Rieux

Figura simbolo nella lotta contro la peste per la città e gran lavoratore, si impegna al meglio, anche mediante calcoli statistici, per cercare di sconfiggere e capire il flagello.

Deciso a compiere il suo dovere e guarire se possibile il male altrui; consapevole della presenza del male del mondo, cerca di rifiutarlo in sé per non trasmetterlo ad altri. Nonostante i grandissimi sforzi, si paragona ad un eroe “insignificante e scialbo, che aveva dalla sua solo un po’ di bontà d’animo e un ideale apparentemente ridicolo.”

Quando scelse il suo mestiere lo fece in maniera astratta; solo successivamente si rese conto di doversi abituare alla morte.

Vide persone non arrendersi al proprio destino e fu lì che capì che non si sarebbe mai abituato a veder morire. La morte regola l’ordine del mondo ed egli sostiene che forse è meglio per Dio se non si crede in Lui e si continua a lottare.

Rieux non crede nell’eroismo e nella santità, piuttosto a lui interessa essere un uomo che deve saper equilibrare il battersi per i vinti e l’amare il resto, altrimenti viene a mancare un motivo per cui si combatte.

Significato altissimo della professione medica (che resterà fino alla fine del libro)

Egli sa opporsi, attraverso la razionalità della scienza e la tenacia della scelta individuale, all’assurdità del male.

Personaggio razionale che non si spaventa davanti alle difficoltà. Grazie al suo lavoro è riuscito a curare molte persone. Provava pietà, ma non era la pietà che serviva. Grazie alla sua grande tenacia, prendeva la peste ‘faccia a faccia’, per cercare di sconfiggerla.

”Ecco dov’era la certezza, nel lavoro di tutti i giorni. Il resto era appeso a fili e movimenti insignificanti, su cui era inutile soffermarsi. L’essenziale era fare bene il proprio lavoro.” Nel momento dell’incertezza, per Rieux, il lavoro è ciò che aiuta a rimanere sulla giusta via.