La struttura a frattale del Pensiero nella 5a dimensione di lettura
3 - L'osservatore lente-bussola cognitiva
La struttura a frattale del Pensiero nella 5a dimensione di lettura
Quaderno n° 11 di Biostoria - Scienza e Metodo dello Sguardo multi-proiettivo
L'osservatore lente-bussola cognitiva
Antonia Colamonico (Aspetto epistemico-metodologico)
Marcello Mastroleo (Aspetto matematico-modellistico)
- Tutti i diritti sono riservati - © 2017 - 2021
Indice Saggio-quaderno n.° 11: La struttura a frattale del Pensiero nella 5a dimensione di lettura
Preambolo Introduzione L'Osservatore lente-bussola cognitiva Il valore storico della presa di realtà Il volo I planisferi delle proiezioni storiografiche La verità vincolata in una carta di lettura Gli orizzonti a pluri/verso Le topologie degli sguardi-realtà
Il vuoto/pieno della visione
Il cervello coglie sfumature di visioni che non sono sempre registrate dalla mente-pensiero, nella foto a lato si può osservare il riflesso di una tenda nella lente degli occhiali, ma tale immagine rientra nell'area del vuoto di lettura, infatti la coscienza non l'ha visualizzata.
Molta parte del campo visivo resta fuori dalla coscienza, come zona d'ombra.
L'essere un fuori del campo di lettura parte sia dai limiti strutturali dell'occhio-cervello che rendono visibili solo alcune grandezze-finezze del campo e sia dal ruolo attivo del pensiero che seleziona cosa vedere e non vedere o meglio a cosa dare o non dare valore, nell'osservazione.
In tale atto decisionale il soggetto osservatore, ogni uomo, si colloca a segna-vento del medesimo significato di realtà che di volta in volta organizza.
La Realtà a sua volta assume due aspetti semantico-concettuali, uno di spazio-topos noto, quindi narrabile, e uno di luogo ignoto, spazio-topos dei non avvistati e quindi non detti; in tale bivalenza di posizione si può impostare la duplice dimensione di "realtà nuda e realtà vestita".
La prima è lo spazio dell'ignoto-vuoto che partecipa alla costruzione della vita in modo indipendente e la seconda sono le letture storiografico-disciplinari, semplici narrazioni vitali, a occhio uomo, funzionali alle costruzioni di risposte storiche.
Il pensiero dà il vestito storiografico-disciplinare alla presa di realtà che altrimenti resterebbe campo del vuoto di parola e di senso direzionale. Proprio nella mente prende casa la realtà, evolvendosi da res non conosciuta, in res appresa e pertanto dicibile, comunicabile, trasferibile e misurabile.
In tale transitare da un fuori ad un dentro si concretizza la spaziatura delle forme con tutto il complesso della rete informativa che, con la carta-lente biostorica, assume una forma carsica a spugna con evoluzioni a creste e nicchie di vuoto/pieno dalle sfumature di chiaro/scuro.
"... il piano di realtà e il piano di lettura implicano uno scarto spazio-temporale di successione temporale, come un prima e un dopo e quindi non si possono identificare come un'identità. Ma che cosa è una lettura se non un eco di un qualcosa che ha smesso di essere reale! Una cosa è vivere, altra cosa è leggere. L’occhio di lettura biostorico possiamo definirlo uno sguardo-lente che permette di osservare e interpretare la realtà a campo profondo. Nella realtà c’è sempre un qualcosa che va oltre la sfera dell’occhio e questo è il limite gnoseologico dell’uomo: - per quanto egli possa affaticarsi a conoscere c’è sempre un lato buio di vita, una zona d’ombra, un effetto carsico che cresce in proporzione alle letture. Tale zona d’ombra è l’area dell’incognita, del non letto che ha un ruolo storico, dell’imprevisto che sconvolge e ridimensiona continuamente le nostre vite. Imparare ad interagire con l’incertezza per essere funzionali alla gestione dell’alea, dell’inatteso che apre spazi nuovi nella dinamica storica è la sfida in atto. L’occhio biostorico attrezza a tale tipologia di lettura. ..." (Antonia Colamonico. Topologia dell’occhio biostorico tra ordine e disordine. Giovedì 3 aprile 2008.)
1a Finestra - L'osservatore lente-bussola cognitiva
"Lo storico, ogni uomo, è spettatore attivo della dinamica vitale che si rivela al suo occhio-mente in fotogrammi a tempo presente (t. 0). Le immagini segnano, tracciano nella mente le prese di realtà e ogni segno-traccia è un ordito-eco su cui poter intessere il tessuto storiografico che dà il senso-verso del significato del medesimo avvistato che assume, così, il valore storico." Antonia Colamonico
Gli isolati storici e gli ordini/disordini informativi
Nell'esplorazione dei campi vitali a io/cosmo, la coscienza impara a rendere isola le molteplicità osservate e in tale azione riduce la complessità, vincolandola in un confine circo-scritto a carta d'osservazione:
La carta di lettura non è la realtà naturale, intendendo per naturale il processo vitale in sé, ma una semplice ricostruzione simbolica di un processo, limato dalla capacità proiettiva dell'occhio-mente uomo che per primo l'ha identificata.
La presa di realtà parte dal soggetto-osservatore, essendo egli a isolare un quid e vestire quella realtà senza nome, dotandola di un abito cognitivo quale nicchia informativa.
Dagli abiti poi egli parte per isolare delle risposte ricorsive che possano essere codificate in processi finiti di fattibilità (i si possono fare):
Ogni processo identificato si presta ad essere elaborato in una teoria, limitata questa in una nicchia spazio-temporale e in un orizzonte osservativo che la rendono relativa e non assoluta, si pensi ad esempio al modello del ciclo delle 4 stagioni (inverno, primavera, estete, autunno) che crea dei paesaggi mentali nell'osservatore, poi spendibili nell'identificazione dei luoghi-tempi per gli interventi sui suoli, ma tale mappa-carta assume un valore storico circoscritto ad una particolare area geografica, infatti l'idea-immagine d'estate italiana o d'inverno russo non è applicabile alla lettura del deserto di Gobi.
Precisando meglio, è il pensiero a costruire gli ordini informativi, isolando dagli insiemi di visione dei gradi di coerenza/incoerenza che rendono intricata l'azione di lettura.
Nell'esempio del ciclo delle stagioni, tale lettura è importante per la programmazione dei tempi agricoli, ma la realizzazione delle fasi d'intervento richiede le prese di realtà a tempo 0, non tutte le estati sono identiche e così le primavere o gli inverni.
Essendo la carta-modello solo uno strumento d'orientamento, necessitano le costanti osservazioni per monitorare le variazioni ad esempio climatiche che rendono nuova, ogni stagione (processo creativo) e poco realistico il modello a nicchie concettuali.
Un errore di metodo di tante pedagogie moderne e passate è stato quello di aver confuso gli ordini di lettura, assemblati in narrazioni, ad esempio, da scienziati o pittori o scrittori o economisti, con la realtà nuda, per educare le menti-allievo al saper riproporre nel tempo tali gradi di bellezza immaginativa, espositiva e rappresentativa; ma così facendo si sono spronati i giovani a svolgere il ruolo di pensiero-fotocopia dei detti e dei pensati altrui (stagnazione delle idee-cognizioni), in nome di una perfezione astratta e rigida delle forme-conoscenze, de-storicizzate dai contesti in cui furono elaborate:
L'errore è stato nel non aver dato valore al campo del vuoto, presente nelle pagine teorizzate dai grandi, i quali se sono giunti a un tali gradi di chiarezza espositiva, è stato solo perché hanno saputo dimenarsi e vincolarsi in uno spazio a vuoto e pieno che ha scatenato un disordine di emozioni e visualizzazioni che solo dopo ha preso forma informativa chiara e ordinata. Ma quell'essere chiara e ordinata è solo una delle possibili esposizioni che sono intrinseche alla selezione attuata.
Il fuoco dell'attenzione pedagogica non è tanto da posizionare sulle produzioni (opere dal senso finito, fermo e chiuso), ma quanto sulle geografie mentali che da uno spazio vuoto infinito (non finito, non chiuso in una forma) si sono aperte ai molteplici ordini di significato, da cui estrapolare quel senso, intessuto nel nuovo grado di bellezza narrata.
Gli spazi di studio importanti sono le topologie mentali degli uomini-soggetti-autori che aprono gli spazi degli produzioni. Il nucleo centrale della produttività umana non è costituito da cose e materiali, ma da immaginati che il pensiero con un processo osservativo-immaginativo-attuativo evolve in produzioni materiali che sono solo le cornice-contorno delle prese di realtà singolari.
Recuperare l'aspetto privatistico nell'esplorazione disciplinare-storiografica è importante se si vuole introdurre nella realtà un'apertura logica che dia il luogo alla novità.
Finetre eco-biostoriche
Studiare la fisica è si importante, ma più importante è apprendere come, ad esempio, il pensiero di Einstein sia potuto approdare alla Relatività Generale o di Galilei, alla Legge di Gravità.
Lo stesso discorso è applicabile ad ogni campo del sapere ed è ad esempio, si importante lo studio del Giudizio Universale, ma il vero valore su cui riflettere e indagare è:
Come il pensiero di Michelangelo abbia saputo dare un simile ordine espositivo-narrativo al vuoto di parete e al disordine della sua immaginazione. Lo stesso dicasi per la Divina Commedia, importante è studiarla nella sua architettura e espressività, ma il vero oggetto di culto è la spugna mentale di Dante Alighieri che con una scatola cranica simile a quella di tanti milioni di milioni di crani-cervelli di ieri e di oggi, seppe innescare e organizzare tanta bellezza e ricchezza di visualizzazioni.
In una lettura a topologie, sono le geografie mentali che aprono i campi spazio-temporali degli habitat. Il vero patrimonio di una Società è composto dalle tipologie di intelligenze dei suoi cittadini.
Il significato profondo dell'educare è nella capacità di far nascere negli allievi un'attenzione al meta-livello del suo modo di fare esperienza della vita, per attrezzarlo nella scelta-progettazione del futuro, senza subirlo:
Un pensiero libero nella scelta, fortemente vincolato alla vita come valore storico cardine, assume profondità di sguardi a differenti livelli, a molteplici spazi e proiezione di tempi, ma ciò solo se ha imparato a misurarsi con le profondità degli altri sguardi, cioè se avrà imparato a vedere come gli altri abbiano saputo ricavare il verso-significato alle loro prese di realtà vitali.
Ora si pensi ai manuali di matematica o di fisica privi delle identità-osservatori, semplice guazzabuglio di annotazioni e calcoli, de-naturalizzati dagli sguardi dei loro ideatori.
Sono queste le pedanterie che rendono noiosa la vita scolastica. Tali impostazioni peccano di superficialità, si leggono le facciate e le pareti esterne dei palazzi espositivi, ma non si entra nelle nicchie delle trame immaginative e ideative di tali novità, sarebbe come andare agli Uffizi di Firenze e fermarsi nell'atrio esterno, pretendendo poi di saper parlare della bellezza della Primavera del Botticelli.
La superficialità è a sua volta una posizione di lettura che indirizza lo sguardo a soffermarsi alla superficie o parete esterna dei fenomeni, senza leggere né le trame profonde e né scavare tra le aree del vuoto. In questi giorni, ad esempio, in Italia si sta parlando molto di "cemento impoverito" che fa sbriciolare le case durante terremoti a bassa intensità, caso Ischia, ma dietro tali scelte c'è si un fatto malavitoso, legato agli ambienti camorristici; ma soprattutto c'è una visione semplicistica di certe imprese e direttori dei lavori o tecnici comunali che considerano lo studio del calcolo sulla tenuta del cemento, che ha richiesto anni di studio, un'esagerazione da menti cavillose.
Tante risposte riduttive, nascono dal non saper dare il giusto valore all'intelligenza, che sa cavare da un vuoto un guizzo-luce di chiarezza; dal non dare valore allo stesso vuoto informativo, immaginando una realtà a tutto pieno, a tutto apparire, a tutto manipolabile, a tutto sfruttabile.
Non è un caso che le mafie si arricchiscano con i traffici di droga che impediscono a tanti giovani d'evolvere il loro pensiero verso la "chioma a democrazia".
Una presa di realtà a multi-luogo
Il materialismo storico e gli spazi cognitivi
Il materialismo storico pecca di semplicioneria, proprio perché ha costruito una carta di lettura di una realtà a tutto pieno, una realtà che si riduce allo stato del semplice mostrarsi; infatti l'affermazione che ricorre da parte di chi non crede nella dimensione del mistero è: "credo in ciò che vedo!"; in tale dichiarazione c'è tutta la "gabbia logica" di una mente che si è negata un orizzonte a-dimensionale (fuori dalle dimensioni di lettura) nella costruzione del suo pensiero, un cardine-bacino d'attrazione non definito che è tuttavia funzionale alla riflessione e alla gemmazione delle ideazioni e degli ordini nuovi di lettura.
Per comprendere tale ristrettezza di costruzione è importante riflettere sulle strutture degli spazi geometrici, una forma piana non ha la medesima evoluzione di una solida, il cerchio e la sfera sono due esempi, nel primo si parlerà di organizzazione a area e nella seconda a volume; ora un pensiero che nega il vuoto si costruisce su una forma a sola pelle dei fenomeni che sono visualizzati a superficie piana, a sola area, senza profondità.
Un pensiero che accetta lo spazio del mistero che lasci percepire un oltre, si edifica sui volumi con la profondità negli sguardi che sanno scalfire (rompere) le superfici e intravedere nei corpi, le trame evolutive.
Si pensi ad esempio alle notizie di un TG che sono lette come un elenco di fatti di cronaca, accaduti quasi a casaccio, come semplici eventi isolati dai contesti storico-mentali; in tali esposizioni gli spazi di lettura sono costruiti a sola superficie esterna, a pelle, e non aprono gli sguardi d'indagine sui come e perché di quei fatti che nel prendere realtà seguono delle trame d'evoluzione eco-interdipendenti tra i soggetti e i campi. In tali esposizioni fattuali si tralascia che dietro al fatto ci siano delle trame:
Ogni fatto è una risposta che ha in sé un campo-contorno di elaborazione dialogica individuo-nicchia; ma una lettura così allargata richiede una differente tipologia di sguardo-mente osservatore, in quanto necessita scalfire la superficie che riveste il fatto ed entrare nelle logiche organizzative di esso.
Solo tali letture creano i campi profondi d'osservazione e le moltiplicazioni delle informazioni medesime. Più ampie saranno le trame delle letture e più grandi saranno gli orizzonti neghentropici, da cui solo possono nascere le ipotesi di correzioni con le possibili riduzioni dei gradi di crisi storiche.
Per comprendere una crescita esponenziale si osservi la foto "effetti moltiplicativi delle aperture degli spazi" in cui il nodo di partenza è un Punto (n. 1) che via, via si moltiplica nelle costruzioni di forme (n. 2, 4, 8, 16). Il punto è un seme che germoglia nel segmento, e acquista una faccia nel quadrato che poi saranno sei nel cubo... cubo che a sua volta si moltiplica nella 4a dimensione a ipercubo.
L'esempio geometrico è funzionale per comprendere l'apertura degli spazi mentali, perché come sottolineato in Lo sguardo biostorico tra echi di realtà e tempi 0 anche il pensiero parte da un punto-seme:
"Esiste un indissolubile legame che vincola l'osservatore all'osservato, rendendoli un organismo unico a cosmo, ma come accade per la Luna, in tale dualità si mostra sempre e solamente una sola faccia: l'oggetto d'osservazione. Il lato luminoso del sistema vitale è lo spazio esterno all'io/sé, quello spaccato di vita che si pone di fronte, come luogo dell'oltre la membrana che isola l'occhio osservatore, rendendo questo l'estraneo del campo, l'alieno di quell'area che si colora di:- cielo, stelle, prati e fiori, volti e sorrisi, parole e teoremi, macchine... e tutto l'altro ancora.
L'universo-campo pone in ombra l'occhio-mente del soggetto lettore, quella soggettività indagatrice e contemplante che, di individuo in individuo, attraversa la trama complessa della storia, rendendola “cosa viva”. In quest'ombra che ci appartiene più dello stesso oggetto amato e apostrofato, si tesse la fitta rete informativa di quel flusso di continuum d'insieme, che rende i due una cosa sola, per sempre, nel complesso gioco dell'intravedere.
È il soggetto l'occhio-filtro, il punto 0 di partenza, di tutto quel complesso di reali che si dischiude, rivelandosi come il diverso dal sé.
Il semplice riflesso meccanico che porta nel neonato ad aprire il pugno, si trasforma in azione consapevole quando egli tesse il primitivo vincolo sé/altro, in tale capacità di comprensione s'incarnano nella coscienza, insieme, il dentro/fuori della dinamica vitale, tanto ché quel pugno può trasformarsi o in presa o saluto, schiaffo o carezza, sperimentando per ogni sfumature di significato il grado d'incidenza della sua azione sull'altro.
Ogni soggetto, costruendo la sua identità, elabora, in simultanea il "suo doppio”; l'habitat, che si fa il limite, l'ostacolo quasi, alla personale indipendenza. Nella topologia bivalente del celato (individuo) e mostrato (mondo), i due interlocutori storici si pongono in rapporto a dentro/fuori della realtà eco-interagente che si fa visibile in ogni stato 0 di presente.
È l'individuo reale, concreto che rende concreto e reale il campo-habitat ed è questo che, generando quell'individuo, d'emergenza in emergenza, prende storia in un dato tempo e in una certa area, nella stessa mente-occhio-mano del suo osservatore che lo traccia come quel vincolo che lo racchiude, processo d'inclusione, e nel contempo lo distingue, processo d'esclusione, rendendolo un isolato-altro.
In tale gioco vitale, di presente in presente, tutto prende storia e ogni presa di realtà è un tempo 0 da cui si dipaneranno le trame degli echi passati e di quelli futuri. ...) A. Colamonico. 1° C. - Il punto 0. 2011.
Per essere più semplici (non semplicistici) si pensi alla differenza tra un'estetista e un biologo, entrambi agiscono e anche bene se sono scrupolosi e attenti nelle azioni-osservazioni, ma il primo ha un orizzonte a sola pelle, il secondo a tutto corpo, per cui le ampiezze esplorative degli sguardi si apriranno a grandezze differenti:
l'universo Cosmetica per quando ampio possa essere non avrà mai l'ampiezza di quello Biologia e adesso si provi a pensare a un pensiero a 5 dimensioni e all'ampiezza di spazio che potrebbe sviluppare. Quando nel 1993 si iniziò a ragionare su tale apertura cognitiva in molti sorrisero, leggendola come una fantasticheria, non si aveva in quegli anni la consapevolezza di come un'organizzazione a finestre storiche moltiplicasse gli sguardi (effetto zoom), ma oggi con la rivoluzione dei cellulari anche da polso, l'idea di finestra sta entrando nella quotidianità spicciola e si comincia ad accettare l'idea di una tale ampiezza elaborativa del pensiero.
Una realtà osservativa così strutturata ha un potenziale di crescita esponenziale dalla grandezza cosmica; sono proprio queste topologie di pensiero-sguardi che hanno sviluppato i "geni" della storia umana; un esempio su tutti Leonardo da Vinci che con il suo occhio nella 5a dimensione seppe visualizzare una vera esplosione di spazi-forme e di campi applicativi.
La sua grandezza non fu un'eccezionalità, ma un metodo osservativo a finestre (metodo eco-biostorico) che gli permise di potenziare le sue funzioni celebrali a tal punto da essere il profeta dei nostri giorni. Tutti potrebbero giungere a tali traguardi, ma occorre imparare a vedere "il sé che vede" in una molteplicità di punto-regioni, collocati a contorno della personale e privatissima curiosità nel voler entrare nei modi della vita tutta.
I fisici, indagando il fuori sé (lato luminoso della vita), oggi parlano di spazio-cosmo a 9 dimensioni, ma tale realtà non è visualizzabile dalla mente umana, quindi luogo del non raccontabile, la gabbia mentale che impedisce loro di vedere è da ricercare nel fatto che essi non abbiano prestato attenzione all'osservatore che osserva, sé che osserva; cioè non hanno dato valore alla Spugna del pensiero come realtà fisica, degna di speculazione (campo della meta-fisica), cara agli antichi che sul nulla di conoscenza, seppero edificare cattedrali di Sapere:
Ma se si vuole ricercare la radice dello scollamento dal sé, necessita rileggere la diatriba scienza e fede che scisse i campi del Sapere a uno- tutto, in una molteplicità di discipline a isolati, con osservatori neutri a occhio uni-lineare che visualizzarono un sistema di conoscenze a semplici parallele.
Il pensiero, con lo sguardo-lente biostorico, elabora spazi a dentro/fuori (ipercubo) di sé e sono le ideazioni ad aprire la realtà. Ma, se ogni dimensione apre un orizzonte-universo differente, la domanda che sorge è:
Cosa muta tra un pensiero a forma piana e uno a volume o a ipercubo o a oltre?
Lo spazio della libertà dell'occhio e di riflesso di costruzione della realtà visualizzata, si può comprende allora come la superficialità di alcune risposte sia da posizionare nelle medesime topologie costruttive dei pensieri e geografie mentali che le hanno elaborate. Quindi è un limite cognitivo, immaginativo, dimensionale della libertà dell'osservatore che si riversa per effetto ricaduta (processo di transfert) nel campo-Società.
Gli Stati democratici hanno cittadini dagli sguardi ampi che sanno calcolare le ricadute d'effetto delle risposte elaborate, a breve-medio-lungo termine, e non sono, nella loro capacità profetica, dei gufi (epiteto con cui la Società a solo mercato spinto definisce chi osi porre domande crittiche) che sanno isolare gli effetti devastanti delle male-scelte degli sciocchi governanti:
Educare il pensiero a leggersi nell'atto della costruzione, per comprendere i suoi spazi-versi d'elaborazione è la vera risorsa economica per una Società; quella che nega ciò si è già incanalata verso l'entropia assoluta del suo sistema organizzativo e produttivo.
La morte delle civiltà nasce da una riduzione di spazio del pensiero, privato-collettivo, che non sa più leggere gli effetti, a differenti scale, del suo rispondere alla vita, in sintesi, è uno stato di cecità cognitiva.
Le filature e tessiture meta-storiche di uno sguardo.
Dalle prese storiche agli approdi concettuali
L'ordine è l'altra riva della presa di realtà, quale sponda dell'approdo concettuale, un viaggio quindi verso un arrivare, un mettere piede, al grado di chiarezza definito, cioè incastonato in una forma cristallizzata di senso chiuso di un compreso:
La Relatività Generale, la Legge di Gravità, il Giudizio universale, la Primavera, la Divina Commedia, la medesima Biostoria tracciata in queste nicchie, sono sponde degli approdi immaginativi e attuativi dei corrispettivi autori che hanno saputo cavar fuori da un nulla di fatto, tanta chiarezza e forse bellezza.
Ma tali sguardi di chiarezza necessitano di fragili appigli-echi a tempo presente, di grandi campi pluridimensionali di immaginati dai disordini informativi e di tanta, tanta fiducia nel viaggio verso una riva ancora ignota, se pur agognata.
Tante piccole operazioni, queste, che allargano gli spazi mentali ed emozionali in una costante dimensione di "volo verso l'ignoto" ed è solo da questo che potranno nascere, con un processo di gemmazione naturale, i gradi nuovi dei significati, quali altri sguardi che allargano gli orizzonti osservativi di tutta quanta l'umanità ai campi dei non ancora immaginati, apostrofati, sperimentati.
L'occhio-sguardo nel leggere la realtà che si manifesta in un tempo 0, ne ricerca il significato, seguendo un'inclinazione sentimentale che si pone a campo d'attrazione, aspetto emotivo, del suo osservare.
Ci sono, infatti, una molteplicità di sguardi e una complessità di indirizzi di lettura con cui una medesima visione può essere inquadrata e focalizzata; ogni impostazione (occhio del poeta e occhio dello scienziato) svilupperà un suo codice e significato storico, nessuno sguardo è indipendente, ma tutti sono correlati in un unico sistema osservativo a raggiera di grandezze epistemologiche di pari dignità:
la vita non ha principi e signori, l'uomo nella sua miopia di orizzonti crea re e regine in funzione di un tornaconto privato, mirato a perdurare nel tempo. Il ruolo, ad esempio, di ape regina è l'uomo che l'ha codificato, mentre per le api essa svolge solo una funzione di generatrice-mamma.
La funzione, con una lettura più sfumata, a differenza del ruolo non è vincolata in uno status di potere (forte) con rapporti a gerarchie di valore; ma di compito e ogni compito ha in sé un grado di potere relativo, limitato alla funzione medesima, che si dissolve (debole) nell'istante stesso in cui si è concretizzata in un'azione-fatto (lettura de-gerarchizzata). Mentre l'uomo non solo impone il potere a vita di un individuo, ma addirittura a dinastia, a ceto, a partito, a etnia, a genere... indipendentemente dalle competenze e capacità soggettive, come se un'ape operaia decidesse di svolgere la funzione di generatrice; ma, se casomai ciò avvenisse, si attuerebbe la morte dell'intero alveare.
Quello che è naturale per le api, divine innaturale per l'uomo che trasforma le funzioni vitali in gabbie di potere per legare gli uomini in cerchie di status-ruoli artificiosi che come timbri li marchino a vita e a discendenza.
Estrapolare gli ordini dalle osservazioni fenomeniche è una delle funzioni cerebrali del pensiero che, seguendo un'economia di tempo, è proteso (teso-verso) a memorizzare in sotto-insiemi significativi le informazioni ed essere così più preparato a vivere:
Il grado (+ o -) di preparazione incide sulla velocità con cui sono ipotizzate le risposte dei ben-immaginato, ben-detto, ben-fatto.
La misura del tempo di risposta ben-fatta è l'indicatore degli stati di chiarezza nelle letture, più sono brevi i tempi di soluzione e maggiore sarà l'ampiezza proiettiva dell'osservatore.
Il ben-fatto si misura sugli effetti, ma occorre fare un'ulteriore balzo-zoomata nella lettura:
il ben-fatto non si schiude automaticamente al verso del Bene, esiste il ben-fatto anche nel Male storico, che richiede a sua volta un saper fare.
Il saper discernere tra l'indirizzo-verso del Bene o del Male, richiede un salto di posizione che faccia focalizzare il 2° orizzonte del campo della scelta, la meta-storia, spazio privilegiato nell'indagine biostorica, dipanata nei quaderni-saggi, poesie, racconti e mappe qui incastonati.
Nello spazio metastorico la mente si apre al significato del significato del verso direzionale della sua azione. In tale luogo essa si pone ad arbitro della sua negoziazione speculativa e decide di volta, in volta la quantità di bene o di male da iniettare nella storia-vita. Ogni verso selezionato si apre, a sua volta, al ben-fatto circoscritto in una limitata azione.
Si comprende così come esista un'organizzazione del Bene e una del Male che coabitano, come in un abbraccio, in ogni compagine storica. Credere di annichilire il Bene o il Male è da menti monche, poiché se esiste la libertà dell'occhio nella costruzione degli spazi a dentro/fuori di sé; i due, Bene/Male, sono i poli d'attrazione delle scelte umane e per ricaduta sociali e cosmiche, come già dichiarato, nella notte dei tempi, nei testi sacri di ogni religione. Testi scritti da menti profetiche che lavorando sui bordi dell'ignoto, senza Nome, seppero orlare gli spazi, coordinati, delle azioni-Società.
Solo in tale apertura osservativa si accede ad uno spazio più evoluto (foto ipercubo) in cui l'Etica e la Scienza si intrecciano in un unico sistema Coscienzioso in cui la prima non diviene sterile morale di facciata e la seconda pura follia.
Il sistema a 2 fasi della memoria-pensiero
Procedendo con ordine; la memoria-pensiero è da visualizzare come una grande centrale eco-informativa ad andamento bifase, latente (vuoto di memoria) e cosciente (pieno di memoria), che si attiva/disattiva/attiva/disattiva/... continuamente, secondo una ciclicità nel vedere/non vedere.
Il vedere, però, necessita di un input-appiglio concreto che si mostri allo sguardo, in un tempo 0, presente, per annodare la presa al pensiero medesimo. L'appiglio apre i quadri-finestre a echi immaginativi dei già appresi e indirizza quella nuova informazione verso un sistema correlato, coerente, a rete-nodi di significati memorizzati.
Ogni indirizzo-verso di lettura non è un sistema dal valore definitivo, ma circoscritto in una gnoseologia epocale, per cui come mutano le epoche così cambiano le cognizioni di riferimento (cardini di snodo del verso-valore) che rendono significativa la carta di lettura della realtà, in tal senso si parla di paradigma storico:
Nella realtà non esistono gli assoluti, ma se proprio di tale identità si vuole parlare, l'assoluto è solo la funzione del Vuoto che da il la al processo di gemmazione della vita. Ma essendo una funzione e non un ruolo, smette d'esserlo nell'istante stesso in cui si evolve da spazio del virtuale (occhiale quantistico) a spazio dei reali, da vuoto di gemma a gemma-fiore di mandorlo...
Partendo da tale preambolo, affiorano dei quesiti su cui investigare, per una migliore taratura dello sguardo-mente al singolare, essendo proprio questo il valore storico di ogni epoca:
Cosa implica un pensiero a frattale nell'organizzazione degli sguardi-campi di lettura?
Come mutano le mappe-carte di riferimento in relazione agli appigli nuovi dei versi storiografici?
Come mutano le velocità storico-economiche con le nuove lenti a multi-fuoco?
Questi sono solo alcune dei nodi-cardine su cui si cercherà di ragionare in questo undicesimo quaderno di Biostoria, ponendo l'attenzione sui campi del non ancora visto, per aprire nuovi orizzonti di lettura che diano altri spazi della Realtà storico-immaginativa, con la consapevolezza della correlazione tra ampiezza dello sguardo e ampiezza della realtà focalizzata:
In tale correlazione non tutti gli occhi-mente vedono le medesime realtà, non tutte le epoche decifrano i medesimi echi e disegnano le stesse carte di significato fattuale.
Vincolare ogni Epoca al suo particolare uomo-lettore e ogni lettore alla sua nicchia epocale, rende modificabili le letture e moltiplicabili le conoscenze con una migliore tenuta storica di tutta quanta l'Umanità, letta a Organismo Unico.
Con il salto di paradigma eco-biostorico, occorre rifocalizzare i campi delle letture, non sulle produzioni (letti come semplici mezzi) ma sui produttori (spazi mentali che ideano i mezzi) per recuperare l'Uomo nella sua interezza pluridimensionale, quale valore-fine per cui valga veramente indagare.
Solo in tal senso si potrà parlare di Nuovo Umanesimo e Nuovo Rinascimento.
Acquaviva delle Fonti, 19 Settembre 2017
Indice Saggio-quaderno n.° 11: La struttura a frattale del Pensiero nella 5a dimensione di lettura
Preambolo Introduzione L'Osservatore lente-bussola cognitiva Il valore storico della presa di realtà Il volo I planisferi delle proiezioni storiografiche La verità vincolata in una carta di lettura Gli orizzonti a pluri/verso Le topologie degli sguardi-realtà
L'effetto guanto delle parole
I frattali immaginativi-ideativi paesaggi geometrici della mente
" ... L'azione del saper cavare è il cardine-nocciolo della vita stessa, intesa come un apprendimento continuo e consapevole che porta ad elaborare intorno agli appresi un contorno, gli stessi campi semantico-fattuali, in senso ampio, che si fanno collegamenti nodali di un unico reticolo a multi-strati. In tale processare il diritto e il rovescio dei sensidi parole-nodi e di campi-rete si crea la dimensione prospettica del poter ruotare e traslare il significato di un appreso precedente in un'azione storica nuova:
"Filare le parole. Ricomporre i gomitoli dei segni le matasse dei punti i velli dei pensieri... e poi... Cardare i pensieri. Comporre le Matasse e i gomitoli. Tessete le parole.”
Nella facoltà di poter giocare con le parole e i loro versi, si attua la spaziatura del pensiero che assumendo profondità, può invertire gli ordini e passare attraverso gradi-lenti più affinati di lettura. Nella meta-lirica Tessuti è spiegato tale dinamismo di chiarificazionecon i passaggi di letture:
l'agire sulle differenti sgranature dei significati produce un'azione di andata e di ritorno (tessuti→gomitoli→matasse→velli→matasse→gomitoli→tessuti) che dilata e ristringe i gradi di finitezza storica. Gli ordini informativi calati nei disordini (velli dei pensieri) simili al vuoto caotico dei “fili non tesi”, permette di connettere il tempo reale (Tessuti) con il tempo immaginario, area ignota da cui è sorto come processo d'emergenza quel tessuto codificato.
Si possano proiettare le parole e le immagini dei fatti nei piani dei passati prossimi e remoti o dei futuri semplici e anteriori, per riscontrare i costi/benefici di ciascuna scelta, a breve o a medio termine, e perché no, spingersi fino ai confini dell'infinito, area dei valori universali:
l'attuazione del “fatto” implica sempre la presenza di un grado di consapevolezza dell'effetto d'azione, come grado d'evoluzione prospettica dell'eco nel tempo, e intorno a tale proiezione si edifica la vita.
In tale intreccio di tempi immaginari e di tempi reali si sviluppa la capacità dell'occhio-mente-mano ad elaborare spazi su spazi di significati che si fanno stanze storiografiche nei differenti tempi 0 di realtà.
(Da A. Colamonico. Lo sguardo biostorico tra echi di realtà e tempi 0 - Il ruolo storico dell'Osservatore nella costruzione della realtà multi-proiettiva. 3° Campo - Il vuoto cognitivo e l'apertura dello spazio individuo/campo, p. 2. © 2011 - Il filo, Bari)Alla Palestra della Mente: - La Potenza del Pensiero
L'Osservatore dell'Osservatore
"... In questo spazio si vuole aprire una finestra osservativa sulla riflessione nellariflessione (R2 ) che permette di raddoppiare il valore del significato, come per per il numero 22 che così "potenziato" racchiude in sé il valore di 2 e quello di 4.
Quando si parla in epistemologia (E. Morin, 1999) e in Biostoria (A. Colamonico, 1998) di 2° livello della coscienza dell'osservatore storico, come quel campo in cui l'osservatore osserva sé che osserva, in molti nasce una forma di diffidenza pregiudizievole, come se si stesse parlando di cose troppo complicate, al limite di un quasi fanatismo cognitivo da sofisticherie aristocratiche. Tale assunzione di distanza da sì fatta apertura dello spazio della spugna del pensiero è una forma di dominio cognitivo (pensiero forte, interno all'individuo) che parte da una pigrizia mentale nel non voler mettere in gioco le acquisizioni consolidate nel tempo, che sclerotizzatesi, si fanno rocce...."
Da A Colamonico. Costellazioni di significati per una topologia del Pensiero Complesso. © 2006. Il Filo S.r.l. – Bari