Tematiche principali (2)

Senso di solitudine e smarrimento. La malattia spezza i legami interpersonali e abbandona gli individui alla loro solitudine. La lontananza di amici e parenti, di amanti separati da vincoli burocratici, di cari che affrontano da soli la malattia in ospedale, influisce negativamente sulla comunità: al contrario di quanto credeva Hobbes, gli uomini sono per natura animali molto sociali e dunque non sono fatti per vivere da soli e senza affetti.

Tema dell’altruismo. Verso la metà del romanzo, si assiste alla conversione di Rambert, che chiede a Rieux di poter lavorare anch’egli come volontario per fronteggiare l’epidemia in corso.

Tema dell’amicizia. Una notte, Rieux e Tarrou decidono di fare insieme un bagno in mare per ritrovare la felicità e le energie di cui avevano bisogno: in quegli istanti si sentivano soli e spensierati, lontani dal mondo, finalmente liberi dalla città e dalla peste.

Diffidenza nei confronti del prossimo. Gli abitanti di Orano sono spinti verso gli altri in cerca di calore umano, ma al contempo non si fidano del prossimo e tengono le distanze. Poiché il bacillo della peste è un nemico invisibile, chiunque può esserne portatore e di conseguenza contagiare o essere contagiato inconsapevolmente. Uno dei lati negativi di un’epidemia è proprio questo: contrariamente a quanto accade in una guerra combattuta con le armi, durante un’emergenza sanitaria l’avversario non è immediatamente individuabile e attacca l’organismo senza farsi notare e dunque senza dare la possibilità alla vittima di difendersi. Un microrganismo è quindi in grado di sopraffare la razionalità dell’uomo e influenzarne profondamente lo stato d’animo, proprio perché sfugge alla sua capacità di controllo.

Tendenza all’individualismo. In piena situazione di emergenza, inizialmente Rambert chiede con insistenza al dottor Rieux un certificato per attraversare i confini bloccati e ricongiungersi alla donna amata. Ciò dimostra che le priorità risultano spesso deviate: la società moderna, frenetica nel lavoro e nei rapporti, non può permettersi in alcun frangente di cambiare le proprie abitudini e trascurare gli interessi personali.

Imprevedibilità dell’evolversi dell’epidemia. “Gli ho chiesto che genere di disgrazia, secondo lui, potevamo aspettarci. Non lo sapeva, le disgrazie non sono prevedibili”.

Ora ci si rendeva conto che quel fenomeno di cui non si poteva ancora né misurare la portata né individuare l’origine aveva qualcosa di minaccioso”.

“[...] la peste non era qualcosa che si immaginava, o tutt’al più era qualcosa che si immaginava in modo sbagliato”.

L’impotenza degli uomini rispetto alla grandezza della natura. Questa tematica viene ripresa anche in un'ode di Orazio, quella a Taliarco, in cui l’autore, mediante una descrizione simbolica di un paesaggio invernale, tratta il tema dell’umanità indifesa di fronte alla furia della natura. Allo stesso modo la peste è arrivata d’improvviso e spezza le vite degli uomini, che si ritrovano quindi impreparati nei confronti della potenza della natura.

Tema del confronto. Nel corso della narrazione sono presenti diversi episodi in cui viene svolto un confronto tra il presente e il passato: la peste, infatti, a causa delle varie misure prese per limitare il contagio, ha creato un distacco dalla normalità. Si può anche notare come talvolta si continui a ragionare con la medesima mentalità, come se non ci si trovasse nella situazione anomala generata dall’epidemia: per esempio, quando vengono comunicati i numeri dei decessi, essi appaiono enormi soprattutto per il fatto che in tempi normali non si sapeva e non si dava importanza a quante persone morissero ogni giorno.

“[...] Ormai devo istruire solo cause per gravi infrazioni alle nuove disposizioni. Non si sono mai rispettate così tanto le vecchie leggi”.

“[...] sembrano tanti. Ma per lo stato attuale della malattia sono appena sufficienti”.

“[...] l’illuminazione del tempo in cui regnava la salute”.

Alcune di queste profezie [...] erano lette con la stessa avidità delle storie sentimentali che si trovavano ai tempi della salute

Tema dell’illusione. Al nascere dell’epidemia e all’imposizione delle prime misure per limitare il contagio, erano molti coloro che, sentendosi prigionieri nella propria città, tentavano di salvarsi fuggendo almeno con la mente, cercando nel ricordo quanto di più caro e confortante avevano avuto in passato o immaginando il proprio futuro. Tuttavia, nonostante questi tentativi per un attimo facessero dimenticare il senso di inquietudine, si rivelavano in realtà solamente illusori.

“[...] si riducevano a girare a vuoto nella loro città smorta, giorno dopo giorno in balia degli scherzi illusori del ricordo”.

“[...] intenti a rievocare in silenzio certe sere che erano i soli a conoscere”.

“[...] ostinati com’erano a coltivare le loro chimere troppo reali”.

“[...] se alcuni avevano la tentazione di vivere nel futuro, vi rinunciavano provando le ferite che l’immaginazione poi infligge a coloro che di essa si fidano”.