Festa della Liberazione

2023

Macrostoria e microstoria: la Repubblica Sociale Italiana e il soldato Giuseppe Antonietti

Nell’ambito delle iniziative riguardanti il 25 aprile 2023, Istituto lodigiano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea (Ilsreco) e Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti (Aned), con la collaborazione dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Lodi, hanno proposto un approfondimento sulla Repubblica Sociale Italiana e sull’impatto che questa ebbe nella vita delle persone comuni del territorio, in particolare dei giovani che dopo l’8 settembre 1943 furono forzati all’arruolamento, e anche dei loro familiari, che furono vittime di intimidazioni e violenze. L’evento – che si è tenuto mercoledì 3 maggio 2023, alle 21.00, nella sala Granata presso la Biblioteca Comunale Laudense – ha avuto infatti per titolo Macrostoria e microstoria: la Repubblica Sociale Italiana e il soldato Giuseppe Antonietti; vi hanno partecipato per Ilsreco Laura Coci ed Ercole Ongaro.

Nel quadro dei venti mesi più angosciosi della storia d’Italia, segnati da sangue e morte, si pone la vicenda del liceale Giuseppe Antonietti (nato a Landriano, nel Pavese, nel 1925, vissuto poi a San Colombano al Lambro) che nel febbraio 1944 è inquadrato nella Divisione Monterosa in seguito all’arresto della madre, trattenuta nella locale caserma dei Carabinieri e costretta a firmare una dichiarazione d’impegno affinché il primogenito si consegni al distretto militare. Ed ecco, in sequenza, l’addestramento in Germania e il rientro in Italia, dapprima in Liguria, quindi al fronte, nella guerra bianca sulle Alpi cuneesi, fino ai giorni convulsi di fine aprile 1945, con lo sfaldamento dell’esercito di Mussolini e l’avventuroso ritorno a casa. Una storia che da personale assume carattere di esemplarità, con l’acquisizione di consapevolezza che porta il soldato Antonietti al disgusto per il fascismo e al rifiuto della violenza, in ogni sua forma, all’aiuto degli altri, nella professione pubblica e nella vita privata.

La Storia del soldato Giuseppe Antonietti è protagonista del Quaderno Ilsreco 38, di Laura Coci, ed è ripercorsa attraverso lettere e documenti custoditi grazie alla cura amorevole della componente femminile della sua famiglia; rappresenta, infine, una testimonianza della complessità del rapporto tra la grande storia e le vicende individuali, tra l’immensa tragedia della dittatura, della guerra, dell’occupazione e le esistenze delle piccole persone che vi sono, loro malgrado, coinvolte.

2022

Una Liberazione a colori


Per la Festa della Liberazione, Ilsreco, Aned e Anpi hanno proposto un evento dal titolo Una Liberazione a colori. Riflessioni sulla Resistenza, che si è tenuto giovedì 28 aprile 2022 alle ore 21.00 presso l’aula magna del liceo classico “Pietro Verri” di Lodi, via S. Francesco 11.

L’evento è ora visibile sul canale YouTube di Ilsreco Lodi.

Si sono alternati gli interventi di  Ercole Ongaro, direttore scientifico Ilsreco, di Alice Vergnaghi, referente per la didattica Ilsreco e le letture a cura di Laura Coci, presidente Ilsreco, e Roberto Del Piano.

Ercole Ongaro ha parlato delle diverse forme di resistenza che si sono sviluppate nel periodo compreso tra l’armistizio dell’8 settembre 1943 e la Liberazione avvenuta il 25 aprile 1945, soffermandosi in particolare sulla realtà lodigiana che ha analizzato nei suoi volumi sul tema.

Alice Vergnaghi, referente didattica Ilsreco, ha illustrato un progetto di ricerca che l’Istituto ha iniziato e che si pone come obiettivo la realizzazione di un Atlante delle e dei resistenti lodigiani caduti.

Laura Coci e Roberto Del Piano hanno presentato invece un’antologia di testi tratti dalla produzione dello scrittore Beppe Fenoglio di cui quest’anno ricorrono i cento anni della nascita.

Per la Festa della Liberazione, Ilsreco ha inoltre promosso e preso parte a diverse altre iniziative:

Le staffette partigiane. Resistere pedalare resistere (tappa a Cascina Punte Alte di Caselle Landi, 24 aprile 2022, ore 11.30)

Resistere pedalare resistere (Lodi, 25 aprile 2022, ore 14.30)

Un giardino per le Madri Costituenti (Tavazzano, 25 aprile 2022, ore 15.30)

Lodi, Monumento alla Resistenza (Gianni Vigorelli, 1967)

2021

Verso il 25 aprile 2021…

Un itinerario lodigiano


Ilsreco ha proposto un cammino virtuale di avvicinamento al settantaseiesimo della Liberazione, nell’impossibilità di effettuare manifestazioni in presenza: sette percorsi, sette fotografie, sette brevi testimonianze del territorio.

Si parte dall’internamento militare e dalla deportazione, si attraversano la Resistenza civile, quella in montagna e quella in città, si arriva – finalmente – all’insurrezione e alla Liberazione, quel 25 aprile 1945.

Perché la vittoria contro il nazismo e il fascismo, contro la dittatura e l’occupazione, è una conquista che avviene giorno per giorno, non scontata: un’occasione per ricordare e riflettere, riscoprire figure ed eventi del Lodigiano, trasmettere alla gioventù che si infutura il valore di un mondo migliore possibile, per cui lottare insieme.

Interno dell’Ausländer Ausweis W (documento di identità civile per i lavoratori [coatti] stranieri) rilasciato dal Reich germanico a Francesco Defferara il 3 febbraio 1945 (Francesco Defferara, Breve racconto della mia vita in prigionia, a cura di Emilio Bottale, Quaderni Ilsreco n. 24, Lodi 2010

1. Internamento militare

E così arriva l’otto settembre 1943. L’Italia con un proclama di Badoglio pone fine la guerra e invita i soldati italiani a fare resistenza ai tedeschi. La nostra stazione è importante ed è subito presa dai tedeschi che arrivano con delle camionette e carri armati. Ci portano a Tolone e ci viene offerto di collaborare con loro: A) come civili al servizio nella stazione; B) al servizio nella marina tedesca e C) prigionieri Germania. Abbiamo scelto la C ed insieme agli alpini e ad altri marinai e soldati rastrellati nei paraggi ci spedirono in Germania. Abbiamo viaggiato chiusi in vagoni bestiame per un cinque o sei giorni attraverso la Francia.

Ogni tanto il treno si fermava in un scalo merci in periferia di qualche città, si scendeva per i nostri bisogni, e guardando in giro non si vedevano che sentinelle. Poi prendevano due di noi con una nostra coperta e ci portavano verso le prime vetture e ci davano una decina di bastoni di pane che si divideva fra noi del vagone, una quarantina. Alle volte ci fermavamo in questi scali merci anche delle ore perché vi era allarme aereo. Si sentiva la contraerea, il rombo degli apparecchi e qualche volta degli scoppi.

Finalmente arriviamo a Metz dove scendiamo ad una stazione per raggiungerne un’altra, dove ci imbarcano su altri vagoni bestiame. Durante il percorso a piedi in colonna sorvegliati da tanti soldati tedeschi armati fino ai denti, siamo guardati da una popolazione mista di misericordia ed anche di scherno: «Badoglio! Badoglio» tanti gridavano...

Gaetano Pacchiarini, Diario della mia vita marinara, a cura di Emilio Bottale, Quaderni Ilsreco n. 21, Lodi 2008, p. 66

Biglietto di addio scritto da Ettore Archinti al momento dell’arresto definitivo il 21 giugno 1944 (Ercole Ongaro, Ettore Archinti. Un testimone coerente, Cooperativa Ettore Archinti, Lodi 1994)

2. Deportazione

Qualche ora dopo ci agganciarono ad un altro convoglio e di notte partimmo. Nel vagone c’erano persone anziane, chi piangeva, chi pregava e chi guardava nel vuoto. In un angolo un mucchio di segatura: qualcuno cercava di indovinare a che cosa potesse servire. Il vagone aveva un finestrino nell’angolo, ma era chiuso con rete metallica e filo spinato.

Il freddo cominciava già a debilitare i più anziani; noi giovani cedevamo loro i posti al centro perché sentissero un po’ più di caldo, protetti dalle infiltrazioni di aria gelida. Dopo alcune ore di viaggio, ci fu la prima fermata perché di tanto in tanto Pippo, un aereo a cui era stato dato questo nome, faceva la sua apparizione mitragliando treni e qualche volta bombardando la linea ferroviaria. Così speravamo.

Gianfranco Mariconti, Memoria di vita e di inferno. Percorso autobiografico dalla spensieratezza alla responsabilità, a cura di Ercole Ongaro, Il Papiro Editrice «Altrastoria», Sesto San Giovanni 1995, p. 83

Muzza di Cornegliano Laudense, settembre 1943. Ex prigionieri inglesi con le sorelle Dovera – Archivio Dovera ([Ercole Ongaro], Società, guerra e Resistenza nel Lodigiano 1940-1945, Consorzio del Lodigiano, Lodi 1995)

3. Resistenza civile

Visitiamo giornalmente gli ospiti delle signorine [Adelia e Giuseppina] Dovera, della signorina [Nina] Anelli, della levatrice comunale, tutte della Muzza di S. Angelo Lodigiano; gli ospiti del signor Rovida di S. Martino in Strada e quelli abitanti nei boschi di Cavenago in una casa di guardiacaccia.

Alla fine di settembre siamo tutti in lavoro: si preparano abiti borghesi, si allungano e si accorciano calzoni. In poche notti, in bicicletta, in auto, in ferrovia, a gruppi di cinque o sei, sfuggendo ai controlli dei fascisti, parecchie decine di prigionieri alleati vengono portati al sicuro.

Achille Boselli, Memoriale, 1945, in Ercole Ongaro, Guerra e Resistenza nel Lodigiano 1940-1945, Il Papiro Editrice «Altrastoria», Sesto San Giovanni 1994, pp. 94-95

Rocca d’Olgisio – Val d’Arda, 1944. Partigiani di Casalpusterlengo e Mirabello – Archivio ANPI Casalpusterlengo ([Ercole Ongaro], Società, guerra e Resistenza nel Lodigiano 1940-1945, Consorzio del Lodigiano, Lodi 1995)

4. Resistenza in montagna

All’una di notte, con la neve, un freddo terribile, ho preso la bicicletta. Noi ai Casoni di Lambrinia, dopo Chignolo avevamo un partigiano che traghettava con la barca. Arrivo nei boschi del Po. La nebbia. Quello là che non sentiva mai chiamare perché era dall’altra sponda. Si staccavano i candelotti [di ghiaccio] dalle piante, mi sembravano i fascisti che erano lì per prendermi, pensavo ai figli. Io... Finalmente sento ciàc, ciàc, la barca. Sono caduta nella barca, svenuta.

Di là aveva acceso il fuoco, c’era la moglie. Sono stata lì fino la mattina poi sono andata in montagna.

Combattere un nemico di fronte si sa che è un nemico, ma fare la staffetta è più pericoloso, perché ci sono imboscate di dietro, di fianco, bisogna sempre stare attenti. Ho rischiato tante volte.

Intervista ad Anna Passaglia, a cura di Ercole Ongaro, giugno 1994, in Simona Distante, Anna Paolina Passaglia. Una vita resistente, Quaderni Ilsreco n. 31, Lodi 2018, pp. 123-124

Lodi, 23 agosto 1944. Familiari dei fucilati al Poligono di Lodi al Cimitero – Archivio ANPI Lodi ([Ercole Ongaro], Società, guerra e Resistenza nel Lodigiano 1940-1945, Consorzio del Lodigiano, Lodi 1995)

5. Resistenza in città

Nella notte tra il 21 e il 22 agosto 1944, con la complicità di circostanze che tanti hanno definito “miracolose”, riuscii a sfuggire alla cattura, disposta dal maggiore Agosteo e gestita dal tenente Barozzi con l’ausilio di una squadraccia di militi. Riparai, dopo un’angosciosa fuga lungo i sentieri dei campi che dal Belgiardinetto si snodavano sino a Sordio e un avventuroso proseguimento in treno, a Paderno Dugnano presso mia zia Mentina.

Nel primo pomeriggio del 22 agosto cinque patrioti della formazione clandestina partigiana di cui ero comandante, caduti il giorno prima in un’imboscata sulla riva sinistra dell’Adda, nella brughiera della cascina Gelsomina di Boffalora d’Adda, dopo orribili sevizie e senza alcun processo, furono fucilati al Poligono di tiro di Lodi. I loro nomi: Oreste Garati, Ludovico Guarnieri, Ettore Maddè, Franco Moretti, Giancarlo Sabbioni. Meno di quarant’anni il primo, diciassette-diciotto anni i più giovani.

Edgardo Alboni, Una vita tra sogni e realtà, a cura di Ercole Ongaro, Quaderni Ilsreco n. 15, Lodi 2005, pp. 81-82

Patrioti in corso Roma nei giorni dell’insurrezione – Foto Archivio Riu (Ercole Ongaro, Dal carcere chiamando primavera. Lodi dalla Resistenza alla Liberazione, Lodi 1980)

6. Insurrezione

Al mattino di giovedì 26 aprile la radio cominciò a ripetere l’ordine di insurrezione generale. Il cielo nuvoloso si scioglieva a tratti in una fine pioggia primaverile. In molti centri del Lodigiano gli uomini designati nelle settimane precedenti, in seno ai CLN locali, a coordinare l’insurrezione sul piano militare e ad assumere la guida amministrativa dei Comuni si diressero verso le sedi municipali: ne presero pacificamente possesso e diedero il via, col suono delle sirene delle fabbriche o delle campane, al piano prestabilito per l’occupazione dei punti importanti delle città e dei paesi.

Molti volontari, patrioti, si rivolsero alle sedi comunali per avere disposizioni, per offrire il proprio contributo alla insurrezione. In tutti vi era la coscienza che era giunto il momento tanto sospirato. «Giuanìn, sem liberi!» gridò Severino Biancardi, operaio delle Officine Adda, al proprio compagno di lavoro Giovanni Agosti che giungeva alle ore 9 in piazza Broletto a Lodi. Alla medesima ora, davanti al Comune di Secugnago, Teresa Ferrari emise un urlo liberatorio allargando le braccia verso i resistenti che aveva aiutato durante la clandestinità: «Fiói, l’è finida!».

Ercole Ongaro, Guerra e Resistenza nel Lodigiano 1940-1945, Il Papiro Editrice «Altrastoria», Sesto San Giovanni 1994, p. 227

Borghetto Lodigiano, maggio 1945. Partigiani dopo la fine dell’insurrezione – Archivio Luigi Curti ([Ercole Ongaro], Società, guerra e Resistenza nel Lodigiano 1940-1945, Consorzio del Lodigiano, Lodi 1995)

7. Liberazione

Partimmo all’alba del 26 aprile da Milano con la bicicletta. Per evitare le colonne tedesche in ritirata e gruppi di repubblichini allo sbando, percorremmo strade di campagna. Arrivammo stanchi, affamati, sporchi, ma con la gioia nel cuore. All’imbocco della via Battisti, i partigiani della zona avevano predisposto uno sbarramento. Noi nell’euforia del momento, contenti di essere finalmente rientrati nel nostro paese, lo superammo senza precauzioni. I partigiani di guardia uscirono allo scoperto puntandoci contro le armi. Aldo rimase sorpreso e incerto, ma io reagii gridando che eravamo anche noi partigiani casalini e che il nostro nome era Mirotti.

Fummo accolti con entusiasmo. Qualcuno corse in piazza a dare la notizia. Fummo accompagnati in Comune dove era installato il CLN. Aldo prese possesso della sua carica e per parecchi giorni rimase, giorno e notte, nel palazzo comunale, sul quale alcuni repubblichini sparavano colpi di fucile e di rivoltella dai tetti e dai solai dove stavano nascosti.

Neni Casali Mirotti, Frammenti di vita vissuta 1915-1945, Comune di Casalpusterlengo, s.d., in Ercole Ongaro, I Mirotti di Casalpusterlengo. Vite senza tregua nelle bufere del Novecento, Quaderni Ilsreco n. 30, Lodi 2017, pp. 82-83

L'ordine di insurrezione generale trasmesso dal CLN il 24 aprile 1945

2020

La pandemia ha colpito duramente il territorio lodigiano e nazionale.

Nessuna manifestazione in presenza è stata possibile.

l'intervento di Ercole Ongaro, per una nuova, inedita Resistenza, su «Il Cittadino» di sabato 25 aprile 2020








Fotografia di autore non noto scattata in località ignota nei giorni della Liberazione, utilizzata da FIAB per l'iniziativa nazionale Resistere, pedalare, resistere

2019

Resistere, pedalare, resistere

in bicicletta sui luoghi della Resistenza a Salerano al Lambro e Lodi Vecchio

in collaborazione con FIAB Lodi


la cronaca dell'iniziativa su «Il Cittadino» di venerdì 26 aprile 2019





2018

Per l'anniversario della Liberazione, in collaborazione con il cinema "Fanfulla" di Lodi, Ilsreco ha proposto la visione del film di Paolo e Vittorio Taviani Una questione privata (2017), tratto dall'omonimo, bellissimo romanzo di Beppe Fenoglio, pubblicato postumo (1963) e incompiuto.


La terra, la guerra, una questione privata… La Resistenza senza eroi, nella sua sofferta quotidianità, ‘nel fitto’ della guerra civile in Italia: freddo e nebbia, e il ricordo struggente di una celebre canzone americana, Over the rainbow, auspicio di un mondo migliore ancora possibile. I fratelli Taviani realizzano un film fenogliano (anche se ‘liberamente tratto’), doloroso e intenso, dal finale a sorpresa rispetto all’incompiutezza del romanzo: perché sì, è nella ricerca della verità assoluta la sola via di salvezza.





la brochure di presentazione del film, redatta in occasione dell'evento

2017

La presentazione di due libri per ricordare che la guerra coloniale e la guerra fascista, alla quale la Liberazione ha posto fine attraverso la Resistenza, sono state guerre di aggressione ai civili, agli inermi: bambini, donne, anziani. E per non dimenticare...

Lorenzo Guadagnucci, Era un giorno qualsiasi. Sant'Anna di Stazzema, la strage del '44 e la ricerca della verità. Un storia lunga tre generazioni, Terre di Mezzo 2016

«La mattina presto del 12 agosto - un sabato - erava­mo già tutti in piedi quando qualcuno arrivò gridando: "I tedeschi! I tedeschi!».

Alberto ha dieci anni e si salva solo per caso dall'eccidio nazista di Sant'Anna di Stazzema, in cui vengono ucci­se sua madre Elena e altre quattrocento persone. Eccidio che in Italia viene dimenticato fino al processo, clamoroso, del 2004, al quale si arriva grazie alla tenacia di un magi­strato che riesce a individuare i responsabili della stra­ge strappandola all'oblio.

Anni più tardi, durante il G8 di Genova del 2001, ancora una violenza cieca, insensata, torna a farsi spazio nella storia personale dell'autore di questo libro, nipote di Elena, che qui ricostruisce le vicende drammatiche e appassionanti della propria famiglia lungo tre generazio­ni, ma anche uno spaccato del nostro Paese dove Sant'Anna di Stazzema diventa un simbolo e un punto di partenza «per un pensiero nuovo, una cultura diversa». 

la presentazione dell'iniziativa su «Il Cittadino» di martedì 25 aprile 2017

la cronaca dell'iniziativa su «Il Cittadino» di sabato 29 aprile 2017

Marco Consentino, Domenico Dodaro, Luigi Panella, I fantasmi dell'impero, Sellerio 2017

Etiopia, Africa Orientale, 1937. Da un anno Benito Mussolini ha proclamato l’Impero. 

Ma la propaganda tace che il popolo e il territorio sono tutt’altro che sottomessi. Più di prima infuria la guerra coloniale, anche con l’impiego dei gas, contro gli arbegnoch, i patrioti, ed è tanto più feroce quanto più incapace di successi. Dietro la brutalità degli occupanti e contro il vertice del regime coloniale serpeggia una trama oscura...

2016

Per  l'anniversario della Liberazione, in collaborazione con il cinema "Fanfulla" di Lodi, Ilsreco ha proposto la visione del film di Giulio Ricciarelli Il labirinto del silenzio (2015), centrato sull'istruttoria del processo di Francoforte, primo in Germania a giudicare e condannare i crimini commessi ad Auschwitz.


Quale giustizia per i crimini nazisti e fascisti? Quale giustizia per le vittime di Auschwitz e Birkenau, di Monte Sole e Sant’Anna di Stazzema?

A Francoforte, nel 1958, il giovane procuratore Johann Radmann decide di fare «la cosa giusta», di istruire un processo contro i responsabili dimenticati della deportazione e del genocidio.

A Roma, nel 1994, nella sede della Procura Generale Militare, sono rinvenuti 695 faldoni archiviati provvisoriamente in un armadio con le ante chiuse rivolte contro il muro: sono gli atti delle indagini svolte sulle stragi ai danni della popolazione civile italiana tra il ‘43 e il ’45. Ma questa è un’altra storia…






la brochure di presentazione del film, redatta in occasione dell'evento

2015

Tre incontri di qualità per celebrare degnamente il Settantesimo della Liberazione.

E la visione di un grande film, la presentazione di un bel libro...

Per  l'anniversario della Liberazione, in collaborazione con il cinema "Fanfulla" di Lodi, Ilsreco ha proposto la visione del film di Nanni Loy Le quattro giornate di Napoli (1962), grande progetto di cinema "popolare", realizzato con attori professionisti, che hanno rinunciato a visibilità e compenso, e con persone comuni tratte dai quartieri napoletani protagonisti di uno straordinario episodio di resistenza.

Napoli, settembre 1943. Il popolo stremato dai patimenti della guerra, la vendetta nazista, gli angloamericani in lenta, troppo lenta risalita dopo lo sbarco in Sicilia.

Prendono le armi, allora, gli studenti del Liceo “Sannazzaro”, e militari, intellettuali, donne, giovani e giovanissimi ancora bambini: tra il 28 settembre e il 1° ottobre 1943 al porto, per le vie, in collina, la gente di Napoli sceglie di decidere della propria vita, a costo della vita.








la brochure di presentazione del film, redatta in occasione dell'evento

Iara Meloni, Memorie resistenti. Le donne raccontano la Resistenza nel Piacentino, Le Piccole Pagine 2015


«Se non ci fossero state le donne, la Resistenza a Piacenza non sarebbe nemmeno esistita». È questo il sentire comune che muove l'autrice del libro allo studio e all'analisi attraverso “nuove” modalità della narrazione storica: microstoria, fonti orali, storia delle donne, resistenza civile, storia delle comunità locali, nella consapevolezza che «ogni vita è degna di essere vissuta e raccontata».

Le donne intervistate, le vere protagoniste del volume, nate negli anni Venti e Trenta, raccontano non soltanto la guerra e la Resistenza, molto altro: la condizione e il clima sociale, l’ingresso precocissimo nel mondo del lavoro, l’istruzione negata... Un quadro della vita quotidiana, di donne e uomini comuni, tra le due guerre.

Ma per queste testimoni, la scelta della Resistenza assume un valore centrale, di spartiacque nella vita: una scelta «essenziale, di campo, totalizzante», che guarda al futuro, per sé e per i propri figli e figlie.

«La memoria - ha affermato Iara Meloni durante l'incontro - con il passare degli anni si prende i suoi spazi. Per alcuni la memoria è un assedio, per altri un rifiuto totale. Ho intervistato ragazze meno che ventenni nel '44, che ora sono molto anziane. Una generazione particolare, che ha raccontato quei fatti spesso con notevoli salti nel tempo, come se i ricordi volessero rompere gli argini. E facendo così ne è emerso un universo contadino scomparso, il senso stesso di una comunità...».

2014

Per il Settantesimo anniversario della liberazione di Roma, in collaborazione con il cinema "Fanfulla" di Lodi, Ilsreco ha proposto la visione del film capolavoro di Roberto Rossellini Roma città aperta (1945), nella versione restaurata dalla cineteca di Bologna nel 2013.

L'Italia esce dalla guerra (morte, distruzione, sconfitta) in un modo che sorprende il mondo. Il popolo, le strade (Cinecittà era bombardata), la tortura, i bambini che vedono tutto. Un film che ha fondato uno stile, una corrente culturale, il Neorealismo. Dalla tragedia, un enorme e credibile movimento di riscatto.

«Città aperta è il film della paura, quella di tutti ma soprattutto la mia. Paura vera, con trentaquattro chili di meno, forse per fame, forse per quel terrore che ho descritto. Il mio Neorealismo è una posizione morale che si può spiegare in tre parole: l'amore del prossimo» (Roberto Rossellini).








la brochure di presentazione del film, redatta in occasione dell'evento