Lou Gehrig, il più grande prima base della storia, soprannominato "cavallo d'acciaio" perché gioco una serie interminabile di partite consecutive senza venir fermato mai da niente, né un acciacco, né una stanchezza, per 14 anni filati. Lo fermò la sclerosi laterale amiotrofica, malattia da allora nota come morbo di Gehrig, che lo uccise a 38 anni.
Lou Gehrig è stato uno dei più grandi giocatori di baseball di tutti i tempi, anche se i tifosi e i giornalisti stravedevano per Babe Ruth e Joe DiMaggio. Al contrario di loro due, Gehrig era il classico “bravo ragazzo”: le cronache lo descrivono come un tipo riservato, che non andava alle feste e non faceva quasi mai notizia.
In coppia con Ruth fece vincere una caterva di World Series, i campionati di baseball, ai New York Yankees, la squadra numero uno del baseball americano.
Gehrig era un battitore e fu il primo giocatore a mettere a segno 4 fuoricampo in una sola partita, tanto che i lanciatori avversari avevano ormai preso l’abitudine di regalargli la base per non fargli colpire la palla.
Poi arrivò il 1939.
Gehrig aveva trentasei anni, che per il baseball non è un’età da pensione. Eppure cominciò a essere debole, non batteva più con la potenza esplosa fino alle stagioni precedenti. Era diventato lento, impacciato, macchinoso, i suoi colpi erano fragili, di cristallo. Era come se non ce la facesse più. Ad un certo punto fu messo in panchina, ed era la prima volta che gli capitava in 14 anni. Era stato lui stesso a chiedere di rimanere fuori. Era il capitano.
Entrò in campo per portare all’arbitro le formazioni. Il pubblico lo applaudì e fu l’ultimo applauso da giocatore. Lou Gehrig non giocò mai più una partita con gli Yankees.
Fu ricoverato in ospedale tre mesi dopo. Aveva la sclerosi laterale amiotrofica, la malattia che distrugge le cellule nervose. I muscoli non sono più stimolati, a poco a poco si atrofizzano. Dopo un poco si muore.
Lou Gehrig, detto Cavallo di ferro, passò gli ultimi mesi della sua vita da impiegato del comune di New York. Entrò un’ultima volta in campo, poco prima di una partita tra i suoi Yankees e gli allora Washington Senators (oggi si chiamano Nationals).
Tornò in campo alla vigilia di una partita degli Yankees contro i Washington Senators, per una cerimonia di addio che inginocchiò dalla commozione mezzo paese e di cui è rimasto memorabile il suo discorso d'addio, celebrato nella storia degli Stati Uniti insieme a quello di Gettysburg di Abramo Lincoln, al sogno di Martin Luther King, alla battuta di Kennedy su "quello che potete fare per il vostro paese". Con la testa bassa, dopo una lunga esitazione e ripetendo a braccio un appunto che teneva in tasca, Gehrig disse
““Amici, nelle due ultime settimane sarete sicuramente venuti a conoscenza del difficile momento che sto attraversando, ma voglio dirvi che oggi mi sento l’uomo più fortunato della terra.
Sono stato presente sul campo da baseball per diciassette anni e ho sempre ricevuto affetto e incoraggiamenti da voi che siete i miei fan.
Guardate questi grandi uomini. Chi di voi non vorrebbe essere al punto culminante della propria carriera solo per paragonarsi a loro almeno un giorno nella vita? Certo che sono fortunato.
Chi non considererebbe un onore il fatto di aver conosciuto Jacob Ruppert? E anche Ed Barrow, la persona più importante nel baseball? O il fatto di aver trascorso sei indimenticabili anni con Miller Huggins, il mio grande amico?
Oppure di aver trascorso i successivi nove anni con quel fantastico leader, brillante studente di psicologia e miglior manager che il baseball abbia mai avuto, Joe McCarthy? Certo che sono fortunato.
Quando la squadra dei New York Giants, una squadra che per batterla daresti anche il tuo braccio destro, e viceversa, ti fa un regalo, questo è fantastico.
Quando tutti fino agli addetti del campo o quei giovani vestiti di bianco si ricordano di te perché hai vinto tanti premi, questo è fantastico.
Quando avete una suocera meravigliosa che si schiera a vostro favore nei battibecchi con sua figlia, questo è fantastico. Quando vostro padre o vostra madre lavorano sodo per tutta la vita per darvi un’educazione o per far sì che voi possiate allenarvi in qualche sport, è una benedizione.
Quando al vostro fianco avete una moglie forte che vi sostiene e che dimostra molto più coraggio di quello che abbiate mai potuto immaginarvi, è la cosa più bella che si possa desiderare.
Quindi concludo dicendo che forse sto attraversando un brutto periodo, ma ho tantissimo per cui continuare a vivere”.
Gehrig fu il primo atleta della storia di cui una squadra ritirò il numero di maglia, il quattro. Ancora oggi, detiene il maggior numero di Grand Slam della storia del baseball professionistico, 23, e una cesta di altri primati.
Lou Gehrig , il più grande prima base della storia del baseball, morì a 39 anni il 2 giugno 1941.
Anche noi del Softball di Finale Ligure siamo rimasti colpiti dalla dolorosa vicenda di Paolo Piromalli, il camionista - operaio - ferraiolo, di Magliolo, un uomo pieno di vita che nel 2006 è stato colpito dalla SLA.
E così, abbiamo deciso di dare anche noi il nostro tributo alla sua lotta contro la stessa malattia che ha colpito, fra gli altri, i campioni del Baseball Lou "Iron Horse" Gehrig e Jimmy "Catfish" Hunter.
Guardate prossimamente su You Tube!