Ferdinando Santacaterina: il poeta stefanaconese per antonomasia!
ELEGIA IN MORTE DI ANNA CAPIALBI-MARZANO
Dum decus Hipponii priscum tibi nititur uni,
atque eius nomen solus in orbe canis,
et doctis clarata tuis Oenotria curis
cultas per gentes tollit ad astra caput :
Dum vivax fulgore suo te gloria cingit,
et procul in terris laus tua magna sonat:
heu mihi! prosperitas tibi dum constanter adhaeret,
guadia mors potuit cuncta abolere tibi !
Namque inopina fero iaciens molimine telum,
corripuit matrem funeris hora tuam :
Quis desiderio, quis nunc, Capialbe, dolori
tam dulcis capitis fas erit esse modus?
Omnibus illa bonis lacrimabilis occidit : illa
sed tamen ah ! fletus fons tibi semper erit.
Quae tibi virtutis steterat sublimis imago,
inque artes mirum struxerat ingegnum ;
lenesque indiderat mores, animumque tenacem
iustitiae et recti, hunc sustulitatra dies.
Illa puperis fletu nunc lugubre quaerit,
cui tulit auxilium, proripuitque manum.
Quique illus ope insanas extinguere lites
quivit, queis frater fratribus hosits erat.
Incassum ast omnes quaerunt quam fata coërcent
quamque sub immiti marmore terra tenet.
Et licet aeternum doleas, Capialbe, dolebis
frustra ; non franget talia vincla dolor.
Nos ad eam celeres gradimur: moriemur et ipsi,
et quisquis vitae flamira amara bibit.
FERDINANDO SANTACATARINA
L’Ode fu composta e pubblicata in greco e dallo stesso Autore tradotta in latino (1814)
ELEGIA IN MORTE DI ANNA CAPIALBI - MARZANO
“Mentre l’antica gloria d’Ipponio poggia su di te solo
e tu solo celebri nel mondo il suo nome,
e l’Enotria illustrata dalle tue dotte cure
solleva il tuo capo tra le colte nazioni fino agli astri;
mentre vigorosa la gloria ti cinge del suo fulgore
e in terre lontane risuona grande la tua lode;
mentre, ahimè! la fortuna giammai da te si allontana,
tutte le gioie ha potuto distruggerti la morte!
Improvvisa, infatti, lanciando con bieca forza il suo dardo,
l’ora della Parca rapì tua madre.
Quale treno ora al rimpianto, quale al dolore, o Capialbi,
per una così cara persona, potrà mai trovarsi?
Morì essa compianta da tutti gli uomini pii;
e, tuttavia, essa sarà per te immagina sublime di virtù
e ti avevo foggiato il mirabile ingegno alle arti
e gentili costumi ti aveva infuso e un animo tenace e custode
del giusto e del retto, costei un giorno nero portò via.
Lei cercano ora tristemente, nel pianto, i poveri,
ai quali essa diede il suo aiuto e tese la sua mano,
e colui che per mezzo di lei poté sedare le insane
liti e i fratelli ai quali era nemico il fratello.
Ma invano cercano tutti Colei che i fatti possiedono
e la terra trattiene sotto un marmo crudele.
E per quanto tu, o Capialbi, in eterno ti dolga, ti dorrai
invano: il dolore non spezzerà tali catene.
Noi ci muoviamo veloci verso di lei: anche noi morremmo
e quanti bevono l’amaro soffio della vita.”
(Traduzione: G. Namia)