Una Risorsa Didattica Aperta, in inglese Open Educational Resource (OER), deve godere di tre caratteristiche:
1. Poter essere legalmente utilizzata, distribuita e modificata
La gran parte dei materiali testuali e multimediali, ad uso didattico e non, sono protetti da un copyright che ne vieta l’uso, la distribuzione e la modifica senza una specifica autorizzazione (generalmente a pagamento) da parte di chi ne detiene il diritto d’autore. Una risorsa aperta deve invece essere rilasciata con una licenza che ne permetta uso, distribuzione e modifica.
Vedi sotto "copyright e copyleft".
2. Essere tecnicamente modificabile
Il permesso di modificare una risorsa non implica che la modifica sia effettivamente possibile. Modificare una risorsa digitale significa poterla aprire con un software, introdurvi dei cambiamenti e salvarla. Una risorsa è considerata tecnicamente aperta se è apribile e modificabile con software non proprietari (o quantomeno liberamente disponibili, quali gli open software).
Ne parleremo nel corso delle prossime Unità.
3. Essere raggiungibile
Una risorsa che risiede sul disco rigido di un docente non è accessibile ad altri. Come non lo è se risiede sul server di una scuola, accessibile solo tramite password. Perché la si possa considerare aperta è necessario che sia in un ambiente liberamente raggiungibile. E deve essere, in realtà, anche facilmente rintracciabile.
Diritto d’autore (nei paesi di civil law) e copyright (nei paesi di common law) sono due istituti giuridici che variano da paese a paese ma che, in tutti i casi, hanno lo scopo di tutelare i frutti dell'attività intellettuale attraverso il riconoscimento all'autore originario di un’opera – testo, musica, immagine, video, software, … - di una serie di diritti di carattere sia morale, sia patrimoniale. Spesso si usa il termine copyright per designarli entrambi.
Si indicano come Public domain le opere che – vuoi perché così ha deciso l’autore originario o perché è trascorso il numero di anni necessario, in molti paesi 70, dopo la morte dell’autore oltre cui non ci sono più diritti patrimoniali – possono essere invece liberamente utilizzate.
Grazie a un gioco di parole, il termine Copyleft è stato coniato per consentire la distribuzione gratuita e il riutilizzo del software libero/a codice sorgente aperto (opensource). “Left”, “sinistra”, opposto a “right”, destra, come nella terminologia politica, ma anche “left” che in inglese è il participio passato del verbo “to leave” nel senso di “non costretto”, “lasciato libero”.
Tuttavia, qualsiasi tipo di libertà, per essere concessa, necessita dell'osservanza di alcune regole. Cosa succede se produco software gratuito e qualcuno lo utilizza (gli permetto di farlo) applicando un copyright su di esso? Questo è il motivo per cui sono state fornite "licenze" al fine di proteggere e concedere i diritti di uso gratuito. In pratica, per essere legalmente protetti, i creatori del software libero dichiarano: “© Questo software è rilasciato sotto licenza X”.
Creative Commons è un’organizzazione senza fini di lucro, fondata nel 2001 con lo scopo di definire "lo spettro di possibilità tra il pieno copyright - tutti i diritti riservati - e il pubblico dominio - nessun diritto riservato. Le nostre licenze ti aiutano a mantenere il tuo copyright invitando a fare un determinato uso del tuo lavoro – si tratta di un copyright “alcuni diritti riservati".
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Permette che altri copino, distribuiscano, mostrino ed eseguano copie dell'opera e lavori derivati da essa o sue rielaborazioni, unicamente per scopi non commerciali.
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L'mmagine soprastante riporta i loghi delle sei possibili licenze, descritte sinteticamente qui di seguito (dal sito Creative Commons).
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