Eventi particolari

Febbraio 1916 settembre 2017 - Caduti della Valle di Londo

"Sotto le valanghe cadute a ripetizione in Val di Londo erano rimasti 18 soldati. Fanti del 92° Reggimento e militi del XVIII Battaglione della Regia Guardia di Finanza, travolti il 25 febbraio 1916. Un valore militare non sempre fatto di sparatorie e lotta a coltello, ma anche di riconosciuta abnegazione e altruistico sacrificio di sé. La bella epigrafe scritta dai commilitoni sei mesi dopo, li ricorda ai rari viandanti della Val Vissada, entro le linee italiane di allora: "Il 30° BRG. M.T. che li disseppellì - qui ne compose le salme - luglio-agosto 1916". Nell'ombrosa Val di Londo, la localita' della tragedia è da allora contrassegnata da un lugubre toponimo popolare: il "Giao de i Morte". (da "Comelico 1915, gli altari della Patria" di Guglielmo De Bon)."

Sul luogo, in Val Vissada, è stato eretto un monumento a ricordo della tragedia la cui manutenzione è curata dai volontari dell'Associazione Amici del Museo e del CAI Val Comelico.

In occasione del centenario del tragico evento è stata celebrata una messa solenne a ricordo.

Luglio 2016 - Voci di donne, voci di guerra

Lo spettacolo Voci di donne, voci di guerra nasce su suggerimento di Piergiorgio Cesco Frare, degli Amici del Museo, nell’autunno del 2015 per rinnovare il ricordo, a cento anni dalle valanghe in val di Londo, di quei giovani caduti il 25 febbraio 1916.

Ha preceduto questo lavoro musico-teatrale, l’importante restauro della lapide che si trova in Val Vissada, raggiungibile da Costalta, da Valle e dalla Val Visdende, per volontà di Ruggero Casanova Crepuz e GianFranco Casanova Crepuz, che per primi hanno desiderato e promosso questa iniziativa. In molti, poi, hanno contribuito a renderla possibile, tra questi: gli Amici del Museo, il CAI Val Comelico, il Gruppo Alpini Santo Stefano, la locale Associazione Nazionale Finanzieri d'Italia e la Regola di Costalta, oltre al materiale donato dall’azienda Comis Celeste.

Quando è nata l’idea di realizzare uno spettacolo legato a questa triste vicenda, volevo evitare di proporre una delle “solite” serate in occasione del centenario dal primo conflitto mondiale, così ho tentato di puntare la lente di ingrandimento verso coloro che, non certo a ragione, sono figure da sempre poste in secondo piano: le donne.

Il Gruppo Teatrale Senza Maschera, nato nella primavera del 2015, ha risposto con entusiasmo alla mia richiesta di realizzare e scrivere dei testi relativi alla Donna, durante la prima Guerra mondiale. Abbiamo così iniziato a immaginare, grazie a letture varie e documentazione storica, cosa potesse provare una donna, fosse essa fidanzata, moglie, madre, figlia o sorella, mentre gli uomini di casa si trovavano lontani, a combattere per una guerra inutile e dolorosa. Ci siamo immedesimate nelle nostre nonne e madri, vissute in Comelico, e abbiamo provato ad esprimere pensieri ed emozioni, anche attraverso la lingua ladina.

I testi sono stati composti, con impegno e smuovendo sentimenti vecchi e nuovi, dalle stesse donne che poi, durante lo spettacolo, li hanno letti. E così hanno preso forma questi personaggi, forti della loro debolezza e tristi nella loro insicurezza, paurosi di un destino incerto e sciocco ma tenaci, come solo le donne sanno essere.

Sullo sfondo del palco un cavalletto ospitava la bandiera italiana, fatta a pezzi, che le donne, dopo ogni lettura, cercavano di attaccare a fatica. Simbolica immagine di una realtà a brandelli, tipica della fine di ogni guerra.

A fare da cornice i canti del Coro Comelico, che meravigliosamente scandivano il susseguirsi di queste figure femminili.

A conclusione il Gruppo Teatrale Senza Maschera si è unito al Coro Comelico per eseguire il canto Sui monti Scarpazi emozionandosi ed emozionando, ancora una volta, il pubblico attento.

Grazie a chi ha desiderato e sostenuto il progetto.

Grazie alle straordinarie donne del Gruppo Teatrale Senza Maschera che, ancora una volta, si sono dimostrate all’altezza delle aspettative.

Grazie al Coro Comelico per esserci, come sempre.

Un ringraziamento speciale per le importanti informazioni a Guglielmo De Bon, autore del libro Comelico 1915 - Gli altari della Patria

(Martina Casanova Fuga)

Voci di donne, voci di guerra - Presentazione.pdf

Attività didattica con le scuole

Il Museo Angiul Sai ha iniziato le sue attività per il 2016 entrando nelle scuole per far conoscere ai bambini le antiche tradizioni, per scoprire le proprie origini ed il loro valore.

Nato da un'idea di Paola Cesco Frare, dell'associazione" Amici del Museo di Costalta", che si è avvalsa della collaborazione di Martina Casanova Fuga, il progetto si è sviluppato in due fasi, la prima in aula la seconda al museo.

Il lavoro si è svolto con la seconda classe della scuola primaria di Santo Stefano di Cadore ed è proseguito con le classi terza e quarta di Presenaio.

I bambini, hanno visitato il museo, seguito con vivo interesse le spiegazioni di Paola, fatta una merenda nel prato sottostante sotto l'azzurro cielo di Costalta ed effettuato lavori manuali inerenti a tre tematiche, la costruzione della casa di legno, la fienagione e il legnatico.

Luglio 2016 - Giornata della fienagione - "Da le primrane a l'utighêi"

Presentazione del libro "Montagne d'erba" a cura di Piergiorgio Cesco Frare. Interventi di Viviana Ferrario, Cesare Lasen e Giovanni Tomasi.

Agosto 2016 - Dimostrazione tecniche di fienagione e costruzione di una lioda per il trasporto del fieno e della legna

IN RICORDO DI LUIGI FERDINANDO TAGLIAVINI

L'11 luglio del 2017 è morto a Bologna, sua città natale, l’illustre organista, clavicembalista e musicologo Luigi Ferdinando Tagliavini.

Egli era legatissimo al Comelico essendo figlio di Nella De Lorenzo Tobolo di Candide. Suo padre Carlo, linguista di fama internazionale, è ben noto anche presso di noi per i suoi approfonditi studi sull'idioma ladino del Comelico.

Ci sentiamo di rendere un piccolo omaggio alla memoria di Luigi Ferdinando proponendo qui la registrazione sonora del suo appassionato intervento al convegno tenuto nel 1988 a S. Stefano di Cadore in onore di suo padre.