Rambert


E’ un giornalista che si dichiara straniero: egli non è un abitante di Orano, si trova in Algeria soltanto per condurre un’inchiesta per conto di un quotidiano parigino riguardo le condizioni di vita degli arabi. Decide quindi di intervistare Rieux per chiedere aggiornamenti sullo stato sanitario degli Algerini. Vuole uscire dalla città per ricongiungersi con la fidanzata; dice: ‘Sono stato messo al mondo per vivere con una donna’, dimostrandosi incapace di accettare la separazione, nonostante per un giornalista una situazione del genere fosse ideale per dei reportage. In realtà, lotta per non essere sommerso dalla peste. Prova varie volte ad uscire illegalmente dalla città (perché non si può essere partecipi del bene pubblico, come gli dice il dottor Rieux, se non si sta bene) e, non riuscendovi, prova ad organizzare un’uscita clandestina con la complicità di due guardie.

Alla fine, quando le porte della città si riaprono, era mutato. Si accorge che la felicità che arriva tutta insieme all’improvviso è come una bruciatura e, seguendo l’esempio di Rieux, decide di rimanere, perché sa che se fosse partito avrebbe provato vergogna ad essere felice da solo.

Con il tempo traspare sempre più la sua onestà e si rende conto che la peste è ‘una vicenda che riguarda tutti’ e così rimane e si impegna volontariamente nelle formazioni sanitarie per soccorrere i malati. Dopo la fine dell’epidemia torna agli affetti fra le braccia della sua amata.