La fortezza di Corfù

Abstract (Italiano / Inglese)

«La porta dell’Adriatico». Il ruolo di Corfù nel sistema difensivo della Repubblica di Venezia

di Antonio Manno

Venerdì, 4 Ottobre 2019 – “Late Venetian fortification“, Convegno internazionale a cura dell’Institute of Art History (Institut za povijest umjetnosti in Zagreb), Spalato, City Museum (Muzej grada Splita), 4-5 Ottobre 2019.

La perdita dell'isola di Creta (1669) decretò l’irrimediabile arretramento dei confini marittimi di Venezia e le successive ma non durature conquiste territoriali, ottenute durante la guerra di Morea (1684-1699), segnarono il definitivo tramonto del suo dominio in Levante. L’isola di Corfù, da sempre considerata il baricentro delle rotte verso l’Oriente, assunse il ruolo di baluardo strategico di confine, alla stregua di fortezze di Terraferma come Bergamo o Palmanova.

Il continuo aggiornamento delle sue vaste fortificazioni, effettuato nel corso del Seicento, venne messo alla prova durante l’assedio ottomano del 1716. In questo teatro di guerra si scontrarono le idee più avanzate a livello europeo relative alla dialettica militare di offesa e difesa. L’analisi dettagliata delle mosse turche e delle contromosse veneziane, dirette dal conte Matthias von Schulenburg, consente di evidenziare i conflitti ideologici e strategici presenti in seno alle gerarchie militari e politiche della Serenissima. A Corfù, come a Cipro e a Creta, Venezia affrontò il dilemma se contare su una difesa fondata sull’uso prevalente delle fortificazioni -una decisione assunta fin dalla fine del Quattrocento e accelerata dalla sconfitta subita ad Agnadello (1509)-, oppure se puntare all’impiego combinato di fortezze, battaglie campali e navali.

L'armata ottomana non riuscì ad impadronirsi dell’isola. L'esperienza servì allo stratega tedesco ai servizi di Venezia per fortificare le due pericolose alture di Abramo e S. Salvatore. L'idea era già stata formulata in precedenza da altri esperti come Napoleone Francesco Eraut (1682). Scopo dell'opera era quello di proteggere dai cannoneggiamenti avversari la linea difensiva, tesa tra la fortezza eretta da Ferrante Vitelli (1575-1577) e i seicenteschi baluardi Valier e Sant’Antonio. I lavori, iniziati in seguito alla pace di Passarowitz (1718) che sancì la perdita dei porti superstiti di Creta, si protrassero a causa di alcune varianti fino al 1751. Una volta terminati, Corfù era sicuramente una delle piazze più munite del Mediterraneo. La «porta dell’Adriatico» mostrava

minacciosamente un paesaggio urbano dominato dalle ragioni della guerra e attraverso il quale si dispiegava, come si evince da alcune vedute spettacolari dell'epoca, la storia del fortificare dal Quattro al Settecento. Eppure, a soli otto anni di distanza, il generale Guglielmo Greeme ne evidenziava lacune e debolezze. A Corfù si prefigurò la crisi definitiva dell’arte della guerra rinascimentale che, dovendosi confrontare con le continue innovazioni tecnologiche di armi ed esplosivi, non poteva ricorrere a linguaggi codificati né confidare in definitive certezze.

Diapositive e didascalie

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Politica e cartografia

Corfù nella mentalità veneziana

Le antiche vedute mostrano la città dal mare, dominata dalla Fortezza Vecchia, il kastron, riservato

alle autorità veneziane e alla nobiltà locale in caso di assedio. Corfù, con il suo porto, era una stazione marittima e commerciale di passaggio per l’Oriente.

Dopo l’assedio turco del 1537, la Repubblica iniziò a erigere le difese per proteggere la popolazione, artigiani e agricoltori, che viveva nel Borgo. Corfù, da Kastron diventa città.

In alcune mappe disegnate dopo l’assedio del 1716, la città è vista da terra, protetta dalle sue insuperabili muraglie difensive. Corfù, da stazione commerciale assume il ruolo di città-fortezza strategica di confine,al pari di Bergamo e Palmanova. “Porta dell’Adriatico”, “frontiera e bastione d’Italia”, “Antemurale della cristianità”.

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Corfù: laboratorio di politica militare

Ruolo e relazioni fra flotta e fortezze

Relazioni, diari, mappe e medaglie sull’assedio si concentrarono sulle operazioni da terra, di attacco e difesa, per celebrare la centralità della fortezza e dei suoi difensori.

Solo in pochi casi, si descrisse con precisione anche il ruolo fondamentale dell’armata navale durante l’assedio.

La flotta veneziana costrinse quella turca a un ruolo di semplice copertura delle truppe da terra.

Le navi veneziane, ai comandi di Andrea Pisani, impedirono a quelle turche di prendere parte attiva al bombardamento di Corfù e consentirono di rifornire costantemente la città di truppe fresche e vettovaglie.

Nel patriziato veneziano sorse un insanabile conflitto sulle idee riguardanti il ruolo e la gestione della flotta e delle fortezze.

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Corfù assunta nel mito di Venezia

Arte, religione e propaganda

La vittoria a Corfù nel 1716 – come quella di Lepanto dopo la perdita di Cipro – fu usata abilmente per rimuovere la perdita della Morea e la grave menomazione subita dal corpo marittimo della Serenissima.

La vittoria sul Turco venne accolta con tutti gli onori nell’Olimpo della Serenissima. Corfù fu assunta nel mito di Venezia.

Schulenburg, tramite medaglie, statue e onori fu divinizzato come un salvatore ed eroe di Stato.

San Spiridione, apparso sulle mura durante l’assedio, rinsaldò il legame fra i corfioti e la Serenissima.

Venezia, nell’Oratorio composto da Vivaldi, venne paragonata all’eroina biblica Giuditta che salva la propria città dall’assedio di Oloferne. Venezia-Giuditta-Regina del mare.

L’episodio venne ripreso dai pittori che diedero a Oloferne il volto di un turco o vestirono Giuditta con un turbante.

© Antonio Manno, 2019 - Venezia

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Abstract (Inglese)

«The Adriatic door». The role of Corfu in the defense system of the Republic of Venice

Friday, 4 October 2019 - Split, City Museum, “Late Venetian fortification“ / Kasno mletačko utvrđivanje, International conference organized by the Institute of Art History (Institut za povijest umjetnosti in Zagreb), Split, City Museum (Muzej grada Splita), 4-5 October 2019.

The loss of the island of Crete (1669) decreed the irremediable retreat of the maritime borders of Venice and the successive but not lasting territorial conquests, obtained during the war of Morea (1684-1699), marked the definitive decline of its dominion in the Levant. The island of Corfu, which has always been considered the center of the routes to the East, assumed the role of a strategic border bastion, like fortresses on the mainland such as Bergamo or Palmanova.

The continuous updating of its vast fortifications, carried out during the seventeenth century, was put to the test during the Ottoman siege of 1716. In this theater of war the most advanced ideas at European level related to the military dialectics of offense and defense clashed. The detailed analysis of the Turkish moves and the Venetian counter-moves, directed by Count Matthias von

Schulenburg, allows to highlight the ideological and strategic conflicts present within the military and political hierarchies of the Serenissima. In Corfu, as in Cyprus and Crete, Venice faced the dilemma of whether to rely on a defense based on the prevalent use of fortifications - a decision taken since the end of the fifteenth century and accelerated by the defeat suffered at Agnadello (1509) -, or whether to aim for combined use of fortresses, field and naval battles.

The Ottoman army failed to seize the island. The experience served the German strategist at the services of Venice to fortify the two dangerous heights of Abraham and St. Salvatore. The idea had already been formulated previously by other experts such as Napoleon Francesco Eraut (1682). The purpose of the work was to protect the defensive line from the enemy cannonades, stretched between the fortress erected by Ferrante Vitelli (1575-1577) and the seventeenth-century bulwarks Valier and Sant’Antonio. The work, begun following the peace of Passarowitz (1718) which sanctioned the loss of the surviving ports of Crete, continued due to some variations until 1751. Once finished, Corfu was certainly one of the most well-equipped squares in the Mediterranean. The "Adriatic door" showed threateningly an urban landscape dominated by the reasons of the war and through which it unfolded, as can be seen from some spectacular views of the time, the history of the fortification from the fourteenth to the eighteenth century. And yet, only eight years later, General William Greeme highlighted gaps and weaknesses. In Corfu, the definitive crisis of the art of the Renaissance war was prefigured, which, having to deal with the continuous technological innovations of weapons and explosives, could not resort to codified languages ​​or rely on definitive certainties.

Slides and captions

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Politics and cartography

Corfu in the Venetian mentality

The ancient views show Corfu from the sea, dominated by the Old Fortress, the kastron, reserved

for the Venetian authorities and the local nobility in the event of a siege. Corfu, with its port, was a

maritime and commercial transit station to the East.

After the Turkish siege of 1537, the Republic began to build defenses to protect the population, artisans and farmers, who lived in the Borgo. Corfu from a Kastron becomes a City.

In some maps drawn after the siege of 1716, it is seen from the ground, protected by its invincible defensive walls. Corfu, from a trading post, takes on the role of a strategic border city-fortress, like Bergamo and Palmanova. "Door of the Adriatic", "Border and bastion of Italy", "defensive front of Christianity".

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Corfu: military policy laboratory

Role and relationships between fleet and fortresses

Reports, diaries, maps and medals on the siege focused on ground-based operations, attack and defense, to celebrate the centrality of the fortress and its defenders.

Only in a few cases the fundamental role of the naval army was accurately described during the siege.

The Venetian fleet forced the Turkish one to a role of simple covering of the troops from the ground.

The Venetian ships, under the command of Andrea Pisani, prevented the Turkish ones from taking an active part in the bombing of Corfu and allowed them to constantly supply the city with fresh troops and provisions.

In the Venetian patriciate arose an incurable conflict above ideas concerning the role and management of the fleet and fortresses.

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Corfu taken in the myth of Venice

Art, religion and propaganda

The victory in Corfu, in 1716 - like that one of Lepanto, after the loss of Cyprus - was cleverly used to remove the loss of the Morea and the serious impairment suffered by the maritime body of the Serenissima.

The victory over the Turk was welcomed with all the honors in the Olympus of the Serenissima. Corfu was assumed in the myth of Venice.

Schulenburg, through medals, statues and honors was deified as a savior and state hero.

St Spiridione, which appeared on the walls during the siege, strengthened the bond between the Corfiots and the Serenissima.

Venice, in the Oratory composed by Vivaldi, was compared to the biblical heroine Judith who saves her city from the siege of Holofernes. Venice-Judith-Queen of the sea.

The episode was taken up by the painters who gave Holofernes the face of a Turk or dressed Judith with a turban.

© Antonio Manno, 2019 - Venezia