La chiesa di San Benedetto (1006) sorgeva in località “Pomaiolo” tra la riva destra del fiume Feo e la chiesina di Santa Maria di Rote con annesso il monastero dei Benedettini i quali, nel XIII secolo, si trasferirono entro le mura di Gualdo ed eressero l’attuale chiesa.
A dimostrazione di quanto detto, esiste una lapide sul lato sinistro esterno della chiesa, con una scritta in latino che tradotta porta questa dicitura: “Nell’anno del Signore 1256, al tempo di Guglielmo Abbate, questo Cenobio fu trasferito in Gualdo”.
Nella seconda metà del ‘500 la città era divisa in due circoscrizioni parrocchiali: l’abitato compreso nel percorso che va da porta San Martino a porta San Benedetto passando per la piazzetta di San Donato, apparteneva alla parrocchia di San Donato; tutto l’abitato che restava fuori, compreso anche il Borgovalle, apparteneva alla parrocchia di San Benedetto.
Nei primi tempi la chiesa apparteneva e veniva amministrata dagli Abbati Claustrali, poi nel 1441 passò agli Abbati Commendatari e fu proprio grazie al Papa Niccolò V che alla chiesa vennero apportati molti abbellimenti. La chiesa era dotata di numerosissimi altari che vennero eretti grazie a confraternite e benefattori. L’altare di San Michele Arcangelo è il più antico e apparteneva alla Confraternita di San Michele Arcangelo e conteneva la tomba del Beato Angelo. A chi visitava questo luogo il Papa Bonifacio IX concesse una speciale indulgenza.
Oggi, più avanti, troviamo l’altare dedicato a San Pietro.
Proseguendo sul lato sinistro e scendendo una gradinata marmorea, si apre in una bella e ampia cappella inaugurata nel 1924 dedicata al nostro Beato Angelo, infatti sopra un doppio altare, in un’urna di bronzo, si trova il corpo del Beato. L’attuale urna è stata sostituita nel 1961.
Ai lati vi sono 4 piccole statue, rappresentanti: San Benedetto, San Rinaldo, San Facondino, San Gioventino. La cappella è a tre navate sostenuta da 8 colonne di marmo e venne costruita con le donazioni di alcuni gualdesi, ricordati in una lapide murata all’interno della cappella, decorata dal pittore Ribustini a spese dei fratelli Tomassini.
Nelle pareti sono rappresentate scene della vita del Beato Angelo, risalendo dalla cappella troviamo l’altare della Sacra Famiglia e più avanti, a sinistra, si apre la cappella del Sacramento. L’altare maggiore, è stato ricostruito dopo il rifacimento della chiesa, in parte con i materiali del vecchio altare medievale e in parte in marmo.
Nella parte anteriore, in una lastra di marmo di Carrara, è rappresentato l’incontro di re Totila con San Benedetto. Nella navata opposta agli altari già descritti, si trova l’altare di Sant’Antonio, l’altare della Madonna del Rosario, il Battistero e l’altare del Sacro Cuore. Sotto alcuni altari sono contenute le ossa di eremiti e Santi gualdesi: San Gioventino, Beato Maio, Beato Marzio.
La chiesa nel tempo subì molti danneggiamenti anche a causa dei terremoti.
Oggi dell’edificio originale restano la facciata e le arcate a sesto acuto della parte sinistra.
Anche il vecchio campanile, che si trovava lateralmente sul fianco destro, fu completamente abbattuto. I lavori di restauro che iniziarono nel 1875 videro la costruzione della cappella del Sacramento e quella del Beato Angelo.
I restauri durarono 20 anni e si conclusero il 27 settembre 1896.
Anche l’antica pavimentazione, al di sotto della quale si trovavano delle tombe, è andata distrutta.
Il campanile alto 53 metri fu costruito più tardi e concluso nel 1914, venne costruito posteriormente. La facciata romanico gotica con tre porte di cui la centrale è sormontata da un bellissimo rosone.
Tutte le pitture che decorano la chiesa e la cappella del Beato Angelo sono state eseguite dal pittore Ribustini di Perugia.
In occasione del settimo centenario dalla morte del Beato Angelo, il 14 gennaio 2024 è stata aperta in questa Basilica la porta Santa dal vescovo Domenico Sorrentino e il Papa Francesco Bergoglio ha concesso per tutto l’anno 2024, fino al 15 gennaio 2025, a tutti coloro che entreranno nella Basilica Concattedrale di San Benedetto l’indulgenza plenaria.
Il logo che si è scelto, a ricordo dei 700 anni dalla morte del Beato, raffigura una piccola chiave, che rappresenta la chiavetta della vecchia urna del Beato Angelo, la quale veniva appoggiata sulla bocca dei bambini che tardavano a parlare o di persone affette da balbuzie.
Varie volte è stata anche portatrice di grazie e di prodigi.