le assunzioni e trasformazioni a tempo indeterminato era già stata decisa (alla legge di bilancio lavorava a quel tempo Yoram Gutgeld). La decontribuzione all’inizio non fu avversata anche se dovemmo convincere molte persone, soprattutto sui social, che il lavoratore non perdeva la copertura pensionistica perché i contributi erano coperti dallo Stato (erano, come si dice, fiscalizzati)”.
RISPOSTA COMPLETA: lo Stato si fa carico di compensare i contributi non versati dal lavoratore o dal datore di lavoro, facendo ricorso alla fiscalità generale dando così copertura pensionistica al lavoratore.
Perciò, sig. Franco Giuseppe, ne deriva la risposta anche all’altra sua domanda, e la risposta è la seguente: un domani il calcolo dell’assegno tutto contributivo verrà calcolato anche con i “contributi mancanti del cuneo”, ovvero non versati direttamente dal lavoratore o dal datore di lavoro, in quanto tali contributi sono stati versati dallo Stato.
PRE-CONCLUSIONE: a seguito della decontribuzione il lavoratore non subirà alcuna perdita contributiva ai fini pensionistici, in quanto a pagare saranno tutti i cittadini (lavoratori e pensionati) attraverso il prelievo delle imposte (IRPEF e IVA).
Si rileverebbe, però, una apparente contraddizione. Infatti, se da un lato il lavoratore riceve più soldi perché paga meno contributi, dall’altro lato il lavoratore paga di più in termini di IRPEF. Infatti il calcolo del pagamento dell’IRPEF avviene in tre passi:
1. Reddito complessivo – Oneri deducibili = Reddito imponibile
2. Reddito imponibile x Aliquota IRPEF = IRPEF lorda
3. IRPEF lorda – Detrazioni di imposta = IRPEF netta
Ora, poiché i contributi previdenziali sono compresi negli Oneri deducibili, diminuendo i contributi versati, diminuiscono anche gli Oneri deducibili, e quindi aumenta il Reddito imponibile e quindi, a parità di tutti gli altri parametri (Aliquota IRPEF e Detrazioni di imposta) aumenta l’IRPEF netta da pagare.
Per rimuovere la apparente contraddizione, e per arrecare effettivo beneficio al lavoratore attraverso la decontribuzione, occorrerà “in qualche modo” rimodulare le aliquote IRPEF e/o le Detrazioni di imposta (ad esempio, le detrazioni per lavoro dipendente).
CONCLUSIONE: a pagare i mancati contributi dei lavoratori, dovuti alla decontribuzione, saranno i lavoratori stessi (incluso il lavoratore beneficiario della decontribuzione) e i pensionati.
POST N. 149
7 Settembre 2023 alle 15:32 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Opzione donna 2023, ripristino requisiti ancora possibile? Armiliato: il punto al 6/9 (mia risposta al sig. WilliamW)
Sig. WilliamW, in base alla tabella di marcia, nel 2023 si potrà andare in pensione di vecchiaia a 67 anni e 8 mesi, ed in pensione anticipata a 43 anni e 4 mesi (1 anno in meno per le donne). Sempre che non si riesca a cambiare le regole nei sette anni che ci separano dal 2030.
È ragionevole quindi ritenere attendibile la previsione che i contributi dei lavoratori copriranno ampiamente l’uscita previdenziale, dal momento che si tenderà a lavorare più a lungo.
Per quanto riguarda, invece, la possibilità che i contributi previdenziali vengano utilizzati per il Ponte sullo Stretto di Messina o per finanziare la guerra, sarei propenso a credere che tali operazioni verrebbero bloccate dalla Corte dei Conti, anche se fino ad ora alcune raccomandazioni della Corte dei Conti sono rimaste inascoltate dai Governi Renzi, Draghi e Meloni. Mi riferisco, in particolare, alla raccomandazione di non ricorrere alla decontribuzione, per evitare di coprire le mancate entrate derivanti dal mancato versamento dei contributi facendo ricorso alla fiscalità generale.
Oggi, il più grosso problema che personalmente vedo è il ricorso indiscriminato alla decontribuzione, il taglio del cuneo contributivo (che si vuole rendere addirittura strutturale) per aumentare il potere di acquisto dei salari che in parte si è perduto con l’aumento del tasso di inflazione.
Vedo bene, invece, il taglio del superbonus del 110%, che a mio avviso, è andato a vantaggio delle imprese che hanno aumentato i loro profitti. E non a vantaggio delle famiglie che non hanno visto diminuire i loro costi.
Se ricordo bene (vado a memoria), credo di aver letto che Giuseppe Conte abbia detto che a fronte di un esborso di 80 miliardi di euro da parte dello Stato si è generato un indotto di 200 miliardi di euro. Non vuol dire nulla questa affermazione, se non si dice anche in che misura sono aumentati i beni reali.
È possibile, infatti, generare un indotto di 200 miliardi euro sia costruendo 1.000.000 di case del valore di 200.000 euro ciascuna, sia costruendo 500.000 case del valore di 400.000 euro ciascuna, raddoppiando i prezzi (raddoppio favorito proprio dal fatto che lo Stato ha erogato 80 miliardi di euro in bonus).
POST N. 148
7 Settembre 2023 alle 14:34 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2023, Proietti (Uil) su incontro Governo – sindacati: ‘Continua il silenzio sulle pensioni’ (mia risposta al sig. Francesco)
Quindi, sig. Francesco, in termini operativi, lei che cosa propone di fare?
Fare una campagna social su Change.org? Ci pensa già il gruppo facebook “Uniti per la Tutela del Diritto alla Pensione (UTP)”.
Fare come hanno fatto i francesi? Solo i francesi sanno fare come sanno fare i francesi.
Questo sito deve essere nostro portavoce? Portavoce delle istanze dei lavoratori sono i Sindacati.
Questo sito deve essere mezzo di protesta? Lo è, dando voce (anche se all’interno di un’area circoscritta, questo sito, appunto) a chi altrimenti non avrebbe alcuna possibilità di essere ascoltato da nessuno.
Vorrebbe forse proporre agli italiani di andare a votare alle prossime elezioni europee, ma votare scheda bianca in modo da rendere disonore all’Italia?
Non si preoccupi di rispondere alle mie domande, sig. Francesco. Le assicuro che lei è in ottima compagnia, perché, da quanto leggo dai giornali, le posso assicurare che nemmeno il Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni e nemmeno il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti sanno che cosa fare.
Per quanto riguarda la cosiddetta “opposizione”, mi viene in mente una terribile scena di un documentario su Wildes Tiere (belve) che ho visto per televisione in Germania per il quale ho implorato mia moglie di non farmi più assistere a tali crudi e crudeli documentari sulla Natura: iene e sciacalli pronti ad avventarsi fameliche sulla loro preda in difficoltà.
POST N. 147
7 Settembre 2023 alle 15:35 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Opzione donna 2023, ripristino requisiti ancora possibile? Armiliato: il punto al 6/9 (mia risposta al sig. WilliamW)
Errata/Corrige: nella mia prima riga del commento appena postato delle 15:32 ma non ancora pubblicato intendevo dire 2030 e non 2023.
POST N. 146
7 Settembre 2023 alle 13:14 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Opzione donna 2023, ripristino requisiti ancora possibile? Armiliato: il punto al 6/9 (mia risposta alla sig.ra Paola)
Sig.ra Paola, leggo ora il suo commento in data 6 Settembre 2023 alle 19:39, in cui spiega che è stata licenziata a 58 anni senza però aver maturato i 35 anni di contributi.
Quindi, non si può parlare di cristallizzazione dei diritti, in quanto lei non ha potuto maturare i requisiti necessari per accedere a OD.
POST N. 145
7 Settembre 2023 alle 13:14 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Opzione donna 2023, ripristino requisiti ancora possibile? Armiliato: il punto al 6/9 (mia risposta alla sig.ra Francesca)
Sig.ra Francesca, più che una inversione tra causa ed effetto, temo che ci sia un pensiero più sottile sotto.
OD è la CAUSA che determina come EFFETTO la penalizzazione. Non c’è dubbio che sia così.
Ma il Governo, io temo, potrebbe (uso volutamente il condizionale) pensarla in modo differente:
– poiché OD è la CAUSA che determina come EFFETTO la penalizzazione, allora RIMUOVIAMO l’effetto (penalizzazione) rimuovendo la CAUSA (Opzione Donna).
Con che cosa sostituire (se si tratta di sostituire) OD? Occorre aspettare il prossimo giro di tavolo.
POST N. 145
7 Settembre 2023 alle 1:48 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Opzione donna 2023, ripristino requisiti ancora possibile? Armiliato: il punto al 6/9 (mia risposta al sig. Antonello)
Sig. Antonello, ha colto perfettamente il nocciolo della questione previdenziale.
POST N. 144
6 Settembre 2023 alle 23:29 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Opzione donna 2023, ripristino requisiti ancora possibile? Armiliato: il punto al 6/9 (mia risposta alla sig.ra Paola)
Sig.ra Paola, lei attualmente ha i seguenti requisiti: 61 anni di età (da poco compiuti), 35 anni di contribuzione già maturati, ed è stata licenziata.
Lasciando perdere il decreto Milleproroghe del 7 marzo che lei cita (e che non riesco a trovare), le riporto quanto è scritto sul sito INPS il cui ultimo aggiornamento risale al 26 giugno 2023:
“Con la legge di bilancio 2023, l’opzione è stata ulteriormente prorogata introducendo però ulteriori e più stringenti requisiti di accesso, per cui il requisito anagrafico è stato portato a 60 anni che diventano 59/58 se la lavoratrice ha uno/due o più figli. Ai requisiti anagrafici e contributivi (35 anni) si aggiunge una “condizione soggettiva” che la lavoratrice deve possedere al momento della domanda per cui la lavoratrice deve trovarsi in una delle seguenti situazioni. La prima ipotesi è che svolga assistenza da almeno sei mesi al coniuge o a un parente di primo grado o affine convivente con handicap in situazione di gravità. La seconda è un’invalidità civile di almeno il 74%. La terza è di risultare licenziata o dipendente da imprese in crisi. In quest’ultimo caso, il requisito anagrafico è di 58 anni”. (https://www.inps.it/it/it/dati-e-bilanci/attivit–di-ricerca/collaborazioni-e-partnership/opzione-donna.html).
A me sembra che lei possieda già i requisiti per presentare domanda di pensione Opzione Donna.
Lei precisa “sono stata licenziata ma non da azienda con tavolo di crisi aperto”.
Ma NON IMPORTA se la sua azienda non aveva ha un tavolo di crisi aperto al momento del suo licenziamento.
IMPORTA INVECE che lei sia stata licenziata.
Infatti, INPS dice testualmente: “licenziata o dipendente da imprese in crisi”, il che vuol dire “licenziata, OPPURE dipendente da imprese in crisi (ovvero aziende per le quali è attivo un tavolo di crisi)”.
Il testo non dice “licenziata E dipendente da imprese in crisi”. Ma “licenziata O dipendente da imprese in crisi”.
Se lei è stata licenziata lo scorso anno, allora i suoi requisiti nel 2022 erano: 60 anni di età, 35 di contributi, e licenziata. Quindi lei ha i diritti cristallizzati e può presentare domanda di pensione Opzione Donna nel 2023.
Se lei è stata licenziata quest’anno, nel 2023, allora i suoi requisiti nel 2023 sono: 61 anni di età, 35 di contributi, e licenziata. Quindi lei ha i requisiti per presentare la domanda di pensione Opzione Donna.
Il mio consiglio è di andare da un Patronato, o presso un ufficio dell’INPS, per verificare nuovamente la sua posizione previdenziale.
POST N. 143
6 Settembre 2023 alle 18:45 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Opzione donna 2023, ripristino requisiti ancora possibile? Armiliato: il punto al 6/9 (mia risposta al sig. WilliamW)
Sig. WilliamW, non c’è nulla di incomprensibile e la spiegazione che cerca la può trovare da solo.
Il Governo non manda in pensione i lavoratori, perché ha bisogno dei contributi che i lavoratori versano.
POST N. 142
5 Settembre 2023 alle 22:03 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2023, il Governo andrà verso Quota 41, Opzione donna? Oggi ‘svela’ le carte (mia risposta alla sig.ra Claudia Casula)
Sig.ra Claudia Casula, se me lo permette vorrei rivolgerle una domanda personale. Forse lei è imparentata con la Dott.ssa Consuelo Casula , Psicoterapeuta, Consulente e Formatrice nel campo della comunicazione interpersonale e dell’evoluzione professionale? La ricordo ancora oggi con grande simpatia. Condusse un corso di formazione per Quadri aziendali Olivetti al quale partecipai anch’io.
POST N. 141
5 Settembre 2023 alle 15:54 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2023, il Governo andrà verso Quota 41, Opzione donna? Oggi ‘svela’ le carte (mia risposta al sig. Paolo prof)
Sig. Paolo Prof, lei non può immaginare quanto anch’io speri di sbagliarmi! Il cuore ha ragioni che la ragione non conosce. Ma se anche le conoscesse, qualcosa mi dice che la ragione di questo Governo non sarebbe disposta a seguire il cuore.
POST N. 140
5 Settembre 2023 alle 13:08 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2023: quale sarà l’esito dall’incontro tra Governo e Sindacati del 5 settembre? (miam risposta al sig. Luigi)
Sig. Luigi, ci sono gli individui singoli e la massa collettiva (che è l’insieme degli individui singoli).
Gli individui singoli hanno una testa per pensare. Ragionano. Gli individui singoli cambiano atteggiamento se vengono convinti con i fatti, descritti in maniera oggettiva, facendo leva sul ragionamento.
La massa collettiva non ha una testa per pensare. Usa la “pancia” al posto del “cervello”. La massa collettiva cambia atteggiamento se viene persuasa con le parole, espresse con vigore, facendo leva sulla emotività.
La massa collettiva, quando è ristretta ad un piccolo numero di individui singoli, ed è animata da “animal spirits” (che non è la forza motrice che spinge l’individuo ad intraprendere una iniziativa imprenditoriale e di cui parlava Keynes) viene denominata col termine comune di “branco”.
In Natura esistono esempi di insiemi viventi che agiscono come se fossero una sola individualità, come se venissero guidate da una sorta di intelligenza collettiva. Tali insiemi viventi sono le formiche e le api.
POST N. 139
5 Settembre 2023 alle 11:34 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2023, il Governo andrà verso Quota 41, Opzione donna? Oggi ‘svela’ le carte (mia puntualizzazione sull'affermazione del Ministro Giorgetti)
Desidero richiamare l’attenzione sulla seguente affermazione del Ministro Giorgetti: “Certamente dovremo intervenire a favore dei redditi medio-bassi, come abbiamo fatto, con la decontribuzione, perché l’inflazione riduce enormemente il potere di acquisto”.
Come si legge nell’articolo, mi ha colpito il fatto che l’azione passata espressa da “come abbiamo fatto” non collima con l’azione futura “dovremo intervenire”. Ho attribuito questa discrepanza temporale al fatto che l’intenzione di intervenire a favore dei redditi medio-bassi sia una decisione già presa.
Ma potrebbe esserci un’altra interpretazione riguardo a quel “come abbiamo fatto”. Si potrebbe intendere che il Governo Meloni è “già” intervenuto a favore dei redditi medio-bassi (quindi l’espressione “come abbiamo fatto” che io trovo ambigua dissolverebbe la sua ambiguità se venisse sostituita con l’espressione “come abbiamo già fatto”).
Sono andato a rivedermi la Legge di Bilancio 2023 pubblicata il 30 Dicembre 2022 sotto il Governo Meloni entrato in carica il 22 ottobre 2022. Nella Legge di Bilancio 2023, pubblicata sul sito del Ministero dell’Economia e delle Finanze (https://www.lavoro.gov.it/notizie/pagine/legge-di-bilancio-2023), si legge: “Taglio del cuneo fiscale per l’anno 2023. Incrementato (rispetto al 2022) al 2% per i redditi annui sino ad euro 35.000 e al 3% per quelli sino ad euro 25.000 l’esonero sulla quota dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori per i rapporti di lavoro dipendente ad eccezione di quelli di lavoro domestico”.
Poiché nella Legge di Bilancio 2023 c’è un riferimento al 2022 (vi è l’espressione “rispetto al 2022”), sono andato a rivedermi la Legge di Bilancio 2022 pubblicata il 28 gennaio 2022 sotto il Governo Draghi rimasto in carica dal 13 febbraio 2021 al 22 ottobre 2022. Nella legge di Bilancio 2022, pubblicata sul sito del Ministero dell’Economia e delle Finanze (https://www.mef.gov.it/focus/Legge-di-Bilancio-2022/#cont2_scheda), alla voce “Sgravi contributivi” si legge: “In tema di incentivi all’occupazione, si prevede una serie di sgravi contributivi, in particolare: l’esonero contributivo per le assunzioni a tempo indeterminato effettuate nel 2022 ai datori di lavoro privati che, nel medesimo periodo, assumono a tempo indeterminato lavoratori subordinati provenienti da imprese in crisi; proroga per il 2022 dello sgravio contributivo totale per i contratti di apprendistato di primo livello, riconosciuto in favore dei datori di lavoro che occupano alle proprie dipendenze fino a 9 addetti con contratto di apprendistato di primo livello; l’esonero dal versamento del 100 per cento dei contributi previdenziali complessivi a carico dei datori di lavoro, alle società cooperative che si costituiscono, a decorrere dal 1° gennaio 2022, nel limite di 6.000 euro su base annua, e per un periodo massimo di ventiquattro mesi dalla data della costituzione della società cooperativa”.
Ora, chi si domanda perché non ci sono i soldi per le pensioni ha la risposta: i soldi per le pensioni, che derivano dal versamento dei contributi, non ci sono perché, a seguito di sgravi contributivi quale misura a sostegno dell’occupazione, non vengono versati i contributi previdenziali dai datori di lavoro e dai lavoratori.
L’onere finanziario, che deriva dalle mancate entrate dovuto a sgravi contributivi, viene assunto dallo Stato.
Il problema della decontribuzione era già sorto in tempi passati, al tempo del Governo Renzi ed intervenne persino la Corte dei Conti a dare l’allarme sulla decontribuzione, esprimendosi in questi termini a proposito del Jobs Act: “il mancato introito di risorse proprie per effetto della decontribuzione richiederebbe un ulteriore incremento di trasferimenti dal settore pubblico la cui provvista ricadrebbe sulla fiscalità generale”.
(https://www.bollettinoadapt.it/wp-content/uploads/2016/02/Jobs-Act-e-decontribuzione-allarme-della-Corte-dei-Conti.pdf)
L’allarme della Corte dei Conti sull’effetto negativo della decontribuzione sui conti pubblici viene ignorato oggi dal Governo Meloni, come fu ignorato ieri dal Governo Draghi, come fu ignorato l’altro ieri dal Governo Renzi.
POST N. 138
4 Settembre 2023 alle 18:53 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2023: quale sarà l’esito dall’incontro tra Governo e Sindacati del 5 settembre? (mia risposta a Seba)
Vede Seba (non so se lei sia un uomo o una donna, dal momento che è un nome unisex e quindi può essere maschile o femminile, come pure potrebbe essere il diminutivo di Sebastiano o di Sebastiana), io credo che decisioni così importanti vengano prese dalla Casa Madre. E la Casa Madre è l’Europa.
Io credo che il Governo italiano stia gestendo l’Italia alla stregua di un’azienda, dove il Presidente del Consiglio dei Ministri è il Chief Executive Officer (CEO), il Ministro dell’Economia e delle Finanze è il Chief Financial Officer (CFO), e tutti gli altri Ministri sono Dirigenti di Linee Operative cosiddetti C-level (Chief).
L’Azienda Italia è una Country che dipende dalla Casa Madre Europa. La Casa Madre Europa ha detto alla Country Italia che occorre raggiungere determinati obiettivi di “sostenibilità” (parola molto in voga negli ultimi tempi) in termini di debito pubblico e questo significa maggiore rigidità nei conti pubblici e minore flessibilità nella Spesa Pubblica (tra cui le pensioni).
Il Ministro delle Finanze-CFO trasmette la richiesta della Casa Madre Europa a tutti gli altri Ministri-Chief dicendo loro che occorre effettuare tagli ai rispettivi budget finanziari. Le Linee Operative maggiormente interessate ai tagli di budget sono quelle relative alle Pensioni, Sanità, Istruzione, Assistenza.
I Dipendenti dell’Azienda Italia (cioè la Popolazione) non accettano questi tagli, perché potrebbero essere effettuate cessioni di Rami d’Azienda Italia (ovvero privatizzazioni di Pensioni, Sanità, Istruzione) con possibili ripercussioni negative sulla coesione e benessere sociale.
I Dipendenti dell’Azienda Italia delegano i loro Rappresentati Sindacali di mediare con i Ministri-Chief responsabili delle varie Linee Operative (Pensioni, Sanità, Istruzione, Assistenza). Iniziano quindi i negoziati, che dovranno portare ad un compromesso.
Il compromesso significa che i tagli vanno effettuati, nella misura indicata dalla Casa Madre, resta solo da individuare quanto togliere alle Pensioni per dare alla Sanità, quanto togliere alla Sanità per dare all’Istruzione, quanto togliere dall’Istruzione per dare all’Assistenza, quanto togliere all’Assistenza per dare alla Previdenza, dal momento che rimane una pietra miliare separare la Previdenza dall’Assistenza.
Non escludo che i Ministri-Chief e i Rappresentati sindacali dei Dipendenti dell’Azienda Italia (la Popolazione) diventino “conniventi” (ovvero, che tacitamente consentano a un’azione non buona, pur avendo la possibilità, e in genere anche l’obbligo per la funzione esercitata, di impedirla) nell’attuazione delle direttive ricevute dalla Casa Madre Europa, fingendo contrapposizioni che in effetti non esistono.
POST N. 137
4 Settembre 2023 alle 19:29 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2023: quale sarà l’esito dall’incontro tra Governo e Sindacati del 5 settembre? (mia risposta alla sig.ra Tiziana)
Sig.ra Tiziana, lungi da me dall’alimentare nuovi rumors, ma da come il Ministro Giorgetti si sta dando da fare per trovare le risorse per la Legge di Bilancio 2024, a me pare (e questa è una mia personalissima riflessione) che se i Sindacati fossero disposti a lottare per avere Opzione Donna con i requisiti originari, dovrebbero accettare il compromesso di cedere su altri fronti. Per esempio, rinunciare a Quota 103 (62 anni di età e 41 di contribuzione) e accettare di cedere sulla flessibilità a partire da 62 anni. In altri termini, i sindacati dovrebbero essere disposti ad accettare, per esempio, una Quota 104 (63 anni di età e 41 di contribuzione).
Ovviamente (e questo è ben comprensibile) si solleverebbero i lavoratori aspiranti a Quota 103.
Poiché il Governo intende mantenere bassa la tensione sociale, ed avendo già acquisito la “accondiscendenza” (non so se è il termine più appropriato) della popolazione, tenderà a mantenere lo status quo, ovvero tenderà a prorogare per il 2024 le misure che oggi ci sono, senza alcuna variazione.
POST N. 136
4 Settembre 2023 alle 16:05 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2023: quale sarà l’esito dall’incontro tra Governo e Sindacati del 5 settembre? (mia risposta al sig. Marco)
Vede, sig. Marco, se un cane morde un uomo, non è una notizia. Ma se un uomo morde un cane, è una notizia. Una notizia è un’informazione che sorprende, che giunge inattesa.
Sotto questo aspetto, l’articolo non offre notizie, si fonda su “non notizie”, su informazioni che non sorprendono, che non giungono inattese.
L’articolo non fa da cassa di risonanza ai rumors, poiché una voce in più tra mille non fa alcuna differenza.
L’obiettivo dell’articolo è di “azzardare” previsioni riguardo all’incontro di domani tra Governo e Sindacati.
Da una parte del tavolo ci sono i Rappresentati del Governo e dalla parte opposta del tavolo ci sono i Rappresentati dei Sindacati: sono Parti opposte (lo si vede dalla configurazione del tavolo), e non a caso ho utilizzato il termine “Controparte”.
Sono Parti che si confrontano e si affrontano, in un rapporto di forze che viene determinato anche facendo circolare voci (rumors) per sondare il terreno, per verificare fino a che punto si può tirare la corda.
Si tenta di sfiancare l’avversario, rinviando continuamente gli incontri. Si testa la resistenza dall’avversario, la sua forza o la sua debolezza.
Nell’articolo ho “azzardato” previsioni analizzando i Rapporti di Forza tra Governo e Sindacati ed ho tenuto conto delle priorità che il Governo si è dato. Ho analizzato tutto ciò indipendentemente dalle mie convinzioni.
Ma per fare ciò che vuole fare, il Governo ha bisogno dell’appoggio della popolazione, ed è per questo che si è reso necessario far circolare rumors per portare al ribasso le aspettative della popolazione. Questa è una mia opinione, soggettiva, e quindi è “opinabile”, può essere messa in discussione.
Lei, sig. Marco, esprime una frase piena di rammarico, di dispiacere, di contrarietà: “Ci bastano loro senza aiutarli ad amplificare il metodo che corrode le speranze dei lavoratori”.
La comprendo bene, sig. Marco. Mi creda sulla parola. Non troverà un’altra persona in grado di comprendere la sua espressione così come riesco a comprenderla io.
E voglio dirle di più, nella speranza che la Redazione lasci passare il mio commento. In una mia mail di tanto tempo fa, così scrissi alla Dott.ssa Erica Venditti:
“Mi domando solo se ai lettori non verrà a noia il leggere le mie considerazioni, le mie osservazioni. In fondo, sono parole che non alimentano la speranza dei lettori e non c’è modo di invertire il corso delle azioni perché l’Italia è ormai un treno a guida autonoma, che non risponde nemmeno più ai comandi del Governo”.
POST N. 135
4 Settembre 2023 alle 12:47 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2023: quale sarà l’esito dall’incontro tra Governo e Sindacati del 5 settembre? (mia risposta al sig. Marco)
Sig. Marco, mi spiace avere urtato la sua sensibilità. Provo ad affinare il concetto che ho in mente, e che è il seguente: con i rumors si possono manipolare le masse. I “rumors” possono venire diffusi ad arte da chiunque, anche dai politici.
È un concetto che ho in mente, ma che mi sono trattenuto dall’esprimere in maniera così “volgare”. Per cui ci proverò ora che ho i mezzi per esprimere lo stesso concetto ma in maniera più elegante.
Proprio questa mattina, nel leggere un commento della sig.ra Stefania Vitali, sono venuto a conoscenza della “Finestra di Overton” (dal nome del sociologo Joseph P. Overton) che prima di questa mattina era per me un concetto del tutto sconosciuto.
Lei mi scuserà se, per descrivere gli effetti dei “rumors” sulle masse, userò dei “copia e incolla”. È una questione di economia di pensiero.
Overton “nei suoi studi cercava di spiegare i meccanismi di persuasione e di manipolazione delle masse, in particolare di come si possa trasformare un’idea da completamente inaccettabile per la società a pacificamente accettata ed infine legalizzata.
Tecniche affinate, gli esperti di pubblicità e marketing ben le conoscono e sempre di più vengono applicate su scala globale dai think tank dell’economia e della politica per orientare il modo di pensare e le inclinazioni dell’opinione pubblica”.
Tutto qua, sig. Marco.
Niente di più, niente di meno.
POST N. 134
4 Settembre 2023 alle 11:51 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2023, UIL su incontro 5/9: ultime su Opzione donna, giovani, uscita dai 62 anni (mia considerazione al commento della sig.ra Stefania Vitali)
Interessante la “Finestra di Overton” (che non conoscevo).
POST N. 133
31 Agosto 2023 alle 12:34 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2023 la manovra frena: taglio indicizzazioni, no quota 41 e aumento minime
Cosa leggo nell’articolo? Leggo che “Il Governo non vuole rinunciare al taglio del cuneo contributivo”.
Il Governo non vuole rinunciare al taglio del cuneo fiscale?!
Il taglio del cuneo fiscale (a mio avviso, s’intende) è un grave errore. Anzi, un orrore. Un orrendo orrore di una orridezza orrenda.
La Politica Fiscale del Governo, qualora fosse condotta bene, potrebbe sostituire integralmente la Politica Monetaria della BCE, anche in merito al controllo dell’inflazione.
Ma cosa si prefigge il Governo col taglio del cuneo fiscale? Salvaguardare il potere di acquisto dei salari? Giustissimo.
E quindi si vuole permettere ai lavoratori di continuare a consumare come facevano prima? Benissimo.
E quindi si vuole che la domanda per consumi non diminuisca, e che si unisca alla crescita dei prezzi causata dall’aumento dei costi delle materie prime spingendo il livello dei prezzi, e quindi l’inflazione, ancora più su? Malissimo!
Ma abbiamo visto cosa sta accadendo con i prezzi della benzina? Certamente, c’è anche la speculazione di mezzo! Ma al Governo questo non interessa affatto, perché sta incassando tanti di quei soldi con le accise per fare una Legge di Bilancio per la quale sta incontrando difficoltà insormontabili.
E con una Legge di Bilancio in forte difficoltà, ci si permette di ridurre il cuneo fiscale?!
Certo, il Governo potrebbe dire: ma è proprio con l’incremento delle entrate fiscali dovuto alle accise che possiamo permetterci il taglio del cuneo fiscale!
Beh, se questo è il meglio che il Governo riesce a fare, faccia pure come meglio crede!
Se, per un momento, mettiamo da parte la Politica Monetaria, e quindi non interveniamo sul tasso di interesse, il Governo potrebbe controllare l’economia attraverso la Politica Fiscale: quando l’economia tira, il Governo aumenta IVA e tasse per frenare consumi e investimenti al fine di non surriscaldare l’economia; quando, invece, l’economia non tira, il Governo riduce l’IVA e le tasse per stimolare consumi e investimenti. La BCE fa leva sul tasso di interesse, il Governo fa leva sulle tasse. Tutto qua. È proprio difficile capire questo ragionamento?
Ora cosa sta accadendo? Da una parte, il Governo, attraverso l’aumento dei salari mediante il taglio del cuneo fiscale, permette la stabilità dei consumi (che invece dovrebbero diminuire in condizione di inflazione sostenuta, cosa che per la verità in parte già avviene); dall’altro, la BCE frena i consumi e gli investimenti attraverso l’aumento del tasso di interesse (cosa inutile perché investimenti e consumi vengono già ridotti a causa dell’aumento dei costi delle materie prime e dei prezzi dei beni) .
Ma la BCE e il Governo italiano non si rendono conto di questo “strabismo economico” tra Politica Monetaria e Politica Fiscale?
BCE e Governo italiano non si rendono conto del cattivo uso che stanno facendo della Politica Monetaria e della Politica Fiscale?
Ma forse sono io a vedere l’economia in maniera strabica.
POST N. 132
30 Agosto 2023 alle 16:58 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2023 la manovra frena: taglio indicizzazioni, no quota 41 e aumento minime (mia risposta al sig. Luigi)
Sig. Luigi, ci sono cose che mi colpiscono più di altre profondamente.
In qualche altro mio commento ho riportato che ho dato l’esame di Economia Politica studiando sul libro “Economia” di Paul Samuelson e di William Nordhaus (due premi Nobel per l’Economia). Considero tale libro universitario (ne conosco altri 6) tra i migliori per gli studi universitari di Economia.
Il libro di Samuelson e di Nordhaus (Zanichelli, 1990) ha 900 pagine. Nel Glossario e nell’Indice di questo libro non si trova la parola “pensioni”. Nemmeno quando si parla di Spesa Pubblica si trova la parola “Spesa pensionistica”.
Anche il libro “Macroeconomia” (Zanichelli, 2015) di Gregory Mankiw, Professore di Economia alla Harward University, non riporta nell’Indice la parola “pensioni”, ma ne accenna quando si parla della teoria del ciclo di vita di Franco Modigliani (Premio Nobel per l’Economia dopo essere stato naturalizzato americano). Si accenna al pensionamento perché si fa riferimento al consumo della ricchezza accumulata, consumo che va dal momento del pensionamento al momento di fine vita.
Nemmeno nel libro “Macroeconomia” di Olivier Blanchard, Alessia Amighini e di Francesco Giavazzi (ed. il Mulino, 2013), si trova la parola “pensioni” nell’Indice analitico, ma se ne fa accenno quando si parla della teoria del ciclo vitale di Modigliani. Tuttavia nel box di approfondimento dal titolo “Gli individui risparmiano abbastanza per la pensione?” si arriva alla seguente conclusione: “Questo è proprio l’obiettivo originario della previdenza sociale: fare in modo che gli individui dispongano di mezzi sufficienti per vivere dopo la fine della propria attività lavorativa” (Capitolo 17, pag. 436).
Sono andato un po’ lungo, ma mi serve per mettere in evidenza due importantissimi aspetti riguardanti le pensioni.
Ma prima di evidenziare questi due importantissimi aspetti, vorrei brevemente soffermarmi sulla caratteristica “umana” delle persone.
Le persone credono ciò a cui vogliono credere. E questi sono gli elettori.
Le persone danno lavoro agli amici e a familiari. E questo è naturale: si cerca di condividere il lavoro (ma anche i propri interessi) con le persone nelle quali si ripone la propria fiducia. Sono persone presenti nelle aziende, nella Pubblica Amministrazione, nel Governo. Insomma, dappertutto.
Le persone fanno innanzitutto i propri interessi. Ci sarebbe da domandarsi: e quale persona non lo fa? Su questo aspetto ha molto riflettuto nel 1700 Adam Smith (considerato il padre fondatore dell’Economia). In poche parole, Smith affermava che ciascun individuo, facendo il proprio interesse, contribuisce, inconsapevolmente, a fare l’interesse della collettività.
Il primo punto importantissimo sulle pensioni che vorrei evidenziare è questo: il pensionato non produce, e quindi, sotto questo aspetto, non è oggetto di indagine economica (detto fuori dai denti: il pensionato non interessa al Governo). Il pensionato, però, risparmia e consuma, e sotto questo aspetto è oggetto di indagine economica (detto con grazia: il pensionato interessa a Governo e Sindacati). I suoi risparmi gli servono anche per consumare, e questo per le casse dello Stato va bene. Ma il pensionato tende, man mano che l’età avanza, a far ricorso sempre più a medicinali e ai servizi sanitari, e questo per le casse dello Stato non va bene, anzi va malissimo. Lo Stato, quindi, è costretto a frenare la spesa sanitaria intervenendo in vari modi: riducendo le prestazioni, aumentando i ticket, esternalizzando le prestazioni ai privati.
Il secondo punto importantissimo sulle pensioni che vorrei evidenziare è questo: con l’introduzione del sistema di calcolo totalmente contributivo l’importo pensionistico si riduce in maniera significativa rispetto all’ultimo stipendio, e questo potrebbe incidere sul tenore di vita della persona. Per garantire al lavoratore di condurre da pensionato un tenore di vita quanto più vicino possibile al tenore di vita che conduceva da lavoratore, si tende ad allungare l’attività lavorativa del lavoratore in modo che ci siano più versamenti contributivi e quindi un importo pensionistico più sostanzioso.
Ovviamente, questo è solo uno dei motivi alla base dell’allungamento dell’attività lavorativa, e si raccorda con l’obiettivo originario della previdenza sociale: fare in modo che gli individui dispongano di mezzi sufficienti per vivere dopo la fine della propria attività lavorativa.
Ma tutti questi ragionamenti, a dire il vero, servono a poco, non vengono assimilati dai lavoratori, perché essi hanno una sola ragione da far valere: “voglio essere io a stabilire se l’importo pensionistico mi sta bene oppure no”.
Ma questa ragione, purtroppo, il Governo non è disponibile a riconoscere. Non perché non vuole, ma perché non può. Non ha i mezzi (“come fare”), non ha le risorse (“con che cosa”), non ha persone (“coloro che sanno come fare”).
Il Governo è nella plancia di comando, ma non è lui a decidere la rotta. La rotta la decide la corrente di bilancio.
POST N. 131
31 Agosto 2023 alle 9:06 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2023, la Fornero favorevole ad Opzione donna, il Governo ascolterà? (mia risposta al sig. Giovanni)
Fornero, Fonero, tu dici il vero,
Ma oggi, come allora, vediam nero.
Qui più si lavora e meno si nasce,
E l’Italia salvata ora perisce.
POST N. 130
30 Agosto 2023 alle 19:24 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2023 la manovra frena: taglio indicizzazioni, no quota 41 e aumento minime (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)
Già, sig. Franco Giuseppe, l’idea non fa una piega!
Non sarà mica che il Governo se la sia fatta suggerire da ChatGPT?!
Anzi, non sarà mica che la Legge di Bilancio la stia facendo ChatGPT? Io non lo escluderei a priori, eh?
POST N. 129
30 Agosto 2023 alle 11:03 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2023 la manovra frena: taglio indicizzazioni, no quota 41 e aumento minime (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)
A rifletterci bene, sig. Franco Giuseppe, questa “partita di giro” è già presente nella nostra società: il figlio finanzia con i suoi contributi la pensione del genitore, e il genitore finanzia con la sua pensione una parte del salario del figlio per l’accensione di un mutuo.
Il Governo potrebbe dire: vedete? abbiamo solamente codificato in legge quanto già avviene nella realtà. Né più, né meno.
POST N. 128
30 Agosto 2023 alle 10:31 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2023 la manovra frena: taglio indicizzazioni, no quota 41 e aumento minime (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)
In effetti, sig. Franco Giuseppe, è proprio come dice lei: è una partita di giro tra lavoro e pensioni. Ciò che esce dal lavoro entra nelle pensioni, e ciò che esce dalle pensioni entra nel lavoro.
Il Governo troverebbe altre interpretazioni per questa partita di giro, qualcosa vicino al “patto intergenerazionale” e si esprimerebbe grossomodo così: se oggi la generazione corrente contribuisce al pagamento delle pensioni della generazione precedente, la generazione precedente contribuisce al pagamento dei salari della generazione susseguente.
In altre parole, la partita di giro tra lavoro e pensioni si identificherebbe con la “partita di giro” che avviene in famiglia: i genitori hanno cura dei loro figli (quando questi non sono autosufficienti), e i figli avranno cura dei loro genitori (quando questi non saranno più autosufficienti).
POST N. 127
29 Agosto 2023 alle 12:35 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2023 la manovra frena: taglio indicizzazioni, no quota 41 e aumento minime
Nell’articolo si legge: “Il Governo non vuole rinunciare al taglio del cuneo contributivo per i lavoratori dipendenti e sta pensando alla detassazione delle tredicesime (soprattutto per redditi bassi). Serve quindi risparmiare da altre parti, e le pensioni sono il capitolo su cui recuperare risorse”.
Nell’articolo si legge anche che gira un’ipotesi scritta su Repubblica dalla giornalista Valentina Conte che spiega come il Governo potrebbe fare cassa attingendo alle pensioni: “L’idea è quella di rivalutare solo parzialmente le pensioni in base all’andamento dell’inflazione, costituendo così un’opzione che il governo Meloni sta valutando per il secondo anno consecutivo”.
Che le pensioni vengano finanziate dal lavoro lo sapevamo già. Ma che il lavoro venga finanziato dalle pensioni questa è davvero una “chicca intellettuale”. È la causalità circolare che prende corpo, diventa viva, infiamma l’animo d’ardente ardore.
Se avessi voce in capitolo mi piacerebbe candidare l’ideatore di questa chicca intellettuale al Premio (IG)Nobel di economia.
Lavoro e pensioni sono senz’altro affetti da causalità circolare, ma non nel modo ignobile come quello che mi pare di catturare nell’articolo, ovvero di coprire il mancato versamento dei contributi da lavoro con la riduzione degli importi pensionistici.
Il Governo pensi, piuttosto, a valutare l’ipotesi più razionale sotto il profilo della disciplina economica di agganciare le pensioni all’andamento dei salari piuttosto che all’andamento dell’inflazione.
POST N. 126
28 Agosto 2023 alle 14:33 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2023, Quota 41 per tutti: le risorse si potrebbero trovare, ecco dove (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)
Sig. Franco Giuseppe, nel paradigma economico che io propongo, relativamente all’utilizzo della moneta digitale di Stato, non è contemplato lo scambio di beni tra Stato e privati in cambio di euro.
Nel mio paradigma economico, euro e moneta digitale di Stato sono due circuiti separati (come anni e anni orsono avveniva con l’ECU e le monete nazionali. Anzi, a dirla proprio tutta, per i primi due anni, da inizio 1999 a fine 2001, l’euro esisteva solo come moneta scritturale parallelamente alle monete nazionali).
Nel mio paradigma economico, la moneta digitale di Stato è fortemente ancorata ai beni dello Stato (anche agli Uffizi di Firenze, se vuole, perché no? Al Colosseo, alla Fontana di Trevi, non sono forse tali monumenti di valore come possono essere Palazzo Chigi, Palazzo del Quirinale, la mia casa o la sua casa, sig. Franco Giuseppe?)
Nel mio paradigma economico, la moneta digitale non si accresce per interessi, e quindi non interessa agli speculatori di Borsa, anche per il fatto che la moneta digitale di Stato non potrebbe essere scambiata sui mercati finanziari perché non può essere convertita in altra moneta – eccetto in casi particolari, e comunque scambiato solo con euro per chi ha eccedenza di moneta digitale di Stato, e comunque solo in Italia).
Lei sig. Franco Giuseppe dice: “Alzi la mano chi crede davvero che i beni dello Stato dati in pegno saranno riscattati dallo stesso governo che li ha ceduti”. Ebbene, io alzo la mano, perché credo che il Governo potrà ben riscattare i beni che avrà dato in pegno in quanto tutti i contribuenti dovranno pagare le tasse in moneta digitale di Stato, e lo faranno sicuramente perché sarebbero tentati di “sbarazzarsi” PRIMA della moneta digitale dello Stato italiano e POI dell’euro della BCE.
Nel mio paradigma economico, tutte le transazioni in moneta digitale di Stato avverrebbero via POS senza alcuna commissione da pagare né da parte dell’esercente, né da parte del consumatore e le transazioni sarebbero tutte tracciate con il risultato che diventerebbe più difficile l’evasione fiscale.
Infine, sig. Franco Giuseppe, mi pare che lei viva in Sardegna e che quindi forse avrà più di me familiarità con il Sardex, che l’enciclopedia Treccani online così riporta: “Moneta virtuale e complementare di scambio, utilizzata in alcuni circuiti di compravendita in Sardegna. Ma a differenza della moneta corrente, è immune dagli interessi e i possessori non sognano di metterne insieme un capitale.”
Insomma, sig. Franco Giuseppe, la moneta digitale di Stato che io propongo la può considerare un po’ (ma non proprio) come il Sardex esteso al livello nazionale.
POST N. 125
28 Agosto 2023 alle 13:41 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2023, Quota 41 per tutti: le risorse si potrebbero trovare, ecco dove (mia risposta al sig. Mariano)
Sig. Mariano, le confesso che anche a me piace poco la parola “frugale” (tanto è vero che ho utilizzato il termine “cosiddetti” per designare i “Paesi frugali”, espressione che ho posto tra virgolette, perché non è la mia espressione ma è quella che utilizzano di solito i giornali).
Ogni Paese ha la propria cultura, lingua, tradizione, non si può neanche dire con certezza chi è al Nord e chi è al Sud, perché, come acutamente osservò Luciano De Crescenzo nel film “Così parlò Bellavista”, “si è sempre meridionali di qualcuno”.
Che ci siano Paesi dell’eurozona economicamente più forti ed altri Paesi economicamente più deboli, è un dato di fatto. Tanto è vero che l’economista Premio Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz suggerisce di adottare ciò che egli chiama “euro flessibile”, creando due gruppi di Paesi dell’eurozona con due monete euro differenti: euro1 e euro2.
In termini più pragmatici, vediamo come reagirà l’Unione Europea quando il nostro Governo proverà a chiedere (qualora fosse costretto) di poter sforare il bilancio.
POST N. 124
27 Agosto 2023 alle 13:59 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2023, Quota 41 per tutti: le risorse si potrebbero trovare, ecco dove
Sto studiando “Erlkönig” (il “Re degli Elfi”), una poesia di Goethe musicata da Schubert. Mi avvalgo di alcuni video su youtube per esplorarne la trama e la pronuncia delle parole tedesche. Per provare a me stesso di avere compreso il significato delle parole, il loro ritmo, unitamente ai sentimenti che tali parole esprimono, mi sono cimentato nell’impresa di tradurre questa bella poesia in lingua italiana, in versi endecasillabi a rima baciata.
Dopo aver visto decine e decine di volte le rappresentazioni animate di Erlkönig, i miei occhi si sono sollevati dal video, fissi a guardare ma senza vedere, e mentre sul video scorrevano le immagini animate, la mia mente divagava su quanto avevo appena letto: “Nuove scintille tra vicepremier, Salvini stoppa l’idea di Tajani: ‘Privatizzare i porti? Non è nell’agenda di Governo’” (La Repubblica, 26 agosto 2023, ore 15:14).
I miei occhi sono tornati a guardare il video e a vedere le immagini di Erlkönig che scorrevano. Ma, caso strano, al posto del Re degli Elfi “mit Kron’ und Schweif”, ovvero, “con corona e con mantello”, ho visto l’Italia!
Erlkönig è una poesia bella ma triste, appassionata e appassionante. Come l’Italia.
Ho visto un’Italia invecchiata, ma recante intatti i tratti della sua antica bellezza. Una vecchia zoppicante sulla sua gamba destra, e alquanto incerta su quella sinistra. La mano destra leggermente protesa in avanti come quando si chiede l’elemosina, e la mano sinistra tremante come quando il Parkinson avanza. Una vecchia affetta da tic all’occhio destro che ammicca ripetutamente, al quale fa da contrappunto l’occhio sinistro che lo imita nelle sue irregolarità. Un contrappunto, però, non polifonico ma cacofonico. Il cervello, quest’organo di governo, sembra non essere capace di dar vigore ad un corpo così invecchiato.
Quando arrivo al verso finale, e vedo l’immagine finale proiettata sul video, ecco che la mia mente riprende contatto con la realtà, e sulle note di Schubert sento dire: “In seinem Armen das kind war tot” (Tra le sue braccia suo figlio era morto).
Titoli di coda. La mia mente divaga ancora. L’Italia era morta, e non più una vecchia malmessa. Era invece una Giovine Italia, proprio quella di Giuseppe Mazzini, che entrò far parte della Giovine Europa, assieme alla Giovine Germania, alla Giovine Polonia, alla Giovine Svizzera e alla Giovine Francia.
Il motto della Giovine Italia del 1831 era “Unione, forza e libertà!”. Mi sorprende molto, e piacevolmente, come questo motto sia così vicino all’Inno tedesco che dal 1952 inizia dalla terza strofa con “Einigkeit und Recht und Freiheit” (Unità, giustizia e libertà).
Io spero che il Governo Meloni risolva i suoi disaccordi interni in maniera non così plateale, che eviti sovraesposizioni di immagine su copertine patinate, che sia né troppo mamma né troppo papà, che dia al popolo italiano la certezza che ci sia qualcuno al Governo che sappia dove guidare l’Italia.
POST N. 123
26 Agosto 2023 alle 11:43 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2023, Quota 41 per tutti: le risorse si potrebbero trovare, ecco dove (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)
Non è proprio così, sig. Franco Giuseppe, i beni dello Stato li avremmo ancora con noi. Il mio paradigma economico si fonda su quattro elementi: moneta digitale e beni dello Stato, lavoro e pensioni.
Lei senz’altro conosce l’equazione di Einstein “energia = massa per la velocità della luce al quadrato” che significa che si può trasformare la materia (descritta dal membro di destra dell’equazione) in energia (descritta dal membro di sinistra dell’equazione).
L’equazione di Einstein può essere letta anche al contrario come “massa = energia diviso la velocità della luce al quadrato” (sono in pochi a sapere che è proprio questa la forma originale della famosa equazione di Einstein, in quanto Einstein riteneva l’energia – il membro di destra dell’equazione – più fondamentale della materia).
Io assimilo la moneta all’energia, e assimilo i beni alla materia; la relazione matematica che lega la moneta ai beni è quella che gli economisti chiamano “equazione degli scambi di Fisher” (MV=PQ, dove M è la moneta e Q rappresenta i beni reali).
Nel mio paradigma economico, i beni dello Stato (materia) possono essere convertiti in moneta digitale di Stato (energia), e la moneta digitale di Stato (energia) può essere riconvertita in beni dello Stato (materia), proprio come avviene nella celebre equazione di Einstein.
Una volta che i beni dello Stato vengono convertiti in moneta digitale di Stato, la moneta digitale, circolando, stimola la domanda interna di consumi e investimenti. Durante la trasformazione di beni in moneta, i beni vengono “pignorati” ovvero “ipotecati” presso la Cassa Depositi e Prestiti, la quale emette la moneta digitale di Stato. Una volta che i beni sono stato “ipotecati”, non potranno né essere venduti agli investitori esteri (o anche italiani), né convertiti ancora in moneta digitale di Stato.
Le tasse vengono pagate in moneta digitale di Stato e quindi, dopo avere incassato le tasse, lo Stato restituisce alla Cassa Depositi e Prestiti la moneta digitale di Stato ricevuta, e la Cassa Depositi e Prestiti rimuove l’ipoteca sui beni e li restituisce allo Stato. Il ciclo può ripetersi.
Perciò, sig. Franco Giuseppe, dando in pegno i beni dello Stato, ipotecandoli presso la Cassa Depositi e Prestiti, i beni dello Stato non andranno perduti. Rimangono saldamente radicati in Italia perché appartengono al Popolo Italiano.
POST N. 122
25 Agosto 2023 alle 12:59 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2023, Quota 41 per tutti: le risorse si potrebbero trovare, ecco dove
Come ho specificato in altre occasioni, il Governo a volte ricorre alla vendita dei beni dello Stato per ridurre il debito pubblico. Nella proposta di Tajani, il ricorso alla vendita dei beni dello Stato sarebbe invece finalizzata a dare maggiore spazio alle imprese private. Quindi, l’idea di “vendere beni dello Stato” è un’idea già acquisita dal Governo e dagli Organi istituzionali che vigilano sul Governo (la Corte dei Conti).
La proposta di Tajani farebbe anche buon gioco a Giorgetti, il quale si trova davvero in acque agitate: da un lato, è sotto pressione da parte dei suoi stessi compagni di partito, la Lega, per attuare le promesse elettorali (tra cui Quota 41); mentre dall’altro è sotto pressione per l’imminente riattivazione nel 2024 (dopo la breve sospensione dovuta alla pandemia) delle clausole del Patto di Stabilità e di Crescita riguardo al contenimento del rapporto “Spesa pubblica/PIL” e al contenimento del rapporto “Debito pubblico/PIL”.
Giorgetti chiede all’Unione Europea di non conteggiare come debito gli investimenti statali. Ma gli investimenti, in genere, vengono fatti a debito, e sono quelli che Draghi chiama “debito buono”, il debito cioè per investimenti che creano occasione per la crescita economica, distinto dal “debito cattivo” che serve per alimentare lo status quo.
Da quando si è iniziata la Pandemia si è smesso di parlare dei cosiddetti “Paesi frugali” (Germania, Austria, Svezia, Danimarca, Paesi Bassi) che chiedono rigore nei conti pubblici. Ma ora che il Covid si è trasformato da pandemico a endemico ed è stato declassato al rango di influenza, tra poco, io credo, risentiremo la voce dei Paesi frugali che insisteranno che l’Italia ricorra al MES (Meccanismo Europeo di Stabilità, o fondo salva Stati).
Con la prospettiva dello “spettro” del MES, con la enorme difficoltà di reperire risorse, con le pressioni esercitate su di lui dal suo stesso partito (la Lega) il Ministro Giorgetti potrebbe essere allettato dall’idea del Ministro Tajani.
La “variante”, per così dire, che mi sentirei di inserire nella eventuale vendita di beni patrimoniali è quella di trasformare la cessione degli immobili da “vendita” a “liquidazione”, intesa nel senso di rendere liquidi gli immobili dello Stato in moneta, non euro ma digitale italiana, in modo che i beni rimangano “ipotecati” presso Cassa Depositi e Prestiti e non vadano in mano agli investitori esteri.
POST N. 121
22 Agosto 2023 alle 23:16 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2023, Durigon promette, Giorgetti smentisce: Quota 103 si farà? (mia risposta al sig. Rino)
Sig. Rino, quello che lei dice è vero, e cioè che spesso i figli dei propri figli vengono allevati dai nonni, e questo accade perché non sempre si ha la disponibilità finanziaria per far fronte alle spese di una struttura adeguata alla custodia dei figli, soprattutto quando si ha già un mutuo da pagare.
Perciò, se i lavoratori, come lei, potessero andare in pensione già a 64 anni, sarebbe un vero sollievo per le giovani famiglie potere affidare i propri figli ai nonni, e ciò potrebbe effettivamente incrementare il tasso di natalità.
A questa conclusione è arrivato lo studio di Edoardo Frattola della Divisione Ricerca di Banca d’Italia e tale conclusione è riportata nel documento in lingua inglese dal titolo “Parental retirement and fertility decisions across family policy regimes” (traduzione: “Pensionamento dei genitori e decisioni sulla fertilità attraverso i regimi di politica familiare”) pubblicato da Banca d’Italia nella collana “Temi di discussione (Working Papers)” N. 1417 in data Luglio 2023.
Nelle conclusioni del documento è riportato: “In many European countries, retirement age has been raised in the last three decades to limit the pressure of population ageing on public spending. However, as argued in the introduction, these pension reforms may have unintended consequences on fertility rates, thus reinforcing population ageing itself”.
Mia traduzione: In molti paesi europei, negli ultimi tre decenni, l’età pensionabile è stata innalzata per limitare la pressione dell’invecchiamento della popolazione sulla spesa pubblica. Tuttavia, come sostenuto nell’introduzione, queste riforme pensionistiche potrebbero avere conseguenze indesiderate sui tassi di fertilità, rafforzando così l’invecchiamento della popolazione stessa.
Più in là, sempre nelle conclusioni, il documento avanza una ipotesi di soluzione: “… a good countermeasure to limit the side effects of pension reforms on fertility would be, for instance, to increase the supply of formal childcare”.
Mia traduzione: una buona contromisura per limitare gli effetti collaterali delle riforme pensionistiche sulla fertilità, potrebbe essere, per esempio, quella di incrementare l’offerta di servizi formali di assistenza all’infanzia.
Come dice lei, sig. Rino, (cito testualmente) “non ci voleva Bankitalia a certificare che una delle cause della bassa natalità in Italia è legata all’allungamento dell’età della pensione”. Ma il fatto che Bankitalia l’abbia detto, attraverso un documento fondato su una ricerca di natura scientifica, è proprio una sorta di “certificazione” del sentiment popolare di cui il Governo non potrà non tenerne conto.
Il tema della natalità è certamente all’attenzione del Governo, come si rileva dalle parole stesse del Ministro Giorgetti riportate proprio nel presente articolo: “Il tema della natalità è un tema fondamentale: non c’è nessuna riforma previdenziale che tiene nel medio-lungo periodo con i numeri della natalità che abbiamo oggi in questo Paese”.
Ma nelle parole del Ministro Giorgetti si coglie un rapporto di relazione natalità-pensionamento differente da quello messo in luce da Bankitalia. E cioè, mentre per Bankitalia la riduzione del tasso di natalità dipende dall’allungamento dell’età pensionabile, per il Ministro Giorgetti l’allungamento dell’età pensionabile dipende dalla riduzione del tasso di natalità. Entrambe le “visioni” sono corrette.
Il punto di incontro tra la visione di Bankitalia e la visione del Governo sembra essere nella Proposta di Legge N. 1019 a prima firma di Tommaso Foti (Fratelli d’Italia) dal titolo “Disposizioni per la promozione della natalità, il sostegno delle famiglie e del lavoro femminile e la sicurezza in ambito scolastico, nonché deleghe al Governo in materia di gratuità dei servizi educativi e delle scuole per l’infanzia e di revisione del trattamento tributario del reddito familiare” presentata alla Camera dei Deputati in data 17 marzo 2023.
Nella PdL 1019 si propongono misure a favore della famiglia, tra cui (tra altre cose di rilievo) proprio quelle suggerite nel documento di Bankitalia in riferimento all’incremento della offerta di servizi formali di assistenza all’infanzia: adeguamento dei posti disponibili negli asili nido comunali, prolungamento degli orari di servizio degli asili nido, apertura degli asili nido anche nei mesi estivi a supporto di tutti i genitori che lavorano.
Insomma, a quanto pare le intenzioni politiche di favorire la famiglia, sia da parte dei Parlamentari che da parte del Governo, ci sono. Sembrerebbe, quindi aprirsi uno spiraglio di luce sia per la natalità che per le pensioni.
Tali intenzioni vengono però sigillate dall’affermazione del Ministro Giorgetti che vale la pena rappresentare a caratteri cubitali: “NON SI POTRÀ FARE TUTTO”.
E lo spiraglio di luce svanì.
POST N. 120
22 Agosto 2023 alle 15:57 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2023, Durigon su destino Quota 41 e Quota 103, dubbi opzione donna (mia risposta al sig. Agostino Pambianco)
Sig. Agostino Pambianco, la riduzione delle accise sulla benzina non è una cosa buona.
È vero che l’aumento del prezzo della benzina fa aumentare anche i prezzi dei beni di consumo di prima necessità (in primis quelli alimentari); ma è altrettanto vero che se si riducono le accise sulla benzina, e quindi se si riduce il prezzo della benzina, i prezzi dei beni di consumo non si riducono, rimangono gli stessi di quando la benzina era aumentata.
La riduzione delle accise sulla benzina produce quindi vantaggi limitati (favorisce i lavoratori che utilizzano i mezzi propri per andare al lavoro), mentre produce svantaggi estesi (sfavorisce lo Stato che con minori entrate deve fare tagli alla Spesa Pubblica).
La riduzione delle accise (come pure dell’IVA) va bene se attuata quando l’economia “non tira” a causa della debolezza della domanda interna di consumi e degli investimenti, e serve proprio per stimolare tale domanda; ma non va applicata quando aumentano i prezzi delle materie prime (aumento del petrolio e del gas sul quale nessuno può farci nulla, nemmeno la BCE con l’aumento del tasso di interesse), perché non incide in maniera significativa sulla domanda di consumi e di investimenti, ma va solo a depauperare le casse dello Stato e quindi a far leva sulla riduzione della Spesa Pubblica (peraltro voce presente di anno in anno, occorre dire, nel documento delle Raccomandazioni del Consiglio Europeo).
La riduzione della Spesa Pubblica è giustificata se vanno eliminate le “necessità non necessarie”. Ma non è in alcun modo giustificabile se viene attuata passando alla gestione dei privati quanto è già in gestione allo Stato (per esempio la Sanità).
Per quanto riguarda il dare il voto a chi promette la selvaggina senza averla ancora catturata, beh, questo dipende più dall’elettore che dal candidato.
Chi ha più di cinquant’anni può essere considerato a buon diritto una persona adulta, per via delle molteplici esperienze di vita maturate. Ma una persona “veramente” adulta è chi veramente conosce la inattendibilità delle promesse elettorali e, soprattutto, si rende conto in che mondo vive.
POST N. 119
21 Agosto 2023 alle 12:51 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Salario minimo e pensioni, l’intervista a Cosentino: ‘Non é uno spot da campagna elettorale’
Salario minimo? Per poter parlare di salario minimo occorre che ci sia per lo meno il salario.
Per quanto riguarda il salario, direi di dare maggiore impulso al Programma Nazionale per la Garanzia Occupabilità dei Lavoratori (GOL) come previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Per quanto riguarda il salario minimo, direi di lasciar fare alle Organizzazioni Sindacali con le Organizzazioni Aziendali (incluse quelle che gestiscono i rider).
POST N. 118
21 Agosto 2023 alle 12:09 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2023, il Governo non toccherà la Riforma Fornero: ecco perché (mia risposta al sig. Oscar)
Sig. Oscar, anche volendo attuare le misure che lei suggerisce, non sarebbe comunque possibile trovare i fondi da destinare al pagamento delle pensioni, le quali vengono pagate attraverso il versamento dei contributi dei lavoratori attivi.
I fondi vanno trovati, per esempio, recuperandoli dall’evasione contributiva che, si stima, essere intorno ai 10 miliardi di euro l’anno. Se si riescono a recuperare 10 miliardi dall’evasione contributiva, dal punto di vista della copertura finanziaria non ci sarebbe alcun problema nel mandare in pensione le persone con Quota 41 indipendentemente dall’età anagrafica., con Opzione Donna e quant’altro. Ma… c’è un “ma”.
Se la gente va in pensione, chi lavora?
Il tono della domanda potrà sembrare scherzoso. Ma la domanda in sé non è affatto banale.
Nei Paesi ricchi di petrolio, per esempio, i cittadini possono permettersi di non lavorare perché vengono remunerati dall’abbondanza di petrodollari che il Paese incassa vendendo petrolio.
I Paesi ricchi di petrolio, però, hanno bisogno di lavoratori, e quindi ingaggiano manodopera proveniente da altri Paesi.
Perciò, sig. Oscar, pur avendo copertura finanziaria per finanziare un qualsivoglia numero di pensioni, occorre avere anche “copertura lavorativa” (per così dire).
Quindi, sig. Oscar, dalla sua lista di “stop” da effettuare, mi permetta di togliere qualche stop, e di trasformare l’immigrazione illegale e clandestina in immigrazione legale e dichiarata, indirizzando tale “forza lavoro” verso la realizzazione di obiettivi sociali di cui si avverte concreta esigenza.
Il Governo sta già pensando di incentivare la natalità per avere più lavoratori. Se tale strategia dovesse funzionare, avremmo molti nuovi lavoratori tra trent’anni.
Ma per poter mandare in pensione i lavoratori anziani, oggi, di nuovi lavoratori ne abbiamo bisogno adesso, non tra trent’anni. Si cominci quindi a dare occupazione ai giovani disoccupati e agli immigrati clandestini messi in regola.
È un problema sociale non da poco, me ne rendo perfettamente conto. Ma si può fare!
POST N. 117
21 Agosto 2023 alle 1:00 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2023, ultime: ‘bisogna ridurre debito pubblico’, parla Perfetto (mia risposta al sig. Alessandro Paci)
Sig. Alessandro Paci, lei dice: “Mi piacerebbe domandare a chi a suo tempo disse: Con l’euro lavoreremo meno e guadagneremo di più, perché ci hai preso [in giro] in questa maniera?”.
Probabilmente, lei, sig. Alessandro Paci, intende riferirsi alla frase che alcune testate giornalistiche attribuiscono a Romano Prodi quando era Presidente del Consiglio dei Ministri: “Con l’euro lavoreremo un giorno di meno guadagnando come se lavorassimo un giorno di più.” Era il 1999.
L’euro è stato introdotto il 1° gennaio 1999 come moneta scritturale, utilizzata unicamente per fini contabili, ad esempio nei pagamenti elettronici. Il contante è entrato in circolazione il 1° gennaio 2002.
Non saprei come valutare l’affermazione del Presidente Prodi, occorre inquadrare l’affermazione nel contesto del discorso al quale l’affermazione si riferisce, e purtroppo non riesco a risalire al discorso completo.
Mi verrebbe da pensare che, se lavoro un giorno in meno al mese (diciamo 22-1) e guadagno come se lavorassi un giorno in più al mese (diciamo 22+1), è come se lavorassi 21 giorni al mese guadagnando come se ne avessi lavorati 23, ovvero guadagnando in più la paga relativa a 2 giornate che, moltiplicate per 11 mesi (1 mese è di ferie) risulterebbero pari a 22 giorni l’anno, cioè pari a 1 mese.
In definitiva, l’affermazione del Presidente Prodi la si potrebbe tradurre in questi altri termini: con l’euro lavoreremo come prima dell’euro, ma guadagnando all’anno un mese di paga in più.
Lasciamo per un attimo il ragionamento teorico e vediamo il ragionamento pratico invece.
Dal primo gennaio 2002 al 28 febbraio 2002 (quindi per 2 mesi) ci fu la doppia circolazione della moneta (lira ed euro) e il primo marzo 2002 cessò il corso legale della lira.
Gli stipendi e le pensioni vennero convertiti da lira ad euro seguendo scrupolosamente il cambio: 1 euro = 1.936,27 lire.
Ora è bene dare uno scorso al Disegno di Legge n. 817 dal titolo “Obbligo dell’indicazione in lire del prezzo espresso in euro per i prodotti in vendita negli esercizi commerciali”, presentato al Senato in data 24 giugno 2008 per iniziativa del Senatore Pedica. Cito solo alcuni tratti:
─ “L’introduzione in Italia dell’euro ha prodotto un’immediata ed indesiderata lievitazione generalizzata dei prezzi, anche a causa della mancata percezione del valore reale della nuova moneta europea, complice il cambio stabilito per il nostro Paese, particolarmente idoneo a favorire manovre speculative ed arrotondamenti vistosi. In particolare, in seguito all’introduzione dell’Euro i commercianti approfittarono per effettuare arrotondamenti selvaggi dei prezzi, in spregio dei consumatori”;
─ “L’obbligo di doppia esposizione del prezzo (in lire e in euro) per un adeguato periodo di tempo (almeno 6 mesi) non venne in alcun modo imposto né controllato”;
─ “I prezzi sui quali sarebbe stato possibile esercitare un controllo – luce, gas, tariffe dei trasporti vennero aumentati quasi subito dai rispettivi gestori pubblici e privati con il beneplacito del Governo”.
Dei seguenti aspetti:
– invarianza degli stipendi e delle pensioni nel passaggio dalla lira all’euro
– lievitazione dei prezzi al consumo
ne sono testimoni diretti tutti i lavoratori che sono ormai prossimi alla pensione. Ma ho voluto riportare comunque le citazioni espresse nel DDL 817 per evidenziare che gli arrotondamenti selvaggi dei prezzi avvenuti in spregio dei consumatori sono ben documentati negli Atti del Senato.
A questo punto si può benissimo affermare che a parità di lavoro, anche con un mese di paga in più all’anno, non c’è stato alcun guadagno nel passaggio dalla lira all’euro, in quanto tale “ipotetico” guadagno è stato assorbito dall’aumento dei prezzi.
Quindi, concludendo, si può affermare che l’affermazione del Presidente Prodi, anche se non conosciamo il contesto entro il quale si inserisce, viene smentita categoricamente dalla realtà dei fatti.
Tuttavia, nonostante questa smentita, non ci sono elementi oggettivi a testimonianza del fatto che il Presidente Prodi possa avere preso in giro la gente che aveva riposto in lui fiducia completa nel passaggio dalla lira all’euro.
Personalmente, non nutro dubbio alcuno che il Presidente Prodi abbia agito nella piena consapevolezza di fare ciò che egli riteneva sarebbe stato giusto fare per l’Italia.
POST N. 116
20 Agosto 2023 alle 20:55 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2023, il Governo non toccherà la Riforma Fornero: ecco perché (mia risposta al sig. Rino)
Sig. Rino, il debito è solo una faccia di una medaglia la cui altra faccia è il credito.
Una banca, per esempio, sarebbe disponibile a concedere un credito ad una famiglia o ad un’impresa a fronte di una quasi-certezza (la certezza totale non c’è mai) di riceverne il ritorno. In altre parole, il creditore (la banca) concede un credito se ha la ragionevole certezza che il debitore (famiglia/impresa) potrà restituire il credito ricevuto.
Il Giappone ha il debito pubblico più alto del mondo, pari a 258% del PIL (fonte Money.it al 29/04/2023). Se il Giappone ha un debito così alto, evidentemente è perché ci sono creditori che hanno la ragionevole certezza di rientrare in possesso dei loro soldi.
Da una parte gioca anche il fatto che il Giappone ha la sovranità monetaria, può stampare a volontà tanti yen quanto le bastano per restituire ai creditori quanto è loro dovuto (se il debito contratto è in yen, naturalmente).
La medaglia, le cui due facce sono credito e debito, ha un nome che racchiude una grande varietà di attributi tra cui solidità patrimoniale, reddito, reputazione, e via dicendo: fiducia.
Occorre comunque usare prudenza, perché, se il debito continua ad aumentare, potrebbe diventare talmente oneroso da non essere più sostenibile, ovvero il debitore potrebbe non essere più in grado di restituire i prestiti ricevuti e quindi va in default. È proprio il caso riportato in questi giorni dai giornali riguardo alla società cinese Evergrande che opera nel settore immobiliare.
Avendo un debito pubblico relativamente alto, il Governo giapponese può tenerlo sotto controllo (e di fatto lo fa) aumentando l’IVA e la pressione fiscale, incidendo quindi in maniera significativa sulla vita dei giapponesi.
Veniamo, sig. Rino, in casa nostra, in Europa. Lei domanda: “Perché l’Europa non ha mai aperto il discorso sulle pensioni in Francia?” Evidentemente non c’è motivo di aprire un discorso. Anche il governo francese deve affrontare il problema dell’invecchiamento della popolazione e quindi si sta preparando innalzando progressivamente l’età di pensionamento da 62 anni a 64 anni (come lei stesso ci ricorda).
Il debito pubblico della Francia è 111% del PIL, mentre quello dell’Italia è il 140% del PIL (fonte Money.it al 29/04/2023): due economie differenti, due prospettive differenti, due Paesi versi i quali si indirizzano differenti gradi di fiducia da parte dei creditori.
Più della Francia, potrei dire, l’Italia ha da guadagnare credibilità per innalzare il livello di fiducia da parte dei suoi creditori, e potrà farlo in un solo modo, agendo proprio come il Giappone, anzi a maggior ragione come il Giappone, non godendo della sovranità monetaria: diminuendo il debito pubblico e evitando di ridurre la pressione fiscale.
POST N. 115
19 Agosto 2023 alle 15:14 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2023, ultime: ‘bisogna ridurre debito pubblico’, parla Perfetto (mia risposta al sig. Luigi)
Sig. Luigi, l’idea che si è fatto leggendo l’articolo è corretta: la soluzione prioritaria è creare nuovi posti di lavoro. “Nuovi” nel doppio significato di “nuovi lavoratori” e di “nuove professioni”.
Come lei giustamente osserva, la promessa di creare posti di lavoro è divenuta uno slogan, soprattutto nella propaganda politica. Ed è uno slogan perché in campagna elettorale occorre esprimere il pensiero con una frase sintetica, che colpisce e che resti impressa nella mente dell’elettore. Quindi con lo slogan si dice “cosa” si vuole fare ma non si scende in dettagli, non si dice anche “come” lo si vuole realizzare.
Certo, se solo si riuscisse a recuperare parte dei miliardi di evasione fiscale, si potrebbe fare meno ricorso ai prestiti e quindi ridurre progressivamente il debito pubblico. Lo Stato potrebbe fare più investimenti in Sanità, Istruzione, Infrastrutture e ciò farebbe crescere l’economia, ed anche le pensioni ne trarrebbero beneficio. Il recupero dell’evasione fiscale è costantemente presente nell’agenda di Governo. Ma non sempre i risultati sono conformi alle aspettative.
Ci sono economisti che siedono al Senato, che si presentano in TV, che sono consulenti del Governo, danno indicazioni e presentano le loro ricette economiche. Sig. Luigi, lei domanda perché tali ricette economiche apparentemente “miracolose” non vengano messe in pratica.
A mio avviso, le ricette economiche proposte dagli economisti non vengono messe in pratica perché non ci sono le condizioni economiche per poterle attuarle, ovvero, non ci sono gli strumenti, o le risorse per poterle attuare. Viviamo in una società in trasformazione, verso il digitale, verso una economia digitale, e quindi le ricette economiche dovranno essere conformi alle caratteristiche dell’economia digitale.
Al momento non mi pare di conoscere alcun “economista digitale” che abbia dell’economia digitale una visione differente dalla “New Economy” degli anni Novanta-Duemila, quando assieme ad Amazon nacque il commercio elettronico (e-commerce). Per la verità, io penso che la “New Economy” altro non sia che la “Old Economy” che utilizza strumenti “New” come la tecnologia internet.
Perciò, qualunque “ricetta economica magica” un economista possa avere (non solo italiano, ma di qualsiasi altro Paese del mondo), se tale ricetta non ha i giusti “ingredienti dell’economia digitale” non può essere messa in pratica, realizzata in una società in avanzata trasformazione digitale.
Il primo ingrediente dell’economia digitale è la moneta digitale: qual è la sua natura, come la si ottiene, come la si distribuisce, come la si utilizza. Perciò, è da qui che occorre partire per costruire ricette economiche da applicare all’economia digitale che caratterizza la società digitale.
Quindi, sig. Luigi, provo a rispondere in maniera precisa e chiara alla sua domanda: “ma a tutti questi economisti spocchiosi che si presentano nelle varie tv con le loro ricette miracolose qualcuno potrebbe chiedere del perchè non vengano messe in pratica?”.
Mia risposta: le ricette miracolose proposte dagli economisti non vengono messe in pratica perché, per quanto valide possano essere per l’economia tradizionale, tuttavia non soddisfano i requisiti che devono avere per essere attuate in una economia digitale, requisiti in materia di moneta digitale (come mezzo di scambio digitale) e lavoro e capitale digitali (come fattori di produzione digitali), finalizzati alla produzione, distribuzione e consumo di beni e servizi digitali in una società digitale caratterizzata da diffuso utilizzo di automazione mediante robot e da intermediazione digitale mediante software “intelligente” nonché dal crescente impiego di Intelligenza Artificiale in grado di creare opere in tutti i campi di ingegno (tra cui musica, pittura, arte) fino a poco fa di dominio esclusivo dell’essere umano.
Per quanto riguarda il suo “realismo” nelle frasi finali del suo commento, sig. Luigi, vorrei dirle questo. Non si tratta di avere “solo” una reale volontà di fare le cose. Bisogna che ci siano anche le condizioni per farle. Certo, se le condizioni non ci sono, occorre crearle. E le condizioni si creano proprio in occasione di difficoltà crescenti (pressioni provenienti per esempio dal Consiglio Europeo in materia di disciplina dei conti pubblici), e di crisi (danni provenienti dall’inflazione che erode i risparmi e aumentano le rate del mutuo; danni provenienti da calamità naturali mai abbattutesi prima così ferocemente in Italia; invecchiamento della popolazione; bassa crescita economica).
E qui mi piace concludere riportando un pensiero di Albert Einstein che ci ha ricordato la Dott.ssa Erica Venditi qualche articolo fa: “Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. E’ nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie”.
POST N. 114
19 Agosto 2023 alle 12:13 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2023, ultime: ‘bisogna ridurre debito pubblico’, parla Perfetto (mia risposta al sig. Guidobis)
Sig. Guidobis, tutti sanno cosa ci sarebbe da fare, lo sa pure il Governo, ne sia certo.
Lo sanno anche i Partiti di opposizione, che erano prima al Governo; e lo sanno proprio perché hanno toccato con mano i problemi da risolvere ed hanno constatato che non è per nulla facile “fare le cose giuste e perbene” (sue parole).
Lo Stato non è un’azienda, e non può essere gestito come un’azienda. I bravi amministratori di aziende di successo sono coloro che pensano agli interessi degli azionisti ancora prima che a quelli dei lavoratori. I bravi amministratori dello Stato sono coloro che pensano alle necessità di tutti, azionisti, lavoratori e disoccupati.
Lo Stato non è una famiglia, e non può essere gestito come una famiglia. Le famiglie sono “utilizzatrici” di moneta e quindi devono valutare bene quanto spendono (devono fare revisione della propria spesa, fare “spendig review”); lo Stato, invece, è (ovvero, dovrebbe essere) “emettitore” di moneta, ed ha (ovvero, avrebbe) quindi margini di spesa più ampi di quella di una famiglia (ma ciò non toglie che anche lo Stato debba fare “spendig review”). Tuttavia, poiché oggi l’emettitrice della moneta euro è la Banca Centrale Europea e non lo Stato italiano, lo Stato italiano è equiparabile ad una famiglia, in quanto anche lo Stato italiano diventa “utilizzatore” di moneta e quindi è costretto a controllare la spesa pubblica, a fare “spending review”. I risultati dello Stato italiano “utilizzatore di moneta”, e non “emettitore di moneta”, è sotto gli occhi di tutti: lo Stato-Famiglia Italia deve far quadrare il Bilancio Statale stringendo i cordoni della Spesa Pubblica.
Ciò che accade in Inghilterra, in Francia, in Germania può servirci da modello di paragone, potrebbe fornirci la chiave per risolvere qualche nostro problema interno: ma ciò non è sufficiente, perché occorre anche impiantare la soluzione nella nostra cultura di base. Prendiamo, per esempio, la gestione delle pensioni in Germania (porto questo esempio perché conosco un po’ il sistema previdenziale tedesco). In Germania le pensioni sono ancorate ai salari, non all’inflazione. Ciò significa che se l’inflazione aumenta e i salari non aumentano, anche le pensioni non aumentano in Germania. In Italia, invece, se l’inflazione aumenta, aumentano anche gli importi pensionistici, ma non i salari, venendosi quindi a creare uno scompenso tra flusso di contributi entranti e flussi pensionistici uscenti. E allora le domando, sig. Guidobis: a suo avviso, qual è il sistema pensionistico più equilibrato, più bilanciato: quello tedesco (dove pensioni e salari aumentano insieme), o quello italiano (dove le pensioni aumentano per conto proprio e i salari restano fermi)? Come vede, non sempre si può esportare la soluzione di un Paese verso un altro Paese, proprio come si non si può esportare la democrazia in un sistema totalitario.
Per quanto riguarda, invece, mafia, evasione, razzismo e quant’altro, sono cose di cui si parla da almeno 50 anni a questa parte (mi riferisco al mio arco di vita, da quando ho cominciato a prenderne coscienza negli anni Settanta), sono cose che fanno parte di questo mondo e che forse non esisterebbero soltanto in un mondo fatto di sogno, dove i bimbi giocano con leoni docili come gattini sotto lo sguardo sorridente dei loro genitori.
POST N. 113
18 Agosto 2023 alle 20:42 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2023, ultime: ‘bisogna ridurre debito pubblico’, parla Perfetto (mia risposta al sig. Franco Calabrese)
Sig. Franco Calabrese, lei ha pienamente ragione: è facile parlare quando si è al sicuro (come lo sono io, e come lo sono tanti parlamentari e politici).
Per quel che mi riguarda personalmente, mi è ancora più facile parlare, perché:
– dico quello che so, per averlo appreso da esperienza diretta;
– so quello che dico, per averci riflettuto per anni interi;
– non temo le critiche, che invece apprezzo moltissimo perché mi offrono l’opportunità di analizzare elementi che potrei avere trascurato, e che potrei inserire nel mio quadro di riferimento di idee contribuendo in tal modo ad ampliare i confini del mio pensiero, mettendo al tempo stesso a fuoco la non sempre chiara visione del mondo in cui viviamo.
Quando si è al sicuro, non solo è facile parlare, ma è anche facile essere obiettivi, senza vedere le cose sotto la lente di ingrandimento di uno stato emotivo alterato, uno stato agitato che potrebbe essere indotto da rabbia e frustrazione.
E quando si dicono le cose senza rabbia, quando il cuore è calmo e quando la mente è pacata, ma, soprattutto, quando si vede se stessi negli altri, e si fanno propri i problemi degli altri, allora si dicono parole aderenti alla realtà.
POST N. 112
18 Agosto 2023 alle 13:09 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2023, ultime: ‘bisogna ridurre debito pubblico’, parla Perfetto (mia risposta al sig. Giorgio)
Sig. Giorgio, credo che lei stia utilizzando l’espressione “utile idiota” a buona ragione (almeno, così a me pare).
È un’espressione talvolta utilizzata nel linguaggio giornalistico e politico e sta ad indicare chi, indirettamente, favorisce il gioco della controparte (si tratti di un produttore, o di un partito politico, o anche – perché no? – del Governo).
Quindi, “utile idiota” è un’espressione per nulla offensiva: sta ad indicare una persona che con le proprie azioni favorisce indirettamente una determinata organizzazione.
“Utili idioti” sono, per esempio, i villeggianti disponibili a pagare spese esorbitanti per spiagge, ombrelloni e quant’altro, favorendo quei balneari che “pagano ancora allo Stato solo 100 milioni l’anno a fronte di 15 miliardi di ricavi” (fonte: articolo di Chiara Brusini sul “il Fatto Quotidiano” del 15 agosto 2023).
“Utili idioti” sono quei cittadini elettori che offrono i loro voti a politici a fronte di loro promesse elettorali che non potranno essere mantenute, non già per mancanza di volontà politica, ma perché non ci sono proprio le condizioni economiche per poterle attuare (e questo l’elettore attento lo potrebbe intuire già durante la campagna elettorale).
“Utili idioti” sono quei cittadini che affermano che “il Governo, se vuole, i soldi li trova”, e infatti il Governo i soldi li trova lasciando invariate le accise sulla benzina il cui prezzo al litro continua a salire anche grazie alla forte domanda degli “utili idioti” villeggianti di cui si è parlato poco prima (vale la pena ricordare che il prezzo viene determinato dalla domanda e dall’offerta, e quindi, se l’offerta non aumenta, all’aumentare della domanda aumenta il prezzo).
Dunque, a quali conclusioni arriviamo?
Arriviamo alla conclusione che i prezzi aumentano:
– da un lato, perché aumentano i prezzi delle materie prime, in primis elettricità e gas (e qui nessuno ci può far nulla, nemmeno la BCE, che ritiene di poter frenare l’inflazione attraverso l’aumento del tasso di sconto, cosa che a mio avviso non potrà avvenire. L’aumento del tasso di sconto (ovvero, del tasso di interesse praticato poi dalle banche commerciali) è giustificato per frenare gli investimenti, per “raffreddare” l’economia, e quindi per controllare, governare, il tasso di inflazione. Ma gli investimenti vengono frenati già dall’aumento del costo delle materie prime, e quindi è del tutto inutile aumentare il tasso di sconto/interesse, che va a penalizzare soltanto chi ha un mutuo da pagare, il piccolo artigiano che è costretto a chiedere un prestito alla banca, e il Governo che deve pagare più interessi sui prestiti che chiede al mercato);
– dall’altro, perché gli “utili idioti” con la loro incalzante domanda di beni e servizi, a fronte di una produzione che non può espandersi perché già frenata dall’aumento dei costi delle materie prime, contribuiscono ad alzare ancora di più i prezzi, portando l’inflazione a livelli molto elevati, che va ad erodere il potere di acquisto di stipendi e pensioni (l’impatto lo si avverte più sugli stipendi che sulle pensioni, le quali, contrariamente agli stipendi, vengono adeguate all’inflazione, anche se lievemente inferiore al tasso di inflazione per le pensioni che superano un determinato importo).
Insomma, sig. Giorgio, dovrei farle i miei complimenti: lei, con sole due righe è riuscito ad esprimere ciò che a me è riuscito con molte più righe delle sue.
POST N. 111
14 Agosto 2023 alle 17:50 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2023: Da quota 103 strutturale a Quota 41 per tutti, possibilità o illusione? (mia risposta al sig. Gianfranco)
Sig. Gianfranco, lei domanda quale sia, tra età anagrafica e anni di contribuzione, il parametro prevalente dal punto di vista sociale, economico e medico.
Per rispondere al suo quesito occorre fare riferimento a due altri parametri: speranza di vita e tasso di natalità.
La speranza di vita tende ad aumentare: si vive più a lungo, anche grazie ai progressi in campo medico, e con una qualità di vita ritenuta mediamente “accettabile” (non per tutti, però). Poiché si vive sempre più a lungo (82, 83, 84, 85 anni…), andando in pensione ad un’età stabilita (per esempio 67 anni) si dovrà erogare la pensione per sempre più anni. Per questo, poiché la speranza di vita va aumentando, si tende ad andare in pensione a età sempre più avanzata, in quanto l’età pensionabile (sia di vecchiaia, sia anticipata) è legata alla speranza di vita. Per mantenere la sostenibilità del sistema previdenziale si potrebbe intervenire lasciando andare comunque in pensione a 67 anni, ma riducendo l’importo pensionistico (tale importo è determinato dagli anni di contribuzione oltre che dal coefficiente di trasformazione legato all’età anagrafica che entra in gioco nel sistema di calcolo contributivo). Tuttavia, occorre tenere conto anche di un altro parametro, il tasso di natalità.
Il tasso di natalità per l’Italia va riducendosi: si parla di “denatalità”, nascono sempre meno bambini, e quindi in futuro ci saranno sempre meno lavoratori, e di conseguenza si tenderà a restare sempre più a lungo al lavoro perché occorreranno lavoratori che versino i contributi per pagare le pensioni di pensionati che vivono sempre più a lungo. Se si mantiene stabile l’età di pensionamento (per esempio 67 anni), anche riducendo gli importi pensionistici, il sistema previdenziale non si manterrebbe in equilibrio, perché non vi sarebbero sufficienti lavoratori per pagare le pensioni di pensionati che vivono sempre più a lungo e con pensioni progressivamente decurtate. Per mantenere la sostenibilità del sistema previdenziale si potrebbe intervenire lasciando andare comunque in pensione a 67 anni, ma invertendo il tasso di denatalità, affinché si abbiano più bambini e quindi più lavoratori in futuro. Attualmente il Governo ha in campo misure per il sostegno alla famiglia proprio per promuovere la natalità (vedi proposta di Legge a prima firma di Tommaso Foti di Fratelli d’Italia presentata alla Camera dei Deputati in data 17 marzo 2023).
Ora, sig. Gianfranco, è possibile rispondere alla sua domanda: tra età anagrafica e anni di contribuzione, il parametro prevalente dal punto di vista sociale, economico e medico è l’età anagrafica.
POST N. 110
11 Agosto 2023 alle 8:59 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2024: Quota 41, Quota 103, OD: risolverebbero la denatalità? Parla Perfetto
Vorrei chiarire il punto in cui affermo “Il Governo ci prova adottando misure orientate alla famiglia. Ma, a mio avviso, il Governo punta nella direzione sbagliata”.
Mi riferisco alla Proposta di Legge n. 1019 a prima firma di Tommaso Foti di Fratelli d’Italia presentata alla Camera dei Deputati in data 17 marzo 2023 con il titolo “Disposizioni per la promozione della natalità, il sostegno delle famiglie e del lavoro femminile e la sicurezza in ambito scolastico, nonché deleghe al Governo in materia di gratuità dei servizi educativi e delle scuole per l’infanzia e di revisione del trattamento tributario del reddito familiare”.
La PdL 1019 si compone di 16 Articoli, tra cui in particolare:
– Art. 1, Istituzione del reddito per l’infanzia: “Al fine di favorire la natalità e di sostenere la genitorialità, alle famiglie con un reddito familiare annuo fino a 90.000 euro è erogato un assegno per ciascun figlio fino al compimento del sesto anno di età, dell’importo di 400 euro per dodici mensilità”;
– Art. 2, Istituzione del reddito per la gioventù: “Alle famiglie di cui all’articolo 1, comma 1, su richiesta dei genitori o del genitore esercente la responsabilità genitoriale, è erogato un assegno per ciascun figlio di età compresa tra sette e venticinque anni, dell’importo di 250 euro per dodici mensilità”;
– Art. 11, Agevolazioni fiscali per le imprese che assumono neo mamme e giovani donne;
– Art. 12, Agevolazione fiscale per le imprese che istituiscono asili nido aziendali.
SI potrebbe dire che l’On. Foti e gli altri 11 firmatari della Proposta di Legge 1019, appartenendo tutti al Partito politico di Fratelli d’Italia, espongano la linea guida, la direzione verso la quale il Governo, in maggioranza costituito da Fratelli d’Italia, desidera puntare.
A mio avviso, dicevo, il Governo punta nella direzione sbagliata perché la PdL 1019 fa sostanzialmente riferimento a famiglie già formate (Art. 1 e Art. 2), mentre io ritengo che occorra puntare nella formazione di nuove famiglie.
Pare esserci un sommesso, flebile richiamo alla formazione di nuove famiglie nell’Art. 11 a proposito di assunzione di neo mamme e di giovani donne, nonché nell’Art. 12 a proposito della istituzione di asili nido aziendali. Ma è noto a tutti che le imprese (con qualche rarissima eccezione) non vedono di buon occhio le neo mamme e tanto meno pensano di costruire asili nido, anche se con agevolazioni fiscali (non siamo più nell’epoca di Adriano Olivetti).
La Proposta di Legge 1019 si propone di invertire il tasso di denatalità e di correggere lo squilibrio demografico. L’intenzione è certamente giusta. Ma la direzione è decisamente sbagliata.
POST N. 109
10 Agosto 2023 alle 13:28 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2024, richieste al Governo: riscatto anni mancanti e uscita flessibile dai 62 anni (mia risposta al sig. Luigi)
Sig. Luigi, ha ragione nell’affermare che non tutti i commenti vengono pubblicati. Le do ragione, perché tra i commenti non pubblicati ce n’è anche qualcuno dei miei. Per quanto mi riguarda, non do peso alla mancata pubblicazione dei miei commenti, se non altro, nello scriverli, ho avuto modo di poter chiarire i concetti a me stesso.
Comprendo bene, invece, il senso di disappunto (quasi di frustrazione) che il lettore potrebbe provare qualora il proprio commento, pur espresso in toni “educati e democratici” come dice lei, non venga pubblicato. Conoscerne la motivazione allevierebbe certamente la sensazione di disappunto, di frustrazione, di rabbia.
Non sappiamo perché alcuni commenti non vengono pubblicati. Sarà perché il software lascia passare solo i commenti brevi e non quelli lunghi? Sarà perché i Redattori del sito non hanno il tempo materiale per moderare i commenti lunghi? Sarà perché il commento è appropriato secondo la valutazione del lettore ma non è appropriato secondo la valutazione dei Redattori? Insomma, non lo sappiamo. Ma, a questo punto, ci interessa davvero saperlo?
Piuttosto varrebbe la pena richiamare l’attenzione dei lettori sul codice etico da adottare nelle relazioni pubbliche in generale, e nelle relazioni private in particolare. Forse, varrebbe la pena domandarsi: “ma mi esprimerei così dinanzi ai miei figli, o dinanzi ai miei genitori?”
Io credo, sig. Luigi, che in ciascuno di noi, ma proprio in tutti noi, è presente quella che può chiamarsi la “legge morale”, una legge che non ti dice “quello che devi dire o fare”, ma che ti domanda “se è giusto dire o fare ciò che stai dicendo o facendo”.
Ecco, sig. Luigi, se prima di agire o prima di parlare provassimo a prestare ascolto alla “legge morale”, le nostre relazioni sociali migliorerebbero di molto.
Nel commento del 10 Agosto 2023 alle 11:36 riportato nell’articolo di Erica Venditti di questa mattina, il sig. Rino ha seguito la “legge morale”.
POST N. 108
8 Luglio 2023 alle 7:44 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2023 ultime notizie da Landini: ‘ Il Governo non ha risposte sulla riforma’ (mia risposta al sig. Guido)
In pratica, sig. Guido, lei sta dicendo “Armiamoci e partite”.
Io credo che non ci sia alcun italiano disposto a lottare per una giusta causa. Disposto ad andare in prigione, per una giusta causa. Disposto a morire, per una giusta causa.
Era il 15 agosto 1947 quando il popolo indiano guidato dal suo leader Mahatma Gandhi liberò l’India dal secolare dominio inglese. Mahatma Gandhi si ispirava al principio della non violenza e fu ispirato dal principio di disobbedienza civile di Henry David Thoreau.
“Disobbedienza civile” significa “non rispettare le leggi quando esse vanno contro la coscienza e i diritti dell’uomo”.
Agli italiani viene concesso, ma sempre nel rispetto delle leggi, protestare per manifestare il proprio disaccordo verso le azioni del proprio Governo. Tale concessione si chiama “sciopero”.
Ma lo sciopero non è “disobbedienza civile”.
Scioperare non significa “noi cessiamo di collaborare coi nostri governanti quando le loro azioni ci sembrano ingiuste”.
Sig. Guido, non c’è bisogno di “Ribaltare Roma” (sue parole). “Bisogna fare gli italiani” (parole di Massimo D’Azeglio).
POST N. 107
5 Luglio 2023 alle 18:24 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni, da Quota 41 a opzione donna: riforma possibile? L’intervista al Prof. Cazzola (mia risposta al sig. Luigi)
Sig. Luigi, mettiamola così: la Dott.ssa Venditti ci mostra due pillole, una azzurra che tiene nella mano destra e una rossa che tiene nella mano sinistra.
La pillola azzurra è stata data alla Dott.ssa Venditti dall’On. Durigon, mentre la pillola rossa le è stata data dal Prof. Cazzola.
La pillola azzurra è rassicurante, fa credere ciò che si desidera credere, fa sperare, persino sognare…
La pillola rossa fa rifiutare gli inganni, mostra la realtà così com’è e non come si vorrebbe che fosse, una realtà amara, persino triste…
Ecco, sig. Luigi, non ci sono né l’On. Durigon, né il prof. Cazzola, ma ci sono solo la pillola blu e la pillola rossa che la Dott.ssa Venditti tiene nelle sue mani.
Sta solo a lei, sig. Luigi, scegliere la pillola blu tenuta nella mano destra e vivere una realtà piacevole, ma virtuale; oppure scegliere la pillola rossa tenuta nella mano sinistra, e vivere una realtà, per quanto amara, tuttavia autentica.
POST N. 106
5 Luglio 2023 alle 14:10 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni, da Quota 41 a opzione donna: riforma possibile? L’intervista al Prof. Cazzola (mia risposta alla sig.ra Anna)
Sig.ra Anna, le posso assicurare che non ha proprio nulla di cui scusarsi. Lei semplicemente dice ciò che pensa, e da come ha strutturato le sue frasi certamente pensa a ciò che dice.
Se i commenti di politici, di sindacalisti e di opinionisti (e anche quelli miei, voglio aggiungere) proprio la infastidiscono, ebbene, li accolga per quelli che sono: sono solo opinioni, e come tali sono “opinabili”, cioè soggettive, discutibili, senza certezza assoluta. E allora, perché lasciarsi abbattere, lasciarsi “prostrare al livello più basso” (per usare le sue parole) da tali opinioni?
Le opinioni non contano proprio nulla. Contano invece i dati, i numeri.
Ha notato, sig.ra Anna, l’osservazione del Prof. Cazzola? Mi permetta di riproporgliela: “Dove sbaglia Visco? C’è qualcuno che è in grado di confutare questi dati?”. Il riferimento del Prof. Cazzola è alla seguente affermazione del Governatore Visco: “In soli tre anni, dal 2019 il numero di persone convenzionalmente definite in età da lavoro (tra i 15 e i 64 anni) è diminuito di quasi 800.000 unità”.
Ecco il dato che più conta: il rapporto attivi/pensionati. Se non aumentano i lavoratori attivi – o il loro salario – non può nemmeno aumentare il numero dei pensionati – o il loro importo pensionistico – (a meno che non si faccia ricorso, oltre al versamento dei contributi, anche alla fiscalità generale, cosa che, a mio avviso, è assolutamente da evitare).
Ma come spiegare ai lavoratori tormentati, sfiniti, avviliti, mortificati, che potranno essere liberati dalle catene che li legano al lavoro solo se si riuscirà ad incatenare al loro posto giovani disoccupati abili, prestanti, energici?
Vede, sig.ra Anna, è vero che il lavoro nobilita l’uomo, poiché lo eleva al rango di essere umano che comprende il proprio valore racchiuso nel lavoro che svolge, e comprende il valore del lavoro degli altri. Ma, nonostante il progresso tecnologico di cui così ampiamente ci vantiamo, siamo riusciti a trasformare il lavoro in fatica, denobilitando l’uomo al rango di bestia.
Quando il Governo dice che non ci sono soldi per le pensioni, sta solo esprimendo con parole semplici, comprensibili a tutti, ciò che non può o non riesce a spiegare in termini differenti.
Le soluzioni per mandare in pensioni i lavoratori anziani e inserire al loro posto giovani disoccupati ci sono. Ma né il Governo, né il Governatore della Banca d’Italia, né il Legislatore (Senatori e Deputati), né Politici, né Sindacalisti, né Professori riescono ancora a vedere tali soluzioni.
Per quanto riguarda, invece, l’arrabbiatura delle donne che cita nella frase finale del suo commento, sono d’accordo con lei, sig.ra Anna. Non bisogna sottovalutare l’arrabbiatura delle donne. Le donne sanno essere più determinate e più forti degli uomini. Specie quando sono al potere.
POST N. 105
4 Luglio 2023 alle 12:16 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni, da Quota 41 a opzione donna: riforma possibile? L’intervista al Prof. Cazzola (mia risposta alla sig.ra Ivana)
Sig.ra Ivana, lei potrà anche avere ragione al 100%. E probabilmente l’avrà, considerando l’intensa energia negativa che ha espresso nel suo commento.
Ma tenga presente che, se si affermano le proprie ragioni ricorrendo ad espressioni che mirano a dequalificare la persona (di qualsiasi persona si tratti), si passa dall’avere ragione al 100% all’avere torto al 100%.
Inoltre, ci si abbassa allo stesso livello dialettico dei nostri politici che mirano a dequalificare gli avversari anziché sostenere le ragioni del proprio programma elettorale. Vuole davvero, sig.ra Ivana, abbassarsi allo stesso livello dei nostri politici?
POST N. 104
22 Giugno 2023 alle 18:55 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Morte Berlusconi: quale impatto sulla riforma pensioni e a chi la sua eredità politica? (mia risposta al sig. Bernardo)
Sig. Bernardo, stimolato dalle sue riflessioni, vengo a parlare di Berlusconi, non a tesserne l’elogio.
Il male che gli uomini compiono si prolunga oltre la loro vita, mentre il bene viene spesso sepolto assieme alle loro ossa. E così sia di Berlusconi.
Il fotografo Toscani dice che “Berlusconi è stato la rovina dell’Italia, in tutto: la sua etica, la sua educazione, il modo di trattare le donne” (Adnkronos, 21 giugno 2023).
Se così è stato, fu certo una colpa grave e in modo grave Berlusconi l’ha scontata.
Egli non era mio amico, né mai ci siamo conosciuti di persona. Eppure, mai ho provato verso di lui alcun sentimento di rancore, nemmeno quando in terra di Germania mi ricordavano di lui con sorriso di scherno il “Bunga Bunga”.
Il fotografo Toscani dice che “Se parliamo di Berlusconi all’estero ci prendono in giro” (Adnkronos, 21 giugno 2023). E Toscani ha ragione nell’affermare ciò che afferma.
Ma è forse questo motivo per provare amarezza verso un nostro connazionale in terra estera?
Oh no. Di Berlusconi si può dire tutto il male che si vuole, ma non che non fosse un italiano!
Italia era la sua Patria, e Forza Italia la sua forza. Si può forse negare questa verità?
Quando Berlusconi fondò Forza Italia il 18 gennaio 1994, divenendone Presidente, lo fece forse in vista del campionato mondiale di calcio la cui finale si sarebbe disputata negli Stati uniti il 17 luglio 1994? Proprio quella finale di Brasile-Italia, vinta dal Brasile per 3-2, dopo lo 0-0 maturato fino alla fine dei supplementari? Forse, sarà pure così. Forse.
Ma certamente per quella partita di calcio persa, furono in molti gli italiani a piangere. Forse, Berlusconi ha lacrimato egli pure assieme ai tifosi che incoraggiavano col grido di “Forza Italia!” non solo la squadra nazionale ma anche il suo partito appena nato. Forse.
Io non parlo per smentire ciò che Toscani ha detto: parlo soltanto di quel che so.
Molti hanno amato Berlusconi, e ne avevano ragione; quale ragione dunque impedisce loro ora di piangere per lui?
Io non ho amato Berlusconi, né l’ho odiato. Ma ora il mio cuore si trova là, nella bara con Berlusconi, altrimenti non avrei potuto concedere questa intervista, perché non avrei potuto parlare di Berlusconi come ne ho parlato. Come ne parlo. Ed ora, in quella bara, c’è un grande silenzio.
Ed anch’io debbo tacermi in segno di rispetto. Per uno che sia pure a modo suo è stato più Grande dei nani che l’hanno circondato.
POST N. 103
22 Giugno 2023 alle 12:52 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2024, cosa cambierà? L’intervista a Perfetto, seconda parte (mia risposta al sig. Peppe)
Sig. Peppe, lei dice cose che credo molti di noi siano disposti a condividere.
È vero che ogni Governo tende a collocare a capo degli Enti di Stato figure professionali di propria fiducia. Direi che questo atteggiamento viene quasi spontaneo, “naturale”.
È vero che ogni Governo tende a far prevalere sugli interessi nazionali gli interessi corporativi (per esempio – ma non ne ho le prove, e quindi prenda questo mio pensiero in termini strettamente personale – da parte di industrie farmaceutiche per la produzione di prodotti farmaceutici a carico dello Stato; da parte di industrie per la produzione di batterie a carico dello Stato; e quant’altro).
È vero che il Governo Meloni ha intenzione di attuare la Flat Tax, ma potrà riuscirci solo a condizione di ridurre le tasse ai meno abbienti per aumentarle ai più-o-meno abbienti (cioè al ceto medio) e non già ai più ambienti (cioè ai ricchi). In altre parole, sarebbe una “falsa” Flat Tax (anche questo è un mio pensiero di natura personale e svincolato da considerazioni squisitamente di natura fiscale).
Chiunque affermi di voler superare la “Legge Fornero” con le idee attuali e senza fare ricorso a nuove idee va preso con lo stesso grado di serietà con cui va preso chi afferma di “avere inventato la macchina che realizza il moto perpetuo”, ovvero una macchina che produce in uscita più energia di quanto ne assorba in entrata. Una tale possibilità non è consentita dai principi della Termodinamica, in particolare il secondo principio della Termodinamica che afferma: “In un sistema isolato l’entropia del sistema tende ad aumentare” (per Entropia si intende qualcosa come il disordine).
Applicando i principi della termodinamica alla “Legge Fornero” si può affermare – “mutatis mutandis”, ovvero fatte le debite variazioni – che “nel sistema isolato della Riforma delle Pensioni l’età pensionabile tende ad aumentare”. In altre parole, senza ricorrere alla Riforma del lavoro che alimenta in termini contributivi la Riforma delle pensioni, non è possibile “ridurre l’entropia” pensionistica, ovvero, non è possibile ridurre per tutti i lavoratori l’età pensionabile da 67 a 64, a 63 o a 62 anni).
Francamente non credo che nel Parlamento italiano siedano persone “intellettuali” che abbiamo mai affrontato la Riforma delle Pensioni in maniera olistica (in termini fisici, biologici, economici, sociali).
Mi viene in mente la seguente affermazione di Silvio Berlusconi: “Il pubblico italiano non è fatto solo di intellettuali, la media è un ragazzo di seconda media che nemmeno siede al primo banco… È a loro che devo parlare” (Corriere della sera, 10 dicembre 2004).
Ecco, sig. Peppe, faccio mia l’affermazione di Silvio Berlusconi e la muto così: “Il Parlamento italiano non è fatto di intellettuali, la media dei parlamentari nemmeno siede al primo banco… È a loro che si deve parlare”.
Ma ora che il banco al Senato occupato in precedenza da Silvio Berlusconi è vuoto, chi parlerà a quella media di parlamentari che non siede al primo banco?”
POST N. 102
6 Giugno 2023 alle 15:05 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Ultimi sondaggi politici SWG per La 7: PD male, cresce Berlusconi (mia risposta alla sig.ra Teodora Moira)
“Il miglior governo è quello che governa meno”. (Henry David Thoreau)
“Nello Stato ideale non vi è potere politico perché non vi è Stato. Ma nella vita, l’ideale non si attua mai pienamente. Donde la classica affermazione di Thoreau, che il miglior governo è quello che governa meno”. (Mahatma Gandhi)
POST N. 101
3 Giugno 2023 alle 15:42 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2024, si farà qualcosa post tavolo Governo-sindacati? Parla Perfetto (mia risposta alla sig.ra Cristina Filippo)
Sig.ra Cristina Filippo, i miei ragionamenti sono fondati sul rapporto causa-effetto.
Un approccio in termini di causa-effetto è per esempio il seguente:
1. meno nascite determinano meno lavoratori futuri
2. meno lavoratori futuri determinano minori versamenti contributivi
3. minori versamenti contributivi determinano minori risorse per pagare le pensioni
4. minori risorse per pagare le pensioni determinano meno pensionati
5. meno pensionati significa mantenere i lavoratori più a lungo al lavoro
Il Presidente Meloni ha sintetizzato questa catena di causa-effetto nell’affermazione “È inutile pensare a come ottimizzare il sistema previdenziale, se abbiamo sempre meno persone in età lavorativa”.
Si hanno sempre meno persone in età lavorativa a causa della denatalità.
A proposito della denatalità il Presidente Meloni afferma: “La denatalità è un’altra grande questione economica, che se non affrontata per tempo renderà molto meno efficaci tutti gli altri provvedimenti”.
Uno dei provvedimenti che il Presidente Meloni ritiene di attuare è quello di “rendere strutturale il tema dei fringe benefit e la detassazione del contributo del datore di lavoro per i lavoratori ai quali nasca un figlio”. Questa misura, secondo il Presidente Meloni, dovrebbe incentivare le famiglie a generare più figli.
Il trend che i demografi prevedono per la popolazione italiana è il seguente:
– 2023: 58.870.762 di individui
– 2030: 57.544.258 di individui
– 2040: 55.258.471 di individui
– 2050: 52.250.483 di individui
– e così via, a decrescere, per i decenni successivi
Il fatto che la popolazione tenda a diminuire potrebbe non essere di per sé un problema. Il problema è che al tempo stesso la popolazione invecchia, vive più a lungo, e il rapporto attivi/pensionati non potrà col tempo garantire la sostenibilità del sistema previdenziale (questo non è “pessimismo cosmico” come lo chiamerebbe lei – bella espressione, comunque – ma un “dato matematico”) .
Il Presidente Meloni suggerisce di far pagare meno contributi al datore di lavoro per quei lavoratori che fanno figli.
Io suggerisco di far pagare i contributi al datore di lavoro che impiega come fattore lavoro i robot (o qualsiasi altro strumento di automazione, come casse automatiche, per esempio) al posto dell’uomo.
Sig.ra Cristina Filippo, lascio a lei il giudizio su quale dei due suggerimenti (tra quello del Presidente Meloni e quello mio) vale la pena fondare la sostenibilità del sistema previdenziale.
Infine, sig.ra Cristina Filippo, lei afferma “Non credo che in ambito Previdenza non si farà nulla: troppo impopolare!”
Il punto non è ‘fare qualcosa per la Previdenza per evitare di diventare impopolare’.
Anche se lo volesse, il Governo non può fare nulla per la Previdenza, perché è la maggiore voce di spesa per lo Stato, e con un debito pubblico al 142,9% del Pil nel 2023 e con un basso tasso di crescita del Pil che nel 2023 rasenterà appena l’1%, la spesa pensionistica sarà la prima voce di spesa da tagliare.
Cosa occorrerebbe fare per la Previdenza? Ritengo di avere idee vincenti, realistiche, e le ho già espresse alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
POST N. 100
26 Maggio 2023 alle 11:02 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma Pensioni 2023 l’editoriale: il sistema a ripartizione il futuro della previdenza? (mia risposta all'editorialista Mauro Marino)
Rispondo, in seduta plenaria, al seguente commento di Mauro Marino:
“Mi sembra che si stia andando un po’ oltre quello che sono commenti su questioni previdenziale. Non ci devono essere commenti su questioni che riguardano aspetti personali. Rimaniamo nell’alveo di commenti puramente di natura previdenziale”.
A mio avviso, rimanere nell’alveo di natura previdenziale è come guardare un oggetto con un occhio solo: vediamo l’oggetto, ma non riusciamo a valutarne correttamente la distanza da noi.
Occorre invece guardare anche con l’altro occhio, quello del lavoro, in modo da mettere a fuoco la vi(s)ta sulla vita.
Mauro Marino invita i lettori ad astenersi dall’esprimere commenti di natura personale.
Sarebbe come se un medico invitasse un paziente ad esprimere i sintomi della propria malattia in maniera distaccata, senza alcun coinvolgimento personale, come se stesse parlando della malattia di un’altra persona, senza quindi manifestare alcun sentimento di disagio personale, di smarrimento.
Sarebbe come occuparsi dei lavoratori pensionandi, lasciando “a casa”, per la seconda volta, i disoccupati, perché i disoccupati non compaiono nel rapporto attivi/pensionati che alimenta la Previdenza, ma compaiono nell’Assistenza, dove non si è più una persona che ha una identità sociale in quanto essere produttivo, e nemmeno più un individuo che ha una identità personale in quanto essere umano.
Sarebbe come parlare di Opzione Donna, senza conoscere le sofferenze profonde che una vita di sacrifici tra lavoro e sostegni familiari di ogni genere comporta per le lavoratrici.
Lavoro, pensioni, vita sociale e identità personale sono tra loro indissolubilmente legati e assolutamente inscindibili.
Eppure, Mauro Marino invita i lettori ad astenersi dall’esprimere commenti di natura personale.
Quando si parla di Opzione Donna quanti commenti personali vengono espressi! Ognuna delle lavoratrici che ambisce a Opzione Donna riporta la propria esperienza personale, la propria testimonianza di vita, a volte così straziante che è difficile, per chi li legge, mantenere il proprio controllo emotivo.
Il sito Pensionipertutti ha certamente un grande valore, in termini di notizie, di informazioni, di interviste, di articoli, riguardo a tematiche di natura previdenziale.
Ma un valore ancora più grande il sito Pensionipertutti ce l’ha proprio nel riportare i commenti, talvolta anche strettamente personali, dei lettori, consentendo loro di esprimere ciò che hanno di dentro, quasi che il sito fosse una sorta di seduta virtuale a carattere terapeutico dove l’anima cura le proprie ferite che ad altri sono ignote.
Eppure, Mauro Marino invita i lettori ad astenersi dall’esprimere commenti di natura personale.
Spegnere quella luce fioca che esprime le esperienze personali e quindi lo stato d’animo personale dei lettori, spegnere quella fioca luce che lampeggia tra abbattimento e speranza, significherebbe privare il sito Pensionipertutti di un valore immenso.
POST N. 99
25 Maggio 2023 alle 12:01 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma Pensioni 2023 l’editoriale: il sistema a ripartizione il futuro della previdenza? (mia risposta al sig. Tury)
Sig. Tury, non ho bisogno del suo rispetto, mi basta il rispetto che ho di me stesso.
C’è gente che è pure morta per avere diritto allo sciopero? Sì, è vero. Fu gente che credeva in un’idea per la quale era disposta a morire.
Ma lei, sig. Tury, per quale idea invece è disposto a morire? Non si faccia scudo della morte di altri per salvaguardare il diritto allo sciopero che tutela i suoi interessi.
Lei dice che le mie parole la offendono? Oh, no, sig. Tury, non sono le mie parole ad offenderla.
Sono le sue stesse parole che la offendono.
POST N. 98
24 Maggio 2023 alle 17:02 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma Pensioni 2023 l’editoriale: il sistema a ripartizione il futuro della previdenza? (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)
Sì, sig. Franco Giuseppe, quando ho inviato il mio commento in risposta al commento del sig. Marco b, mi sono riletto. È mia abitudine rileggere ciò che ho scritto prima di renderlo pubblico.
Io mi sono pensionato con Quota 100, con 65 anni di età e 41 anni di contribuzione. Ho fatto fare i calcoli dal Patronato e la pensione che avrei percepito mi soddisfaceva. Mi trovavo nella favorevole condizione di poter scegliere se andare in pensione oppure restare al lavoro per altri due anni. Ho scelto di andare in pensione con Quota 100.
Io non mi ritengo un editorialista di questo sito. Gli articoli non sono firmati a mio nome.
1) Io non critico nessuno. Esprimo solo il mio punto di vista, che può benissimo non coincidere con quello di altri. Quando io sono andato in pensione, certamente esistevano i disoccupati. Comprendo bene cosa significa essere disoccupato. Anch’io, nel 2011, ho attraversato un periodo di 9 mesi di disoccupazione volontaria (senza aiuti di Stato ma con una incentivazione all’esodo). Disoccupazione volontaria, è vero, ma pur sempre disoccupazione a 55 anni.
2) Ora che sono in pensione non è solo il fine settimana ad essere lungo. Ancora più lungo è il mese che trascorro in Germania. Non parlo il tedesco, non ho interlocutori italiani, e solo e pensoso vago per vie solitarie sentendomi più un migrante che un europeo integrato. La prima, la più importante forma di integrazione, è la conoscenza della lingua. Comprendo bene cosa significa essere un migrante.
3) I Governi, di qualunque coalizione essi siano, giocano sempre a favore delle imprese, sin da quando agli inizi degli anni Novanta è partita la “privatizzazione”. Le cosiddette “Partecipazioni Statali” degli anni Sessanta (IRI, ENI, EFIM) si sono dissolte nelle privatizzazioni.
4) Quando sono andato in pensione, ho accettato di rinunciare ad avere 200 euro nette in più al mese, che avrei invece avuto qualora fossi andato in pensione a 67 anni. Ma altri lavoratori non sono potuti andare in pensione con Quota 100, non potendo rinunciare nemmeno a 100 euro netti al mese, e quindi hanno deciso di continuare a lavorare e andare in pensione con la Fornero. Solo un privilegiato come me avrebbe potuto rinunciare a 200 euro nette mensili. Applico la logica del mio discorso anche ai lavoratori che possono permettersi di rinunciare alla paga di una sola giornata (anche se in una prospettiva, ancorché incerta, di vedere riconosciute le proprie rivendicazioni di aumento salariale). Per questo considero tali lavoratori dei privilegiati.
5) Non do colpa a chi lavora. So bene che il lavoro, qualsiasi tipo di lavoro, usura, logora. Ma il lavoro logora di più chi il lavoro non ce l’ha. E so questo per esperienza diretta, per aver trascorso 9 mesi da disoccupato con l’incertezza di trovare nuova occupazione; una nuova occupazione da lavoratore a partita IVA, e quindi in una posizione estremamente svantaggiata rispetto a quella di un dipendente, assai vulnerabile, perché il lavoratore a partita IVA è facilmente ricattabile da parte delle aziende.
6) Andando in pensione due anni prima, non credo proprio che arrecherò danni all’INPS. Non credo proprio che vivrò oltre gli 82 anni per recuperare l’intero montante che ho accumulato in 41 anni di lavoro. Invece, il mio pensionamento anticipato, entrando in risonanza con altri pensionamenti anticipati Quota 100, a causa della conseguente riduzione di versamento di contributi, ha certamente ridotto la possibilità di altri lavoratori (magari anche più meritevoli) di poter andare in pensione. Ma di questo, con estrema franchezza, sig. Franco Giuseppe, non posso attribuirmi alcuna responsabilità.
7) Non ho mai scioperato in vita mia. Nemmeno quando nel 1976, da studente universitario, lavoravo d’estate in campagne estive presso uno zuccherificio del mio paese di origine, con la qualifica di manovale di sesto livello. In un giorno di luglio gli operai si astennero dal lavoro. Io solo entrai in fabbrica per lavorare. Tra gli operai i “crumiri” non vengono perdonati. Ma non mi fu torto un capello, perché, pur non essendo “uno di loro”, e pur essendo un ventenne, venivo rispettato.
Gran Finale.
Io non sono nessuno. Non supero nessuno. Nemmeno me stesso. Non osservo chi lavora, perché il lavoratore ha diritto al suo salario.
Osservo quel disoccupato alla ricerca di un lavoro che gli possa dare la possibilità di rendersi utile alla società, di potersi creare una famiglia, di poter migliorare se stesso. Osservo quel disoccupato che anch’io un tempo sono stato.
Sig. Franco Giuseppe, perché mai lei dovrebbe nutrire aspettative nei miei confronti? Perché mai dovrebbe sentirsi deluso? Deluso, di che cosa? Se trova i miei commenti così brutti, perché li legge? Perché spende così tante parole per esprimere il suo disappunto? Perché si preoccupa di poter perdere la mia stima? Perché si rende interprete dei pensieri altrui (di Paolo prof, per esempio)?
Non è necessario che lei risponda alle mie domande. Rispondendo, si metterebbe nella disagiata condizione di doversi giustificare. Ed io non desidero affatto mettere le persone nella condizione di doversi giustificare.
Al mio commento in risposta a quello del sig. Marco b, lei attribuisce termini di “bruttezza”, “pochezza”, “tristezza”, “caduta di stile”.
Credo di non avere elementi sufficienti per poter valutare con la giusta cognizione di causa queste sue espressioni. Posso solamente, assorbendo lo stato d’animo che lei mi comunica, tristemente prenderne atto.
POST N. 97
23 Maggio 2023 alle 13:26 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma Pensioni 2023 l’editoriale: il sistema a ripartizione il futuro della previdenza? (mia risposta al sig. Marco b)
Sig. Marco b, lei afferma che dopo 40 anni di versamento di contributi si ha il diritto di andare in pensione?
Bene!
Dopo 40 anni di versamento di contributi si avrà il diritto di andare in pensione quando i disoccupati avranno il diritto di andare al lavoro!
Non leggo i giornali, ma, mentre passeggiavo, ad una panchina dell’ATM di Milano c’era l’avviso che per il 26 maggio è stato proclamato lo sciopero generale nazionale.
Guarda caso è sempre di venerdì che si fa sciopero. Meglio sarebbe chiamarlo “fine settimana lungo”.
Lo sciopero è contro i lavoratori e a favore delle imprese, che hanno una miriade di esuberi e non sanno come disfarsene.
Lo sciopero è un privilegio dei lavoratori, che possono permettersi di perdere la paga di una giornata di lavoro.
Lo sciopero è una offesa ai disoccupati, che non possono permettersi di scioperare perché un lavoro non ce l’hanno.
Lo sciopero è a danno dei pensionati, perché riduce l’importo che i lavoratori versano in termini di contributi.
I lavoratori che scioperano meritano di andare in pensione il più tardi possibile, perché il danno morale che recano ai disoccupati e il danno monetario che recano ai pensionati deve essere recuperato.
Sig. Marco b, sento i lavoratori parlare sempre e solamente dei DIRITTI che hanno.
Non sento mai parlare i lavoratori dei DOVERI che essi hanno. Doveri verso la società, doveri verso la famiglia, doveri verso se stessi.
POST N. 96
8 Maggio 2023 alle 17:32 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma Pensioni 2023, l’Editoriale: nulla di fatto nel decreto lavoro (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)
Sig. Franco Giuseppe, io dico una cosa molto semplice e mi spiace moltissimo non risultare chiaro.
Io dico questo: se non aumentano i lavoratori, non possono aumentare i pensionati.
Se i lavoratori non aumentano, i nuovi pensionati potranno esserci solo se ne muoiono i vecchi pensionati.
Se i lavoratori non aumentano, e si vuole ripristinare OD con i vecchi requisiti, allora altri lavoratori dovranno andare in pensione più tardi. Non vedo proprio cosa ci sia di difficile in questo semplice pensiero.
Non rientra nel mio modo di pensare guardare avanti con la testa rivolta indietro, guardare al presente che si avvicina volgendo il pensiero al presente che si allontana.
Quota 100 è il presente che diventa passato. Non possiamo modificare il passato, ma possiamo dare una direzione al presente che anticipa il futuro.
Ma vuole proprio sapere cos’è che mi rattrista di più, sig. Franco Giuseppe?
Non sono i lamenti di lavoratori e lavoratrici che vorrebbero andare in pensione e non ci possono andare a rattristarmi. No. Lamenti più che giustificati, per carità. Ma che, complice anche la estrema debolezza dei Sindacati (che tra l’altro spingono per la previdenza complementare perché questo gioca a favore dei Sindacati), sono destinati a rimanere lamenti e basta.
Ma che previdenza complementare vuoi proporre a chi non ce la fa quasi ad arrivare alla fine del mese con la paga che riceve!
Ma che pensione di garanzia dei giovani vuoi assicurare a chi un lavoro ancora non ce l’ha e che a trent’anni è ancora a carico dei genitori!
Quello che mi turba, mi rattrista, mi rabbuia molto è leggere alle pagine 13 e 15, Capitolo 2 “Bilancio preventivo dell’INPS 2021: sintesi” del documento del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’INPS (CIV), Deliberazione n. 23 (è un documento male impaginato, scritto alla rinfusa), le seguenti parole:
“Trasferimenti a carico della fiscalità generale a copertura di: Quota 100 pari a 4.629 milioni di euro”
https://www.inps.it/docallegatiNP/Mig/Istituto/Delibere_Odg/2020/CIV2020_0023.pdf
4.629 milioni di euro, ovvero 4 miliardi e mezzo prelevati dalla fiscalità generale per coprire le pensioni Quota 100 che DEVONO ESSERE COPERTE DAI CONTRIBUTI E NON DALLA FISCALITÀ GENERALE!
Ed ora, per cortesia, sig. Franco Giuseppe, non mi dica “l’avevo sempre detto”. Dinanzi a questo scempio previdenziale, a questo furto (questo sì che è un furto non solo a danno dei lavoratori, ma a danno di tutti gli italiani che pagano le tasse, quindi anche a danno dei pensionati stessi), perpetrato dai Partiti e con la tacita approvazione dei Sindacati, ebbene dinanzi a questa indegna azione governativa la cosa più appropriata è restare in silenzio.
POST N. 95
8 Maggio 2023 alle 9:27 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma Pensioni 2023, l’Editoriale: nulla di fatto nel decreto lavoro (mia risposta al sig. Franco Giuseppe)
Sig. Franco Giuseppe, quando il Governo dice che “non ci sono soldi per le pensioni” esprime un concetto semplice da far capire ai lavoratori.
Davvero lei pensa, sig. Franco Giuseppe, che il Governo non riesca proprio a trovare un centinaio di milioni per Opzione Donna?
La questione è un’altra.
Non si mandano in pensione le lavoratrici con OD perché altrimenti si perderebbero i contributi che le aziende versano nella percentuale del 23%, oltre al 10% versato dalle lavoratrici.
Quindi, ricapitolando: il Governo non manda in pensione i lavoratori e le lavoratrici perché ha bisogno che le aziende (ma anche i lavoratori e lavoratrici) versino i contributi per pagare le pensioni correnti. Tutto qua.
POST N. 94
8 Maggio 2023 alle 8:19 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2024, Perfetto: ripristino opzione donna, Quota 41+63, pensione ai disoccupati (mia risposta al sig. Paolo Prof)
Sig. Paolo Prof la via di mezzo ci sarebbe se aumentassero i lavoratori.
Se i lavoratori non aumentano, allora si può solo cambiare la tipologia di pensionati.
O si mandano in pensione più lavoratori (con Quota 62+41) ma meno lavoratrici con Opzione Donna (con requisiti più stringenti); oppure si mandano in pensione più lavoratrici con Opzione Donna (con requisiti meno stringenti) ma meno lavoratori (con Quota 63+41).
Stesso discorso fatto per Opzione Donna vale per i disoccupati non occupabili.
Se io fossi al Governo mi concentrerei sulla Riforma del mercato del lavoro, perché la Riforma delle pensioni così come auspicata dai lavoratori ne discenderebbe di conseguenza, e si troverebbe la “via di mezzo” che auspica lei.
POST N. 93
5 Maggio 2023 alle 12:17 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2024, Perfetto: ripristino opzione donna, Quota 41+63, pensione ai disoccupati (mia risposta alla sig.ra Maria)
Sig.ra Maria, come è facile lasciarsi andare a facili giudizi e pregiudizi, non è vero?
La domanda che mi è stata posta non è “cosa farebbe se lei fosse al Governo”, ma “se potesse sedere ad un tavolo di confronto col Governo”.
Ha notato, sig.ra Maria, come sono diversi i tavoli del Consiglio dei Ministri e i tavoli per il confronto con i Sindacati? Il tavolo per il Consiglio dei Ministri è rotondo (chiaro segnale che tutti i Ministri sono uguali, come i Cavalieri della tavola Rotonda di Re Artù), mentre il tavolo per il confronto con i Sindacati è rettangolare (chiaro segnale di non uguaglianza, di contrapposizione).
Il Governo mi farebbe sedere su un lato contrapposto e su una sedia più bassa di quella sulla quale siedono i rappresentati di Governo, per cercare di intimorirmi psicologicamente proprio come fanno con i Sindacati, ma soprattutto per far capire a me e ai Sindacati “Noi siamo il Governo, e voi non siete nessuno”.
Al tavolo di confronto col Governo si parla con i “freddi numeri”, sig.ra Maria, perché per il Governo numeri sono i lavoratori (23 milioni) e numeri sono i pensionati (16 milioni).
POST N. 92
5 Maggio 2023 alle 19:05 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2024, Perfetto: ripristino opzione donna, Quota 41+63, pensione ai disoccupati (mia risposta al sig. Franco Calabrese)
Sig. Franco Calabrese, non so come lei faccia i calcoli, ma i conti che lei fa non tornano.
5.000 x 13 = 65.000 (sessantacinque mila euro) è l’ammontare della pensione di un pensionato in 1 anno solare.
65.000 x 17.000 = 1.105.000.000 (un miliardo e centocinque milioni di euro) è ’ammontare di 17.000 pensionanti in 1 anno solare.
Siamo molto lontani dai suoi 11 miliardi.
Lei cita i conti INPS. Mi permetta di fare riferimento ai conti INPS relativi all’anno 2021 riportati nel seguente documento “Statistiche in breve Ottobre 2022” reperibile al seguente link:
https://servizi2.inps.it/servizi/osservatoristatistici/api/getAllegato/?idAllegato=1007
A pagina 6 nella Tabella 6 il numero di pensioni di importo mensile lordo superiore a 5.000 euro è 271.752.
Rifacciamo i calcoli di prima:
5.000 x 13 = 65.000 (sessantacinquemila euro) è l’ammontare lordo della pensione di un pensionato in 1 anno solare (facciamo l’ipotesi che 1 pensionato percepisca 1 sola pensione).
65.000 x 271.752= 17.663.880.000 (diciassette miliardi seicentosessantatre milioni ottocentottanta mila euro) è l’ammontare della pensione di 271.752 pensionanti in 1 anno solare.
Ora, sig. Franco Calabrese, lei dice di mettere un tetto all’importo pensionistico, in modo da dimezzare quei 17 miliardi e utilizzare gli 8 miliardi di differenza per Quota 41. Lei chiama questo “giustizia sociale”.
Se però si riduce l’importo pensionistico a chi nella vita lavorativa ha versato i giusti contributi per ricevere l’importo che ora gli viene ridotto, ebbene, sig. Franco Calabrese, non crede che si stia commettendo una “ingiustizia sociale”?
POST N. 91
5 Maggio 2023 alle 12:17 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2024, Perfetto: ripristino opzione donna, Quota 41+63, pensione ai disoccupati (mia risposta alla sig.ra Maria)
Sig.ra Maria, come è facile lasciarsi andare a facili giudizi e pregiudizi, non è vero?
La domanda che mi è stata posta non è “cosa farebbe se lei fosse al Governo”, ma “se potesse sedere ad un tavolo di confronto col Governo”.
Ha notato, sig.ra Maria, come sono diversi i tavoli del Consiglio dei Ministri e i tavoli per il confronto con i Sindacati? Il tavolo per il Consiglio dei Ministri è rotondo (chiaro segnale che tutti i Ministri sono uguali, come i Cavalieri della tavola Rotonda di Re Artù), mentre il tavolo per il confronto con i Sindacati è rettangolare (chiaro segnale di non uguaglianza, di contrapposizione).
Il Governo mi farebbe sedere su un lato contrapposto e su una sedia più bassa di quella sulla quale siedono i rappresentati di Governo, per cercare di intimorirmi psicologicamente proprio come fanno con i Sindacati, ma soprattutto per far capire a me e ai Sindacati “Noi siamo il Governo, e voi non siete nessuno”.
Al tavolo di confronto col Governo si parla con i “freddi numeri”, sig.ra Maria, perché per il Governo numeri sono i lavoratori (23 milioni) e numeri sono i pensionati (16 milioni).
POST N. 90
4 Maggio 2023 alle 16:30 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2024, Perfetto: ripristino opzione donna, Quota 41+63, pensione ai disoccupati (mia risposta al sig. Franco Calabrese)
Sig. Franco Calabrese lei riporta i calcoli su base annua. Allora, rifacciamo i calcoli insieme, vuole?
16 milioni di pensionati x 1.200 euro nette mensili per 13 mensilità = 249 miliardi annui.
23 milioni di lavoratori x 2.500 euro lordi mensili per 13 mensilità = 747 miliardi annui.
747 miliardi annui x 33% versamento contributi = 246 miliardi annui per le pensioni.
Conclusione: con 246 miliardi annui versati da 23 milioni di attivi c’è copertura per 249 miliardi annui per 16 milioni di pensionati (c’è una lieve discrepanza di 3 miliardi, ma lo attribuiamo alle nostre imprecisioni nei calcoli).
NOTA: occorre considerare l’importo netto della pensione di 1.200 euro mensili e non l’importo lordo di 1.500 euro mensili, perché una quota parte dell’importo pensionistico ritorna allo Stato sotto forma di imposte.
NOTA IMPORTANTISSIMA: se le pensioni vengono adeguate all’inflazione mentre i salari rimangono fermi, si viene a perdere la copertura per le pensioni, e quindi si tenderà a restringere sempre di più la platea dei pensionati.
POST N. 89
24 Aprile 2023 alle 14:55 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2024, conta il rapporto attivi/pensionati sull’età pensionabile? Parla Perfetto (mia risposta al sig. Fausto)
Sig. Fausto, ho provato a rifare il suo esercizio. Le mostro il risultato cui sono pervenuto, utilizzando i suoi stessi dati.
Supponiamo (gli economisti iniziano sempre i loro discorsi con “supponiamo” – che ci vuol fare, sono fatti così) che il Reddito Annuo Lordo (RAL) di un lavoratore medio sia di 40.000 euro: il 33% versato in contributi (da parte del lavoratore e del datore di lavoro) ammonta quindi a 13.200 euro lordi annui.
Supponiamo che ci siano 23 milioni di lavoratori: i contributi versati in un anno sono 13.200 x 23.000.000= 303.600.000.000 (ovvero, poco più di 303 miliardi, e NON i 3 miliardi che riporta lei, che certamente rappresentano una svista).
Fin qui, sig. Fausto, ho seguito la sua linea di ragionamento. Ora, se me lo permette, cambierò leggermente la rotta, e farò un ragionamento inverso al suo, ovvero, anziché partire dall’importo pensionistico, partirò dall’ammontare a disposizione (i contributi versati) per arrivare all’importo pensionistico.
Supponiamo che ci siano 15 milioni di pensionati (considerando anche l’impatto del COVID in base alla sua ipotesi): ciascun pensionato, in media, riceverà 303.600.000.000/15.000.000 che è uguale a 20.240 euro lordi l’anno.
Dividendo la pensione annua per tredici mensilità, otterremo la pensione lorda mensile di ciascun pensionato: 20.240/13=1.557 euro.
Supponiamo di applicare una tassazione pari al 20%: la pensione lorda mensile viene decurtata di 1.557 x 20% = 311 euro.
In definitiva, la pensione netta di ciascun pensionato, per tredici mensilità, risulta pari a 1.557-311=1.246 euro.
Ora, sig. Fausto, se dai miei conti molto superficiali (lo riconosco) l’importo mensile netto pensionistico, per tredici mensilità, pari a 1.246 euro le sembra una cifra credibile, allora deve convenire con me che i contributi versati dai lavoratori vengono utilizzati pienamente per i pagamenti delle pensioni, e non anche per l’assistenza, bonus, sussidi vari, ecc.
La ringrazio, sig. Fausto, per questa opportunità che ha offerto a me (ma anche ai lettori di Pensionipertutti) di riflettere un po’ sul rapporto lavoratori/pensionati in termini finanziari, anche se in maniera molto semplice (e, forse, semplicistica). Ma comunque, credo che sia meglio saperne qualcosa in merito a ciò, anche se in modo approssimato, piuttosto che non saperne proprio nulla.
POST N. 88
12 Aprile 2023 alle 11:54 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni anticipate 2024: mancano i soldi per quota 41, resta solo la proroga di quota 103? mia risposta al sig. Giorgio)
Sig. Giorgio, i tre mesi di “quella odiosa finestra di tre mesi” come la chiama lei non è stata prevista dalla Fornero che aveva, invece, eliminato le finestre nel lontanissimo 2011.
Le finestre sono state reintrodotte nel 2019 dal Governo Conte 1 con la coalizione Lega-M5S.
Pertanto, Elsa Fornero non ha nulla a che vedere con le finestre alle quali lei si riferisce, sig. Giorgio.
Le persone che hanno a che vedere con le finestre alle quali lei, sig. Giorgio, si riferisce sono: Giuseppe Conte, Matteo Salvini, Luigi Di Maio.
POST N. 87
11 Aprile 2023 alle 18:28 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2024, proposta: uscita flessibile per disoccupati con taglio 3% annuo? (mia risposta al sig. Marco62)
Sig. Marco62, la sua proposta è certamente sensata ed ispirata a criteri di equità e di giustizia sociale.
La sua proposta si ispira a criteri di equità nel senso che va “applicata a tutti”, senza distinzione tra pubblico e privato, tra uomo e donna, tra politici e gente comune.
La sua proposta si ispira a criteri di giustizia nel senso che “chi più ha, più contribuirà; e chi meno ha, meno contribuirà”.
In effetti, la sua proposta, anche se espressa in termini differenti, riflette l’Articolo 53 della Costituzione della Repubblica Italiana: al primo comma afferma che “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”.
La sua proposta, sig. Marco62, di “chiedere anche a questa gente (oltre ai politici, ovviamente) un contributo” riflette il secondo comma dell’Articolo 53 (che si esprime in termini di “Tutti” i cittadini, senza distinzione, per esempio, tra gente comune e politici).
Il secondo comma dell’Articolo 53 della Costituzione italiana afferma che “Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.
La sua proposta, sig. Marco62, di “chiedere anche a questa gente (oltre ai politici, ovviamente) un contributo sull’eccedenza di una percentuale progressiva a salire, magari 2-3 scaglioni” riflette il secondo comma dell’Articolo 53 (che si esprime in termini di “criteri di progressività”).
E qui vale la pena fare una riflessione sulla “flat tax” che viene proposta da qualche Partito della coalizione del Governo Meloni.
Anche un cittadino del tutto privo di conoscenze costituzionali ma attento al significato delle parole espresse dalla Costituzione della Repubblica Italiana è in grado di comprendere che la flat tax è anticostituzionale, in quanto non si ispira a criteri di progressività.
Vede, sig. Marco 62, la nostra Costituzione è stata fatta per il Popolo italiano e parla a nome del Popolo italiano, e afferma che
– “la sovranità appartiene al popolo”;
– “riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”;
– “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”;
– La Repubblica “Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”;
– “La libertà personale è inviolabile”;
– “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”;
– “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”;
– “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore”;
– “Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale”;
– “I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria”;
– “Tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità”;
– “la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini”;
– “Il popolo esercita l’iniziativa delle leggi, mediante la proposta, da parte di almeno cinquantamila elettori, di un progetto redatto in articoli”.
Mi fermo qui, sig. Marco 62, ed ho voluto citare alcune espressioni della Costituzione al solo scopo di evidenziare che tutto ciò a cui il Popolo italiano aspira è già contenuto nella Costituzione della Repubblica Italiana.
Allora, cos’è che manca al Popolo italiano?
Al Popolo italiano manca un Governo che sia capace di dare voce alla Costituzione che parla a nome del Popolo italiano.
POST N. 86
10 Aprile 2023 alle 22:31 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2024, proposta: uscita flessibile per disoccupati con taglio 3% annuo? (mia risposta al sig. Antonello)
Sig. Antonello, in ciò che ha esposto non sbaglia nulla. È tutto corretto. Tuttavia, sopravvaluta l’essere umano.
L’Art. 3 della Costituzione Italiana afferma che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Non ho motivo di dubitare che ciò non avvenga. Tale articolo si riflette nella scritta riportata nelle aule giudiziarie “la legge è uguale per tutti”.
L’Art 3 della Costituzione Italiana continua affermando che “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Ho motivo di dubitare che ciò avvenga.
Il cittadino che non ha lavoro non è uguale al cittadino che ha lavoro. È compito della Repubblica rimuovere l’ostacolo che impedisce al cittadino in cerca di lavoro di trovare lavoro.
Al cittadino che non ha lavoro viene di fatto impedito il pieno sviluppo della sua persona e la sua effettiva partecipazione all’organizzazione economica e sociale del Paese. È compito della Repubblica sostenere in modo dignitoso il cittadino in modo che, pur non avendo lavoro, possa comunque partecipare all’organizzazione sociale del Paese.
Le persone che governano il Paese sono essere umani. Ed hanno tutte le debolezze dell’essere umano. Ritenere che le persone che governano il Paese, solo perché sono al Governo, siano in grado di attuare pienamente le linee guida della Costituzione Italiana, significa sopravvalutare tali persone.
Chi è al Governo giura sulla Costituzione Italiana in modo formale, ma non sostanziale. Nella sostanza, chi è al Governo ha, oltre alla Costituzione Italiana, un altro documento come riferimento: il DEF, il Documento di Economia e Finanza, che riguarda sì i cittadini come visti nella Costituzione Italiana, ma dal punto di vista della finanza. E quando si parla di finanza, si parla di entrate e di uscite. E quando si parla di uscite, ci si concentra sulle voci di spesa maggiori. E le voci di spesa maggiori sono pensioni e sanità.
E qui nascono le discordanze che lei giustamente evidenzia. La riforma pensioni dovrebbe effettivamente prendere in considerazione prima le persone più anziane, stabilendo una scala discendente di età per le pensioni anticipate a partire dai 67 anni: 66 anni, 65 anni, 64 anni, 63 anni… Ma non è questa la visione che ha il Governo, che mira invece ad elevare l’età di pensionamento a partire dai 67 anni: 68 anni, 69 anni, 70 anni, 71 anni. E se si innalza l’età di pensionamento per la pensione di vecchiaia, ne deriva anche l’innalzamento degli anni di contribuzione a partire dai 42 anni, 10 mesi e 3 mesi di finestra: 43 anni, 44 anni, 45 anni, 46 anni.
Per quanto riguarda l’Osservatorio che ha il compito di monitorare l’andamento della spesa pensionistica e formulare adeguate proposte, e che pertanto dovrà concentrarsi sulla valutazione della sostenibilità dei sistemi di prepensionamento e di ricambio generazionale, non mi riesce di mettere a fuoco la reale ragion d’essere di tale Osservatorio. Abbiamo già degli Osservatori che monitorano lavoro e pensioni, tra cui Itinerari Previdenziali presieduto dal Prof. Alberto Brambilla. Come si legge dal sito: “Itinerari Previdenziali è una realtà indipendente che opera da oltre 15 anni in attività di ricerca, formazione e informazione nell’ambito dei sistemi di protezione sociale – pubblici e privati – e del loro finanziamento, delle politiche fiscali e di economia e finanza, con l’obiettivo di contribuire a sviluppare la cultura previdenziale, economica e finanziaria del Paese”.
Per concludere, sig. Antonello, l’Art. 3 della Costituzione della Repubblica Italiana c’è ancora, ma non viene pienamente attuato. Proprio come non viene pienamente attuato l’Art. 1 della Costituzione della Repubblica Italiana: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
POST N. 85
10 Aprile 2023 alle 15:31 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2024, proposta: uscita flessibile per disoccupati con taglio 3% annuo? (mia risposta al sig. Giovannino)
Sig. Giovannino, sono molte le cose giuste da fare, ma mi limito a citarne due.
La prima cosa giusta è questa: dare lavoro a chi un lavoro non ce l’ha (a giovani e anziani disoccupati).
La seconda cosa giusta è questa: dare un sussidio dignitoso a chi un lavoro non ce l’ha (a disoccupati non occupabili e a pensionati con pensioni minime).
La fiscalità generale serve effettivamente a ridurre la povertà (sia quella relativa che quella assoluta).
Per portare a livelli dignitosi i sussidi a sostegno della disoccupazione e delle pensioni minime, non vedo altra soluzione se non quella di aumentare le tasse a tutti i cittadini.
Per evitare di aumentare le tasse, occorrerebbe recuperare risorse dall’evasione fiscale e dall’elusione fiscale, cosa, peraltro, sempre presente nell’agenda di ogni Governo. Ma se se ne parla ancora, vuol dire che: o è un obiettivo irraggiungibile, oppure non si hanno ancora i mezzi per raggiungere l’obiettivo.
Si potrebbe ridurre la spesa militare e orientare le risorse verso altre voci di spesa sociale. Ma, francamente, la vedo una via difficilmente praticabile.
Si potrebbe intervenire con la “spendig review”. Ma, come vediamo, con scarsi risultati.
Si potrebbe intervenire tassando le seconde case che rimangono non affittate; come pure tassando gli “extra profitti” da affitti delle seconde case; come pure aumentando le tasse di soggiorno. Ma tutto ciò potrebbe risultare ancora insufficiente.
Non rimangono allora che due soluzioni, alternative tra loro: o si aumenta il livello di occupazione (che comporta maggiori entrate fiscali); o si aumentano le tasse (sui redditi delle famiglie e sui profitti delle imprese).
POST N. 84
10 Aprile 2023 alle 14:18 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2024, proposta: uscita flessibile per disoccupati con taglio 3% annuo? (mia risposta al sig. Luigi)
Sig. Luigi, apprezzo la diversità di vedute, perché è come l’attrito: una forza passiva che, nonostante faccia resistenza, permette di camminare. Se non ci fosse l’attrito, scivoleremmo, e non potremmo camminare. Se non ci fosse diversità di vedute non potremmo sviluppare i nostri ragionamenti (proprio come sta accadendo tra lei e me).
Sono consapevole del fatto che al solo nominare le parole “Fornero” e “Cazzola” si eleva un boato di disapprovazione. Ma io vado al di là dei nomi. Simile ad un chirurgo del pensiero, io opero sul corpus della riforma previdenziale Fornero, lo seziono, lo divarico, individuando una insufficienza organica (leggi: calo delle nascite e quindi insufficienti lavoratori futuri per pagare le pensioni) e una massa tumorale che continua a crescere (leggi: allungamento della speranza di vita e quindi pensioni da finanziare più a lungo).
Come un chirurgo opera su qualsiasi paziente (sia esso una persona di provate virtù, oppure un incallito criminale), così opero io, indipendentemente dalla persona alla quale mi sto riferendo.
Se si vuole arrivare alla definizione di una Nuova Riforma Pensioni, occorre risolvere il problema del calo delle nascite.
Se si affronta il problema pensioni sul lato finanziario, sulla spesa per pensioni, si conduce il ragionamento fuori strada: la freccia da seguire punta nella direzione del calo delle nascite.
Se si affronta il problema del calo delle nascite sul lato finanziario, offrendo bonus bebé o assegni familiari al fine di incentivare la procreazione, si è fuori strada: bisogna individuare come supplire al calo delle nascite.
I Governi “prendono tempo” (per così dire), in attesa che i loro incentivi per la procreazione diano i frutti attesi, e nel frattempo suppliscono al calo delle nascite mantenendo i lavoratori in attività, ritardandone quindi il pensionamento. Questa è una terapia per la nazione che mantiene malata la nazione da curare. Non è la cura.
La mia proposta è la seguente: se non riusciamo ad avere “lavoratori naturali” da “bambini naturali”, proviamo a veder come avere “lavoratori artificiali” da tecnologia artificiale (attribuendo al termine “artificiale” il significo di “fatto dall’uomo”).
I ragionamenti fondati sul fatto che le persone siano più o meno “brave d’animo”, oppure su periodi in cui si andava in pensione “tra i 50 e i 55 anni”, oppure su riferimenti ad altri Paesi (es., Francia, Scandinavia) distolgono la nostra attenzione dal solo problema sul quale occorre invece concentrarsi: con che cosa, e come, supplire al calo delle nascite in Italia.
Ci sono molti problemi ancora irrisolti. L’evasione fiscale, l’elusione fiscale, la corruzione, la povertà assoluta: sono piaghe sociali che permangono nonostante gli impegni profusi dai Governi nel debellarle.
Ma il problema più grave, in assoluto, è la disoccupazione (quella vera e amara, includendo anche gli inattivi; non quella vera e addolcita, escludendo gli inattivi che pubblica l’ISTAT).
Se non si troverà una soluzione al problema della disoccupazione, che nell’immediato tenderà ad aggravarsi a causa della diffusa automazione e dell’ampio ricorso all’intermediazione digitale nei servizi digitali, non ci saranno nuovi consumi, né produzione, né investimenti, né occupazione. Né, tantomeno, pensioni.
POST N. 83
9 Aprile 2023 alle 19:12 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni anticipate 2024, Quota 42 senza finestre: possibile? Risponde Perfetto (mia risposta al sig. Nicola Casale)
Sig. Nicola Casale, i Partiti che oggi sono nella Coalizione di Governo hanno promesso Quota 41 indipendente dall’età perché sono riusciti a catturare il sentiment popolare che chiedeva Quota 41 indipendente dall’età.
Grazie a quella promessa, quei Partiti oggi sono al Governo.
Per provare ai propri elettori che quella promessa verrà mantenuta, hanno aggiunto la postilla “entro fine legislatura”, ovvero entro i prossimi 5 anni. Questa è un’affermazione alquanto azzardata, dal momento che dal dopoguerra ad oggi la vita media dei Governi italiani è inferiore ai 5 anni (non ho fatto i conti personalmente, ma ho letto che si aggira intorno ai 18 mesi).
Perché mai un politico dovrebbe agire secondo principi etici? L’agire secondo principi etici è solo un’aspettativa dell’elettore. E le aspettative, come si sa, possono essere disattese.
La notizia riportata su La Repubblica in data 08 Aprile 2023 alle 09:14 ha il titolo “Legge Severino, il Viminale “forza” la riforma Cartabia: potrà candidarsi chi patteggia la pena”.
Ripetiamolo: “Potrà candidarsi chi patteggia la pena”.
Ripeto allora la domanda: perché mai un politico dovrebbe agire secondo principi etici?
Ognuno si dia la risposta che più gli aggrada.
POST N. 82
9 Aprile 2023 alle 17:12 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni anticipate 2024, Quota 42 senza finestre: possibile? Risponde Perfetto (mia risposta al sig. Dome61)
Sig. Dome61, lasci che le dica innanzitutto questo: quando si parla di coerenza e di onestà intellettuale, le sole persone che mi vengono in mente sono la Prof.ssa Fornero e il Prof. Cazzola. Nessun altro. Comprendo la loro linea di pensiero e la giudico coerente, sebbene non la condivida. Apprezzo la loro onestà intellettuale quando affermano le proprie argomentazioni apertamente dinanzi al pubblico e ai politici che si nascondono, invece, dietro semplici affermazioni di natura nazional-popolare.
Nella natura del politico è assente la coerenza, perché il politico non può garantire – come dice il detto nazional-popolare – la botte piena e la moglie ubriaca, ovvero, casse statali piene e lavoratori gratificati.
Nella natura del politico è assente l’onestà intellettuale, perché promette agli elettori ciò che sa già di non poter mantenere dopo che sarà stato eletto (e questo gli elettori lo sanno benissimo, ma, nonostante ciò, ricadono continuamente nella trappola delle promesse elettorali – indipendentemente dal fatto che tali trappole vengano poste dal centrodestra o dal centrosinistra).
I sindacalisti potranno pure riempire vie e muri di volantini e manifesti. Agiranno come il vento d’autunno: sporcheranno solo la città.
I sindacalisti potranno pure indire gli scioperi. Faranno un favore alle aziende che hanno esuberi di cui non possono ancora liberarsi, e ai lavoratori che hanno la possibilità di fare un week-end lungo o desiderio di fare assieme ai colleghi una gita in altra città. Se i sindacalisti volessero agire seriamente, dovrebbero pagare loro il giorno perduto dai lavoratori per manifestare con lo sciopero, non solo ai tesserati ma anche ai non tesserati (ma, chissà! Forse avviene già così, e io, semplicemente, lo ignoro in quanto non sono mai stato iscritto al Sindacato).
Sarebbe del tutto inutile rinfacciare a qualsiasi politico che non sta facendo ciò che aveva promesso di fare. La sua coscienza è impermeabile a qualsiasi critica. Se un politico è lì dov’è, è perché il politico è ciò che è: una persona dalla coscienza impermeabile.
POST N. 81
9 Aprile 2023 alle 15:35 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni anticipate 2024, Quota 42 senza finestre: possibile? Risponde Perfetto (mia risposta al sig. Giovannino)
Sig. Giovannino, il modo in cui viene affrontato il tema sulla Riforma Pensioni è quello che tutti conosciamo:
– è quello dei Partiti che promettono ma che non mantengono le promesse;
– è quello del Governo che ha soldi per tutto ma non per le pensioni;
– è quello dei Sindacati che vanno ai tavoli ma che non concretizzano.
Dal momento che il risultato di tutte queste azioni è nullo per i lavoratori, vuol dire che le attività svolte dai Partiti, Governo e Sindacati sono fortemente condizionate da altri obiettivi che sono diversi dall’obiettivo “Pensioni”.
Per salvare la Nazione (come nel Salva-Italia del Governo Monti 2011, quando il debito pubblico era il 135% del PIL) oggi ci si concentra sul contenimento della spesa pubblica (pensioni e sanità in primis) e sulla riduzione del debito pubblico (che nel 2021 ammontava al 150% del PIL – fonte Banca d’Italia).
Qualora venisse ripristinato il Patto di Stabilità e di Crescita, verrebbe esercitata sull’Italia una fortissima pressione per diminuire il debito pubblico. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che dovrebbe far crescere il PIL, fa fatica ad andare avanti, e se il PIL non cresce il rapporto Debito pubblico/PIL tenderà ad aumentare ancora di più.
Con tali premesse, non c’è alcuna prospettiva, ma proprio nessuna possibilità, di approdare ad una Nuova Riforma Pensioni.
I disoccupati non occupabili dovrebbero essere tra i primi a potere andare in pensione. Il Governo non li manda in pensione perché risparmia se li remunerare con l’RdC, il cui importo è senz’altro minore dell’importo pensionistico (anche applicando la decurtazione del 3% per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni). Non solo: l’RdC è finanziato con la fiscalità generale (e quindi con i soldi di tutti i cittadini italiani, lavoratori e pensionati), mentre la pensione è finanziata con i contributi dei lavoratori attivi (e quindi da una ristretta parte della popolazione). Non solo: il Governo preferisce non mandare in pensione il disoccupato non occupabile perché in tal modo può mandare in pensione, al suo posto, chi “deve” andare in pensione, ovvero chi raggiunge la Quota 103.
Il meccanismo regolatore per le pensioni è lo scambio tra pensionato e lavoratore: per poter mandare in pensione 1 lavoratore anziano (che percepirà una pensione lorda mensile di 1.000 euro) occorrono almeno 2 nuovi lavoratori (con un salario ciascuno di 1.500 euro lorde mensili che verseranno ciascuno il 33% del proprio salario, pari a 495 euro lorde, per complessivi 990 euro lordi).
Poiché il Governo spinge per le nuove occupazioni incentivando le imprese ad assumere offrendo loro l’esonero totale dal versamento dei contributi (che però saranno a carico dello Stato con la cosiddetta “fiscalizzazione degli oneri sociali”, ovvero facendo pagare i contributi all’intera società), la possibilità di mandare in pensione i lavoratori anziani si riduce ancora di più in quanto non si può pensare (almeno, questo è il mio punto di vista) di pagare le pensioni ordinarie con la fiscalità generale.
Sig. Giovannino, lei dice “Zero costi INPS. Zero RDC. Zero MIA”. Ma fa i conti senza l’oste. Senza lo Stato.
POST N. 80
4 Aprile 2023 alle 19:14 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni cosa farà Il Governo nel 2024? Proroga Quota 103 o verso quota 104? (mia risposta al sig. Fausto Valtorta)
Sig. Fausto Valtorta lei può senz’altro (anzi, deve) contestare il pensiero col quale si trova in disaccordo. Ma deve farlo adducendo dei razionali, non già sull’onda emotiva.
Nessuno le sta dicendo che nel 2024 ci sarà Quota 104 (63+41), ma solo che può essere una possibilità, ed io ho portato dei razionali. Possono essere razionali non condivisibili, certamente, ma sono pur sempre dei razionali. Sono razionali fondati sul fatto di:
“essere abili a fare accettare al lavoratore ciò che il lavoratore non desidera accettare”.
Tutto qua. Cos c’è di delirante in questo principio (tra l’altro molto utilizzato dai manager nelle aziende)?
Quali sono invece i suoi razionali, sig. Valtorta? Potrebbe dirmi perché, a suo avviso, non si potrà fare Quota 104 (63+41)?
Oggi sono i lavoratori stessi che difendono la Riforma Fornero perché temono che si potrebbe arrivare a peggiorarla. Non si potrebbe dunque affermare che i lavoratori hanno accettato “psicologicamente” la più odiata Riforma delle pensioni?
Diciamo pure che il mio è un pensiero delirante. Aspetto di conoscere il suo pensiero non delirante su una possibile ipotesi di riforma pensioni che si basi su dei suoi razionali (evitando di dire, ovviamente, “facciamo come fanno i francesi”).
Vede, sig. Valtorta, ad un’idea si risponde con un’altra idea. Non con l’emotività.
POST N. 79
31 Marzo 2023 alle 13:22 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2023-2024, cosa conterrà il decreto lavoro: Quota 41, opzione donna? La voce a Perfetto (mia risposta al sig. Brave)
Sig. Brave, effettivamente io sono già pensionato, dall’1 gennaio 2021, con Quota 100 (62 anni di età e 38 anni di lavoro), avendo maturato un’età anagrafica di 65 anni e un’anzianità contributiva di 41 anni (quindi, se vogliamo, Quota 106).
Lei domanda: “se il Governo riproponesse a fine anno e quindi per il 2024 la quota 103 (62 anni di età e 41 di lavoro) come dovrebbero comportarsi gli attuali 61enni che già oggi hanno 41 anni di lavoro, ma compiranno i 62 anni di età nel 2024, possono GIA’ DA ORA stare a casa dal lavoro ?”
PREMESSA: se il Governo riproponesse a fine anno, e quindi per il 2024, la quota 103 (62 anni di età e 41 di lavoro), ovvero, se il Governo prorogasse nel 2024 Quota 103 ancora in via sperimentale, allora il Governo specificherebbe che i requisiti (62 anni di età e 41 di lavoro) dovranno essere raggiunti entro il 31 dicembre 2024.
MIA RISPOSTA: gli attuali 61enni che già oggi hanno 41 anni di lavoro, ma compiranno i 62 anni di età nel 2024 NON POSSONO già da ora stare a casa dal lavoro, ma dovranno attendere il giorno in cui matureranno anche l’altro requisito, ovvero 62 anni di età anagrafica (e quindi nel 2024).
POST N. 78
31 Marzo 2023 alle 12:44 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2023-2024, cosa conterrà il decreto lavoro: Quota 41, opzione donna? La voce a Perfetto (mia risposta al sig. Stefano 1961)
Sig. Stefano 1961, l’obiettivo principale dello Stato, in senso assoluto, è creare occupazione.
Il lavoro rende liberi, nel senso che il lavoro dà all’uomo un reddito quale mezzo necessario per affrancarsi dalla schiavitù della povertà.
Il lavoro, di qualsiasi genere esso sia, dà dignità all’uomo che lo svolge, evitandogli l’umiliazione di chiedere l’elemosina a passanti indifferenti, o di accettare sussidi da uno Stato indifferente.
Il lavoro è ciò che dà identità alla persona, è ciò che gli permette di presentarsi nella società che non ti domanda “chi sei” ma ti chiede “che cosa fai”.
Il lavoro è ciò che illumina la vita di una persona, è ciò che trasforma i suoi sogni in progetti di vita, come comprare una casa, formare una famiglia, allevare dei figli.
Il ponte sullo stretto di Messina non serve. Anche l’Europa, tramite il nostro commissario europeo per gli affari economici e monetari Paolo Gentiloni, sostiene che occorre concentrarsi più sul PNRR che sul ponte sullo stretto.
Ma l’intenzione del Governo è quello di fare il ponte sullo stretto. Sono in atto forze politiche, gruppi di interesse, gruppi di pressione che hanno il medesimo fine di creare il ponte sullo stretto. Come orientare queste forze verso altri obiettivi di maggiore utilità per la nazione?
Sappiamo che in opere infrastrutturali di tali dimensioni concorrono organizzazioni che operano al limite della legalità. Forse, è proprio per il timore di infiltrazioni di tali organizzazioni che i funzionari di Stato hanno “paura di firmare”. Forse, è proprio per la “paura di firmare” che il PNRR non va avanti.
E allora, sig. Stefano 1991, cosa vogliamo fare? Accettare di fare il ponte sullo stretto con tutto ciò che ne consegue in termini di illegalità, ma dare almeno ad un pugno di lavoratori l’opportunità di prendere il volo verso la libertà, oppure continuare a non fare nulla, né cose utili, né cose inutili?
So che alla domanda non c’è una sola risposta. Ognuno di noi ha la propria risposta.
POST N. 77
30 Marzo 2023 alle 18:12 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2023-2024, cosa conterrà il decreto lavoro: Quota 41, opzione donna? La voce a Perfetto (mia risposta al sig. Luigi)
Sig. Luigi, lei mi domanda che cosa partorirà il Governo nel 2024, ovvero se prorogherà Quota 103 oppure se ci saranno sorprese.
Non so che cosa partorirà il Governo nel 2024. Posso solo immaginare che cosa potrebbe partorire.
In risposta al commento del sig. Marco (non ancora pubblicato mentre le scrivo) ho affermato che le linee guida del Governo sono dettate dagli eventi. Gli eventi-guida principali sono: calo delle nascite e invecchiamento della popolazione.
A causa di tali eventi, anche la Francia, la Cina, la Russia stanno pensando di innalzare l’età di pensionamento. Questa posizione da parte di nazioni così importanti rafforza la posizione governativa italiana nel proseguire verso l’innalzamento progressivo dell’età di pensionamento.
Il passaggio da Quota 100 (62+38) a Quota 102 (64+38) ha mantenuto fissi i 38 anni di contribuzione ed ha aumentato l’età anagrafica. Il lavoratore ha accettato psicologicamente l’innalzamento dell’età anagrafica.
Il passaggio da Quota 102 (64+38) a Quota 103 (62+41) ha ridotto di 2 anni l’età anagrafica ma ha aumentato di 3 anni gli anni di contribuzione portandoli da 38 a 41 (è come se si avesse aumentato l’età anagrafica di 1 anno). Il lavoratore ha accettato psicologicamente l’innalzamento degli anni di contribuzione.
Avendo il lavoratore accettato psicologicamente l’innalzamento degli anni di contribuzione, ed avendo già accettato l’innalzamento dell’età anagrafica, si trova ora nelle condizioni psicologiche di accettare il passaggio da Quota 103 (62+41) a Quota 104 (63+41).
Nel 2024 non ci saranno quindi sorprese: il Governo comincerà a far circolare la voce di Quota 104 (voce che, peraltro, circolava già nel 2022) per fare accettare al lavoratore Quota 104 (63+41).
Il Governo Meloni sa bene che l’opposizione parlamentare non avrà obiezioni a riguardo, e l’opposizione parlamentare non si opporrà perché potrà giocare la sua carta pensioni nelle promesse elettorali che seguiranno.
Il Governo Meloni non teme nemmeno le Organizzazioni Sindacali che, al più, potranno organizzare qualche sciopero (di venerdì, naturalmente).
Il Governo Meloni si trova (almeno in Italia) in una posizione di schiacciante superiorità su tutti (unica minaccia per la sua sopravvivenza potrà provenire solo dalla mancanza di coesione degli alleati interni).
POST N. 76
30 Marzo 2023 alle 16:46 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni 2023-2024, cosa conterrà il decreto lavoro: Quota 41, opzione donna? La voce a Perfetto (mia risposta al sig. Marco)
Sig. Marco, lei domanda per che cosa paghiamo ministri, vice ministri, sottosegretari. Li paghiamo per guidare la Nazione, ci verrebbe da dire.
Li paghiamo per far crescere il reddito pro capite di milioni di italiani (e quindi il PIL nazionale), e per ridurre la povertà assoluta in cui versano milioni di italiani.
Da anni il PIL nazionale cresce dello zero virgola per cento, e quindi da anni il reddito pro capite di milioni di italiani non aumenta. È aumentata, invece, la povertà assoluta di milioni di italiani.
Ci hanno provato tanti Governi a migliorare le condizioni degli italiani. Ma ogni Governo che si è succeduto ha prodotto risultati di gran lunga inferiori alle aspettative. Ogni Governo potrebbe dire “senza il nostro intervento sarebbe potuto andare peggio”. Può darsi. Ma è un’affermazione che non può essere provata, e quindi priva di valore.
Vede, sig. Marco, non è facile guidare una Nazione. I nostri governanti ci provano. Imparano. Non ci riescono. Passano il comando. Ci riprovano altri. Nemmeno ci riescono. Perché?
I governanti non riescono a governare la nazione, perché sono gli eventi che governano la nazione: calo delle nascite, allungamento della vita, invecchiamento della popolazione, emigrazione, immigrazione, pandemia, guerra, inflazione. E ad oggi, nessuno dei nostri governanti è in grado di governare nessuno di questi eventi.
Paghiamo ministri, vice ministri, sottosegretari perché imparino a governare gli eventi. Perché imparino a guidare la Nazione. Perché imparino come migliorare le condizioni di vita di milioni di italiani.
POST N. 75
27 Marzo 2023 alle 14:42 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni anticipate 2023: ‘Quota 41 condizionata e quota 103 non solo la soluzione’ (mia risposta al sig. Giovanni)
Sig. Giovanni, i commenti non vengono cancellati. Vengono, semplicemente, ritardati nella pubblicazione.
Potrei forse dire che i gestori del sito ci hanno abituati male quando hanno eliminato la mediazione, consentendoci, quindi, di vedere i nostri commenti pubblicati immediatamente.
Le dirò ciò che i sistemisti dei mainframe (elaboratori elettronici di enorme potenza elaborativa in grado di gestire migliaia di utenti contemporaneamente e centinaia di migliaia di transazioni all’ora) facevano in anni addietro (intorno al 1980): essi introducevano dei ritardi nelle risposte a terminale per evitare di abituare gli utenti a sperimentare tempi di risposta immediati, quando veniva aumentata la potenza del mainframe.
La potenza dei mainframe veniva aumentata perché il carico elaborativo andava crescendo nel tempo. Ma, nel momento in cui la CPU passava da 100 a 200 (giusto per dare dei numeri) ecco che i tempi di risposta a terminale si dimezzavano, e gli utenti erano anche più soddisfatti.
Ma, man mano che il carico elaborativo cresceva, i tempi di risposta andavano aumentando e questo generava lamentele presso gli utenti i quali si erano abituati a tempi di risposta oltremodo rapidi.
Per evitare che gli utenti sperimentassero questa “asimmetria” nei tempi di risposta, si tendeva a stabilizzare i tempi di risposta, introducendo un ritardo quando la potenza della CPU veniva aumentata e diminuendo il ritardo quando la potenza della CPU tendeva a saturarsi.
Oggi non si usa più questa tecnica con i mainframe, perché si dà al sistema operativo (che gestisce il mainframe) l’obiettivo di garantire un determinato tempo di risposta agli utenti, indipendentemente dalla potenza di calcolo della CPU.
Ora, vede sig. Giovanni, il sito di pensionipertutti non è gestito da un mainframe (e se è per questo, nemmeno i siti di Google, di Amazon, e di tutti gli altri), per cui, per garantire il livello di servizio che lei desidera occorrerebbe togliere definitivamente la mediazione dei commenti. Ma questo non è proprio possibile, perché i commenti devono essere mediati per evitare che vengano pubblicate cose non pubblicabili.
Perciò, sig. Giovanni, si rassicuri: i commenti non vengono cancellati, ma solo ritardati nella pubblicazione. Forse un giorno non lontano anche i Redattori di pensionipertutti installeranno ChatGPT (il chatbot basato su intelligenza artificiale) che, oltre a mediare i commenti di noi lettori, scriveranno pure gli articoli per loro conto.
POST N. 74
23 Marzo 2023 alle 14:46 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma Pensioni 2024: quota 41 non arriva, lavoratori protestano contro il Governo (mia risposta al sig. Giovanni)
Sig. Giovanni,
la ragione per cui alcuni messaggi passano rapidamente (e quindi vengono pubblicati in tempo reale) è la seguente: il controllo sulla moderazione non è attivo (perché i Redattori di Pensionipertutti l’hanno rimosso al fine di rendere più spedito lo scambio di opinioni tra i lettori).
La ragione per cui alcuni messaggi, invcece, non passano rapidamente è la seguente: il controllo sulla moderazione è attivo (lo si vede dal fatto che quando viene dato l’invio compare la scritta “commento in moderazione”). Se la moderazione avviene con ritardo, i commenti si accumulano, e quindi si corre il rischio che alcuni commenti non vengano pubblicati per insufficienza temporale da parte dei Redattori di Pensionipertutti nell’esaminarli.
Questa, ovviamente, è la mia spiegazione. Ma potrebbe esserci una spiegazione differente che al momento non riesco a immaginare.
POST N. 73
23 Marzo 2023 alle 13:10 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma Pensioni 2024: quota 41 non arriva, lavoratori protestano contro il Governo (mia risposta al sig. Giovanni)
Sig. Giovanni, se può esserle di conforto, anche un mio commento in risposta al suo commento non è stato pubblicato. Credo che ciò dipenda dal fatto che Erica Venditti non sia disponibile e che Stefano Rodinò non abbia il tempo materiale sufficiente per poter moderare i commenti. Facciamocene una ragione.
POST N. 72
22 Marzo 2023 alle 20:54 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2023, ma gli incontri tra Governo e sindacati? L’intervista a Proietti (Uil) (mia risposta al sig. Giovanni)
Non se la prenda più di tanto, sig. Giovanni, non ne vale proprio la pena.
Più volte la Dott.ssa Venditti ci ha ricordato che è lei a moderare i commenti e che questi talvolta sono anche un centinaio.
Supponga che la Dott.ssa Venditti si sia ammalata, oppure che stia partecipando ad un Convegno, oppure che abbia un problema in famiglia. Non sarebbero queste motivazioni più che comprensibili perché i commenti non vengono approvati nei tempi che noi ci aspettiamo?
A volte i filtri vengono rimossi, e i nostri commenti vengono pubblicati in tempo reale. Quando ciò accade, noi tutti siamo testimoni che sono presenti anche commenti scritti in una lingua illeggibile (ma anche in lingua leggibilissima e contenenti espressioni non di certo in linea con il codice etico di qualsiasi testata giornalistica).
Perciò, sig. Giovanni, se lei è consapevole di avere espresso il suo pensiero in termini eticamente corretti, pensi al fatto che la Dott.ssa Venditti probabilmente non si trova nelle condizioni più favorevoli per approvare i commenti (in particolare, quelli più lunghi e che richiedono maggior tempo per essere moderati).
POST N. 71
22 Marzo 2023 alle 11:56 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Riforma pensioni 2023, ma gli incontri tra Governo e sindacati? L’intervista a Proietti (Uil) (mia risposta al sig. Giovanni)
Sig. Giovanni, perché attendere? Attendere che cosa? Attendere la risposta alla domanda del perché alcuni messaggi vengono cancellati? Ma forse i messaggi non vengono cancellati, piuttosto non vengono pubblicati.
Forse i messaggi non vengono pubblicati perché sfuggono all’attenzione dei Redattori di Pensionipertutti. Forse, i Redattori di Pensionipertutti vengono fuorviati dal software che gestisce il sito web, o forse perché hanno da soddisfare impegni con priorità maggiori. Non lo sappiamo.
Ma ci interessa davvero saperlo?
Quello che la indispone, io credo, è di essere ignorato. Questo fenomeno, cioè “essere ignorati”, è facile che si realizzi nei servizi digitali. Nei servizi digitali opera la società umana, ma i contatti non sono umani, sono digitali, spersonalizzati.
Il processo di digitalizzazione attualmente in corso di rapido sviluppo nella nostra società (e nel mondo) segna il passaggio dai servizi gestiti dagli umani ai servizi gestiti dalle tecnologie digitali. E nelle tecnologie digitali non c’è ascolto, comprensione, empatia, umanità.
Vede, sig. Giovanni, io leggo i suoi commenti, e so che lei è inascoltato dal Governo, dai Sindacati, da Pensionipertutti.
So, sig. Giovanni, che la sua voce rimane inascoltata nel frastuono delle parole dei politici, dei sindacalisti, dei giornalisti.
Ma le voglio anche dire, sig. Giovanni, che in mezzo a tutto questo frastuono di voci e parole io leggo le sue parole e ascolto la sua voce.
POST N. 70
3 Marzo 2023 alle 9:20 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Tridico, INPS: ‘Il lavoro di oggi, la pensione di domani’ (mia risposta alla sig.ra Lilli Reolon)
Sig.ra Lilli Reolon, dai giornali ho appreso, tempo fa, che lo stipendio annuale del Presidente Pasquale Tridico era di 60.000 (sessantamila) euro lordi annui.
Il suo stipendio fu poi alzato a 150.000 (centocinquantamila) euro lordi annui.
Questo è quanto ho appreso dalla stampa. Mi sono enormemente meravigliato.
Mi sono meravigliato perché ritengo che un Presidente dell’INPS che gestisce un budget di centinaia di miliardi non possa assolutamente guadagnare 150.000 euro lordi annui, né tantomeno 60.000 euro.
Per darle un’idea, quando io lavoravo da dipendente come Quadro aziendale nel 2010 in una multinazionale estera, guadagnavo 60.000 (sessantamila) euro lordi annui corrispondenti a 2.600 (duemilaseicento) euro netti mensili. Inoltre, ai 60.000 euro si aggiungeva un bonus annuo di 5.000 (cinquemila) euro lordi.
Altri miei colleghi, con la mia stessa qualifica aziendale, arrivavano anche a 75.000 (settantacinquemila) euro lordi annui con benefit la macchina aziendale.
Pertanto, sig.ra Lilli Reolon, fatti i dovuti rapporti tra i ruoli di Presidente di un grande Istituto pubblico e i Quadri di aziende multinazionali, ritengo che lo stipendio di 150.000 euro lordi del Presidente INPS Pasquale Tridico (se è vero quello che riportano i giornali) sia al di sotto del suo livello di inquadramento (ovviamente, è il mio punto di vista).
POST N. 69
1 Marzo 2023 alle 15:19 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni anticipate 2023-2024: Opzione Donna e Quota 41 in stallo, cause e possibili rimedi (mia risposta al sig. Wal52)
Vede, sig. WAL52, la “monetizzazione delle proprietà immobiliari dello Stato” non si configura come “cartolarizzazione”. Si configurerebbe come “cartolarizzazione”, invece, l’intenzione da parte del Governo italiano di cedere i crediti di imposta delle aziende alla Cassa Depositi e Prestiti a seguito dello stop del superbonus del 110%.
Qualora si scoprisse che talune aziende hanno agito fuori dalle regole e pertanto non hanno diritto ad alcun credito di imposta, la Cdp si ritroverebbe con della “carta straccia”, con crediti non esigibili, proprio come è accaduto con le banche americane (ma non solo quelle) nella crisi finanziaria del 2007 (le banche, come ricorderà, avevano concesso mutui a famiglie che non potevano garantire la restituzione del credito, e quando i tassi di interesse aumentarono, ecco che le famiglie non potevano più pagare la rate del mutuo e quindi le banche si ritrovarono con crediti non esigibili).
La “monetizzazione delle proprietà immobiliari dello Stato” è altra cosa dalla cartolarizzazione, perché gli immobili sono già di proprietà dello Stato, tanto è vero che lo Stato già applica la “monetizzazione delle proprietà immobiliari dello Stato” vendendo gli immobili ai privati per incassare euro al fine di ridurre il debito pubblico.
La “monetizzazione delle proprietà immobiliari dello Stato” non si configura nemmeno come “monetizzazione del debito pubblico” in quanto lo Stato non emette titoli che poi vengono comprati dalla Banca Centrale Europea al fine di ricevere denaro, ma dà, in cambio di euro, gli immobili che sono già “denaro” ma denaro non circolante, denaro, appunto, “immobile”, cioè “immobilizzato”.
La “monetizzazione delle proprietà immobiliari dello Stato” fatta in moneta digitale circolante solo in Italia serve per evitare di cedere gli immobili (soprattutto porti e spiagge demaniali) alle multinazionali estere, oltre al fatto che non può avvenire in euro perché lo Stato italiano non può emettere l’euro (prerogativa riservata alla BCE e alle banche commerciali tramite erogazione di prestiti mediante moneta scritturale).
Per quanto riguarda il neo-liberismo, inteso come libertà da parte delle aziende di produrre e commerciare in un mercato libero da vincoli imposti dallo Stato, mi dichiaro propenso per un neo-liberismo “a libertà vigilata”, per così dire, dove la libertà di produrre e di commerciare avvenga nel rispetto di regole che tutelino l’interesse pubblico da tentazioni predatorie da parte dell’interesse privato.
Mi trovo d’accordo col Presidente Meloni quando afferma che il Governo ha intenzione di “togliere alcuni cavilli, eliminare alcuni vincoli” (immagino intendesse di natura burocratica) che sono controproducenti per le attività di produzione e di commercio delle aziende. Trovo giusto che le aziende perseguano il profitto, grazie al quale potranno effettuare maggiori investimenti e quindi creare occupazione.
Mi trovo invece in disaccordo col Presidente Meloni quando afferma che “non è lo Stato che genera lavoro, […] perché il lavoro lo creano le aziende con la loro capacità”. Trovo che sia giusto che sia lo Stato a generare lavoro quando le aziende, in una prospettiva di mancata realizzazione di profitto, non sono in grado di generare lavoro.
Infine, mi trovo in disaccordo con tutti i Governi precedenti che hanno premuto l’acceleratore sulla privatizzazione del patrimonio dello Stato, dando libero sfogo ad attività predatorie da parte dell’interesse privato su quello pubblico.
POST N. 68
1 Marzo 2023 alle 15:15 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni anticipate 2023-2024: Opzione Donna e Quota 41 in stallo, cause e possibili rimedi (mia risposta al sig. Pietro62)
Sig. Pietro62, sono d’accordo con lei quando osserva che la mia espressione vale per un sistema a ripartizione. Su tale sistema si basa il nostro sistema pensionistico, e di tale sistema a ripartizione occorre tenere conto.
Resta inteso che una persona può andare in pensione quando vuole se ritiene di poter vivere con l’importo che è riuscito a maturare costruendosi una pensione complementare fondata sul sistema a capitalizzazione.
Se, per ipotesi, il Governo decidesse di convertire il sistema a ripartizione nel sistema a capitalizzazione, sono dell’opinione che verrebbe introdotto anche in tale sistema a capitalizzazione un limite minimo di età, per evitare che vengano lasciate sguarnite talune professioni ritenute “professioni-chiave”, di una certa importanza.
Prendiamo, per esempio, la Sanità. Al momento il Governo ha intenzione di incentivare i medici a proseguire l’attività fino a 70 anni ed oltre, su base volontaria. Ma questo, a mio avviso, è il primo passo per procedere verso l’obbligatorietà. Attualmente l’obiettivo – non dichiarato dal Governo italiano ma presente nelle previsioni dell’OCSE – è di innalzare progressivamente l’età pensionabile a 71 anni per tutti. Personalmente opterei per incentivare i medici ad andare in pensione a 65 anni di età e farei entrare in ruolo i medici giovani precari.
Quando i robot e le macchine-automa strariperanno per le vie della città per consegnarci la posta, o per fare da dog sitter ai nostri cani, o per raccogliere i rifiuti urbani, o per venirci a prendere col taxi, avremo acquisito una tale familiarità con loro che non ci meraviglieranno affatto, proprio come oggi non ci meravigliamo della lampadina che si accende, del fax, del telefono, del televisore, del PC, del cellulare. I contributi che i robot verseranno, qualora non servissero per finanziare le pensioni perché, stando alla sua ipotesi, non ci saranno persone che andranno in pensione, serviranno invece a finanziare la cassa integrazione dei lavoratori che attraverseranno periodi di disoccupazione, e di questi ce ne saranno tanti se il tasso di crescita di nuove professioni (che i robot non saranno ancora in grado di svolgere) non sarà maggiore del tasso di sostituzione dei robot con gli umani.
Per quanto riguarda la sua ultima affermazione in merito all’errore di fondo che si è fatto all’inizio optando per il sistema a ripartizione piuttosto che per il sistema a capitalizzazione, ritengo che il sistema a ripartizione sia un sistema più orientato alla “collettività” (l’uno per l’altro) che all’“individuo” (ognuno per sé) come avviene col sistema a capitalizzazione. Ciò non lo vedrei quindi come un “errore”, ma come una “scelta”.
POST N. 67
28 Febbraio 2023 alle 12:53 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni anticipate 2023-2024: Opzione Donna e Quota 41 in stallo, cause e possibili rimedi (mia risposta al sig. Paolo1959)
Certamente, sig. Paolo1959, l’equazione P=L è semplificata al massimo. Vuole solo indicare che le “pensioni sono in funzione del lavoro”. L’espressione più generale potrebbe essere “pensioni proporzionali al lavoro”, e in tal caso si potrebbe utilizzare il fattore di proporzionalità “K” che lei introduce.
La relazione che lega le pensioni P al lavoro L (ovvero ai contributi versati dal lavoro) è assai più articolata, perché dipende anche dal tasso di natalità, dalla speranza di vita, dal tasso di mortalità.
Solitamente io penso in formule, e con le formule costruisco i modelli, il cui scopo è di mettere in evidenza gli elementi che caratterizzano la realtà che si vuole studiare. E l’elemento che io voglio evidenziare è che è il lavoro che genera le pensioni e questo significa una cosa precisa: non si può andare in pensione quando si vuole, ma si può andare in pensione solo se c’è un volume di occupazione sufficiente a finanziare le pensioni da erogare.
Per quanto riguarda l’automazione, io non penso ad una “tassa” da applicare agli automi (la cosiddetta “robot tax”) ma ad una “imposta” da applicare agli automi.
La tassa si applica a fronte di un servizio che si riceve, per esempio, dal Comune (esempio la TARI – Tassa Rifiuti) oppure dallo Stato per servizi generali (Difesa, Istruzione, Sanità).
Io sostengo che se un automa (robot o software che sia) contribuisce con un certo grado di autonomia e di “intelligenza” al processo di produzione, allora l’automa va considerato non più come “fattore di produzione capitale” ma come “fattore di produzione lavoro” e come tale va equiparato al fattore di produzione lavoro umano.
Se l’uomo versa contributi derivanti dal proprio lavoro, allora anche l’automa deve versare contributi derivanti dal lavoro che svolge.
I contributi da lavoro versati dall’automa non penalizzerebbero l’imprenditore che comunque disporrebbe con l’automa di una forza lavoro h24, 7 giorni su 7, 365 giorni l’anno, senza ferie, senza permessi retribuiti, senza malattia (se non per qualche giorno di manutenzione).
I contributi da lavoro versati dall’automa servirebbero sia a colmare i vuoti contributivi dei lavoratori che andranno incontro a periodi di disoccupazione, sia a finanziare nuove pensioni per consentire l’ingresso nel mondo del lavoro da parte di giovani disoccupati (in tal caso varrebbe la funzione L=P, ovvero, le pensioni “generano” lavoro).
POST N. 66
28 Febbraio 2023 alle 10:57 (pubblicato su https://www.pensionipertutti.it)
Pensioni anticipate 2023-2024: Opzione Donna e Quota 41 in stallo, cause e possibili rimedi (mia risposta al sig. Wal52)
Sig. Wal52, l’uguaglianza P=L potrebbe essere chiamata “Principio Fornero”, sul quale si regge la “Legge Fornero” che noi tutti conosciamo.
Il Principio Fornero (il “Principio 1”) è proprio quello che la Prof.ssa Fornero enunciò nella sua conferenza stampa di dicembre 2011 per illustrare la Riforma Fornero: “…tutti, ma proprio tutti, devono capire che il principale meccanismo per fare pensioni è il lavoro. Quindi questa è la riforma delle pensioni ma la riforma del mercato del lavoro completerà questo primo pezzo, [che] viene prima, per necessità, per vincoli finanziari”.
Un “principio” è valido per definizione, non deve essere dimostrato. Il “principio” è più di una “legge”.
P=L vale sia per un sistema a capitalizzazione (ovvero: con i soldi del mio lavoro “L” mi pago la mia pensione “P”), che per un sistema a ripartizione (ovvero: con i soldi del mio lavoro “L” pago la pensione “P” ad altri, e con i soldi del lavoro “L” di altri viene pagata la mia pensione “P”).
Stabilito il principio “P=L” (ovvero: P dipende da L) è possibile ricavare la “legge” “L=P” (ovvero: L dipende da P) la quale afferma (mio pensiero): “per poter creare lavoro “L” in una società con bassi tassi di crescita (come l’Italia) occorre favorire il pensionamento “P” di lavoratori anziani”. Tale “legge” può, ovviamente, essere messa in discussione ed essere dimostrata fallace.
I lavoratori anziani hanno già tutto ciò di cui hanno bisogno per vivere: casa, elettrodomestici, mobili.
I giovani disoccupati hanno poco o nulla e sono quindi loro che potranno stimolare la crescita, ovvero consumi, produzione, investimenti, occupazione e… pensioni.
Il debito elevato (come quello italiano) è una grossa palla al piede per la crescita, perché nessuno ti presta soldi per effettuare investimenti se non dimostri di essere in grado di saperli spendere bene (se qualcuno te li presta, lo fa chiedendo tassi di interesse elevati per coprire il maggiore rischio di non vedere restituiti i soldi prestati).
Basta guardare, per esempio, al PNRR: notizie di giornali riportano che su 200 miliardi a disposizione dell’Italia, appena 20 miliardi sono stati finora spesi. È vero, c’è tempo fino al 2026, ma una piccola riflessione sulla capacità dell’Italia di fare investimenti occorre farsela.
La soluzione al “problema Italia”, alla sua scarsa capacità di crescere, di creare occupazione, di creare posti di lavoro, è l’autofinanziamento. Ma non offrendo “BTP Italiani” agli italiani, invece che agli investitori esteri, in cambio dei risparmi italiani. L’autofinanziamento di cui parlo consiste nel “dare in pegno” alla Cassa Depositi e Prestiti il proprio patrimonio di Stato (su questo punto credo di essermi sufficientemente espresso nell’Art. 2. della mia “Proposta Individuale” https://www.pensionipertutti.it/pensioni-anticipate-2023-news-ecco-dove-prendere-le-risorse-per-cambiare-la-fornero/).