Ben poco si conosce della vita di Macrino (Gian Giacomo de Alladio, detto Macrino d'Alba). Nato intorno al 1460-65, iniziò la sua attività di pittore in Alba, quasi autodidatta, guardando le interessanti opere d'arte esistenti nella Chiesa di San Francesco (demolita nel 1813). Naturalmente dotato, dopo un breve periodo trascorso nella sua città, passò alla scuola lombarda del Foppa, per maturare poi a Roma, nell'ambiente artistico della fine del secolo XV.
Sensibile ed aperto al mondo rinascimentale ed alla grande evoluzione pittorica del momento, Macrino seppe poi filtrare le lezione foppesca ed il fascino degli artisti toscani che operavano in Roma, attraverso quel gusto piemontese che gli aveva fornito le basi della sua pittura.
Operò con sincerità, seguendo con intelligenza la sua epoca che lo portò a svolgere una pittura in composizioni ricche di tessuto cromatico, pur mantenendo un disegno fermo ed un vibrante chiaroscuro.
Lavorò a Casale, Alba, Vercelli e Moncalvo, con soste a Roma e Pavia, ma solo una parte dei suoi dipinti sono giunti a noi; la mancanza quasi totale dei documenti accentua le difficoltà di ricerca sul suo operato, soprattutto per quanto riguarda le pitture ad affresco, tecnica verso la quale Macrino ebbe particolare sensibilità e predisposizione, come narrano alcune memorie che citano opere ormai perdute.
Fu notevole ritrattista, raffinato ed elegante, interprete sicuro ed incisivo, ma sempre morbido ed equilibrato nel chiaroscuro.
Chiuse la sua breve esistenza nel secondo decennio del '500, lasciando una scuola modesta, ma attiva, che continuò ad operare in tono minore nella sua scia.
Opere presenti nell'Albese:
"Madonna in trono con Bambino, S. Francesco d'Assisi, S. Tommaso d'Aquino e due Donatrici" - Palazzo del Comune di Alba - (porta la firma "Macrinus faciebat 1501").
La pala fu commessa da Annibale Paleologo e destinata all'Abbazia di Lucedio; le due donatrici effigiate in ginocchio sono la Marchesa e la Marchesina di Monferrato, cugine del Paleologo.
Il rigoroso senso architettonico della composizione e la distribuzione delle masse, legata al primo piano, confermano le intenzioni di Macrino a voler comporre per pieni e non per vuoti.
Il maestro aveva trovato uno schema compositivo entro il quale alternava i personaggi e delle leggi della simmetria si era fatto una norma. La concezione delle superficie che talvolta fa sembrare la composizione un po' serrata è dovuta all'effetto che l'artista stesso vuole ottenere; infatti le figure laterali di Macrino sono quasi sempre "tagliate"; da ciò un risalto di maggiore grandiosità. L'insieme cromatico è forte e sonoro; una nota di raffinata gentilezza si inserisce nel dipinto attraverso i nobili profili delle donatrici che rivelano Macrino ritrattista efficace ed interprete sicuro, equilibrato nei chiaroscuri e ricco nei panneggi.
"Natività" - Chiesa di San Giovanni - Alba (opera firmata "Macrinus faciebat 1508")
E' senza dubbio l'opera più matura ed evoluta dell'albese. L'artista rinuncia agli ori, alla decorazione, ai preziosismi quattrocenteschi, a favore di una composizione larga e solenne. Il motivo della Natività eleva alta l'ispirazione del Macrino e collabora ad un più intimo colloquio tra i presenti. La semplicità cromatica distribuita a masse equilibrate e sciolte da schemi, il paesaggio fantastico e silenzioso e il breve portico classicheggiante, sono elementi che significano le straordinarie doti artistiche di Marcino. L'uso della prospettiva, come già in altre opere, viene sfruttato con abilità e perizia di mestiere; infatti la composizione è condotta con due punti di vista (quindi due orizzonti), di cui uno abilmente mascherato; questo trucco permette una visione più distesa e meno forzata.
L'artista ha ormai raggiunto l'apice delle sue possibilità artistiche; la sua cultura, la sua personalità, il modo di concepire la pittura, la composizione, la morbidezza di disegno raggiunta contribuiscono a dar vita a quel rinascimento piemontese che avrà ampio svolgimento. A Macrino va il merito di essere stato il primo a liberarsi di quegli schemi arcaici che condizionavano la pittura piemontese.
"Sposalizio di S. Caterina" - Parrocchiale di Neviglie d'Alba.
E' un'opera la cui esecuzione si può datare intorno al 1498 e che rivela un interesse compositivo legato al primo piano, dove le figure assumono tutte lo stesso valore; sembra quasi che l'autore non senta il bisogno di uno sfogo spaziale e desideri rendere l'assieme con un effetto di bassorilievo policromo. La serenità dei volti, l'umiltà degli atteggiamenti ed il colore limpido riscattano la composizione un po' affastellata ed alcune scorrettezze di disegno."Madonna con Bambino, S. Francesco e S. Vittoria" - Chiesa Parrocchiale di S. Vittoria d'Alba.
E' un'opera che proviene dalla chiesa di S. Francesco d'Assisi di S. Vittoria dove aveva sede la Confraternita dei Battuti Bianchi.
E' senza dubbio un lavoro giovanile e va inserito intorno al 1495, epoca in cui l'artista lavorava alla Pala Capitolina. L'impostazione generale risente di una certa tradizione quattrocentesca, soprattutto negli angioletti reggicorona e nella tenda di sfondo, ma la Madonna acquista un già ampio senso di massa, controllato dall'imporsi delle figure laterali.
Le opere principali: https://video.link/w/RStmb