Appartenente alla compagnia immortale delle grandi opere letterarie, il capolavoro poetico di Dante Alighieri, La Divina Commedia, è un commovente dramma umano, un indimenticabile viaggio visionario attraverso l'infinito tormento dell'Inferno, sulle ardue pendici del Purgatorio, fino al glorioso regno del Paradiso: la sfera dell'armonia universale e della salvezza eterna.
La Commedia è il racconto di un viaggio immaginario che Dante compie nei tre regni dell'oltretomba cristiano: l' Inferno, il Purgatorio e il Paradiso.
Nella Divina Commedia si riflette la concezione geocentrica dell'universo: di origine aristotelica, poi perfezionata dall'astronomo Tolomeo, tale concezione pone la Terra immobile al centro del cosmo; intorno ad essa ruotano, in cerchi concentrici, con movimento uniforme, le sfere dei nove cieli (i pianeti, le stelle fisse, il Primo mobile o cristallino). I nove cieli sono tutti racchiusi entro l'immensa sfera dell'Empireo, il cielo immobile, sede di Dio e dei beati.
Lo scopo del viaggio non è solo legato alla dimensione personale, ossia salvare l'anima del poeta, ma assume anche una dimensione universale, ovvero quella di mostrare al mondo il percorso che bisogna compiere per arrivare alla salvezza e le punizioni che dovranno scontare coloro che hanno scelto di vivere nel peccato. Secondo la legge del contrappasso che regna nell'Inferno e nel Purgatorio, la giustizia divina assegna una pena fisica stabilita secondo un rapporto di analogia o di opposizione con il peccato commesso.
Il viaggio immaginario di Dante dura una settimana: dal venerdì santo, 8 aprile 1300, fino al giovedì dopo Pasqua, 14 aprile. Dante racconta di essersi smarrito, all'età di 35 anni (ovvero al culmine, secondo le credenze del tempo, dell'arco dell'esistenza di un uomo), in una "selva oscura" (allegoria del peccato) e di essere riuscito, dopo una notte di angoscia, ad uscire da quel luogo sinistro per salire su un colle illuminato dal sole (allegoria della salvezza). E' a questo punto che viene ostacolato da tre fiere (allegoria di tre grandi categorie di peccati, la lussuria, la superbia, la cupidigia, che si oppongono al cammino dell'umanità verso la salvezza). In suo aiuto giunge allora il poeta latino Virgilio, amatissimo maestro e modello letterario che qui rappresenta la ragione umana, facoltà in grado di guidare l'uomo, col suo fedele consiglio, sulla retta via ma anche fino al limite concesso all'essere umano; è per questo che Virgilio terminerà il suo magistero alla soglia del paradiso terrestre dove affiderà Dante a Beatrice, donna amata dal poeta e simbolo della sapienza teologica, tramite verso il soprannaturale.
Virgilio rivela a Dante che, per raggiungere la salvezza, deve intraprendere un cammino lungo e difficile, esplorando, attraverso la voragine conica dell'Inferno, tutto il male del mondo e, risalendo la montagna del Purgatorio, la via dell'espiazione e della redenzione delle anime le quali, si aspettano, con la lieta certezza che impronta di sé tutti i loro patimenti, il premio della beatitudine eterna nei cieli del Paradiso e nella visione diretta di Dio.
Il viaggio nei gironi dell'Inferno inizia nella notte tra il 7 e l'8 aprile; la sera del 9 aprile Dante arriva nelle profondità del regno, dove risiede Lucifero.
Nel mezzo del cammin di nostra vitami ritrovai per una selva oscurache la diritta via era smarrita.Ahi quanto a dir qual era è cosa duraesta selva selvaggia e aspra e forteche nel pensier rinova la paura!E' l'alba della domenica di Pasqua: Dante e Virgilio giungono sulla spiaggia del Purgatorio, una montagna perfettamente simmetrica alla voragine dell'Inferno. La salita è faticosa e dura tre giorni e mezzo: infatti i due poeti arrivano, a mezzogiorno del 13 aprile, alla sommità del regno, dove è collocato il Paradiso terrestre nel quale, dopo una serie di operazioni purificatrici, Dante è ammesso ad entrare. A questo punto, Virgilio dichiara la propria impossibilità a continuare a fargli da maestro e da guida e lo lascia alle amorevoli cure di Beatrice che consentirà al poeta di ascendere all'ultimo regno dell'oltretomba.
Per correr miglior acque alza le veleomai la navicella del mio ingegno,che lascia dietro a sé mar s crudele;e canterò di quel secondo regnodove l'umano spirito si purgae di salire al ciel diventa degno.Beatrice, alla cui intercessione Dante deve fin dall'inizio la possibilità di compiere il viaggio salvifico, verso la quale Dante ha nutrito una profonda passione, da personaggio umano assurge, ormai morta e sicuramente in beatitudine, a simbolo della teologia e lo guida in Paradiso; Dante sale di cielo in cielo fino alla visione beatificante di Dio. Questa fase del viaggio inizia e termina il 14 aprile, giovedì dopo Pasqua.
La gloria di colui che tutto moveper l'universo penetra e risplendein una parte più e meno altrove.Nel ciel che più de la sua luce prendefu' io, e vidi cose che ridirené sa né può chi di là su discende.INTRODUZIONE GENERALE AL POEMA
Dante comincia a scrivere la Divina Commedia nel 1307 e la conclude pochi mesi prima della sua morte. Sembra che sia stato Giovanni Boccaccio ad aggiungere l'aggettivo "divina" al titolo parlando dell'opera in un suo trattato. Proprio Boccaccio fu chiamato a Firenze per commentare l'opera. La Commedia è un poema allegorico-didascalico in terza rima, uno schema metrico, che prevede la ripetizione triadica di una serie di rime incatenate, nella quale ogni terzina presenta la ripetizione di una rima precedente e l'introduzione di una rima nuova (che a sua volta verrà ripresa nella terzina successiva), ideato da Dante specificamente per il poema e per tale motivo è noto con il nome di terzina dantesca. Il poeta racconta un viaggio immaginario nei tre regni dell'oltretomba. Inferno, Purgatorio e Paradiso.
Il poema è diviso in tre cantiche, ciascuna divisa in 33 canti tranne l'Inferno che ne ha 34 dato che il primo canto funge da introduzione (proemio) a tutto il poema. Nella Divina Commedia spicca la presenza del valore simbolico dei numeri nella cui simmetria si rispecchia la volontà di riprodurre l'ordinamento geometrico del cosmo tolemaico, nella cui perfetta architettura l'uomo del Medioevo rintracciava la presenza di Dio. Emerge in particolare il numero tre: il poema è costituito da 3 cantiche, ognuna delle quali ha 33 canti (escluso l'Inferno) formati da terzine, dove ogni rima ricorre tre volte; tre sono le guide che accompagnano Dante e tre sono le fiere che ostacolano il percorso del poeta. Anche il numero dieci ricorre: l'Inferno ha 9 cerchi e un vestibolo, il Purgatorio ha 9 parti ed il Paradiso terrestre e infine il Paradiso ha 9 cieli più l'Empireo.
La Divina Commedia narra il viaggio che Dante compie nei tre regni dell' oltretomba cristiano. Il poeta, smarritosi in una selva oscura, allegoria del peccato e del traviamento morale, incontra tre fiere, simbolo di tre peccati capitali, la lussuria, la superbia e la cupidigia, che ostacolano il suo cammino; successivamente gli appare l'anima del poeta latino Virgilio, allegoria della ragione filosofica in grado di condurre l'uomo alla felicità terrena, che lo invita a seguirlo attraverso i tre regni dell'oltretomba. Il viaggio di Dante ha dunque un valore allegorico in quanto rappresenta il difficile cammino dell'uomo verso la redenzione; è un'esperienza paradigmatica che rappresenta anche il travaglio collettivo dell'umanità contemporanea smarrita. Virgilio accompagnerà Dante fino al paradiso terrestre per poi lasciarlo nelle mani della donna amata, Beatrice, allegoria della Grazia divina che consente all'uomo di proseguire il suo cammino verso il soprannaturale.
Con il titolo Commedia Dante fa riferimento alla tripartizione degli stili (tragico, comico, elegiaco) secondo la quale "per tragedia intendiamo lo stile superiore, per commedia quello inferiore, per elegia quello dei miseri". Nell' Epistola a Cangrande della Scala, inoltre, sottolinea che la tragedia è "meravigliosa e placida" all'inizio, ma "fetida e paurosa" alla fine, mentre la commedia inizia con situazioni difficili ma termina con un lieto fine. Il titolo dell'opera indica quindi un genere, uno stile diverso da quello esclusivamente sublime, per lingua e situazioni, dalla tragedia: nella commedia il registro linguistico alto e aulico, usato nel Paradiso, coesiste con quello medio, presente nel Purgatorio e con quello basso e comico dell'Inferno. Nel corso della narrazione, infatti, si riscontra una compresenza di immagini sublimi e immagini di basso livello.
Dante nel poema ha un duplice ruolo: è al tempo stesso sia scrittore (auctor) chiamato a raccontare in versi l’esperienza vissuta, sia protagonista (agens) del viaggio da lui narrato.
Dante–auctor è il creatore e il realizzatore dell’opera, la voce narrante del viaggio, il peccatore-pellegrino che rappresenta tutti gli uomini, per i quali, oltre che per sé, cerca la salvezza. Egli, infatti, rappresenta il giudice che distribuisce dannazioni e salvezze, pace e beatitudini, elevandosi ad una visuale divina. Dante, in questo ruolo funge da regista, analizza e visualizza l’aldilà in termini fisici per renderlo comprensibile a tutti.
Dante–agens, invece, è ancora legato ad una visuale terrestre; è dalla parte dell’uomo e del peccatore, dei quali comprende e condivide il dramma. Lui è un uomo comune che si ritrova immerso in una dimensione che va oltre la concezione umana; è il soggetto dell’intreccio narrativo e quindi protagonista del viaggio.
Dante chiarisce in più di un passo del poema che a lui è toccato un privilegio eccezionale, quello di visitare da vivo i tre regni dell’Oltretomba e di tornare sulla Terra per riferire con esattezza tutto quello che ha visto: è una missione straordinaria, cui lui è chiamato in virtù dei suoi meriti di letterato e poeta, come è accaduto ad Enea e a san Paolo protagonisti di esperienze analoghe. Dante sottolinea a più riprese, nel corso del viaggio, non solo l’assoluta veridicità delle cose viste e narrate ma anche l’oggettiva difficoltà di spiegare con parole umane quello che di non umano e di ultraterreno ha visto. Per fare questo, Dante ha bisogno dell’assistenza e dell’aiuto di Dio; perciò la Commedia è un libro «ispirato», scritto materialmente da Dante ma sotto la «dettatura» della grazia divina che lo ha incaricato di questo compito straordinario. La Commedia diventa quindi una sorta di nuova Bibbia ed è Dante stesso a definirla poema sacro, “sacrato poema”, al quale hanno collaborato il cielo e la terra: in questo senso l’autore può ben aspettarsi la fama eterna, soprattutto per l’assoluta novità della materia da lui trattata poiché nessuno prima di lui aveva toccato tali argomenti in modo così innovativo.
Dante
Nato nel 1265 a Firenze e morto nel 1321 a Ravenna, è colui che compie un viaggio immaginario nei tre regni dell'oltretomba cristiano.
Virgilio
È il più grande poeta dell'antica Roma (70-19 a.C.)
Nella Commedia Virgilio compare nel Canto I dell'Inferno, quando soccorre Dante dalle tre fiere nella selva oscura e da lì lo conduce nel viaggio attraverso due dei tre regni dell'Oltretomba (Inferno e Purgatorio).
Il poeta latino è allegoria della ragione naturale dei filosofi pagani, in grado di condurre l'uomo alla felicità terrena e al pieno possesso delle quattro virtù cardinali (prudenza, fortezza, temperanza e giustizia): infatti il Virgilio dantesco guida il discepolo sino al Paradiso Terrestre, in cima al monte del Purgatorio, dove il suo posto è preso da Beatrice, allegoria della grazia divina e della teologia rivelata
Beatrice
Beatrice è in realtà Bice, figlia di Folco Portinari, nata a Firenze nel 1266 e che a diciannove anni sposò Simone dei Bardi, morendo ventiquattrenne nel 1290.
Beatrice compare nel poema per la prima volta nel Canto II dell'Inferno, quando scende nel Limbo e prega Virgilio di soccorrere Dante. È la Vergine a sollecitare l'intervento di santa Lucia per la salvezza del poeta, e Lucia si rivolge a Beatrice (che siede nel suo scanno celeste accanto a Rachele) pregandola di intervenire in soccorso di Dante. Beatrice ricompare poi nel Canto XXX del Purgatorio, al termine della processione simbolica nel Paradiso Terrestre, sul carro che rappresenta la Chiesa trainato dal grifone. Qui Beatrice è coperta da un velo bianco su cui è posta una corona di ulivo, indossa un abito rosso e un mantello verde, colori che simboleggiano le tre virtù teologali (il bianco è la fede, il verde è la speranza, il rosso è la carità). Nell'attimo preciso in cui lei appare scompare Virgilio, il che provoca in Dante un profondo turbamento e un pianto accorato.
San Bernardo
Nato a Fontaine-lès-Dijon intorno nel 1090, di nobile famiglia, entrò nel 1112 nel monastero di Cîteaux e nel 1115 fondò l'abbazia di Clairvaux (it. Chiaravalle), dedicandosi all'incremento dell'Ordine cisterciense che difese contro le critiche dei Cluniacensi.
Dante lo introduce nel Canto XXXI del Paradiso, quando il poeta, giunto ormai nell'Empireo, sta ammirando la candida rosa dei beati: egli si volta per parlare a Beatrice, ma con sua grande sorpresa vede accanto a sé un vecchio dall'aspetto venerando, il cui volto ispira benigna letizia e con l'atteggiamento devoto di un padre amorevole. A lui chiede dove sia andata Beatrice e il santo risponde che proprio lei lo ha chiamato come ultima guida di Dante nel viaggio in Paradiso, indicando il seggio nella rosa celeste dove la donna ha ripreso il suo posto. In seguito il santo invita Dante a spingere lo sguardo su tutta la rosa dei beati, soffermandosi in particolare sulla Vergine per la quale egli dichiara di ardere d'amore, presentandosi infine come il suo fedel Bernardo.
La Divina Commedia è composta da tre cantiche corrispondenti ai tre regni dell’oltretomba, comprendono un totale di cento canti: la prima cantica, l'Inferno, è composta da 34 canti (33 hanno argomento il cammino del poeta attraverso l'Inferno; uno, il primo, è proemio all'opera intera), le altre due cantiche, Purgatorio e Paradiso, sono di 33 canti ciascuna. Ogni canto è costituito da terzine che, legate l’una all'altra per lo stretto gioco delle rime, si chiudono in un solo verso che risponde alla rima seconda dell’ultima terzina.
L’ Inferno,composto fra il 1307 e il 1310, è suddiviso i tre zone, Antinferno, Alto Inferno e Basso Inferno; le anime dannate sono divise gerarchicamente secondo tre disposizioni al peccato: l'incontinenza, la mancanza di freno posto agli istinti naturali; la violenza contro il prossimo, contro se stessi e contro Dio, natura e arte; la malizia, che caratterizza i peccati commessi con l'impiego della ragione.
Il Purgatorio, composto fra il 1310 e il 1313, è suddiviso in tre parti, Antipurgatorio, Purgatorio e Paradiso terrestre e pone il disordine d'amore come causa delle diverse colpe e delle relative pene. I peccati sono suddivisi in tre gruppi in base alle inclinazioni sbagliate dell'amore rivolto verso il male del prossimo, troppo tiepido verso Dio, indirizzato eccessivamente verso i beni terreni.
Il Paradiso, composto tra il 1315 e il 1321, è costituito da nove cieli: i primi sette prendono il nome dal pianeta dominante contenuto in ciascuno; l'ottavo è il cielo delle Stelle fisse; il nono è il cielo cristallino o Primo mobile. Oltre il nono cielo c'è l'Empireo, sede della candida rosa dove sono collocati i beati.
I numeri 1, 3, 7 nel poema rivestono un ruolo molto importante: