Protocollo SeaCleaner per i macro litter

A partire dal 2013, SeaCleaner ha coinvolto un numero sempre crescente di studenti, ricercatori e cittadini volontari nel monitoraggio dei macro-rifiuti antropogenici marini (in inglese “Anthropogenic Marine Debris” o AMD) che si trovano spiaggiati sui nostri litorali, per mezzo di un protocollo messo a punto seguendo le direttive sia della Marine Strategy (Marine Strategy Framework Directives, MSFD)  che del protocollo OSPAR precedentemente utilizzato e sperimentato durante vari anni soprattutto in Nord Europa. Il protocollo originale, utilizzato per la raccolta e catalogazione delle diverse tipologie e dimensioni di tali rifiuti, è stato semplificato ed adattato alle specificità locali individuate sulle nostre spiagge italiane, nelle località monitorate, per permetterne l’utilizzo da parte di volontari ed anche di studenti di scuola superiore, unendo in tal modo il lato di ricerca a quello educativo. 

Bastoncini non biodegradabili di cotton fioc raccolti sulla spiaggia dell'isola di Pianosa durante un monitoraggio. Foto di E. Mioni
A sinistra sono visibili diverse tipologie di rifiuti raccolti durante attività di monitoraggio e a destra si vedono i ragazzi coinvolti nelle operazioni di conteggio dei marine litter. Foto di S. Merlino

Il Protocollo

All’interno di questo progetto è stato definito un protocollo di acquisizione dati per la raccolta e la catalogazione delle diverse tipologie e dimensioni dei macro rifiuti spiaggiati, basato su protocolli utilizzati a livello europeo, ma semplificato ed adattato alle specificità locali individuate sulle nostre spiagge italiane, nelle località monitorate, per permetterne l’utilizzo da parte di volontari ed anche di studenti di scuola superiore, unendo in tal modo il lato di ricerca a quello educativo.

Nel corso degli anni sono state svolte numerose campagne di raccolta dati, soprattutto nell’area Ligure-Toscana (Giovacchini et al., 2018) all’interno del Santuario dei Cetacei; avvalendosi della collaborazione di molti studenti attraverso percorsi di alternanza scuola lavoro, oltre che di associazioni di volontariato (Locritani, 2018).

Nel 2018 il protocollo SeaCleaner è stato utilizzato dalla associazione MAREVIVO per monitorare, sempre con il contributo di volontari e di studenti, varie spiagge in diverse regioni italiane (Locritani, et al., 2019). Per quanto riguarda i risultati scientifici ottenuti da tali monitoraggi, è stata notata la presenza di una maggior densità di rifiuti nelle Aree Naturali, rispetto alle Aree Urbane ed Urbanizzate considerate, oltre che un importante ruolo dei fiumi nel trasporto di questi inquinanti (Giovacchini et al., 2018). Anche se attualmente non abbiamo un quadro completo di tutte le spiagge della penisola Italiana, dagli ultimi dati raccolti è comunque emerso come vi sia un maggior inquinamento nelle regioni del Sud Italia, ed in particolare in Sicilia (Locritani et al., 2019) rispetto a quelle monitorate nel Centro-Nord Italia sulla costa tirrenica.

Il protocollo SeaCleaner usato durante un'attività di monitoraggio. Foto di M. Locritani

Se volete contribuire alla raccolta dati del Progetto SeaCleaner, potete scaricare le linee guida e il Protocollo di monitoraggio, messo a punto dal Progetto stesso, attraverso i primi due pulsanti blu qui sotto. Se avete dubbi o volete inviarci i dati raccolti potete farlo attraverso l'ultimo pulsante.

I risultati

Grazie al protocollo SeaCleaner è stato possibili ottenere informazioni preziose sullo stato delle spiagge appartenenti ad una vasta zona del Santuario dei Cetacei. 

Un risultato particolarmente significativo (Giovacchini et al., 2018) è stata l'identificazione di alcuni hot spot di inquinamento da plastica all'interno di aree marine protette non frequentate da turisti (isola di Pianosa e tenuta di San Rossore). 

Grazie alla collaborazione con il Progetto Nautici in Blu, realizzato con MSC Foundation, nel 2018 sono state monitorate 15 spiagge italiane. L’attività educativa è stata ideata con l'obiettivo di avvicinare gli studenti alle professioni legate al mare, creando allo stesso tempo in loro la consapevolezza che questa è una risorsa da preservare. Il Progetto coinvolge ogni anno circa 1500 studenti appartenenti a circa 18 scuole italiane.

 Parallelamente l'analisi di dati sociologici su studenti di scuola superiore che hanno partecipato al monitoraggio SeaCleaner dei rifiuti spiaggiati ha evidenziato come questo tipo di esperienza aumenti sia la conoscenza delle tematiche affrontate che la consapevolezza dell'importanza delle strategie e dei comportamenti volti a limitare il più possibile la dispersione dei rifiuti, in modo particolare di quelli in plastica e dei cosiddetti "monouso".

Il diagramma mostra alcuni risultati del questionario sulla percezione del problema dei marine litter somministrato prima (pre) e dopo (post) la partecipazione al Progetto SeaCleaner. Immagine di M. Locritani (Locritani, et al.,  2019)
La mappa mostra le percentuali delle diverse tipologie di marine litter nei siti di studio del Progetto SeaCleaner. Immagine di M. Locritani (Giovacchini, et al., 2019)

Il monitoraggio SeaCleaner è stato applicato a 15 spiagge italiane nel 2018 grazie alla collaborazione con il Progetto Nautici in Blu di Marevivo e MSC Foundation.

Collaborazioni

Nel corso degli anni SeaCleaner si è avvalso della collaborazione di diversi enti ed istituti, sia CNR che universitari (DLTM, ENEA, CNR-IBF, CNR-IBE, ISPZTO, CNR-IPCF, CNR-ICCOM, UNIPI, CNR-IGG) che hanno contribuito ad un allargamento delle tematiche affrontate, grazie alle relative competenze in diversi settori, connessi con quello principale, ovvero l’inquinamento marino dovuto alla crescente dispersione di rifiuti antropogenici, quelli plastici in primis.

La necessità di sviluppare nuovi metodi di mappatura spaziale e temporale delle spiagge per identificare le aree di maggiore accumulo, e l’importanza di poter stimare il flusso di materiale trasportato dai corsi d’acqua, ha costituito il motivo di un nuovo filone di ricerca, in collaborazione con altri istituti CNR (Istituto di Fisiologia Clinica ed Istituto di Bioeconomia) e con l’Università di Pisa (Dipartimento di Scienze della Terra e Dipartimento di Biologia). Lo scopo è stato quello di analizzare il meccanismo che conduce al modello di accumulo dei rifiuti, indagando sull’aspetto fondamentale del ritmo di accumulo e della distribuzione nel tempo, tenendo conto anche della modalità di incidenza di importanti eventi fluviali come alluvioni, esondazioni e inondazioni. In particolare, i rifiuti antropogenici accumulati nelle aree costiere protette sono molto difficili da raggiungere, poiché si tratta di zone non servite da strade o strutture, e/o a causa di normative che ne limitano l'intervento umano. In un simile contesto, l'uso del rilevamento aereo tramite drone (o UAV in inglese, ovvero Unmanned Aerial Vehicle), oggi strumento sempre più diffuso nel sistema per il monitoraggio ambientale, rappresenta un valido aiuto. Infatti, non solo aumenta significativamente la quantità di dati acquisiti per studiare i depositi costieri ma permette di limitare, allo stesso tempo, un ulteriore impatto antropogenico nelle aree protette. Questi ed altri vantaggi offerti da tali sistemi aerei sono particolarmente adatti allo studio del modello di aggregazione e distribuzione dei rifiuti, anche in relazione al concetto di ripetibilità nel tempo, al fine di garantire uno studio a lungo termine, con campionamenti frequenti, di una particolare area, limitando i tempi e il coinvolgimento di risorse di personale umano. In questo senso, la collaborazione con il gruppo ReFly dell’Istituto di Fisiologia clinica del CNR ha permesso di stimare, nell’arco di un anno, il ritmo di accumulo dei rifiuti antropogenici nella zona protetta del parco Naturale regionale di Migliarino Massacciuccoli e San Rossore, (in provincia di Pisa e situato alla foce del fiume Arno) e di studiarne la distribuzione spaziale e temporale le variazioni che esse subiscono, anche in relazione agli eventi cosiddetti “estremi” che si possono verificare (Merlino et al., 2020)

La ricerca è stata effettuata con la collaborazione del gruppo interdisciplinare del CNR “Win On Waste”, all’interno del quale ricercatrici di diverse discipline e diversi Istituti CNR collaborano per portare avanti attività di sensibilizzazione e educazione sul tema dei rifiuti antropogenici, della loro dispersione nell’ambiente e sulle tematiche connesse del riuso, riciclo, e corretto smaltimento degli oggetti in plastica, cercando di veicolare una maggiore conoscenza dei materiali polimerici oggi utilizzati.

Ringraziamenti vanno anche alle associazioni di volontariato che hanno supportato questa ricerca, come Acchiapparifiuti e Legambiente.

All’interno del progetto SeaCleaner sono state avviate  collaborazioni con diverse associazioni di volontariato e con molti istituti scolastici al fine di promuovere azioni di Citizen Science e monitoraggio dell’ ambiente marino, non solo per quanto riguarda i rifiuti spiaggiati, ma anche su temi collaterali e connessi, come la biodiversità dei sistemi costieri (Mioni et al., 2017 e 2018) o l’impatto dell’inquinamento da marine litter su specie protette di uccelli marini, in collaborazione con la LIPU-Italia ed LPO-Francia (Merlino et al. 2018; Merlino & Massetti 2019).

Nel corso degli anni sono stati attivati diversi protocolli di intesa e convenzioni fra il CNR-ISMAR ed i Parchi Regionali e Nazionali coinvolti nel progetto, che hanno permesso ai ricercatori di per poter lavorare all’interno delle aree protette (Parco Naturale Regionale di Portovenere, Parco Naturale di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli, Parco delle Cinque Terre, e Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, per l’area a protezione integrale dell’isola di Pianosa). Le scuole coinvolte nel corso degli anni sono state circa 50, ognuna con più classi. Si è trattato soprattutto di scuole superiori di secondo grado, ma ha partecipato anche qualche scuola media. La maggior parte di esse appartengono alla provincia di La Spezia (ISA2, ISA 10, ISA 13, Istituto Scientifico Tecnologico Capellini Sauro, Istituto Fossati-Da Passano, Liceo linguistico Mazzini, Liceo Scientifico Pacinotti, Liceo Scientifico Parentuccelli, Classico Costa), ma sono intervenute anche scuole toscane, emiliane, piemontesi, lombarde e, grazie alla collaborazione con Marevivo all'interno del progetto Nautici in Blu, anche scuole del sud Italia (provincia di Civitavecchia, Palermo, Milazzo,  Messina e Taranto).

Le due fotografie a sinistra mostrano la sula, una specie protetta, che ha nidificato a Portovenere (SP) utilizzando materiali per la maggior parte plastici, questo ha provocato la morte del pulcino per strangolamento. SeaCleaner ha avviato collaborazioni con la LIPU per studiare questo problema. Foto di LIPU (SP)La fotografia a destra mostra il monitoraggio dei marine litter effettualto tramite droni sulla spiaggia dell'Area Marina Protetta all'interno del Parco Naturale di Migliarino San Rossore Massaciuccoli. Foto di M. Paterni

Premi e Riconoscimenti

Al progetto SeaCleaner sono stati dati anche premi e riconoscimenti, come quello di “best-practice” nei percorsi di alternanza scuola-lavoro, per essersi distinto tra le esperienze più significative in tale ambito, durante la prima Convention Nazionale sull’Alternanza Scuola-Lavoro svoltasi durante il Salone dell’Orientamento ABCD di Genova, nel Novembre 2013. Un secondo riconoscimento è stata la “nomination” che ha ricevuto SeaCleaner, durante il convegno internazionale HEADS 2015 (Hight Educational Advances International Meeting, Valencia, Spagna, Giugno 2015), dove è stato selezionato, assieme al progetto “percorsi nel Blu/BluePath”, fra i primi 5 migliori progetti educativi presentati fra i 180 candidati.

Grazie al contributo europeo (Notte dei Ricercatori 2014-2015 – Framework Programme H2020, Azioni MarieSkłodowska-Curie), ed a quello del Distretto Ligure per le Tecnologie Marine - DLTM è stato anche realizzato, nel 2015, il documentario “Marine Rubbish. Una sfida da condividere”, prodotto da ISMAR-CNR e distribuito dalla WEB-TV del CNR, è attualmente disponibile in lingua italiana e tradotto anche in francese e sottotitolato in inglese. Il breve documentario è stato presentato al “Decennale della Notte Europea dei Ricercatori 2015” a Bruxelles, selezionato fra i migliori all’interno della categoria “Fuori Concorso” al Festival CinemAmbiente di Torino nel Maggio 2016, selezionato e proiettato all’International Life After Oil festival di Stintino in agosto 2016 e in tre proiezioni successive al festival itinerante Clorofilla di Legambiente.

Nel 2020 è stato selezionato tra i contributi video degli enti di Ricerca e delle Università che sono stati messi in mostra all’ Osservatorio Innovazione, nel padiglione Italia destinato a  Expo 2020 a Dubai, e poi posticipato fra 1º ottobre 2021 e il 31 marzo 2022.

Il progetto SeaCleaner è stato selezionato fra quelli che partecipano al progetto NEWSERA, un progetto Europeo dedicato all’analisi e alla valutazione delle strategie messe in atto dai progetti Citizen Science per il coinvolgimento degli stakeholder che compongono il cosiddetto modello della quadrupla elica (università, realtà manifatturiera, politica e comuni cittadini).

Alcune delle attività svolte all’interno di SeaCleaner hanno visto la partecipazione di Istituti, Enti, Università e Scuole Superiori aderenti ad altri progetti di citizenscience ed educazione, quali “Camminando sulle tracce del mare” e BLUES_MED.

Bibliografia

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Contatti

Silvia Merlino ricercatrice del CNR-ISMAR (sede della Spezia) ideatrice e coordinatrice del progetto. 

silvia.merlino@sp.ismar.cnr.it 


Marina Locritani ricercatrice dell'INGV (sede di Portovenere) ha collaborato sin dall'inizio al progetto SeaCleaner.

marina.locritani@ingv.it