Inizio della battaglia
Testo latino e Traduzioni - vv. 254-259; 298-301
Testo latino
Et iam Argiva phalanx instructis navibus ibat
a Tenedo tacitae per amica silentia lunae
litora nota petens, flammas cum regia puppis
extulerat, fatisque deum defensus iniquis
inclusos utero Danaos et pinea furtim
laxat claustra Sinon.
[...]
Diverso interea miscentur moenia luctu,
et magis atque magis, quamquam secreta parentis
Anchisae domus arboribusque obtecta recessit,
clarescunt sonitus armorumque ingruit horror.
Luca Canali
E già la falange argiva andava a navi schierate
da Tenedo, per gli amici silenzi della tacita luna
e dirigendosi alle note rive, quando la regia
nave innalzò segnali di fiamma, e protetto dagli iniqui
fati degli dei, Sinone disserra furtivo
i Danai rinchiusi nel ventre e il serrame di pino.
[...]
Frattanto da entrambe le parti un terribile pianto sconvolge
le mura, e sempre di più, sebbene remota dalle altre
e protetta da alberi la casa del padre Anchise si apparti,
i suoni si fanno chiari e incombe il fragore delle armi.
Alessandro Fo
E già l’argiva falange a navi schierate veniva,
per la tacita luna e i suoi amici silenzi, da Tenedo
vòlta alle spiagge ben note, allorchè leva fiamme la poppa
del re, e Sinone, difeso dai fati divini a noi ostili
scioglie furtivo i serrami di pino e i Danai rinchiusi
nel ventre.
[...]
Nel frattempo, difforme lamento le mura rimescola
e di più e sempre di più, seppure appartato e nascosto
fosse il palazzo del padre Anchise, e protetto da alberi,
chiaro diviene il frastuono e l’orrore delle armi già incombe.
Rosa Calzecchi Onesti
Ed ecco a piene vele la flotta argiva avanzava
da Tenedo, nell’amico silenzio della tacita luna
al noto lido tornando. Alta la nave del re
levò una fiamma: allora, protetto dal fato maligno,
i Danai chiusi nel ventre, la lignea prigione
furtivo Sinone disserra.
[...]
Intanto la strage sconvolge da tutte le parti le mura,
e sempre, sempre di più, quantunque remota del padre
Anchise fosse la casa, chiusa e protetta dagli alberi,
si fan chiari i suoni, dell’armi incombe l’orrore.
Personale
E ormai la falange argiva, schierate le navi,
avanzava da Tenedo, nell’amico silenzio della tacita luna,
dirigendosi alle spiagge ben note, quando la nave del re
innalzò segnali di fiamma, e Sinone, protetto
dagli iniqui fati degli Dei, disserra furtivamente i Danai
rinchiusi nel ventre e i serrami di pino.
[...]
Intanto le mura sono sconvolte dovunque
dal pianto e sempre più, sebbene la casa del padre
Anchise appartata e protetta dagli alberi
sia lontana, i suoni si fanno chiari e incombe l’orrore delle armi.
Passi in altri autori
Omero, Odissea, Libro VIII, vv. 499-515
ὣς φάθ', ὁ δ' ὁρμηθεὶς θεοῦ ἤρχετο, φαῖνε δ' ἀοιδήν,
ἔνθεν ἑλών, ὡς οἱ μὲν ἐϋσσέλμων ἐπὶ νηῶν
βάντες ἀπέπλειον, πῦρ ἐν κλισίῃσι βαλόντες,
Ἀργεῖοι, τοὶ δ' ἤδη ἀγακλυτὸν ἀμφ' Ὀδυσῆα
εἵατ' ἐνὶ Τρώων ἀγορῇ κεκαλυμμένοι ἵππῳ·
αὐτοὶ γάρ μιν Τρῶες ἐς ἀκρόπολιν ἐρύσαντο.
ὣς ὁ μὲν ἑστήκει, τοὶ δ' ἄκριτα πόλλ' ἀγόρευον
ἥμενοι ἀμφ' αὐτόν· τρίχα δέ σφισιν ἥνδανε βουλή,
ἠὲ διατμῆξαι κοῖλον δόρυ νηλέϊ χαλκῷ,
ἢ κατὰ πετράων βαλέειν ἐρύσαντας ἐπ' ἄκρης,
ἢ ἐάαν μέγ' ἄγαλμα θεῶν θελκτήριον εἶναι,
τῇ περ δὴ καὶ ἔπειτα τελευτήσεσθαι ἔμελλεν·
αἶσα γὰρ ἦν ἀπολέσθαι, ἐπὴν πόλις ἀμφικαλύψῃ
δουράτεον μέγαν ἵππον, ὅθ' εἵατο πάντες ἄριστοι
Ἀργεῖοι Τρώεσσι φόνον καὶ κῆρα φέροντες.
ἤειδεν δ' ὡς ἄστυ διέπραθον υἷες Ἀχαιῶν
ἱππόθεν ἐκχύμενοι, κοῖλον λόχον ἐκπρολιπόντες.
E quello, ispirato, dal dio prese l’avvio. Cominciò
il suo canto, da quel punto attaccando, quando gli Achei
appiccarono fuoco alle tende e salirono sulle navi ben fatte
e salparono, una parte; ma altri, nascosti dentro il cavallo
con il famoso Ulisse, stavan già nella piazza in mezzo ai Troiani:
il cavallo gli stessi Troiani l’avevan tirato fin sopra la rocca.
Il cavallo era lì collocato, e quelli stando all’intorno facevano
molti confusi discorsi. In tre parti diviso era il loro consiglio:
o spaccare il cavo legno col bronzo spietato o sul ciglio
della rocca tirarlo e precipitarlo giù per le rupi, oppure
lasciarlo come un gran voto che valesse a placare gli dèi.
E proprio così, di lì a poco, doveva andare a finire;
era destino che la città perisse quando avesse accolto
il grande cavallo di legno nel quale stavano tutti i migliori
degli Argivi, pronti a portare strage e morte ai Troiani.
E cantava come la rocca distrussero i figli degli Achei,
che fuori del cavallo si riversarono, lasciando il concavo agguato.
Pseudo-Apollodoro, Epitome della Biblioteca, capitolo 5, 19-20
[19] ὡς δὲ ἐγένετο νὺξ καὶ πάντας ὕπνος κατεῖχεν, οἱ ἀπὸ Τενέδου προσέπλεον, καὶ Σίνων αὐτοῖς ἀπὸ τοῦ Ἀχιλλέως τάφου πυρσὸν ἧπτεν. Ἑλένη δὲ ἐλθοῦσα περὶ τὸν ἵππον, μιμουμένη τὰς φωνὰς ἑκάστης τῶν γυναικῶν, τοὺς ἀριστέας ἐκάλει. ὑπακοῦσαι δὲ Ἀντίκλου θέλοντος Ὀδυσσεὺς τὸ στόμα κατέσχεν. [20] ὡς δ᾽ ἐνόμισαν κοιμᾶσθαι τοὺς πολεμίους, ἀνοίξαντες σὺν τοῖς ὅπλοις ἐξῄεσαν: καὶ πρῶτος μὲν Ἐχίων Πορθέως ἀφαλλόμενος ἀπέθανεν, οἱ δὲ λοιποὶ σειρᾷ ἐξάψαντες ἑαυτοὺς ἐπὶ τὰ τείχη παρεγένοντο καὶ τὰς πύλας ἀνοίξαντες ὑπεδέξαντο τοὺς ἀπὸ Τενέδου καταπλεύσαντας.
[19] Quando scese la notte e tutti erano sprofondati nel sonno, i Greci si avvicinarono per mare da Tenedo, e Sinone accese il segnale sulla tomba di Achille per guidarli. Ed Elena, girando intorno al cavallo, chiamò i capi, imitando la voce di ciascuna delle loro mogli. Ma quando Anticlo stava per rispondere, Ulisse gli serrò la bocca. [20] E quando pensarono che i loro nemici dormissero, aprirono il cavallo e uscirono con le loro armi. Il primo, Echione, figlio di Porteo, morì saltando da esso; ma gli altri si calarono con una corda, si appressarono alle mura e, aperte le porte, fecero entrare i loro compagni sbarcati da Tenedo.
Petronio, Satyricon, 89
Iam plena Phoebe candidum extulerat iubar
minora ducens astra radianti face,
cum inter sepultos Priamidas nocte et mero
Danai relaxant claustra et effundunt viros.
Temptant in armis se duces, ceu ubi solet
nodo remissus Thessali quadrupes iugi
cervicem et altas quatere ad excursum iubas.
Gladios retractant, commovent orbes manu
bellumque sumunt. Hic Graues alius mero
obtruncat, et continuat in mortem ultimam
somnos; ab aris alius accendit faces
contraque Troas invocat Troiae sacra.
Piena la luna già spandeva il suo candido raggio
guidando con luce raggiante gli astri minori,
quando dai chiusi recessi liberano i Danai i guerrieri
tra i Priamidi immersi nel sonno e nel vino.
Tutti i capi sono in armi già pronti alla strage,
come un cavallo tessalo che a briglia sciolta
scuote alta la testa e agita l'irta criniera
prima di darsi al galoppo. Sguainano le spade,
imbracciano saldi gli scudi e ovunque son pronti
all'assalto. Uno sgozza i nemici ancora immersi nel vino,
e dal sonno alla morte li invia, un altro accende
le torce alla fiamma degli altari,
e il dio di Troia contro Troia invoca.
Spunti lessicali: Sinon
SINON: Sinon, Sinonis (Sinone)
Derivato dal verbo greco σίνεσθαι (nuocere)
Il personaggio di Sinone compare solamente nel secondo libro dell’Eneide (2 volte) ed è noto per il suo inganno ai danni dei Troiani. Egli infatti facendo credere che i Greci fossero già partiti, con un'astuzia induce i Troiani a portare, dentro le mura, il cavallo di legno che nascondeva i guerrieri nemici. Per questo appare come espressione della subdola perfidia greca. Virgilio ha insistito sull’episodio di Sinone perché, pur sapendo che la caduta di Troia era voluta dal destino, voleva sottolineare che i Troiani erano stati vinti grazie a un inganno e a una violazione della fides e non in un normale combattimento contro un nemico più forte.