Piazza della Signoria è da sempre il luogo simbolo del potere politico ed espressione massima della civiltà fiorentina. In passato ha avuto altre denominazioni come Piazza dei Priori e piazza del Granduca. Essa fin dai tempi dei romani è stata un centro di intesa attività ed importanza, con anche zona termale e zona, per cosi dire industriale, dove veniva lavorato il tessuto.
La lapide in ricordo di FRA' GIROLAMO SAVONAROLA
Il 23 maggio del 1498 venne impiccato e poi arso frà Girolamo Savonarola. Traccia di quell'evento la possiamo trovare a pochi metri dalla fontana del Nettuno dove vi è una lapide di forma circolare che sta ad indicare il punto dove avvenne il fatto. Su di essa vi è scritto:
QVI
DOVE CON I SUOI
CONFRATELLI FRA DOMENICO
BVONVICINI E FRA SILVESTRO
MARVFFI IL XXIII MAGGIO
DEL MCCCCXCVIII PER INIQVA
SENTENZA FV IMPICCATO ED ARSO
FRA GIROLAMO SAVONAROLA
DOPO QUATTRO SECOLI
FV COLLOCATA QUESTA
MEMORIA
La forca si alzava fino ai 5 metri ed era posta sopra una catasta di sterpi e scope, il tutto impregnato da olio e cosparso da polvere da sparo. Insieme al Savonarola vie erano altri due frati Domenico Buonvicini e Silvestro Maruffi. Le ceneri vennero raccolte di tutta fretta, per paura che ne venissero fatte oggetto di reliquie, e poi gettate dal Ponte Vecchio in Arno. Il giorno seguente nel punto del rogo, vi era una distesa di fiori, foglie di palma e petali di rose.
In un manoscritto, conservato nella Biblioteca Riccardiana, il domenicano Serafino Razzi scrive di lui:
"e più tosto inchinante al piccolo, ma imperò diritto e bello: le carni sue erano bianche e alquanto pendenti al rosso. la fronte era elevata ed eminente e da linee grandi per lo traverso rigata; gli occhi erano risplendenti e lucidi di colore celeste, sopra de' quali si vedevano le ciglia marcate e piene di grossi e lunghi peli. Il naso era alquanto curvo ed aquilino; le guance piuttosto piene che macilenti e il labbro di sotto essendo più grosso di quello di sopra, un certo non so che di venustà e di grazia pareva che arrecassi al suo volto. Le mani erano ossute di sì poca carne ricoperte, che ponendosi da una banda il lume traspariva dall'altra, segno di nobilissima complessione e temperatura. Le dita ddi quelle erano lunghee e per insino all'unghie tendevano iin acuto e più sottili. Tutte le altre parti del corpo suo, insomma, erano state dalla natura ben intese, ed ottoma proporzione intera di loro manteneevano. L'andar suo era grave e modesto; e si pareva che in cotal uomo tutte le virtù, tutti i doni e tutte le grazie facessere pacifico ed umile soggiorno."