a) gli SHARKS - fine anni '60

Storia di Gianni Tritzo, Bobo Boncardo, Giorgio Moro e Gianni Capra.

Le loro macchinone si incastravano nelle strette vie del borgo. I baristi gli facevano il conto in base al numero di bicchierini da grappa necessari per un whisky on the rocks. Ma spesso l’alcool era annacquato, ci volevano parecchi tumbler, per una sbronza, per dimenticare il Vietnam, per annegare il sospiro di sollievo di affrontare solo una pasta al pesto piuttosto che le fucilate dei vietcong, dalle parti di Da Nang o di Na Trang o giù di lì.

Erano arrivati gli americani, a Finale Ligure: per la base radio dell’aeronautica lo Zio Sam aveva scelto niente di meno che un cucuzzolo sperduto, Pian dei Corsi, a mille metri di quota con un panorama da mozzare il fiato e il mare a perdita d’occhio.

I primi ingegneri, engineers, dell’aviazione degli Stati Uniti, che in un batter d’occhio avrebbero messo su la base alloggiavano all’albergo Tritzo, in via Torino, vicino all’Arco di Carlo Alberto. I camerieri capivano solo le parole rock n’roll e, appunto, baseball. Qualche yankee portò una pellicola super 8 con i filmati a colori delle partite americane e così a Finale ci si ammalò di baseball.

Era il 1966, la radio Voice of America dei loro gipponi suonava Janis Joplin, Jimi Hendrix, Crosby, Stills, Nash & Young, mentre al campo Viola le palline bianche facevano schioccare i guantoni e le mazze di legno fendevano l’aria, sibilando.

Già, il campo Viola, la culla del baseball a Finale. Non so perché si chiama così. A catasto risultava di proprietà dell’ASL, frutto di antiche donazioni o dimenticate eredità.

A quel tempo era quasi una discarica, ci si accampavano i circhi, i giostrai, perfino gli zingari, qualcuno, il vecchio Manera, ci faceva volare gli aeromodelli che i monelli di Finalborgo prendevano regolarmente a sassate. Ma qualcuno lo ripulì e lo mise in ordine e ne fece un "diamante".

Franco Capra, padre di Gianni, chiamò la federazione del baseball (allora si chiamava pallabase) a Roma e si fece dare il materiale, qualcosa acquistò a caro prezzo, quindi creò la squadra.

Mimmo Tritzo fu uno dei primi entusiasti, poi Bobo Boncardo, Piergiorgio Parodi, Giorgio Moro, Gianni Capra, Paolo Naldini, Pilade Giambiase, si radunarono intorno agli americani Robert "Houston" Cady e James "Lou" Lewis, e tutti insieme fecero squadra.

Sharks, squali, non si poteva scegliere altro nome, per la squadra di un paese di mare.

Fecero presto, a diventar bravi, gli Sharks, andarono perfino a Barcellona a giocare, il Finale andò in Serie B. Gli equipaggi delle navi della Marina Americana che nelle feste di San Pietro ormeggiavano al largo di Finale formarono le squadre, sfidarono i nostri, sicuri di fare cappotto. Erano abituati a giocare a baseball sul ponte elicotteri dei cacciatorpediniere, faceva niente se si perdevano le palline in mare, a quel tempo lo Zio Sam era ricco.

Fu così che quelli della U.S.S. Vernon Ricketts, della U.S.S. Leahy, vennero a giocare contro gli Sharks e… le presero.

I marinai sfogarono il dispiacere nell’alcool, una volta uno, già ubriaco durante la partita, per prendere una palla al volo gridò “Mine!” e battè il muro a fondo campo con una solenne testata…

A Finale giocò la futura Nazionale di Softball femminile contro la squadra della base NATO, più probabilmente erano soldatesse e mogli di militari americani.

“Ci volle tanto coraggio. Ci trovammo contro delle matrone - scrisse il coach italiano, Riccardo Mangini - le nostre erano ragazzine”. Che comunque vinsero l'incontro per 19 a 11.

Il germe era attecchito, la gente andava a vedere le partite degli Sharks, le tribune erano gremite, i ragazzi giocavano sulla spiaggia e sulle strade a baseball con le palline di gomma e mezzi palloni a far da guanto, e tutti capivano il gioco, anche i vecchi, che facevano gli intenditori. Il negozio "Tuttosport" di Romagnolo vendeva palline, guantoni, mazze, i ragazzi giocavano per la strada, le macchine bollate e i vetri rotti non si contarono più.

La giovanile degli SHARKS. Reciputi, Pastorino, Tessiore, Ferrari, Penello e Basso.

Qualcuno tirò su la squadra giovanile, Gianni Reciputi, Antonio Pastorino, Elvio Tessiore, Enzo Ferrari, Roberto Penello, Danilo Basso, erano i ragazzi del ’56 a far squadra, ora, le giovani leve di Finale. Quei ragazzi degli Sharks arrivarono a disputare la finale del campionato italiano.

Ma durò poco, mancarono i soldi, il campo comunale doveva essere destinato all’eterna e mai mantenuta promessa della squadra di calcio cittadina, che non è mai uscita dal grigiore dei campionati di provincia.

I ragazzi divennero adulti, e trovarono altri interessi. Molti, d'estate dovevano fare la stagione. Altri dovevano studiare. Alcuni, entrambe le cose. Così il baseball morì, a Finale Ligure, era il 1972 o giù di lì. Era durato solo cinque anni.