Guarda la mostra fotografica di Andrea Gabellone. Che siano migranti o rifugiati, la sostanza non cambia. Fuga, disperazione, speranza...
Come ci poniamo verso il quartiere. Dobbiamo andarci con il massimo rispetto delle persone, non insegnando, perché ci guidino. Al centro del progetto c’è la volontà di coprogettare con la comunità. L’innovazione di questo partenariato è in questo.
Il messaggio è un laboratorio di cittadinanza attiva e di futuro. I laboratori, come occasione per far maturare le competenze delle persone, sono un modo per la PA di guardare il futuro del quartiere, scongiurando la diffidenza e la sfiducia con cui faremo i conti. È molto importante il rapporto con la PA: questo è il momento di tirare fuori le ideazioni e le tendenze immaginate dalla PA.
Possiamo costruire il Distretto dell’Arte Pubblica di Lecce e recuperare relazioni. È il tema di cosa lasciamo sul territorio. Un pezzo può essere il distretto, un altro è come recuperiamo le relazioni fra generazioni, per recuperare alcuni mestieri che si stanno perdendo. La reazione con il quartiere può avvenire anche con gli studenti della scuola media, con un rapporto fra grandi e piccoli, con un nesso con le famiglie.
Come si fa la rendicontazione. Si organizza una pec alla DG. Chiediamo di essere informati sulla modalità di redazione della rendicontazione.
Dobbiamo entrare in punta di piedi.Con una presentazione alle associazioni che lavorano nel quartiere. Incontriamo distintamente i tre parroci. Il loro orientamento dei parroci è verso la qualità della vita delle persone. Parliamo con loro senza perdere tempo. Occorre un passaggio con l’Assessora Silvia Miglietta. Quando abbiamo costruito queste prime relazioni, incontriamo Silvia per aggiungere altri partner, fino a fare un’assemblea di presentazione. Costruiamo un percorso, in cui c’è anche Millo.
Facciamo qui la conferenza stampa. Altrimenti verrà scambiato per progetto comunale assorbendo tutte le tensioni del quartiere verso il Comune. Dobbiamo conquistarci prima la fiducia delle persone.
L’esperienza apripista di Tor Marancia a Roma. È un lembo del Testaccio lato Cristoforo Colombo. Un quartiere popolare abbandonato di proprietà Ater. Gli artisti sono rimasti i referenti dei cittadini per i problemi delle persone. Analogamente si può fare della 167 il Distretto dell’Arte Pubblica della Città di Lecce. A Tor Marancia ci sono isole abitative con spazi comuni. Con un intervento su tutti i muri del comprensorio questo posto è diventato il primo museo condominiale al mondo: 250.000 euro usati da artisti di tutto il mondo.
Un distretto dell’arte pubblica: la scuola produce cultura, anche materiale. Tor Marancia ha generato un’associazione di residenti, con molti pensionati che vi hanno trovato una ragione di vita. Gli artisti, che andavano a mangiare a casa delle famiglie, hanno cambiato i bozzetti. I cittadini si sono autotassati e a turno puliscono. I più giovani in associazione hanno un sito per visite guidate e prendono qualche soldo. La Regione Lazio ha inserito Tor Marancia fra i luoghi possibili delle riprese televisive, per cui le società pagano i diritti di occupazione ed una parte dei soldi, in base ad un accordo, viene dato all’associazione
Analogamente, possiamo costruire una strategia, che prevede una concentrazione di produzione su una zona, per avviare un distretto e parlare poi con Apulia Film Commission. L’angoscia che ci deve tenere vivi è il lascito.
Il superamento della denominazione di quartiere 167. Se riuscissimo ad aiutare i cittadini a dare loro una denominazione, sarebbe la prima volta. Occorre provare piano piano, soprattutto con i laboratori e con i ragazzi del Banzi.
Lo sport come tema chiave di relazione.Una seconda ipotesi potrebbe essere che la 167 diventi un distretto sportivo, con una serie di servizi ed occasioni. Ci sono alcune scuole che aprono le palestre al quartiere alle associazioni. Ci vorrebbe un intervento del comune sulle associazioni per la prevenzione forte del disagio. Capiamo cosa sta facendo qui l’Assessorato allo Sport. Gli spazi per i bambini e lo sportsono due chiavi di accesso alla cittadinanza.
Per gli orti urbani ci sono i tanti spazi di Arca.Si potrebbe fare l’ipotesi di una specie di bando. Si dispone un vincolo d’uso familiare iniziale; l’anno successivo si fa un mercatino sociale. I contadini degli orti davanti all’ingresso scrivono il nome della verdura coltivata. Attivando un processo educativo, i contadini raccontano la coltivazione del prodotto. C’è un’esperienza. C’è già un regolamento comunale. Replichiamo quello che si fa a Piazzale Cuneo, dove con la scusa di coltivare ogni sera le persone si incontrano
Ora presentiamo il progetto così com’è.Fra un mese si ebtra nel vivo di un laboratorio con queste persone che possono essere parte del Collaboratorio.
Il Collaboratorio deve aver delle visibilità evidenti rispetto alle persone. Gli abitanti del quartiere e gli studenti, fra tre mesi dovrebbero aiutarsi. Proviamo a lavorare molto sugli esempi prima che sui ragionamenti. Qui dobbiamo marcare il carattere fortemente sperimentale, che è lo spirito del Bando.
L’innovazione del progetto, che assume un carattere particolare, è quello della sfida di una scuola che vive a pochi passi dal Quartiere, senza i ragazzi del quartiere.
Il progetto nasce su questa scuola, che è collocata in un contesto in cui i propri studenti non sono artefici: ci accingiamo a diventare artefici, come Liceo con i nostri ragazzi che sono all’oscuro di questa prospettiva. Le difficolta che potremmo trovare possono essere molte.
Come liceo abbiamo decine di corsi pomeridiani, oltre i PON. I ragazzi sono proiettati verso il mondo, tuttavia sono chiamati qui a immaginare un modello per entrare in relazione con i contesti difficili. Si tratta di intraprendere il cammino.
Il processo riguarda studenti ed abitanti.
Nei desideri dei ragazzi c’è la piazza in cui incontrarsi (non ci sono luoghi di aggregazione), una biblioteca di comunità (che è già in corsa, con libri donati in uno spazio attivato da Don Donato), un campo di calcio… I desideri sono quelli.
Il quartiere è il torrente in piena e in questa scuola scorre un altro torrente in direzione opposta. C’è la necessità di contaminare i giovani. I 2 torrenti sono forti e contraddittori. Il nostro ruolo è prendere acqua, un po’ da una parte e un po’ dall’altra e irrigare i campi che stanno intorno.
La nostra funzione, nel clinale fra i due torrenti, è provare a usare le due acque su un terreno comune.Questa è la sfida che dobbiamo accettare, la fertilizzazione del campo.
Avremo risultati differenti in base ai laboratori. I ragazzi impareranno cose nuove, ma è anche vero che le aspettative sono elitarie.
Ora dobbiamo costruire una mappa dei principali stakeholder. Per individuarli chiediamo subito ai parroci e agli assessori.
Le call dedicate agli studenti su Contamina, con un profilo del Progetto, sono all’indirizzo:
https://sites.google.com/liceobanzi.edu.it/contamina/asteroide-b-167
La presentazione online del progetto, a cura di Mecenate 90, embeddata nel sito dell’Istituto è all’indirizzo: http://bit.ly/asteroideB167
Viene proposto ai partner di progetto il questionario online, all’indirizzo:
http://bit.ly/mappalasteroide per una prima compilazione, entro il 13.10.2019
Attuata via pec a cura dell’Istituto Capofila. I documenti trasmessi sono nelle cartella condivise. Inizio attività attestata alla data dell’8.10.2019.