Il nome nymphaea deriva dal termine greco nymphé che secondo la mitologia greca era una ninfa, dea delle acque, il termine, però, deriva a sua volta dalla parola araba nenufar che significa loto blu, termine con il quale veniva comunemente denominata la pianta.
Ninfea blu
La ninfea era una pianta molto diffusa nell’antico Egitto e cresceva rigogliosa sulle acqua del Nilo, era molto venerata dagli antichi egizi tanto che il “fiore di loto” (nome con la quale veniva chiamata) veniva adoperato persino nei geroglifici, sia per rappresentare il fiore in se che per rappresentare il numero 10’000. Inoltre, resti di fiori di ninfea sono stati ritrovati nella camera sepolcrale del faraone Ramesse II e in moltissime altre tombe, il fiore di ninfea veniva scelto come motivo decorativo da dipingere nelle pareti.
Un inconveniente della coltivazione delle ninfee è la corrispondente generazione di insetti che si possono poi distribuire nell’ambiente circostante (fatto molto fastidioso soprattutto per le piante coltivate su balcone). Se lo spazio a disposizione è abbastanza, nell’acqua delle ninfee si possono mettere dei pesciolini, detti gambusie, che si nutrono appunto di questi insetti e che necessitano di appena 10 litri di acqua a coppia. I copepodi (piccoli crostacei) sono un’altra efficiente alternativa, dei gamberetti che mangiano le larve degli insetti, facilmente reperibili in commercio. Altra soluzione sono delle fialette di azoto che si versano nell’acqua a creano uno strato protettivo che impedisce la proliferazione degli insetti.
Questa pianta è aggredita in particolar modo dagli afidi, ma bagnarne le foglie può essere un modo per scacciarli. Se non dovesse essere sufficiente, occorrerà ricorrere a specifici antiparassitari.