Giorno della Memoria

2024


Nell’ambito delle iniziative per il Giorno della Memoria, Istituto lodigiano per la storia della Resistenza e dell’età̀ contemporanea (Ilsreco), Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti (Aned), Associazione nazionale partigiani d’Italia Comitato provinciale di Lodi (Anpi Provinciale Lodi) e Movimento ecclesiale di impegno culturale, (Meic) con la collaborazione del Comune di Lodi, hanno proposto un approfondimento sul Trasporto 81, il convoglio partito il 5 settembre 1944 da Bolzano e diretto a Flossenbürg sul quale viaggiarono i lodigiani Ettore Archinti, Luigi Vincenzo Marzagalli (detto il Barba) e Giuseppe Moretti, con il beato Teresio Olivelli.

Sabato 20 gennaio 2024, alle 10,30, nella sala Granata presso la Biblioteca Comunale Laudense è stata inaugurata con la presenza della curatrice, Maria Antonietta Arrigoni, e del curatore, Marco Savini, la mostra dal titolo In treno con Teresio. I deportati del Trasporto 81. Bolzano-Flossenbürg 5-7 settembre 1944. È stato possibile visitare la mostra allestita presso la Biblioteca Comunale Laudense dal martedì al sabato dalle ore 9,15 alle ore 18,15 dal 20 gennaio al 9 febbraio 2024.


Giovedì 25 gennaio 2024, alle 21,00, nella Sala Rivolta presso il Teatro alle Vigne di Lodi si è svolta una conferenza dal titolo Olivelli e Archinti: testimoni di resistenza e di umanità, tenuta dal prof. Anselmo Palini, biografo di Teresio Olivelli, e dal prof. Ercole Ongaro, biografo di Ettore Archinti. Teresio Olivelli ed Ettore Archinti sono entrambi attivi nella Resistenza: Olivelli nel Bresciano e a Milano; Archinti a Lodi. Oltre alla loro militanza nella Resistenza, sono accomunati anche dalla deportazione, conseguenza del loro impegno civile, sul Trasporto 81; dalla scelta non violenta; dalla morte nel campo di sterminio. La storia di Olivelli e Archinti è stata ricostruita dai due storici anche attraverso la lettura delle testimonianze dei due deportati.

Venerdì 26 gennaio, alle 10,10, nell’aula magna del Liceo Scientifico Gandini, in via Papa Giovanni XXIII, 1, Lodi, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Territoriale di Lodi, sè stato proposto alle classi quinte delle scuole secondarie di II grado lodigiane un incontro di approfondimento sulle figure di Teresio Olivelli ed Ettore Archinti sempre tenuto dai proff. Palini e Ongaro che, ripercorrendo la vicenda dei due deportati, hanno offerto alle e agli studenti due preziosi esempi di impegno civile e solidarietà.

Sabato 27, lunedì 29 e martedì 30 gennaio Ilsreco e le classi 5S turistico dell’ITE Bassi di Lodi (docente referente Zara Lanzoni) e 5O Esabac del Liceo Maffeo Vegio (docente referente Elena Zaini) hanno guidato sul campo classi di scuole secondarie di I e di II grado di Lodi lungo l’Itinerario in memoria di deportati lodigiani, progetto realizzato da Ilsreco in collaborazione con il Comune di Lodi, in lingua italiana, oppure, a richiesta, in lingua francese o tedesca.

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cliccando sui nomi in rosso qui a destra, vai alle biografie di deportati e deportate

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ideazione di Ercole Ongaro

realizzazione di Laura Coci, Ivano Mariconti, Ercole Ongaro

2023

Itinerario in memoria di deportati lodigiani

Il Giorno della Memoria, dalla sua istituzione nel 2000, è una ricorrenza fondante nel calendario civile nazionale, ma, come tutte le ricorrenze, è a rischio di trasformarsi in una celebrazione rituale e talvolta ripetitiva; ancora, accade che nell’arco di una settimana si concentrino iniziative ed eventi, quasi in concorrenza gli uni con gli altri, tra i quali la scelta risulta spesso difficile.

Per questo, l’Istituto lodigiano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea – Ilsreco, in collaborazione con il Comune di Lodi e con Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti - Aned, per il 2023 propone un Itinerario in memoria di deportati lodigiani, che può essere percorso non solo il 27 gennaio, ma in ogni giorno dell’anno, a piedi (privilegiando i tracciati pedonali che la città offre), insieme, per esempio da gruppi classe accompagnati da insegnanti, o singolarmente, lasciando spazio all’approfondimento e alla riflessione attraverso il dialogo o in silenzio.

L’itinerario è tracciato digitalmente ed è interattivo: è sufficiente scansionare il QR code o aprire il link che si trova sui siti di Comune di Lodi e Ilsreco per visualizzarlo e seguirlo; cliccando poi sul puntatore rosso di ciascuna delle nove tappe del percorso, appaiono la biografia breve, l’immagine, la documentazione relative alla persona deportata. Chi vorrà accedere a un ulteriore approfondimento bibliografico, potrà visionare pagine e interi volumi sulla deportazione lodigiana sul sito Ilsreco.

Si parte, dunque, da piazza dell’Ospitale, e attraverso le vie Gaffurio e Solferino, corso Archinti e via Vecchio Bersaglio, le vie Cagnola (ove è la Casa circondariale) e Ottone Morena, piazza Castello e via Cavezzali, si arriva al piazzale della Stazione ferroviaria. Nell’arco di circa due ore di cammino si incontrano le vicende e si visualizzano i volti di Luigi Vincenzo Marzagalli “Barba” ed Ettore Archinti, entrambi deportati e scomparsi a Flossenbürg; degli internati militari Gian Paolo De Paoli, Giuseppe Meazzi e Mario D’Angelo, che dai durissimi campi in Germania hanno fatto ritorno (non è rientrato nella propria casa, invece, Pietro Santi); di Luigia Mazzini Folli, lodigiana arrestata per l’aiuto dato a ex prigionieri alleati e deportata nel lager femminile di Ravensbrück; del giovane Edoardo Meazzi, che per lo stesso motivo è inviato al lavoro coatto e poi deportato nel campo punitivo di Bitburg (entrambi rientrano a Lodi a guerra conclusa); di Giovanni Mirotti e Luigi Giulio Marzagalli “Gino”, inghiottiti da Mauthausen; di Giuseppe Moretti, morto in un sottocampo di Flossenbürg, e Gianfranco Mariconti, che da quel lager è stato tra i pochi a fare ritorno; per concludere con Estrea Hazan, anziana di origine turca appartenente alla cosiddetta ‘razza’ ebraica, che il destino ha voluto fosse arrestata alla stazione ferroviaria di Lodi.

Un itinerario emozionante e doloroso, ma necessario, che rende giustizia a quanti sono sommersi e quanti, pochi, sono salvati.

2022


Il 27 gennaio 2020, meno di un mese prima rispetto alla consapevolezza dell’inizio della pandemia, Ilsreco promuoveva l’ultima iniziativa in presenza per il Giorno della Memoria.

Due anni dopo, la situazione, pur essendo meno grave rispetto al passato, ha sconsigliato una ripresa delle attività e delle iniziative pubbliche. Per questo, venerdì 28 gennaio, alle 18.00, l’Istituto, in collaborazione con Aned – Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti - ha proposto un evento in diretta streaming, che è stato possibile seguire sulla pagina Facebook Ilsreco-Lodi oppure vedere, e rivedere, in giorni e tempi successivi. Alice Vergnaghi, Ercole Ongaro e Ivano Mariconti (rispettivamente docente referente per la didattica, direttore scientifico Ilsreco, delegato Aned) hanno conversato sul tema Ri-umanizzarsi. Da Primo Levi a Dante, da Antonio Gramsci a Pierpaolo Pasolini.

A partire dalla de-umanizzazione operata nei confronti delle persone internate nei campi di sterminio e dalla riflessione di Liliana Segre sull’indifferenza che ha reso possibile la persecuzione e la deportazione, i relatori presenteranno un percorso di approfondimento nel quale cultura e letteratura consentiranno di riappropriarsi dell’umanità sottratta dai carnefici nei campi di sterminio. Ne sono testimoni Primo Levi, che dedica il capitolo 11° di Se questo è un uomo al canto XXVI dell’Inferno di Dante e all’appassionata dichiarazione di dignità umana che vi è contenuta; Antonio Gramsci, con il suo celebre scritto Odio gli indifferenti, che pure si ricollega al canto III dell’Inferno e al peccato di ignavia, compiuto da coloro che non operano scelte e, dunque, indeboliscono il bene; Pier Paolo Pasolini, con una pagina suggestiva di Ragazzi di vita, nonché con la sua straordinaria figura di intellettuale militante. Non mancheranno riferimenti alla deportazione dal Lodigiano, sia nello specifico degli internati politici (Ettore Archinti, Gianfranco Mariconti, Isa Mazzini Folli), sia delle migliaia di internati militari del territorio che pagarono con la detenzione nei campi nazisti il proprio ‘no’ alla Repubblica Sociale Italiana.

la presentazione e l'intervento di Alice Vergnaghi

e l'intervento di Ercole Ongaro

la cronaca dell'iniziativa su «Il Cittadino» di lunedì 31 gennaio 2022


Ilsreco ha inoltre collaborato con Prefettura di Lodi e Ufficio Scolastico Territoriale nell'organizzazione di un evento da remoto per le classi quinte delle scuole secondarie di secondo grado del Lodigiano, che si è svolto giovedì 27 gennaio, alle 10.00.

I materiali didattici funzionali alla presentazione di Alice Vergnaghi sono disponibili alla pagina proposte.


Grazie ad ANPI di Tavazzano con Villavesco, Ilsreco e Aned hanno riproposto la presentazione del Quaderno Ilsreco n. 33, intitolato La scuola lodigiana di fronte alle leggi antiebraiche.

L'evento si è tenuto il 31 gennaio 2022, alle 21.00, in diretta streaming, sulla pagina Facebook Anpi Tavazzano con Villavesco.

la cronaca dell'iniziativa su «Il Cittadino» di mercoledì 2 febbraio 2022

Vasilij Grossmann sul fronte tedesco nella primavera 1945

2021


Il 27 gennaio 1945 l’Armata Rossa abbatte i cancelli di Auschwitz, il maggiore campo di sterminio nazista. Auschwitz-Birkenau è il più noto di oltre duemila campi, sottocampi, centri di raccolta e di transito che costituivano la rete dello sterminio, che ha dato la morte a undici milioni di uomini, donne, bambine e bambini, oltre la metà ebrei, gli altri rom, omosessuali, testimoni di Geova, oppositori politici, resistenti…

Ilsreco – Istituto lodigiano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea – in questo tempo di sospensione delle attività in presenza, propone di celebrare il Giorno della Memoria con una breve riflessione su ‘come’ lo sterminio sia stato possibile, attraverso il pensiero del grande scrittore russo Vasilij Grossman, testimone della liberazione di Treblinka, la più efficiente e perciò terribile «fabbrica di morte» nazista.

Scrive Grossman nel settembre 1944: «Che cosa ha generato il razzismo? Che cosa bisogna fare affinché il nazismo, il fascismo, l’hitlerismo non abbiano a risorgere né al di qua né al di là dell’oceano, mai e poi mai, in saecula saeculorum? L’idea imperialistica dell’eccellenza di una nazione, di una razza o di chissà che cos’altro ha avuto come conseguenza logica la costruzione da parte dei nazisti di Majdanek, Sobibor, Beliec, Auschwitz, Treblinka. Dobbiamo tenere a mente che di questa guerra il razzismo, il nazismo non serberanno soltanto l’amarezza della sconfitta, ma anche il ricordo fascinoso di quanto sia facile uno sterminio di massa».

Occorre perciò raccontare e conoscere questa «verità tremenda»: la Legge 211/2000, istitutiva del Giorno della Memoria, auspica che «simili eventi non possano mai più accadere». Purtroppo, con proporzioni minori, sono accaduti e accadono ancora: vigilare sulla contemporaneità per isolare i germi del razzismo è dunque, conclude Grossman, un dovere civile di chi abbia care «la libertà, la vita di ogni popolo e dell’umanità intera».

pubblicato su «Il Cittadino» di mercoledì 27 gennaio 2021, p. 37

2020

Lo sguardo delle vittime. Stragi nazifasciste e genocidi tra storia e accertamento giudiziario

incontro con Andrea Speranzoni

Lodi, aula magna del liceo classico "Pietro Verri", lunedì 27 gennaio 2020, ore 21


«Affinché simili eventi non possano mai più accadere»: queste le parole che suggellano la Legge n. 211 del 20 luglio 2000, istitutiva del Giorno della Memoria.

Il 27 gennaio – il giorno del 1945 in cui l’Armata Rossa abbatteva i cancelli di Auschwitz-Birkenau, il più noto di oltre duemila tra campi, sottocampi, centri di raccolta e di transito che costituivano la rete dello sterminio – non ricorda soltanto «la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte», ma guarda al futuro, perché – come ammoniva Primo Levi - è accaduto, dunque può accadere ancora. E con modalità sempre più barbare ed efferate.

Ilsreco – Istituto lodigiano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, unitamente ad ANPI e ANED, ha scelto per il 2020 di partire dal cuore del Novecento, ripercorrendolo fino all’oggi nel segno delle stragi di inermi che lo hanno caratterizzato. E per farlo ha invitato un relatore d’eccezione: Andrea Speranzoni, che, giovane avvocato del Foro di Bologna, fu con i colleghi Giuseppe Giampaolo e Manrico Bonetti legale di parte civile nel processo celebrato a La Spezia tra 2006 e 2007 contro cittadini tedeschi e austriaci, già appartenenti alle SS o alla Wehrmacht, riconosciuti colpevoli dell’eccidio di Monte Sole (perpetrato nei comuni di Marzabotto, Grizzana, Monzuno). Negli anni successivi, Speranzoni ha coerentemente coniugato brillante professionalità ed impegno civile, quale difensore delle vittime del ‘Plan Condor’ nel processo celebrato a Roma tra 2015 e 2017 contro militari cileni, uruguaiani, boliviani e peruviani responsabili della repressione totalitaria e del ‘terrorismo di stato’ nei rispettivi paesi, negli anni Settanta del secolo scorso; e ancora quale difensore dei familiari delle vittime nei processi per reati di terrorismo, ultimo dei quali, appena concluso il 9 gennaio scorso, il processo Cavallini per la strage di Bologna del 1980.

Il punto non è ‘perché’ il genocidio sia perpetrato, ma ‘come’ possa esserlo. Lo scempio di inermi (bimbi di pochi anni o pochi mesi), la volontà di incrudelire, l’indifferenza con cui sono compiute le azioni più sanguinarie – di norma inconcepibili – trovano ragione nella deumanizzazione dell’altro: del popolo italiano da parte dell’esercito tedesco e dell’alleato fascista; del ‘nemico’ ebreo da parte della Germania nazista; dell’oppositore politico da parte degli alti comandi militari sudamericani… Nelle parole di odio che indicano l’avversario come ‘parassita’, ‘bacillo’, ‘zecca’, disconoscendone la comune umanità e legittimando il suo annientamento.

Ora più che mai, occorre acquisire consapevolezza delle incrinature quotidiane che portano a dimenticare empatia e responsabilità: a questa sola condizione il Giorno della Memoria ha significato.

la cronaca dell'iniziativa su «Il Cittadino» di mercoledì 29 gennaio 2020

2019

1938-1945. La persecuzione degli ebrei in Italia

conversazione con Gadi Luzzatto Voghera

Lodi, sala Granata, giovedì 31 gennaio 2019, ore 21


La deportazione degli ebrei italiani - 6.806 donne e uomini, bambini e bambine appartenenti alla cosiddetta ‘razza’ ebraica, arrestati e deportati nei campi di sterminio nazisti – non avviene per caso: è resa possibile dal censimento del 22 agosto 1938, il primo atto razzista e discriminatorio nei confronti della minoranza ebraica, che consente, poi, di individuare con sicurezza le persone che ne fanno parte; e, ancora, dal Regio Decreto Legge 1728 del 17 novembre dello stesso anno, quei ‘Provvedimenti per la difesa della razza italiana’ che aprono la stagione della prassi persecutoria dei diritti degli ebrei, espulsi da ogni settore della vita pubblica nazionale; una legislazione che è preludio alla persecuzione delle vite, sinistramente annunciata dall’internamento degli ebrei italiani classificati maggiormente «pericolosi» e degli ebrei stranieri poche settimane dopo l’ingresso dell’Italia in guerra, violentemente agita dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 dagli occupanti nazisti e dai loro alleati fascisti della Repubblica Sociale Italiana.

Al 1938 e alle Leggi antiebraiche Ilsreco – Istituto lodigiano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea - dedica anche il Giorno della Memoria 2019, dopo gli appuntamenti del 28 novembre (la conferenza dello studioso Francesco Cassata, che ha illustrato la cultura dell’odio che alimenta il razzismo fascista) e del 10 dicembre (la proiezione del documentario di Giorgio Treves 1938 Diversi). Giovedì 31 gennaio alle 21.00, nella sala Granata presso la Biblioteca Comunale Laudense, Gadi Luzzatto Voghera, direttore della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (che copromuove l’iniziativa), terrà una conversazione dal titolo 1938-1945: la persecuzione degli ebrei in Italia; alla serata parteciperanno studenti del liceo cittadino Maffeo Vegio, autori della ricerca storica La scuola lodigiana di fronte alle leggi antiebraiche, condotta sulla stampa locale dell’epoca («Il Cittadino» e «Il Popolo di Lodi») e sulle circolari trasmesse dal Regio Provveditore agli Studi di Milano ai presidi delle scuole della provincia, dunque anche di Lodi, ancora conservate nell’archivio del Liceo Verri. L’iniziativa sarà replicata la mattina successiva alle 11.00, nell’aula magna dell’Istituto Volta, per oltre trecento studenti dei licei lodigiani Verri, Gandini e Maffeo Vegio.

2018

Pippo non lo sa. Canzoni e jazz come forma di resistenza al nazismo

a cura di Laura Coci, Roberto Del Piano, Ivano Mariconti

Lodi, sala Granata, lunedì 29 gennaio 2018, ore 21


«Lo Swing è veramente un caso patologico. Come arrestare l’epidemia? Il rimedio c’è. Il suo nome è: Manganello». L’affermazione è tratta da un pezzo pubblicato dal «Corriere della sera» il 9 gennaio 1942, di sorprendente ferocia nei confronti di swing, jazz (anzi: ‘gez’, poiché il fascismo bandisce i forestierismi) e ‘canzonette cretine’ (il riferimento è a Gorni Kramer, Natalino Otto e Trio Lescano): generi musicali amati (testualmente) da negri, ebrei, massoni e rammolliti. E non si tratta di un caso isolato, né marginale: il regime fascista tenta, per altro senza successo, il controllo ossessivo della vita musicale con un atteggiamento dichiaratamente persecutorio nei confronti di musicisti e autori invisi e ritenuti ‘degenerati’, devianti rispetto alla consolidata, cosiddetta tradizione italiana. D’altra parte, però, il duce e il suo regime utilizzano, a fini propagandistici, canzoni e mezzi di diffusione della musica di recente invenzione: i dischi e la radio.

L’evento – che ha il titolo di una celebre canzonetta derisoria nei confronti di uno dei gerarchi più in vista del regime - si è tenuto lunedì 29 gennaio, alle 21.00, nella sala Granata presso la Biblioteca Comunale Laudense. A nome di Ilsreco, hanno parlato Laura Coci, Roberto Del Piano e Ivano Mariconti: il percorso ha toccato Mussolini musicista e il controllo dei media nel regime fascista, attraverso l’istituzione del Ministero della Cultura Popolare; la musica coloniale e la canzone di guerra; il jazz e le canzoni di opposizione al regime: valga per tutti il caso di Natalino Otto, citato nel Partigiano Johnny di Beppe Fenoglio come musicista resistente. Nel corso della serata sono stati proposti ascolti musicali e letture di testi effettuate da ragazze e ragazzi della 4A LES (liceo economico sociale) del Maffeo Vegio di Lodi.

Alle e agli studenti è stata invece dedicata la mattinata di giovedì 25 gennaio: nell’aula magna del Liceo Gandini, alle 11.00, la scrittrice Edgarda Ferri, autrice del libro Un gomitolo aggrovigliato è il mio cuore. Vita di Etty Hillesum, ha parlato della grande filosofa olandese di origine ebraica, morta ventinovenne ad Auschwitz nel 1943.

la cronaca dell'iniziativa su «Il Cittadino» di mercoledì 31 gennaio 2018

2017

Entartete Musik. Musica e politica nella Germania nazista

a cura di Laura Coci, Roberto Del Piano, Ivano Mariconti

Lodi, sala Granata, martedì 31 gennaio 2017, ore 21


«Tra le arti la musica è quella che muove più nel profondo l’animo umano… A volte la lingua delle note è più incisiva della lingua delle parole». L’affermazione di Joseph Goebbels, ministro della cultura e della propaganda della Germania nazista, rende ragione del controllo ossessivo esercitato sulla vita musicale del Reich e della persecuzione feroce agita nei confronti di compositori e musicisti invisi e ritenuti ‘degenerati’, devianti rispetto alla pura, consolidata tradizione tedesca.

La musica è una componente fondamentale della politica culturale nazista. E al tema della musica Ilsreco ha dedicato le iniziative del Giorno della Memoria. Due gli eventi in programma: il primo si si è svolto sabato 28 gennaio, alle 10.30, nell’aula magna del liceo Verri ed è stato riservato alle scuole superiori cittadine: Nicola Montenz, docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e musicologo, autore del bel volume L’armonia della tenebre. Musica e politica nella Germania nazista, ha tenuto una relazione su questo tema a oltre duecentoquaranta ragazze e ragazzi.

Il secondo evento si è svolto martedì 31 gennaio, alle 21.00, nella sala Granata presso la Biblioteca Comunale Laudense ed è stato rivolto alla città. Hanno parlato di ‘Entartete musik’, ovvero di musica degenerata, Roberto Del Piano (bassista jazz e d’avanguardia, protagonista di una storia musicale variegata con un’ampia discografia all’attivo), con Ivano Mariconti e Laura Coci (Ilsreco). Nel corso della serata sono stati proposti ascolti musicali che hanno spaziato dalla musica di Weimar alla musica swing e jazz (la musica degenerata invisa al nazismo in quanto espressione di incontro e contaminazione), e ancora dalla musica di propaganda alla musica concentrazionaria e di resistenza; sono state inoltre presentate clip cinematografiche e letture di testi correlate a questi percorsi. Le letture sono state effettuate da ragazze e ragazzi della 3A LES (liceo economico sociale) del Maffeo Vegio di Lodi.

la cronaca dell'iniziativa su «Il Cittadino» di giovedì 2 febbraio 2017

2016

La riflessione proposta da Ilsreco in occasione del Giorno della Memoria ha posto al centro la lingua, il linguaggio totalitario del fascismo e del nazismo. Lo studio della lingua determina infatti consapevolezza dell’età storica e dell’ambiente umano di riferimento, perché in particolare nelle dittature ideologiche la lingua diviene un formidabile strumento di propaganda, di manipolazione e ottundimento dell’intelligenza individuale, di trasformazione della realtà. Le parole del duce e del führer, ripetute «cento, mille, un milione di volte» diventano verità assoluta, come afferma Joseph Göbbels, ministro della propaganda nella Germania nazista.

Parole come arsenico, parole tossico, dunque, che avvelenano la coscienza e il pensiero, infondono l’odio, legittimano la deumanizzazione.

Ma la lingua ha una vitalità inesauribile e ribelle: anche attraverso le parole è possibile agire forme di resistenza, opporsi al male, restare umani. Parole che illuminano, chiare e precise, che aprono la via ai compagni di cammino e a quanti, non ancora nati, si infuturano; parole di dignità, la dignità che vale oltre ogni smentita, che non si lascia afferrare dai carcerieri neppure sulla soglia della camera a gas.

Parole come farmaco, parole antidoto, dunque, che parlano di uguaglianza. Parole che volano via, e che ci fanno volare via, liberi.

2015

I campi del duce. Internamento e deportazione nell'Italia fascista

incontro con Carlo Spartaco Capogreco

Lodi, sala Granata, martedì 27 gennaio 2015, ore 21


In occasione del Giorno della Memoria, alla riflessione sul ruolo dei carnefici italiani offerta alla città grazie all'incontro con uno studioso autorevole, si è unito un percorso didattico che ha portato alla realizzazione di un video prodotto da Ilsreco con la collaborazione del Liceo statale Maffeo Vegio, proposto alle scuole secondarie di II grado del Lodigiano.

Siamo italiani. Persecuzione e deportazione italiana nell’immaginario cinematografico consta di undici brevi clip da altrettanti film italiani (dal 1945 al 2007), cui si unisce la celebre sequenza del discorso di Chaplin/Hynkel che conclude Il grande dittatore; la finalità del video è fornire 

suggestioni e stimoli per successive analisi e approfondimenti.

Non sono molti i film prodotti nel nostro paese che affrontano i temi della persecuzione e della deportazione, di ebrei e non solo, durante il fascismo: quasi a marcare una differenza rispetto al nazismo, nei comportamenti sia del governo, sia del popolo. Un silenzio significativo, coerente con lo stereotipo “Italiani, brava gente”, che tuttavia risulta ampiamente smentito dalla realtà storica.


Siamo italiani. Persecuzione e deportazione italiana nell’immaginario cinematografico

prologo

Roma città aperta, di Roberto Rossellini (Italia, 1945)

rastrellamenti

La finestra di fronte, di Ferzan Ozpetek (Italia – GB- Turchia – Portogallo, 2003)

L’oro di Roma, di Carlo Lizzani (Italia, 1961)

eccidi

La lunga notte del ‘43, di Florestano Vancini (Italia, 1960)

Hotel Meina, di Carlo Lizzani (Italia, 2007)

deportazioni

Il giardino dei Finzi Contini, di Vittorio De Sica (Italia, 1970)

La vita è bella, di Roberto Benigni (Italia, 1997)

lager

18.000 giorni fa, di Gabriella Gabrielli (Italia, 1993)

La tregua, di Francesco Rosi (Italia - Francia, 1996)

sommersi e salvati

Il generale Della Rovere, di Roberto Rossellini (Italia, 1959)

La strada di Levi, di Davide Ferrario (Italia, 2006)

epilogo

Il grande dittatore, di Charlie Chaplin (USA, 1940)


la presentazione di sintesi dei film da cui sono tratte le clip proposte nel video