Antichi mestieri

GLI ANTICHI MESTIERI DELLA NOSTRA TERRA

La gente del Ticino era gente semplice, operosa, disposta a esercitare ogni mestiere: pescatore, operaio della filanda, lavandaia, mugnaio, maniscalco, cercatore d'oro, raccoglitore di sassi, agricoltore, pastore e artigiano.

Quando il fiume portava lavoro...

I RACCOGLITORI DI SASSI

Fra gli antichi mestieri praticati sul Ticino, quello dei raccoglitori dei sassi bianchi di quarzo è ancora oggi il più diffuso, anche se coloro che lo svolgono sono proprio pochi. Questi lavoratori sono tutti abili conduttori di barche, conoscono i segreti del fiume e solitamente lavorano in coppia. Il momento migliore per raccogliere il quarzo sul greto del fiume e nell'alveo, col tipico battello, è in dicembre quando le acque del fiume si ritirano. In passato questi sassi venivano mandati nelle vetrerie di Murano, oggi, ridotti in polvere, alimentano soprattutto le fabbriche di stoviglie.

I CERCATORI D'ORO

Le sabbie del Ticino fin dall'antichità erano molto ricche di depositi d'oro formatisi in seguito allo scioglimento dei ghiacciai. Per i cercatori d'oro l'operazione più difficile è quella di individuare la zona adatta: occorre una grande esperienza e soprattutto è necessario conoscere il percorso effettuato dal fiume. Trovato il posto si prepara il banco, una grossa tavola di legno bordata, in cui sono state fatte in superficie delle spaccature utili a trattenere i granelli d'oro. Questa serve per il lavaggio della ghiaia. Già dalla prima passata si può notare qualche traccia del metallo prezioso. Si procede poi a un ulteriore lavaggio per eliminare la sabbia fine, finché l'oro rimarrà sul fondo.

I BARCAIOLI

Navigare sul Ticino era una necessità se si voleva procurarsi e scambiarsi del cibo. Per questo fu progettata la costruzione di barche grandi, per il trasporto di merci e di viaggiatori da una sponda all'altra del fiume. Nacque così la professione del barcaiolo, un addetto ai trasporti fluviali. Anche quando sul Ticino vennero costruiti i ponti, questi abili barcaioli vennero impiegati sul Naviglio Grande, che era un'importante via di comunicazione da Milano alla Svizzera. Vennero favoriti gli scambi commerciali e la ricchezza aumentò.

Nel periodo di massima espansione fino al 1965, navigavano verso Milano 25/30 barconi al giorno. I barcaioli erano circa 60. Il mestiere del barcaiolo era faticoso, si lavorava per tante ore ed era un mestiere che veniva tramandato dai padri che svelavano ai figli i segreti della conduzione. I barconi trasportavano merci di ogni genere e addirittura dal 1386 al 1813, per più di 400 anni, fu trasportato il marmo usato per la costruzione del Duomo di Milano proveniente dalle cave di Candoglia, sul lago Maggiore.

LE LAVANDAIE

Con i canali e le rogge che si diramano dal Ticino, l'acqua arriva dovunque, anche alle porte di casa. Una delle tante professioni che la "vita del Fiume" ha creato è stata quella della lavandaia. Anche ora l'antico mestiere della lavandaia continua a essere svolto. Un tempo, invece delle lavanderie con le lavatrici, c'erano le lavandaie.

Lavatoio di Via Giulini

I lavori legati all'agricoltura

I CONTADINI

L'agricoltura è sempre stata la risorsa economica principale della valle del Ticino. I terreni erano coltivati prevalentemente a cereali (granoturco, frumento, segale, avena...), a prato, a viti e a orti. I confini dei campi venivano segnati con filari di piante, viti e soprattutto gelsi, che fornivano le foglie per i bachi da seta allevati nelle case. I contadini, aiutati nel lavoro dei campi dalle donne e dai bambini, spesso fabbricavano loro stessi gli attrezzi o li acquistavano dagli artigiani del paese.

I MUGNAI

I mulini sono stati le prime macchine a sfruttare l'energia dell'acqua. Il mestiere del mugnaio ha inizio sul finire del 1200, quando con i canali l'acqua di risorgiva del Ticino e del Naviglio veniva portata in parecchi punti della valle, favorendo la costruzione di mulini. Oggi ne sono rimasti pochissimi. Il mestiere del mugnaio veniva tramandato di padre in figlio; ognuno aveva il suo segreto per la macinatura dei cereali e sapeva controllare la rotazione degli ingranaggi che facevano girare le macine. Molta gente del paese portava il suo grano a macinare al mulino!

In via XXV aprile al numero 15 si trova un mulino che conserva ancora le sue principali caratteristiche .

IL MANISCALCO

Prima dell’arrivo delle macchine, tutto il lavoro era affidato alle mani dell’uomo e alla fatica degli animali, cavalli e buoi in particolare. Un antichissimo mestiere è quello del maniscalco che, come tutti gli antichi mestieri, è in via di estinzione.

Tutti i ferri, per cavalli e per buoi, sono forgiati e battuti da lui, a mano; un ferro di cavallo nasce da un pezzo di metallo infuocato, battuto con la mazza, piegato col martello, bucato per ricevere i chiodi, messo e rimesso tante volte nel fuoco. Solo alla fine è pronto per finire sullo zoccolo del cavallo o del bue.

Il maniscalco, dopo aver levato il ferro vecchio e aggiustato lo zoccolo, applica il ferro con vera abilità al piede dell’animale.

I lavori artigianali

L’ uomo costruiva oggetti di uso quotidiano necessari per la casa e per le attività agricole; questi venivano realizzati con le materie prime che l’ambiente naturale gli forniva.

Anche la nostra gente ha saputo sfruttare abilmente le materie prime del luogo, ricco di una tipica vegetazione che cresceva lungo la riva del fiume Ticino.

Prima fra tutte il legno, che i vasti boschi offrivano in abbondanza e dal quale veniva ricavata la maggior parte degli attrezzi agricoli e degli oggetti di uso domestico.

IL COSTRUTTORE DI SCOPE

La saggina, oltre ad essere un arbusto spontaneo, veniva coltivata per la fabbricazione delle scope. La saggina si raccoglie in estate e viene messa ad essiccare lentamente in un luogo riparato, per essere pronta ad essere utilizzata in inverno. Questa attività si svolgeva nelle stalle, trascorrendo in questo modo le lunghe serate invernali, riscaldati da un piacevole tepore emesso dagli animali. Le donne eseguivano lavori di filatura, maglia e ricamo, il tutto accompagnato da canti, cori, narrazione di racconti e favole; intanto la scopa prendeva corpo dall’unico strumento a disposizione dell’uomo: le sue mani. Egli toglieva inizialmente i semi e univa ramo su ramo fino al raggiungimento della forma definitiva. Infine inseriva il manico e tagliava le eccedenze .

L'IMPAGLIATORE DI SEDIE

La “caresa” (erba liscia), le canne, i vari tipi di arbusti e tante altre erbe opportunamente essiccate, che crescono sulle lanche del fiume, consentivano di ricavare diversi tipi di paglie con le quali si intrecciavano stuoie e si impagliavano i sedili delle sedie.

L’impagliatore di sedie era “el cadregatt”.

IL COSTRUTTORE DI CESTE

Un'altra attività artigianale è la costruzione di ceste, che vanno dal cestino da pesca a quello per la raccolta delle ciliegie; dal piccolo contenitore ad uso familiare al grande cestone che raccoglie i lavori femminili o quelli per i lavori agricoli. Questi oggetti si ottengono intrecciando rametti di salice di diverso diametro, in base agli oggetti da realizzare. Iniziando dal fondo vengono intrecciati rami abbastanza consistenti del diametro di 10-15 mm, i quali vengono "aperti" in senso longitudinale in modo da ottenere una base piatta. Continuando l'intreccio vengono introdotti via via rametti più sottili, "al naturale"(non aperti), fino ad arrivare alla dimensione desiderata.

IL FABBRO FERRAIO

La nostra regione è una terra ricca di miniere di ferro e il ferro è un materiale da plasmare con il fuoco e con il martello. Così il fabbro, con la sua grande abilità e con il suo estro, ha sempre provato a torcere, piegare e battere il ferro. Con grande fatica fisica, ma anche con tanta passione, ha saputo trasformare il ferro in spirali, archi, fiori, foglie, forme bizzarre, per creare sempre nuove decorazioni.