Questa sezione è stata suggerita da Dominic Foti (dal Canada). Riportare le poesie che abbiamo appreso durante l'infanzia e le scuole elementari stuzzica i nostri ricordi e ci fa rivivere momenti felici vissuti nella spensieratezza di quegli anni.
Recitando quelle poesie imparate a memoria nei primi anni di scuola, riemergono ricordi che ci possono aiutare a vivere meglio la frenetica vita odierna.
Dai ricordi d'infanzia di Rosa Maluccio di Marti dall'Australia . . .
O cari monti del mio paese
Rosa Maluccio di Marti ricorda la poesia dell'insegnante
Arpalice Cuman Pertile. Nata a Marostica nel 1876 e morta nel 1958.
O cari monti del mio paese
valli ridenti pianure estese
Po serpeggiante vago Ticino
Adige e Arno Tevere divino
Metauro Tronto Volturno chiaro
i nomi vostri con gioia imparo
vorrei cantare tante canzoni
o dell'Italia dolci regioni.
Piemonte e Veneto e Lombardia
Liguria Emilia Toscana mia
le Marche e l'Umbria vorrei vedere
l'Abruzzo il Lazio e le costiere.
Dalla Campania tutto un giardino
ricca di frutti di grano e vino
Puglia Calabria e Basilicata
Sicilia bella terra incantata
Sardegna bruna di là dal mare
o vi potessi tutte ammirare
verdi paesetti città gentili
palazzi artistici bei campanili.
Quadri superbi e statue memorie
d'eroi famosi e d'antiche glorie
io vi saluto con tutto il cuore
e dell'Italia sento l'amore.
Dai ricordi d'infanzia di Domenic Foti, dal Canada,
che invia un caro saluto a tutti gli stefanaconesi.
Foglie gialle
Ma dove ve ne andate,
povere foglie gialle,
come tante farfalle spensierate?
Venite da lontano o da vicino?
Da un bosco o da un giardino?
E non sentite la malinconia
del vento stesso che vi porta via?
(Una filastrocca di Trilussa - ricordata da Domenic Foti)
Sera sotto la pioggia
Addensa vapori la valle
e d'umida terra profuma.
Sui tetti tra tegole gialle
il primo comignolo fuma .
Proruppe la pioggia, improvvisa
nel vespro. Correndo, dai campi
tornò con il gregge la Lisa
nell'orrida luce dei lampi.
Adesso su tutta la piana
respira profonda la quiete.
Si leva, là, vicina, lontana,
la nebbia dell'ore più chete.
Tra gli alberi, il bosco assopito
fiammelle di lucciole aduna.
Silente il mio borgo romito
s'addormenta in un quarto di luna.
Per Agosto
di Giovanni Pascoli (ricordata da Domenic Foti)
San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l'aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.
Ritornava una rondine al tetto:
l'uccisero: cadde tra i spini;
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.
Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell'ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.
Anche un uomo tornava al suo nido:
l'uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono.
Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.
E tu, Cielo, dall'alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d'un pianto di stelle lo inondi
quest'atomo opaco del Male!
Valentino
di Giovanni Pascoli (ricordata da Domenic Foti)
Oh! Valentino vestito di nuovo,
come le brocche dei biancospini!
Solo che ai piedi provati dal rovo
porti la pelle de' tuoi piedini;
porti le scarpe che mamma ti fece,
che non mutasti mai da quel dì,
che non costarono un picciolo: invece
costa il vestito che ti cucì.
Costa; ché i piccioli tutti ci spese
del tintinnante salvadanaio:
ora esso è vuoto; e cantò più d'un mese
per riempirlo, tutto il pollaio.
Pensa, a gennaio, che il fuoco del ciocco
non ti bastava, tremavi, ahimè!,
che le galline cantavano, un cocco,
per l'aia, un cocco un cocco per te!
Poi le galline chiocciarono e venne
marzo, e tu, magro contadinello,
restasti a mezzo, così con le penne,
ma nudi i piedi, come un uccello:
come l'uccello venuto dal mare,
che tra il ciliegio salta, e non sa
ch'oltre il beccare, il cantare, l'amare,
ci sia qualch'altra felicità.
La spigolatrice di Sapri
Luigi Mercantini (1857 - ricordata da Domenic Foti)
Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!
Me ne andavo al mattino a spigolare,
quando ho visto una barca in mezzo al mare:
era una barca che andava a vapore;
e alzava una bandiera tricolore;
all'isola di Ponza s'è fermata,
è stata un poco e poi si è ritornata;
s'è ritornata ed è venuta a terra;
sceser con l'armi, e a noi non fecer guerra.
Sceser con l'armi, e a noi non fecer guerra,
ma s'inchinaron per baciar la terra,
ad uno ad uno li guardai nel viso;
tutti aveano una lagrima e un sorriso.
Li disser ladri usciti dalle tane,
ma non portaron via nemmeno un pane;
e li sentii mandare un solo grido:
«Siam venuti a morir pel nostro lido.»
Con gli occhi azzurri e coi capelli d'oro
un giovin camminava innanzi a loro.
Mi feci ardita, e, presol per la mano,
gli chiesi: «Dove vai, bel capitano?»
Guardommi e mi rispose: «O mia sorella,
vado a morir per la mia patria bella.»
Io mi sentii tremare tutto il core,
né potei dirgli: «V'aiuti 'l Signore!»
Quel giorno mi scordai di spigolare,
e dietro a loro mi misi ad andare.
Due volte si scontrar con li gendarmi,
e l'una e l'altra li spogliar dell'armi;
ma quando fur della Certosa ai muri,
s'udirono a suonar trombe e tamburi;
e tra 'l fumo e gli spari e le scintille
piombaro loro addosso più di mille.
Eran trecento, e non voller fuggire;
parean tremila e vollero morire;
ma vollero morir col ferro in mano,
e avanti a lor correa sangue il piano:
fin che pugnar vid'io per lor pregai;
ma un tratto venni men, né più guardai;
io non vedeva più fra mezzo a loro
quegli occhi azzurri e quei capelli d'oro.
Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!