Deportazioni


 di  Giorgia Orsini

Questa immagine riporta alla memoria di chiunque i tragici episodi delle deportazioni, dei campi di concentramento e dell'atmosfera fredda e gelida del tempo.


Su questa pagina ci concentreremo sul campo di concentramento di Auschwitz e porteremo un collegamento ad un libro molto significativo; ovvero "Se questo è un uomo" di Primo Levi, un deportato ad Aushwitz che ci lascia le sue memorie e testimonianze.

In questa foto è ritratto l'ingresso del campo di concentramento dove Primo Levi venne  registrato con il numero 174517 e dove rimase per quasi un anno. 

Primo Levi nasce a Torino e si laurea in  chimica nonostante la difficoltà delle leggi razziali. Viene deportato nel 1944 e rilasciato nel 1945, nel 1947 esordisce con "Se questo è un uomo"

"Eccomi dunque sul fondo. A dare un colpo di spugna al passato e al futuro si impara assai presto, se il bisogno preme" pg29 dell'edizione a fianco.


Questo libro autobiografico è scritto con frasi brevi e concise, facili da comprendere,  da una persona che ha sentito il bisogno e l’esigenza di raccontarli.

E’ proprio nella breve frase citata all'inizio che secondo me l’autore vuole far intendere come si sente dopo aver vissuto la routine giornaliera di uscire, rientrare, lavorare, mangiare, alla quale deve sottostare lui, e tutti gli altri deportati.

La routine che gli insegna a sopravvivere senza lasciarsi derubare o raccogliendo un cucchiaio o un bottone che può servirgli per vivere ogni giorno che passa.

Riconoscere che a seconda del carattere che ognuno ha, le due classi di pensiero sono quelle dei pessimisti che pensano che è tutto perduto e che la fine è certa, e quella degli ottimisti che pensano che per quanto sia dura, la salvezza può arrivare.

In ultimo mi ha colpito l’importanza di decidere di riunirsi in gruppi della stessa nazionalità in un angolo del lager per tenere vivo un legame, ma essendo troppo triste vedersi deperiti, deformi o addirittura contarsi e non ritrovarsi più, si smette di fare anche quello.