Giorno del Ricordo
2024
Il Giorno del Ricordo, ricorrenza del calendario civile nazionale che cade il 10 febbraio, ha compiuto vent’anni: la legge istitutiva è la n. 92 del 30 marzo 2004.
Anche per il 2024, Istituto lodigiano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea (Ilsreco), Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti (Aned), Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (Anpi) Comitato provinciale di Lodi, con la collaborazione dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Lodi e del gruppo Di Voce in Voce, hanno proposto una iniziativa per ricordare la complessa vicenda del confine orientale, nella quale si inserisce il dramma delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, che si è tenuta giovedì 15 febbraio, alle 21.00, nella sala Granata presso la Biblioteca Comunale Laudense di Lodi, in via Solferino 72.
Laura Coci di Ilsreco ha tenuto una lezione intitolata Voci dal confine orientale. Testimonianze e letture tra storia e memoria, accompagnata dalla proposta di testi del saggista Claudio Magris e dell’intellettuale Boris Pahor; di Antonietta Carretta e Clementina Tosi, già recluse nella Risiera di San Sabba di Trieste; dei poeti Ivan Goran Kovačić, croato, e Biagio Marin, istriano; di Marisa Madieri, Anna Maria Mori e Nelida Milani, pure istriane, la prima e la seconda profughe in Italia, la terza straniera in patria nella nuova Jugoslavia. Le letture sono state effettuate da Sabrina Aresu, Enrica Gioia, Elena Zaini del gruppo Di Voce in Voce; la presentazione è stata affidata a Gabriele Zuffetti (Anpi), la conclusione ad Alice Vergnaghi (Ilsreco).
Per la sua valenza storica, l’evento ha rappresentato un’opportunità formativa per le e i docenti che vi prenderanno parte, ai quali è stato rilasciato un attestato di partecipazione.
2023
«Il ricordo, anche il più doloroso, anche quello che trae origine dal male, può diventare seme di pace e di crescita civile»: sono parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella pronunciate nel 2022 in occasione del Giorno del Ricordo, ricorrenza del calendario civile nazionale che cade il 10 febbraio.
Parole appropriate e attualissime, che Istituto lodigiano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea (Ilsreco) e Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti (Aned), con la collaborazione dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Lodi, hanno assunto nel proporre una conversazione con Franco Cecotti dal titolo Geografia, demografia, ideologia di un confine conteso tra Italia, Jugoslavia e Austria (1914-1954) che si è tenuta giovedì 16 febbraio prossimo, alle 21.00, nella sala Granata presso la Biblioteca Comunale Laudense di Lodi, in via Solferino 72.
Cecotti, autore di saggi e formatore in corsi di didattica della storia, è stato presidente dell’Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venezia Giulia e ricopre attualmente la carica di vicepresidente dell’Aned di Trieste. Il suo intervento ha trattato delle molteplici variazioni del confine nord-orientale, della composizione su base linguistica dei territori che da quel confine sono stati interessati, degli stati nazionali o plurinazionali che vi sono stati fondati, delle ideologie che li hanno attraversati: una storia complessa, per comprendere la questione di Trieste e della Venezia Giulia (in cui si inserisce il dramma delle foibe e dell’esodo), ma anche le vicende, recenti e recentissime, degli Stati dell’Europa orientale, impegnati a costruire uno Stato-nazione, possibilmente privo di minoranze.
2022
Per celebrare il Giorno del Ricordo, Ilsreco (Istituto lodigiano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea) e Aned (Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti) hanno promosso venerdì 11 febbraio, alle 21.00, un evento in diretta streaming sul tema Il confine orientale tra storia e memoria; è stato possibile seguire l’evento sulla pagina Facebook Ilsreco-Lodi oppure vederlo, e rivederlo, anche in giorni e tempi successivi.
Come noto, la legge istitutiva del Giorno del Ricordo − n. 92 del 30 marzo 2004 − assegna a questa ricorrenza del calendario civile nazionale il compito di «conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale». Nello spirito del dettato legislativo, Laura Coci (presidente Ilsreco) e Ivano Mariconti (vicepresidente Ilsreco e delegato Aned) hanno proposto una riflessione sulla storia del confine orientale italiano, ripercorrendone le vicende a partire dall’aggressività del fascismo di frontiera, dall’incendio del Narodni Dom (la Casa della cultura slovena di Trieste), dalla feroce occupazione italiana dei territori jugoslavi e dall’internamento della popolazione civile autoctona, per giungere, poi, alla tragedia delle foibe istriane (autunno 1943) e giuliane (primavera 1945) che colpisce la comunità italiana, all’abbandono da parte di questa delle città di Zara, Fiume, Pola e dell’Istria che i trattati di pace assegnano alla Jugoslavia, all’arrivo e all’accoglienza in Italia dei profughi in centri di raccolta, spesso in condizioni di estremo disagio.
Ha concluso l’evento la testimonianza di Luigi e Silvio Bologna, figli di Mario e Giuseppina Lugnani, esuli da Isola d’Istria e giunti a Lodi con il primogenito Silvio nel dicembre 1953.
«Le stragi, le violenze, le sofferenze patite dagli esuli giuliani, istriani, fiumani e dalmati non possono essere dimenticate, sminuite o rimosse. − ammoniva il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione del Giorno del Ricordo 2018 − Esse fanno parte, a pieno titolo, della storia nazionale e ne rappresentano un capitolo incancellabile, che ci ammonisce sui gravissimi rischi del nazionalismo estremo, dell’odio etnico, della violenza ideologica eretta a sistema».
la presentazione dell'iniziativa su «Il Cittadino» di giovedì 10 febbraio 2022
la cronaca dell'iniziativa su «Il Cittadino» di martedì 15 febbraio 2022
I presidenti Sergio Mattarella e Borut Pahor insieme a Basovizza
per rendere omaggio alle vittime delle foibe e ai caduti sloveni, il 13 luglio 2020
Predrag Matvejević ritratto a Roma nel 2002 da Rino Bianchi (Agenzia Azimut)
2021
«Più nulla intesi, m’inghiottì un abisso / che su di me si chiuse come tomba».
Sono versi tratti dal poema epico Jama (La Fossa), opera ultima del grande scrittore croato Ivan Goran Kovačić, antifascista e militante nella resistenza jugoslava, ucciso a trent’anni nel 1943 in Bosnia.
«Le fosse, o le foibe come le chiamano gli italiani, sono un crimine grave, e coloro che lo hanno commesso si meritano la più dura condanna. Ma bisogna dire sin da ora che a quel crimine ne sono preceduti degli altri, forse non minori» afferma nel 2005 Predrag Matvejević, altrettanto grande scrittore croato, scomparso nel 2017 dopo aver subito l’esilio e il processo per la fermezza delle proprie posizioni antinazionaliste, consapevole che il nazionalismo produce odio, violenza e guerra.
Ilsreco – Istituto lodigiano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea – fa proprio il monito di Matvejević a «ricordare tutti i ricordi», soprattutto in occasione del 10 febbraio, Giorno del Ricordo, istituito con la Legge 92/2004 per non dimenticare la morte delle vittime delle foibe e il dolore degli esuli giuliano dalmati, nel quadro «della più complessa vicenda del confine orientale». Quel confine orientale che il fascismo, ancora prima di prendere il potere con il colpo di stato della marcia su Roma, volle spostare sempre più a vantaggio dell’Italia: significativo il discorso di Benito Mussolini a Pola il 20 settembre 1920, nel quale il duce menziona la «inferiorità della razza barbarica» slava, la cui persecuzione è già iniziata con l’incendio del Narodni Dom (la Casa della Cultura slovena) di Trieste, il 13 luglio dello stesso anno, per mano squadrista. Una persecuzione progressivamente intensificata negli anni Venti e Trenta, con la proibizione di parlare e utilizzare le lingue slovena e croata (in pubblico, nelle istituzioni scolastiche, nelle funzioni religiose), la deportazione di queste comunità, l’internamento in campi di concentramento della popolazione civile di questi territori, fatta oggetto di violenze e uccisioni.
Occorre, dunque, ricordare tutta la storia, contestualizzare gli eventi e non isolarli, non solo senza falsificazioni offensive, ma anche senza omissioni umilianti. Senza verità non c’è giustizia, e senza giustizia non c’è riconciliazione.
Un gesto forte e significativo in questa direzione è stato compiuto da Sergio Mattarella e Borut Pahor, capi di Stato di Italia e Slovenia, che lo scorso 13 luglio, prima della cerimonia di restituzione alla comunità slovena dell’edificio del Narodni Dom, hanno sostato insieme, tenendosi per mano, davanti alla foiba di Basovizza, ove nel 1945 furono gettati circa duemila italiani, e al monumento ai Caduti sloveni, che ricorda quattro giovani antifascisti slavi condannati dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato nel 1930, tra le tante vittime della Resistenza jugoslava.
pubblicato su «Il Cittadino» di martedì 9 febbraio 2021, p. 35
2020
Ilsreco ha aderito all'iniziativa promossa da ANPI e ANPPIA di Casalpusterlengo.
2019
Foibe. La tragedia negata del confine orientale
conversazione con Gianni Oliva
Lodi, sala Granata, venerdì 15 febbraio 2019, ore 21
Ilsreco, attraverso l'incontro con Gianni Oliva, ha dedicato una iniziativa di rilievo al Giorno del Ricordo, «al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale» - così la Legge che iscrive il 10 febbraio nel calendario civile nazionale.
Oliva, già giornalista, preside di liceo e docente universitario, coniuga rigorosa ricerca storica e straordinaria capacità comunicativa e divulgativa; è autore di una quarantina di titoli sulla storia italiana tra Ottocento e Novecento, in particolare su Mussolini e il fascismo, le due guerre mondiali, la Repubblica di Salò e la guerra civile tra 1943 e 1945, le avventure coloniali italiane, i Savoia e i Borboni, le forze armate, la Resistenza e le stragi nazifasciste del ‘43-‘45, le foibe e gli esuli giuliano-dalmati, la storia del Piemonte.
il contributo di Laura Coci su «Il Cittadino» di lunedì 11 febbraio 2019
la cronaca dell'iniziativa su «Il Cittadino» di martedì 19 febbraio 2019
2018
La terra perduta. Arrivo, accoglienza e inserimento degli esuli giuliano dalmati in Italia
conversazione con Enrico Miletto
Lodi, sala Granata, venerdì 9 febbraio 2018, ore 21
Enrico Miletto è studioso dell'esodo delle popolazioni giuliano dalmate di lingua italiana (ma non solo), che a partire dal 1945, in successive ondate, hanno lasciato la propria terra, l'Istria, ove prima la popolazione slava è stata sottoposta alla dittatura fascista, poi quella italiana, in buona parte, ha scelto, o è stata costretta a scegliere, l'esilio.
Le persone che si dirigono verso il nostro paese, imbarcandosi su navi messe a disposizione dal governo italiano, sono state almeno 250.000: partite da villaggi e città, hanno abbandonato dietro di sé luoghi cari e memorie, per essere accolte in campi profughi precari e conoscere una realtà, spesso, di isolamento ed emarginazione. Miletto ha contestualizzato la tragedia dell'esodo nella complessa vicenda del confine nord orientale, raccontando di «esistenze sospese, segnate da spaesamento e dolore, sogni e illusioni».
la cronaca dell'iniziativa su «Il Cittadino» di lunedì 12 febbraio 2018
2017
La mancata giustizia per i crimini italiani in Jugoslavia. Responsabilità, oblii e politiche della memoria
conversazione con Costantino Di Sante
Lodi, sala Granata, martedì 14 febbraio 2017, ore 21
La tragedia delle foibe è conseguenza della politica fascista di italianizzazione forzata, di repressione e cancellazione delle culture slave su territori che l’Italia aveva ottenuto al tavolo della pace di Versailles, a conclusione della Grande Guerra, spinta dalla bramosia di conquistare nuove terre e di avere la piena egemonia sull’Adriatico. Il nazionalismo rese impossibile il rispetto delle popolazioni e delle culture slave, perché l’ideologia nazionalista conosce una sola logica: imporsi con la forza, cancellare l’altro e la sua cultura.
Fare memoria di questa pagina di storia italiana, di questo dolore - che comprende non solo quello degli infoibati e degli esodati, ma anche quello degli sloveni e dei croati vessati e vittime della repressione fascista - è un dovere morale per la nostra coscienza di cittadini ancora oggi.
Ilsreco ha affrontato alcuni aspetti di questa complessa vicenda attraverso l'incontro con lo storico Costantino Di Sante, autore di numerose pubblicazioni relative ai campi di concentramento in Italia, ai crimini italiani in Jugoslavia, ai prigionieri di guerra italiani nei campi di Tito.
la presentazione dell'iniziativa su «Il Cittadino» di martedì 17 febbraio 2017
2016
Le lingue negate. Confine orientale, fascismo, normalizzazione linguistica
conversazione con Franco Cecotti
Lodi, sala Granata, giovedì 18 febbraio 2016, ore 21
Il 10 febbraio è il Giorno del Ricordo, iscritto nel calendario civile nazionale dalla Legge 92 del 30 marzo 2004, a memoria «delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale».
E alla «più complessa vicenda del confine orientale» (alla quale fa esplicito riferimento l’articolo 1 della Legge) Ilsreco ha dedicato una serata di approfondimento, Le lingue negate. Confine orientale, fascismo, normalizzazione linguistica. Ne ha parlato Franco Cecotti, già presidente dell’Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venezia Giulia, autore di una quarantina di saggi sulla storia dei confini (e la loro rappresentazione cartografica), l’emigrazione italiana, le condizioni dei civili durante la prima guerra mondiale, la didattica della storia.
Se infatti, come scrive il grande scrittore Boris Pahor, «è giusto ricordarsi dell’esilio istriano e delle foibe, […] è ingiusto il non raccontare prima il genocidio culturale degli sloveni e dei croati della Venezia Giulia». Un genocidio iniziato il 13 luglio 1920 con l’incendio del ‘Narodni Dom’, la Casa della cultura slovena di Trieste (è Il rogo nel porto che dà il titolo a un racconto dello stesso Pahor, doloroso e bellissimo), e che prosegue con i dispositivi di legge introdotti a partire dal 1925, che prevedono il cambiamento dei toponimi, nonché dei nomi di famiglia e di battesimo, e il divieto di utilizzare una lingua diversa dall’italiano nelle scuole, negli atti pubblici, nelle omelie. È questa, come noto, l’italianizzazione forzata voluta da Benito Mussolini, che sfocia nella repressione dei parlanti la lingua slovena e quella croata nel Venezia Giulia, ma anche la francese in Valle d’Aosta e la tedesca in Alto Adige.
È dunque in questa complessa vicenda che si inquadrano le uccisioni di italiani nelle foibe istriane dell’autunno 1943 e nelle foibe giuliane nella primavera 1945, e il lungo esodo delle popolazioni giuliano-dalmate di lingua italiana tra il 1944 e il 1954. È una vicenda alla quale occorre guardare nella sua interezza, con la consapevolezza che lungo le frontiere le identità sono molteplici, talvolta concorrenti, e che sono usate strumentalmente per scatenare violenze e ingiustizie, come purtroppo è accaduto più volte nella storia del confine orientale, fino alle recenti guerre balcaniche.
il contributo di Laura Coci su «Il Cittadino» di mercoledì 10 febbraio 2016
la presentazione dell'iniziativa su «Il Cittadino» di mercoledì 17 febbraio 2016
e la cronaca su «Il Cittadino» di sabato 20 febbraio 2016