Due strade 

    di Giorgia Lampugnani

Questa foto mostra il contrasto tra  passato e presente,  tra guerra e pace, tra acque calme e acque increspate:  in generale si presta a parlare di MEMORIA.


Anche durante il settembre 1943 il sole risplendeva sul lago, testimone di urla di odio, di angoscia, ma anche di coraggio e speranza; oggi resta lì, memore di un tempo di guerra dove l’uomo odiava, ma rischiava la propria vita per salvare quella degli altri.


Ci sembrano tempi lontani, quelli che riaffiorano dal lago, che ce li racconta come storia passata, impressa nei ricordi di chi ha vissuto quei momenti e di chi li vive tutt’oggi. 


In realtà, se ci guardiamo intorno, vediamo che ci sono e ci saranno tanti luoghi che nascondono sul loro fondo storie dolorose ma anche di speranza.

Tutto è fermo, calmo, luminoso, ma lungo la strada verso la libertà non c’era il tempo per fermarsi e riprendere fiato.


L’acqua si increspa al soffio del vento, i ricordi appaiono come delle crepe in uno specchio rotto.


Così il lago ci racconta parte della sua storia, facendo riaffiorare i tempi passati.


UNO SPECCHIO  ROTTO  RIFLETTE  E  FA  RIFLETTERE


NELL’ACQUA LIMACCIOSA DELLA MEMORIA 

TUTTO CIO’ CHE CADE SI NASCONDE. 

SE LA SI MUOVE, QUALCOSA TORNA A GALLA


(Jules Renard, diario 1887-1910)




Ecco sotto riportate alcune poesie che parlano della strada e che riprendono la prima immagine posta sopra.  


Queste poesie hanno tutte un senso di malinconia: 

la strada è un simbolo di fuga 

e richiama anche il tema della memoria.


Sulla strada esco solo


Questa poesia sviluppa il tema del conflitto interno, dove malinconia e dolore sono in contrasto con la bellezza del mondo circostante.  

Si riconosce il desiderio di libertà e pace, desiderio perseguibile a quanto pare solo attraverso la solitudine, amata e odiata nello stesso tempo.

Il poeta percorre una via che spesso si rivela un vicolo cieco, un cammino disperato da percorrere per trovare la pace.



Sulla strada esco solo


Sulla strada esco solo.

Nella nebbia è chiaro il cammino sassoso.

Calma è la notte.

Il deserto volge l'orecchio a Dio

E le stelle parlano tra loro.

Meraviglioso e solenne il cielo!

Dorme la terra in un azzurro nembo.

Cosa dunque mi turba e mi fa male?

Che cosa aspetto, che cosa rimpiango?

Nulla più aspetto dalla vita

E nulla rimpiango del passato,

cerco solo libertà e pace!

Vorrei abbandonarmi, addormentarmi!

Ma non nel freddo sonno della tomba.

Addormentarmi, con il cuore

Placato e il respiro sollevato.

E poi notte e dì sentire

La dolce voce dell'amore

Cantare carezzevole al mio orecchio

E sopra di me vedere sempre verde

Una bruna quercia piegarsi e stormire.

(Michail Lermontov)




Ognuno tenta una vita 



Ognuno tenta una vita

quando la strada è lunga e molto il sole

quando il corpo sudato cerca un riparo d’ombra

quando nei volti incroci un breve sguardo

va in alto una domanda bruciata dal pianto


Ognuno tenta una vita

quando la pioggia consola l’estate

in ogni arido stelo impolverato

e parlano vicino volti amati

ritorna voce per un ringraziamento


Domenico Ciardi

Ognuno tenta una vita 


Questa poesia è presa dal libro 'Ognuno tenta una vita. Poesie (1997-2022)' di Domenico Ciardi.

Potrebbe anche adattarsi ad un deportato che tenta di riprendere in mano la sua vita percorrendo una lunga strada per arrivare a questo scopo.

La strada non presa


Due strade divergevano in un bosco d’autunno

e dispiaciuto di non poterle percorrere entrambe,

essendo un solo viaggiatore, a lungo indugiai

fissandone una, più lontano che potevo

fin dove si perdeva tra i cespugli.


Poi presi l’altra, che era buona ugualmente

e aveva forse l’aspetto migliore

perché era erbosa e meno calpestata

sebbene il passaggio le avesse rese quasi uguali.


Ed entrambe quella mattina erano ricoperte di foglie

che nessun passo aveva annerito

oh, mi riservai la prima per un altro giorno

anche se, sapendo che una strada conduce verso un’altra,

dubitavo che sarei mai tornato indietro.


Lo racconterò con un sospiro

da qualche parte tra molti anni:

due strade divergevano in un bosco ed io -

io presi la meno battuta,

e questo ha fatto tutta la differenza.

La strada non presa

Si racconta che Robert Frost scrisse questa poesia  nel 1916 in omaggio all’amico Edward Thomas, che quando  passeggiava con Frost, nelle campagne inglesi, si rammaricava spesso di non aver preso una strada diversa. L’atteggiamento dell’amico fece riflettere Frost che trovò in quel continuo rimuginare sulle proprie scelte un qualcosa di romantico.

Il tema centrale della poesia è ovviamente la scelta. Saranno le nostre scelte a determinare, nel bene e nel male, il corso della nostra esistenza: e questa consapevolezza ci inquieta, ma al contempo ci affascina.

Robert Frost ci invita a fare scelte autentiche e a seguire le strade “meno battute”, quelle non prese, perché solo in quel modo potremo scoprire veramente noi stessi.