Riflessioni sul tempo

Questo libro adesso risulta profetico: se ne trova conferma in tutto quello che succede ai nostri giorni (paura, diffidenza, ruolo della stampa, atteggiamento dei religiosi, senso di mistero e di qualcosa di implacabile). Tutto diventa presente, come se non ci fosse futuro.

Ad un certo punto interviene la stanchezza: la chiamano pandemic fatigue

Non si leggono più giornali, non si ascolta la radio, vi è un certo indurimento (anche fisico, dei bubboni, che occorre incidere con fatica)

Si trascurano regole igieniche, vi è una certa incuria.

Non più progetti per il dopo.

Per evitare di soffrire, i cittadini abbandonarono l’abitudine di calcolare la durata della loro separazione; sapendo che essa era destinata a durare, era necessario imparare a scendere a patti con il tempo.

Molto spesso il tempo può apparire relativo, ad esempio sembra volare mentre stai facendo qualcosa che ti piace, ma solo facendo cose brutte e noiose si coglie il valore assoluto del tempo.

Per la prima volta i colori del cielo e gli odori della terra che segnano il passaggio delle stagioni erano evidenti a tutti.

"Impazienti del presente, nemici del proprio passato e privi di futuro"

L’uomo è un procrastinatore dagli inizi dei tempi, è nella sua indole e sempre lo sarà se non si attiva per quantomeno limitarla.


Dicembre: aspettare senza più forza di aspettare


Natale: poche vetrine con poca merce esposta


Festa di Ognissanti, novembre: in modo singolare la si commemora poco, poiché la dedizione ai morti era stata da mesi molto superiore al normale

Dopo la chiusura della città la percezione del tempo viene alterata: non vi era futuro, solo presente e nei confronti del passato rimpianti.

“Domanda: Come si fa per non sprecare tempo? Risposta: sentirlo in tutta la sua durata. Modi: passare giornate nella sala d'aspetto di un dentista, su una sedia scomoda; trascorrere la domenica pomeriggio al balcone; ascoltare conferenze in una lingua che non si conosce; scegliere i tragitti ferroviari più lunghi e complicati e viaggiare ovviamente in piedi; fare la coda al botteghino e non prendere i biglietti per lo spettacolo ecc.”

Interessante l’idea sul tempo di un vecchio asmatico curato da Rieux. Egli era un ex mercenario che arrivato ai cinquanta aveva deciso di mettersi a letto e non alzarsi mai più. Sosteneva l’inutilità degli orologi, cari e futili, e per questo motivo si rifiutava di tenerne uno in casa. Calcolava l’ora dei pasti con le sue due pentole di piselli. A Tarrou aveva spiegato la teoria secondo cui la prima metà della vita di una persona è in salita mentre l’altra metà in discesa, e in quest’ultima l’uomo non ha più possesso delle sue giornate, che potevano essere portate via in qualsiasi momento, e quindi la scelta migliore era quella di non fare assolutamente niente.

Al momento della recessione del contagio, quando tutto sembra finito (cap. V): scetticismo, impazienza, panico, ottimismo, allegra agitazione, giubilo generale.

Riprendono gli arrivi/partenze dei treni e dei bastimenti

Tutti escono; vanno in pellegrinaggio nei luoghi dove avevano ricordi, dove avevano sofferto (Creare Memoria)

Volontà di creare un monumento ai morti della peste e di tenere discorsi commemorativi (Creare Memoria)