31 dicembre 2024
25 dicembre 2024
La speranza nasce senza annunciarsi...
Ilsreco condivide e fa proprio l’augurio di Gianfranco Schiavone, amico di antica data, giurista dell’immigrazione, portatore di pace.
Il buio e la speranza
Un buio profondo avvolge le nostre città
inondate dalla luce oscura delle merci.
Le affollate strade sono vuote di persone
e il loro rumore costante è un cupo silenzio.
La speranza nasce senza annunciarsi, là dove più grande è il vuoto.
Gianfranco Schiavone, Natale 2024
Guarda il video di Gianfranco Schiavone
24 dicembre 2024
Ilsreco ricorda e saluta Angelo Bendotti
Il comunicato di Isrec - Istituto per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea di Bergamo (23 dicembre 2024).
«È con profondo dolore e incredulità che annunciamo la scomparsa di Angelo Bendotti Presidente dell’Isrec Bergamo fine studioso della Resistenza e figura centrale nella storia dell’Istituto di Bergamo di cui è stato a lungo Direttore e poi Presidente. Nel corso della sua ricca e generosa vita ha collaborato con molti istituti della rete per ricerche e iniziative ed è stato tra il 1996 e il 1998 Segretario generale dell’Insmli durante la Presidenza di Giorgio Rochat suo fraterno amico e anche lui recentemente scomparso.
Ci sarà il tempo per ricordare e mettere a frutto la sua eredità oggi per noi dell’Isrec Bergamo c’è il dolore per la scomparsa di un amico, di un compagno di un lungo pezzo di strada, di una persona che ha speso il suo tempo per consigliare, stimolare, incoraggiare, diverse generazioni di giovani studiosi e studiose che a partire dagli anni Settanta hanno attraversato l’Istituto di Bergamo.
Figlio di una generazione per cui l’impegno intellettuale significava sempre anche impegno civile e politico lascia un segno e un vuoto nella vita culturale della città e della Provincia di Bergamo che ha percorso in lungo e in largo per raccontare la storia degli uomini e delle donne della Resistenza».
La Direttrice dell’Isrec ETS Elisabetta Ruffini
La Vicepresidente Luciana Bramati
Il Consiglio Direttivo tutto
L’esterno del Kamal Adwan Hospital a Beit Lahiya, Gaza
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19 dicembre 2024
Gaza è una trappola mortale. Il rapporto di Medici senza frontiere
«Le persone a Gaza lottano per la sopravvivenza in condizioni apocalittiche, ma nessun luogo è sicuro, nessuno è risparmiato e non c’è via d’uscita da questa enclave distrutta. La recente offensiva militare nel nord della Striscia è un chiaro esempio della guerra brutale che le forze israeliane stanno conducendo a Gaza e stiamo assistendo a chiare evidenze di pulizia etnica dal momento che i palestinesi vengono sfollati con la forza, messi in trappola e bombardati. Tutto quello che le nostre équipe mediche hanno visto sul campo durante questo conflitto è coerente con le descrizioni fornite da un numero crescente di esperti legali e organizzazioni secondo cui a Gaza è in corso un genocidio. Pur non avendo l’autorità legale per stabilire l’intenzionalità, le evidenze della pulizia etnica e la devastazione in corso – tra cui uccisioni di massa, gravi lesioni fisiche e mentali, sfollamento forzato e condizioni di vita impossibili per i palestinesi sotto assedio e sotto i bombardamenti – sono innegabili».
Christopher Lockyear
Segretario generale di MSF
Leggi il testo integrale del rapporto di Medici senza frontiere
Papa Francesco con i lavoratori dell’Ilva a Genova, nel maggio 2017
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9 dicembre 2024
Il Papa in difesa del diritto al lavoro e alla dignità
«Sono vicino ai lavoratori di Siena, Fabriano e Ascoli Piceno, che difendono in modo solidale il diritto al lavoro, che è un diritto alla dignità.
Che non gli sia tolto il lavoro, per motivi economici o finanziari».
Ieri, all’Angelus, papa Francesco ha difeso ancora una volta il diritto al lavoro, esprimendo solidarietà ai lavoratori e alle lavoratrici della vertenza Beko, di cui ha ricevuto una delegazione in Vaticano. La multinazionale turca Beko è succeduta a Whirlpool e ne sta completando l’opera di dismissione, che sarà ultimata con l’esubero annunciato per la fine del 2025 di 1.935 dipendenti degli stabilimenti italiani.
Attivisti ebrei durante un sit-in per il cessate il fuoco a Gaza, Cannon House Office Building di Capitol Hill, Washington, D.C., 18 ottobre 2023 (Rachael Warriner)
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29 novembre 2024
Lettera agli ebrei della diaspora
Ecco la lettera che centinaia di intellettuali, ebrei e non, a partire dal Nobel per la Pace Adolfo Perez Esquivel, hanno inviato alla diaspora ebraica nel mondo e alle comunità ebraiche italiane.
«Carissimi Ebrei della Diaspora,
vi scriviamo per parteciparvi una duplice angoscia che cresce in noi a partire da quel 7 ottobre del 2023, quando un’efferata azione dei palestinesi di Hamas fece scempio di un gran numero di ebrei di Israele e di molti non israeliani sui bordi della “striscia” di Gaza.
Insieme al dolore per le vittime e alla esecrazione per la brutalità dell’aggressione, la prima di tali angosce ha tratto origine dalla percezione che le conseguenze di quella azione, con tutto il male che portava con sé, sarebbero ricadute sulla intera popolazione di Gaza e sul popolo palestinese in quanto tale, ovunque situato, nei territori colonizzati della Cisgiordania come nei Paesi vicini.
L’altra angoscia è sorta, ed è cresciuta nel tempo, dalla considerazione che le conseguenze della spietata ritorsione intrapresa dagli Israeliani delle Israel Defence Forces, con tutto il male che porta con sé, ricadranno sull’intero popolo ebraico, sia privando di ogni sicurezza, ad onta di ogni possibile difesa, i cittadini dello Stato di Israele, sia mettendo a repentaglio, con risultati imprevedibili, il popolo ebraico della Diaspora in quanto tale.
A questa duplice angoscia si aggiunge quella per ciò che può accadere a causa dell’allargamento del conflitto al Libano e all’Iran, e per le conseguenze che ne possono derivare per tutto il Medio Oriente e la residua pace del mondo. Ciò che ci accomuna di fronte a questi eventi, è la nostra condizione di terzietà che ci fa trovare con voi dalla stessa parte sia al cospetto delle attuali condotte dello Stato di Israele, che sono in odore di genocidio, sia delle reazioni violente e illegittime dei suoi antagonisti, sia della responsabilità che tutti abbiamo in ordine alla “questione palestinese” [...]».
Il primo ministro Netanyahu e il ministro della difesa Gallant (Ap/Abir Sultan)
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22 novembre 2024
Mandati d’arresto
A sei mesi dalla richiesta del procuratore capo della Corte penale internazionale, Karim Khan, sono stati emessi i mandati d’arresto per il premier israeliano Benjamin Netanyahu, l’ex ministro della difesa Yoav Gallant e il capo delle Brigate al-Qassam (l’ala militare di Hamas) Mohammed Deif.
La richiesta comprendeva allora altri due uomini di Hamas: Ismail Haniyeh, fatto saltare in aria a Teheran a fine luglio, e Yaya Sinwar, ucciso in battaglia un mese fa.
In una nota diffusa il 21 novembre, la camera preliminare della Corte afferma di ritenere Netanyahu e Gallant «co-responsabili» di «crimine di guerra della fame come metodo di guerra e crimini contro l’umanità di omicidio, persecuzione e altri atti inumani» e di «attacchi intenzionali contro la popolazione civile» su base politica e nazionale: ci sono ragionevoli motivi per credere che Netanyahu e Gallant abbiano «intenzionalmente e consapevolmente privato la popolazione civile di Gaza di beni indispensabili alla sopravvivenza, tra cui cibo, acqua, medicine e forniture mediche, oltre a carburante ed elettricità, almeno dall’8 ottobre 2023 al 20 maggio 2024».
Sdegnata la reazione del governo israeliano, che accusa la Corte di “antisemitismo”: quasi che l’essere stato vittima di un genocidio conceda al popolo ebraico e ai suoi rappresentanti uno sconto nel rispetto dei diritti umani.
Ettore Archinti, L'uomo che ride sono io, s.d. (Museo Ettore Archinti, Lodi)
18 novembre 2024
Archinti, pacifista e resistente
Ilsreco propone la lettura del contributo di Ercole Ongaro intitolato Archinti, pacifista e resistente, presentato ieri, 17 novembre, presso il Museo Ettore Archinti di Lodi, in occasione dell’80° della morte, nel lager di Flossenbürg, del nostro grande concittadino.
Questo il passaggio conclusivo del contributo di Ongaro, qui il testo del contributo integrale.
Il 17 agosto, prima dell’alba, [Ettore Archinti] fu trasferito nel lager di Bolzano, anticamera della deportazione: un viaggio di quindici ore in pullman, molto disagevole, ma che lui raccontò in una lettera a Giovanna [Boccalini] come «ottimo»: si era lasciato incantare dalla bellezza della natura, dei vigneti, degli alberi carichi di mele, pere, che sfioravano i finestrini, come scrisse nell’ultima lettera. Nel viaggio ebbe come compagni i lodigiani Luigi Marzagalli “il Barba” e Giuseppe Moretti. A Bolzano si rivide anche con Luigia Mazzini Folli, unica lodigiana deportata.
Il 6 settembre da Bolzano in circa seicento partirono per il lager di Flossenbürg. L’impatto con il lager fu traumatico, hanno testimoniato due sopravvissuti da me intervistati nel 1978: Antonio Scollo di Milano e Ferruccio Belli di Pavia. Ma tutta la vita di Archinti ci dà la certezza che anche nell’inferno del lager non si arrese alla violenza e all’odio, resistette alla disumanizzazione, continuò a credere che in ogni essere umano soggiace un lembo di bontà, che ogni sentimento di odio rende più inospitale la terra, che resistere per affermare il valore di ogni persona preserva l’umanità dall’abisso della barbarie. Quando non è più possibile nessun atto di resistenza esteriore, rimane la resistenza spirituale, il ribadire il proprio No interiore al sistema che opprime e annienta. Archinti resistette nel lager settanta giorni: dal 7 settembre al 17 novembre 1944. La sua umanità, il suo coraggio, il suo rifiuto della violenza, il suo sogno di libertà e dignità umana per tutti, innanzitutto per i più deboli, ancora possono ispirarci.
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Sergio Mattarella
Romain Gary (1961)
14 novembre 2024
Il significato della parola ‘patriota’
«L’Italia sa badare a sé stessa nel rispetto della sua Costituzione»: così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha risposto ieri all’oligarca del web e uomo del futuro governo statunitense Elon Musk, che in due tweet aveva scritto «questi giudici devono andarsene», per poi definire i magistrati italiani «un’autocrazia non eletta che prende le decisioni».
Un discorso patriottico, quello del Presidente, nel vero senso della parola.
Illumina, a riguardo, un passo del romanzo Educazione europea di Romain Gary (1956):
– Amo tutti i popoli ma nessuna nazione. Sono patriota, non un nazionalista… patriottismo è amare la propria gente; nazionalismo è odiare gli altri. Russi, americani… Un grande sentimento di fraternità va maturando nel mondo, i tedeschi saranno serviti almeno a questo. In tutta Europa, la lotta avanza, mille soffi di vita, i mille battiti di una speranza tenace e segreta… assieme all’ostinato rifiuto di disperare.
E piace ricordare che ‘patriota’ –accanto a ‘partigiano’ e ‘benemerito’ – è una delle qualifiche individuate dal Decreto legislativo luogotenenziale del 21 agosto 1945, n.518:
«Si qualifica patriota colui che ha collaborato e contribuito attivamente alla lotta di Liberazione, sia militando nelle formazioni partigiane per un periodo minore di quello previsto, sia prestando costante e notevole aiuto alle formazioni partigiane».
Questo è il vero significato della parola ‘patriota’, di cui altri fanno uso improprio.
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8 novembre 2024
A 80 anni dalla morte di Ettore Archinti
Uomo di pace, maestro, modello di coerenza
Ettore Archinti nasce a Lodi il 30 settembre 1878. Frequenta a Milano la sezione di scultura dell’Accademia di Brera e si accosta al socialismo; a Lodi fa parte della Commissione esecutiva della Camera del Lavoro. Nel 1915 non risponde alla chiamata alle armi, giustificandosi con la sua fede nel socialismo e nella fratellanza degli uomini. Subisce una lieve condanna: gli viene riconosciuto di essere ispirato da ideali umanitari, ed è mandato all’Asinara a curare i prigionieri austriaci ammalati di colera.
Nel dopoguerra si getta nella militanza politica. Eletto primo sindaco socialista di Lodi nel novembre 1920, è costretto alle dimissioni nel giugno 1922. I fascisti lo aggrediscono a più riprese; durante il regime è costantemente sorvegliato. Si dedica alla sua attività di scultore, vivendo francescanamente e aiutando persone bisognose.
Partecipa alla Resistenza: rappresenta il partito socialista nel Comitato di Liberazione Nazionale, aiuta l’espatrio in Svizzera di ricercati. Il 21 febbraio 1944 è catturato con Edoardo Meazzi mentre si reca a casa di Luigia Mazzini Folli per prelevare tre ex prigionieri inglesi e condurli in Svizzera. Non essendo stata accertata la sua responsabilità, è liberato in aprile. Nuovamente arrestato il 21 giugno dalla polizia politica, scrive un saluto su un foglietto: «Coraggio miei cari, l’amore è eterno ed io per sempre resterò fra voi». È condotto nel carcere di San Vittore a Milano e il 17 agosto trasferito a Bolzano, da dove il 5 settembre parte per il lager di Flossenbürg: vi muore il 17 novembre 1944 a sessantasei anni.
Museo Ettore Archinti, Ilsreco, Aned, Anpi provinciale di Lodi, UniTre ricorderanno Ettore Archinti domenica 17 novembre, alle 10.30, nella sala Pertini presso il Museo Archinti di Lodi.
Interverrà, tra gli altri, il nostro Ercole Ongaro, che a Ettore Archinti ha dedicato lunghi anni di studio illuminante e partecipe.
Una scuola Unrwa nel villaggio di Khuzaa a Khan Younis danneggiata da un raid israeliano (Afp/Said Khatib)
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30 ottobre 2024
«Un nuovo modo per uccidere bambini»
Qual è il metodo più sicuro per la riuscita di un genocidio? Uccidere i bambini e le bambine. I piccoli non giungeranno all’età fertile, non avranno a loro volta figlie e figli, nell’arco di due o tre generazioni il loro popolo si estinguerà.
È sufficiente studiare l’andamento demografico in Europa, dal Medioevo all’Età moderna, per comprenderlo: la popolazione aumenta quando diminuisce la mortalità infantile, e viceversa.
Lo sapeva bene, del resto, il nazismo con i suoi solerti carnefici: non è un caso che bambine e bambini appartenenti alla cosiddetta razza ebraica fossero avviati per primi alle camere a gas, non soltanto perché non abili al lavoro, ma perché eliminarli era il metodo più efficace per liberarsi «di quella razza odiosa».
«È stato individuato un nuovo modo per uccidere bambini»: è il commento del portavoce di Unicef, James Elder, a fronte della recente decisione del parlamento israeliano di mettere al bando Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, nei territori controllati dallo stato ebraico, impedendo di fatto ai civili di accedere a cibo, servizi sanitari, educazione.
Non è un ‘nuovo’ modo, ma una decisione criminale che ha un solo scopo: cancellare il popolo palestinese.
Carri armati israeliani al confine con la Striscia di Gaza, ottobre 2023 (fonte: Limes)
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26 ottobre 2024
Il futuro della Striscia di Gaza
Nei giorni scorsi, il gabinetto di sicurezza del governo israeliano ha esaminato la proposta della Global Delivery Company, che lo stesso direttore – l’israelo-statunitense Mordechai Kahana – definisce “l’Uber delle zone di guerra”, costituita da mercenari che hanno lavorato già in Afghanistan dopo l’11 settembre, in Iraq e in Siria. Scrive Martina Stefanoni in un servizio per Radio Popolare, il 25 ottobre:
«La proposta è questa: costruire comunità chiuse, recintate, dove i palestinesi che vi vivono verranno schedati e nelle quali potranno ricevere aiuti umanitari dopo essersi sottoposti a esami biometrici. I contractors americani gestiranno gli aiuti e la sicurezza che verrebbero così privatizzati e ogni responsabilità legale e morale verrà trasferita a queste compagnie di mercenari che altro non hanno come obiettivo se non il profitto.
[...] L’idea, che verrà votata a breve dalla Knesset, è quella di iniziare dal nord come progetto pilota e poi estendere. Netanyahu ha ben chiaro quale sarà il futuro della striscia: comprende occupazione militare, mercenari, insediamenti e segregazione razziale. E nessuna traccia di autodeterminazione palestinese».
leggi l’approfondimento di Martina Stefanoni sul sito di Radio Popolare
20 ottobre 2024
Quando l’eccezione diventa norma
Il 20 ottobre 1944, un gruppo di bombardieri statunitensi fuori rotta si libera del carico sui quartieri popolari di Gorla e Precotto a Milano: una bomba centra la scuola elementare “Francesco Crispi”, uccidendo 184 bambine e bambini, 19 docenti, la direttrice e 5 componenti del personale. Una dolorosissima, imperdonabile eccezione nella guerra di allora.
Nel 2024, a Gaza, l’eccezione diventa norma: secondo OCHA – l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari – 164 strutture scolastiche sono state colpite dagli attacchi aerei israeliani, tra cui almeno 20 scuole dell’UNRWA, due delle quali utilizzate come rifugi di emergenza per gli sfollati, e 140 scuole dell’Autorità Palestinese (fonte: Save The Children, 18 ottobre 2024).
La scuola “Francesco Crispi” nel quartiere Gorla di Milano dopo il bombardamento aereo del 20 ottobre 1944.
Scuola dell’UNRWA colpita a Nuseirat, zona centrale, Striscia di Gaza, 11 settembre 2024. © UNRWA 2024 (courtesy Alice Boffi)
Un convoglio delle Nazioni Unite entra nella città di Gaza per consegnare carburante, Striscia di Gaza, agosto 2024. © UNRWA 2024
12 ottobre 2024
«Vittime sacrificabili». Intervista ad Alice Boffi
Dopo aver operato per diversi anni in Libano, Alice Boffi lavora attualmente ad Amman, in Giordania, per UNRWA (United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East), l’agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione delle persone rifugiate palestinesi nel Vicino Oriente.
sul numero 292 di Vitamine vaganti, on line oggi
leggete, riflettete, diffondete
7 ottobre 2024
BASTA GUERRE, BASTA ARMI, BASTA MORTI
Dall'alto
Bilbao, Spagna, maggio 1937 (Robert Capa)
Beirut, Libano, settembre 2024 (Getty Images/Murat Sengu)
2 ottobre 2024
Osare pensieri nuovi
Ilsreco ripropone la parte conclusiva della lezione di Ercole Ongaro sulla questione israelo-palestinese (13 ottobre 2023). Leggete, riflettete, diffondete.
«Il conflitto israelo-palestinese non ha avuto soluzione nel Novecento e nei primi due decenni del XXI secolo perché si è rimasti nella logica dominante del secolo XX: la (vittoria in) guerra come soluzione dei conflitti, la rivoluzione armata come strumento del cambiamento sociale e della nascita di una nuova società. Sogni di cambiamento falliti o degenerati più o meno rapidamente nelle varie realtà statuali.
Bisogna uscire dal Novecento, osare pensieri nuovi:
riconoscere l’altro (avversario, nemico), le sue ragioni, i suoi diritti
riconoscere il dolore dell’altro, il lutto dell’altro
trattare con il nemico. Solitamente i contendenti di un conflitto dicono: “Con il nemico io non tratto”. Ma la pace è frutto di una trattativa, se non tratti col nemico, con chi pensi di poter trattare?
investire per far crescere le realtà che praticano un dialogo, che pongono semi di pace e di speranza nel quotidiano
rinunciare alla violenza: osare la nonviolenza, come prassi del rapporto con l’avversario
rinunciare alla pratica della vendetta, della ritorsione, perché “Occhio per occhio... e il mondo diventa cieco” (Gandhi)
La strada dell’odio, della violenza, della vendetta non soltanto colleziona tragedie, ma avvelena e corrompe il patrimonio ideale e il tessuto civile della società che la percorre. Non c’è alternativa alla pace. Proporsi la sicurezza come unico imperativo – la sicurezza prima o invece della pace – significa perpetuare il conflitto o preparare futuri conflitti. Non ci sarà mai vera sicurezza per Israele rifiutando di concludere una pace definitiva con i suoi “nemici” storici. Pace con i Palestinesi riconoscendo uno Stato di Palestina; pace con i Siriani, ritirandosi dalle alture del Golan; pace con i Libanesi».
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Beirut, 28 settembre 2024 (Ap)
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29 settembre 2024
Cancellare il Libano
«Israele ha lanciato ottantacinque tonnellate di esplosivo su una delle aree più densamente popolate di Beirut il 26 settembre, facendo collassare sei palazzi residenziali in pochi secondi. Non si contano ancora le vittime civili, i cui corpi sono stati letteralmente vaporizzati nell’esplosione che era destinata a Hassan Nasrallah, il leader di Hezbollah [...]: uno schema di azione e retorica che si ripete assassinio extra-giudiziario dopo assassinio extra-giudiziario in una regione che Israele considera come uno spazio privo di norme, soggetto al suo libero arbitrio, non un territorio abitato da esseri umani e politicamente organizzato in stati sovrani, dove la guerra ha delle regole da applicare verso i combattenti e soprattutto verso i civili. [...] Netanyahu, [...] nel suo nauseante discorso di fronte a un’Assemblea generale quasi vuota (la maggior parte dei diplomatici ha boicottato il suo discorso) ha mostrato una delle sue fantomatiche mappe in cui la Palestina non esiste già più e il Libano, la Siria, l’Iraq, l’Iran e lo Yemen sono un’enorme entità ostile da cui Israele deve difendersi. Israele si difende sempre, non attacca mai. Ma il suo “diritto all’autodifesa” non ha confini concettuali, territoriali e normativi. [...]
La strategia è esattamente la stessa che Israele sta portando avanti a Gaza dove, nell’impossibilità di eliminare militarmente Hamas, sta distruggendo ciò che rende Hamas rilevante nel suo contesto: l’intera società ma anche e il territorio di Gaza con le sue risorse, in modo da renderlo incompatibile con la vita. [...]
Netanyahu, dal palco dell’Assemblea generale, ha annunciato il suo ennesimo crimine di guerra, dicendo che “in ogni cucina di ogni casa del Libano c’è un missile di Hezbollah”: una propaganda grossolana che farebbe ridere se non fosse destinata a giustificare quella che il premier libanese Mikati ha giustamente definito “una guerra genocidaria” contro il Libano intero. Nell’impossibilità di sradicare Hezbollah, Israele sta cercando – con il pieno sostegno degli Stati Uniti – di cancellare il Libano dalla mappa».
estratti da Il laboratorio libanese. Il vero obiettivo è ridefinire uno stato intero, di Marina Calculli, il manifesto, domenica 29 settembre 2024
Bombardamenti israeliani su un villaggio libanese nel distretto di Nabatiyeh, a sud (Ap/Hussein Malla)
24 settembre 2024
Guerra totale
Ieri Israele ha iniziato a bombardare il Libano meridionale, fino alla periferia di Beirut. Il numero dei morti è arrivato a oltre 500 e oltre 2000 sono i feriti. Incalcolabile il numero degli sfollati.
Fino a questo momento ogni risoluzione delle Nazioni Unite per un immediato cessate il fuoco è stata bloccata dal veto degli Stati Uniti. La riforma di questo organismo internazionale, richiesta dai paesi del sud del mondo, è urgente, prima che sia troppo tardi.
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Dall'alto
Il Lamone rompe gli argini alle porte di Bagnacavallo, il 19 settembre (il manifesto)
Sotto. Un negozio di Sidone danneggiato da un’esplosione, il 18 settembre (Ap/Mohammed Zaatari)
20 settembre 2024
Priorità
L’alluvione in Romagna, soltanto a un anno e mezzo di distanza dalla precedente, – come afferma il climatologo Luca Mercalli – si inscrive nella tendenza globale all’aumento di frequenza e intensità dei fenomeni estremi, dovuta al riscaldamento globale.
In questo quadro, appaiono decisamente imbarazzanti le dichiarazioni della nuova Commissione europea insediatasi il 18 settembre scorso, che dichiara ‘altre priorità’ rispetto al pacchetto di prevenzione ambientale del Green Deal: la competitività e l’armamento dell’Europa.
Non solo, dunque, non si vuole comprendere che con le grandi leggi fisiche che governano l’universo l’umanità non ha alcuna possibilità di negoziare (solo quella di prevenire, fino a quando non sarà troppo tardi), ma con la corsa al riarmo si porta la geopolitica mondiale sull’orlo del baratro, come dimostra la situazione del Medio Oriente, oggi.
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fotogramma dal film Valzer con Bashir, di Ari Folman (2008)
17 settembre 2024
Settembre nero
Tra il 16 e il 18 settembre 1982, «un migliaio di abitanti palestinesi e libanesi dei campi di Sabra e Chatila, alla periferia di Beirut, vennero trucidati da miliziani libanesi delle forze filo-israeliane, con la supervisione e il sostegno logistico dell’esercito di Tel Aviv che aveva occupato da poche ore Beirut ovest. Pochi giorni prima, le forze multinazionali, che avrebbero dovuto difendere i campi profughi dopo la partenza da Beirut dei fedayn palestinesi e far rispettare l’impegno israeliano a non entrare nella parte occidentale della città assediata dal giugno precedente, si erano prematuramente ritirate. […]. Le immagini di quegli orrori – bambini decapitati, feti sventrati, mutilazioni e sfregi sui corpi morti – sono confluite numerose in quella discarica degli orrori del Novecento che è l’archivio fotografico del CICR [Comitato Internazionale della Croce Rossa] di Ginevra: sono consultabili ma non riproducibili. E forse è bene che sia così» (Giovanni De Luna, Il corpo del nemico ucciso, 2006).
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Clauzetto (Udine), 1944, partigiani e attiviste dei Gruppi di Difesa della Donna
15 settembre 2024
Il fascismo, con il regime della Repubblica Sociale Italiana fu «complice della ferocia nazista»
Queste le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ieri, 14 settembre, a Udine ha commemorato gli ottant’anni della Zona Libera della Carnia e dell’Alto Friuli. Fu questa la prima repubblica partigiana in Italia (altre furono quelle di Montefiorino, Ossola, Alto Monferrato, Valsesia): nel 1944, per alcuni mesi, occupò un’area di 3.500 kmq del Friuli occidentale, comprendente circa novantamila abitanti, e una quarantina di Comuni, un’area che a fine 1943 era stata annessa al Reich ed era divenuta parte dell’Adriatisches Küstenland.
L’esperienza vide l’unità di tutte le forze politiche antifasciste e rappresentò un eccezionale spazio di libertà e partecipazione popolare, anticipando molte delle conquiste della futura Italia liberata; tra queste, il voto alle donne.
La Zona Libera cessò di esistere l’8 ottobre dello stesso anno, a causa della controffensiva messa in atto dalla Wermacht con la complicità di fascisti e militari cosacchi e caucasici collaborazionisti dei tedeschi.
Leggi il testo integrale del discorso del Presidente della Repubblica
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Il musicista Martin Mayes suona il corno alpino in memoria del ghiacciaio Flua, il 23 agosto 2024 (foto di Vanda Bonardo)
31 agosto 2024
Morte di un ghiacciaio
«Sul Monte Rosa il ghiacciaio di Flua è estinto» (dal comunicato stampa di Legambiente). Emblema del cambiamento climatico drammaticamente in corso, «Il ghiacciaio […] è la memoria degli inverni passati che la montagna custodisce per noi. Sopra una certa altezza ne trattiene il ricordo, e se vogliamo sapere di un inverno lontano è lassù che dobbiamo andare» scrive Paolo Cognetti in Le otto montagne (Einaudi, Torino 2016).
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27 agosto 2024
Chi salva una vita salva il mondo intero
Don Mattia, cappellano della nave Mare Jonio, della ong Mediterranea saving humans, in missione nel Mare Nostrum per salvare vite migranti:
«In Mediterranea abbiamo tutti idee e culture diverse, ma siamo uniti dall’amore nel voler soccorrere le persone, per dare carne al valore politico della fraternità. C’è chi ci critica, noi non siamo contro nessuno. Se ci sono dei fratelli e sorelle che rischiano di essere catturati in mare e rispediti in luoghi di tortura, noi decidiamo di agire. Se si ha l’amore nel cuore, non si può rimanere fermi. Lavoriamo per far sì che l’amore non sia un sentimento astratto ma diventi una forza che feconda la civiltà».
dall’intervista a cura di Federica Rossi sul manifesto di oggi, 27 agosto 2024
Foto di scena dal film Io Capitano, di Matteo Garrone, 2023 (Greta De Lazzaris)
22 agosto 2024
In fondo al mare, nel silenzio
In meno di otto mesi, dall’inizio del 2024 al 17 agosto scorso, 1024 persone sono scomparse nel Mediterraneo. Secondo le statistiche dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) in Libia, le vittime accertate sono state 421, i dispersi 603: nessun governo, nessuna ambasciata, nessuna spedizione ne tenterà mai il recupero; nessuna procura, probabilmente, aprirà un fascicolo di indagine per stabilire cause e dinamiche dei naufragi.
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La protesta della velocista afghana Kimia Yousofi alle Olimpiadi di Parigi 2024 (ap).
Rifugiata in Australia, la giovane è una dei sei atleti che hanno rappresentato l'Afghanistan alle Olimpiadi appena concluse. La squadra non è stata selezionata dal governo afghano ma da un Comitato olimpico afghano in esilio - che opera fuori dal paese ma che è riconosciuto dalle autorità sportive internazionali - che ha nominato tre uomini e tre donne, tra cui Yousofi. Una scelta che i Talebani - che hanno nominato un proprio Comitato che però non è riconosciuto fuori dal paese - non hanno condiviso: «Soltanto tre atleti maschili rappresentano l'Afghanistan» ha dichiarato prima dell’inizio dei giochi un loro portavoce.
15 agosto 2024
Afghanistan: «architettura dell’oppressione» contro le donne
Il 15 agosto 2021 i Taleban riprendono il controllo di Kabul e del paese. Da allora, è in atto una sistematica «architettura dell’oppressione» che nega alle donne il diritto all’istruzione, al lavoro, alla libertà di movimento, alla salute e alla giustizia
Secondo l’organizzazione Human Rights Watch, i Taleban sono responsabili della «peggiore crisi dei diritti delle donne al mondo». Soltanto nel periodo tra giugno 2023 e marzo 2024, sono 52 gli editti con i quali sono state ulteriormente contratte e negate le libertà di donne e ragazze.
Gli Stati democratici dovrebbero «intentare una causa alla Corte internazionale di giustizia per la mancata applicazione della Cedaw [Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne] da parte dei Taleban».
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Milano, piazzale Loreto, 10 agosto 1944
«C’erano molti corpi gettati sul marciapiede, contro lo steccato, qualche manifesto di teatro, la Gazzetta del Sorriso, cartelli, Banditi! Banditi catturati con le armi in pugno! Attorno, la gente muta, il sole caldo. Quando arrivai a vederli fu come una vertigine: scarpe, mani, braccia, calze sporche; [...] ai miei occhi di bambino era una cosa inaudita: uomini gettati sul marciapiede come spazzatura e altri uomini, giovani vestiti di nero, che sembravano fare la guardia armati!»
Franco Loi, da Roberto Cicala (a cura di), Con la violenza e la pietà. Poesia e resistenza, Interlinea, Novara 1995
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10 agosto 2024
A 80 anni dal massacro nazifascista di quindici resistenti (piazzale Loreto, 10 agosto 1944)
In corso Buenos Aires
tutto il giorno ci passano i filobus,
e ci passano i carri blindati
coi prigionieri ammanettati
che guardano, e non vedono.
Povero Fogagnolo, che non era un attore del cinema:
si presenta, ti dà un’occasione,
mormora il suo cognome e nome
da elenco delle vittime.
E mi ha fatto un regalo:
un biglietto del tram
per tornare in piazzale Loreto.
Esposito ai giardini
sta leggendo gli annunci economici,
e lo vedi su mille panchine,
o in coda a file senza fine
chiede giustizia, e subito.
A Poletti hanno dato
sette lettere sopra una lapide,
e la gente che passa e le vede
fa un po’ i suoi conti, e poi si chiede
«Non è una spesa inutile?»
«Non bastava un biglietto,
un biglietto del tram
per tornare in piazzale Loreto?»
ascolta gli Stormy Six, Un biglietto del tram (1975)
Fotogramma dal film di animazione La Tomba delle Lucciole, di Isao Takahata (Studio Ghibli, 1988).
La vicenda è il resoconto struggente degli ultimi quattro mesi di vita di Seita, quattordici anni, e della sorellina Setsuko, quattro anni, dal giugno al settembre 1945
6 agosto 2024
6 agosto 1945
Il 6 e 9 agosto 1945 i devastanti attacchi atomici statunitensi contro Hiroshima e Nagasaki uccidono in pochi istanti più di 210.000 persone, tra cui circa 38.000 neonati e bambini.
L’utilizzo della bomba atomica, che colpisce le città e dunque la popolazione civile, segna uno spartiacque nella storia dell’umanità.
Ilsreco si unisce all’appello per il disarmo nucleare, in una fase storica pericolosamente segnata dalla cosiddetta strategia di deterrenza, dalla crescita delle spese militari, dalle forti tensioni internazionali.
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Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D'Amato, Mario Tedeschi: mandanti delle stragi neofasciste (foto di repertorio)
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4 agosto 2024
Colpevoli
Nel 50° anniversario, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricorda la strage dell’Italicus.
«Nella catena sanguinosa della stagione stragista dell’estrema destra italiana, di cui la strage dell’Italicus è parte significativa, emerge la matrice neofascista, come sottolineato dalla sentenza della Corte di Cassazione e dalle conclusioni della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia P2, pur se i procedimenti giudiziari non hanno portato alla espressa condanna di responsabili».
I mandanti, ovvero i responsabili delle stragi non sono stati condannati perché morti da anni; sono stati però riconosciuti colpevoli secondo la verità storica e giudiziaria. Ecco i loro nomi.
I vertici della loggia P2 Licio Gelli e Umberto Ortolani, l’ex capo dell’Ufficio Affari riservati del ministero dell’Interno, Federico Umberto D’Amato e l’ex senatore del MSI-DN (Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale) Mario Tedeschi.
Oghenechovwe Donald Ekpeki a Stranimondi (Milano, 20 ottobre 2023, foto di Roberto Del Piano )
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1° agosto 2024
«C’è sempre stata una distopia da qualche parte in questo mondo, di cui eravamo solo inconsapevoli» *
Accade a Gaza: no, non siamo inconsapevoli di questa distopia.
Le vittime palestinesi accertate sono ormai quasi 40.000
Si contano circa 21.000 bambini e bambine scomparsi: sepolti sotto le macerie, dispersi nel caos...
Ogni bambino e bambina che sopravviverà alla guerra avrà bisogno di assistenza psicologica (Gaza Community Mental Health Program)
Lunedì 29 luglio un’unità dell’esercito israeliano ha fatto saltare in aria la più grande riserva d’acqua di Rafah, «in onore dello Shabbat»
Il virus della poliomielite, individuato nelle acque reflue dei campi profughi, è fuori controllo
Migliaia di prigionieri palestinesi sono detenuti in segreto e in isolamento completo; torturati con l’elettroshock e abusati sessualmente, almeno 53 di loro sono morti (Rapporto dell'Alto commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite)
Mercoledì 31 luglio il principale rappresentante politico di Hamas al tavolo delle trattive per il cessate il fuoco a Gaza, Ismail Haniyeh, è stato assassinato a Teheran da un’azione israeliana
*Oghenechovwe Donald Ekpeki, autore nigeriano di science fiction
Gianmaria Volontè interpreta Giordano Bruno che si avvia al rogo «con la lingua in giova», fotogramma dal film Giordano Bruno di Giuliano Montaldo (1973)
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25 luglio 2024
Doppio monito
Dal discorso del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla Cerimonia del Ventaglio (Roma, 24 luglio 2024).
«Nella società dell’informazione globale è del tutto superfluo richiamare l’importanza che l’informazione riveste per il funzionamento della democrazia, per un’efficace tutela del sistema delle libertà.
La democrazia, infatti è, anzitutto, conoscenza.
È contesto nel quale avviene il confronto fra le idee e si esercita il diritto a manifestarle e testimoniarle.
Alla libertà di opinione si affianca la libertà di informazione, cioè di critica, di illustrazione di fatti e di realtà. [...]
Va sempre rammentato che i giornalisti si trovano a esercitare una funzione di carattere costituzionale che si collega all’articolo 21 della Carta fondamentale, con un ruolo democratico decisivo.
Si vanno, negli ultimi tempi, infittendo contestazioni, intimidazioni, quando non aggressioni, nei confronti di giornalisti, che si trovano a documentare fatti. Ma l’informazione è esattamente questo. Come anche a Torino nei giorni scorsi. [...]
Per citare ancora una volta Tocqueville, “democrazia è il potere di un popolo informato” .
Ecco perché ogni atto rivolto contro la libera informazione, ogni sua riduzione a fake news, è un atto eversivo rivolto contro la Repubblica».
E il Rapporto 2024 della Commissione UE sullo Stato di diritto, pure pubblicato ieri, ammonisce l’Italia per la scarsa indipendenza della TV pubblica e per le insufficienti tutele ai giornalisti, negli ultimi mesi vittime di ripetute aggressioni.
Adam Elsheimer, La fuga in Egitto, 1609
19 luglio 2024
Nascere a Gaza
«Nove mesi di conflitto a Gaza hanno costretto a far partorire molte donne in condizioni traumatiche, non igieniche e non dignitose, senza avere accesso ai servizi di base. Altre donne hanno paura di chiedere cure prenatali vitali per timore di bombardamenti e altre ancora hanno perso la vita a causa della mancanza di accesso ai servizi sanitari.
Mentre alcune compiono delle scelte drastiche. A Gaza alcune donne si auto-inducono il travaglio per evitare di partorire durante la fuga, e per paura di perdere il bambino durante gli spostamenti forzati».
(fonte: Save The Children)
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Lamine Yamal, diciassettenne attaccante della nazionale spagnola, di famiglia migrante, con il fratellino di due anni Keyne la sera della vittoria agli Europei di calcio
16 luglio 2024
Antidoto
«Le parole possono essere come minime dosi di arsenico: ingerite senza saperlo sembrano non avere alcun effetto, ma dopo qualche tempo ecco rivelarsi l’effetto tossico».
Victor Klemperer, LTI. La lingua del Terzo Reich, 1947
Anche le immagini possono avere un effetto tossico, possono esprimere razzismo, violenza, odio. Ma, come le parole, altre immagini possono fungere da antidoto.
Eccone una.
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Un uomo cammina tenendo in braccio un bambino tra le macerie degli edifici crollati a Gaza City, 25 novembre 2023 (© 2023 UNRWA Photo by Ashraf Amra, courtesy Alice Boffi)
7 luglio 2024
Nove mesi
A nove mesi dal 7 ottobre 2023, quando l’aggressione di Hamas ha scatenato la vendetta di Israele, nella striscia di Gaza si contano oltre 38.000 vittime palestinesi e quasi 90.000 persone ferite.
La guerra ha assunto un carattere marcatamente coloniale: in questi nove mesi, 2.370 ettari di Cisgiordania sono stati dichiarati territorio di stato da Israele.
Due popoli due stati?
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Il Presidente della Repubblica a Trieste, il 3 luglio 2024 (ansa)
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4 luglio 2024
Democrazia
«Democrazia.
Parola di uso comune, anche nella sua declinazione come aggettivo.
È ampiamente diffusa. Suggerisce un valore.
Le dittature del Novecento l’hanno identificata come un nemico da battere.
Gli uomini liberi ne hanno fatto una bandiera.
Insieme una conquista e una speranza che, a volte, si cerca, in modo spregiudicato, di mortificare ponendone il nome a sostegno di tesi di parte.
Non vi è dibattito in cui non venga invocata a conforto della posizione propria.
Un tessuto che gli avversari della democrazia pretenderebbero logoro».
(dall’intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla cerimonia di apertura della 50a edizione della Settimana Sociale dei Cattolici in Italia, Trieste, 3 luglio 2024)
Leggi il testo integrale del discorso del Presidente della Repubblica
Fotogramma dal film The Harvest, di Andrea Paco Mariani (2017), film sul caporalato e sullo sfruttamento della comunità sikh nell’Agro Pontino
23 giugno 2024
Come spazzatura
«Il giovane Satnam Singh, lavoratore immigrato, è morto vedendosi rifiutati soccorso e assistenza, dopo l’ennesimo incidente sul lavoro, una forma di lavoro che si manifesta con caratteri disumani e che rientra in un fenomeno che affiora non di rado di sfruttamento del lavoro dei più deboli e indifesi».
(dall’intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla cerimonia in occasione del 160° anniversario della Croce Rossa Italiana, 22 giugno 2024)
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Rifugio per sfollati palestinesi a Deir al Balah, zona centrale della Striscia di Gaza, gennaio 2024 (© 2024 UNRWA Photo by Ashraf Amra, courtesy Alice Boffi)
Leggi il testo integrale dell’intervento di Gianfranco Schiavone La morte o il lager: il destino dell’umanità in eccesso (L’Unità del 20 giugno 2024)
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20 giugno 2024
120 milioni di persone rifugiate nel mondo
Oggi è la Giornata mondiale del rifugiato: le guerre, le violenze generalizzate, le persecuzioni hanno prodotto 120 milioni di persone in cerca di asilo e protezione.
Scrive Gianfranco Schiavone, già componente del direttivo dell’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione e presidente del Consorzio italiano di solidarietà-Ufficio rifugiati onlus di Trieste: «[…] il Rapporto “Global Trends 2023” dell’UNHCR sul diritto d’asilo presentato come di consueto ogni 20 giugno, giornata mondiale che l’ONU dedica ai rifugiati, oltre a ricordare l’aumento vertiginoso di rifugiati nel mondo nell’ultimo decennio, torna a sottolineare ancora una volta come sono i paesi a basso e medio reddito che ospitano il 75% dei rifugiati del mondo. L’Europa si ostina ad ignorare che in molti Paesi terzi non è possibile assicurare un’effettiva protezione ai rifugiati anche in ragione di un’eccessiva pressione su questi Paesi. E cerca, all’opposto, ogni strada possibile per ammassare in questi Paesi sempre più vite di scarto».
19 giugno 2024
Guerra infinita
È un’immagine lugubre quella che emerge dalle tracce della prima prova dell’esame di stato 2024, che si è svolta oggi, 19 giugno: un mondo in guerra e la pace, unica alternativa alla distruzione, fondata sull’equilibrio del terrore e garantita dal deterrente dell’atomica (citazione da Giuseppe Galasso: «uno strumento di guerra, di distruzione e di morte di inaudita efficacia si convertiva in una garanzia, del tutto impreveduta, di pace a scadenza indefinita»).
Un mondo in cui la bellezza del nostro patrimonio culturale non deve essere bene di lusso, ma elemento condiviso e conosciuto tale da garantire una cittadinanza pleno iure: un paesaggio nazionalizzato come fondamento di identità e orgoglio nazionale.
Le tracce che stimolano maggiormente la riflessione e la rielaborazione sono di firme femminili: Rita Levi Montalcini che considera l’imperfezione come valore e Nicoletta Polla-Mattiot che invita alla riscoperta del silenzio… Per quanto imperfezione e silenzio veicolati da due figure femminili siano proprio due stereotipi.
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11 giugno 2024
In memoria di Giacomo Matteotti
Il 10 giugno 1924 Giacomo Matteotti è rapito e assassinato da un manipolo di squadristi fascisti su mandato di Benito Mussolini.
Il corpo del deputato socialista è poi ritrovato il successivo 16 agosto.
Il 3 gennaio 1925, in un discorso alla Camera, il duce si assume la «responsabilità politica, morale e storica» del delitto, avviando poi la soppressione delle libertà e della democrazia.
Questa sera, martedì 11 giugno, alle ore 21.00, nella sala Granata presso la Biblioteca Laudense di Lodi, si terrà un incontro con Anna Steiner, pronipote di Giacomo Matteotti, durante il quale sarà ricordata la figura del deputato socialista.
Leggi l'approfondimento di Ercole Ongaro Matteotti assassinato, il mandante, sul Cittadino di giovedì 6 giugno 2024
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Dall'alto e da sinistra: Giacomo Matteotti, Velia Titta Matteotti; Albe Steiner e Lica Covo Steiner; Mario Covo, Mino Steiner; Anna Steiner
5 giugno 2024
Giacomo Matteotti, una memoria familiare
A Lodi, martedì 11 giugno prossimo alle ore 21.00, nella sala Granata presso la Biblioteca Laudense, si terrà un incontro con Anna Steiner, pronipote di Giacomo Matteotti, durante il quale sarà ricordata la figura del deputato socialista sotto il profilo umano e familiare: Anna è figlia di Albe e Lica Steiner (la madre di Albe era sorella della moglie di Matteotti), entrambi antifascisti e attivi nella resistenza, al pari dello zio Mino Steiner, deportato a Mauthausen nel marzo 1944 e assassinato a Ebensee il 28 febbraio 1945; il nonno materno di Anna, Mario Covo, ebreo sefardita, e due suoi cugini, Matilde David e il marito Alberto Arditi, sono prelevati dalle SS a Mergozzo il 15 settembre 1943 e uccisi nella strage del Lago Maggiore, che costa la vita a cinquantaquattro persone appartenenti alla cosiddetta ‘razza’ ebraica.
Giacomo Matteotti, una memoria familiare è il titolo dell’evento, proposto da Comune di Lodi, Istituto lodigiano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea (Ilsreco), Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti (Aned), Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI) Comitato provinciale di Lodi, con la collaborazione dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Lodi. Con Steiner converseranno la vicepresidente Ilsreco Silvia Ferrari e lo storico Ercole Ongaro; parteciperanno inoltre Francesco Milanesi (assessore alla cultura del Comune di Lodi) e Roberto Nalbone (Anpi provinciale di Lodi).
Per la sua valenza storica, l’evento rappresenta un’opportunità formativa per le e i docenti che vi prenderanno parte, ai quali sarà rilasciato un attestato di partecipazione.
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1° giugno 2024
Nel centenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti
«Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 di giugno del 1924.
Lo attesero sotto casa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L’onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l’ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole.
Si batté fino all’ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro. Mussolini fu immediatamente informato».
Antonio Scurati, aprile 2024
Disegno di Albe Steiner, nipote di Giacomo Matteotti, allora undicenne, realizzato dopo l'assassinio del deputato socialista il 10 giugno 1924
Leggi il testo integrale del discorso di Giacomo Matteotti
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30 maggio 2024
Cento anni fa l’ultimo discorso di Giacomo Matteotti alla Camera dei deputati
Matteotti «[...] Voi dichiarate ogni giorno di volere ristabilire l’autorità dello Stato e della legge. Fatelo, se siete ancora in tempo; altrimenti voi sì, veramente, rovinate quella che è l’intima essenza, la ragione morale della Nazione. Non continuate più oltre a tenere la Nazione divisa in padroni e sudditi, poiché questo sistema certamente provoca la licenza e la rivolta. Se invece la libertà è data, ci possono essere errori, eccessi momentanei, ma il popolo italiano, come ogni altro, ha dimostrato di saperseli correggere da sé medesimo. (Interruzioni a destra) Noi deploriamo invece che si voglia dimostrare che solo il nostro popolo nel mondo non sa reggersi da sé e deve essere governato con la forza. Ma il nostro popolo stava risollevandosi ed educandosi, anche con l’opera nostra. Voi volete ricacciarci indietro. Noi difendiamo la libera sovranità del popolo italiano al quale mandiamo il più alto saluto e crediamo di rivendicarne la dignità, domandando il rinvio delle elezioni inficiate dalla violenza alla Giunta delle elezioni. (Applausi all’estrema sinistra - Vivi rumori)».
[resoconto stenografico, parte finale]
Brescia, Piazza della Loggia, 28 maggio 1974, pochi attimi dopo l’esplosione (foto di Silvano Cinelli)
Nel cinquantesimo anniversario della strage, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è recato a Brescia per partecipare alla commemorazione. Questo un estratto del suo discorso.
«Una sequenza di eventi sanguinosi, legati dall’unico filo dell’eversione nera e tutte caratterizzate da una difficile ricerca della verità storica e giudiziaria, ostacolata da inaccettabili depistaggi, errori e inefficienze. Ma il desiderio di verità e giustizia non si è fermato.
La stessa matrice eversiva lo stesso disegno criminale, fu dietro a chi aveva piazzato ordigni o lanciato bombe a Piazza Fontana, a Milano, nel 1969, a Gioia Tauro nel luglio del 1970, a Peteano, nel 1972, alla Questura di Milano nel 1973. E che, dopo la strage di Brescia, continuò a praticare quella strategia della tensione, provocando nuovi spaventosi spargimenti di sangue innocente sul treno Italicus, a pochi mesi dalla strage di Piazza della Loggia, poi a Bologna nel 1980 - la più grande strage del terrorismo neofascista - e ancora, nel 1984, di nuovo a San Benedetto Val di Sambro».
28 maggio 2024
A cinquant’anni dalla strage di Brescia, nel segno dell’antifascismo
Il 28 maggio1974, alle 10.12, durante una manifestazione sindacale antifascista, una bomba collocata in un cestino dei rifiuti sotto il colonnato di piazza della Loggia uccise otto persone e ne ferì diverse decine.
Il 20 giugno 2017 la Corte di Cassazione ha confermato in via definitiva la condanna all’ergastolo ai due militanti di Ordine Nuovo Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte (quest’ultimo collaboratore dei servizi segreti), quali responsabili della strage; un nuovo filone dell’inchiesta accusa altri due neofascisti, Marco Toffaloni, all’epoca minorenne, e Roberto Zorzi.
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Il primo ministro Netanyahu e il ministro della difesa Gallant (Ap/Abir Sultan)
Scrive Francesco Strazzari, docente di relazioni internazionali di Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa: «Non ci sono precedenti di capi di governo di paesi che si definiscono democratici per i quali la giustizia internazionale ha chiesto l’arresto per crimini di tale gravità elevati a metodo di guerra. […] Il procuratore Khan non fa che difendere l’esistenza della pietra d’angolo del diritto internazionale quale strumento che interviene in dinamiche di guerra sempre più disumane. Tale passo è indispensabile a non sancire la morte del diritto davanti al ‘resto del mondo’».
21 maggio 2024
Crimini di guerra, crimini contro l’umanità
Il procuratore della Corte Penale Internazionale Karim Khan ha depositato la richiesta di cinque mandati di arresto «sulla situazione dello Stato di Palestina»: per il capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, il capo delle Brigate al Qassam, Mohammed Deif, il capo a Gaza, Yahya Sinwar; per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro della difesa Yoav Gallant.
«Oggi sottolineiamo ancora – ha detto Khan – che diritto internazionale e leggi sui conflitti armati si applicano a tutti. Nessun soldato, comandante, leader civile – nessuno – può agire impunemente. Nulla può giustificare la privazione intenzionale a esseri umani, tra cui tante donne e bambini, dei beni di prima necessità necessari alla vita. Nulla può giustificare la presa di ostaggi o l’uccisione di civili».
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Foto Vatican Media/SIR
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19 maggio 2024
Costruttori di pace
Sabato 18 maggio a Verona, papa Francesco ha incontrato il popolo della pace.
Nel corso dell’evento, sul palco dell’Arena si sono incontrati e abbracciati Maoz Inon, israeliano, che ha avuto i genitori assassinati il 7 ottobre, e Aziz Sarah, palestinese, che ha perso il fratello ucciso dall’esercito israeliano: entrambi credono che la pace sia la più grande impresa da realizzare.
«Sono sempre più convinto – ha detto Francesco – che il futuro dell’umanità non è solo nelle mani dei grandi leader, delle grandi potenze e delle élite. È soprattutto nelle mani dei popoli. Voi, però, tessitrici e tessitori di dialogo in Terra Santa, chiedete ai leader mondiali di ascoltare la vostra voce, di coinvolgervi nei processi negoziali, perché gli accordi nascano dalla realtà e non da ideologie. La pace si fa con i piedi, le mani e gli occhi dei popoli coinvolti».
Spartizione della Palestina decisa dal’ONU (29 novembre 1947). Il criterio fu quello di spartire il territorio sulla base delle concentrazioni demografiche. Nonostante gli ebrei rappresentassero solo un terzo della popolazione fu loro attribuito il 55% del territorio; ai palestinesi il 45%. La comunità ebraica accettò il piano, gli Stati arabi lo respinsero
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Leggi il contributo di Ercole Ongaro Israele ha superato la linea dell'umanità: la vendetta non è mai giustizia
Il futuro Bantustan-Stato di Palestina come immaginato dai leader israeliani prima del 7 ottobre 2023, senza i territori dei blocchi di colonie israeliane definitivamente annesse a Israele. Un mini-Stato composto da enclave che occupano il 10-15% del Paese (invece del 45% deciso dall’ONU nel 1947): senza confini internazionali, nessuna contiguità territoriale, nessun controllo su fonti idriche, luoghi archeologici, nessun accesso al Lago di Tiberiade e al Mar Morto, nessun controllo del proprio spazio aereo e del proprio sistema di comunicazione
15 maggio 2024
15 maggio 1948: la Nakba
Il 15 maggio 1948, il giorno successivo alla proclamazione dello stato di Israele, ha inizio la prima guerra arabo-israeliana (1948-1949) accompagnata dall’esodo forzato di circa 800.000 arabo-palestinesi (530.000 secondo il governo israeliano, 910.000 secondo l’Organizzazione internazionale dei rifugiati).
Con la guerra Israele si impossessa della metà del territorio che nel 1947 l’ONU ha assegnato ai palestinesi. Israele denomina il conflitto “guerra di indipendenza”, il popolo palestinese lo chiama “Nakba” (catastrofe).
Leggi la lezione di Ercole Ongaro La questione israelo-palestinese e il Medio Oriente
Ascolta Fedayn, un brano da La cantata rossa per Tall El Zaatar, 1977 (Gaetano Liguori, Roberto Del Piano, Pasquale Liguori, Giulio Stocchi)
Questo popolo ha sette anime
ogni volta che muore
rinasce più giovane e bello
Giovanna Marini in una foto di autore non noto, presumibilmente dei primi anni Duemila
9 maggio 2024
Bella ciao
Giovanna Marini è morta ieri a ottantasette anni.
È stata la voce della musica popolare, contadina, sociale, a partire dagli anni Sessanta; ha cantato la Resistenza antifascista, la forza e la fatica del lavoro, la lotta operaia.
Giovanna, Ilsreco ti ricorda e ti saluta.
il Lamento per la morte di Pasolini di Giovanna Marini
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ilmanifesto.it
3 maggio 2024
Give Peace A Chance?
Massiccia operazione in stile militare all’alba del 2 maggio scorso (ora locale) per sgomberare il presidio pro-Palestina di studenti e docenti dell’UCLA (University Campus of Los Angeles): granate di stordimento, fascette di plastica per bloccare i polsi, arresti a centinaia, che si uniscono ai quasi duemila in tutti gli Stati Uniti.
La repressione segue al violento assalto al campus da parte di squadre filoisraeliane, durante il quale numerose ragazze e ragazzi sono stati colpiti con mazze e spranghe di ferro, presi a calci e pugni, nella totale assenza delle forze dell’ordine.
«È un’allegoria di quello che succede in Palestina. Come i Palestinesi siamo stati letteralmente bombardati dall’esterno per poi essere accusati di essere terroristi e antisemiti» (testimonianza della studente Tai Min al manifesto, 3 maggio 2024).
E per essere dichiarati antisemiti, in base al disegno di legge varato dalla Camera dei deputati statunitensi che rende illegale l’antisemitismo, rafforzandone la definizione, è sufficiente dichiarare «Palestina libera».
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Columbia University di New York, 23 aprile 1968 (corriere.it)
Columbia University di New York, 29 aprile 2024 (ansa)
29 aprile 2024
Aprile
Il 23 aprile 1968, alla Columbia University di New York inizia la rivolta studentesca contro la guerra in Vietnam.
Il 18 aprile 2024, nella medesima Università, inizia la rivolta studentesca contro la guerra a Gaza.
«Non voglio rassegnarmi a considerare conclusa e travalicata quella civiltà nella quale il pensare storicamente era il criterio più alto del comportamento umano, perché in un prevalere del mondo che avesse per modello la tecnica io vedo un enorme pericolo per la libertà razionale dell’umano pensare e dell’umano agire.
Il mondo costruito sul modello di una civiltà prevalentemente tecnica, che non ha bisogno di essere storicizzato, è retto, in realtà, dalle forze politiche che governano la tecnica. In esso, sotto forme diverse (che possono aver aspetto sociologico, psico-analitico, strutturalistico), riprendono spazio miti metafisici: quella metafisica che il pensiero storico aveva tanto faticato ad espellere dalla ricerca.
Solo il pensiero storico si è opposto in passato e può opporsi in futuro ai disegni di dominio assoluto dei politici ed è segno di una percezione, anche se indistinta, di questo il fatto che le contestazioni giovanili sono internazionalmente sorte dai gruppi di studio delle scienze umane e storiche. Di ciò occorre che si prenda coscienza».
Ranuccio Bianchi Bandinelli, Introduzione all'archeologia, [1970]
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www.quirinale.it
25 aprile 2024
Una lunga scia di sangue ha accompagnato il cammino dell’Italia verso la Liberazione
Dall’intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla cerimonia in occasione del 79° anniversario della Liberazione, Civitella in Val di Chiana, 25/04/2024
Una lunga scia di sangue ha accompagnato il cammino dell’Italia verso la Liberazione. Il sangue dei martiri che hanno pagato con la loro vita le conseguenze terribili di una guerra ingiusta e sciagurata, combattuta a fianco di Hitler nella convinzione che la grandezza e l’influenza dell’Italia si sarebbero dispiegate su un nuovo ordine mondiale. Un ordine fondato sul dominio della razza, sulla sopraffazione o, addirittura, sullo sterminio di altri popoli. Un’aspirazione bruta, ignobile, ma anche vana. [...]
Generazioni di giovani italiani, educati, fin da bambini, al culto infausto della guerra e dell’obbedienza cieca e assoluta, erano stati mandati, in nome di una pretesa superiorità nazionale, ad aggredire con le armi nazioni vicine: le «patrie degli altri» come le chiamava don Lorenzo Milani. [...]
Il fascismo aveva in realtà, da tempo, scoperto il suo volto, svelando i suoi veri tratti brutali e disumani. Come ci ricorda il prossimo centenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti.
il testo integrale dell’intervento del Presidente della Repubblica
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21 aprile 2024
Resistere, pedalare, resistere
La tradizionale pedalata di impegno civile toccherà i luoghi degli scioperi locali del ‘43 e del ‘44: si partirà dalle fabbriche cittadine (Linificio, Officine Adda, Officine Gay), per poi proseguire per cascina Cagnola di Galgagnano (ove all’alba del 26 luglio 1944 la Guardia Nazionale Repubblicana uccise quattro civili inermi) e concludere l’itinerario al Poligono di tiro di Lodi. Qui il 22 agosto 1944 furono fucilati, dopo essere stati torturati e senza essere stati sottoposti a processo, cinque partigiani (Oreste Garati, Ludovico Guarnieri, Ettore Maddè, Franco Moretti, Giancarlo Sabbioni); il 31 dicembre 1944 altri cinque furono passati per le armi (Pietro Biancardi, Antonio D’Arco, Giuseppe Frigoli, Paolo Sigi, Ferdinando Zaninelli); l’8 marzo 1945, infine, fu assassinato Rosolino Ferrari.
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on line sul canale YouTube Ilsreco
la presentazione della mostra Vignette partigiane, a cura di Pier Luigi Gaspa (Lodi, sala Granata, 19 aprile 2024)
on line alla pagina didattica/materiali
le diapositive della presentazione Per la libertà. La Resistenza nel fumetto, di Pier Luigi Gaspa (Lodi, sala Granata, 19 aprile 2024)
13 aprile 2024
Mostra Vignette partigiane. La Resistenza nei fumetti
Protagonista nella letteratura e nel cinema, la Resistenza non ha ricevuto grande attenzione dal fumetto. Eppure, alcuni fumetti di ambientazione resistenziale sono apparsi in Italia ancora prima di quel 25 aprile 1945 che nell’immaginario collettivo rappresenta la fine della guerra, la sconfitta del fascismo, l’alba della democrazia.
Questo mondo poco noto e variegato è proposto a Lodi dalla mostra Vignette partigiane. La Resistenza nei fumetti, a cura dello studioso Pier Luigi Gaspa in occasione del 25 aprile di quest’anno: venti pannelli che raccontano la storia della Resistenza (e dell’Italia del dopoguerra) attraverso i fumetti, stampati per iniziativa di cinque Istituti per la storia della Resistenza lombardi: oltre a Ilsreco di Lodi, Fondazione Memoria di Milano, Isrec di Bergamo, Imsc di Mantova, Issrec di Sondrio, che li esporranno nei prossimi mesi.
Un approccio alla storia innovativo e stimolante per incontrare l’interesse delle giovani generazioni.
La mostra sarà inaugurata venerdì 19 aprile 2024, alle ore 18.00, nella sala Granata presso la Biblioteca Comunale Laudense. Per la sua valenza storica, l’evento rappresenta un’opportunità formativa per le e i docenti che vi prenderanno parte, ai quali sarà rilasciato un attestato di partecipazione.
La mostra sarà visitabile presso la Biblioteca Comunale Laudense dal martedì al sabato dalle ore 9,15 alle ore 18,15 dal 20 aprile all’8 maggio 2024. Le scuole sono invitate!
Diventa testimone attivo della memoria: associati a Ilsreco
Folla di palestinesi vista da un drone israeliano (ansa)
5 aprile 2024
Fantascienza?
Nel 1967 Fred Saberhagen – onesto artigiano di scrittura dell’immaginario – pubblica il primo romanzo della serie Berserker, nome dato a macchine che dopo aver sviluppato una propria intelligenza artificiale percorrono l’universo per sterminare ogni forma di vita.
Nel 2021, con lo pseudonimo Brigadier General Y.S., è pubblicato il libro The Human-Machine Team, nel quale l’autore (comandante di una unità di intelligence israeliana) sostiene la necessità di creare una macchina, ovvero un’intelligenza artificiale, in grado di processare rapidamente enormi quantità di dati per generare migliaia di potenziali «obiettivi» durante gli attacchi militari di una guerra.
L’inchiesta condotta dai siti di informazione israeliani +972 Magazine e Local Call a firma di Yuval Abraham (oggi riportata per intero dal manifesto) dimostra che questa macchina esiste, è denominata Lavander: l’esercito israeliano si è affidato a essa per marcare come sospetti militanti di Hamas fino a 37.000 persone palestinesi, lasciando al controllo umano circa 20 secondi prima di autorizzare il bombardamento delle loro case, per lo più di notte, mentre erano presenti le loro famiglie.
Diventa testimone attivo della memoria: associati a Ilsreco
Ettore Archinti, testimone di Resistenza non violenta, fotografato a Lodi nel 1943
2 aprile 2024
Anche tu puoi diventare testimone attivo della memoria
Associarsi a Ilsreco significa avere a cuore la storia della Resistenza e dell’età contemporanea
Ventisei anni di attività e di impegno civile: in questi giorni l’Istituto Lodigiano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea (Ilsreco) avvia la campagna associativa 2024. Preservare la memoria, con lo sguardo rivolto al futuro: l’Istituto realizza eventi e iniziative, spesso in sinergia con gruppi, enti e associazioni del territorio, interagisce con le scuole, ha prospettive di crescita e diversi progetti in costante evoluzione.
Grazie all’utilizzo della tecnologia, Ilsreco resta al passo con i tempi, conserva e divulga una quantità consistente di materiali, video, documenti: sono infatti a disposizione il sito (www.ilsreco.it), la pagina Facebook Ilsreco Lodi e l’omonimo canale Youtube.
Chi desiderasse associarsi a Ilsreco può scrivere a ilsreco.lodi@gmail.com oppure inviare un messaggio alla pagina Facebook Ilsreco Lodi. La quota associativa parte da 15 euro.
IBAN: IT46 S056 9620 3000 0000 4813 X28
L’anno di fondazione risale al 1998. Gli intenti e i compiti di Ilsreco sono di valore culturale ed etico: assicurare l’ordinata documentazione del patrimonio storico del Lodigiano relativo alla storia contemporanea, promuovere la conoscenza e lo studio del movimento di Liberazione, nonché la conoscenza dell’età contemporanea nei suoi differenti aspetti, attraverso la raccolta e la conservazione di documenti, gli studi e le pubblicazioni, l’attuazione di programmi didattici, l’organizzazione di eventi.
Associarsi a Ilsreco significa condividere tali obiettivi, sostenere indirettamente le numerose attività, contribuire alla crescita culturale del territorio, avere a cuore la storia della Resistenza e dell’età contemporanea.
Ilsreco dispone di un consistente patrimonio archivistico e librario, ora accolto presso il Liceo statale Maffeo Vegio di Lodi, affinché sia consultabile e fruibile da studiosi e cultori della materia, nonché da docenti e studenti delle istituzioni scolastiche del territorio.
27 gennaio 2024, Lodi, la pietra d'inciampo posta in memoria di Luigi Giulio Marzagalli 'Gino' in via Ottone Morena 4
27 marzo 2024
In onore e a memoria dei lodigiani assassinati a Mauthausen
Si è concluso lunedì il viaggio In treno per la Memoria con meta a Mauthausen, al quale hanno preso parte anche studenti, docenti, esponenti delle organizzazioni sindacali del territorio.
A Mauthausen furono diciassette i lodigiani assassinati: erano antifascisti, resistenti, partigiani; il più giovane aveva vent’anni, il più anziano sessanta. Ecco i loro nomi.
nome luogo di nascita classe matricola data di morte
Francesco Affaba Salerano al Lambro 1898 61544 4.02.1945
Celeste Bolognesi Montanaso Lombardo 1884 58725 16.05.1944
Enrico Boriani Codogno 1925 126075 22.04.1945
Secondo Brizzi Sant’Angelo Lodigiano 1901 58747 9.12.1944
Giuseppe Cecchi Cornegliano Laudense 1924 113943 26.04.1945
Annibale Fontanella Lodi 1886 57581 3.02.1944
Mario Galluzzi Casalpusterlengo 1922 26.01.1945
Mario Garrini Lodi 1896 30.04.1945
Luigi Gillio Lodi 1923 115538 15.04.1945
Luigi Goretti Marudo 1902 108585 24.04.1945
Angelo Lucca Zelo Buon Persico 1887 61673 29.11.1944
Luigi Marzagalli ‘Gino’ Lodi 1901 52423 22.04.1945
Giovanni Mirotti Casalpusterlengo 1912 53428 21.03.1945
Luigi Pea Casalpusterlengo 1897 61714 7.04.1945
Ugo Rotta Lodi 1913 28.02.1945
Camillo Tonani Casalpusterlengo 1905 61764 13.04.1945
Battista Vignoli Lodi 1890 61778 27.10.1944
24 marzo 2024, visita al campo di sterminio di Mauthausen (fotografie di Ivano Mariconti)
24 marzo 2024
A Mauthausen
Ai grandi scioperi antifascisti e antinazisti del marzo 1944 seguirono rastrellamenti e arresti: migliaia di lavoratori e lavoratrici furono deportati nei campi di sterminio nazisti, principalmente a Mauthausen, oggi visitato dalla delegazione lodigiana guidata da Ivano Mariconti, nell’ambito del viaggio In Treno per la Memoria.
Dopo Dachau e Auschwitz, il KL di Mauthausen fu quello ove giunse il più alto numero dei centoventitré trasporti partiti dall’Italia (ventuno).
Questi i principali, secondo la ricostruzione dello storico Brunello Mantelli:
il 4 marzo da Milano, con circa cento deportati
l’8 marzo da Firenze (con soste a Fossoli e a Verona), con circa seicento
il 16 marzo da Bergamo, con oltre seicentocinquanta deportatati, provenienti in gran parte da Torino, Milano, Genova, Savona e dal Milanese
Mauthausen fu l’ultimo campo a essere ‘liberato’ dagli alleati, il 5 maggio 1945.
23 marzo 2024, lodigiani al castello di Hartheim, luogo simbolo dell'Aktion T4 (fotografie di Ivano Mariconti)
23 marzo 2024
In Treno per la Memoria in visita nei luoghi dello sterminio di lavoratori e lavoratrici e persone con disabilità
Ricorre quest'anno l'80° anniversario degli scioperi che nel marzo 1944, a Torino e Milano soprattutto, dimostrarono la possibilità di un antifascismo di massa e furono pagati da lavoratori e lavoratrici con la deportazione in Germania e, spesso, la morte.
Anche in questa primavera, le organizzazioni sindacali lombarde hanno chiamato a raccolta scuola e società civile per partecipare al viaggio della memoria con destinazione il campo di sterminio di Mauthausen (ove furono assassinati principalmente lavoratrici e lavoratori arrestati in seguito agli scioperi, tra loro il lodigiano Luigi Giulio Marzagalli "Gino") e il castello di Hartheim, luogo simbolo dell'Aktion T4, sigla utilizzata a indicare lo sterminio delle persone con disabilità.
Al viaggio, che ha avuto inizio ieri e che si concluderà lunedì 25 marzo, partecipa anche una significativa rappresentanza dal Lodigiano: 32 studenti, 3 docenti (guidati dal nostro Ivano Mariconti), 9 esponenti del sindacato e della società civile.
Tal Mitnick e Sofia Orr, giovani israeliani renitenti alla leva, per questo attualmente in carcere nel loro paese (fotografie non accreditate)
18 marzo 2024
La guerra non sa arrestarsi sulla soglia della barbarie
Un estratto dall’Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della cerimonia commemorativa dell’ottantesimo anniversario della distruzione della città di Cassino (15 marzo 2024).
«[…] Quello che l’Italia ha compiuto in Europa in questi decenni è un cammino straordinario di pace e di solidarietà, abbracciando i valori dell’unità del nostro popolo, della democrazia, dell’uguaglianza, della giustizia sociale.
Valori che gli italiani vollero consacrati con la scelta della Repubblica e con la Costituzione.
Insieme a una affermazione solenne, tra le altre: il ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo per la risoluzione delle controversie internazionali.
Sono queste le poche parole dell’articolo 11 della nostra Costituzione che contiene le ragioni, le premesse del ruolo e delle posizioni del nostro Paese nella comunità internazionale: costruire ponti di dialogo, di collaborazione con le altre nazioni, nel rispetto di ciascun popolo […]».
Bambino nel ghetto di Varsavia, maggio 1941 (German Federal Archives). Nel ghetto della città polacca furono rinchiuse circa 500.000 persone appartenenti alla cosiddetta razza ebraica; oltre 85.000 erano bambine e bambini, che furono in grandissima parte uccisi dalla fame, dalle malattie, dalle deportazioni.
15 marzo 2024
Gaza, guerra alle bambine e ai bambini
«Negli ultimi mesi sono stati uccisi più bambini lì che in quattro anni di conflitto mondiale. Questa guerra è una guerra contro i bambini. È una guerra alla loro infanzia e al loro futuro. Gli ultimi dati delle autorità sanitarie di Gaza sono sconcertanti: almeno 12.300 bambini sono morti nell’enclave negli ultimi quattro mesi, rispetto ai 12.193 a livello globale tra il 2019 e il 2022».
Così Philippe Lazzarini, commissario generale dell’United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East – UNRWA. Nella Striscia di Gaza almeno 576.000 bambine e bambini, uomini e donne sono alla fame, una persona su quattro.
Emergono intanto nuovi, inquietanti dati relativi all’export militare italiano: come dimostra l’analisi di Giorgio Beretta di Rete Pace e Disarmo riportata da Altreconomia, nella categoria merceologica «Aeromobili, veicoli spaziali e relativi dispositivi», durante il periodo compreso tra ottobre e dicembre 2023, sono stati esportati verso Israele materiali del valore complessivo di oltre 14.800.122 euro. Una violazione della Legge 185/1990 che impedisce di inviare armi a paesi coinvolti in conflitti militari e in abusi dei diritti umani.
Manifestazione per la Giornata internazionale della donna, Milano 8 marzo 2024 (ansa)
12 marzo 2024
Marzo
Le tante manifestazioni contro la guerra (sostantivo femminile ma pratica patriarcale) e per la pace (sostantivo femminile e pratica femminista) nella Giornata internazionale della donna, l’8 marzo, a conferma che «Il mondo ha bisogno di guardare alle donne per trovare la pace, per uscire dalle spirali della violenza e dell’odio, e tornare ad avere sguardi umani e cuori che vedono» (Papa Francesco, 1° gennaio 2024).
L’appello del Papa, il 9 marzo, affinché l’Ucraina abbia il coraggio di negoziare e in Palestina sia posta fine alla guerra di «due irresponsabili» che ha già provocato oltre trentamila morti e pene indicibili alla popolazione civile.
L’inizio del Ramadan, mese che per la fede musulmana rappresenta solidarietà, preghiera, pace, il 10 marzo, nel segno del digiuno forzato che colpisce soprattutto i più deboli (bambine e bambini, persone anziane e malate, già morte a decine per fame e sete) a Gaza.
Il report pubblicato l’11 marzo dallo Stockholm International Peace Research Institute (Sipri), gruppo di scienziati svedesi pacifisti che monitorano il commercio delle armi, secondo il quale l’Italia è il paese che guadagna ora di più dalle guerre in corso (Ucraina e Palestina in primis): le esportazioni di armi sono aumentate dell’86% tra il 2019 e il 2023; con il 4,3% l’Italia è il sesto paese esportatore mondiale di armi, dopo Stati Uniti, Francia, Russia, Cina e Germania.
Ilsreco si unisce alle voci che, in un tempo in cui i venti di guerra soffiano sempre più forti, chiedono pace.
Manifestazione contro la guerra di aderenti all’organizzazione israeliana Mesarvot (in ebraico ‘Noi rifiutiamo’ declinato al femminile, per esplicita scelta femminista); il quinto da sinistra è Tal Mitnick, il diciottenne refusnik che ha rifiutato di indossare la divisa perché «un massacro non mette fine a un altro massacro» e che per questo il 27 dicembre scorso è stato condannato a 30 giorni di carcere (Mesarvot Network)
14 febbraio 2024
Voci ebraiche per la pace. Dall’appello Mai indifferenti
«Siamo un gruppo di ebree ed ebrei italiani che, dopo la ricorrenza del Giorno della Memoria e nel vivere il tempo della guerra in Medio Oriente, si sono riuniti e hanno condiviso diversi sentimenti: angoscia, disagio, disperazione, senso d’isolamento. Il 7 ottobre, non solo gli israeliani ma anche noi che viviamo qui siamo stati scioccati dall’attacco terroristico di Hamas e abbiamo provato dolore, rabbia e sconcerto.
E la risposta del governo israeliano ci ha sconvolti: Netanyahu, pur di restare al potere, ha iniziato un’azione militare che ha già ucciso oltre 28.000 palestinesi e molti soldati israeliani, mentre a tutt’oggi non ha un piano per uscire dalla guerra e la sorte della maggior parte degli ostaggi è ancora incerta. Purtroppo sembra che una parte della popolazione israeliana e molti ebrei della diaspora non riescano a cogliere la drammaticità del presente e le sue conseguenze per il futuro.
I massacri di civili perpetrati a Gaza dall’esercito israeliano sono sicuramente crimini di guerra: sono inaccettabili e ci fanno inorridire. Si può ragionare per ore sul significato della parola «genocidio», ma non sembra che questo dibattito serva a interrompere il massacro in corso e la sofferenza di tutte le vittime, compresi gli ostaggi e le loro famiglie […]»
7 febbraio 2024
Il Giorno del Ricordo con Ilsreco, Aned, Anpi
Il Giorno del Ricordo, ricorrenza del calendario civile nazionale che cade il 10 febbraio, compie vent’anni: la legge istitutiva è la n. 92 del 30 marzo 2004.
Anche per il 2024, Istituto lodigiano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea (Ilsreco), Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti (Aned), Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (Anpi) Comitato provinciale di Lodi, con la collaborazione dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Lodi e del gruppo Di Voce in Voce, propongono una iniziativa per ricordare la complessa vicenda del confine orientale, nella quale si inserisce il dramma delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, che si terrà giovedì 15 febbraio prossimo, alle 21.00, nella sala Granata presso la Biblioteca Comunale Laudense di Lodi, in via Solferino 72.
Laura Coci di Ilsreco terrà una lezione intitolata Voci dal confine orientale. Testimonianze e letture tra storia e memoria, accompagnata dalla proposta di testi del saggista Claudio Magris e dell’intellettuale Boris Pahor; di Antonietta Carretta e Clementina Tosi, già recluse nella Risiera di San Sabba di Trieste; dei poeti Ivan Goran Kovačić, croato, e Biagio Marin, istriano; di Marisa Madieri, Anna Maria Mori e Nelida Milani, pure istriane, la prima e la seconda profughe in Italia, la terza straniera in patria nella nuova Jugoslavia. Le letture saranno effettuate da Sabrina Aresu, Enrica Gioia, Elena Zaini del gruppo Di Voce in Voce; la presentazione sarà affidata a Gabriele Zuffetti (Anpi), la conclusione ad Alice Vergnaghi (Ilsreco).
Per la sua valenza storica, l’evento rappresenta un’opportunità formativa per le e i docenti che vi prenderanno parte, ai quali sarà rilasciato un attestato di partecipazione.
piazza Ospitale, posa della pietra d'inciampo in memoria di Luigi Vincenzo Marzagalli 'Barba'; da sinistra la studente di 5S Bassi Greta Giliotta (che ha ricordato la figura di 'Barba'), il sindaco di Lodi Andrea Furegato, lo storico Ercole Ongaro
via Ottone Morena, posa della pietra d'inciampo in memoria di Luigi Giulio Marzagalli 'Gino'; da sinistra il sindaco di Lodi Andrea Furegato, la studente di 5S Bassi Veronica Melodia (che ha ricordato la figura di 'Gino'), lo storico Ercole Ongaro
29 gennaio 2024
Le pietre d'inciampo in memoria di Luigi Marzagalli 'Barba' e di Luigi Marzagalli 'Gino'
Il 27 gennaio, Giorno della Memoria, Lodi ha ricordato con la posa di due pietre d'inciampo due concittadini che hanno scelto di dire 'no' al fascismo, Luigi Vincenzo Marzagalli, detto 'Barba' e Luigi Giulio Marzagalli, detto 'Gino', entrambi deportati e uccisi nei campi nazisti, il primo a Flossenbürg, il secondo a Mauthausen.
Grazie a tutti, tutte coloro che hanno collaborato all'iniziativa, in particolare alle ragazze e ai ragazzi delle classi 5S Bassi e 5O Maffeo Vegio, e alle loro insegnanti Zara Lanzoni, Simonetta Saccardi ed Elena Zaini, che hanno guidato alcune classi di scuole cittadine nell'Itinerario in memoria di deportati lodigiani.
vai al discorso di Ercole Ongaro sulla deportazione dal Lodigiano
vai alla biografia di Luigi Vincenzo Marzagalli 'Barba'
vai alla biografia di Luigi Giulio Marzagalli 'Gino'
27 gennaio 2024
Nell’ambito delle iniziative per il Giorno della Memoria, Istituto lodigiano per la storia della Resistenza e dell’età̀ contemporanea (Ilsreco), Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti (Aned), Associazione nazionale partigiani d’Italia Comitato provinciale di Lodi (Anpi Provinciale Lodi) e Movimento ecclesiale di impegno culturale, (Meic) con la collaborazione del Comune di Lodi, propongono un approfondimento sul Trasporto 81, il convoglio partito il 5 settembre 1944 da Bolzano e diretto a Flossenbürg sul quale viaggiarono i lodigiani Ettore Archinti, Luigi Vincenzo Marzagalli (detto il Barba) e Giuseppe Moretti, con il beato Teresio Olivelli.
Sabato 20 gennaio 2024, alle 10,30, nella sala Granata presso la Biblioteca Comunale Laudense sarà inaugurata con la presenza della curatrice, Maria Antonietta Arrigoni, e del curatore, Marco Savini, la mostra dal titolo In treno con Teresio. I deportati del Trasporto 81. Bolzano-Flossenbürg 5-7 settembre 1944. Sarà possibile visitare la mostra allestita presso la Biblioteca Comunale Laudense dal martedì al sabato dalle ore 9,15 alle ore 18,15 dal 20 gennaio al 9 febbraio 2024.
Giovedì 25 gennaio 2024, alle 21,00, nella Sala Rivolta presso il Teatro alle Vigne di Lodi si svolgerà una conferenza dal titolo Olivelli e Archinti: testimoni di resistenza e di umanità, tenuta dal prof. Anselmo Palini, biografo di Teresio Olivelli, e dal prof. Ercole Ongaro, biografo di Ettore Archinti. Teresio Olivelli ed Ettore Archinti sono entrambi attivi nella Resistenza: Olivelli nel Bresciano e a Milano; Archinti a Lodi. Oltre alla loro militanza nella Resistenza, sono accomunati anche dalla deportazione, conseguenza del loro impegno civile, sul Trasporto 81; dalla scelta non violenta; dalla morte nel campo di sterminio. La storia di Olivelli e Archinti sarà ricostruita dai due storici anche attraverso la lettura delle testimonianze dei due deportati.
Venerdì 26 gennaio, alle 10,10, nell’aula magna del Liceo Scientifico Gandini, in via Papa Giovanni XXIII, 1, Lodi, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Territoriale di Lodi, si proporrà alle classi quinte delle scuole secondarie di II grado lodigiane un incontro di approfondimento sulle figure di Teresio Olivelli ed Ettore Archinti sempre tenuto dai proff. Palini e Ongaro che, ripercorrendo la vicenda dei due deportati, offriranno alle e agli studenti due preziosi esempi di impegno civile e solidarietà.
Sabato 27, lunedì 29 e martedì 30 gennaio Ilsreco e le classi 5S turistico dell’ITE Bassi di Lodi (docente referente Zara Lanzoni) e 5O Esabac del Liceo Maffeo Vegio (docente referente Elena Zaini) propongono alle classi quinte delle scuole secondarie di II grado di Lodi di effettuare sul campo l’Itinerario in memoria di deportati lodigiani, progetto realizzato da Ilsreco in collaborazione con il Comune di Lodi, con la guida di tre studenti delle classi formate a questo scopo, in lingua italiana, oppure, a richiesta, in lingua francese o tedesca.
Le/gli studenti-guide delle classi 5S e 5O opereranno a rotazione, con partenze scaglionate per ciascuna visita-itinerario (due ore).
Sfollati interni in una scuola UNRWA trasformata in rifugio, sud della Striscia di Gaza, 17 dicembre 2023 (UNRWA)
15 gennaio 2024
100 giorni di guerra
Tre mesi di guerra, a ieri 23.843 palestinesi uccisi.
Il sottosegretario generale per gli affari umanitari e gli aiuti d’emergenza delle Nazioni Unite, Martin Griffiths, denuncia la situazione «orribile» della striscia di Gaza.
«Il sistema sanitario è al collasso. Le donne non sono in grado di partorire in sicurezza. I bambini non possono essere vaccinati. I malati e i feriti non possono ricevere cure. Le malattie infettive sono in aumento. E le persone cercano rifugio nei cortili degli ospedali».
Heinrich Himmler e Reinhard Heydrich a Vienna (marzo 1938)
5 gennaio 2024
La storia si ripete?
Nel 1940, dopo l’occupazione della Polonia da parte del Reich, Heinrich Himmler, comandante delle SS, perfeziona un piano per l’emigrazione forzata degli ebrei d’Europa in Madagascar, già colonia francese, poi abbandonato perché ritenuto troppo oneroso. Nel 1941 Reinhard Heyndrich, plenipotenziario per la ‘soluzione finale’, presenta un piano per deportare gli ebrei ancora più a est, poi vanificato dalla resistenza sovietica.
Nei giorni scorsi, il ministro della sicurezza del governo israeliano, Itamar Ben Gvir, ha proposto di trasferire in modo coatto il popolo palestinese in Congo o in Arabia Saudita. I palestinesi, intanto, sono costretti a lasciare le proprie case e spinti sempre più a sud, in uno spazio sempre più ristretto, privi di mezzi di sostentamento.