L'hotel di Meina 


di Cristian Mori

Nell’immagine in bianco e nero riportata qui sopra si può vedere come oggetto principale della foto un piccolo hotel che apparentemente non si collegherebbe alle persecuzioni naziste, ma che è purtroppo il luogo dove furono assassinati 16 ebrei.

Si tratta dell’Hotel di Meina acquistato da una famiglia di ebrei (di origini turche), i Behar, che si erano spostati da Milano a causa dei bombardamenti iniziati dopo che l’Italia entrò in guerra, nel 1940.

Questo luogo ospitò anche altre famiglie ebree sfollate da Milano fino all’arrivo di un battaglione di tedeschi nel 1943 che aveva l’obbligo di posizionarsi sul Lago Maggiore per tenere sotto controllo l'accesso alla frontiera svizzera, ultimo baluardo di salvezza per molti fuggitivi, grazie alla neutralità di questa nazione. 


Il 15 settembre ufficiali e sottufficiali del battaglione tedesco requisirono l’hotel dei Behar e nel corso di questa operazione uccisero 16 ebrei. La famiglia Behar riuscì a salvarsi essendo cittadini turchi (in quel momento la Turchia era neutrale) e conoscendo personalmente il console del loro Paese d'origine. 

Le vicende accadute a causa della guerra mi hanno fatto ricordare una famosa canzone britannica, Brothers In Arms dei Dire Straits, che attraverso immagini malinconiche consente di riflettere sulle follie della guerra e sul senso di fratellanza e comunione di chi pure è costretto parteciparvi. 


La frase che mi ha colpito di più è 'ci sono tanti mondi diversi, tanti altri soli e noi abbiamo solo un mondo ma viviamo in mondi diversi'.


L’autore con questa frase secondo me vuole dirci che stando tutti sullo stesso pianeta siamo tutti uguali e dovremmo vivere quindi pacificamente ma a volte è come se appartenessimo a mondi diversi perché invece di aiutarci tra di noi ci facciamo la guerra.