Villa Giulini

Su una collina naturale, a ridosso del Naviglio Grande, si innalza Villa Giulini.

La residenza è circondata ancora oggi da un grande parco ombreggiato.

La struttura presenta un corpo centrale a pianta rettangolare; è posta su due piani ed è orientata verso il Naviglio Grande con una facciata arricchita da un portico a tre campate, sorretto da colonne neoclassiche di granito rosa di Baveno.

La villa attuale si basa su una struttura già presente dalla metà del 1600 di proprietà della famiglia dei conti Gera di Novara e precisamente di un ecclesiastico rappresentante di quella casata, l'abate Carlo Gera che qui morì nel 1668.

L’abate lasciò l'abitazione al nipote, il conte Diego Gera, che nel 1708 sposò la nobildonna Angela Sadarini, la quale gli diede due figli che però morirono in tenera età, seguiti poco dopo dal padre.

Contessa Angela Sadarini

Conte Giuseppe Giulini

La proprietà passò poi dalla famiglia Gera ai Giulini, tramite le seconde nozze di Angela Sadarini, vedova di Diego Gera, che sposò Giuseppe Giulini, padre di Giorgio, il 12 ottobre del 1746.

La famiglia Giulini trascorreva solitamente nella villa di Boffalora le stagioni autunnali e fu in questi periodi che nel teatrino della villa venivano rappresentate con successo le migliori commedie; Giorgio stesso raccontò che durante il suo soggiorno a Boffalora fece rappresentare circa 20 commedie.

Tra un atto e l’altro gli ospiti venivano intrattenuti con brani musicali che lo stesso Giulini componeva. La villa era frequentata da persone illustri del tempo.

Conte Giorgio Giulini

Morto lo storico Giulini, la famiglia si disinteressò quasi della proprietà e per questo fu facile per le truppe napoleoniche occupare la casa nel 1796 nell'ambito della conquista dell'Italia settentrionale, sulla scia dei fatti della Rivoluzione Francese. I soldati utilizzarono la villa come punto strategico a guardia del passaggio sul ponte ed essa servì dapprima come caserma e poi come ospedale.

Dopo vari passaggi di eredità all’interno della famiglia Giulini, nel 1853 la villa fu venduta a Giuseppe Belloli che la abitò per alcuni anni, trascurandola però completamente a causa degli alti costi per le riparazioni. La villa subì un progressivo degrado fino ad essere trasformata in fattoria dagli affittuari dei Belloli. All'inizio del Novecento una componente della famiglia Belloli sposò il dottor Pietro Pavesi e gli portò in eredità l'abitazione. La famiglia Pavesi prese la villa come propria abitazione, restaurandola e riportandola al suo antico splendore.

Nel 1944 la villa venne occupata dai nazisti che vi istituirono il locale comando tedesco.

Nel 1948, alla morte dell'ultimo membro della famiglia Pavesi, la villa venne donata all'Istituto della Fanciullezza Abbandonata di Milano, che la utilizzò per un decennio come colonia estiva per le bambine assistite.

Successivamente altri immobili donati all’Istituto e situati in luoghi migliori fecero trasferire la colonia, così la villa conobbe diversi anni di totale abbandono.

Il 21 Settembre 1976 fu inoltrata all’Istituto una richiesta da parte di un gruppo di ragazzi per l’installazione in villa di una radio privata per la trasmissione di musica, notiziari e argomenti vari .

Il 10 dicembre 1976 venne inviata all’Istituto una raccomandata del sindaco di Boffalora, con allegata la copia della delibera assunta dal Consiglio comunale del 16/11/1976, per poter utilizzare la villa.

L’associazione Fanciullezza Abbandonata il 10 settembre 1977 concesse la locazione della villa al Comune di Boffalora, che la utilizzò per molti anni quale sede di manifestazioni ed eventi culturali.

Scatti fotografici di VILLA GIULINI, primi anni Novanta, dell'architetto Katia Garlaschelli per la tesi di laurea:

"Boffalora Sopra Ticino- Villa Giulini-Progetto di conservazione e riuso".Politecnico di Milano, Facoltà di Architettura anno acc. 1992-1993"

Così dagli anni ‘80 la villa venne affidata in comodato d'uso all'amministrazione comunale sino al 2009.

Benchè la villa sia stata dichiarata monumento nazionale ,

oggi purtroppo si trova in stato di abbandono.