È sempre un'esperienza indimenticabile
Parla di sé Barbara Toma
Guarda la mostra fotografica di Andrea Gabellone. Che siano migranti o rifugiati, la sostanza non cambia. Fuga, disperazione, speranza...
Parla di sé Barbara Toma
Da più di 20 anni accompagno le persone in un percorso di conoscenza del corpo e il suo linguaggio. È bello veder crescere gli studenti: gente di tutte le età, di diverse culture, con diverse esperienze. Da professionisti a dilettanti.
Vedere come pian piano riescano ad abbandonare pregiudizi, paure, timidezze e imbarazzo e imparino a fidarsi della sala, del gruppo e, infine, di sé stessi e del proprio corpo come strumento prezioso e pieno di risorse.
È bello vedere come imparino a tenere il ritmo, ad eseguire sequenze di movimenti sempre più difficili, a danzare insieme. Sono soddisfazioni importanti, non solo per me, anche per loro. Per questo è sempre una buona idea finire un ciclo di studio con una presentazione finale, perché lavorare insieme per un obbiettivo da raggiungere è importante. Non si studia danza per dimagrire o per allenare il corpo; si studia danza per imparare ad esprimere i propri sentimenti e i propri pensieri, per dar voce a ciò che è difficile esprimere con parole, per sentirsi vivi, creativi e coraggiosi.
Detto questo, non è certo lo spettacolo finale ciò che più importa, bensì il percorso per arrivare a metterlo in scena.
Il mio ruolo va ben oltre quello di allenare e scolpire i muscoli, portare il corpo a muoversi con coscienza nello spazio, stimolare a muoversi in modi diversi e inaspettati, scoprire quante infinite diverse qualità di movimento possediamo e quanto sia potente e ricco il linguaggio corporeo e portare gli allievi ad appassionarsi al mondo della creatività , della danza e del teatro.
Per fare teatro bisogna sapersi mettere a nudo, bisogna riuscire a superare i propri limiti. Per fare questo, è necessario imparare a conoscersi e sopratutto, ad apprezzarsi. Imparare a rispettare il corpo, il nostro e quello altrui, imparare a rispettare la sala e il gruppo.
Il primo giorno di lezione spiego sempre che la sala danza è un luogo magico, un luogo protetto, sicuro, in cui potersi esprimere con la massima sincerità e che, per poter lavorare bene, è fondamentale abbandonare ogni giudizio, verso gli altri ma, sopratutto, verso sé stessi.
A teatro tutto è possibile e nulla è sbagliato. Ci si allena ad osservare, si studia, si analizza, senza giudicare.
Danzare è una forma di comunicazione.
Per cui l’unico obbiettivo da raggiungere è riuscire a comunicare ciò che vogliamo esprimere, accertarsi che ciò che il pubblico percepisce sia davvero ciò che avevamo intenzione di dire.
Rispondere alla semplice domanda: "funziona? mi aiuta a far arrivare il messaggio?".
Ecco perché è importante lavorare dividendo il gruppo: con una parte degli allievi in scena e un altra parte che funge da pubblico.
Perché a teatro provare davanti a un pubblico è l’unico modo per sapere se qualcosa funziona (e anche perché è parte fondamentale del percorso di crescita sperimentare lo sguardo altrui su noi stessi, reggere il confronto, sfidare la paura e trovare il coraggio di stare in scena, anche fermi, semplicemente lasciarsi guardare).
Insomma, il mio lavoro è bellissimo, ricco e molto complicato da spiegare. D’altronde, se così non fosse, non ci sarebbe bisogno di danzare!
È una grande soddisfazione vedere come cambiano gli studenti durante il percorso. Osservare come cambiano atteggiamento e come si appassionino sempre più al lavoro fisico e creativo, fino ad arrivare a scoprire il piacere di andare in scena.
Il piacere di essere altro da sé, o profondamente sé stessi, slegati dai ruoli che la vita di tutti i giorni ci impone fuori dalla sala danza.
A teatro un altro mondo (e un altro io) è possibile.
Scoprirsi, guardarsi negli occhi, toccarsi, sudare insieme, affrontare delle sfide davanti al resto del gruppo, mettersi in gioco, rivelare le proprie debolezze, le proprie paure, i propri dubbi, senza nascondere la timidezza e l’imbarazzo, ma affidandosi al gruppo, sono esperienze che creano un legame molto profondo, a volte possono cambiare la vita.
Non perché poi diventino tutti dei danzatori professionisti, ma perché scoprire che siamo tutti ugualmente insicuri, ma con dei punti di forza inaspettati, dei corpi diversi, ma tutti ugualmente ricchi di possibilità e che tutti possiamo danzare, sviluppa il senso di empatia, di tolleranza, di comprensione di sé e quindi dell’altro.
Affrontare la scena permette di scoprirsi più forti, di credere all’impossibile, di allargare gli orizzonti, di credere nei sogni e lottare per realizzarli.
Ecco perché , in realtà, il bello del mio lavoro è invisibile agli occhi.
Sapevo bene a cosa andavo incontro, quando ho proposto di tenere un laboratorio di teatro-danza in un liceo e di portare con me alcuni dei miei studenti rifugiati.
Eppure ogni volta la vita riesce a sorprendermi.
Ho avuto solo 33 ore di tempo al Liceo Scientifico Banzi.
Non è molto , sopratutto se si considera che la maggior parte dei partecipanti, se non tutti, era estranea al teatro e si trovava lì solo per caso (per i crediti formativi, per la presenza di belle ragazze, per curiosità...).
Eppure quelle 33 ore, in un modo o nell’altro, hanno segnato la vita di tutti noi.
Parlo in prima persona, quando insegno, sono la prima a mettersi in gioco e affrontare le sfide che propongo al gruppo.
dal Blog di Barbara Toma.
33 ore per riuscire a conoscersi aprirsi, scoprirsi, capirsi un po’
33 ore in cui ho avuto il privilegio di poter lavorare con un gruppo di 16 ragazzi del Liceo Scientifico Banzi di Lecce.
Nella speranza di accendere una miccia inaspettata, di soffiare proprio lì dove qualcuno era riuscito ad assopire il fuoco, di dare più forza ad alcuni sogni, più coraggio ad alcune anime, più volume ad alcune voci, e corpo a sensazioni, pensieri ed emozioni…
33 ore con dei ragazzi bellissimi insieme anche ai 4 amici coinvolti da me in questa esperienza: Yacouba, Augustine, Rebaz e Modu.
Ognuno con le sue peculiarità, ma tutti uniti dal desiderio di essere presi sul serio, di avere voce in capitolo.
M. hai i capelli rossi, il corpo voluttuoso, il viso dolce. Porta gli occhiali, se si imbarazza sorride e abbassa lo sguardo, ha un cuore grande e una grande passione per la musica (canta), sogna di partecipare ad X Factor e se le chiedi quale sia la sua forza, ti risponde : ‘la musica, gli amici, mia madre’. Odia le lumache. Vorrebbe essere riconosciuta e accettata.
G. non sopporta che tutti sbaglino sempre a scrivere il suo nome, ha i capelli biondi e mossi, è minuta e sprigiona forza da tutti i pori. Ha gli occhi vispi e curiosi, il corpo agile e impaziente. Non le piace il fatto che a scuola si venga giudicati da un voto e vorrebbe avere meno preoccupazioni.
A. è il figlio del custode del Liceo, vive accanto alla scuola e si vede che in questi spazi si sente a casa. A volte si atteggia a bullo, ma non lo è affatto. E’ un ragazzo pieno di energia, bello, con la pelle mora e i capelli neri e un po’ lunghi, un sorriso bianchissimo e muscoli scolpiti dal cross fit. Gli piace farsi notare, in qualsiasi modo: facendo lo spiritoso, parlando dialetto, trasgredendo le regole…secondo me ha un gran talento per la danza, l’ho soprannominato ‘Roberto’ come Roberto Bolle. Mi chiedo cosa sarà di lui tra qualche anno..
L. è schivo, non ama essere al centro dell’attenzione, ma si è fatto notare subito. E’ timido ma non ha paura di mettersi in gioco, anzi, piuttosto il contrario, sembra sentirne l’esigenza. Come me ama la danza e lo spettacolo e, come me, ha spesso le mani sudate. Studia hip hop e disegna benissimo. Non ha mai fatto un assenza. Ha un sorriso spiazzante, uno sguardo curioso e attento e un animo molto sensibile , il suo corpo è un po’ chiuso, insicuro, è un piacere vederlo danzare! E’ gentile e disponibile, non sopporta chi si mette in mostra e i falsi amici. Mi sconvolge quando dichiara di non amare i sogni e le sorprese. Quando racconta che a volte si sente ‘dimenticato dagli altri’.
G. soffre il solletico, anche lei non sopporta i falsi amici e chi non dice ciò che pensa. Odia chi si lamenta sempre e chi cerca di darle ordini. Non sopporta chi vuole sempre avere ragione. Vorrebbe poter mangiare tutte le schifezze del mondo senza ingrassare ( ma non ha alcun problema di peso) e sogna di riuscire ad infondere più autostima a sua sorella.
A. veste con colori scuri, come la montatura dei suoi occhiali. tende ad avere la schiena curva in avanti e parla poco. C’è sempre, ma lo devi cercare. Poi ti spiazza con la facilità con cui si mette in gioco rivelando i suoi pensieri…non sopporta Salvini e in generale le persone razziste e omofobe e tutti i tipi di bulli. Ma nemmeno chi fa vittimismo inutile. Vorrebbe essere meno introverso. E’ insoddisfatto della sua vita. Vorrebbe essere preso sul serio.
L. ha lunghi ricci morbidi e scuri, non si vestirebbe mai di marrone e non ama indossare le calze lunghe.
Ha un sorriso dolce e non se la prende quando la chiamo con il nome sbagliato ( o almeno, non lascia trapelare nulla).
Se vuoi farle un dispetto devi darle il latte scaldato. Non sopporta chi emana un cattivo odore, le cipolle e gli insetti. Abolirebbe l’ipocrisia, l’opportunismo, le bugie e la falsità in generale.
A. è alto e magro. Ha profondi occhi neri, come i capelli, che porta cortissimi, in contrasto con le sue lunghe ciglia. Se lo vedi mangiare ti chiedi come faccia ad avere così tanta fame e dove metta tutto quel cibo. E’ un anima in subbuglio, lo si evince da tutto: il suo modo irrequieto di stare nello spazio, l’acne sul volto, la curiosità e l’ impegno in contrasto con la voglia di evadere e trasgredire. E’ talmente sensibile che ha dovuto costruirsi delle alte barriere per difendersi. E’ un ex campione di scherma, lo sport più elegante che ci sia, eppure dichiara di essere fisicamente scoordinato. E’ un ottimo studente, sensibile, scaltro, pieno di talenti, talmente intelligente da aver perso un interesse per la scuola. Se gli chiedi in cosa risiede la sua forza ti risponde con il mantra che ripete anche in scena: ’ dentro di me, dentro di me, dentro di me..’. Non sopporta chi grida per farsi valere.
Vorrei tanto si potessero tutti vedere con i miei occhi…
Abbiamo lavorato sugli anti corpi: quelli personali, quelli della società.
Abbiamo condiviso sudore, passioni, sogni, paure, intolleranze…e rivelato agli altri quali sono le nostre autodifese da tutto ciò che ci ferisce o che non ci piace.
Molti di loro hanno in comune una certa avversione per le bestemmie, per la falsità, per il bullismo per il latino e per l’incoerenza, sopratutto quella di genitori e professori.
Qualcuno è arrivato a partecipare al mio laboratorio perché ama la danza, qualcuno altro si iscritto solo perché nel gruppo ci sono tante belle ragazze e poi c’è chi è arrivato da me solo perché interessato ai crediti formativi.
Ma tutti sono restati.
E tutti mi hanno regalato qualcosa di importante e prezioso: il loro punto di vista.
Vederli concentrati nel danzare, scrivere, parlare, ridere, commuoversi tutti insieme è stato bellissimo. E salutarli sarà difficile per me.
Ma le mie 33 ore sono finite. Domani l’ultima prova insieme e poi, lunedì mattina, condivideremo con il pubblico il risultato del nostro percorso. Il percorso corpi e anticorpi ideato, voluto e realizzato grazie a Free Home University.
Penso ai miei giovani studenti e arrivo alla conclusione che sono loro gli anticorpi della società,
Loro sono il futuro, saranno i medici, gli avvocati, i professori, i politici con cui avranno a che fare le mie figlie.
Dovremmo fermarci, prenderci il tempo per vederli davvero, guardarli negli occhi, ascoltarli, cercare di capirli e, perché no, ragionare con loro o, almeno, danzare con loro.
Perché chi non danza non sa cosa succede.
Durante uno degli ultimi incontri, mentre eravamo tutti intenti a provare la performance finale, uno di noi, il giovane Yacvouba, ha ricevuto la triste notizia dell’improvvisa morte del suo unico fratello.
Abbiamo pianto insieme stringendoci a lui in un unico abbraccio.
Ogni settimana ho proposto loro degli articoli, delle foto, dei video che potessero aiutarli a scoprire le diverse modalità di espressione esistenti e aiutarli a ragionare sul tema scelto: gli anticorpi.
Cosa sono gli anticorpi nella vita quotidiana? Gli anticorpi sociali? Gli anticorpi privati?
Ci siamo posti delle domande e ne abbiamo condiviso le risposte, a volte a parole, spesso in movimento, aiutandoci con azioni e/o gesti.
Abbiamo scoperto che ogni opinione, ogni pensiero è importante. E che è importante condividerlo.
Abbiamo scoperto che gli errori possono essere estremamente interessanti e permettere soluzioni creative altrimenti difficili da immaginare.
Abbiamo scoperto di avere tante cose in comune, una su tutti: un solo corpo per tutta la vita.
Abbiamo scoperto che se accettiamo i nostri ‘difetti’ sarà più facile credere in noi stessi.
Che siamo tutti ugualmente indispensabili per la riuscita dello ‘spettacolo’ della vita.
Io ho avuto la grande opportunità di scoprire tante bellissime, giovani anime. Ho visto 16 ragazzi intelligenti, forti, fragili e pieni di risorse divenire sempre più uniti e sicuri di sé.
Mi sono fidata di loro e in cambio ho avuto la loro fiducia.
A., che il primo giorno si era presentato spegnendo una sigaretta sul pavimento della palestra, parlando solo in dialetto e atteggiandosi a bullo, e alla fine è diventato il protagonista della scena. Da me soprannominato Roberto (come il primo ballerino Roberto Bolle) ha finito per appassionarsi al teatro e chiedermi (in italiano corretto) dove poter continuare a studiare, perché dopo il Liceo vorrebbe provare ad entrare in accademia e diventare un professionista.
Sono tante le storie, nate da questo breve laboratorio, che potrei raccontare. Ma forse una su tutte può dare il senso di quanto possa essere forte un’esperienza didattica legata al teatro danza: il compleanno di Yacouba.
Yacouba viene dal Mali e ha una storia incredibile e costellata da esperienze molto forti, che nessun ragazzo della sua età dovrebbe aver avuto.
Come ogni anno, ho invitato lui e altri ragazzi rifugiati a passare il natale con me.
Ho scoperto che avrebbe compiuto 19 anni il 2 gennaio e ho pensato di fargli un regalo: una festa a sorpresa, con tanti suoi coetanei.
Senza pensare a quanto fosse folle e difficilmente realizzabile, visto che non conosco ragazzi della sua età!
Naturalmente ho invitato tutti i ragazzi del laboratorio al Banzi.
Poi ho scritto un articolo raccontando la sua storia e ho invitato tutti i conoscenti con figli adolescenti ad unirsi a noi.
Come avevo già fatto più volte durante le feste, ho invitato Yacouba a pranzo, solo che al suo arrivo ha trovato un tavolo con 16 posti. (per paura che non venisse nessuno avevo invitato dei parenti con figli adolescenti).
Lui era già felice così.
E non sapeva cosa sarebbe successo da li a poco! A dire il vero non lo sapevo nemmeno io esattamente.
Alle 15:30, puntualissimi, sono arrivati un sacco di invitati.
Una sorpresa incredibilmente ben riuscita!
Sopratutto grazie all’entusiasmo e alla generosità dei ragazzi del Banzi, tutti presenti e felici di festeggiare il loro nuovo amico.
Yacouba ha spento le candeline circondato da tantissima gente. In tutto eravamo una cinquantina.
C’erano tutti i ragazzi del Banzi, tranne chi era fuori città, e il povero A., a letto con la febbre.
E c’erano anche tanti amici con i loro figli. Tutti con un regalino in mano.
Yacouba ha ricevuto dai suoi compagni una busta con 160€ , un cappello di lana e tanto, tantissimo affetto.
E io ancora non riesco a credere ai miei occhi. Non dimenticherò mai il suo sorriso emozionato.
Il mio è un lavoro bellissimo.
Una delle ricchezze della vita sono i ragazzi e poter condividere con loro un percorso è un privilegio.
P.s.:
Oggi, 7 gennaio, posso dire con sicurezza che Yacouba ha ricevuto l’unico dono che mi aveva confidato di desiderare: degli amici.
Lo sento ogni giorno, so che ha passato tutta la settimana con i suoi nuovi amici. È uscito con loro e anche con altri ragazzi conosciuti a casa mia, compreso mio nipote, suo coetaneo e, guarda caso, ex allievo del Banzi.
“A nessuno importa se non sei bravo nella danza. Solo alzati e danza!“ Martha Graham
"Danziamo, danziamo, altrimenti siamo perduti" Pina Bausch
"chi non danza non sa cosa succede" anonimo
Al laboratorio possono partecipare Student* di tutte le classi
30 ore più spettacolo finale
Call chiusa
scadenza 8 ottobre 2019Non importa se sai danzare o se ami la danza, questo laboratorio è aperto a chiunque sia curioso, abbia voglia di scoprire nuovi modi di comunicare e agire e ami esprimersi in modo creativo. Se hai voglia di superare i tuoi limiti e non ti spaventa metterti in gioco questo è il laboratorio che fa per te!
Lavorare a partire dal corpo ci permette di conoscerci meglio e, quindi, capire meglio gli altri. Scoprire la sacralità e il valore di un gesto, imparare a rispettare e trattare con cura sia il nostro corpo che quello altrui, senza giudizio. Arrivare alla teoria attraverso la sperimentazione e la pratica e non viceversa. Scoprire come spesso sia l’esperienza vissuta a insegnarci a dare un significato ‘altro’ alle cose. Su questo si basa il laboratorio di teatro-danza corpi-anticorpi. Cercheremo di costruire uno spettacolo traducendo in azioni, testi, gesti e frasi di movimento ciò che avremo scoperto ed elaborato attraverso la nostra ricerca e le nostre riflessioni intorno al tema scelto. Questo ci permetterà di scoprire nuovi modi di comunicare, essere, agire e di re-agire.
Se non fosse per il sistema immunitario, di cui i nostri anticorpi sono vigili sentinelle pronte a sventare attacchi esterni e interni, nessuno sopravviverebbe a lungo: questa linea di difesa ci protegge non solo da ospiti sgraditi come virus, batteri e parassiti, ma anche dalle nostre stesse cellule, mutate a causa di malattie. Se consideriamo il ‘corpo umano’ non solo come metafora ma anche parte attiva nella costruzione del “corpo sociale”, quali sono oggi gli anticorpi necessari a sventare attacchi, false notizie, ideologie distruttive, pregiudizi, manipolazioni esterne e tutto quello che fa ‘ammalare’ i nostri corpi e rende vulnerabile la nostra società? Come possiamo attivare capacità di difesa comune e di collaborazione tra pari, a partire dalle nostre inalienabili diversità?
Il cambiamento e’ possibile, il nostro corpo lo insegna, si partirà dunque dal proprio corpo, con l’idea che per trasformare il mondo si debba partire da noi stessi, dal quotidiano, dalla nostra casa, dalla nostra scuola, dal quartiere che attraversiamo e di cui siamo parte costituente, dalle città che abitiamo e in cui abbiamo il diritto e il dovere di operare in quanto cittadini attivi e consapevoli. La creatività, il teatro e la danza sono importanti strumenti di apprendimento, di espressione di un sapere collettivo, e aumentano la capacità di divenire agenti di cambiamento.
Il laboratorio avrà luogo da ottobre a dicembre e si concluderà con una presentazione pubblica.
Ogni incontro inizierà con un training fisico, per attivare un ascolto e una concentrazione diversi, e riscaldare il corpo. Attraverso esercizi di improvvisazione, ricerca sul tema e scrittura creativa, creeremo il materiale per costruire insieme le scene dello spettacolo, cercando di dar voce alla creatività e alle esigenze di ognuno nella costruzione di un orizzonte comune.
E’ necessaria una partecipazione assidua e continuativa.
Inizio laboratorio giovedì 10.10.2019 dalle 13.30 alle 16.30
Presentazione pubblica dicembre 2019
Incontri tutti i lunedì 13.30-16.30