Durante l’occupazione nazista Assisi ha scritto una pagina gloriosa e coraggiosa.
Il periodo compreso tra l’armistizio dell’8 settembre del 1943 e l’arrivo degli alleati a partire da giugno 1944, fu un periodo molto drammatico per gli Ebrei in Italia.
Nella città di Assisi, la Chiesa locale e alcuni laici si impegnarono in una coraggiosa opera di aiuto nei confronti degli Ebrei e dei perseguitati politici.
Nacque un’organizzazione clandestina la cui attività non fu mai scoperta dai nazisti che allora occupavano la città.
Alcune famiglie ebree erano in Assisi già prima dell’8 settembre del 1943, ma poi affluirono in modo sempre più crescente; provenivano da Padova, Trieste, Milano ma anche dall’Austria, dalla Jugoslavia, Francia, Belgio, Olanda.
La Basilica di San Francesco sembrava l’approdo naturale per la loro salvezza; Assisi ospitava già un numero considerevole di sfollati non necessariamente ebrei.
Esisteva un Comitato per l’assistenza dei rifugiati gestito dal vescovo Monsignor Placido Nicolini e dal segretario Don Aldo Brunacci
Ora era necessario prestare aiuto ai perseguitati e soprattutto agli Ebrei. Questo era anche il volere del Papa Pio XII; i conventi e le comunità religiose di Assisi offrirono il loro rifugio, alcuni furono sistemati in abitazioni private, presso famiglie fidate, disposte a rischiare la denuncia e la morte.
Nell’azione di salvaguardia della città di Assisi e di soccorso ai rifugiati ebrei, svolsero un ruolo importante i frati minori conventuali, in particolare il ministro generale padre Beda Hess, il custode del Sacro Convento padre Bonaventura Mansi e il santuarista padre Michele Todde. Il 7 agosto 1943, lo statunitense padre Beda Hess indirizzò al governo degli Stati Uniti un esposto in cui si chiedeva che la basilica di San Francesco e l’intera città di Assisi fossero risparmiate «dalle offese belliche di terra e di cielo».
Il 4 dicembre 1943 fu aperta presso la Santa sede la pratica per ottenere che Assisi fosse dichiarata «città ospedaliera», unico mezzo per salvarla dagli orrori della guerra. Sul piano operativo, padre Michele Todde fu il primo a inviare un gruppo di ebrei giunti in basilica in cerca di soccorso a don Aldo Brunacci, che li indirizzò al monastero di San Quirico.
«Quando il 17 giugno del 1944 Assisi fu liberata dagli alleati, i frati fecero suonare le campane e per noi fu davvero festa».
La comunità di San Quirico trasferitasi nell’attuale monastero nel 1451, professò la regola del terzo ordine francescano fino al 16 giugno 1931, data del passaggio alla prima regola di Santa Chiara. Nella storia recente del monastero si ricordano in modo particolare gli eventi del 1943/44, quando, spinte da monsignor Placido Nicolini, vescovo di Assisi, e da padre Rufino Nicacci, guardiano del convento di San Damiano, le sorelle offrirono asilo a numerosi ebrei e ai rifugiati politici, salvandoli dalla persecuzione nazista.
« Subito dopo l’8 settembre avremo ufficiali e soldati del regio esercito ligi al giuramento costituzionale, e poco più tardi un folto numero di ebrei ».
Progetto ideato e realizzato dalle proff. Simona Marchetti e Patrizia Peschechera con gli alunni delle classi 3A e 5A dell'IPSC di Bastia Umbra.
Si ringraziano:
La signora Marina Rosati, fondatrice del Museo della Memoria di Assisi, per la cura e l'entusiasmo con cui ricerca e custodisce le preziose testimonianze;
Il signor Ugo Sciamanna, Suor Alessandra e Suor Francesca per la disponibilità ad accoglierci e raccontare le memorie del passato.