I ghiacciai forniscono, durante il periodo più critico per le coltivazioni (estate), un importante contributo di acqua dolce nei fiumi della sponda sinistra del Po: per l’Adda si stima una componente glaciale sul totale della portata all’immissione nel Lago di Como di circa il 20%. Durante alcune estati particolarmente calde (1977 o 2003) si arriva a quasi il 25/30% della portata, come calcolato per il bacino del fiume Po (figura 1). Come mostrano le proiezioni per uno scenario a medio contenimento delle emissioni di gas serra per i prossimi decenni (figura 2), una riduzione glaciale, dopo una prima fase in cui la fusione continua ad essere importante, comporta un sempre più limitato rilascio di acqua, fino ad arrivare sotto il 5% della portata.
Tale situazione comporterebbe una modifica nel regime fluviale, fino a giungere ad un regime prettamente appenninico, con minimi estivi e ripercussioni su agricoltura e produzione di energia, idroelettrica e non solo. L’acqua che rilasciano i ghiacciai è quindi fondamentale per molte attività antropiche: agricoltura, allevamenti, produzione di energia idroelettrica ma anche per molti delicati ecosistemi.
Figura 1: contributo dei ghiacciai alla portata dei fiumi in estate
Figura 2: proiezioni future, rilascio sempre più limitato di acqua di fusione glaciale
I ghiacciai non sono dei cubetti di ghiaccio immobili sopra le cime più alte delle nostre montagne ma hanno delle dinamiche influenzate da parametri climatici, in particolare temperatura e precipitazioni. Inverni nevosi ed estati fresche portano le fronti dei ghiacciai ad avanzare verso valle, al contrario temperature alte e scarse precipitazioni nevose portano ad una contrazione delle fronti dei ghiacciai e ad un loro arretramento verso monte. Il drammatico ritiro e l’estinzione che stiamo osservando nei nostri ghiacciai testimonia il repentino aumento delle temperature globali. Il grafico relativo all’andamento delle temperature mostra una inequivocabile salita dei valori medi annui delle temperature a partire dalla fine dell’800 con solo pochissime annate in controtendenza.
Da queste ricostruzioni emerge chiaramente il collegamento diretto tra l’andamento delle temperature e lo stato dei ghiacciai. Piccole variazioni termiche si riflettono immediatamente (anche solo pochi anni) sugli apparati glaciali innescando fasi di avanzata o, come purtroppo sta accadendo negli ultimi decenni, tassi di fusione mai registrati da quando si effettuano i rilievi.
Dalla fine della Piccola Età Glaciale (1850) i ghiacciai della Lombardia hanno registrato un forte regresso sia lineare che areale, di fatto si è perso circa il 54% della superficie rispetto alla fine del XIX secolo.
Stiamo assistendo ad un fenomeno imponente e in accelerazione che sta modificando profondamente il volto delle nostre Alpi e che potrebbe portare in pochi decenni alla quasi totale estinzione della risorsa costituita dai ghiacciai alpini.
L’arretramento delle fronti dei ghiacciai comporta sovente la formazione di laghi proglaciali come quello che si è formato nel 2003 per il ritiro della fronte est del ghiacciaio Fellaria e che in pochi anni, con un’area di quasi 200 mila m2, è diventato il lago naturale più grande della Valmalenco.
Lago proglaciale alla fronte del ghiacciaio di Fellaria orientale
Variazioni dell’estensione dei ghiacciai del gruppo del Bernina dalla fine della piccola età glaciale ad oggi
Superficie persa dai ghiacciai lombardi dal 1991: 45 km2 (- 38%) superficie tre volte più grande del lago di Varese
Superficie persa dai ghiacciai lombardi ogni anno dal 1991: 1.6 km2 (220 campi da calcio)
Numero di ghiacciai lombardi estinti dal 1991: 124
Il grafico mostra l’area persa dai ghiacciai lombardi negli ultimi 30 anni complessivamente pari a 45,1 km2, una superficie tre volte più grande del lago di Varese
I primi tentativi di misurazione delle variazioni di questi ghiacciai si registrano a partire dalla fine del XIX secolo grazie a Luigi Marson. Dal 1895, infatti, Marson visita periodicamente i ghiacciai della Valmalenco (SO), in particolare dei gruppi montuosi di Disgrazia e Bernina raccogliendo informazioni relative all’oscillazione della fronte dei ghiacciai. Nel dettaglio annota una situazione di arretramento della fronte a partire dagli anni ‘30-’40 del XIX secolo fino almeno al 1893, anno in cui prende avvio una lieve avanzata. Siamo alla fine della così detta PEG (Piccola Età Glaciale), quel periodo climatico compreso tra il 1250 e la fine dell’800 circa), in cui si registrò un brusco abbassamento della temperatura media terrestre. In tale fase, ci fu un avanzamento dei ghiacciai in tutto il Mondo, comprese le Alpi, dove essi raggiunsero le posizioni più avanzate in epoca storica. Al termine della Piccola Età Glaciale, per i ghiacciai alpini è iniziata una fase di intenso regresso che si prolunga a fasi alterne fino ad oggi.
Primi rilevamenti scientifici dei ghiacciai in Lombardia
Misure frontali per valutare il regresso o l’avanzata dei ghiacciai
Il monitoraggio sul campo è ancora oggi l’attività principale che ci consente di raccogliere i dati necessari per capire le condizioni e l’evoluzione dei nostri ghiacciai. Per questo, ogni anno, nel periodo tra fine maggio e fine ottobre, organizziamo una campagna di rilievi che ci porta a visitare la maggior parte dei ghiacciai della Lombardia. Misuriamo direttamente alcuni parametri, come le variazioni frontali, l’accumulo di neve al termine della stagione di accumulo tra maggio e giugno e la fusione del ghiaccio a fine estate, oltre a catturare centinaia di immagini da apposite stazioni fotografiche. Tutti i dati e le immagini raccolti dai nostri operatori appositamente formati vengono poi elaborati per stimare il bilancio di massa annuale dei singoli ghiacciai, l’indicatore più affidabile dello “stato di salute” di un ghiacciaio in relazione alle condizioni climatiche. L’obiettivo finale è quantificare il bilancio annuale dell’intera massa glaciale presente in Regione Lombardia, affinché ci sia consapevolezza riguardo i cambiamenti che stanno avvenendo ai componenti principali della criosfera della regione. I dati di dettaglio riguardanti i bilanci di massa dei ghiacciai “laboratorio SGL” fanno parte della rete del World Glacier Monitoring Service di Zurigo (WGMS) massima istituzione a livello mondiale per la raccolta e la diffusione dei dati glaciologici.
Posizionamento time-lapse camera sul ghiacciaio del Mandrone
Le nostre attività si suddividono in:
Monitoraggio sul Campo
Nivologia Glaciologica
Misure Frontali
Rilievi Fotografici
Bilanci di Massa Glaciologici
Campagne Glaciologiche
Bilancio di Massa Regionale
Rilievi Georadar
Permafrost
Stazioni Meteo Climatiche