Il falso kapok

Ceiba speciosa (A. St.-Hil.) Ravenna

(Malvaceae)


La pianta del finto cotone, nota anche come “falso kapok” o albero bottiglia è un bizzarro albero proveniente dal Sud America, con la base del tronco più voluminosa rispetto alla parte alta, dove la pianta accumula acqua per i periodi di siccità. Presenta delle spine coniche lungo tutta la corteccia come sistema di difesa e delle venature verdi lungo tutto il suo corpo, capaci di fotosintesi. I suoi frutti sono delle capsule particolarmente dure, al cui interno sono presenti numerosi semi circondati da una lanugine bianca, usata durante la prima guerra mondiale per imbottiture di cuscini e materassi al posto del cotone.

Curiosità

Tutta la pianta è quasi interamente ricoperta di corte spine, usate come strumento di difesa, nei luoghi d’origine, dagli animali predatori e nei nostri giardini, dai graffitari. Non le toccate come ho fatto io; hanno una punta che si stacca maligna conficcandosi in un attimo nel tuo dito. Raggiunta la maturità i frutti esplodono disperdendo i semi che sono immersi in una lanugine leggera simile al kapok, usata per imbottire cuscini e materassi. La specie è indicata, infatti come “falso kapok" perché produce una fibra di qualità più scadente rispetto a Ceiba pentandra altra bombacacea africana che produce il kapok più pregiato. E’ una fibra tessile particolare: è idrorepellente, elastica e otto volte più leggera del cotone; dotata di buone proprietà isolanti si presta bene per fare imbottiture di piumini, cuscini, salvagenti e come isolante.

Ed è proprio per utilizzarne la fibra che le Chorisie sono arrivate in Italia, a Palermo, presso il Giardino Coloniale dell’Orto botanico, intorno al 1930, e poi, da Palermo, dopo avere abbandonato le velleità di sfruttamento agricolo, si sono progressivamente diffuse nei giardini delle aree costiere dell’isola per le indubbie caratteristiche estetiche e per la facilità di riproduzione; il seme germina, infatti, rapidamente ma si ottengono piante molto variabili geneticamente in quanto le due specie si ibridano con facilità, creando esemplari sempre diversi per fioritura (colore) e spinosità del fusto. Gli esemplari più belli in assoluto, per me, sono quelli presenti a Palermo lungo il viale delle Chorisie presso l’Orto botanico, nella sezione del Giardino Coloniale. Anche a Catania ci sono splendidi esemplari di chorisia relegati a fare da recinzione al parcheggio di una pizzeria; resti di quello che era il giardino di una villa nobiliare degli inizi del 900.