Tucidide quando descrive i sintomi della peste di Atene del 430 a.C., chiarisce che il suo intento è quello di permettere alle generazioni future di riconoscere immediatamente i sintomi e risparmiare tempo ed energie nell’apprestare le necessarie contromisure. Probabilmente da queste parole di Tucidide nacque in età antica la leggenda di una presenza di Ippocrate ad Atene nei mesi della peste. Si diceva addirittura che gli Ateniesi, per riconoscenza nei suoi confronti, gli avessero pagato l’iniziazione ai Misteri Eleusini e avessero dato il diritto a vita a lui e ai discendenti, di essere mantenuto a spese dello stato nel Pritaneo.