Il primo presepio, dopo quello di famiglia, di cui mi innamorai fu una piccola casa in terracotta con la porta spalancata su una natività umile, infantile e tenera. Era decorata con colori marron, ruggine e bianco, colori tradizionali, come avrei scoperto dopo, del mondo peruviano.
Mi affascinò così tanto questa innocenza, questa semplicità che non resistetti e l’acquistai e da lì iniziò il mio mondo segreto.
Dell’America, soprattutto del Nord conoscevamo tanto, sebbene, molto, legato agli indiani ed "all’arrivano i nostri”, ma dell’America Centrale o del Sud, avevamo solo miti. Da bambini ognuno di noi aveva qualcuno che era partito per le “Meriche”, tanto più noi, in Veneto, terra d’emigrazione.
Io fortunata, non avevo parenti che fossero andati così lontano, ma mia cugina Rosa, bellissima (assomigliava a Liz Taylor), travolta da un improvviso amore vi si recò e fondò famiglia in Argentina. La sua vita meriterebbe una storia, ma fu anche relativamente breve perché morì di polmonite qualche anno fa per non aver avuto le necessarie cure. E tuttora mi rammarico per non averla più rivista.
La stessa sorte d’emigrazione toccò anche alla mia vicina Armida, ora più che novantenne, che con il marito partì all’avventura, ma con miglior sorte, per il Brasile. Fecero fortuna e con la ricchezza consolidarono anche l’amore per la vecchia Patria. Infatti da molti anni per circa 6 mesi vive in Brasile e per il rimanente periodo in Italia. Anche la sua storia è un’avventura speciale, ma nulla ha a che vedere con la mia passione in oggetto. Ma a lei arriva il mio pensiero ogni volta che il mio cuore, il mio sguardo incontrano un presepio sudamericano.
Quindi un’America Latina tutta da scoprire e che oltre a droga, smeraldi e pampas ha tradizioni tutte speciali e radicate.
I presepi sono i più disparati possibili, ma anche noi, nella nostra Italia, ci differenziamo notevolmente.
Quelli che mi piacciono di più e che trovo più simpatici sono quelli Boliviani, ricchi di allegria, di colori e fantasia. Ed inoltre sempre realizzati con terracotta colorata ed invetriata, quindi con una maggior attenzione per il prodotto finale. Talvolta sono così buffi e commoventi per questi personaggi che sembrano usciti dalle favole.
Anche i Presepi Equadoregni mi emozionano molto. Sono fatti di pasta di pane con una infinità di angeli, ma la cosa incredibile è che hanno decorazioni manuali così piccole che possono essere fatte solo dalle mani di un bimbo.
Di Santo Domingo ne posseggo uno solo con personaggi grezzi ed allampanati, ma la cosa buffa è che la paglia, per tener caldo il bimbo, è messa sotto la culla.
Poi uno, a cui sono legata, è Colombiano con personaggi obesi (non per niente Botero nasce lì), ma la lavorazione è così raffinata che la terracotta ha lo spessore di un foglio di carta e la decorazione a colori ha importanti ed eleganti ornamenti in oro.
Che dire di quelli messicani, anch’essi dipinti e decorati con colori diversi a seconda delle zone? Qui la diversità è rappresentata, oltre che dallo stile, anche dall’aureola in ottone che distingue i Santi.
Uno di questi presepi lo portai a casa da un mio viaggio in Messico. Restai incantata da questo popolo tranquillo e sorridente con storie così incredibili e cruente, capace di costruzioni così imponenti e cariche di leggende.
Certo anche lì, nel frattempo, la vita sarà cambiata e non voglio neppure chiedermi: se in meglio.
mimma