Il presepio di zia Ginevra
Io nacqui molti anni or sono in casa di zia Ginevra, ma Lei non era una mia parente, bensì la prozia di mio marito, come scoprimmo alcuni anni dopo esserci conosciuti.
Era il suo nipote preferito giacché, dopo aver passato alcuni mesi di convalescenza presso di lei, per riprendersi da una brutta malattia invernale, aveva preso ad andarla a trovare spesso, ogni volta che passava nei dintorni di casa sua.
Lei aveva sempre un bicchierino di "Vov" corroborante od un ovetto fresco del suo pollaio da fargli bere per “tirarlo su” quasi che continuasse ad essere bimbo.
Ed un Natale decidemmo di regalarle un presepe per farle festa e perché anche lei, in qualche modo, potesse godere di questa gioia; ormai era vecchia e stanca e non poteva certo partecipare alle liturgie del S. Natale.
Era un presepio assemblato di statuine e sughero, in modo che lei potesse allestirlo con facilità, semplicemente tirandolo fuori dalla scatola. Aveva le sue belle lucine colorate che andavano con la corrente a 110 volt per cui, in seguito, fu necessario dotarlo di un trasformatore. Ed aveva una parte centrale che girava come un carosello, in maniera che i personaggi sembrava camminassero per raggiungere la grotta.
La cosa strana, guardandolo ora, è che le statuine sono di plastica, probabilmente le prime che si facessero a quel tempo e che a noi sembravano particolarmente belle, dato che il realizzarle in questo modo diveniva più realistico e perfetto, rispetto alle vecchie statuine di terracotta o cartapesta che talvolta risultano perfino informi. Ma allora non ce ne accorgemmo, o non ci sembrò importante. E probabilmente neppure la zia se ne accorse o vi diede importanza poiché era diventata quasi cieca per la cataratta che le velava entrambi gli occhi. Spesso la trovavamo al buio appisolata. Si sedeva nell’angolo vicino alla finestra per controllare se qualcuno entrasse nel suo giardino per venirla a salutare. Già dal cancello, in periodo natalizio, le lucine colorate davano un che di misterioso a quella casa ormai solitaria e la nenia natalizia del carillon attraverso i semplici vetri accompagnava i nostri passi.
Cara zia Ginevra con i capelli candidi sempre in ordine e raccolti a crocchia, come non volerle bene per quanto rappresentava nella nostra vita.
E fu così che conservai il presepe che passò poi di mano. Lo diedi, per la stessa ragione a mamma Bianca. Ed anche lei, allo stesso modo di sua zia (la zia Ginevra era la sorella di sua madre) lo teneva acceso giorni e giorni ed il carillon si sentiva anche da noi che abitavamo al piano sottostante, tant’è che un giorno si ruppe. Al solito mio marito lo ripristinò e gli mise un interruttore in modo che potesse suonare saltuariamente. Oh come gli piaceva questo presepe così piccolo ma che aveva tutto ed anche di più, aveva l’affetto della famiglia intera che insieme ai pastori andava alla grotta per adorare il bimbo Gesù.
Ma l’affetto della famiglia è nuovamente passato di mano. Mio figlio Daniele in questi giorni, ora che è lontano e che certamente non ha tempo di allestire presepi, mi ha chiesto se poteva portarsi nella sua nuova casa il presepio di nonna Bianca.
Gli alberi sono un po’ ammaccati, il muschio è quasi scomparso, il carillon ballonzola e le lucine tremolano, ma ai nostri occhi è uno dei più bei presepi della mia collezione.
mimma