I natali di Venezia.

Abstract (Italiano)

I natali di Venezia. Storie, arti e miti

di Antonio Manno


Quando una città antica, che già da tempo aveva assunto una propria fisionomia politica giuridica e amministrativa, si interrogava sul proprio passato e sui propri natali, lo spirito che muoveva i suoi cronachisti non era mosso dalla ricerca della verità storica, bensì, accogliendo, integrando, modificando o aggiungendo notizie sedimentate nella tradizione locale, era quello di fissare e tramandare una narrazione organica alle proprie idee politiche e interessi economici.

In questa prospettiva la data leggendaria della nascita di Venezia servì, nel corso dei secoli, come un potente argomento di persuasione e strumento di coesione cittadina, spesso utilizzato per affrontare pericoli esterni. In quella data infatti si condensa un duplice significato politico e religioso. Il primo, l’anno 421 menzionato nelle cronache medievali, ricorda la distruzione di Aquileia e la devastante invasione guidata da Attila contro la decima regio dell’impero romano e i suoi indifesi abitanti, costretti a riparare all’interno delle Lagune. Un evento dal sapore apocalittico, che assunse portata simbolica ogni qual volta la città venne minacciata da forze esterne. Il secondo, il giorno del 25 Marzo, a quell’epoca coincideva con l’inizio dell’anno secondo l’uso romano, ossia l’ottavo giorno delle Calende di Aprile che, più tardi, venne anticipato alle Calende di Marzo, il primo dello stesso mese, dando inizio all’uso del More Veneto.

L’origine di Venezia segnò un nuovo inizio che, sotto il vessillo della libertà e in contrapposizione alle infedeli e feroci orde barbariche, venne posto sotto gli auspici del Redentore e di Maria vergine annunciata. Una fra le Annunciazioni più celebri, scolpita in rilievo sulle fiancate del ponte di Rialto - un edificio civile e non religioso -, celebra in uno dei luoghi costitutivi della Serenissima, il mito della città, in un momento delicato della sua storia e segnato dalle minacce ottomane e anche da quelle asburgiche.

Alcune cronache medievali, i cui resoconti presentano notizie discordi, riferiscono inoltre che il luogo di tale illustre nascita fu l’isola di Rialto e che l’evento coincise con la fondazione della chiesa di S. Giacomo apostolo per iniziativa di inesistenti consoli padovani e con l’intervento di vescovi della terraferma. Tale versione, tramandata dalle successive epigrafi presenti in chiesa, come è facile intuire non ebbe seguito fra gli storici veneziani, già a partire da Marco Antonio Sabellico e da Bernardo Giustiniani, che ne riconobbero il carattere favoloso, e andrebbe letta come il portato di una tensione crescente fra Padova e Venezia a partire dal XII secolo.

La tradizione sulle origini della ‘cristianissima’ civitas di Venezia è in realtà più complessa ed avvincente. Alla presunta consacrazione della sua prima chiesa, contrapposta agli idolatri guidati da Attila, occorre affiancare altri due successivi episodi fondativi, riferiti dai cronisti. Il primo, che si lega all’ubbidienza verso la Chiesa di Roma e al patriarcato di Grado, fu la fondazione della chiesa di S. Pietro di Castello, eretta da s. Magno, nobile altinate e vescovo di Oderzo, su comando di s. Pietro, apparsogli in visione. Il secondo, fu l’arrivo del corpo di s. Marco e l’erezione della sua Basilica, che suggellò la centralità del potere dogale e l’alba della futura Repubblica di Venezia come stato autonomo e indipendente, rivolto sia all’occidente romano che all’oriente di Costantinopoli ed Alessandria d’Egitto. La facciata della Basilica marciana, oltre alle sue opere d’arte interne, riassume ed esalta la centralità internazionale assunta dalla città senza dimenticare il tema dell’Annunciazione.

Al 25 Marzo, di venerdì, oltre all’incarnazione di Cristo avvenuta per la salvezza dell’umanità, l’immaginario cristiano faceva risalire la fondazione di Roma, la nascita di Abramo, il Diluvio, la concezione del Battista e anche la nascita di Adamo. Le sculture del nuovo Palazzo Ducale, ispirate dal doge e cronista Enrico Dandolo, gravitano su un asse simbolico - lo spigolo esterno sud-ovest - alla cui base non è raffigurata l’Annunciazione, ma la Creazione del primo uomo. Una scelta narrativa inconsueta che, anziché associare Venezia alla buona novella della venuta del Redentore, conferisce alla città un’origine divina e la proietta, in seguito alla sua espansione in Oriente, in una dimensione imperiale.

È lungo tale ampio panorama che la nascita leggendaria della città lagunare può essere compresa più a fondo e facendo emergere i numerosi volti dell’affascinante mito di Venezia.


Bibliografia

Vittorio Lazzarini, Il preteso documento della fondazione di Venezia e la cronaca del medico Jacopo Dondi, "Atti del Reale Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti", LXXV (1915-1916), pp. 1263-1281.

Andreae Danduli (Andrea Dandolo), Chronica per extensum descripta, aa. 46-1280 d.C. … Chronica brevis, aa. 46-1342 d.C., a cura di Ester Pastorello (L. A. Muratori, Rerum Italicarum scriptores, XII/1), Bologna, N. Zanichelli, 1938.

Antonio Manno, San Marco evangelista. Opere d'arte dalle chiese di Venezia, Catalogo della mostra promossa dalla Curia patriarcale, 18 febbraio - 31 maggio 1995, Venezia, Edizioni delle Grafiche Veneziane, 1995.

Antonio Manno, Il poema del tempo. I capitelli del Palazzo Ducale di Venezia: storia e iconografia, Venezia, Canal & Stamperia Editrice, 1999.


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