Il luogo che oggi si chiama Santo Marzio in onore del Santo uomo Marzio, anticamente era Valdigorgo. Nel 1219 era nato un oratorio, che accolse i primi frati di San Francesco, venuti a predicare nelle nostre zone. Poco lontano, esisteva anche un altro romitorio, dove si trovava una donna, la Beata Angela, anche lei eremita che, alla sua morte, venne seppellita in quel luogo.
I due romitori resistettero fino ai primi anni del XVII secolo, poi vennero completamente distrutti dall’incuria degli uomini e del tempo. La zona di Santo Marzio ebbe esito più felice, grazie ad un benefattore di Gualdo, Rino Salerno che, tornato a Gualdo dopo la guerra, nel 1945 decise di ristrutturare la chiesa ormai in rovina e ritrovò anche le mura dell’antico romitorio. Oggi il luogo è affidato alle cure degli iscritti dell’associazione Avis di Gualdo Tadino.
All’inizio del 1200, nella zona si erano insediati i primi frati di San Francesco, che vivevano in preghiera e in armonia tra loro, pur nella povertà assoluta. Molti venivano ad ascoltarli ed erano ammirati dal loro modo di vita, tanto da diventare loro seguaci. Tra questi vi fu anche Marzio, nato nel 1210 a Pieve di Compresseto, un villaggio poco lontano da Gualdo. I genitori erano agricoltori e nell’ infanzia si dimostrò subito un fanciullo buono e ubbidiente. Esercitò il mestiere di muratore insieme ai suoi fratelli, ma il suo animo era dedito alla pietà e alla carità verso i più deboli, così teneva per sé solo quello che gli serviva per vivere e divideva tutto il suo guadagno con i poveri. Dopo l’incendio nel 1237, che distrusse Gualdo, anche i frati francescani abbandonarono il convento di Valdigorgo e si spostarono più in basso e ben presto il luogo tornò una boscaglia. Marzio, che si era recato spesso presso quei frati, era molto rammaricato che quel luogo di pace così adatto alla preghiera era andato in rovina, così chiese ai Gualdesi di poterlo riparare. Dopo molto lavoro di ripulitura riuscì a costruire un romitorio e una piccola chiesa. Terminati i lavori, indossati gli umili panni del terzo ordine francescano, Marzio decise di ritirarsi in quel luogo insieme a frate Filippo, frate Salvetto, suo fratello e frate Leonardo e lì restò per ben 70 anni, seguendo la strada della penitenza e della carità. Confortava e ospitava tutti coloro che venivano a lui per chiedere consiglio e aiuti. Per quel che poteva, divideva con loro anche il poco cibo che veniva dal suo orto, secondo gli insegnamenti di San Francesco. Spesso per una penitenza più intima, si recava sul Monte Serrasanta, dove avevano pregato San Facondino e molti altri santi e sante. Quando scendeva a Gualdo per elemosinare e veniva a conoscenza che qualche persona era tormentata dalla fame, andava in loro aiuto con ciò che aveva raccolto con le elemosine. Negli ultimi anni della sua vita dovette sopportare molti dolori e anche la cecità, ma lo fece sempre con tanta pazienza, pensando alle sofferenze che aveva patito Gesù. Morì l’8 ottobre 1301 all’età di 91 anni e il suo corpo venne sepolto in quel luogo che tanto aveva amato. Possiamo dire che questo Santo uomo ha rappresentato con la sua vita tutte le beatitudini proclamate da Gesù nel Vangelo. Dopo la sua morte avvennero molti miracoli, alcuni muratori vennero salvati dalle cadute durante i lavori, per questo Marzio venne nominato Patrono dei muratori.
Uomo timorato di Dio visse sempre in umiltà e al servizio dei poveri, era molto caritatevole e restava in preghiera giorno e notte. Spesso veniva deriso e umiliato per questi suoi atteggiamenti di povertà e umiltà, ma se qualcuno lo offendeva era lui stesso a chiedere scusa. Rinunciò a cariche pubbliche essendo stato nominato membro del Generale Consiglio Comunale per dedicarsi alle opere di misericordia.
Visitava gli infermi, i carcerati e ospitava tutti coloro che bussavano alla sua casa.
Non dormiva mai nel letto, ma a terra seduto, perché anche di notte desiderava interrompere il sonno per pregare. Dio gli preannunciò che presto lo avrebbe chiamato a sé, così si recò al Palazzo Comunale e chiedendo il permesso di parlare disse: “Cari padri e fratelli gualdesi, poiché devo andarmene in un’altra regione, per volontà di Dio lascio a voi la mia casa e tutto il resto per i poveri. Pregate Dio per me e mantenete la pace tra voi e aiutate i poveri”.
Molti cittadini rammaricati di perdere un uomo così buono si offrirono di accompagnarlo, ma egli non volle, in segreto si recò presso Valdigorgo e chiese ai frati di ospitarlo.
Dopo pochi giorni gli venne la febbre e, ricevuti i sacramenti, tornò a Dio il 15 agosto 1270. Dopo la sua morte si verificarono vari miracoli: un ragazzo cieco riacquistò la vista e un neonato dichiarato morto tornò alla vita. In vari luoghi dell’Umbria e delle Marche venne eletto patrono dei Consigli Comunali.
Le sue ossa dalla chiesa del convento di Valdigorgo vennero poi portate nella chiesa di San Francesco e dal 10 dicembre 1907 riposano nella chiesa di San Benedetto sotto l’altare di San Pietro.