La Bonifica
Che cos'è la bonifica?
E' il complesso delle opere e dei lavori che si devono eseguire per rendere produttive le terre infruttifere o insalubri.
Consiste tipicamente nella prosciuga di una zona paludosa, spesso malsana, al fine di adibirla agli usi agricoli, industriali e urbani.
I PASSAGGI
Indagine preliminare sull'area che si vuole bonificare e segnalazione agli enti, accertamento della zona
Inizio protocolli di bonifica
Realizzazione rete di canali al fine di raccogliere e convogliare altrove le acque
Protocolli di attenta manutenzione e messa in sicurezza
I tipi di bonifica
LA BONIFICA A SCOLO NATURALE
Zona da risanare a quota più elevata rispetto all'opera destinata ad ospitare e smaltire le acque incanalate.
La rete di canali sfrutta quindi la pendenza delle alture.
In caso contrario, c'è bisogno di un apposito impianto idrovoro.
LA BONIFICA A COLMATA
Zona da risanare al di sotto rispetto a quelle circostanti.
Presenza corso d'acqua ricco di torbida (trasportante di molto materiale solido).
Acque lasciate ristagnare così da depositare la torbida, le acque limpide eliminate con il prosciugamento.
La storia della bonifica
In Italia, nella metà del diciannovesimo secolo, si diffuse la malaria. Per frenare l'espansione di questa malattia, nel 1868 Emilio Broglio notò che nella pianura Padana, con semplici bonifiche, era possibile eliminare il problema. Nel 1882 Alfredo Baccarini promosse la prima legge sulla bonifica per contrastare l'epidemia. La prima bonifica fu quella del 1878, a seguito dello spostamento della capitale a Roma, nell'Agro Romano. Andando avanti nel tempo, la pratica della bonifica divenne effettiva, soprattutto nel 1900 con il periodo fascista.
La nascita del nucleo di industrializzazione della Valle del Sacco
Con la sua nascita, tra il 1961 e il 1963, si congiunsero in un unico asse tutte le piccole e medie realtà sparse sul territorio, potenziando un ordine produttivo.
Il 73% della popolazione provinciale, nel 1976, infatti viveva nelle aree del Sacco, con imponente decremento del settore agricolo
E' proprio qui, che, con la crescita della popolazione abitante in quella zona, nella Valle del Sacco inizia il processo che la porterà a divenire uno dei siti più inquinati d'Italia.
Il problema della Valle del Sacco
DI COSA SI PARLA?
E' il terzo sito territoriale più inquinato d'Italia, frutto di disinteresse di norme che nascono negli anni '70, e della mancanza di norme specifiche in maniera di tutela ambientale. Infatti, nulla è emerso per anni. Si lavorava e si produceva su quel territorio, senza pensare poi alla grande emergenza che ne sarebbe derivata. Con la chiusura di alcune fabbriche, però, i segnali hanno cominciato a manifestarsi
I VELENI NEL 2005
C'è voluto tempo purché si accorgessero dell'inquinamento, fino al 2005. Infatti, dai controlli sul latte viene trovata la presenza di una molecola, il beta-esaclorocicloesano. Scoppia l'emergenza: si ferma la produzione del latte, molte mucche vengono abbattute e i terreni vengono resi off-limits. Emergono contaminazioni di beta-esaclorocicloesano anche sull'uomo. Sono mesi difficili, ma sono anche i primi anni di una crescente consapevolezza di quello che era accaduto.
LE PRIME SOLUZIONI
La dinamica inizia a coinvolgere, fin quando la Valle del Sacco non viene inserita nei Siti d'interesse nazionale. Si inizia quindi a pensare alle prime soluzioni con la green economy. Spunta l'idea di installare piante di pioppi, che secondo alcuni studi riuscirebbe ad eliminare gran parte della molecola in un solo anno, ad esempio. Mese dopo mese, dibattito dopo dibattito, cresce sempre più la partecipazione popolare.
La conclusione
IL FRUTTO DELLE BATTAGLIE
Dopo oltre 10 anni di battaglie, mobilitazioni e richieste d'intervento per ottenere qualcosa di concreto, il ministro dell'ambiente, Sergio Costa, e il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, hanno sottoscritto il 7 marzo 2019 un protocollo d'intesa di 53 milioni di euro per la messa in sicurezza di quel fiume. Il 16 ottobre 2019 furono proprio Nicola Zingaretti e Sergio Costa a dare il via alle attività di bonifica dei terreni nel comune di Colleferro.
LA REVISIONE
Per la realizzazione della bonifica, quindi, sono stati utilizzati oltre 53 milioni di euro, adibiti alla messa in sicurezza del Sito d'interesse nazionale "Bacino del fiume Sacco". Di questi oltre 4 sono destinati al sito di Colleferro. Nel 2020, invece, hanno avuto avvio i lavori di bonifica. Tutto grazie all'impegno di associazioni, cittadini e istituzioni, con queste ultime che hanno mutato il loro atteggiamento per le continue mobilitazioni pubbliche.
La situazione attuale
L'INQUINAMENTO
Al giorno d'oggi, con il fiume Sacco che copre circa 7300 ettari di territorio, c'è ancora bisogno di diversi interventi di bonifica, ma la mancanza di essi, nel tempo, ha provocato disturbi alla salute pubblica e alla vita di tutti i giorni, che potrebbe essere messa a repentaglio.