La memoria 

sul Ticino

di Lorenzo Di Lullo

L’immagine riproduce il Ponte di ferro che collega la sponda lombarda del lago, quella di Sesto Calende, con quella piemontese di Castelletto Ticino e possiamo notare la presenza di tre persone anziane, che sedute su una panchina, guardando il ponte, ricordano i drammatici momenti delle deportazioni avvenute anche attraverso quel luogo.

In provincia di Varese molte furono le persone condotte nei lager nazisti e alcuni proprio sestesi, come Carlo Gazzulli, Piero Poli, Attilio Galli e Leandro Mattea, vittime, non per motivi razziali, ma di dissenso politico, di una delle più aberranti atrocità commesse nella storia dell’umanità, in ricordo dei quali, proprio quest’anno, sono state dedicate le “Pietre d’inciampo”

Si tratta di piccoli blocchi di pietra ricoperti di ottone con incisi il nome del deportato, la data di arresto, il giorno e il luogo della morte, inseriti nel manto stradale davanti alla casa dove abitava.

Il termine “inciampo” non significa ostacolo per chi passa, ma è un invito a ricordare e riflettere sull’orrore della Shoah.

Molti dei sopravvissuti, con le loro testimonianze hanno trasmesso un importante messaggio alle generazioni future: E’ necessario tenere viva la memoria perché come dice Liliana Segre:“Coltivare la memoria è un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta a ricordare che ognuno di noi ha una coscienza e la può usare”