Enea cerca Creusa
Testo latino e Traduzioni - vv. 736-744; 768-773
Testo latino
[...] Namque avia cursu
dum sequoret nota excedo regione viarum,
heu misero coniunx fatone erepta Creusa
substitit, erravitne via seu lapsa resedit,
incertum; nec post oculis est reddita nostris.
Nec prius amissam respexi animumve reflexi
quam tumulum antiquae Cereris sedemque sacratam
venimus: hic demum collectis omnibus una
defuit, et comites natumque virumque fefellit.
[...]
Ausus quin etiam voces iactare per umbram
implevi clamore vias, maestusque Creusam
nequiquam ingeminans iterumque iterumque vocavi.
Quaerenti et tectis urbis sine fine ruenti
infelix simulacrum atque ipsius umbra Creusae
visa mihi ante oculos et nota maior imago.
Luca Canali
[...] Mentre seguo di corsa
sentieri remoti ed esco dalla zona delle vie
note, ahi me misero, strappata dal destino Creusa
si fermò, o uscì di via, o sedette stanca?
Lo ignoro; non riapparve più ai nostri occhi.
Non mi avvidi di averla perduta e non le prestare attenzione,
prima che fossimo giunti al colle e al tempio
dell'antica Cerere; qui infine, tutti raccolti,
ella sola mancò, e sfuggì ai compagni e al figlio e al marito.
[...]
Osando persino lanciare grida nell'ombra
riempii di clamore le vie e messo chiamai
invano ripetendo ancora ed ancora Creusa.
Mentre deliravo così e smaniavo senza tregua tra le case
della città, mi apparve davanti agli occhi l'infelice simulacro
e l'ombra di Creusa, immagine maggiore di lei.
Alessandro Fo
[...] Così, mentre corro
lungo percorsi remoti ed esco da vie sconosciute,
ahi, mai infelice, la sposa Creùsa, rapita dal fato
si fermò, o sbagliò strada, o forse stanca ristette,
non lo sappiamo; ma poi non fu resa mai più ai nostri occhi.
Né mi voltai a vederla perduta, o piegai a lei la mente
prima che al Colle o al sacello di Cèrere antica noi fossimo
giunti: qui, finalmente riuniti tutti, mancava
lei soltanto, delusi i compagni e il figlio e il marito.
[...]
Anzi, osai addirittura chiamarla a gran voce nel buio
e con le grida riempivo le vie, e ripetevo dolente,
anche se invano, il suo nome, e di nuovo e di nuovo “Creùsa!”.
Io la cercavo e per la città senza tregua smaniavo,
e il simulacro infelice, l'ombra di lei, di Creùsa,
mi apparve innanzi agli occhi, e figura più grande del solito.
Rosa Calzecchi Onesti
[...] Chè, mentre a corsa m'inoltro
per luoghi impervii, schivando le strade battute,
misero me!, strappata dal fato la sposa Creusa
mi s'arrestò? sbagliò via? o cadde, forse, e ristette?
Non so: non l'ho mai più vista da allora.
Nè prima compresi d'averla perduta, non feci attenzione,
prima che al colle e al tempio di Cerere antica
venissimo. Qui finalmente ci furono tutti:
mancò lei sola e deluse i compagni, il figlio, il marito.
[...]
E io nell'ombra osai lanciare richiami,
riempii di grida le vie, disperato Creusa
invano più volte, e ancora e ancora chiamai.
Cercavo così, tra le case, in città, senza fine, da pazzo:
e il simulacro ferale di lei, di Creusa il fantasma
mi vidi apparire davanti, più grande dell'immagine nota.
Personale
[...] E mentre di corsa
seguo luoghi impervi ed esco dalla posizione nota delle vie,
ahimè la sposa Creusa forse strappata da misera sorte
si fermò, forse deviò dalla via o caduta si fermò,
è (cosa) incerta; nè poi fu restituita ai nostri occhi.
nè perdutala la osservai o feci attenzione prima
che giungessimo all’altura ed alla sede santa dell’antica
Cerere: qui finalmentte, raccolti tutti, le sola
mancò e deluse i compagni ed il figlio ed il marito.
[...]
Anzi osando anche lanciare grida per l’ombra
riempii le vie di richiami, e triste invano gemendo
più e più volte chiamai Creusa.
Cercando e correndo senza fine nelle case della città
mi apparve davanti agli occhi il fantasma e l’ombra
della stessa Creusa e la figura maggiore di quella nota
Spunti lessicali - Clamor & Umbram
Clamor: termine appartenente a una famiglia di suoni onomatopeici che esprimono il grido dell’essere umano nelle sue varie sfumature e ne rispecchiano i diversi stati d’animo. Presenta inoltre un carattere fortemente espressivo che conferisce concretezza al mondo narrato. Estremamente frequente nell’Eneide, compare settantaquattro volte.
Umbram: ripetuto centosette volte nel poema, può essere applicato a un’ampia gamma di casi, riferendosi alle ombre proiettate, al crepuscolo o alle apparizioni dei morti. In questo caso è utilizzato per indicare le tenebre notturne.