Giuseppe Maria Mitelli

Autore: Giuseppe Maria Mitelli

Titolo: L’ombra di Creusa cerca Enea

Anno: 1663 circa

Dimensioni: 249 x 424 mm

Luogo di conservazione: Bologna, Palazzo Fava

Tecnica: acquafore

Interpretazione

L’illustrazione è la quinta di otto tavole conservate a Bologna a palazzo Fava; le due figure di spicco sono messe in evidenza dal chiaro-scuro più accentuato. Enea porta un armatura con spada, scudo e elmo con pennacchio, ha la testa rivolta al fantasma di Creusa, la quale indica la strada ad Enea mentre il suo corpo sparisce lentamente nella nube che la avvolge. Lo sfondo è confusionario ma sono distinguibili delle case, una donna che scappa e la battaglia che infuria alle sua spalle. Vi sono poi, ai piedi di Enea, dei corpi morti di soldati. Possiamo vedere come l'artista abbia riletto lo sfondo tragico della scena tratta dall'Eneide di Virgilio grazie alla presenza, sullo sfondo, di case in mattone, sicuramente non risalenti al periodo della guerra di Troia, ma più verosimilmente un lascito dell'artista.

Informazioni sull'artista

Giuseppe Maria Mitelli (Bologna 1634 – 4 febbraio 1718) è stato un incisore italiano. Fu uno dei più prolifici incisori del Seicento. Riprodusse a olio capolavori dei Carracci, del Guercino. Realizzò all'acquaforte una straordinaria quantità di soggetti di ogni genere: scene di vita quotidiana, allegorie sacre e profane, satire politiche, proverbi, giochi di società. Preziose dal punto di vista etnografico le sue scene popolaresche; tra esse ricordiamo le trentatré incisioni sui giochi popolari.

Infromazioni sulla tecnica: Acquaforte

Acquaforte anticamente designava l'acido nitrico, detto anche mordente. Oggi indica una tecnica incisoria indiretta. Nota fin dai tempi antichi, la tecnica dell'acquaforte è una tecnica calcografica che veniva impiegata per incidere decorazioni sulle armi e consiste nel corrodere una lastra di metallo con un acido, per trasporre con degli inchiostri le immagini formate su un supporto (normalmente carta). La lastra veniva ripulita e smussata sui bordi con carta smeriglio e poi sgrassata nella parte lucida con ovatta intrisa, per esempio, con bianco di Spagna (carbonato di calcio) sciolto in acqua. Alcuni dei primi ad utilizzarla per le stampe d'arte sono stati Albrecht Dΰrer in Germania e il Parmigianino in Italia.