archivio news

2021


31 dicembre 2021

AUGURI!

Auguri per un 2022 democratico e antifascista, con l'invito a riscoprire il grande film di Hayao Miyazaki.

30 dicembre 2021

La chiusura di Memorial Internazionale, un attacco alla storia

Il 28 dicembre scorso la Corte Suprema russa ha decretato la chiusura di Memorial Internazionale, l’organizzazione per la difesa dei diritti umani russa fondata, tra gli altri, dal Premio Nobel per la pace 1975 Andrej Sacharov.

Memorial, con sede anche in Italia, gestisce il più grande archivio storico al mondo di documenti e testimonianze dell’epoca dei gulag: la sua chiusura forzata lede perciò il diritto alla conoscenza di una parte rilevante della storia e della memoria del Novecento.

Il comunicato ufficiale di Memorial Italia sulla liquidazione di Memorial Internazionale e sul caso Dmitriev

30 dicembre 2021

Solidarietà all'Istituto per la storia dell'Umbria contemporanea

Ilsreco fa proprio l'appello di Paolo Pezzino, presidente dell'Istituto nazionale Ferruccio Parri - rete degli Istituti storici della Resistenza e dell'età contemporanea, di solidarietà a Isuc - Istituto per la storia dell'Umbria contemporanea. Eccone il testo.

L’Istituto nazionale “Ferruccio Parri” con i suoi organi dirigenti e la rete tutta degli Istituti storici della Resistenza e dell’età contemporanea seguono con grande preoccupazione le notizie che provengono da Perugia in merito alla sorte dell’Istituto per la storia dell’Umbria contemporanea. Il mancato rinnovo con il 31 dicembre dei contratti di collaborazione dei cinque collaboratori precari dell’Isuc, dopo un lungo periodo di commissariamento dell’Istituto che avrebbe dovuto risolvere definitivamente il problema della stabilizzazione di questi ricercatori, comporta infatti la chiusura dell’Istituto e la cessazione delle sue attività.

L’Istituto nazionale ricorda che da quasi cinquant’anni l’Isuc è un indispensabile punto di riferimento per la raccolta di documentazione e la ricerca storica sull’Umbria contemporanea, oltre a rappresenta uno snodo importante della rete degli Istituti storici della Resistenza, una rete interconnessa nella quale la chiusura dell’Isuc lascerebbe un vuoto incolmabile.

L’Istituto nazionale auspica quindi che la Giunta regionale dell’Umbria, d’intesa, con l’assemblea regionale, trovi gli opportuni rimedi legislativi per sanare una situazione insostenibile, che con la chiusura dell’Isuc arrecherebbe un grave danno non solo alla comunità civica regionale, ma al patrimonio culturale nazionale.

ansa.it

«Noi donne», VI 19 (13 maggio 1951), p. 7

21 dicembre 2021

Per Osvalda Borelli

La lapide dedicata a Osvalda Borelli − posta sul ponte del canale Villoresi, a Garbagnate Milanese nella città metropolitana di Milano – è stata distrutta da ignoti nella notte tra sabato e domenica.

Osvalda Borelli (1903-1958) fu medico, antifascista, partigiana; fu deportata nel lager di Bolzano nel novembre 1944; nel dopoguerra fu vicesindaca di Garbagnate.

Osvalda fu torturata e deportata per la libertà di tutti, anche di coloro che hanno fatto a pezzi la lapide a lei intitolata.

«Nella mattinata del 3 novembre [1944] si presentarono all’ospedale di Garbagnate alcuni squadristi della brigata nera di stanza a Bollate, i quali perquisirono l’ufficio e il domicilio del capo infermiere Arialdo Bianchi e portarono alla caserma di Bollate lui e il vice capo Giovanni Gianetti. Contemporaneamente venivano arrestati il capo disinfettatore Emilio Lattuada e l'infermiere Beniamino Ortolani. I due capi infermieri furono rilasciati il giorno dopo, mentre il Lattuada e l’Ortolani furono trasferiti a San Vittore, dopo una serie di percosse e di violenze, e successivamente inviati nei campi di sterminio tedeschi. Il Lattuada morì nei giorni in cui terminava la guerra, l’Ortolani poté tornare in patria ma gravemente minato nel fisico morì poco dopo.

Nella notte del 14 novembre le brigate nere tornarono in ospedale ed arrestarono la dottoressa Osvalda Borelli, aiuto primario, crudelmente seviziata nella caserma di Bollate. Il giorno dopo brigatisti neri e SS italiane bloccarono tutto l’ospedale e arrestarono il dottor Lionello Ribotto, aiuto primario, l’infermiere Luigi Mantica in servizio al centralino telefonico, il dottor Angelo Pasquale, il dottor Mario Gandini, consulente laringologo, il capo infermiere Arialdo Bianchi mentre, nel suo domicilio di Milano veniva arrestato il primario Virgilio Ferrari.

Mantica, portato a Bollate, fu torturato a lungo e, dopo tre giorni, il suo cadavere fu riportato a Garbagnate affermando che si era suicidato e con il divieto di esaminarlo. Accertamenti successivi rilevarono che Mantica era deceduto per impiccagione».

scheda dall'Atlante delle stragi nazifasciste

radiopopolare.it

19 dicembre 2021

 

Il lavoro senza diritti uccide

 

Si chiamavano Roberto Peretto, 52 anni, Marco Pozzetti, 54 anni, e Filippo Falotico, 20 anni, i tre operai vittime del crollo della gru che stavano allestendo, la mattina del 18 dicembre scorso, a Torino.

Dall’inizio dell’anno nel settore dell’edilizia in Italia si contano 157 morti, con un incremento del 35% rispetto al 2020.

Nell’edilizia, anche in ragione degli incentivi del governo, la domanda supera l’offerta – denuncia il segretario della Fillea Cgil, Alessandro Genovesi, a Radio Popolare – costringendo gli addetti a ritmi di lavoro insostenibili che, unitamente alla mancanza di formazione sulla sicurezza, al sistema dei subappalti e all’assenza di controlli, moltiplicano i fattori di rischio.

E gli incidenti mortali.

Fotogramma dal film Louise-Michel di di Benoît Delépine e Gustave Kevern (Francia, 2008) 

13 dicembre 2021

 

La disumanizzazione di lavoratori e lavoratrici

 

Louise-Michel è un film di Benoît Delépine e Gustave Kevern (Francia, 2008). L’apertura è su un gruppo di operaie, impiegate in una fabbrica tessile della provincia francese: in allarme a causa della costante riduzione del personale, sono rassicurate dalla direzione sul futuro dell’azienda e gratificate con un piccolo dono. La mattina seguente, però, quando le donne si recano al lavoro, trovano i capannoni completamente vuoti: scomparsi i macchinari, gli uffici, i dirigenti…

Questo è quanto accaduto alle operaie tessili di un’azienda di Martina Franca, nel Tarantino, nel dicembre 2021: in cassa integrazione, una di loro è andata alla fabbrica per recuperare alcuni oggetti personali, trovandola completamente vuota, sia dei macchinari, sia degli armadietti contenenti gli effetti elle dipendenti.

L’azienda ha delocalizzato tutto, anche la dignità e il rispetto nei confronti di lavoratori e lavoratrici.

L’approfondimento di Massimo Alberti La disumanizzazione del capitalismo tra licenziamenti e umiliazione sul sito di Radio Popolare

Papa Francesco incontra una bambina rifugiata, profuga a Lesbo, il 5 dicembre 2021 (VaticanMedia/Ansa) 

9 dicembre 2021


«Il Mediterraneo, che per millenni ha unito popoli diversi e terre lontane, sta ora diventando un lugubre cimitero senza lapidi…»


Così Papa Francesco al Mavrovouni Reception and Identification Centre (RIC) di Lesbo, il 5 dicembre scorso.

Rifugiati e migranti tornano nelle parole del Pontefice all’Angelus dell’Immacolata: «A Cipro, come a Lesbo, ho potuto guardare negli occhi questa sofferenza: per favore, guardiamo negli occhi gli scartati che incontriamo, lasciamoci provocare dai visi dei bambini, figli di migranti disperati. Lasciamoci scavare dentro dalla loro sofferenza per reagire alla nostra indifferenza; guardiamo i loro volti, per risvegliarci dal sonno dell’abitudine!» (Vatican News, 8 dicembre 2021).




25 novembre 2021

in diretta dalla pagina Facebook Ilsreco!


La notte della svastica

Anno del Signore Hitler 720, il Reich millenario e l’alleato impero del Sol Levante hanno vinto la guerra mondiale e soggiogato il pianeta: è questa l’idea di partenza di Swastika Night (La notte della svastica) romanzo della scrittrice inglese Katharine Burdekin, dato alle stampe nel 1937, due anni prima dell’inizio del secondo conflitto mondiale (l’invasione della Polonia avviene il 1° settembre 1939), un anno prima del crescendo del feroce espansionismo germanico (l’annessione dell’Austria data all’11 marzo 1938) e dell’esplosione della violenza di stato contro gli ebrei nella Kristallnacht (9 novembre 1938); il romanzo sarà poi ripubblicato nel 1940, a guerra iniziata, quasi a sostenere l’ostinata politica antihitleriana del nuovo primo ministro Winston Churchill: una nomina non scontata, anche in considerazione del consenso e della simpatia che il nazismo riscuoteva in Inghilterra, perfino in seno alla famiglia reale.

Con sorprendente lungimiranza, ma anche avvalendosi di fonti di intelligence e della propria sagacia di intellettuale, Burdekin prefigura quello che a breve avrebbe potuto ragionevolmente accadere, in una ‘ucronia anticipatoria’ che si pone come capostipite del genere variamente definito ‘fantascienza’, o ‘distopia’, femminista.

Katharine Burdekin (1896-1963) è purtroppo scrittrice pochissimo nota, e non solo in Italia: Swastika night è l’unica sua opera tradotta in lingua italiana, lo scorso anno ristampata da Sellerio per la cura di Domenico Gallo, eclettico e coltissimo studioso di Resistenza e science fiction.

Proprio Domenico Gallo sarà ospite di Ilsreco (Istituto lodigiano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea), Toponomastica Femminile e ANED (Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti) in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il prossimo 25 novembre, alle 21.00, nell’aula magna del Liceo classico Pietro Verri (via san Francesco 11): sarà infatti presentato il libro La notte della svastica, in una serata nella quale Domenico Gallo e Laura Coci parleranno di totalitarismo e condizione femminile, nonché di fantascienza che sa leggere il presente individuandone – come sosteneva Primo Levi − «l’esperienza di una smagliatura, di un vizio di forma che vanifica uno od un altro aspetto della nostra civiltà o del nostro universo morale».

Katharine Burdekin, in ragione della sua attenzione alle questioni di genere, aveva compreso quanto l’ideologia fascista e totalitaria potesse essere pericolosa per le donne (e lo è ancora), poiché riafferma e rivendica valori tradizionali della società patriarcale, ingabbiando il genere femminile nel ruolo riproduttivo. Una lezione dolorosamente attuale, testimoniata dal recente assassinio di Frozan Safi, attivista per i diritti umani e docente universitaria, in Afghanistan.

la presentazione dell'iniziativa su «Il Cittadino» di martedì 23 novembre 2021

l'approfondimento dell'iniziativa su «Il Cittadino» di giovedì 25 novembre 2021

la presentazione multimediale proiettata durante l'iniziativa

varesenoi.it

14 novembre 2021

 

Solidarietà a Chiara Colombini (Istoreto)


Ilsreco esprime la propria piena solidarietà a Chiara Colombini, studiosa dell'Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea (Istoreto). 

Invitata dalla locale sezione ANPI ad Azzate (Varese) per la presentazione del libro Anche i partigiani, però... (Laterza, 2021), la storica è stata accolta da due striscioni denigratori, più un terzo, polemico nei confronti dell'iniziativa. I tre messaggi sono stati  firmati con la sigla Do.Ra., acronimo della Comunità Militante dei Dodici Raggi, con esplicito riferimento al Sole Nero del castello di Wewelsburg, luogo esoterico scelto da Heinrich Himmler per gli incontri dei vertici delle SS.

Gli appartenenti ai Dodici Raggi, che hanno sede a Caidate (Varese), sono noti e sono oggetto di indagine e di denuncia per le posizioni dichiaratamente neonaziste (dalla celebrazione del compleanno di Adolf Hitler all'antisemitismo esplicito), per le minacce nei confronti del giornalista di «La Repubblica» Paolo Berizzi (colpevole di aver firmato un reportage su di loro) e, recentemente, per la diffusione di teorie complottiste sulla vaccinazione anti Covid (ritenuta contraria all'eugenetica).

l'approfondimento di Paolo Berizzi su «La Repubblica» del 7 dicembre 2016

agi.it

11 novembre 2021

 

Al confine tra Bielorussia e Polonia, ora

 

Viens... Ou que le songe t’amène

Viens... Je suis la lèvre interdite

Pose ma joue sur les tiennes une année

Et dors... Nous n’aurons plus de parole

Je suis le visionnaire... Et mes chemins sont trois

Devant ou devant ou devant.

 

Vieni, dove il sogno ti porta

Vieni, io sono il labbro proibito

Metti la mia guancia sulla tua per un anno

e dormi... Noi non avremo più parole

Io sono il visionario… E le mie strade sono tre

Davanti o davanti o davanti.

 

Mohamed Sghaïer Ouled Ahmed (1955-2016)



Frozan Safi (twitter.com/ZahraSRahimi)

8 novembre 2021

 

Frozan Safi, attivista per i diritti delle donne, uccisa in Afghanistan

 

Mazar-i-Sharif (Afghanistan), 5 novembre 2021.

È stato riconosciuto dalla sorella, grazie agli abiti, il corpo senza vita di Frozan Safi, attivista e docente universitaria di economia ventinovenne, scomparsa da casa a fine ottobre: il suo viso era stato devastato dai colpi di arma da fuoco.

In attesa di visto per la Germania, Frozan era uscita di casa in seguito a una telefonata, in cui le si chiedeva di raccogliere i documenti della sua attività in favore delle donne e di spostarsi in un luogo sicuro: una trappola, forse dei taleban, forse di integralisti fuori controllo.

Frozan Safi era una resistente, una donna che attraverso la cultura e l’istruzione lottava per la libertà di tutte le donne e della propria nazione.

Frozan, Ilsreco ti ricorda e ti saluta.




l’approfondimento di Francesca Ghirelli su «L’Avvenire» del 6 novembre 2021

Novara, 30 ottobre 2021, corteo No Green Pass (fanpage.it)

1° novembre 2021

 

«Non hanno idea della storia. Noi sì purtroppo…»

 

Al corteo No Green Pass di Novara, sabato 30 ottobre, alcuni manifestanti si sono vestiti come prigionieri dei lager, indossando pettorine a strisce verticali bianco e grigio e sfilando tenendo in mano una corda inframmezzata da nodi a ricordare il filo spinato: le restrizioni anti Covid sono state dunque paragonate allo sterminio operato dalla dittatura nazista.

Ecco il commento su «La Stampa» di Rossella Bottini Treves, presidente della Comunità ebraica di Novara e Vercelli:

«È già successo in altre città italiane ma queste persone non sanno cosa è stata la Shoah. È pazzesco che si manifesti in questo modo. La storia bisogna conoscerla e fatti del genere mi lasciano senza parole. Lo sforzo della nostra Comunità va soprattutto nella direzione della conoscenza, del sapere. Ovviamente del sapere rivolto a tutti, non solo alle nuove generazioni di ebrei. Non si può accostare una tematica come quella sul Green Pass a quella del filo spinato dei campi di concentramento e della Shoah. A chi ha sfilato a Novara farei delle domande. Mi piacerebbe molto capire. Ecco, allora poi aggiungerei altre considerazioni. Perché nella vita non si può sempre mettersi in cattedra. E questo vale per tutti. Prima di condannare bisogna capire, di sicuro non odiare. Però su un punto bisogna essere inflessibili: la storia, e quella delle persone, va rispettata».

E quello del deputato Emanuele Fiano, sul proprio profilo Twitter:

«Abbiamo cresciuto una parte di popolo nell’ignoranza più abissale. Novara, manifestazione No Green Pass, i manifestanti sfilano vestiti da prigionieri dei lager nazisti. Non hanno idea della storia. Noi sì purtroppo, e sappiamo che quando poi dovesse prevalere l’ignoranza…».

in senso orario: Giulia Carazzali e Giuseppe Cremascoli, Ercole Ongaro, Ferruccio Pallavera e Angelo Stroppa

25 ottobre 2021

Il convegno su Enrico Bignami di Ilsreco, Società Storica Lodigiana, Società Generale Operaia di Mutuo Soccorso 

Lodi, Società generale Operaia di Mutuo Soccorso, venerdì 22 ottobre 2021, A cento anni dalla morte di Enrico Bignami. Un lodigiano controcorrente





la presentazione dell'iniziativa su «Il Cittadino» di martedì 19 ottobre 2021...

...e l'approfondimento sul convegno su «Il Cittadino» di venerdì 22 ottobre 2021

l'intervento di Ercole Ongaro

la cronaca dell'iniziativa su «Il Cittadino» di sabato 23 ottobre 2021

17 ottobre 2021

A cento anni dalla morte di Enrico Bignami.

Un lodigiano controcorrente

In occasione del centenario della morte di Enrico Bignami, l’Istituto Lodigiano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, la Società Storica Lodigiana e la Società generale operaia di Mutuo Soccorso invitano la cittadinanza a un incontro pubblico per ricordare la figura del socialista umanitario Enrico Bignami, nato a Lodi il 3 dicembre 1844 e morto a Lugano (Canton Ticino) il 13 ottobre 1921.

Giovanissimo partecipò alle campagne militari del Risorgimento, schierandosi con le forze di Garibaldi. Nel luglio del 1868 fondò a Lodi il giornale «La Plebe», che ebbe diffusione anche in molte città italiane: giornale di tendenza repubblicana, attento ai gravi problemi sociali delle classi lavoratrici, dopo il 1871 assunse una connotazione socialista.

Nel 1872 fondò a Lodi una sezione dell’Internazionale socialista e iniziò una corrispondenza con Engels e Marx, contribuendo alla introduzione del marxismo in Italia. Per questo subì, con i suoi collaboratori, il carcere e frequenti sequestri del giornale, che lo persuasero a trasferirsi a Milano nel 1875.

A Milano Bignami si avvicinò alla concezione umanitaristica del socialista francese Benoît Malon, che non avrebbe più abbandonato.

Nel 1882 Bignami collaborò con Osvaldo Gnocchi Viani per costituire il Partito Operaio Italiano, che l’anno seguente si dotò del periodico «Il Fascio Operaio». Dopo la chiusura de «La Plebe» (1885) Bignami continuò l’attività di editore, ma intraprese anche quella di commercio e importazione in Italia di apparecchi elettrotecnici.

Nel maggio 1898, a seguito della repressione dei moti popolari contro l’aumento del prezzo del pane, Bignami fu costretto a emigrare in Svizzera, a Lugano, dove nel 1906 diede vita a una prestigiosa rivista («Coenobium»), che ebbe come collaboratori importanti intellettuali europei. La Curia vaticana la inserì nell’Indice dei libri proibiti per il sostegno dato al movimento del Modernismo e alla ricerca di una conciliazione tra scienza e fede religiosa.

Dal 1911 il «Coenobium» intraprese un indirizzo antimilitarista e anticolonialista, in coincidenza con la guerra italo-turca per la conquista della Libia. Indirizzo che proseguì in modo ancora più deciso con lo scoppio della Grande guerra nell’estate 1914.

Per l’appoggio dato ai temi del pacifismo, per l’attività di assistenza ai profughi e ai prigionieri di guerra e di ricerca dei dispersi sui vari fronti, Bignami fu schedato dalla polizia italiana come molto pericoloso.

Gli interventi della relatrice e dei relatori riguarderanno: un profilo biografico di Bignami (Giulia Carazzali), il rapporto di Bignami con la massoneria (Angelo Stroppa), la sua azione pacifista nella Grande guerra (Ercole Ongaro) e i giornali lodigiani da «La Plebe» al «Sorgete!» (Ferruccio Pallavera).

L’iniziativa si terrà nel rispetto delle norme anti Covid 19 attualmente in vigore.

 

l'approfondimento di Ercole Ongaro su «Il Cittadino» di mercoledì 13 ottobre 2021

Lodi, Società generale Operaia di Mutuo Soccorso, 9 ottobre 2021, In memoria di Antonio Cardinale: Rossella Cardinale ricorda la figura del padre (a sinistra, Ercole Ongaro)

13 ottobre 2021

Il 9 ottobre Ilsreco, Società Storica Lodigiana, Società Generale Operaia di Mutuo Soccorso hanno ricordato Antonio Cardinale

Lodi, Società generale Operaia di Mutuo Soccorso, sabato 9 ottobre 2021, In memoria di Antonio Cardinale





la presentazione dell'iniziativa su «Il Cittadino» di sabato 9 ottobre 2021

l'intervento di Ercole Ongaro...

...e quello di Ferruccio Pallavera

la cronaca dell'iniziativa su «Il Cittadino» di martedì 12 ottobre 2021

Torino, devastazione all'interno della Camera del Lavoro dopo l'aggressione fascista del 25-26 aprile 1921 (stampa.it)

11 ottobre 2021

Solidarietà a CGIL

Ilsreco esprime solidarietà a CGIL, vittima di un assalto fascista alla propria sede romana nella giornata di sabato 9 ottobre scorso e si unisce a quanti chiedono lo scioglimento delle organizzazioni neofasciste, nel rispetto della Costituzione della Repubblica.

A cento anni di distanza il fascismo mostra ancora una volta la sua natura violenta e antidemocratica.

NO al fascismo!

Roma, assalto di neofascisti di Forza Nuova (identificati e arrestati, tra gli altri, i leader Roberto Fiore e Giuliano Castellino) alla sede nazionale della CGIL il 9 ottobre 2021 (corriere.it)

11 ottobre 2021

per Enzo Collotti

Ilsreco ricorda e saluta Enzo Collotti, scomparso il 7 ottobre 2021, grande maestro che nella sua vita ha coniugato rigore storico e impegno civile.


Con queste parole, l'Istituto del Friuli Venezia Giulia ricorda Enzo Collotti.

29 settembre 2021

in memoria di Antonio Cardinale

Castellabate (Salerno), 29 maggio 1943 - Graffignana (Lodi), 19 luglio 2020 

Presidente Ilsreco dal 2015 al 2017

L’Istituto Lodigiano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, la Società Storica Lodigiana e la Società generale operaia di Mutuo Soccorso invitano la cittadinanza a un incontro pubblico per ricordare la figura di Antonio Cardinale, deceduto il 19 luglio 2020, nella sua casa a Graffignana.

Cardinale, nato a Castellabate nel Salernitano il 29 maggio 1943, laureato in Fisica nucleare a Roma nel 1965, ha lavorato per cinque anni presso il Comitato Nazionale Energia Nucleare, ente per la promozione dello sviluppo dell'energia nucleare per usi civili, occupandosi della protezione dei lavoratori dalle radiazioni.

Trasferitosi a Milano nel 1970, lavorò all’Agip Nucleare in qualità di responsabile dell’Ufficio Sicurezza nucleare e Protezione sanitaria. Ha preso parte alla Commissione Energia e Ambiente del partito comunista, contribuendo alla preparazione del Piano energetico del partito.

Dal 1980 operò come dirigente industriale e consulente manageriale presso la Snam Progetti dirigendo il Servizio Valutazione Impatto Ambientale.

Nel 1989, pur lavorando a San Donato Milanese, si trasferì ad abitare a Graffignana, dove negli anni seguenti ha partecipato ad attività culturali e sociali.

Ormai cinquantenne si iscrisse all’Università Statale di Milano, dove nel marzo 1999 conseguì la laurea in Storia economica. Come già nel ruolo di dirigente industriale così in quello di ricercatore storico, Cardinale svolse anche un’intensa attività di pubblicazioni. Particolarmente importanti sono quelle dedicate alla storia economica e politica del Lodigiano e di Graffignana.

Per la sua attività di storico nel 2014 è stato nominato membro della Società Storica Lodigiana ed eletto nel direttivo dell’Istituto lodigiano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, di cui è anche stato presidente dal 2015 al 2017. Era iscritto alla Società Generale Operaia di Mutuo Soccorso.

L'intervento di Gianni Piatti a Graffignana, sabato 25 settembre 2021,

in ricordo di Antonio.

19 settembre 2021

Giovanna Boccalini Barcellona

sabato 25 e domenica 26 settembre: due giorni di iniziative promosse da un ampio cartello di istituzioni e associazioni del territorio per conoscere una straordinaria donna lodigiana attiva nella Resistenza e nella politica, nella solidarietà e nello sport.

Alice Vergnaghi

13 settembre 2021

Una risorsa per Ilsreco

Il 1° settembre 2021 la docente Alice Vergnaghi (titolare di italiano e storia in un liceo cittadino, storica con diverse pubblicazioni all’attivo) ha preso servizio presso l’Istituto lodigiano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea di Lodi (Ilsreco) nell’ambito del progetto “Supporto alle istituzioni scolastiche e alle loro reti per l’attuazione e l’implementazione della L. 107/2015, con particolare riferimento ad attività di ricerca di interesse regionale o nazionale”.

Nell’anno scolastico 2021/22, dunque, Alice sarà distaccata presso Ilsreco e svolgerà un prezioso lavoro di catalogazione e digitalizzazione dei fondi archivistici, di coordinamento didattico, di ricerca e approfondimento sul Novecento lodigiano.

Buon lavoro, Alice!

Tommaso Claudi, giovane console italiano a Kabul, aiuta un bambino spaventato dalla ressa delle persone in attesa di un volo per fuggire dall’Afghanistan, a superare un muro nel perimetro interno dell'aeroporto della capitale, il 23 agosto 2021 

8 settembre 2021

Italia, 8 settembre 1943 - Afghanistan, 23 agosto 2021. Nessuno si salva da solo

L’Italia divisa, le città in macerie, la fuga del re, della sua corte e dello Stato Maggiore del Regio Esercito, i militari allo sbando — ognuno lasciato solo a scegliere, per sé e per il futuro del paese —, l’occupazione nazista, le prime prove di Resistenza — civile e in armi —, gli Alleati in lenta risalita lungo la penisola, le stragi di inermi – agite da SS e Wehrmacht con la complicità fascista —, la persecuzione e la deportazione di ebrei per iniziativa di volonterosi carnefici italiani, la guerra civile. Lontana, lontanissima, ancora insperata, l’alba serena di libertà.

Sono i venti mesi più angosciosi della storia d’Italia, che hanno inizio l’8 settembre 1943, quando il capo del governo, Pietro Badoglio, annuncia l’armistizio con gli alleati: è dichiarata la cessazione di «ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane», ma non la fine della guerra, poiché le forze italiane dovranno reagire a «eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza».

I militari italiani, rimasti senza ordini o raggiunti da ordini contraddittori, per quanto possibile dismettono le divise e sono rivestiti soprattutto dalle donne, dalle madri di altri soldati (per una sorta di proprietà transitiva del bene: aiutare i figli di altre madri in una sorta di maternage collettivo, con la speranza che anche i propri figli possano esserlo), mentre iniziano a costituirsi spontaneamente piccoli nuclei di guerriglia, le cosiddette ‘bande’ di ribelli nelle quali confluiscono antifascisti storici, ufficiali e soldati sbandati, giovani patrioti, che sulle montagne e nelle città occupate daranno vita alla Resistenza.

Domenico Campagnoli (secondo da destra) alla presentazione del volume Taccuini dal Maffeo Vegio ad Auschwitz, realizzato a conclusione del viaggio In Treno per la Memoria (10-14 marzo 2016) da studenti del Liceo Maffeo Vegio e promosso da CGIL CISL UIL di Lodi (Lodi, sala Granata, 15 giugno 2016)

25 agosto 2021

Per Domenico Campagnoli

Ilsreco ricorda e saluta Domenico Campagnoli, amico e compagno nella trasmissione dei valori della Resistenza, organizzatore dei viaggi In Treno per la Memoria promossi dalle organizzazioni sindacali del territorio, esperto del mondo del lavoro competente e disponibile, scomparso il 24 agosto 2021.

Le bare di Garati e dei suoi compagni al Cimitero di Lodi, 22 agosto 1944 (in Ercole Ongaro, Guerra e resistenza nel Lodigiano. 1940-1945, il Papiro Editrice, Sesto San Giovanni 1994, pp. 174-182)

20 agosto 2021 

I martiri del Poligono di Lodi

 

Il 21 agosto 1944 furono catturati, a Boffalora d’Adda e a Lodi, cinque componenti del gruppo partigiano denominato “Falco rosso”, guidato da Oreste Garati, appartenente alla 174a brigata Garibaldi, di cui era comandante Edgardo Alboni. Questo gruppo era stato protagonista, il 10 luglio, di un attentato in cui aveva perso la vita lo squadrista Paolo Baciocchi, commissario prefettizio a Sant’Angelo Lodigiano, ed era stato ferito Gino Segui, commissario prefettizio di Lodi. Condotti alla caserma della GNR, in via San Giacomo a Lodi, gli arrestati erano stati sottoposti a tremende torture per ottenere i nomi di tutta la rete clandestina di appoggio. Alle 13.30 del 22 agosto vennero fucilati al poligono di tiro di Lodi: Oreste Garati, Ludovico Guarnieri, Ettore Maddè, e i giovanissimi Franco Moretti e Giancarlo Sabbioni.

da Ercole Ongaro, Società, guerra e resistenza nel Lodigiano. 1940-1945, Consorzio del Lodigiano, Lodi 1995, p. 42

Le pagine di Ercole Ongaro dedicate ai martiri del Poligono di Lodi in Guerra e resistenza nel Lodigiano. 1940-1945, il Papiro Editrice, Sesto San Giovanni 1994, pp. 174-182.

Il volantino della commemorazione ufficiale del 22 agosto 2021.

13 agosto 2021 

Per la cancellazione dell’intitolazione di via Giovanni D’Achiardi a Pisa

 

Ilsreco condivide e fa propria la proposta di “San Rossore 1938” per la cancellazione dell’intitolazione di via Giovanni D’Achiardi, il rettore dell’Università di Pisa che fu responsabile dell’epurazione di docenti e studenti di ‘razza ebraica’ nel 1938.

Ecco il testo della petizione, che è possibile firmare su change.org.

Nel 2018 l’Università, la Scuola Normale Superiore, la Scuola Sant’Anna di Pisa e la Scuola IMT di Lucca ricordarono in modo finalmente adeguato le tragiche conseguenze della legislazione antiebraica fascista, siglata proprio a San Rossore nel settembre 1938 da Vittorio Emanuele III.

Il 20 settembre 2018 la Conferenza di studi internazionale fu preceduta da una cerimoni nella quale i rettori di tutte le Università italiane hanno voluto assumere le responsabilità degli atenei nella attuazione della legislazione antiebraica fascista, che comportò l’espulsione e la persecuzione di 440 docenti, un migliaio di studenti, 727 membri di accademie scientifiche, 279 insegnati di scuole, 6000 scolari e di un numero purtroppo imprecisato di funzionari amministrativi.

Dopo quel giorno sono seguiti incontri negli istituti superiori e nelle città e la pubblicazione di numerosi volumi. A Pisa furono cacciati e “sostituiti” ben 20 docenti su 400, di cui - dopo il 1945 - solamente 5 sarebbero tornati; degli altri una, Enrica Calabresi, si suicidò per sfuggire alla deportazione e due, Ciro Ravenna e Raffaello Menasci, vennero inghiottiti dall’abisso della Shoah. Il numero degli studenti ebrei italiani rimane ancora oggi ignoto, mentre sappiamo che tutti i 290 studenti ebrei stranieri vennero espulsi.

Alle responsabilità generali del regime si aggiunsero quelle locali: i consigli di facoltà, i presidi, il senato accademico, i docenti che profittarono dell’occasione di “posti liberi” e sostennero le deliberazioni come spettatori e, talvolta, come delatori. Ben pochi si dimostrarono solidali con le vittime. Ci furono infine le responsabilità, primarie, del Rettore. Nel 1938, il Rettore era il professor Giovanni D’Achiardi.

Oltre che docente di mineralogia fu anche una figura pubblica del Regime sebben avesse iniziato le sue relazioni con il fascismo in modo conflittuale. Fu eletto rettore una prima volta nel 1923. Negli anni successivi ebbe ancora occasioni di contrasto con il fascismo locale, che però vennero superate negli anni Trenta

Nel 1934 venne nominato Senatore; nel 1935 divenne di nuovo Rettore dell’ateneo; nel 1936 addirittura Podestà della città e, infine, dal 1936 al 1937, assunse anche la carica di Direttore della Normale. La concentrazione dei poteri a sua disposizione fu formidabile.

Il Rettore D’Achiardi fu quindi il primo responsabile dell’epurazione dei docenti ebrei, a partire dalla compilazione della lista, sul censimento dell’estate 1938, e della selezione razziale degli studenti. Si preoccupò solo per le ripercussioni economiche per l’Università.

Noi non vogliamo giudicare il suo lungo tragitto pubblico: Primo Levi ha scritto che “la zona dell’ambiguo non la si può tagliare in due con una linea retta”. La condotta del Rettore Giovanni D’Achiardi nel 1938 ci pare tuttavia inequivocabile sul piano del giudizio storico, ed è la memoria di quei venti docenti, degli studenti italiani, dei 290 studenti polacchi lituani ungheresi boemi ricacciati verso i propri paesi intolleranti - e la Shoah in agguato - che ci spinge a considerare inammissibile che una via della città di Pisa gli sia ancora intitolata.

“San Rossore 1938”. Comitato scientifico: Michele Battini (coordinatore), Michele Emdin, Fabrizio Franceschini, Barbara Henry, Alessandra Lischi, Ilaria Pavan, Guri Schwarz, Alessandra Veronese. Comitato organizzatore: Davide Guadagni (coordinatore).

Hanno aderito: Comunità Ebraica di Pisa; Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, Pisa; Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti, Pisa.

11 agosto 2021

Memoria fascista e odonomastica

 

Ilsreco fa proprio il comunicato di Paolo Pezzino, presidente dell’Istituto nazionale Ferruccio Parri al quale è associato, di contrarietà all’intitolazione di una via di Alessandria a Giorgio Almirante.

Ecco il testo del comunicato.

L’Istituto nazionale Ferruccio Parri condivide appieno e sostiene la posizione di ferma contrarietà espressa dall'Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Alessandria Carlo Gilardenghi in merito alla proposta di intitolare una via della città a Giorgio Almirante. Giorgio Almirante, dopo essere stato fascista militante, collaboratore de «La difesa della razza» e convinto sostenitore delle leggi razziste antiebraiche del 1938, a partire dal settembre 1943 ha assunto posizioni di vertice, politiche e militari, nella Repubblica sociale italiana, distinguendosi nella repressione del movimento partigiano e antifascista. Posizioni da lui mai rinnegate anche nel dopoguerra, quando è stato fondatore, dirigente e segretario nazionale del Movimento sociale italiano, un partito che rivendicava di avere le proprie radici ideologiche e culturali proprio nell’esperienza dell’ultimo fascismo di Salò. La proposta di intitolare un luogo pubblico alla sua figura non solo offende la storia e le tradizioni democratiche e antifasciste di Alessandria e della sua provincia, decorata di Medaglia d’Oro al Valor Militare per meriti partigiani, ma rappresenta un inaccettabile tentativo di riabilitazione storica, politica e culturale del regime fascista, delle sue leggi razziste e della tragica esperienza della Repubblica di Salò, corresponsabile con l’invasore tedesco di persecuzioni, stragi e deportazioni di antifascisti, partigiani e civili.

Milano, 10 agosto 1944, piazzale Loreto. I corpi esposti dei quindici detenuti antifascisti fucilati 

10 agosto 2021

Anniversario della strage di piazzale Loreto a Milano

All’alba del 10 agosto 1944 quindici antifascisti furono prelevati dalle carceri di San Vittore, portati in piazzale Loreto e lì fucilati da militi fascisti della Legione Ettore Muti agli ordini delle SS comandate da Theodor Saevecke; i loro corpi furono oltraggiati e lasciati esposti per tutto il giorno, impedendo ai familiari di prelevarli; cittadine e cittadini milanesi furono costretti a sfilare davanti ai cadaveri offesi.

«C’erano molti corpi gettati sul marciapiede, contro lo steccato, qualche manifesto di teatro, la Gazzetta del Sorriso, cartelli, Banditi! Banditi catturati con le armi in pugno! Attorno la gente muta, il sole caldo. Quando arrivai a vederli fu come una vertigine: scarpe, mani, braccia, calze sporche; [...] ai miei occhi di bambino era una cosa inaudita: uomini gettati sul marciapiede come spazzatura e altri uomini, giovani vestiti di nero, che sembravano fare la guardia armati!».

Franco Loi, da Roberto Cicala (a cura di), Con la violenza, la pietà. Poesia e resistenza, Interlinea, Novara, 1995


Gli Stormy Six ricordano la strage di piazzale Loreto nel loro pezzo Un biglietto del tram (1975)

Liliana Segre dopo la vaccinazione anti Covid 19 ricevuta a Milano il 18 febbraio 2021

27 luglio 2021

Paragonare il vaccino alla Shoah è una follia

Ilsreco condivide le affermazioni di Liliana Segre in merito al paragone tra la persecuzione ebraica e le disposizioni su Green Pass e obbligo del vaccino anti Covid 19.

In un’intervista alla testata on line Pagine Ebraiche, la testimone afferma che si tratta di «follie, gesti in cui il cattivo gusto si incrocia con l’ignoranza: siccome spero di non essere né ignorante né di avere cattivo gusto, non riesco a prendermela più di tanto»; e aggiunge: «È un tale tempo di ignoranza, di violenza, neanche più repressa, che è diventato maturo per queste distorsioni».

https://www.facebook.com/paginebraiche/posts/4420010831370249



25 luglio 2021

Il più bel funerale del fascismo

Con la Casa del Popolo di Montaretto (frazione alta di Bonassola, La Spezia) e con l'ANPI di Chignolo Po (Pavia), Ilsreco ricorda e festeggia la caduta di Benito Mussolini, il 25 luglio 1943.

Occorreranno ancora ventuno mesi perché la guerra sia finita, il 25 aprile 1945.

E il fascismo?


La targa posta all’ingresso dell’Archivio Storico Comunale di Lodi fino al novembre 2019

22 luglio 2021

La storia riscritta nel silenzio. A proposito dello sfratto di Ilsreco

«Piccoli smottamenti, cadute non sempre appariscenti, più spesso sotterranee. Ma messi insieme producono una slavina invisibile che travolge i capisaldi della storia contemporanea».

Questo l’inizio del bel contributo di Simonetta Fiori La storia riscritta nel silenzio («La Repubblica», 6 luglio 2021, p. 28).

Avvalendosi di una documentazione ampia e accurata, l’autrice analizza come le amministrazioni locali guidate dalle destre promuovano una lettura revisionista di fascismo e antifascismo, con il risultato di legittimare il primo ed equiparare chi scelse di lottare per la libertà e il riscatto e chi tentò di perpetuare l’odio e la sopraffazione. La perdita di senso della storia avviene attraverso una strategia articolata: con il tentativo di imposizione di una verità di stato sulla tragedia delle foibe, con la partecipazione di sindaci e assessori a eventi revanscisti, con l’intitolazione di strade a esponenti del regime fascista.

Conclude Fiori, citando indirettamente Ilsreco: «Gli Istituti storici della Resistenza osservano il fenomeno con inquietudine, anche perché sono stati i primi a subire tagli e in qualche caso un vero sfratto (a Sesto San Giovanni, a Lodi e a Grosseto)».


La lettera della presidente Ilsreco Laura Coci pubblicata da «Il Cittadino» il 2 aprile 2019.

Antonio Cardinale (a sinistra) durante la cerimonia di intitolazione ‘Largo Caduti di Kos’ nel comune di Castellabate (Salerno), il 19 agosto 2016

19 luglio 2021

Un anno fa ci lasciava Antonio Cardinale

In onore e a memoria di Antonio Cardinale, nostro indimenticato presidente, ecco il video della cerimonia di intitolazione ‘Largo Caduti di Kos’ nel comune di Castellabate (Salerno), il 19 agosto 2016.

Antonio conversa ora con il padre Giuseppe, primo sindaco di Montesano sulla Marcellana dopo la Liberazione, e con lo zio Vincenzo, ufficiale caduto a Kos, dei quali ha trasmesso memoria attraverso la sua opera e la sua vita.

https://www.youtube.com/watch?v=J_NuQREFdKA




Frontespizio del pieghevole del Genoa Social Forum 

Manifestanti della Rete di Lilliput mostrano i palmi delle mani dipinti di bianco per esprimere non violenza (19 luglio 2001) 

Manifestanti lungo corso Aurelio Saffi blindato da container sventolano le bandiere del Quarto Stato (19 luglio 2001) 

14 luglio 2021

Genova, vent'anni dopo

Per non dimenticare che un altro mondo è possibile.


6 luglio 2021

Niente calcio per i fascisti

Nei giorni delle semifinali e della prossima finale del Campionato Europeo di Calcio, Ilsreco condivide la testimonianza di Leon Goretzka, centravanti del Bayern Monaco, classe 1995, che ha esultato per il gol del 2-2 segnato durante la partita Germania-Ungheria mostrando le dita a formare un cuore alla tifoseria ungherese (e così rispondendo agli insulti omofobi nei suoi confronti), ha chiesto più volte alla propria federazione calcistica di espellere chiunque mostri in campo o fuori atteggiamenti discriminatori, si è fatto fotografare con una bandiera su cui si legge Niente calcio per i fascisti.


Fotogramma dal film Tempi moderni, di Charlie Chaplin (1936)

18 giugno 2021

La solitudine dell'articolo 1

«La Costituzione pone il lavoro a fondamento come principio di ciò che segue e ne dipende: dal lavoro, le politiche economiche, l’economia. Oggi, assistiamo a un mondo che, rispetto a questa sequenza, è rovesciato: dall’economia dipendono le politiche economiche; da queste i diritti e i doveri del lavoro. […] Il lavoro, da "principale" è diventato "consequenziale". Su questa constatazione, credo non ci sia bisogno di spendere parola. La Repubblica, possiamo dirla, senza mentire, "fondata" sul lavoro?»

Gustavo Zagrebelsky, Fondata sul lavoro. La solitudine dell’articolo 1, Einaudi, Torino 2013, pp. 4-5.

L’uccisione del sindacalista Adil Belakhdim durante un presidio oggi, a Biandrate – a una settimana di distanza dal pestaggio di lavoratori, presumibilmente a opera di guardie private, a Tavazzano – è un episodio gravissimo, oltre che un segnale di allarme del deterioramento dei rapporti sociali.

Ilsreco – Istituto lodigiano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea – sottolinea che la Costituzione repubblicana, nata dalla Resistenza, sancisce il diritto al lavoro, nel rispetto della dignità umana, e il diritto di sciopero, negato dal fascismo: un diritto che i fautori dell’«economia canaglia», che privilegia il profitto di pochi a costo dello sfruttamento di tanti, vorrebbe nuovamente cancellare.

15 giugno 2021

La nostra memoria

A Milano, nella notte tra sabato 12 e domenica 13 giugno i “soliti noti” hanno dato alle fiamme la corona commemorativa posta sotto la lapide dedicata al partigiano Mario Maggioni, in via Varè 9, annerendo il muro e una parte della targa. A dare la notizia è Roberto Cenati, presidente dell’Anpi Provinciale di Milano.

Mario Maggioni, milanese, era meccanico e operaio del gas. Arrestato per attività antifascista presso la sua abitazione in via Varè, il 24 agosto 1944, è incarcerato a San Vittore e poi trasferito nel campo di transito di Bolzano il 20 settembre. Infine, il 5 ottobre, è deportato a Dachau dove giunge il 9 ed è immatricolato con il numero 113394. Viene poi tradotto a Barth (Ravensbruck) il 28 novembre, con un trasporto di sole diciotto persone. È classificato “Politiker” con matricola 12632. Deportato successivamente a Mauthausen, qui muore il 3 marzo 1945, non ancora diciottenne.

Ilsreco – Istituto lodigiano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea - condanna con fermezza l’ennesimo gesto di spregio alla Resistenza, da cui è nata la Costituzione repubblicana, che sancisce il principio di uguaglianza e la libertà di pensiero e di espressione, ma non quella di vilipendio della memoria. Mario Maggioni è morto anche per la libertà di coloro che hanno dato fuoco alla sua lapide.

3 giugno 2021

Solidarietà a Simon Levis Sullam

Ilsreco – Istituto lodigiano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, pur non approvando il post che il professor Simon Levis Sullam ha condiviso sul proprio profilo Facebook (l’immagine scattata in una libreria Feltrinelli dei libri di Giorgia Meloni posizionati ‘a testa in giù’), esprime solidarietà al docente di Ca’ Foscari per gli attacchi di cui è stato oggetto da parte di organi di stampa e di privati cittadini e condivide lo spirito e la lettera del comunicato della Rettrice di Ca’ Foscari, Tiziana Luppiello, a riguardo:

«In queste ultime ore ho constatato con sconcerto il preoccupante accrescersi, in rete, di dichiarazioni e commenti ai limiti dell’odio in relazione alla vicenda del post del prof. Sullam (prontamente ritirato). Al di là dell’episodio in sé, sul quale mi sono già espressa, mi auguro che si interrompa al più presto questa ignobile e allarmante catena di insulti e offese, a cui purtroppo sempre più spesso capita di assistere. L’odio non è tollerabile e l’Ateneo, pur ribadendo la propria estraneità all’iniziativa personale del prof. Sullam, condanna fermamente ogni forma di attacco, offesa o violenza a lui o a chiunque altro indirizzata».

Ilsreco rileva inoltre che la Costituzione repubblicana, all’articolo 21, tutela la libertà di pensiero e di espressione, quella stessa libertà invocata dagli organi di stampa e dai privati cittadini che in questa occasione si sono accaniti con aggressioni verbali scomposte e del tutto sproporzionate.


Rita Montagnana, una delle ventuno donne elette nell’Assemblea costituente, vota per le elezioni comunali a Roma il 10 marzo 1946

2 giugno 2021

75° della Repubblica italiana e del voto alle donne

«A chi dice che le donne non possono avere una maturità politica, che non hanno il diritto di essere elette, oltre a quello di eleggere, noi rispondiamo che quando si trattava di morire per la libertà e l’indipendenza del nostro paese costoro non erano dalla parte nostra nella trincea».

Maria Zaccarini, Donne nuove, in «Noi Donne», Bollettino interno della sezione di Parma dell’Unione Donne Italiane, I, n. 1, giugno 1945

Sul n. 47 di «Vitamine Vaganti» (1° febbraio 2020) il contributo di Laura Coci Donna e cittadina. 1° febbraio 1945: Lestensione del voto alle donne in Italia.



Il murale a Casa Manfredi di Villa Sesso

22 maggio 2021

Partigiano Reggiano

Ilsreco esprime solidarietà a Istoreco - Istituto per la storia della Resistenza e dell'età contemporanea di Reggio Emilia, nonché a Comune di Reggio Emilia, ANPI di Villa Sesso e ANPI Provinciale di Reggio Emilia, in seguito alla richiesta di Autostrade per l'Italia di rimuovere il murale realizzato a Casa Manfredi di Villa Sesso. 

Il murale, dedicato a otto componenti delle famiglie Manfredi e Miselli uccisi dai fascisti  durante le rappresaglie del dicembre 1944, è stato inaugurato il 27 settembre 2020, come segno tangibile del passaggio di testimone della memoria storica collettiva reggiana.

La Resistenza non si cancella!

Il video dell'inaugurazione del murale Un muro di memoria, realizzato da Istoreco e presentato il 20 dicembre 2020, 76° anniversario dell'eccidio.

La mappa per raggiungere Casa Manfredi a Villa Sesso (dal sito di Istoreco).

21 maggio 2021

2x1000 e 5x1000 all'Istituto nazionale Parri

codice fiscale 80108310154

Ilsreco invita a donare il proprio 2x1000 e 5x1000 all'Istituto nazionale Ferruccio Parri, a cui è associato, per sostenere la rete Parri nella sua attività di studio, di ricerca storica e di preservazione della memoria.

L’Istituto nazionale Ferruccio Parri, fondato nel 1949 a Milano da Ferruccio Parri, promuove iniziative scientifiche e divulgative e rende disponibili al pubblico la sua biblioteca e il suo archivio specializzati; assicura la comunicazione e la divulgazione critica dei risultati della ricerca e svolge attività di formazione e aggiornamento, soprattutto fra gli insegnanti.

Studiamo il passato. Viviamo il presente. Immaginiamo il futuro.



Roma città aperta, di Roberto Rossellini (1945): Francesco (Francesco Grandjacquet) parla a Pina (Anna Magnani)

11 maggio 2021

Campagna di tesseramento a Ilsreco

Prosegue la campagna di tesseramento a Ilsreco per il 2021. Il nostro Istituto non gode di alcun finanziamento pubblico e si sostiene grazie ai contributi di soci e socie, piccole donazioni di privati, sottoscrizioni per i propri «Quaderni».

La tessera annuale si ottiene a fronte di un contributo minimo di 15,00 euro, effettuando un bonifico sul nuovo conto corrente intestato a Ilsreco

IBAN: IT46 S056 9620 3000 0000 4813 X28

Per altre modalità, scrivere a: ilsreco.lodi@gmail.com

Grazie a tutte e a tutti coloro che vorranno promuovere la ricerca della storia del Novecento e la memoria del nostro territorio.


«Io credo che sia così, che non dobbiamo aver paura né oggi né in avvenire, perché siamo nel giusto. Nella via giusta, capisci, Pina?

Noi lottiamo per una cosa che deve venire, che non può non venire. Forse la strada sarà un po' lunga e difficile, ma arriveremo, e lo vedremo un mondo migliore, e soprattutto lo vedranno i nostri figli».

4 maggio 2021

Lavoratori e Camera del Lavoro nel Lodigiano

In occasione della Festa dei Lavoratori e delle Lavoratrici, il 1° maggio, la Camera del Lavoro di Lodi ha ristampato il volume del direttore scientifico Ilsreco Ercole Ongaro Lavoratori e Camera del Lavoro nel Lodigiano. 1861-1945, pubblicato per la prima volta nel 1992.

L'opera propone un itinerario storico e tematico attraverso le vicende del territorio negli anni compresi tra l'unità d'Italia e la Liberazione ed è corredata da un repertorio iconografico ricco e puntuale.

La ristampa è stata presentata in un evento pubblico on line promosso da Camera del Lavoro di Lodi e Associazione Giuseppe Di Vittorio lunedì 3 maggio 2021, alle 17.00. 

«Un popolo non può vivere senza memoria. La storia è la memoria dei popoli» (Luis Puenzo). Memoria del passato deve significare conoscenza degli uomini, della loro vita di persone e di comunità in tutta la sua ricchezza: nelle luci e nelle ombre; nella leggerezza e nella pesantezza, nei nomi e nelle anonimìe, nei volti e nelle maschere: conoscenza non di reperti inerti, ma del valore e del senso vivo del passato.

Però il passato va conosciuto scoprendone e accettandone la diversità rispetto al presente, il suo essere “altro” da noi: non lo si deve né coartare per omologarlo al presente né saccheggiare per trarne “verità” funzionali a nostri progetti contingenti.

Non possiamo prescindere dalla memoria del passato per due fondamentali ragioni: la prima è che il ricordare è una categoria che appartiene per essenza all’essere umano, la seconda è che viviamo in una società che molecolarizza, frammenta, attimizza al punto da smarrire il senso del passato e del presente, di ciò che siamo e facciamo, di ciò a cui assistiamo. L’importanza essenziale della dimensione del ricordare consiste nel fatto che esso fonda la nostra identità personale e la nostra identità comunitaria. L’identità è ancorata dalla memoria. La memoria del passato è la soglia del presente: senza la memoria del passato neppure siamo veramente nel presente, perché senza la memoria il presente si atomizza in istanti, si decompone in un pulviscolo di frammenti. Senza la memoria stiamo nel presente da sradicati, da naufraghi, alla deriva. La posta in gioco di chi vuole privarci della memoria storica è privarci di una parte significativa della nostra identità, della capacità di resistere a processi di omologazione, è sottrarci la possibilità di stare responsabilmente nel presente.

Ercole Ongaro, Lavoratori e Camera del Lavoro nel Lodigiano. 1861-1945, quarta di copertina

la presentazione dell'evento su «Il Cittadino» di sabato 1° maggio 2021

l'intervento di Ercole Ongaro alla Camera del Lavoro di Lodi, il 3 maggio 2021

25 aprile 2021

Resistere, pedalare, resistere

ANPI provinciale del Lodigiano, Fiab-Ciclodi, Ilsreco–Istituto lodigiano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, Progetto Pretesto promuovono per la Festa della Liberazione un percorso condiviso di storia e memoria.

La tradizionale biciclettata del 25 aprile nei luoghi della Resistenza lodigiana diviene virtuale, attraverso la realizzazione di cinque brevi audiovisivi che unisce la toponomastica cittadina alle testimonianze di uomini e donne del territorio che hanno contribuito alla causa della libertà e alla Liberazione.

Il progetto, che unisce associazioni differenti per storia e finalità, rappresenta un ideale passaggio di testimone della memoria resistenziale alle giovani generazioni, secondo l’auspicio del direttore scientifico Ilsreco, Ercole Ongaro: «Il “Resistere” è una categoria perenne, transgenerazionale: ogni generazione deve scegliere contro chi e per quali valori “resistere”. Buon cammino».

Ecco l'itinerario virtuale lodigiano.

Gli audiovisivi sono accessibili sulle pagine Facebook di Anpi provinciale del Lodigiano e Progetto Pretesto.

25 aprile 2021

Mario Basilio Ferrari, un Internato Militare Italiano


Gaia Ferrari, della classe 5D scienze umane del Liceo statale Maffeo Vegi di Lodi, ha svolto l’attività di PCTO 2021 con Ilsreco.

Con la supervisione di Ercole Ongaro e Laura Coci, nonché della docente tutor Beatrice Maisano, la studente ha indagato e ricostruito la vicenda del nonno paterno, Mario Basilio Ferrari (1917-1978), di Sant’Angelo Lodigiano.

Basilio, soldato di fanteria, fu catturato dalla Wermacht il 9 settembre 1943 e deportato nel campo di Fϋrstenwalde/Spree, nel Brandeburgo, vicino al confine con la Polonia, ove fu internato militare prima, lavoratore coatto poi; fece ritorno nel Lodigiano il 13 settembre 1945, dopo due anni di prigionia e sei anni e mezzo dalla chiamata alle armi.

Il contributo, appassionato e approfondito, si avvale di una ricca documentazione iconografica: fotografie del protagonista e dei suoi familiari, documenti relativi alla vita militare, cartoline postali inviate dal campo di prigionia.

La pubblicazione rientra nel quadro delle iniziative promosse da Ilsreco per il 25 aprile 2021 e vuole ricordare il contributo alla causa della libertà della cosiddetta “altra Resistenza”, quella degli oltre settecentomila IMI (Internati Militari Italiani), che, come il nonno di Gaia, scelsero la dignità della prigionia e non la falsa libertà offerta dall’arruolamento nelle file della Repubblica Sociale Italiana.

Ad altrettante vicende di IMI (Giampaolo De Paoli, Rinaldo Maraschi, Gaetano Pacchiarini, Francesco Defferara) Ilsreco ha dedicato negli anni scorsi quattro dei propri Quaderni.

vai alla pagina didattica/materiali





25 aprile 2021

Ilsreco aderisce a questa bella iniziativa di ANPI!

Che sventoli, perbacco, che sventoli...

(Roberto 'Freak' Antoni, 1995)

25 aprile 2021

Aldo dice 26X1 

«A TUTTI I COMANDI ZONA. Comunicasi il seguente telegramma: ALDO DICE 26 x 1 Stop Nemico in crisi finale Stop APPLICATE PIANO E 27 Stop Capi nemici et dirigenti fascisti in fuga Stop Fermate tutte macchine et controllate rigorosamente passeggeri trattenendo persone sospette Stop Comandi zona interessati abbiano massima cura assicurare viabilità forze alleate su strade Genova-Torino et Piacenza-Torino Stop».

È questo il testo del telegramma diffuso il 24 aprile 1945 dal Comitato di Liberazione Nazionale, con l’indicazione del giorno [26] e dell’ora [1 di notte] in cui dare inizio all’insurrezione: insurrezione che è anticipata al giorno precedente, il 25 aprile, data che dall’anno successivo è festa nazionale.

All’inizio del 1945 è evidente che la Germania perderà la guerra, anche in ragione della superiorità delle forze alleate, ma il contributo delle formazioni partigiane (costituite da ‘patrioti’ o da ‘ribelli’, a seconda dei punti di vista) è determinante. Nei primi giorni di aprile, le brigate di montagna iniziano la discesa in pianura, liberando valli e paesi, per unirsi ai Gruppi e alle Squadre di Azione Patriottica che operano nelle città, assaltando caserme e presidi tedeschi e fascisti e, soprattutto, fermando il lavoro nelle fabbriche. La Resistenza trova espressione nella lotta di operai e operaie delle fabbriche milanesi e torinesi, ancora prima della caduta del fascismo: i grandi scioperi del marzo 1943 testimoniano un antifascismo di massa, possibile proprio a partire dai luoghi che la dittatura aveva mortificato, comprimendo i salari e negando i diritti, rendendosi complice del nazismo nell’avviare alla deportazione uomini e donne colpevoli di aver manifestato contro la guerra e contro l’occupazione nel marzo 1944.

La Lombardia e Milano si segnalano dunque per la straordinaria partecipazione popolare e operaia alla lotta di liberazione, con le fabbriche divenute vere e proprie basi partigiane.

Alle 6 del mattino del 23 aprile il compartimento ferroviario del milanese inizia lo sciopero che porta all’insurrezione generale. La liberazione di Milano, iniziata il 25 aprile, ha straordinario valore simbolico: rappresenta la fine della guerra e l’affermazione di una nuova legittimità, non più clandestina, che vittoriosamente si sostituisce a quella fascista.

Il lunghissimo inverno tra il 1944 e il 1945, finalmente, è finito.

Borghetto Lodigiano, maggio 1945. Partigiani dopo la fine dell’insurrezione – Archivio Luigi Curti ([Ercole Ongaro], Società, guerra e Resistenza nel Lodigiano 1940-1945, Consorzio del Lodigiano, Lodi 1995)

25 aprile 2021

Verso il 25 aprile 2021…

7. Liberazione

Partimmo all’alba del 26 aprile da Milano con la bicicletta. Per evitare le colonne tedesche in ritirata e gruppi di repubblichini allo sbando, percorremmo strade di campagna. Arrivammo stanchi, affamati, sporchi, ma con la gioia nel cuore. All’imbocco della via Battisti, i partigiani della zona avevano predisposto uno sbarramento. Noi nell’euforia del momento, contenti di essere finalmente rientrati nel nostro paese, lo superammo senza precauzioni. I partigiani di guardia uscirono allo scoperto puntandoci contro le armi. Aldo rimase sorpreso e incerto, ma io reagii gridando che eravamo anche noi partigiani casalini e che il nostro nome era Mirotti.

Fummo accolti con entusiasmo. Qualcuno corse in piazza a dare la notizia. Fummo accompagnati in Comune dove era installato il CLN. Aldo prese possesso della sua carica e per parecchi giorni rimase, giorno e notte, nel palazzo comunale, sul quale alcuni repubblichini sparavano colpi di fucile e di rivoltella dai tetti e dai solai dove stavano nascosti.

Neni Casali Mirotti, Frammenti di vita vissuta 1915-1945, Comune di Casalpusterlengo, s.d., in Ercole Ongaro, I Mirotti di Casalpusterlengo. Vite senza tregua nelle bufere del Novecento, Quaderni Ilsreco n. 30, Lodi 2017, pp. 82-83

Patrioti in corso Roma nei giorni dell’insurrezione – Foto Archivio Riu (Ercole Ongaro, Dal carcere chiamando primavera. Lodi dalla Resistenza alla Liberazione, Lodi 1980)

24 aprile 2021

Verso il 25 aprile 2021…

6. Insurrezione

Al mattino di giovedì 26 aprile la radio cominciò a ripetere l’ordine di insurrezione generale. Il cielo nuvoloso si scioglieva a tratti in una fine pioggia primaverile. In molti centri del Lodigiano gli uomini designati nelle settimane precedenti, in seno ai CLN locali, a coordinare l’insurrezione sul piano militare e ad assumere la guida amministrativa dei Comuni si diressero verso le sedi municipali: ne presero pacificamente possesso e diedero il via, col suono delle sirene delle fabbriche o delle campane, al piano prestabilito per l’occupazione dei punti importanti delle città e dei paesi.

Molti volontari, patrioti, si rivolsero alle sedi comunali per avere disposizioni, per offrire il proprio contributo alla insurrezione. In tutti vi era la coscienza che era giunto il momento tanto sospirato. «Giuanìn, sem liberi!» gridò Severino Biancardi, operaio delle Officine Adda, al proprio compagno di lavoro Giovanni Agosti che giungeva alle ore 9 in piazza Broletto a Lodi. Alla medesima ora, davanti al Comune di Secugnago, Teresa Ferrari emise un urlo liberatorio allargando le braccia verso i resistenti che aveva aiutato durante la clandestinità: «Fiói, l’è finida!».

Ercole Ongaro, Guerra e Resistenza nel Lodigiano 1940-1945, Il Papiro Editrice «Altrastoria», Sesto San Giovanni 1994, p. 227

Lodi, 23 agosto 1944. Familiari dei fucilati al Poligono di Lodi al Cimitero – Archivio ANPI Lodi ([Ercole Ongaro], Società, guerra e Resistenza nel Lodigiano 1940-1945, Consorzio del Lodigiano, Lodi 1995)

23 aprile 2021

Verso il 25 aprile 2021…

5. Resistenza in città

Nella notte tra il 21 e il 22 agosto 1944, con la complicità di circostanze che tanti hanno definito “miracolose”, riuscii a sfuggire alla cattura, disposta dal maggiore Agosteo e gestita dal tenente Barozzi con l’ausilio di una squadraccia di militi. Riparai, dopo un’angosciosa fuga lungo i sentieri dei campi che dal Belgiardinetto si snodavano sino a Sordio e un avventuroso proseguimento in treno, a Paderno Dugnano presso mia zia Mentina.

Nel primo pomeriggio del 22 agosto cinque patrioti della formazione clandestina partigiana di cui ero comandante, caduti il giorno prima in un’imboscata sulla riva sinistra dell’Adda, nella brughiera della cascina Gelsomina di Boffalora d’Adda, dopo orribili sevizie e senza alcun processo, furono fucilati al Poligono di tiro di Lodi. I loro nomi: Oreste Garati, Ludovico Guarnieri, Ettore Maddè, Franco Moretti, Giancarlo Sabbioni. Meno di quarant’anni il primo, diciassette-diciotto anni i più giovani.

Edgardo Alboni, Una vita tra sogni e realtà, a cura di Ercole Ongaro, Quaderni Ilsreco n. 15, Lodi 2005, pp. 81-82

Rocca d’Olgisio – Val d’Arda, 1944. Partigiani di Casalpusterlengo e Mirabello – Archivio ANPI Casalpusterlengo ([Ercole Ongaro], Società, guerra e Resistenza nel Lodigiano 1940-1945, Consorzio del Lodigiano, Lodi 1995)

22 aprile 2021

Verso il 25 aprile 2021…

4. Resistenza in montagna

All’una di notte, con la neve, un freddo terribile, ho preso la bicicletta. Noi ai Casoni di Lambrinia, dopo Chignolo avevamo un partigiano che traghettava con la barca. Arrivo nei boschi del Po. La nebbia. Quello là che non sentiva mai chiamare perché era dall’altra sponda. Si staccavano i candelotti [di ghiaccio] dalle piante, mi sembravano i fascisti che erano lì per prendermi, pensavo ai figli. Io... Finalmente sento ciàc, ciàc, la barca. Sono caduta nella barca, svenuta.

Di là aveva acceso il fuoco, c’era la moglie. Sono stata lì fino la mattina poi sono andata in montagna.

Combattere un nemico di fronte si sa che è un nemico, ma fare la staffetta è più pericoloso, perché ci sono imboscate di dietro, di fianco, bisogna sempre stare attenti. Ho rischiato tante volte.

Intervista ad Anna Passaglia, a cura di Ercole Ongaro, giugno 1994, in Simona Distante, Anna Paolina Passaglia. Una vita resistente, Quaderni Ilsreco n. 31, Lodi 2018, pp. 123-124

Muzza di Cornegliano Laudense, settembre 1943. Ex prigionieri inglesi con le sorelle Dovera – Archivio Dovera ([Ercole Ongaro], Società, guerra e Resistenza nel Lodigiano 1940-1945, Consorzio del Lodigiano, Lodi 1995)

21 aprile 2021

Verso il 25 aprile 2021…

3. Resistenza civile

Visitiamo giornalmente gli ospiti delle signorine [Adelia e Giuseppina] Dovera, della signorina [Nina] Anelli, della levatrice comunale, tutte della Muzza di S. Angelo Lodigiano; gli ospiti del signor Rovida di S. Martino in Strada e quelli abitanti nei boschi di Cavenago in una casa di guardiacaccia.

Alla fine di settembre siamo tutti in lavoro: si preparano abiti borghesi, si allungano e si accorciano calzoni. In poche notti, in bicicletta, in auto, in ferrovia, a gruppi di cinque o sei, sfuggendo ai controlli dei fascisti, parecchie decine di prigionieri alleati vengono portati al sicuro.

Achille Boselli, Memoriale, 1945, in Ercole Ongaro, Guerra e Resistenza nel Lodigiano 1940-1945, Il Papiro Editrice «Altrastoria», Sesto San Giovanni 1994, pp. 94-95

Biglietto di addio scritto da Ettore Archinti al momento dell’arresto definitivo il 21 giugno 1944 (Ercole Ongaro, Ettore Archinti. Un testimone coerente, Cooperativa Ettore Archinti, Lodi 1994)

20 aprile 2021

Verso il 25 aprile 2021…

2. Deportazione

Qualche ora dopo ci agganciarono ad un altro convoglio e di notte partimmo. Nel vagone c’erano persone anziane, chi piangeva, chi pregava e chi guardava nel vuoto. In un angolo un mucchio di segatura: qualcuno cercava di indovinare a che cosa potesse servire. Il vagone aveva un finestrino nell’angolo, ma era chiuso con rete metallica e filo spinato.

Il freddo cominciava già a debilitare i più anziani; noi giovani cedevamo loro i posti al centro perché sentissero un po’ più di caldo, protetti dalle infiltrazioni di aria gelida. Dopo alcune ore di viaggio, ci fu la prima fermata perché di tanto in tanto Pippo, un aereo a cui era stato dato questo nome, faceva la sua apparizione mitragliando treni e qualche volta bombardando la linea ferroviaria. Così speravamo.

Gianfranco Mariconti, Memoria di vita e di inferno. Percorso autobiografico dalla spensieratezza alla responsabilità, a cura di Ercole Ongaro, Il Papiro Editrice «Altrastoria», Sesto San Giovanni 1995, p. 83

Interno dell’Ausländer Ausweis W (documento di identità civile per i lavoratori [coatti] stranieri) rilasciato dal Reich germanico a Francesco Defferara il 3 febbraio 1945 (Francesco Defferara, Breve racconto della mia vita in prigionia, a cura di Emilio Bottale, Quaderni Ilsreco n. 24, Lodi 2010

19 aprile 2021

Verso il 25 aprile 2021…

1. Internamento militare

E così arriva l’otto settembre 1943. L’Italia con un proclama di Badoglio pone fine la guerra e invita i soldati italiani a fare resistenza ai tedeschi. La nostra stazione è importante ed è subito presa dai tedeschi che arrivano con delle camionette e carri armati. Ci portano a Tolone e ci viene offerto di collaborare con loro: A) come civili al servizio nella stazione; B) al servizio nella marina tedesca e C) prigionieri Germania. Abbiamo scelto la C ed insieme agli alpini e ad altri marinai e soldati rastrellati nei paraggi ci spedirono in Germania. Abbiamo viaggiato chiusi in vagoni bestiame per un cinque o sei giorni attraverso la Francia.

Ogni tanto il treno si fermava in un scalo merci in periferia di qualche città, si scendeva per i nostri bisogni, e guardando in giro non si vedevano che sentinelle. Poi prendevano due di noi con una nostra coperta e ci portavano verso le prime vetture e ci davano una decina di bastoni di pane che si divideva fra noi del vagone, una quarantina. Alle volte ci fermavamo in questi scali merci anche delle ore perché vi era allarme aereo. Si sentiva la contraerea, il rombo degli apparecchi e qualche volta degli scoppi.

Finalmente arriviamo a Metz dove scendiamo ad una stazione per raggiungerne un’altra, dove ci imbarcano su altri vagoni bestiame. Durante il percorso a piedi in colonna sorvegliati da tanti soldati tedeschi armati fino ai denti, siamo guardati da una popolazione mista di misericordia ed anche di scherno: «Badoglio! Badoglio» tanti gridavano...

Gaetano Pacchiarini, Diario della mia vita marinara, a cura di Emilio Bottale, Quaderni Ilsreco n. 21, Lodi 2008, p. 66

Lodi, Monumento alla Resistenza (Gianni Vigorelli, 1967)

17 aprile 2021

Verso il 25 aprile 2021…

Un itinerario lodigiano

Ilsreco propone un cammino virtuale di avvicinamento al settantaseiesimo della Liberazione, nell’impossibilità di effettuare manifestazioni in presenza: sette percorsi, sette fotografie, sette brevi testimonianze del territorio. Si parte dall’internamento militare e dalla deportazione, si attraversano la Resistenza civile, quella in montagna e quella in città, si arriva – finalmente – all’insurrezione e alla Liberazione, quel 25 aprile 1945.

Perché la vittoria contro il nazismo e il fascismo, contro la dittatura e l’occupazione, è una conquista che avviene giorno per giorno, non scontata: un’occasione per ricordare e riflettere, riscoprire figure ed eventi del Lodigiano, trasmettere alla gioventù che si infutura il valore di un mondo migliore possibile, per cui lottare insieme.

Questo il calendario delle pubblicazioni sul sito e sulla pagina Facebook Ilsreco.

lunedì 19 aprile, Internamento militare

martedì 20 aprile, Deportazione

mercoledì 21 aprile, Resistenza civile

giovedì 22 aprile, Resistenza in montagna

venerdì 23 aprile, Resistenza in città

sabato 24 aprile, Insurrezione

domenica 25 aprile, Liberazione



Andrea Speranzoni a Lodi il 27 gennaio 2020

16 aprile 2021

È iniziato oggi il processo ai mandanti della Strage di Bologna del 2 agosto 1980, davanti alla Corte di assise di Bologna; l’inchiesta si era chiusa l’11 febbraio 2020 (si veda l’approfondimento allora dedicato alla vicenda dal «Fatto Quotidiano»).

Il legale di parte civile, avvocato Andrea Speranzoni (che fu ospite di Ilsreco il 27 gennaio 2020, in occasione del Giorno della Memoria), dichiara:

«È stata una strage che ha tentato di sabotare la democrazia italiana, che ha colpito le vittime, la città e l’Italia intera. Oggi è un’udienza in cui disveleremo le prove che intendiamo portare all’attenzione della Corte. Dentro quest’esposizione spiegheremo anche quella che è l’impostazione che verrà data al processo. È un’udienza fortemente desiderata dai familiari delle vittime che assistiamo, pertanto è un giorno importante, 41 anni dopo il fatto, un processo ai mandanti. Questo è il punto fermo da cui oggi iniziamo. Un processo difficile, sicuramente, che guarda un quadro articolato di fatti al centro del quale ci sono Bellini, Catracchia e Segatel. È un processo che si preannuncia articolato, lungo, ma anche un ritmo d’udienza serrato» [fonte: «Il Fatto Quotidiano» del 16 aprile 2021].

Imputati sono l’ex terrorista di Avanguardia Nazionale Paolo Bellini, accusato di essere il quinto esecutore materiale dell’attentato, in concorso con i Nar già condannati (Fioravanti, Mambro e Ciavardini in via definitiva, Cavallini in primo grado), l’ex carabiniere Piergiorgio Segatel, per depistaggio, e Domenico Catracchia, amministratore di condominio di immobili in via Gradoli a Roma per false informazioni al PM al fine di sviare le indagini.

Buon lavoro all'amico Andrea Speranzoni da parte di Ilsreco!

4 aprile 2021

76° anniversario dell'eccidio di cascina Punte Alte

Domenica di Pasqua!

A Caselle Landi nel fine pomeriggio di quest’inizio primavera, nel rispetto delle misure antiCovid-19, una sparuta compagine di persone si è data appuntamento in municipio davanti al monumento ai caduti nella lotta di liberazione per commemorare il 76° anniversario dell’eccidio di Punte Alte.

Erano presenti il Sindaco Piero Luigi Bianchi, il Parroco don Davide Scalmanini, i Presidenti della sez. ANPI, ANCR, ANFCDG e un familiare in rappresentanza delle vittime.

La piccola delegazione, in rappresentanza di tutti i cittadini che si riconoscono nei valori della Resistenza e partecipi in raccoglimento nelle proprie abitazioni, ha voluto ricordare, con le parole di Eleonora Gaboardi dell’ANPI sezione Grande Fiume, l’eccidio del 1° aprile 1945, giorno di Pasqua, operato dai militi fascisti nel tentativo di catturare il giovane partigiano Silvano Campagnoli. Tentativo che ha trasformato la Pasqua di Resurrezione nel venerdì di Passione, nel quale la violenza si è manifestata con crudeltà disumana, eguagliando se non superando le efferatezze e atrocità operate dai nazisti nelle stragi sulla linea gotica.

Il commemorare e soprattutto ricordare costituiscono necessario esercizio della memoria che sappiamo essere la capacità della mente umana di riprodurre stati di coscienza passati ed è condizione indispensabile per una visione più umana  e solidaristica del vivere civile.

Un grande contributo a questo esercizio è stato la scorsa estate la presentazione del libro dello storico Ercole Ongaro Caselle Landi 1940-1945 L’eccidio di cascina Punte Alte realizzato dall’Ilsreco in collaborazione con ANPI sezione Grande Fiume e ANED e con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale.

Un grande aiuto per le scelte che il tempo attuale ci chiamerà di fare.

Pasquale Bolzoni (ANPI sezione Grande Fiume / Ilsreco)

27 marzo 2021

Martedì 23 marzo 2021, dalle 18.00 alle 19.30, la presidente Ilsreco Laura Coci ha partecipato all’incontro di Les Salonnières virtuelles dedicato alla storia, con un intervento dal titolo Con le armi e senza. Le donne nella Resistenza italiana.

Chi lo desidera, trova la registrazione dell'evento sul canale YouTube di Toponomastica femminile

https://www.youtube.com/watch?v=yloruSWV3jg&list=LL&index=1


Ecco la presentazione proiettata da Laura Coci e il resoconto dell'iniziativa pubblicato sul n. 107 della rivista on line «Vitamine Vaganti».




20 marzo 2021

«Il Cittadino» di venerdì 19 marzo 2021 presenta il nuovo sito Ilsreco!





Giacomo Scotti e Laura Coci a Lodi

l'11 ottobre 2006 («Alla Fiera dell'Est»)

12 marzo 2021

Ilsreco ha sottoscritto e invita a sottoscrivere la lettera aperta al Presidente della Repubblica, promossa da tre studiosi dell'Università di Padova, contro l'uso politico della storia e l'attacco alla libertà della ricerca da parte del Consiglio Regionale Veneto.

L'elenco di personalità e istituzioni che hanno sottoscritto la lettera è visibile alla pagina http://www.reteparri.it/comunicati/lettera-aperta-al-presidente-mattarella-sulla-mozione-n-29-del-consiglio-regionale-veneto-6483/

Per adesioni a titolo personale scrivere a libertaricerca@gmail.com


Lettera aperta a S.E. il Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, sulla Mozione n. 29 del Consiglio Regionale Veneto

Signor Presidente,

ci preme richiamare la Sua attenzione su un fatto che ha destato la nostra più viva preoccupazione. Il 24 febbraio il Consiglio Regionale del Veneto ha approvato una mozione (n.29) con cui si chiede alla Giunta regionale di sospendere «ogni tipo di contributo a favore di tutte quelle associazioni che si macchiano di riduzionismo e/o di negazionismo nei confronti delle foibe e dell’esodo istriano fiumano e dalmata».

Il documento ambisce a fissare i termini storici del fenomeno delle foibe e dell’esodo, riportando però dati numerici in contrasto con quelli su cui converge la storiografia più attendibile e avvalorando una tesi interpretativa univoca, la pulizia etnica, anch’essa scientificamente controversa. Si pretende così di imporre, su basi storiograficamente infondate, una sorta di incontrovertibile “verità di Stato” e si arriva a prospettare per chi non si allinea la minaccia del ricorso alla normativa antinegazionista introdotta dal Parlamento nel 2016. Una legge nata per sanzionare sul piano penale i negatori della Shoah viene dunque brandita per un altro scopo. Sotto accusa viene messo anche un testo come il Vademecum per il Giorno del ricordo, elaborato da storici accreditati dell’Istituto regionale per la storia della Resistenza del Friuli Venezia-Giulia, fra cui ad esempio Raoul Pupo. Consideriamo inaccettabile che implicitamente uno dei massimi studiosi dell’argomento, già invitato al Quirinale nel 2012 dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano come relatore ufficiale in occasione del Giorno del Ricordo, possa venire adesso tacciato di “riduzionismo” e accostato di fatto a figure di negazionisti antisemiti come David Irving o Robert Faurisson.

È del tutto evidente che appaiare al “negazionismo” o alla “propaganda” di fatti criminali concetti assai più labili e ambigui come “riduzionismo” e giustificazionismo”, significa in realtà aprire la strada a inaccettabili abusi “interpretativi”, a scopo di censura, da parte di corpi politici o amministrativi.

La mozione approvata dal Consiglio Regionale Veneto si affianca ad un’altra analoga votata nel 2019 dal Consiglio regionale del Friuli Venezia-Giulia. Si configura pertanto un trend pericoloso di manipolazione politica della storia. Ciò rappresenta, a nostro giudizio, un rischio gravissimo per la libertà di ricerca, il libero dibattito scientifico, e più in generale per la libertà di espressione nel nostro Paese.

È importante che gli italiani e le italiane conoscano le vicende drammatiche delle foibe e dell’esodo dei giuliani, dei dalmati e dei fiumani: non si può però consentire che una lettura di parte, ispirata a un timbro ultranazionalistico, risulti imposta a tutti per legge. Ciò, per altro, andrebbe in direzione contraria allo sforzo da Lei intrapreso con coraggio e determinazione per declinare la memoria delle foibe e dell’esodo quale memoria europea riconciliata, basata sul riconoscimento reciproco dei torti e delle violenze di cui le parti (Italia, Slovenia, Croazia) storicamente si sono rese responsabili, con lo sguardo rivolto in avanti, alla fattiva collaborazione nell’ambito dell’Unione europea. In questo senso abbiamo molto apprezzato il gesto da Lei compiuto lo scorso luglio con la visita congiunta di Stato a Trieste, insieme al Presidente sloveno Borut Pahor.

Le chiediamo quindi di vigilare affinché scelte politiche come le mozioni approvate in Veneto e in Friuli Venezia–Giulia non compromettano quel percorso e soprattutto non avvelenino il dibattito pubblico che deve poggiare su basi scientifiche, andando a ledere la libertà della ricerca e il diritto di esprimere pubblicamente i suoi risultati, beni preziosi, anzi fondamentali, per la salute di una società democratica.

Giulia Albanese – Università di Padova

Filippo Focardi – Università di Padova/Istituto nazionale Ferruccio Parri

Carlo Fumian – Università di Padova/Direttore del Centro di Ateneo per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea (Casrec)

Lisetta Prosperina Vallet, partigiana in Val d'Aosta nel 1944

(fonte: «Patria Indipendente», VI 89, 22 febbraio 2021)

8 marzo 2021

«Questa Giornata, che ci trova unite e compatte nella lotta, dovrà servirci di sprone per nuove conquiste, per poter ridare alle nostre case già colpite da tante sofferenze, quella pace, quel benessere e quella sicurezza tanto desiderate».

Così il Comitato Provinciale Modenese dei Gruppi di Difesa della Donna conclude il volantino redatto per l’8 marzo 1945, allora come ora Giornata Internazionale della Donna.

La partecipazione delle donne alla guerra di Liberazione, nell’opposizione armata e nella resistenza civile, è stata determinante ai fini della vittoria della «parte del riscatto» (secondo la definizione di Italo Calvino), della causa della libertà («the cause of freedom», così il generale Harold Alexander, comandante delle forze angloamericane in Italia).

Le donne hanno combattuto con le armi, unendosi agli uomini nelle brigate partigiane di montagna o nei gruppi di azione patriottica di città, in una contingenza eccezionale, per prendere parte a quella che avrebbe dovuto essere l’ultima guerra. Ma hanno anche compiuto azioni senza armi, nascondendo e rivestendo di abiti civili soldati in fuga, assistendo popolazioni e militanti in clandestinità, partecipando agli scioperi nelle fabbriche, operando come ufficiali di collegamento per portare rifornimenti e dispacci, ammonendo i compagni a «non ridursi come loro», i nemici fascisti (Ada Gobetti). La lingua italiana declina al maschile, purtroppo: partigiani, operai, patrioti… E le donne scompaiono. Ma le donne italiane ed europee che hanno partecipato, con le armi e senza, alla Resistenza hanno pagato un prezzo altissimo: molte sono state imprigionate, deportate, assassinate. Hanno conosciuto il plotone di esecuzione e il campo di sterminio, perché appartenenti alla cosiddetta ‘razza’ ebraica o perché oppositrici politiche, come l’italiana Vittoria Nenni, la francese Charlotte Delbo, la lussemburghese Lily Unden. Alcune sono state sommerse, altre salvate. Tutte hanno scelto di lottare non soltanto per sé stesse, ma «per tutti coloro che avevano sofferto ed erano morti ingiustamente, che erano ingiustamente perseguitati», come scrive Carla Capponi, partigiana a Roma, e alla madre che le chiede cosa possa fare una donna in una tragedia tanto grande, risponde con sereno pragmatismo che «donne e uomini sono tutti utili».

Nonostante il loro contributo, a oltre settantacinque anni dalla Liberazione, le donne italiane non hanno raggiunto la parità. La pandemia e i suoi effetti, per esempio, colpiscono maggiormente le donne: su dieci persone che hanno perso il lavoro nel 2020 sette sono donne (Istat); su dieci addetti che hanno contratto l’infezione sul luogo di lavoro, sette sono donne (Inail). Più precarie, meno tutelate. Le donne, ancora una volta, sono chiamate a una maggiore Resistenza.

I presidenti Sergio Mattarella e Borut Pahor insieme a Basovizza

per rendere omaggio alle vittime delle foibe e ai caduti sloveni, il 13 luglio 2020

10 febbraio 2021

«Più nulla intesi, m’inghiottì un abisso / che su di me si chiuse come tomba».

Sono versi tratti dal poema epico Jama (La Fossa), opera ultima del grande scrittore croato Ivan Goran Kovačić, antifascista e militante nella resistenza jugoslava, ucciso a trent’anni nel 1943 in Bosnia.

«Le fosse, o le foibe come le chiamano gli italiani, sono un crimine grave, e coloro che lo hanno commesso si meritano la più dura condanna. Ma bisogna dire sin da ora che a quel crimine ne sono preceduti degli altri, forse non minori» afferma nel 2005 Predrag Matvejević, altrettanto grande scrittore croato, scomparso nel 2017 dopo aver subito l’esilio e il processo per la fermezza delle proprie posizioni antinazionaliste, consapevole che il nazionalismo produce odio, violenza e guerra.

Ilsreco – Istituto lodigiano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea – fa proprio il monito di Matvejević a «ricordare tutti i ricordi», soprattutto in occasione del 10 febbraio, Giorno del Ricordo, istituito con la Legge 92/2004 per non dimenticare la morte delle vittime delle foibe e il dolore degli esuli giuliano dalmati, nel quadro «della più complessa vicenda del confine orientale». Quel confine orientale che il fascismo, ancora prima di prendere il potere con il colpo di stato della marcia su Roma, volle spostare sempre più a vantaggio dell’Italia: significativo il discorso di Benito Mussolini a Pola il 20 settembre 1920, nel quale il duce menziona la «inferiorità della razza barbarica» slava, la cui persecuzione è già iniziata con l’incendio del Narodni Dom (la Casa della Cultura slovena) di Trieste, il 13 luglio dello stesso anno, per mano squadrista. Una persecuzione progressivamente intensificata negli anni Venti e Trenta, con la proibizione di parlare e utilizzare le lingue slovena e croata (in pubblico, nelle istituzioni scolastiche, nelle funzioni religiose), la deportazione di queste comunità, l’internamento in campi di concentramento della popolazione civile di questi territori, fatta oggetto di violenze e uccisioni.

Occorre, dunque, ricordare tutta la storia, contestualizzare gli eventi e non isolarli, non solo senza falsificazioni offensive, ma anche senza omissioni umilianti. Senza verità non c’è giustizia, e senza giustizia non c’è riconciliazione.

Un gesto forte e significativo in questa direzione è stato compiuto da Sergio Mattarella e Borut Pahor, capi di Stato di Italia e Slovenia, che lo scorso 13 luglio, prima della cerimonia di restituzione alla comunità slovena dell’edificio del Narodni Dom, hanno sostato insieme, tenendosi per mano, davanti alla foiba di Basovizza, ove nel 1945 furono gettati circa duemila italiani, e al monumento ai Caduti sloveni, che ricorda quattro giovani antifascisti slavi condannati dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato nel 1930, tra le tante vittime della Resistenza jugoslava.

Vasilij Grossmann sul fronte tedesco nella primavera 1945

27 gennaio 2021

Il 27 gennaio 1945 l’Armata Rossa abbatte i cancelli di Auschwitz, il maggiore campo di sterminio nazista. Auschwitz-Birkenau è il più noto di oltre duemila campi, sottocampi, centri di raccolta e di transito che costituivano la rete dello sterminio, che ha dato la morte a undici milioni di uomini, donne, bambine e bambini, oltre la metà ebrei, gli altri rom, omosessuali, testimoni di Geova, oppositori politici, resistenti…

Ilsreco – Istituto lodigiano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea – in questo tempo di sospensione delle attività in presenza, propone di celebrare il Giorno della Memoria con una breve riflessione su ‘come’ lo sterminio sia stato possibile, attraverso il pensiero del grande scrittore russo Vasilij Grossman, testimone della liberazione di Treblinka, la più efficiente e perciò terribile «fabbrica di morte» nazista.

Scrive Grossman nel settembre 1944: «Che cosa ha generato il razzismo? Che cosa bisogna fare affinché il nazismo, il fascismo, l’hitlerismo non abbiano a risorgere né al di qua né al di là dell’oceano, mai e poi mai, in saecula saeculorum? L’idea imperialistica dell’eccellenza di una nazione, di una razza o di chissà che cos’altro ha avuto come conseguenza logica la costruzione da parte dei nazisti di Majdanek, Sobibor, Beliec, Auschwitz, Treblinka. Dobbiamo tenere a mente che di questa guerra il razzismo, il nazismo non serberanno soltanto l’amarezza della sconfitta, ma anche il ricordo fascinoso di quanto sia facile uno sterminio di massa».

Occorre perciò raccontare e conoscere questa «verità tremenda»: la Legge 211/2000, istitutiva del Giorno della Memoria, auspica che «simili eventi non possano mai più accadere». Purtroppo, con proporzioni minori, sono accaduti e accadono ancora: vigilare sulla contemporaneità per isolare i germi del razzismo è dunque, conclude Grossman, un dovere civile di chi abbia care «la libertà, la vita di ogni popolo e dell’umanità intera».

Laura Coci ed Ercole Ongaro durante la presentazione del volume di Ercole Ongaro Nella Giacomelli. Un'anarchica controcorrente (zeroincondotta 2019),

Lodi, aula magna dell'Istituto Agostino Bassi, 21 ottobre 2020

11 gennaio 2021

Il DPCM del 24 ottobre 2020, all’articolo 9 comma o, ha dichiarato «sospesi i convegni, i congressi e gli altri eventi» dal 26 ottobre al 24 novembre 2020. A oggi, il termine è stato costantemente prorogato.

Ilsreco non ritiene di unirsi a quanti sostituiscono gli eventi in presenza con videoconferenze, pur esprimendo rispetto nei confronti di questa modalità, per la stessa ragione per cui chi è appassionato di teatro o di musica sa benissimo che una performance dal vivo non è paragonabile a una registrazione televisiva.

L’Istituto continua dunque a lavorare, per quanto possibile, sulla storia locale e nazionale, nella convinzione che pensare storicamente – comprendere le cause, stabilire le relazioni, contestualizzare gli eventi, rendere ragione delle conseguenze, progettare il futuro – sia il criterio più alto del pensiero umano.

Manterrà vivi i canali di comunicazione con l’inserimento di materiali relativi a iniziative e pubblicazioni della nostra storia, recente e passata, con l’auspicio di rivederci in presenza, in serena sicurezza, il più presto possibile.