Contattato da Elia Angelo dalla Costa, arcivescovo di Firenze dal 1931 al 1961, Gino Bartali entrò a far parte dell' organizzazione clandestina della delegazione per l'assistenza degli emigranti ebrei nel 1943 e, fra il settembre di quell'anno e il giugno 1944, compì la sua missione umanitaria. Partendo dalla stazione di Terontola Cortona e giungendo a volte fino ad Assisi realizzò svariati giri in sella alla sua bicicletta, trasportando documenti e fototessere all'interno dei tubi del telaio in modo che, una stamperia segreta potesse poi falsificare i documenti necessari alla fuga per gli ebrei rifugiati. In alcune occasioni fu fermato da guardie fasciste e, a volte, dallo scoppio di qualche bomba. Nonostante ciò, il suo indomito coraggio, la sua profonda fede, lo fecero proseguire in questi viaggi. Egli salvò circa 800 persone, così come dichiarato dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi nel 2005 durante il conferimento postumo della medaglia d'oro al merito civile. Negli anni successivi sarebbero poi giunti riconoscimenti ancora più importanti: il 2 ottobre 2011fu Infatti inserito tra i giusti dell'olocausto nel giardino dei giusti del Mondo di Padova, mentre il 23 settembre 2013 venne dichiarato Giusto tra le nazioni dallo Yad Vashem, l'ente nazionale per la memoria della Shoah. Quest'ultima onorificenza è stata conferita a molti altri. Il nome di Gino Bartali resterà legato ad essi e interamente ricordato da una Stele sul monte Hertz nei pressi di Gerusalemme.
Un grande ciclista, ma soprattutto un grande uomo, testimoni di fede e umiltà. Questo era il campione di ciclismo Gino Bartali che Assisi ha deciso di ricordare perchè forte è il legame tra Assisi e Gino Bartali.
A sottolinearlo sono state la nipote Gioia, che, insieme alla sorella Stella, hanno ritenuto che la cappellina del nonno donata al papà Andrea dovesse essere custodita in un luogo speciale come Assisi, dove, attraverso il museo della memoria si ricorda l'importante opera di salvezza degli ebrei negli anni delle persecuzioni razziali. Bartali era un devoto cattolico ed era molto legato alla arcivescovo Angelo Elia dalla Costa, riconosciuto come Giusto tra le nazioni nel 2012. Il ciclista è ricordato come il campione che salvò gli ebrei; Bartali diceva che “il bene si fa e non si dice, se no che bene è”! . Ed effettivamente la figura di Bartali è avvolta nel mistero. Molti ad Assisi ricordano il ciclista con il naso pronunciato che arrivava direttamente con la bici in vescovado e che spesso faceva fare, sulla sua bici, dei piccoli giri ai bambini. Ma anche quando tutto fu finito, Bartali non parlò mai a nessuno di tutto quello che aveva fatto.