Villa Calderari

Villa Calderari è una grande villa settecentesca costruita su commissione del Conte Giulio Calderari; ha un cortile centrale su cui si affaccia il corpo padronale a « U». Si trova in via privata Paolo VI.

La famiglia Calderari, originaria di Domaso un piccolo paese sul Lago di Como, nel Medioevo era dedita principalmente al commercio. Bartolomeo, capostipite dei nobili Calderari, nel 1561 fu impresario nelle miniere di metalli; con questa nuova attività decise di trasferirsi a Milano, capitale del Ducato.

Nel Seicento continuò l’ascesa della famiglia e si ingrandì il patrimonio dei Calderari. La presenza della famiglia Calderari a Boffalora è da ricondurre a Ignazio che, tra il 1788 e il 1791, acquistò dei terreni e delle proprietà fra le quali una casa da nobile, messi in vendita dai fratelli Caccia.

Nel 1797 Ignazio decise di demolire l’antica casa nobile dei Caccia per edificare una Villa di villeggiatura; il nuovo edificio a U, con a fronte la Scuderia e la Corte Nuova, con i nuovi fabbricati dei massari, creava una struttura con due vie di fuga a V, permettendo dal balcone centrale una visione, da una parte sul Naviglio Grande e sulla valle del Ticino e, dall’altra, sulla piazza della nuova Chiesa benedetta.

Nella prima metà dell’800 Ignazio Calderari e il figlio Giuseppe Guglielmo acquistarono a Boffalora altri terreni. Villa Calderari, con il suo giardino, fu probabilmente la location delle nozze di Giuseppe Guglielmo con Carolina Clari, signorina di nobile e ricca famiglia originaria di Alessandria, che vennero celebrate il primo giugno 1808.

Nel 1827, alla morte del padre Ignazio, Giuseppe Guglielmo ereditò la Villa di Boffalora dove, per tanto tempo, coltivò la passione aristocratica del giardinaggio.

Il conte Ignazio e la moglie Alice Richardson, ultimi proprietari residenti di Villa Calderari

Negli anni successivi la villa divenne la residenza di alcuni membri della famiglia fino a quando, intorno al 1920, i Calderari iniziarono la vendita dei beni boffaloresi, fra i quali la Folletta, la Cascina Calderari, il caseggiato colonico, detto Corte Nuova, e il terreno a prato e gelsi, detto Fondo Novella. La vendita delle proprietà dei Calderari proseguirono fino alla morte del Conte Ignazio, nel 1934, e fino alla cessione alla parrocchia rappresentata da Don Sironi, parroco di Boffalora, che ne convertì l’uso in Oratorio Parrocchiale.

Don Michele Giuseppe Sironi

Il 4 dicembre 1937 il sacerdote don Michele Giuseppe Sironi, ordinato il 2 giugno 1928 e coadiutore a Meda, era chiamato dall’Arcivescovo che lo invitava a prendere possesso della Parrocchia di Boffalora in sostituzione del precedente parroco, dicendogli:

"Andresti volontario Vicario Spirituale in una parrocchia difficile?".

Ingresso solenne di Don Sironi a Boffalora il 1° maggio 1938

L’ingresso solenne del nuovo parroco a Boffalora iniziò la mattina del primo maggio con un lungo corteo di automobili da Meda. Giunti a Boffalora tutta la popolazione, in uno slancio di filiale devozione, porgeva il saluto al suo parroco e nel pomeriggio ebbe luogo una processione coronata dalla benedizione impartita dall'alto della gradinata della Chiesa con la piazza gremita.

I primi provvedimenti del nuovo parroco furono di unire le confraternite maschile e femminile e l’istituzione di una biblioteca con 300 volumi e, dopo aver saldato i debiti, l’acquisto della Villa con il parco e i terreni rimasti da adattare a Centro Parrocchiale, con l’intento di crearvi l’Oratorio maschile e femminile, l’Asilo infantile, la Scuola di lavoro, le sale di ritrovo per i giovani e i Campi da gioco.


Nel 1942, nonostante la guerra, Don Sironi propose di adattare la scuderia a chiesetta per l’Oratorio.

I lavori terminarono nel 1944; la chiesetta venne consacrata dall’Arcivescovo di Milano e fu dedicata alla "Santa Famiglia Nazarena”.

Il Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, Arcivescovo di Milano

Nel dopoguerra iniziarono i lavori di costruzione del Salone del Cinema e, al termine, il coaudiatore Don “Peppino” organizzò la prima proiezione inaugurale proponendo il film “Bernadette”. Successivamente vennero avviati i lavori dei locali destinati alle suore e all’Asilo, oltre a quelli di completamento dell’intera struttura.

Nel parco molto vasto è rimasto un padiglione del XIX secolo in seguito ristrutturato, adibito un tempo a serra; tra le molte piante ancora oggi è presente un esemplare di Cedrus atlantica, alto 31 metri e inserito nella lista degli alberi monumentali d'Italia. L' albero compare anche in molte mappe topografiche d'epoca. Un secondo albero simile è crollato nel dicembre 2001 sotto il peso degli anni, della neve e del vento.

Recentemente il cortile centrale della villa è stato intitolato a don Marco Longhi, il defunto parroco che tanto si è prodigato per il recupero e la ristrutturazione del complesso edilizio di proprietà della Parrocchia.